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Archivio del Tag ‘Elsa Morante’

  • Agamben: fine del mondo, la scienza è diventata religione

    Scritto il 28/11/19 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Il tema della fine del mondo è apparso più volte nella storia della cristianità e in ogni tempo sono comparsi profeti che annunciavano come prossimo l’ultimo giorno. È singolare che oggi questa funzione escatologica, che la Chiesa ha lasciato cadere, sia stata assunta dagli scienziati, che si presentano sempre più spesso come profeti, che predicono e descrivono con assoluta certezza le catastrofi climatiche che porteranno alla fine della vita sulla Terra. Singolare, ma non sorprendente, se si considera che nella modernità la scienza si è sostituita alla fede e ha assunto una funzione propriamente religiosa – è, anzi, in ogni senso la religione del nostro tempo, ciò in cui gli uomini credono (o, almeno, credono di credere). Come ogni religione, anche la religione della scienza non poteva mancare di un’escatologia, cioè di un dispositivo che, mantenendo i fedeli nella paura, rafforza la loro fede e, insieme, assicura il dominio della classe sacerdotale. Apparizioni come Greta sono, in questo senso, sintomatiche: Greta crede ciecamente in quel che gli scienziati profetizzano e aspetta la fine del mondo nel 2030, esattamente come i millenaristi nel medioevo credevano nell’imminente ritorno del messia a giudicare il mondo.
    Non meno sintomatica è una figura come quella dell’inventore di Gaia, uno scienziato che, concentrando le sue diagnosi apocalittiche su un unico fattore – la percentuale di CO2 nell’atmosfera – dichiara con stupefacente candore che la salvezza dell’umanità sta nell’energia nucleare. Che, in entrambi i casi, la posta in gioco abbia carattere religioso e non scientifico, si tradisce nella funzione centrale che vi svolge un vocabolo – la salvezza – tratto dalla filosofia cristiana della storia. Il fenomeno è tanto più inquietante, in quanto la scienza non ha mai annoverato l’escatologia fra i propri compiti ed è possibile che l’assunzione del nuovo ruolo profetico tradisca la consapevolezza della propria innegabile responsabilità nelle catastrofi di cui predice l’avvento. Naturalmente, come in ogni religione, anche la religione della scienza ha i suoi increduli e i suoi avversari, cioè gli adepti dell’altra grande religione della modernità: la religione del denaro.
    Ma le due religioni, in apparenza divise, sono segretamente solidali. Poiché è stata certamente l’alleanza sempre più stretta fra scienza, tecnologia e capitale che ha determinato la situazione catastrofica che gli scienziati oggi denunciano. Deve essere chiaro che queste considerazioni non intendono prendere posizione quanto alla realtà del problema dell’inquinamento e delle trasformazioni deleterie che le rivoluzioni industriali hanno prodotto nelle condizioni materiali e spirituali dei viventi. Al contrario, mettendo in guardia contro la confusione fra religione e verità scientifica e fra profezia e lucidità, si tratta di non farsi dettare acriticamente da parti interessate le proprie scelte e le proprie ragioni, che in ultima analisi non possono essere che politiche.
    (Giorgio Agamben, “Sulla fine del mondo”, da “Quodlibet” del 18 novembre 2019. Agamben è un filosofo italiano particolarmente noto anche all’estero, avendo insegnato a Parigi e New York. Laureatosi con una tesi sul pensiero politico di Simone Weil, a Roma ha frequentato Elsa Morante e Pier Paolo Pasolini, facendo anche l’attore nel film “Il Vangelo secondo Matteo”. Esperto in linguistica e cultura medievale, vicino a Pierre Klossowski, Frances Yates e Italo Calvino, partecipò ai seminari di Martin Heidegger su Eraclito e Hegel. Per Einaudi ha curato l’opera completa di Walter Benjamin. Professore di estetica a Macerata e Verona, negli anni ‘90 ha sviluppato il concetto di “biopolitica”. Rileggendo Aristotele, Michel Foucault, Hannah Arendt e Carl Schmitt, ha elaboraro una teoria del rapporto fra diritto e vita, con una critica del concetto di sovranità, nel suo libro più noto, “Homo sacer”, pubblicato da Einaudi nel 1995).

    Il tema della fine del mondo è apparso più volte nella storia della cristianità e in ogni tempo sono comparsi profeti che annunciavano come prossimo l’ultimo giorno. È singolare che oggi questa funzione escatologica, che la Chiesa ha lasciato cadere, sia stata assunta dagli scienziati, che si presentano sempre più spesso come profeti, che predicono e descrivono con assoluta certezza le catastrofi climatiche che porteranno alla fine della vita sulla Terra. Singolare, ma non sorprendente, se si considera che nella modernità la scienza si è sostituita alla fede e ha assunto una funzione propriamente religiosa – è, anzi, in ogni senso la religione del nostro tempo, ciò in cui gli uomini credono (o, almeno, credono di credere). Come ogni religione, anche la religione della scienza non poteva mancare di un’escatologia, cioè di un dispositivo che, mantenendo i fedeli nella paura, rafforza la loro fede e, insieme, assicura il dominio della classe sacerdotale. Apparizioni come Greta sono, in questo senso, sintomatiche: Greta crede ciecamente in quel che gli scienziati profetizzano e aspetta la fine del mondo nel 2030, esattamente come i millenaristi nel medioevo credevano nell’imminente ritorno del messia a giudicare il mondo.

  • Morante: i poeti e il mondo

    Scritto il 07/10/08 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    “E’ compito dei poeti di rinnovare continuamente il mondo agli occhi degli uomini, d’impedire che l’abitudine li renda distratti e ciechi

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