Archivio del Tag ‘Claudio Velardi’
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Chi comanda davvero in Italia? Non la politica (non più)
Fa sempre una certa impressione scoprire che la maggior parte delle persone ignora che il potere non è più in mano della politica da almeno 50 anni. Alla televisione mantengono un alto gradimento i talk show dedicati alla politica e sui social rivoluzionari da tastiera i cyberutenti si massacrano a colpi di destra e sinistra, bianchi e neri, guelfi e ghibellini anche se sono categorie ormai svuotate completamente del loro significato e, come tali, inutilizzabili. Eppure le informazioni sul vero potere ci sono. E sono abbondanti. E sono imbarazzanti, persino. Visto che però la cosa passa in modo a quanto pare ancora confuso, proviamo a stilare un elenco dei veri poteri in Italia, senza tirare troppo in ballo Trilaterale e gruppo Bildelberg, che puzzano di complottismo. Allora, com’è noto, Parlamento e governo sono luoghi ove si prendono alcune decisioni importanti, ma si basano quasi esclusivamente su decisioni già prese da organismi sovranazionali e in quanto tali antidemocratici (come la Commissione Europea). Affinchè ciò avvenga sotto il profilo “pratico” i politici nostrani sono circondati da una categoria di personaggi piuttosto nota e che vengono chiamati “i lobbisti”. Ecco, se ne hai già sentito parlare, sappi che comandano loro in Italia e lo fanno sulla scorta delle decisioni e pressioni provenienti da questi gruppi sovranazionali cui facevo cenno prima.Negli ultimi anni la figura del “responsabile delle relazioni istituzionali” (o “public affairs specialist”) è stata ripulita dal linguaggio mainstream e ha cominciato a conoscere una buona reputazione. Anche al di fuori delle aziende, sono tanti quelli che la considerano un’attività dignitosissima, che richiede studio, competenza e passione. Su “Linkiesta!, nel 2013, è comparsa persino un’intervista: chi è il lobbista? E cosa fa di preciso? «È un tecnico – dice Fabio Bistoncini della F&B Associati – che rappresenta un gruppo di interesse e che ha l’obiettivo di comunicare con chi gestisce il processo decisionale per influenzarlo, cercando per esempio di modificare una normativa specifica oppure, ed è ciò che si definisce “advocacy”, tentando di inserire un tema all’ordine del giorno nell’agenda politica». Qualcuno li chiama anche “spin doctor”, qualcuno dice che sono esperti in relazioni e che hanno una cultura umanistica, in prevalenza.A giudicare dai nomi che girano e dal loro curriculum vitae, in verità, i lobbisti sono dei mestatori capaci di raccogliere fondi perché la politica prenda determinate decisioni piuttosto che altre. In America, contrariamente a quello che molti “liberal” possono pensare, la categoria dei lobbisti è ancora più forte che in Italia e determina chi sarà e chi non sarà presidente della Repubblica Usa, sulla scorta dei fondi recuperati in sede di campagna elettorale. In altri termini, ci sono società che mettono soldi in “cultura lobbistica” e gli spin doctor ci mettono la faccia col politico di turno spostandolo di qua o di là a piacimento. Come ci riescono, senza essere dei maghi? Be’, provateci voi a fare una campagna elettorale senza quattrini, senza conoscenze, senza pubblicazioni. Può anche capitare, ma dopo – a certi livelli – per rimanere dentro il circo e salire gradini gerarchici occorre appoggiarsi a questi, che però fanno pagare il prezzo ben presto: vogliono che “tu” politico prenda decisioni che loro stessi hanno approntato a vantaggio di chi li finanzia, soprattutto banche e società industriali.Alcuni esempi: a parte la curiosa presenza sul territorio nazionale di istituti come l’Università Luiss a Roma o il Cuoa a Vicenza o la Bocconi milanese, a voler fare nomi di persona non si possono trascurare i Caltagirone di Roma, imparentati con il segretario dell’Udc Pierferdinando Casini. Il fondatore ed editorialista del giornale “Il Riformista”, Claudio Velardi (già comunista…). La famigerata società Cattaneo Zanetto di Alberto Cattaneo, Claudia Pomposo e Paolo Zanetto. I fratelli Gavio, costruttori che pressano da anni per fare ’sto inutile Ponte di Messina. L’enorme studio legale che faceva capo a Tina Lagostena Bassi (morta nel 2008 e nota anche come conduttrice televisiva di fascia notturna). Ho fatto abbastanza nomi? Ce ne sono molti altri, ma in Italia quelli che ho nominato sopra ci comandano di sicuro. Pensateci, quando andrete alle urne a perdere tempo.(Massimo Bordin, “Chi comanda davvero in Italia?”, dal blog “Micidial” del 19 febbraio 2019).Fa sempre una certa impressione scoprire che la maggior parte delle persone ignora che il potere non è più in mano della politica da almeno 50 anni. Alla televisione mantengono un alto gradimento i talk show dedicati alla politica e sui social rivoluzionari da tastiera i cyberutenti si massacrano a colpi di destra e sinistra, bianchi e neri, guelfi e ghibellini anche se sono categorie ormai svuotate completamente del loro significato e, come tali, inutilizzabili. Eppure le informazioni sul vero potere ci sono. E sono abbondanti. E sono imbarazzanti, persino. Visto che però la cosa passa in modo a quanto pare ancora confuso, proviamo a stilare un elenco dei veri poteri in Italia, senza tirare troppo in ballo Trilaterale e gruppo Bilderberg, che puzzano di complottismo. Allora, com’è noto, Parlamento e governo sono luoghi ove si prendono alcune decisioni importanti, ma si basano quasi esclusivamente su decisioni già prese da organismi sovranazionali e in quanto tali antidemocratici (come la Commissione Europea). Affinché ciò avvenga sotto il profilo “pratico” i politici nostrani sono circondati da una categoria di personaggi piuttosto nota e che vengono chiamati “i lobbisti”. Ecco, se ne hai già sentito parlare, sappi che comandano loro in Italia e lo fanno sulla scorta delle decisioni e pressioni provenienti da questi gruppi sovranazionali cui facevo cenno prima.
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Rancore, odiografia dei sinistrati: D’Alema, Prodi, Bersani
Perché a sinistra ci si odia così tanto? Intanto non è una cosa di adesso, ma antica. E ha anche un’origine nobile, quasi prometeica. Essendo nata la sinistra come una forza che voleva cambiare il mondo, ogni dirigente si è sentito sempre interprete di una missione salvifica dell’umanità. Come si arriva dal desiderio di cambiare il mondo alla lotta fratricida? Perché chi sta più vicino a te e non la pensa come te diventa un traditore di questa causa, per cui ti senti più in dovere di combattere chi sta vicino a te, che non chi sta più lontano. E così, da un’origine nobile, ne scaturisce una pratica devastante. Nella sinistra è così fin all’inizio. Il movimento operaio, dalla fine dell’800 in poi, è sempre stato una storia di scissioni, lotte intestine e odi personali. A destra la politica è sempre stata vista in maniera più limitata, non come qualcosa che potesse cambiare la storia delle persone. Mentre nell’utopia folle della sinistra si è pensato che si potesse intervenire dall’alto per cambiare l’umanità. Tentativo sconfitto nel secolo breve, con la tragedia della fine del comunismo. Si è dimostrato che la politica non può cambiare l’uomo.La rivalità più feroce? Nella vicenda che porta dal Pci al Pd, gli odi più forti ci sono stati dentro il Pci. Il rapporto tra Veltroni e D’Alema è esemplare. Anche se devo dire che la rivalità più aspra è stata tra Occhetto e D’Alema. Poi si è trasferita tra D’Alema e Veltroni, perché Occhetto voleva Veltroni come suo successore. Anche se poi D’Alema e Veltroni hanno sempre mantenuto un filo. C’è chi dice che ora vadano d’accordo. Non so. Ma pur nel rapporto conflittuale, hanno sempre conservato una misura, anche per ragioni familiari: le figlie si conoscevano. Poi è arrivato l’Ulivo. Ma l’odio non è passato, anzi. È aumentato. Quando nella storia del Pci-Pds-Ds sono arrivati gli ex Dc, tutto è esploso. D’Alema parlò di “amalgama mal riuscito”. Se tu in un corpaccione così strutturato come quello dell’ex Pci ne innesti un altro, quello democristiano, altrettanto strutturato, è chiaro che non può nascere nulla di buono. Mentre Veltroni e D’Alema avevano una storia comune, con gli ex Dc questo non c’era.Una fusione fredda. Ma c’è un altro elemento che ha pesato. La parte ex comunista era fatta da funzionari di partito, che non hanno altro mestiere. Questo sono D’Alema, Bersani e Veltroni, anche se poi Walter un lavoro se l’è inventato. Mentre tra gli ex Dc c’erano più persone con una professione. Prodi, per dire, non solo ha un mestiere, ma è riverito in mezzo mondo. Non rimane a piedi quando viene emarginato nello scontro politico. Pure Renzi non ha un lavoro, ma ha quarant’anni. È un politico moderno e, come ha detto lui stesso, se smette con la politica può andarsene in giro per il mondo a fare il conferenziere. Prodi e Renzi, in questo senso sono simili: hanno attirato livori profondi. Sono simili, ma diversi. Prodi e Renzi sono di sicuro i leader più importanti della parte ex Dc, quelli che prima hanno egemonizzato poi fagocitato gli ex Pci. Vent’anni fa i comunisti non potevano andare al governo in prima persona, per cui si ritrovarono sotto l’egemonia di Prodi che, però, riuscì a tenere il rapporto con gli ex Pci.Prodi non aveva occupato militarmente il partito. Cosa che ha fatto Renzi, facendoli sbroccare anche dal punto di vista personale. Per questo lo odiano tanto. Renzi è stato ed è ancora considerato un corpo estraneo non perché parla di rottamazione o non nomina D’ Alema commissario, ma perché ha occupato il partito. Tutto ciò ha creato una deriva di rancori personali molto forti. Chi è il più livoroso? La risposta scontata è D’Alema, perché il suo livore è esplicito, ha qualcosa finanche di ingenuo. In Prodi il livore è più sofisticato, gestito in maniera più pretesca: si ammanta di bonomia, ma è più acuminato. Poi è fortissimo anche in Bersani: gli emiliani hanno questa apparente bonomia ma che nasconde un fondo sospettoso, che non lascia prigionieri.(Claudio Velardi, dichiarazioni rilasciate a Elisa Calessi di “Libero” per l’intervista “Odiografia dei sinistrati”, ripresa da “Dagospia” il 3 luglio 2017. Già consigliere politico di D’Alema a Palazzo Chigi, Velardi è il creatore di “Reti” e della Fondazione “Ottimisti e razionali”).Perché a sinistra ci si odia così tanto? Intanto non è una cosa di adesso, ma antica. E ha anche un’origine nobile, quasi prometeica. Essendo nata la sinistra come una forza che voleva cambiare il mondo, ogni dirigente si è sentito sempre interprete di una missione salvifica dell’umanità. Come si arriva dal desiderio di cambiare il mondo alla lotta fratricida? Perché chi sta più vicino a te e non la pensa come te diventa un traditore di questa causa, per cui ti senti più in dovere di combattere chi sta vicino a te, che non chi sta più lontano. E così, da un’origine nobile, ne scaturisce una pratica devastante. Nella sinistra è così fin all’inizio. Il movimento operaio, dalla fine dell’800 in poi, è sempre stato una storia di scissioni, lotte intestine e odi personali. A destra la politica è sempre stata vista in maniera più limitata, non come qualcosa che potesse cambiare la storia delle persone. Mentre nell’utopia folle della sinistra si è pensato che si potesse intervenire dall’alto per cambiare l’umanità. Tentativo sconfitto nel secolo breve, con la tragedia della fine del comunismo. Si è dimostrato che la politica non può cambiare l’uomo.