Archivio del Tag ‘diritti d’autore’
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Petizione a valanga: no al bavaglio al web imposto dall’Ue
Ferma lo strumento della censura – #SalvaInternet. Internet, come sapete, è in pericolo! Il Parlamento Europeo sta attualmente progettando di rendere più severa la legge sul diritto d’autore, che limiterebbe in modo massiccio la vostra libertà su Internet. Cosa ci si può aspettare? Tra luglio e settembre il Parlamento Europeo deciderà in merito a una nuova riforma del diritto d’autore. Ciò potrebbe modificare radicalmente le leggi sul diritto d’autore in tutta l’Ue. Invece di sostenere gli autori come originariamente previsto, tale riforma potrebbe alla fine ritorcersi contro e imporre loro un onere. In particolare, gli articoli 11 e 13 della riforma comporterebbero enormi restrizioni, non solo per i consumatori. Anche gli autori stessi ne risentirebbero in virtù di questi nuovi regolamenti. Copyright Aggiuntivo: l’articolo 11 della proposta della Commissione Europea si concentra principalmente sul diritto d’autore accessorio dei fornitori di informazioni. Diritti di stampa più specifici proteggeranno i contenuti di questi fornitori e richiederanno una licenza acquistata per poter essere utilizzata da altri. Sono interessati soprattutto i grandi portali di notizie e le pagine degli aggregatori, poiché i testi citati potrebbero essere visti come una violazione del diritto d’autore ai sensi di queste nuove leggi.Il problema è semplice: una gran parte dei fornitori di notizie su Internet sono finanziati attraverso le visualizzazioni che ricevono sulle pagine e dal guadagno pubblicitario conseguente, un guadagno generato dagli utenti che visitano il loro sito tramite link esterni. Se una piattaforma non è disposta o in grado di pagare queste tasse di licenza, perderebbe quelle visualizzazioni di pagina. La legge proposta, originariamente pensata per supportare questi fornitori, ora toglierà i loro mezzi di esistenza. Il filtro usato: l’attuazione dell’articolo 13 comporta un filtraggio totale in tempo reale di tutti i contenuti che saranno caricati su Internet: ogni pacchetto di dati caricato su internet viene scansionato automaticamente da un algoritmo potenzialmente soggetto a errori. Questo è paragonabile all’algoritmo implementato da YouTube, che spesso cancella erroneamente contenuti non protetti dalle leggi sul copyright.Se si pensa alla prospettiva di un algoritmo che preanalizzi tutti i contenuti che vengono caricati su Internet, si compie un ulteriore passo verso la distopia orwelliana del “1984″. Siamo sull’orlo di una riforma drastica che potrebbe cambiare la cultura di Internet per sempre. La nostra richiesta all’Ue: chiediamo che il Parlamento Europeo non compia lo stesso errore compiuto dalla Commissione giuridica il 20 giugno 2018. Chiediamo che il Parlamento Europeo voti contro la riforma della legge sul diritto d’autore nel mercato interno digitale, in particolare gli articoli 11 e 13. Chiediamo di rappresentare le opinioni e i valori dei cittadini e di difenderne la libertà. Unisciti a noi, restiamo uniti per un Internet libero.(Change.org, testo della petizione contro il “bavaglio” che l’Ue apporrebbe al web, su proposta del tedesco Günther Oettinger, noto per aver minacciato gli italiani, a cui “i mercati” avrebbero insegnato come votare).Ferma lo strumento della censura – #SalvaInternet. Internet, come sapete, è in pericolo! Il Parlamento Europeo sta attualmente progettando di rendere più severa la legge sul diritto d’autore, che limiterebbe in modo massiccio la vostra libertà su Internet. Cosa ci si può aspettare? Tra luglio e settembre il Parlamento Europeo deciderà in merito a una nuova riforma del diritto d’autore. Ciò potrebbe modificare radicalmente le leggi sul diritto d’autore in tutta l’Ue. Invece di sostenere gli autori come originariamente previsto, tale riforma potrebbe alla fine ritorcersi contro e imporre loro un onere. In particolare, gli articoli 11 e 13 della riforma comporterebbero enormi restrizioni, non solo per i consumatori. Anche gli autori stessi ne risentirebbero in virtù di questi nuovi regolamenti. Copyright Aggiuntivo: l’articolo 11 della proposta della Commissione Europea si concentra principalmente sul diritto d’autore accessorio dei fornitori di informazioni. Diritti di stampa più specifici proteggeranno i contenuti di questi fornitori e richiederanno una licenza acquistata per poter essere utilizzata da altri. Sono interessati soprattutto i grandi portali di notizie e le pagine degli aggregatori, poiché i testi citati potrebbero essere visti come una violazione del diritto d’autore ai sensi di queste nuove leggi.
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Ricchi mai così ricchi, e ora gli Obama passano alla cassa
Barack Obama ha certamente fatto la sua parte. Durante i suoi otto anni di mandato i profitti delle imprese sono aumentati. La ricchezza dei 400 americani più ricchi è cresciuta tra i 1.570 e i 2.400 miliardi di dollari. La disuguaglianza sociale è aumentata ad un ritmo sempre più veloce. Con Obama alla Casa Bianca, il mercato azionario ha vissuto una delle sue corse di maggior successo in tutta la storia (il Dow Jones Industrial Average è aumentato del 148 %, ancora più di quanto aumentò con Ronald Reagan). In soldoni, secondo “Cnn-Money”, «le partecipazioni al Dow di Jp Morgan Chase e Goldman Sachs sono schizzate alle stelle dopo il bailout [2008-2009] e non sono lontano dai loro massimi storici. Le azioni di Apple sono aumentate più del 415% da quando [Obama] è diventato presidente. Amazon di un sorprendente 900%. E Facebook, che si è messa sul mercato negli ultimi mesi del primo mandato di Obama nel 2012, è arrivata al 230% dal suo prezzo base». Il “New York Times” gongolava, l’anno scorso: «I fatti sono indiscutibili: gli anni di Obama sono stati tra i migliori di sempre per gli investitori azionari, fin dagli albori del 20° secolo».«Pensate solo che se io fossi stato abbastanza lungimirante da acquistare quote di un fondo azionario a basso costo il primo giorno di insediamento di Obama, il 20 gennaio 2009, avrei triplicato i miei soldi. Performance del mercato azionario a questo livello, sono state superate raramente». Anche “Time Magazine” aggiunge che, durante il periodo di Obama, «le azioni Usa hanno più che triplicato i soldi degli investitori, generando rendimenti totali (includoso il valore dei dividendi reinvestiti) del 235% … mentre azioni di società con sede in Europa, Giappone, e in altri paesi con economie sviluppate hanno guadagnato solo il 96% in totale». Così sembra giusto che, dopo aver fatto diventare ancora più ricchi i già immensamente ricchi, a spese della classe operaia, Obama dovrà ricevere una adeguata ricompensa. Sia lui che sua moglie sembrano essere, certamente, di questo parere. Di recente abbiamo letto un titolo sorprendente: “Obama potrebbe incassare fino a 242 milioni di dollari dopo aver lasciato Washington”. Il titolo si basa su uno studio condotto da un ricercatore della Business School della American University di Washington.Lo studio titolava – un po ‘meno clamorosamente: “Come i presidenti fanno i milioni”, e ritiene che «gli Obama potrebbero guadagnare fino a 242.500 milioni con discorsi, presentazioni di libri e pensioni (presumendo un’età di pensionamento di 70 anni). Non male, per una coppia che era entrata alla Casa Bianca con un patrimonio netto di 1,3 milioni di dollari». La grande domanda che si pone questo studio è se gli Obama supereranno i Clinton nell’accumulare ricchezza dopo aver lasciato la Casa Bianca. «Gli Obama potrebbero uguagliare o addirittura superare i 75 milioni che i Clinton hanno fatto nei primi 15 anni fuori dalla Casa Bianca? Sembra possibile. Il presidente Obama lascia il suo incarico con due bestseller da aggiungere ai circa 40 milioni di dollari in diritti d’autore che incasserà insieme a Michelle. Aggiungiamo 3 milioni in redditi da pensione e almeno 50 discorsi l’anno, per un minimo di 200.000 dollari l’uno, e si è già vicino ai 200 milioni al lordo delle imposte. Dovrebbe bastare per piazzare gli Obamas nella parte alta della lista delle più ricche ex prime famiglie».Il “Washington Post” suggerisce altre possibilità: «Qualsiasi multinazionale sarebbe felice di avere un ex presidente al tavolo della sua direzione. Questi incarichi sociali pagano bene, con stipendi a sei cifre più benefit e viaggi con jet privato da e per gli incontri. Obama ha detto che in futuro non vuole viaggiare su aerei commerciali». Gli Obama sono già ricchi. L’editorialista Andrew Lisa osserva: «Barack Obama ha guadagnato 400.000 dollari all’anno per otto anni. Il presidente riceve anche un rimborso spese di 50.000 dollari l’anno, un rimborso per spese di viaggio non tassabili per 100.000 dollari e un budget di spese di rappresentanza di 19.000 dollari». Il 15 aprile 2016, il presidente Obama ha presentato le dichiarazioni dei redditi 2015, che mostrano che lui e la first lady Michelle Obama hanno congiuntamente un reddito lordo di 436.065 dollari. Hanno pagato 81.472 dollari di tasse in base al loro tasso di imposta del 18,7 per cento.Secondo “CelebrityNetWorth.com”, Obama ha un patrimonio netto di 12.2 milioni di dollari e Michelle Obama non è da meno, con un patrimonio netto di 11,8 milioni. Le trattenute per la pensione di Obama per il 2017 saranno di 207.800 dollari.Dopo aver lasciato la Casa Bianca il 20 gennaio e dopo una vacanza a Palm Springs, in California, Obama e la sua famiglia hanno programmato di trasferirsi in un quasi-palazzo nella zona di Kalorama a nord-ovest di Washington, Dc. La casa, con nove camere da letto e otto bagni, è su tre piani, più un livello inferiore, per “Forbes”; è una «residenza lussuosa in un quartiere desiderabile, costruita nel 1928, su 760 metri quadrati», per “Business Insider”, che aggiunge: «Possono essere considerati nuovi vicini di casa degli Obama, a Kalorama, sia il fondatore di Amazon Jeff Bezos, che la famiglia di Ivanka Trump e Jared Kushner, in quanto tutti hanno recentemente comprato casa in quel quartiere. Gli Obamas affitteranno la casa da Joe Lockhart, che è stato addetto stampa alla Casa Bianca del presidente Bill Clinton e resteranno fino a quando la figlia minore, Sasha, finirà la high-school. La casa era stata messa in vendita a 5,3 milioni di dollari prima di essere ritirata dal mercato a maggio scorso». “Forbes” stima che la proprietà abbia un valore di 7 milioni, una cifra che dovrebbe aumentare di altri 300.000 dollari nel corso del prossimo anno.Gli Obama pagheranno un fitto mensile di 22.000 dollari per la loro residenza. Inoltre, possiedono una casa da 1,5 milioni a Chicago e, se dobbiamo credere al “Washington Post”, «Obama, che è un appassionato di golf, è stato visto alla ricerca di una casa a Rancho Mirage [nella zona di Palm Springs], dove il golf è considerato una religione». Il “Palm Desert Patch” dice che, secondo voci di corridoio, la famiglia Obama sta cercando di acquistare una casa a Rancho Mirage, possibilmente nell’esclusivo quartiere di Thunderbird Heights, «zona conosciuta come “il parco giochi dei presidenti”». Karl Marx e Friedrich Engels, più di un secolo e mezzo fa, dicevano che «il capo di uno Stato moderno» non era altro che «un funzionario che deve gestire gli affari di tutta la classe dirigente». Cosa che è più che mai oscenamente trasparente e vera: i funzionari di questo “esecutivo” sono quelli che vengono meglio pagati da sempre.(David Walsh, “Gli Obama passano alla cassa”, da “Wsws.org” del 3 febbraio 2017, post tradotto da Bosque Primario per “Come Don Chisciotte”).Barack Obama ha certamente fatto la sua parte. Durante i suoi otto anni di mandato i profitti delle imprese sono aumentati. La ricchezza dei 400 americani più ricchi è cresciuta tra i 1.570 e i 2.400 miliardi di dollari. La disuguaglianza sociale è aumentata ad un ritmo sempre più veloce. Con Obama alla Casa Bianca, il mercato azionario ha vissuto una delle sue corse di maggior successo in tutta la storia (il Dow Jones Industrial Average è aumentato del 148 %, ancora più di quanto aumentò con Ronald Reagan). In soldoni, secondo “Cnn-Money”, «le partecipazioni al Dow di Jp Morgan Chase e Goldman Sachs sono schizzate alle stelle dopo il bailout [2008-2009] e non sono lontano dai loro massimi storici. Le azioni di Apple sono aumentate più del 415% da quando [Obama] è diventato presidente. Amazon di un sorprendente 900%. E Facebook, che si è messa sul mercato negli ultimi mesi del primo mandato di Obama nel 2012, è arrivata al 230% dal suo prezzo base». Il “New York Times” gongolava, l’anno scorso: «I fatti sono indiscutibili: gli anni di Obama sono stati tra i migliori di sempre per gli investitori azionari, fin dagli albori del 20° secolo».