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La Raf inglese: via il segreto, ecco tutti i dossier sugli Ufo
Questione di settimane o al massimo di qualche mese, poi la Raf – la Royal Air Force – posterà online i resoconti ancora inediti relativi ad avvistamenti di oggetti volanti non identificati registrati dai suoi piloti e dal suo personale. «È stato deciso che è meglio pubblicare questi rapporti, piuttosto che continuare ad inviare i documenti agli Archivi Nazionali», afferma il portavoce dell’aeronautica militare britannica. Proprio in quegli archivi, per decenni, sono confluiti «tutti i dossier raccolti dalle varie istituzioni riguardo a strane luci e velivoli insoliti segnalati dai sudditi di Sua Maestà», scrive Sabrina Pieragostini su “Extremamente”. «Migliaia e migliaia di faldoni di natura confidenziale, che il ministero della difesa ha reso pubblici a partire dal 2009». Nello stesso anno, almeno ufficialmente, la Raf ha chiuso la sua unità incaricata di raccogliere dati sul fenomeno, considerando che in 50 anni di indagini «non era mai stata evidenziata la prova di una potenziale minaccia». Eppure, aggiunge Pieragostini, ora scopriamo che non tutti i file dell’aeronautica sono stati resi noti. Incalzati dal Foia (il Freedom of Information Act, la legge che nei paesi anglosassoni vincola i governi a rilasciare i propri atti ufficiali su richiesta dei singoli cittadini) i vertici della Raf hanno dovuto ammettere la presenza di documenti più recenti.Questi dossier, probabilmente posteriori al 2009, saranno dunque postati al più presto sul web, direttamente sul sito del governo britannico. Stando alle informazioni diffuse dall’agenzia di stampa “Pa Media” – continua “Extremamente” – è in corso l’iter per le autorizzazioni: i rapporti saranno pubblicati entro i primi quattro mesi del 2020. La Raf, ovviamente, mette le mani avanti: «Il ministero della difesa non ha opinioni in merito al fatto se la vita extraterrestre esista oppure no, e non indaga sugli Ufo». In passato invece lo ha fatto, eccome: uno degli uomini che hanno ricoperto questo incarico per conto del governo britannico è stato Nick Pope, scrive sempre Sabrina Pieragostini, caporedattore del telegionale “Studio Aperto”, di Mediaset. Intervistato per l’occasione da “Pa Media”, Pope commenta positivamente l’apertura annunciata dall’aeronautica militare. «Considerando l’enorme interesse del pubblico sull’argomento – dice – sono contento che questi dossier vengano diffusi e siano resi disponibili online». Ma attenzione: «Il Mod in passato ha dichiarato di aver divulgato tutti i documenti, quindi quest’ultima mossa è destinata a dare il via alle teorie cospirazioniste». Cosa c’era, dunque, da tenere segreto?Tra il 1991 e il 1994, Pope ha lavorato nell’ufficio preposto proprio alla verifica degli avvistamenti segnalati in giro per il Regno Unito. «All’epoca – ammette – non abbiamo trovato alcuna prova definitiva che siamo stati visitati dagli extraterrestri». Eppure, aggiunge Pope, «c’erano così tanti episodi bizzarri e inspiegabili che non siamo riusciti ad escluderlo del tutto». Ora, l’ex dirigente della difesa britannica si dichiara «felice che il pubblico possa ottenere un’ulteriore conoscenza del nostro lavoro a contatto con i veri X-file». Negli ultimi anni, sottolinea “Extremamente”, l’approccio di una parte della scienza nei confronti di questo fenomeno sfuggente e ambiguo è lentamente cambiato: da una totale chiusura, improntata allo scetticismo a priori e alla derisione, si è arrivati a una cauta disponibilità a prendere in esame la pur remota possibilità che gli Ufo siano la manifestazione di una tecnologia sconosciuta. E che comunque, in ogni caso, meritino di essere analizzati con mente scevra da pregiudizi.Proprio in questa direzione si è espresso – sollevando non poco clamore – il professor Silvano Colombano dell’Ames Centre Research, in California, esortando i colleghi a mostrare un po’ più di coraggio e di apertura mentale nella ricerca della vita intelligente. E questo, a partire proprio dagli oggetti volanti non identificati: nella grande massa delle segnalazioni – ha scritto in un testo reso noto nel dicembre 2018 – potrebbero nascondersi dei segnali, per quanto piccoli, di fenomeni che non possono essere né spiegati né negati. «Alcuni di essi potrebbero adattarsi ad ipotesi specifiche e potremmo iniziare delle indagini serie». Riguardo poi l’annosa contestazione – gli alieni non ci avrebbero mai visitato, perché i viaggi interstellari richiedono tecnologie e tempistiche “impossibili” – il ricercatore della Nasa è stato netto: questa possibilità resta un mistero per noi, ma non è detto che sarà così per sempre. Gli alieni potrebbero essere creature di cui ignoriamo tutto, anche la composizione chimica: «L’intelligenza che potremmo trovare (o che magari potrebbe aver deciso di trovare noi, se già non l’ha fatto) potrebbe non essere affatto prodotta da organismi basati sul carbonio, come noi». L’ha detto anche la chimica inglese Helen Sharman: gli ET potrebbero essere in mezzo a noi, senza che ce ne rendiamo conto.Questione di settimane o al massimo di qualche mese, poi la Raf – la Royal Air Force – posterà online i resoconti ancora inediti relativi ad avvistamenti di oggetti volanti non identificati registrati dai suoi piloti e dal suo personale. «È stato deciso che è meglio pubblicare questi rapporti, piuttosto che continuare ad inviare i documenti agli Archivi Nazionali», afferma il portavoce dell’aeronautica militare britannica. Proprio in quegli archivi, per decenni, sono confluiti «tutti i dossier raccolti dalle varie istituzioni riguardo a strane luci e velivoli insoliti segnalati dai sudditi di Sua Maestà», scrive Sabrina Pieragostini su “Extremamente“. «Migliaia e migliaia di faldoni di natura confidenziale, che il ministero della difesa ha reso pubblici a partire dal 2009». Nello stesso anno, almeno ufficialmente, la Raf ha chiuso la sua unità incaricata di raccogliere dati sul fenomeno, considerando che in 50 anni di indagini «non era mai stata evidenziata la prova di una potenziale minaccia». Eppure, aggiunge Pieragostini, ora scopriamo che non tutti i file dell’aeronautica sono stati resi noti. Incalzati dal Foia (il Freedom of Information Act, la legge che nei paesi anglosassoni vincola i governi a rilasciare i propri atti ufficiali su richiesta dei singoli cittadini) i vertici della Raf hanno dovuto ammettere la presenza di documenti più recenti.
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Attorno a noi 10.000 pianeti, la Nasa: li stiamo scoprendo
Attorno a noi, a meno di 50 anni luce, ci sono più di 1.500 stelle. E attorno ad esse, orbitano migliaia di pianeti, molti dei quali con una struttura rocciosa e caratteristiche simili a quelle della Terra. Magari, qualcuno potrebbe persino ospitare la vita. Al momento non sappiamo neppure se esistono davvero: il 99% di questi “esopianeti” relativamente vicini non è ancora stato scoperto. Ma tutto starebbe per cambiare grazie a Tess, il telescopio spaziale della Nasa da poco in orbita sopra le nostre teste. A parlarne è un articolo pubblicato online dalla rivista “The Conversation” e scritto da due astrofisici, Daniel Apai (Università dell’Arizona) e Benjamin Rackham (Mit di Boston), entrambi convinti che nel giro di pochi anni il “Transiting Exoplanet Survey Satellite”, insieme agli altri telescopi da terra, riuscirà a scovare migliaia di mondi per ora ignoti. Lo spiega la giornalista Sabrina Pieragostini sul blog “Extremamente”: «Non solo gli studiosi avranno una comprensione migliore dei pianeti alieni che ci circondano, ma avranno anche dei precisi obiettivi sui quali puntare la loro attenzione (e le loro strumentazioni di ultima generazione) alla ricerca di segni di vita».In poco più di un anno, Tess ha già identificato oltre 1.200 potenziali corpi planetari: di questi, 29 sono già stati confermati. «Considerando l’eccezionale capacità del telescopio spaziale di analizzare in contemporanea decine di migliaia di stelle, gli scienziati pensano che entro la fine della missione il “cacciatore” della Nasa dovrebbe essere in grado di scovare almeno 10.000 nuovi mondi». Secondo Apai e Rackham, «questi sono tempi entusiasmanti, per gli astronomi e soprattutto per coloro che indagano sugli esopianeti». Scopo della ricerca: scovare mondi extrasolari, «per capire le loro proprietà e il loro potenziale per ospitare la vita». Tra le ultime scoperte c’è Proxima B, un pianeta che orbita attorno a Proxima Centauri (una piccola nana rossa, invisibile a occhio nudo: una degli oltre 100 miliardi di stelle della Via Lattea). Eppure, Proxima Centauri è importantissima per i ricercatori, perché è la più vicina al nostro Sole e sopratutto perché, come scoperto nel 2016, illumina e riscalda un mondo misterioso e affascinante, di cui gli scienziati conoscono ancora pochissimo.Proxima B non è mai stato visto da un telescopio. «Ma sappiamo che esiste – dicono gli astrofisici – a causa della sua attrazione gravitazionale sulla stella ospite, che la fa oscillare leggermente». Primi indizi: «Proxima B ha molto probabilmente una composizione rocciosa simile a quella terrestre, ma di massa superiore. Riceve circa la stessa quantità di calore che la Terra riceve dal Sole. E questo è ciò che rende questo pianeta così eccitante: si trova nella zona “abitabile” e potrebbe avere proprietà simili a quelle della Terra, come una superficie, acqua liquida e – chi lo sa? – forse anche un’atmosfera che porta i segni chimici rivelatori della vita». A dircelo potrebbe essere proprio Tess, che scandaglia lo spazio usando il metodo del transito: rileva i minimi cali di luminosità di una stella al passaggio di un pianeta. «Con questo sistema, a differenza di quello basato sull’oscillazione stellare, gli astronomi riescono a calcolare anche la dimensione del corpo in orbita, che può essere ulteriormente studiato per determinarne la densità e le composizioni atmosferiche, tutte informazioni preziose per stabilire la compatibilità con la vita».I candidati preferiti dai ricercatori sono i piccoli esopianeti in orbita attorno alle nane rosse, stelle con masse pari a circa la metà di quella del Sole. «Ognuno di questi sistemi è unico», spiegano Apai e Rackham. «Ad esempio, LP 791-18 è una nana rossa a 86 anni luce dalla Terra attorno alla quale Tess ha trovato due mondi. Il primo è una “super-Terra”, un pianeta più grande del nostro, ma probabilmente ancora per lo più roccioso, e il secondo è un “mini-Nettuno”, un pianeta più piccolo di Nettuno ma ricco di gas e ghiaccio. Nessuno di questi pianeti ha equivalenti nel nostro sistema solare». Finora il telescopio non ha trovato delle repliche perfette della Terra. Uno dei favoriti degli astronomi, LHS 3884B, si è rivelato un mondo infernale: dai dati di Hubble, risulta privo di atmosfera e con temperature che passano da 700 °C a mezzogiorno fino allo zero assoluto (-460 Fahrenheit) a mezzanotte. Probabilmente, i gemelli terrestri si nascondono vicino alle stelle più fredde, quelle con temperature di circa 2700 °C. Ma proprio l’estrema debolezza di questi astri rende la ricerca complicata, soprattutto per Tess e per i suoi piccoli quattro obiettivi con un diametro di 10 centimetri.Dove fallisce il telescopio spaziale, però, spesso hanno successo quelli terrestri, dotati di ottica e lenti molto più potenti». E’ il caso del sistema solare Trappist-1, scoperto dall’omonimo telescopio posizionato a La Silla, nel deserto cileno di Atacama. «Scansionando le più flebili tra le nane rosse alla ricerca di infinitesimali cali di luminosità – spiega Pieragostini – lo strumento utilizzato da un’équipe di astronomi belgi ha individuato il passaggio di ben sette pianeti di dimensioni più o meno simili a quella della Terra attorno a questa stella ultra-fredda a circa 40 anni luce da noi. Sulla scorta di questo precedente, ora una serie di telescopi posizionati in diversi paesi (uno anche in Italia), coordinati dai progetti Eden e Speculoos, come tanti occhi elettronici sempre puntati al cielo osservano continuamente le nane rosse alla ricerca dei mondi di dimensioni terrestri che transitano davanti ad esse». Attenzione: nel prossimo decennio, le scoperte dovrebbero moltiplicarsi: entro il 2025, si presume che Tess troverà tra i 5 e i 10.000 potenziali esopianeti. Entro il 2030, poi, i ricercatori ne prevedono 20-35.000 dalle missioni Gaia e Plato dell’Esa. «Molti di questi mondi possono essere studiati nei minimi dettagli, inclusa la ricerca di segni di vita», concludono Apai e Rackham.Attorno a noi, a meno di 50 anni luce, ci sono più di 1.500 stelle. E attorno ad esse, orbitano migliaia di pianeti, molti dei quali con una struttura rocciosa e caratteristiche simili a quelle della Terra. Magari, qualcuno potrebbe persino ospitare la vita. Al momento non sappiamo neppure se esistono davvero: il 99% di questi “esopianeti” relativamente vicini non è ancora stato scoperto. Ma tutto starebbe per cambiare grazie a Tess, il telescopio spaziale della Nasa da poco in orbita sopra le nostre teste. A parlarne è un articolo pubblicato online dalla rivista “The Conversation” e scritto da due astrofisici, Daniel Apai (Università dell’Arizona) e Benjamin Rackham (Mit di Boston), entrambi convinti che nel giro di pochi anni il “Transiting Exoplanet Survey Satellite”, insieme agli altri telescopi da terra, riuscirà a scovare migliaia di mondi per ora ignoti. Lo spiega la giornalista Sabrina Pieragostini sul blog “Extremamente“: «Non solo gli studiosi avranno una comprensione migliore dei pianeti alieni che ci circondano, ma avranno anche dei precisi obiettivi sui quali puntare la loro attenzione (e le loro strumentazioni di ultima generazione) alla ricerca di segni di vita».
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La Nasa: vita extraterrestre su Marte, entro 2 anni lo choc
Ormai ci siamo. Entro pochi anni– forse due o poco più – sapremo se esiste la vita al di fuori della Terra. Ne è convinto James Green, capo scientifico della Nasa. La scoperta arriverà da Marte e cambierà per sempre la nostra idea dell’universo. «Sarà rivoluzionaria. È come quando Copernico affermò che siamo noi a girare attorno al Sole. Darà il via ad un modo di pensare del tutto nuovo», ha dichiarato l’astrofisico che dirige la Divisione Scienza Planetaria. In un’intervista pubblicata dal quotidiano britannico “Sunday Telegraph”, Green ha spiegato che il momento-clou inizierà il prossimo anno. Nel 2020, il Pianeta Rosso si troverà alla distanza minima dal nostro, e per questo sia l’ente spaziale americano sia quello europeo, l’Esa, hanno programmato due missioni molto importanti. “Mars 2020” e “ExoMars” hanno lo stesso, ambizioso obiettivo: scovare forme di vita marziane. Non solo tracce della loro esistenza in un passato remoto, ma magari attualmente presenti. Dove? Nel sottosuolo, protette dalle nocive radiazioni solari. «Il punto di partenza è questo, dove c’è acqua c’è vita», dice lo scienziato della Nasa.
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Parla il maggiore Filer: la notte che uccidemmo un alieno
Sembra la trama di una puntata di X-File: un’astronave sorvola una base militare americana, uno dei suoi occupanti – ovviamente, un alieno – scende e va in esplorazione, ma viene intercettato e una guardia in preda al panico gli spara, uccidendolo. Poi, l’intera vicenda viene messa a tacere, coperta dal massimo segreto, fino a quando un ex ufficiale dell’Usaf non spiffera tutto. Fantascienza? Secondo la fonte di questo incredibile episodio, no: sarebbe la pura verità. La vicenda è riportata in un libro da poco pubblicato negli Stati Uniti, scritto dal giornalista John L. Guerra, il cui titolo tradotto in italiano suona più o meno “Uno strano velivolo: La vera storia della vita con gli Ufo di un ufficiale dell’intelligence dell’aeronautica militare”. Il protagonista è il maggiore George Filer III: oggi è in pensione, ma 40 anni fa era in forza al 21esimo Military Airlift Command di stanza nella base aerea McGuire, adiacente a Fort Dix, teatro della stupefacente sparatoria avvenuta nel New Jersey. Una storia, va detto, già nota, visto che gira da parecchio. A raccontarla più volte, lo stesso Filler, che ora l’ha riportata alla ribalta grazie a questo nuovo libro.Torniamo allora indietro nel tempo, a quella buia e gelida notte del 18 gennaio 1978, quando una creatura che camminava eretta su due gambe, alta circa 4 piedi (dunque, 120 centimetri), di color grigio scuro, con una testa larga, braccia lunghe e corporatura smilza, venne abbattuta con cinque colpi di pistola calibro 45 da un soldato del servizio di sicurezza di Fort Dix. L’uomo, a bordo di un camioncino della polizia militare, era partito alla ricerca di uno strano aereo avvistato a bassa quota mentre, verso le 2, entrava nello spazio aereo vietato della base. Dopo un’ora che girava in macchina nell’area più esterna dell’istallazione militare, si rese conto con orrore che quel velivolo se ne stava sospeso proprio sopra di lui e non era affatto un aereo: aveva una forma ovale ed emanava un inquietante bagliore bluastro. Fu in quel momento che l’essere misterioso emerse dall’ombra, stagliandosi nella luce proiettata dai fanali della vettura. Terrorizzato, l’agente gli ordinò di restare immobile e poi aprì il fuoco, freddandolo. Secondo la versione dell’ex maggiore, infatti, l’alieno morì all’istante e dal suo corpo si diffuse un pungente e sgradevole odore di ammoniaca. E che fine avrebbe fatto il cadavere dello sfortunato “grigio”?Sarebbe stato recuperato in gran fretta da una squadra di specialisti avvezzi a trattare quel genere di problemi, inviati direttamente dalla base aerea di Wright-Patterson, in Ohio. La stessa in cui si troverebbe il famigerato Hangar 18, ricettacolo dei più indicibili segreti dell’ufologia “made in Usa”, da Roswell in poi. Ovviamente, i responsabili della struttura militare, contattati dall’“Asbury Park Press” che ha scritto un articolo sulla vicenda, non hanno neppure risposto alla richiesta di chiarimenti. Filer, nel libro, ammette di non aver visto di persona il corpo dell’alieno, ma assicura di non avere dubbi che la storia sia vera, perché quel giorno c’era anche lui e ha redatto un rapporto top-secret. Non solo, come fa intendere il titolo stesso, sostiene di aver avuto incontri con gli Ufo per tutta la sua lunga vita – ora ha 84 anni – fin da quando un disco volante apparve davanti alla sua casa d’infanzia in Illinois. E ha poi continuato ad interessarsi dell’argomento, visto che ha anche ricoperto il ruolo di direttore locale del Mufon, la principale organizzazione ufologica degli Stati Uniti.La mattina del 18 gennaio 1978, dunque, l’allora ufficiale dell’intelligence arrivò alla base prima dell’alba, per preparare entro le 8 un’informativa strettamente riservata sulla vicenda per i suoi superiori. Trovò la sicurezza rafforzata, intervistò i testimoni, ma non gli fu permesso né di fare un sopralluogo, né di vedere le foto scattate alla strana creatura. Filer parlò con il sergente di turno, un uomo distrutto, dal volto pallido e con gli occhi sbarrati, che gli disse una frase rimasta scolpita nella sua memoria. «Hanno sparato ad un alieno a Fort Dix e lo hanno trovato alla fine della nostra pista, nella base McGuire», furono le sue parole. «Con alieno intende dire uno straniero?», gli domandò il maggiore. «No, intendo un alieno che arriva dallo spazio. Ci sono degli Ufo che ronzano sopra di noi all’impazzata».Filler ricorda poi che i vertici dell’aeronautica imposero il massimo riserbo sull’intera vicenda, vincolando al silenzio tutti i testimoni, anche minacciando pesanti ritorsioni. Una consegna mantenuta da tutti, tranne che da Filer che invece ne ha parlato in varie occasioni. Come dicevamo, grazie a lui da quasi quarant’anni a questa parte la voce circola tra gli appassionati della materia. Il primo giornale a pubblicarne i dettagli, però, è stato nel 2007 “The Trentonian”, il quotidiano di Trenton, in New Jersey. E all’epoca, i vertici dell’aeronautica, rispondendo ai reporter che chiedevano un commento sulla clamorosa rivelazione, dissero che si trattava solo di una bufala già ampiamente smentita. Di tutt’altra opinione Filer: a suo dire, quello che per tutti questi anni è stata ritenuta una mera leggenda metropolitana è invece un fatto assolutamente reale.(Sabrina Pieragostini, “La notte in cui spararono a un alieno”, da “Extremamente” del 10 settembre 2019. Giornalista televisiva in forza a Mediaset, la Pieragostini è caporedattrice di “Studio Aperto”, il telegiornale di “Italia 1”. Laureata in lettere antiche, si interessa da anni di misteri, Ufo e fenomeni inspiegati. Su questi argomenti “di confine” ha curato alcuni speciali Tv, ha collaborato con la trasmissione “Mistero”, sempre su “Italia 1”, ha pubblicato libri come “Misteri”, edito da Mondadori e “Inchiesta Ufo, quello che i governi non dicono”, scritto con Paolo Ayo per Mursia).Sembra la trama di una puntata di X-File: un’astronave sorvola una base militare americana, uno dei suoi occupanti – ovviamente, un alieno – scende e va in esplorazione, ma viene intercettato e una guardia in preda al panico gli spara, uccidendolo. Poi, l’intera vicenda viene messa a tacere, coperta dal massimo segreto, fino a quando un ex ufficiale dell’Usaf non spiffera tutto. Fantascienza? Secondo la fonte di questo incredibile episodio, no: sarebbe la pura verità. La vicenda è riportata in un libro da poco pubblicato negli Stati Uniti, scritto dal giornalista John L. Guerra, il cui titolo tradotto in italiano suona più o meno “Uno strano velivolo: La vera storia della vita con gli Ufo di un ufficiale dell’intelligence dell’aeronautica militare”. Il protagonista è il maggiore George Filer III: oggi è in pensione, ma 40 anni fa era in forza al 21esimo Military Airlift Command di stanza nella base aerea McGuire, adiacente a Fort Dix, teatro della stupefacente sparatoria avvenuta nel New Jersey. Una storia, va detto, già nota, visto che gira da parecchio. A raccontarla più volte, lo stesso Filler, che ora l’ha riportata alla ribalta grazie a questo nuovo libro.