Archivio del Tag ‘crematistica’
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Toto e il Messia “nascosto”: Apocalisse, istruzioni per l’uso
«In quel tempo di grande angoscia sorgerà Michele, il capo dei principi dell’esercito celeste, e il popolo sarà salvato». Carlo Toto è tra quanti citano la Bibbia (il Libro di Daniele, in questo caso) per trarne insegnamenti universali, sempre validi, a partire da quelli dei tantissimi Vangeli che narrano frammenti della vita del predicatore più famoso di sempre: un personaggio forse esistito davvero, duemila anni fa. E’ esattamente l’oggetto d’indagine che Toto – autore e regista, studioso di Francesco d’Assisi e appassionato templarista – propone nel saggio “Logos”, sottotitolo “I messaggi nascosti di Gesù”, con prefazioni del filosofo Diego Fusaro e del cantante Giuseppe Povia. Atmosfere remote, come le sabbie egizie di Nag Hammadi: la scoperta dei manoscritti gnostici, che sfaccettano il ritratto del famoso personaggio in base a cui ancora contiamo gli anni (prima e dopo Cristo). Eppure, sembrano parole vicinissime ai nostri giorni tormentati, in questo 2020. «Tempi difficili vive l’umanità: crisi economiche, guerre, cambiamenti climatici, terremoti, pandemie, difficoltà nelle relazioni sociali». Uno scenario inquietante, «simile a quello descritto nel testo dell’Apocalisse».Lo si vede benissimo: «Ogni essere umano è immerso nel campo di battaglia in cerca di soluzioni a problemi complicatissimi e risposte sul senso della vita». Attenzione, avverte Toto: apocalisse significa “rivelazione”. E cita la Summa Teologica di Tommaso D’Acquino: «La fine dei tempi non è la fine del mondo, è la finalità di Dio: a finire sarà quest’epoca di grosso travaglio dell’umanità, che dovrà accettare un passaggio traumatico». Premonizioni anticipate dallo stesso Toto nel libro “La via dell’amore”, presentato anche nella trasmissione “Mistero”, su “Italia 1″. Quattro anni dopo, il pianeta sembra precipitato nella catastrofe. «Ma proprio quando la guerra sembra persa – scrive Toto – la forza di volontà dell’essere umano, nel tempo del ritorno del Messia, invertirà il nefasto corso degli eventi, utilizzando l’arma invisibile ed invincibile donata da Dio: il Logos». Carlo Toto recupera il tomismo aristotelico (la convergenza tra ragione e fede) e il platonismo agostiniano, che attinge alla dimensione spirituale (il Mondo delle Idee). «Sono le due colonne portanti del Cristianesimo, per chiunque si approcci a un Cristianesimo esoterico, fatto di trascendenza».Logos, il “motore immobile” di Aristotele: «Qualcosa che pervade l’intero universo, e che nel mistero cristiano diventa anche materia, il Verbo che si fa carne». Il libro, che indaga tra le pieghe della vasta letteratura evangelica, è «adatto a tutti coloro che amano la ricerca di un contatto con il Cristo senza intermediazioni». Esaminando il valore simbolico del protagonista dei Vangeli, Carlo Toto promette «un viaggio alla scoperta di una piccolissima parte degli insegnamenti nascosti e rivelati di Gesù», che secondo l’autore «spaziano dalla sapienza spirituale, alla scienza, all’alchimia, alle relazioni d’amore e sociali». In altre parole: «Un testo che invita alla ricerca e alla scoperta individuale del “tempio di Dio”, che è in noi: un luogo misterioso e invisibile, arduo da trovare e percorrere, simile a un labirinto». Il lavoro di Toto – sottolinea Fusaro – recupera gli strumenti della teologia e della filosofia, quindi dell’elemento culturale, simbolico e spirituale, come strumenti di lotta all’ateismo “liquido” dei nostri giorni. Un ateismo che, per Toto, «vuole emarginare il trascendente che porta alla comunione con Dio e quindi conduce l’essere umano a diventare se stesso».Insiste Toto: «E’ fondamentale conoscere se stessi, con mezzi come gli strumenti della teologia e della filosofia. Ed è possibile farlo proprio oggi, in mezzo al disastro che stiamo vivendo, proprio perché si palesa l’opportunità di entrare in comunione con in Logos». Il libro di Toto, scrive Fusaro, «non fa pace con il mondo». E in più «resiste eroicamente» al nuovo ateismo che non si preoccupa più di contestare l’idea di Dio, ma si limita ad agire come se non esistesse. «L’ateismo liquido dice formalmente di credere in Dio e, insieme, aderisce ai canoni del nichilismo relativista della civiltà dei consumi, nei cui spazi ogni valore e l’idea stessa di verità sono negoziabili». Una critica che finisce per coinvolgere le stesse istituzioni religiose: «Uno dei drammi delle religioni – dice Toto – è che, da mezzo, si sono trasformate esse stesse in fine: quindi non rappresentano più un’indagine, un mezzo che conduce a porsi delle domande e casomai a ricevere risposte ai tre questiti fondamentali: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo».Tracce che, invece, un cantautore come Povia dichiara di intravedere tra le pagine di “Logos”: «Mai come in questo momento, in un mondo di fabbriche di degrado culturale e spirituale – scrive – c’era bisogno di un libro così profondo e di avvicinamento al Dio-Speranza, con un linguaggio giovane e semplice». Esplicito il messaggio all’autore: «Grazie, Carlo: mi hai fatto sentire meno solo e ancora più sveglio». Il testo trasporta il lettore in un viaggio tra il passato, il presente e il futuro, immergendolo nel mistero della vita con i suoi aspetti naturali e “soprannaturali”, cioè sovrumani, partendo dall’analisi dei testi evangelici, riletti in chiave teologica (la dichiarata presenza del divino, nella letteratura cristica) e simbologico-esoterica (il “vero significato”, cifrato, dei suoi tanti messaggi, inclusi quelli politico-sociali). Fusaro concorda: «Il messaggio cristico è ampiamente politico: il “regno dei cieli” diventa l’ideale in nome del quale contestare il regno terreno». Qualcosa che, secondo il fondatore di Vox Italia, risuona nella stessa “Politica” di Aristotele, laddove si critica la “crematistica” (il proto-capitalismo, la ricerca del profitto illimitato) contrapposta «alla giusta economia, quella che mira a soddisfare bisogni finiti», primari.Prendendo a prestito l’interpretazione teologica dei Vangeli, lo stesso Fusaro cita la cacciata dei mercanti dal tempio, che avrebbero «dissacrato un luogo non deputato a vendere merce»: il testo sanzionerebbe «la profanazione che il mercato fa degli spazi sacri». Altro insegnamento, dal “miracolo” della moltiplicazione dei pani e dei pesci: «Con una giusta distribuzione dei beni c’è abbondanza per tutti: un comunitarismo che rovescia le logiche iper-egoistiche del profitto». Chiosa Carlo Toto: «Significa che bisogna passare dalla competizione alla condivisione, che infatti produce abbondanza. Non come il capitalismo, che fatalmente lascia sempre indietro qualcuno, essendo incapace di un’inclusione totale». E Dio dove sarebbe, in tutto questo? Sempre inforcando gli occhiali della teologia cristiana che ha reinterpretato la Bibbia ebraica, fusaro vede già nella Genesi «il limite a cui attenersi», assegnato dalla divinità: «La hybris scaturisce quando l’uomo supera quel limite sostituendosi a Dio, ascoltando il serpente che lo esorta a violare la legge del limite: e l’alta finanza è una violazione permanente, la promessa di fare ciò che vogliamo del mondo soggiogandolo al nostro desiderio di volontà di potenza».All’esplosione della crisi Covid, c’è stato anche chi ha sostenuto che la divinità opererebbe anche attraverso le pandemie, come castigo inflitto all’umanità. Forse non è esattamente una novità, dice sempre Fusaro, se persino l’Iliade si apre con Apollo che scatena proprio una pandemia per punire gli Achei, che non avevano trattato in modo conveniente il suo sacerdote. Carlo Toto ricorre all’astrazione anche simbolica, riflettendo sulla catarsi che nasce proprio dall’inabissarsi nella “nigredo” alchemica, in un mondo trasformato in gigantesco Athanor: non tutto il male viene per nuocere? «Solo da un grande male può nascere un grande bene: è la crisi, che fa crescere». L’autore evoca la croce francescana, la fatale intersezione «tra spirito e materia, Logos e Polis». E cita “La Repubblica” di Platone, «la piramide dei saggi che governano l’armonia». L’indagine tra i “messaggi nascosti di Gesù” «vuole stimolare la coscienza a guardare oltre, verso una nuova umanità». Carlo Toto ci crede: «Sarà un’umanità d’oro, che godrà il ritorno del Messia». Traduzione: i disastri di oggi sono pietre preziose, inciampi dolorosi ma decisivi per imparare finalmente a vivere seguendo “la via dell’amore”.(Il libro: “Logos. I messaggi nascosti di Gesù”, Terre Sommerse, 16 euro. Prefazioni di Diego Fusaro e Giuseppe Povia. Toto è anche animatore dell’associazione United Artists for Human Rights).«In quel tempo di grande angoscia sorgerà Michele, il capo dei principi dell’esercito celeste, e il popolo sarà salvato». Carlo Toto è tra quanti citano la Bibbia (il Libro di Daniele, in questo caso) per trarne insegnamenti universali, sempre validi, a partire da quelli dei tantissimi Vangeli che narrano frammenti della vita del predicatore più famoso di sempre: un personaggio forse esistito davvero, duemila anni fa. E’ esattamente l’oggetto d’indagine che Toto – autore e regista, studioso di Francesco d’Assisi e appassionato templarista – propone nel saggio “Logos”, sottotitolo “I messaggi nascosti di Gesù”, con prefazioni del filosofo Diego Fusaro e del cantante Giuseppe Povia. Atmosfere remote, come le sabbie egizie di Nag Hammadi: la scoperta dei manoscritti gnostici, che sfaccettano il ritratto del famoso personaggio in base a cui ancora contiamo gli anni (prima e dopo Cristo). Eppure, sembrano parole vicinissime ai nostri giorni tormentati, in questo 2020. «Tempi difficili vive l’umanità: crisi economiche, guerre, cambiamenti climatici, terremoti, pandemie, difficoltà nelle relazioni sociali». Uno scenario inquietante, «simile a quello descritto nel testo dell’Apocalisse».
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Noi ciechi, nella caverna di Platone chiamata neoliberismo
Il neoliberismo, che è la base economica del moderno capitalismo assoluto (speculativo-finanziario), va necessariamente compreso per inquadrare le attuali dinamiche socio-politico-economiche e poiché costituisce quello che viene definito Pensiero Unico (che sostiene il primato dell’economia sulla politica). In parole povere si tratta della dottrina economica (cui corrisponde ovviamente un’inscindibile ideologia politica) all’origine di tutti i nostri problemi e, semplificando, altro non è che la coronazione di un progetto di restaurazione del potere di classe (risalente già agli anni Venti del Novecento ma iniziato ad attuarsi negli anni Settanta) da parte della “classe dominante”; è la reazione delle élite che, nell’età contemporanea, tanto avevano perso in termini di potere e di ricchezza (soprattutto nei “trenta gloriosi” successivi al secondo dopoguerra, quando le Costituzioni socialiste associate alle politiche economiche keynesiane avevano portato benessere ai popoli e forza alle democrazie, tanto che nello studio “Crisi della democrazia” del 1975, commissionato dalla Trilaterale, si parlava della necessità di apatia e spoliticizzazione delle masse e di indebolimento del sindacato a causa di un pericoloso “eccesso di democrazia” da risolvere anche con l’introduzione di tecnocrazie).Quindi, partendo dalle teorie di Von Hayek e con la Scuola di Chicago di Friedman, andò imponendosi in campo accademico questo nuovo pensiero (grazie, tra le tante, alla influente Mount Pelerin Society fondata già nel 1947 da Hayek con l’intento di aggregare varie personalità del mondo intellettuale al fine di ridiscutere il liberalismo classico della “mano invisibile” di Adam Smith). Essi misero in discussione il liberismo espansivo con intervento statale di tipo keynesiano (l’embedded liberalism della piena occupazione e della redistribuzione della ricchezza) e suggerirono di passare alla deregulation, a politiche di tagli alla spesa sociale, alle privatizzazioni (degli utili, e socializzazione delle perdite), alla finanziarizzazione dell’economia, alla deificazione del mercato e quindi alla definitiva sottomissione dello Stato e della politica agli interessi economici dei potentati privati. Il tutto andò in porto grazie alla diffusione a reti unificate del nuovo credo tramite le “categorie previane” del circo mediatico, del clero giornalistico e accademico e del ceto intellettuale (che, con la sintassi di Bourdieu, è da sempre il gruppo dominato della classe dominante).Tutto iniziò dal “test pilota” dopo il golpe di Pinochet in Cile del ’73, e poi dai governi occidentali di Thatcher, Reagan, Mitterrand e Kohl per arrivare al capolavoro degli arbitrari parametri di Maastricht (fulcro dell’ordoliberismo) e della moneta unica europea a cambio fisso con banca centrale indipendente (e sostanzialmente privata). Fin da allora la distribuzione di ricchezza avrà un’inversione di tendenza e andrà concentrandosi sempre più nelle mani di quella che è di fatto un’oligarchia finanziaria che non fa che portare avanti programmi a proprio vantaggio e a detrimento dei popoli (vedasi dati oggettivi sulla sperequazione crescente). Ciò che si è riassunto in poche righe va contestualizzato all’epoca ed è solo la lotta di classe dopo la lotta di classe (Gallino) ovvero la ribellione delle élite (Lasch); è l’operato di un gruppo, dell’1%, che fa i propri interessi a spese di un altro, quello del 99% (come è lecito, anche se non etico). Il problema è stata la mancata risposta delle classi subalterne e dei loro rappresentanti (politici e sindacali) che non hanno saputo interpretare e comprendere i fatti e tendono a non vederli o capirli tuttora (alcuni “stupidamente”, altri in malafede, sia a destra che a sinistra, con l’esaurimento della storica dicotomia).Bisogna liberarsi dei mantra del “There Is No Alternative” (Thatcher) e dell’ineluttabile “fine della storia” (Fukuyama) che abbiamo introiettato; in realtà tutto è frutto di scelte politiche ed economiche deliberate e pianificate; il sistema socio-economico nel quale viviamo non è un fatto naturale e irriformabile e, in quanto tale, non è necessario subirlo, basta pensare ed agire altrimenti (poiché, parafrasando Einstein, non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato). Purtroppo però le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti (Marx). Per giungere ad un cambiamento è necessario arrivare ad una “massa critica” di persone consapevoli, che comprendano che è in atto una “guerra” (la mai estinta contrapposizione hegeliana servo-signore) e che si compattino riconoscendo il “nemico” comune da combattere (che personalmente, credo a ragione, ho identificato nel neoliberismo e nelle sue ricadute politiche e sociali).Cerco di spiegarmi meglio: dal sistema economico vigente scaturisce l’onnipervaviso e catechizzante Pensiero Unico, nel quale si innervano tutte le esiziali logiche sociali hobbesiane della competizione, dell’homo homini lupus, del mors tua vita mea, del do ut des, del narcisismo individualista, dell’egoismo, dell’edonismo, del materialismo, del consumismo e della spietatezza di cui è malata la nostra società nichilistica egocentrata, e che ci rendono “schiavi” perfetti poiché, come abitatori della caverna di Platone, siamo incapaci di vedere le nostre “catene” e quindi impossibilitati a liberarcene. All’interno di quel coagulo di interessi economici e di valori culturali e morali (il blocco storico di gramsciana memoria) appare chiaro come il pensiero economico egemone abbia influito cambiando la società che, come propugnava la Thatcher, davvero non esiste più, esistono solo gli individui: non più una comunità di animali sociali (Aristotele) ma una massa di homines oeconomici, di imprenditori di sé, di monadi (da qui, complice il politicamente corretto, l’attenzione focalizzata con successo esclusivamente sui diritti civili a spese di quelli sociali).Perciò, dunque, occorre una rivoluzione culturale che può partire solo da chi ha una propria coscienza infelice (Hegel) rifuggendo dalla crematistica e ritornando all’equilibrio e quindi ai concetti di misura e limite (come ci insegnano gli antichi greci). Rimane un unico problema che il già citato Platone conosceva fin da 2400 anni fa: l’eventuale “liberatore” verrà dapprima deriso e finanche ammazzato da quelli in “catene”. È davvero eloquente ed attuale l’allegoria della caverna, in cui Platone descrive come una realtà mediata e manipolata viene invece percepita come “verità” dagli sventurati protagonisti che, poiché nati in cattività, non possono immaginare un’esteriorità rispetto alla caverna stessa e quindi, non sapendosi schiavi ingannati, tantomeno ambire alla libertà.(Enrico Gatto, “Il problema – contro il quale unirsi”, da “L’Interferenza” del 2 gennaio 2018).Il neoliberismo, che è la base economica del moderno capitalismo assoluto (speculativo-finanziario), va necessariamente compreso per inquadrare le attuali dinamiche socio-politico-economiche e poiché costituisce quello che viene definito Pensiero Unico (che sostiene il primato dell’economia sulla politica). In parole povere si tratta della dottrina economica (cui corrisponde ovviamente un’inscindibile ideologia politica) all’origine di tutti i nostri problemi e, semplificando, altro non è che la coronazione di un progetto di restaurazione del potere di classe (risalente già agli anni Venti del Novecento ma iniziato ad attuarsi negli anni Settanta) da parte della “classe dominante”; è la reazione delle élite che, nell’età contemporanea, tanto avevano perso in termini di potere e di ricchezza (soprattutto nei “trenta gloriosi” successivi al secondo dopoguerra, quando le Costituzioni socialiste associate alle politiche economiche keynesiane avevano portato benessere ai popoli e forza alle democrazie, tanto che nello studio “Crisi della democrazia” del 1975, commissionato dalla Trilaterale, si parlava della necessità di apatia e spoliticizzazione delle masse e di indebolimento del sindacato a causa di un pericoloso “eccesso di democrazia” da risolvere anche con l’introduzione di tecnocrazie).