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Archivio del Tag ‘farmaceutica’

  • Covid, Laudani: mascherine inutili e pericolose per la salute

    Scritto il 12/10/20 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    «L’imposizione delle mascherine all’aperto è una follia: non proteggono dal Covid, e in più possono minacciare seriamente la salute». Medico con esperienza internazionale e già dirigente di grandi case farmaceutiche negli Stati Uniti, il dottor Antonino Laudani – direttore del Dipartimento Salute del Movimento Roosevelt – considera letteralmente «folle» il recente obbligo di indossare le mascherine all’aperto, anche se si è soli, e per giunta se si cammina (cioè se si praticano attività motorie, che richiedono un maggior consumo di ossigeno). Il problema, spiega Laudani, è il ristagno dell’anidride carbonica che si espira, creando – a contatto con le vie respiratorie – un ambiente «troppo acido, e quindi tossico». In un video-intervento, munito di un apposito rilevatore, Laudani ha condotto un test in cui mostra i pericolosi tassi di CO2 che si concentrano all’interno di una mascherina FFP2, indossata anche solo per pochi istanti. «Il livello considerato di tossicità si raggiunge quando la concentrazione di anidride carbonica supera le 5.000 parti per milione. In pochi secondi, con una mascherina FFP2, si arriva a 10.000 ppm». Sono parametri universalmente riconosciuti dalla comunità scientifica, al punto che «il Canada ha fissato a 3.500 parti per milione il limite tollerabile dall’organismo, dopo il quale si sviluppano fenomeni indesiderabili».
    Gli inconvenienti, spiega Laudani, «sono innescati dall’acidosi che si determina nel nostro organismo, visto che il micro-ambiente che si crea attorno a bocca e naso è estremamente insalubre». Attenzione: «Tra i 600 e i 1.000 ppm si palesano i primi effetti negativi, che a 2.500 diventano molto importanti». I sintomi della “sindrome da mascherina” sono notissimi, tra i medici: «Si va dal semplice malessere al mal di testa, passando per confusione e senso di nausea, fino ad arrivare allo stato di incoscienza ai livelli più gravi», spiega il dottor Laudani. «Si può offuscare la vista, può ridursi l’udito, aumenta la frequenza cardiaca e quindi anche la pressione: dettaglio pericoloso, per i pazienti che già soffrono di pressione alta». Tra le obiezioni più ricorrenti c’è la seguente: ma il ricorso alla mascherina non è forse normale, in ambiente clinico? «Certo, il chirurgo indossa sempre la mascherina», ammette Laudani. «Ma si tratta di mascherine diverse dalle FFP2: sono mascherine chirurgiche, appunto, che lasciano passare l’aria ai lati». Spesso, comunque, «il chirurgo lascia libero il naso, proprio per respirare meglio». Senza contare che «le sale operatorie vengono iper-ossigenate, proprio per assistere l’équipe chirurgica costretta a indossare le mascherine per qualche ora».
    Un sacrificio necessario, la mascherina, almeno temporaneamente? Assolutamente no, sostiene sempre Laudani, che cita uno studio scientifico pubblicato a maggio 2020: mascherine completamente inutili, come dispositivi di protezione. «L’analisi poggia su 10 studi precedenti, randomizzati, a loro volta basati su altri 225 studi clinici». Risultato: «Di fronte a un’epidemia virale di tipo influenzale, se indossiamo una mascherina o se non la indossiamo l’esito è lo stesso. Lo hanno provato con test su gruppi di persone, alcune con indosso la mascherina e altre senza mascherina: nessuna differenza tra i due gruppi». Aggiunge il dottor Laudani: «Con questi rischi e senza avere alcun vantaggio, mi chiedo quale folle abbia potuto imporre una decisione come quella dell’obbligo di indossare sempre la mascherina». Laudani accetta di essere sfidato: «Sarei felicissimo di cambiare idea, se qualcuno portasse dei dati (solidi) per smentirmi». E conclude: «E’ dimostrato che la CO2 limiti le capacità cognitive: proprio per questo, infatti, viene utilizzata anche per obnubilare gli animali destinati al macello, rendendoli meno consapevoli del loro destino e quindi più docili».

    «L’imposizione delle mascherine all’aperto è una follia: non proteggono dal Covid, e in più possono minacciare seriamente la salute». Medico con esperienza internazionale e già dirigente di grandi case farmaceutiche negli Stati Uniti, il dottor Antonino Laudani – direttore del Dipartimento Salute del Movimento Roosevelt – considera letteralmente «folle» il recente obbligo di indossare le mascherine all’aperto, anche se si è soli, e per giunta se si cammina (cioè se si praticano attività motorie, che richiedono un maggior consumo di ossigeno). Il problema, spiega Laudani, è il ristagno dell’anidride carbonica che si espira, creando – a contatto con le vie respiratorie – un ambiente «troppo acido, e quindi tossico». Munito di un apposito rilevatore, in un video-intervento Laudani ha condotto un test in cui mostra i pericolosi tassi di CO2 che si concentrano all’interno di una mascherina FFP2, indossata anche solo per pochi istanti. «Il livello considerato di tossicità si raggiunge quando la concentrazione di anidride carbonica supera le 5.000 parti per milione. In pochi secondi, con una mascherina FFP2, si arriva a 10.000 ppm». Sono parametri universalmente riconosciuti dalla comunità scientifica, al punto che «il Canada ha fissato a 3.500 parti per milione il limite tollerabile dall’organismo, dopo il quale si sviluppano fenomeni indesiderabili».

  • Guerra (mondiale) contro di noi. L’ultimo ostacolo è Trump

    Scritto il 07/10/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Il discorso tenuto da Trump dall’ospedale militare Walter Reed verrà ricordato probabilmente come il più alto e profondo del suo mandato. Il presidente è riuscito a ricompattare le divisioni di un paese profondamente lacerato da mesi di disordini provocati dai gruppi terroristici degli Antifa e di Black Lives Matter, finanziati entrambi da George Soros, che hanno seminato un’ondata di violenza tale da portare l’America sull’orlo della guerra civile. La strategia del Deep State era ed è quella di destabilizzare l’America e l’amministrazione di Trump, ma il presidente annunciando di essersi preso il coronavirus è riuscito a stringere la nazione intorno a sé. Alcuni ambienti della sinistra radicale americana hanno avanzato il sospetto che Trump in qualche modo abbia inscenato un falso contagio per smontare la pericolosità del Covid, e dimostrare a tutti che questo agente patogeno non è il mostro che in realtà i media hanno descritto. A leggere le parole che il presidente ha consegnato a Rudolph Giuliani, ex sindaco di New York e suo consigliere già durante la sua prima campagna elettorale nel 2016, viene quasi da pensare che effettivamente possa essere così. Trump scrive a Giuliani: «Ho dovuto affrontare il virus, così che il popolo americano smettesse di averne paura e per poterlo trattare responsabilmente».

  • L’opposizione di burro ha accettato la “dittatura sanitaria”

    Scritto il 07/10/20 • nella Categoria: idee • (1)

    Si sa: i politici che hanno bisogno di essere eletti contano poco, prendono ordini, sono teatrino; il potere reale non viene messo in gioco con le votazioni popolari; i veri decision makers, gli ingegneri socio-economici, non si mettono in pubblica discussione. Si sa pure: gli eletti non possono rappresentare gli interessi degli elettori, perché sono poco più che figuranti, devono innanzitutto ripagare chi li sovvenziona e chi li mette in lista, poi fare i propri interessi. Si sa anche: metà della popolazione è analfabeta funzionale e solo un quinto è in grado di capire gli articoli di un giornale quotidiano; perciò la comunicazione per il pubblico, specie in campagna elettorale, è necessariamente fasulla. Alle elezioni del 20-21 settembre, la sedicente opposizione ha preso più voti e più seggi, ma è uscita sconfitta, siccome le affrontava sulla fortissima aspettativa di una travolgente avanzata e di una spallata liberatoria al governo, che sono mancate completamente, sicché il governo ne è uscito corroborato. Adesso potrà prorogare l’illegittimo stato di emergenza e l’illegittima sospensione dei diritti costituzionali e continuare a governare per decreti altrettanto illegittimi, con l’avallo del Quirinale.
    Potrà imporre lo stato di sorveglianza sanitaria e vaccinazioni con prodotti industriali di pessima qualità, poco o punto efficaci, pieni di sostanze tossiche e venduti da case farmaceutiche con fedine penali molto sporche, anche per corruzione politica. Potrà reprimere l’informazione e la critica su tutte queste realtà. Adesso potrà nominarsi un nuovo Presidente di comodo che blocchi nuovamente ogni alternativa che possa scaturire prossime elezioni politiche. Adesso potrà aprire a un’immigrazione selvaggia, deprimente per il mercato del lavoro, destabilizzante per l’ordine pubblico, costosa finanziariamente, pericolosa sanitariamente, lucrosa per l’apparato imprenditoriale legato alla sinistra e al Vaticano. E abolire i decreti sicurezza e dare lo jus soli per crearsi una nuova riserva elettorale. Adesso potrà imporre il denaro elettronico per far guadagnare le commissioni ai banchieri e facilitare le loro maxi-truffe; potrà restringere l’uso del contante per soffocare ulteriormente il lavoro autonomo a vantaggio delle multinazionali straniere.
    Adesso potrà spendere Mes e Recovery Fund per finanziare il suo consenso clientelare e indebitare più fortemente l’Italia, così da poter poi, quando bisognerà rimborsare i prestiti, imporre la tassa patrimoniale sul pingue risparmio mobiliare e immobiliare degli Italiani, come da tempo esige la Germania egemone (cioè si pagheranno l’acquisto dei voti con i soldi dei contribuenti). Adesso potrà perfezionare l’insabbiamento degli scandali del braccio giudiziario del suo sistema di potere, mentre il medesimo braccio potrà archiviare serenamente le cento e più denunce contro Conte e soci per la gestione della pandemia: una mana lava l’altra. Accettare oppure rifiutare il dominio dei finanzieri, il monopolio monetario privato, l’egemonismo germanico, la sostituzione etnica, il pensiero unico, il nichilismo gender, e ora la biocrazia o dittatura sanitaria: queste sono le scelte reali, morali, strutturali.
    Alla ricerca di ingresso al potere, sedicenti opposizioni, in due anni sono passate dal rifiuto incompleto di quel modello organico, all’accettazione condizionata, e ora all’accettazione incondizionata – modello che esse però non hanno mai ardito nemmeno descrivere come modello, come programma: come il nome del dio ebraico, non può nemmeno essere detto. E’ lo Stato orwelliano, il Moloch egregiamente analizzato da “Teoria della dittatura” di Michel Onfray. Avendo sin dall’inizio deciso di non fare opposizione al detto modello, non hanno mai formulato un modello organico alternativo: facendolo, si sarebbero legati le mani e reso più difficile il transito al modello dei poteri forti. Le loro proposte alternative sono sempre state, e rimangono, su elementi singoli, magari importanti, però mai sulla struttura complessiva.
    (Marco Della Luna, “Opposizione per analfabeti 2020″, dal blog di Della Luna del 27 settembre 2020).

    Si sa: i politici che hanno bisogno di essere eletti contano poco, prendono ordini, sono teatrino; il potere reale non viene messo in gioco con le votazioni popolari; i veri decision makers, gli ingegneri socio-economici, non si mettono in pubblica discussione. Si sa pure: gli eletti non possono rappresentare gli interessi degli elettori, perché sono poco più che figuranti, devono innanzitutto ripagare chi li sovvenziona e chi li mette in lista, poi fare i propri interessi. Si sa anche: metà della popolazione è analfabeta funzionale e solo un quinto è in grado di capire gli articoli di un giornale quotidiano; perciò la comunicazione per il pubblico, specie in campagna elettorale, è necessariamente fasulla. Alle elezioni del 20-21 settembre, la sedicente opposizione ha preso più voti e più seggi, ma è uscita sconfitta, siccome le affrontava sulla fortissima aspettativa di una travolgente avanzata e di una spallata liberatoria al governo, che sono mancate completamente, sicché il governo ne è uscito corroborato. Adesso potrà prorogare l’illegittimo stato di emergenza e l’illegittima sospensione dei diritti costituzionali e continuare a governare per decreti altrettanto illegittimi, con l’avallo del Quirinale.

  • Scuola di paura: quando è il mediocre a fare grandi disastri

    Scritto il 28/9/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Esiste una legge di natura, in base alla quale sono proprio i mediocri a firmare i peggiori disastri? Solo gli storici potrebbero dare una risposta al quesito, ammesso che abbia un senso. Nel frattempo, una panoramica sull’attualità sembra garantire alcune sinistre conferme. Chi era, l’oscuro Roberto Speranza, prima di trasformarsi nell’attuale spietato censore dei medici che propongono – terapie alla mano – di uscire dall’incubo del coronavirus? E analogamente: chi aveva mai sentito parlare di Beatrice Lorenzin, prima che diventasse di colpo Lady Obbligo Vaccinale? Se la cosiddetta sinistra 2.0 si è coperta di gloria sull’altare della sudditanza ai cosiddetti poteri forti – finanziari, farmaceutici, eurocratici – i grillini non hanno certo perso tempo: parlano da soli i casi di Giulia Grillo, che aveva promesso di revocare l’obbligatorietà di alcune vaccinazioni, e della surreale Lucia Azzolina, che ha mutato la scuola in una specie di Halloween del Covid traumatizzando i bambini, fino a escogitare trovate memorabili come i seggioloni a rotelle. «Se fossimo di fronte alla peste bubbonica, è chiaro che certe misure avrebbero un senso», premette Massimo Mazzucco. «Invece, è ormai assodato che non siamo più nella drammatica situazione della scorsa primavera». Nonostante questo, «è stato utilizzato il panico, lo shock iniziale, per fare in modo che chiunque – anche a scuola – si sentisse in diritto di imporre prescrizioni assurde».
    Una madre ha inviato a Mazzucco una pagina del quaderno del suo bambino, intitolata: “I ‘non’ che sentiamo oggi a scuola”. Eccoli: «Uno: non fare confusione. Due: non toccare le persone, e mantenere la distanza. Tre: non parlare, finché la maestra non ti dà la parola. Quattro: non alzarsi dal banco, senza mettere la mascherina. Cinque: non togliere la mascherina, in giardino. Sei: non parlare al compagno vicino, senza mascherina. Sette: non mangiare andando in giro per l’aula». Provate a pensare cosa significa, tutto questo, nella testa di un bambino: quali ripercussioni psicologiche comporta. «Molti piccoli hanno vissuto così, quest’anno, il loro primo giorno di scuola: cioè il loro primo impatto con la società», dice Mazzucco, nella diretta web-streaming “Mazzucco Live” del 26 settembre 2020, su YouTube, con Fabio Frabetti di “Border Nights”. «Nella sua concezione iniziale, la scuola serve – soprattutto – a insegnare al bambino a interagire con gli altri. Qui stiamo creando dei mostri, poverini, che hanno questi “non” davanti a tutto: proibizioni. Si sta abituando un’intera generazione a una serie di divieti, che per i piccoli sono assolutamente irrazionali e incomprensibili, ma che è obbligatorio accettare». Quindi, per Mazzucco, «stiamo creando una nuova generazione di schiavi mentali che poi, da grandi, accetteranno tutti i “non” che verranno loro imposti».
    Se infatti imponi quei “non” a un bambino di sei anni – aggiunge Mazzucco – hai condizionato il suo cervello, «abituandolo a un’accettazione acritica dell’autorità», e quindi «lo hai rovinato per tutta la vita». Beninteso: tutto questo «è un grande “successo”, dal punto di vista di chi ci controlla». Massimo Mazzucco è un cavallo di razza dell’informazione alternativa, in Italia: fotografo, regista e sceneggiatore, attivo per 15 anni a Hollywood negli studios della De Laurentiis, ha “ribaltato” la propria vita dopo lo shock dell’11 Settembre. Il suo primo documentario sul tema, “Inganno globale”, fu trasmesso da Canale 5 in prima serata. Da allora, Mazzucco è diventato un tenace oppositore del mainstream, cui contrappone la più ferrea logica giornalistica. Si è occupato, in modo esemplare, dei casi più controversi: l’omicidio Kennedy, la demonizzazione della cannabis, le “cure proibite” che neutralizzano il cancro. Bersaglio preferito dei “debunker”, i cosiddetti “cacciatori di bufale”, nel documentario “American Moon” fa dire ai maggiori fotografi del mondo – da Peter Lindbergh a Oliviero Toscani – che le immagini dello storico “allunaggio” del 1969 furono palesemente girate in un teatro di posa, magari uno studio cinematografico.
    Analisi che sono valse a Mazzucco l’accusa di “complottismo”, ora corretta in “negazionismo”, secondo il trend-Covid che ruba impunemente i neologismi coniati dalla storiografia per condannare chi tenta di negare o ridimensionare la tragedia della Shoah. E a proposito di nazismo: «Vorrei tanto che un giorno ci potesse essere una Norimberga, per questa gente, che sta rovinando intere generazioni», dice Mazzucco, pensando ai politici di oggi che stanno abusando, anche nelle scuole, del panico suscitato dall’epidemia. «Lorenzin, Speranza, Conte: sono tutti responsabili diretti di quello sta venendo fatto ai bambini». Un auspicio: «Dovremmo poterli processare, un giorno: e mi auguro anche abbastanza presto, se fosse possibile. Vale anche per tutti i giornalisti che si sono prestati a questa operazione, aumentando la percezione del pericolo e quindi provocando il panico». Osserva Mazzucco, amaramente: «Se utilizzi una leva antica e micidiale – la paura – come mezzo di controllo della mente, spegni la capacità di ragionare». E’ lo spettacolo a cui stiamo assistendo, da mesi: «L’unica, vera forma che ti permette un controllo totale sulla mente delle persone è proprio la paura. E quando la gente ha paura, non capisce più niente: a quel punto, puoi fargli fare quello che vuoi».
    A monte c’è una manipolazione evidentissima, planetaria, che collega l’élite farmaceutica mondiale (Bill Gates, Anthony Fauci) a organismi come l’attuale, opaca Oms, largamente finanziata proprio dal patron di Microsoft e dalla Cina, il paese in cui l’epidemia sembra essere esplosa, per poi venir stroncata con il lockdown, secondo un modello autoritario esteso in tutto il mondo e promosso da poteri che tendono a indicare come modello virtuoso proprio il regime di Pechino, che comprime libertà e diritti. Ma la storia non è mai lineare: un altro autocrate, il bielorusso Lukashenko, è stato trasformato di colpo in un insopportabile dittatore, il giorno dopo aver denunciato l’Oms (e il Fmi) per aver offerto alla povera Bielorussia 900 milioni di dollari, se avesse «fatto come in Italia», cioè imposto il “coprifuoco sanitario” con il pretesto del Covid. Accuse, quelle di Lukashenko, subito derubricate come propaganda elettorale. Non la pensa così lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurora Boreale: «Diversi paesi africani hanno mosso all’Oms accuse analoghe a quelle di Lukashenko. E da fonti di intelligence – aggiunge Bizzi – so che svariati paesi, anche europei (tra cui l’Italia) hanno accettato denaro dall’Oms per potenziare le forze dell’ordine, in modo da far applicare il lockdown nel modo più severo».
    Trent’anni fa, Fruttero & Lucentini pubblicarono “La prevalenza del cretino”: ora siamo alla Prevalenza del Mediocre Disastroso? Chi avrebbe scommesso un bottone su Giuseppe Conte, quando fu estratto dal cilindro grillino nel 2018, con un curriculum di cui tutti i giornali ridevano? Se non capite chi è Conte, e perché un anonimo avvocaticchio si è trovato di colpo a Palazzo Chigi – disse Gianfranco Carpeoro, scrittore e simbologo – ricordatevi della poesia di Giuseppe Giusti, quella del Re Travicello «piovuto ai ranocchi», uomo di paglia di poteri ben più sostanziosi, intenzionati a instaurare una dittatura dopo aver promesso la democrazia. Non è un segreto: Conte – ricorda Fausto Carotenuto, già analista dei servizi segreti Nato – è cresciuto alla scuola del gruppo vaticano del cardinale Achille Silvestrini: un uomo a cui, all’epoca, “rispondeva” Giulio Andreotti. Così, il giovane avvocato pugliese è approdato al potente studio legale del civilista Guido Alpa, e quindi – grazie al sistema delle baronie universitarie – ha potuto fregiarsi della docenza in svariati atenei, a volte solo come “visiting professor”. Destino, anche: è toccato a lui, cioè al primo ministro più mediocre della storia, fronteggiare la peggiore crisi in agenda dal 1945.
    Vuoi vedere – s’è domandato qualcuno – che proprio la mediocrità dell’incolore Conte sarà sfruttata per osare l’inosabile? Chi meglio dello yesman, per provare a imporre la più inquientante restrizione della libertà mai tentata dalla fine della Seconda Guerra Mondiale? Non è un caso solo italiano? Appunto: tutto tornerebbe. Non è forse un potere-ombra, di natura oligarchica, quello che sta cercando di usare il coronavirus (problema reale, non inventato – ma enormemente amplificato, ad arte) per convincere i cittadini – italiani, europei, mondiali – che in fondo è più “conveniente” restare a casa, subire un distanziamento permanente, e quindi rinunciare a vivere? «Niente sarà più come prima», ha ribadito il ministro Speranza, con un tono che nemmeno Churchill avrebbe usato. Forse si crede Giulio Cesare, quella mezza cartuccia che il partitone di un altro statista leggendario – Bersani – mise a fare il capogruppo, genuflettendo l’Italia ai poteri che imposero, tramite Monti, la morte civile della repubblica, con la Costituzione umiliata dall’obbligo del pareggio di bilancio? Tutti eventi riassumibili in una parola seccamente odiosa – diktat – che racconta benissimo dove siamo arrivati, di mediocrità in mediocrità, e di alibi in alibi: ieri lo spread, oggi il Covid. Fino al bavaglio pericolosamente punitivo inflitto ai bambini, costretti a fare lo slalom, a scuola, in una paurosa selva di “non”.
    (Giorgio Cattaneo, “Scuola di paura: è sempre il mediocre a produrre i maggiori disastri?”, dal blog del Movimento Roosevelt del 27 settembre 2020).

    Esiste una legge di natura, in base alla quale sono proprio i mediocri a firmare i peggiori disastri? Solo gli storici potrebbero dare una risposta al quesito, ammesso che abbia un senso. Nel frattempo, una panoramica sull’attualità sembra garantire alcune sinistre conferme. Chi era, l’oscuro Roberto Speranza, prima di trasformarsi nell’attuale spietato censore dei medici che propongono – terapie alla mano – di uscire dall’incubo del coronavirus? E analogamente: chi aveva mai sentito parlare di Beatrice Lorenzin, prima che diventasse di colpo Lady Obbligo Vaccinale? Se la sedicente sinistra 2.0 si è coperta di gloria sull’altare della sudditanza ai cosiddetti poteri forti – finanziari, farmaceutici, eurocratici – i grillini non hanno certo perso tempo: parlano da soli i casi di Giulia Grillo, che aveva promesso di revocare l’obbligatorietà di alcune vaccinazioni, e della surreale Lucia Azzolina, che ha mutato la scuola in una specie di Halloween del Covid traumatizzando i bambini, fino a escogitare trovate memorabili come i seggioloni a rotelle. «Se fossimo di fronte alla peste bubbonica, è chiaro che certe misure avrebbero un senso», premette Massimo Mazzucco. «Invece, è ormai assodato che non siamo più nella drammatica situazione della scorsa primavera». Nonostante questo, «è stato utilizzato il panico, lo shock iniziale, per fare in modo che chiunque – anche a scuola – si sentisse in diritto di imporre prescrizioni assurde».

  • Trump è in pericolo: ha dichiarato guerra ai terroristi Covid

    Scritto il 21/9/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Ora cercheranno di far fuori fisicamente Donald Trump, come lasciano supporre i recenti attentati a cui sarebbe scampato. Motivo: il presidente americano è deciso a dichiarare guerra «al terrorismo del Covid», grande pretesto per instaurare una sorta di totalitarismo mondiale. Lo afferma Cesare Sacchetti, nel blog “La Cruna dell’Ago“. Trump, premette Sacchetti, sembra intenzionato a seguire la stessa strada intrapresa dal suo omologo russo, Vladimir Putin: la crisi da coronavirus sarà formalmente risolta attraverso lo sviluppo di un vaccino, ma non quello sotto l’egida dell’Oms, da cui gli Usa si sono ritirati. «E’ un altro duro colpo alla gestione sovranazionale dell’operazione coronavirus, che prima ancora di una diffusione del Covid aveva già tracciato il suo percorso nel club globalista di Davos lo scorso gennaio». Il vaccino come mezzo per giungere a un obbiettivo molto più grande: «Una società completamente ridisegnata a immagine e somiglianza della dittatura mondialista». Nemmeno il vaccino, secondo i loro piani, riporterà il mondo all’era pre-Covid: «Nell’idea dei poteri globali, nulla sarà più come prima. L’autoritarismo sanitario sarà il mezzo attraverso il quale arrivare ad un controllo ferreo e totale della popolazione mondiale».

  • Mes e Recovery, la trappola per svenderci a Parigi e Berlino

    Scritto il 15/9/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    «Ci si balocca se accettare o no il Mes, mentre l’industria manifatturiera crolla». L’economista Giulio Sapelli lancia l’allarme: è a rischio il sistema industriale italiano, fondato sulle piccole e medie imprese. Si salvano solo i big (pochissimi) e i comparti alimentare e farmaceutico: tutto il resto sta per collassare, dopo la catastrofe del lockdown. Sul “Sussidiario”, Sapelli cita la recente uscita – sullo stesso newsmagazine – di Domenico Lombardi, già consulente economico del Fmi, che segnala l’enorme budget oggi a disposizione della Tesoreria italiana: 98 miliardi di euro (frutto dell’acquisto massiccio di titoli di Stato, da parte della Bce presieduta da Christine Lagarde). «E allora la risposta del perché si faccia questo rito da avanspettacolo del Mes è tutta nel gioco di specchi in cui si è ormai trasformata la politica italiana ed europea», scrive Sapelli. «Si ripete insistentemente, nelle cancellerie europee e nelle ambasciate, che è da tempo iniziato un pressing sulla mucillaggine peristaltica governativa». Che tipo di pressing? Si vuole che l’Italia «giunga a essere ben disposta a cedere, a talune imprese francesi e tedesche (modello Fca-Psa), assets essenziali di ciò che rimane delle sue imprese di eccellenza medio-grandi».
    Tutto questo, «per compensare i grand commis de l’État d’oltralpe di aver appoggiato la nostra diplomazia in Europa» nelle trattative sul Recovery Fund. «Appoggio di cui non vi era nessun bisogno – scrive Sapelli – se non quello artatamente creato dalle molecole in movimento nella mucillaggine», molecole debitamente «eterodirette». Per Sapelli, finalmente «si disvela l’arcano»: per realizzarsi pienamente, aggiunge l’economista, la concentrazione capitalistica «dovrebbe integrare in forma subalterna, ossia tipica del capitalismo estrattivo (in questo caso di marca tedesca e francese) segmenti del capitalismo italiano». Attenzione: questo dominio capitalistico-coloniale «i francesi lo sperimentano ancora su larga scala in Africa, usando soprattutto la forza militare», mentre la Germania – priva di un esercito temibile – deve ricorrere a «forme di pressione che sono rese esplicite (e non volute) nel caso Navalny, ossia attraverso un lavorio di intelligence, contro-informazione e indebolimento degli Stati in cui sono localizzate le imprese da “estrarre”, sino a giungere alla corruzione su larga scala, come fu evidente già con il Dieselgate e ora con il caso Wirecard».
    Sapelli allude all’impresa di pagamenti che è stata prossima ad acquistare Deutsche Bank e che è al centro di uno scandalo finanziario di immani proporzioni, e il cui amministratore delegato «si è rifugiato o in Bielorussia o in Russia, protetto dai servizi segreti tedeschi e russi». Tornando all’Italia, «si capisce bene che ricevere i fondi a prestito del Mes o non riceverli diviene – in questa situazione – solo una sorta di scelta politica, perché di essi non vi è assolutamente nessuna necessità finanziaria». Il guaio? Al governo Conte, e ai partiti che lo sostengono, manca «una linea strategica riformista e produttivista rispetto all’Italia e all’Europa». E così, «la maggioranza mette in scena un dilemma che in realtà potrebbe non esistere: dilaniarsi tra lo scegliere se stare con i populisti di destra o con quelli di sinistra». Si tratta quindi di decidere se vogliamo «cadere nelle mani dei fanatici dell’ierocrazia europeista», oppure «nelle mani di coloro che sono contro l’Europa tout court, secondo i modelli della destra sociale più classica, spesso neonazista, antisemita e in ogni caso tipica di quello che intere biblioteche hanno classificato come “anticapitalismo di destra”».
    La vera tragedia, conclude Sapelli, è rappresentata dall’inconsistenza politica italiana: in pratica, siamo «una maionese», ma «senza chef». In giro si cono soltanto «cucine da campo improvvisate», ma purtroppo «inamovibili». E nessuno, nella “cucina da campo”, segue la vera questione. E cioè: «I fondi europei che giungeranno sono meno di quelli che si potrebbero raccogliere lanciando un prestito nazionale a lunga scadenza». Allora, ragiona Sapelli, «sarà inevitabile essere sottoposti in Italia alle procedure di controllo della Commissione Europea». Fatale corollario: la «conseguente imposizione delle controriforme fiscali e pensionistiche», cioè le misure ammazza-Italia che si riterranno più idonee «per procedere a quella centralizzazione capitalistica a cui si lavora alacremente, come si è detto, dietro quegli specchi che accecano elettori ed eletti, in par condicio», mentre il paese – cui si propone “l’avanspettacolo” del Mes – si accinge a votare stancamente per le regionali e per il referendum contro il Parlamento, in una situazione in cui il conto alla rovescia annunciato da Bankitalia – nei guai una famiglia su tre – è confermato dalle statistiche che indicano in zona pericolo non meno di 90.000 piccole imprese. E il governo – che ha in cassa quasi 100 miliardi di euro – anziché usare quelli, si prepara a cadere nella trappola del Mes?

    «Ci si balocca se accettare o no il Mes, mentre l’industria manifatturiera crolla». L’economista Giulio Sapelli lancia l’allarme: è a rischio il sistema industriale italiano, fondato sulle piccole e medie imprese. Si salvano solo i big (pochissimi) e i comparti alimentare e farmaceutico: tutto il resto sta per collassare, dopo la catastrofe del lockdown. Sul “Sussidiario“, Sapelli cita la recente uscita – sullo stesso newsmagazine – di Domenico Lombardi, già consulente economico del Fmi, che segnala l’enorme budget oggi a disposizione della Tesoreria italiana: 98 miliardi di euro (frutto dell’acquisto massiccio di titoli di Stato, da parte della Bce presieduta da Christine Lagarde). «E allora la risposta del perché si faccia questo rito da avanspettacolo del Mes è tutta nel gioco di specchi in cui si è ormai trasformata la politica italiana ed europea», scrive Sapelli. «Si ripete insistentemente, nelle cancellerie europee e nelle ambasciate, che è da tempo iniziato un pressing sulla mucillaggine peristaltica governativa». Che tipo di pressing? Si vuole che l’Italia «giunga a essere ben disposta a cedere, a talune imprese francesi e tedesche (modello Fca-Psa), assets essenziali di ciò che rimane delle sue imprese di eccellenza medio-grandi».

  • Atzmon: noi pecore, agli ordini della non-scienza del Covid

    Scritto il 05/9/20 • nella Categoria: idee • (1)

    «Non sono Trump o l’Fbi che hanno cancellato i sette milioni di post su Facebook che dissentivano con la narrativa ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non sono stati i Tories o Boris Johnson a far sparire da YouTube migliaia di video importanti. È stata l’opera di gigantesche società tecnologiche che operano tutte di comune accordo per mettere a tacere le opinioni dissenzienti». Ci voluti solo pochi giorni dall’inizio della pandemia di Covid-19 per rendersi conto che dissentire dalla narrativa ufficiale sul coronavirus suscitava simili, drastiche risposte. Lo afferma Gilad Aztmon, jazzista e intellettuale di origine ebraica, spesso in polemica con gli eccessi anti-palestinesi del sionismo israeliano. Il risultato della censura, dice Atzmon, è stato devastante: a sei mesi dall’inizio della “crisi” sappiamo ancora molto poco del virus, e in ogni caso la prima vittima è prpprio la scienza, vista la scomparsa dell’ethos scientifico e culturale occidentale. «Tremila anni di tradizione occidentale sono stati sostituiti da una cultura di tipo mercantile che falsifica l’mmagine del pensiero scientifico». Invece di chiedersi cos’è che mette in pericolo alcuni segmenti della popolazione, scrive Atzmon, «le nostre istituzioni sanitarie e le nostre aziende sono interessate ad un unico problema: come poter trasformare il Covid-19 in una macchina da soldi».
    A dare spettacolo non sono gli scienziati, che dovrebbero confronarsi liberamente sul virus, ma sono le start-up, che «competono tra loro in una disperata gara per i vaccini», mentre esplodono le quotazioni di Wall Street. «Davanti ai nostri occhi, Amazon estende il suo monopolio globale, mentre i rivenditori più piccoli cadono come mosche e, durante questo periodo, le aziende tecnologiche ci hanno mostrato la loro vera natura e il loro vero scopo».
    La verità è innegabile, scrive Atzmon: «Google non è un motore di ricerca, è un apparato di indottrinamento orwelliano, il suo fratello maggiore, 2020». Facebook e Twitter? «Non sono social network, in realtà sono filtri anti-sociali». Di fatto, «bloccano ciò che non vi è permesso dire o pensare, ma che sicuramente stavate iniziando a capire». Eppure, osserva l’analista, non è una novità: i prodromi di questo cambiamento autoritario erano già stati intuiti da molti, a cominciare da Orwell. E non solo: «Alcuni decenni fa, il contesto di questa svolta draconiana era stato probabilmente definito meglio da due grandi filosofi, l’austriaco Otto Weininger e il tedesco Martin Heidegger». Già all’inizio del XX secolo, il Weininger si era reso conto che la scienza medica stava perdendo la visione olistica del corpo umano, inteso come organismo, e stava iniziando a considerarlo «una mera collezione di organi».
    Weininger – scrive Atzmon – aveva intuito che la scienza medica era destinata a trasformarsi «in una questione di farmaci, una semplice somministrazione di sostanze chimiche». Ebreo di nascita, nel suo libro “Sesso e carattere”, Weininger «aveva lanciato un attacco senza precedenti alla cultura ebraica e alla sua influenza sulla scienza medica e sul pensiero scientifico in generale». L’attuale svolta della scienza medica, ha scritto Weininger nel 1903, è in gran parte dovuta «all’influenza degli ebrei, che in gran numero hanno abbracciato la professione medica». Ancora: «Dovremmo abbandonare questa scienza giudaica e ritornare ai più nobili concetti di Copernico e Galileo, Keplero ed Eulero, Newton e Linneo, Lamarck e Faraday, Sprengel e Cuvier. I liberi pensatori di oggi, senz’anima e non credenti nell’anima, sono incapaci di colmare il vuoto lasciato da questi grandi uomini e di rendersi umilmente conto dell’esistenza di segreti intrinseci nella natura». Secondo Atzmon, l’ebreo
    Weininger «voleva solo che la scienza si emancipasse da un paradigma materialista emergente. E il suo genio, per quanto controverso, è stato quasi completamente eradicato da coloro che controllano il nostro discorso pubblico.
    Mezzo secolo dopo “Sesso e carattere” di Weininger, fu diffiso il testo della conferenza “Il problema riguardante la tecnologia”, tenuta da Heidegger nel 1954. Tra i due eventi culturali, ricorsda Atzmon, il mondo aveva visto visto due guerre mondiali e la bomba atomica, una rivoluzione comunista, e il grandioso sviluppo inustriale. «Heidegger considerava la tecnologia principalmente come una modalità di rivelazione: attraverso la tecnologia, le cose si svelano a noi fino al punto in cui impariamo a conoscere il mondo che ci circonda, ma anche il nostro ruolo, il nostro significato, i nostri limiti e il nostro destino nel mondo». La tecnologia, in quanto tale, ha creato il mondo in cui viviamo e ci fornisce una finestra sul significato dell’essere. «Ma la tecnologia moderna, secondo Heidegger, ha introdotto un cambiamento nella dualità tra uomo e universo: piuttosto che rivelarci e svelarci il mondo, la tecnologia si è trasformata in una modalità di sfruttamento che rende il mondo in qualche modo inaccessibile a noi». A causa della tecnologia, osservava Heidegger, «tutte le distanze nel tempo e nello spazio si stanno riducendo», eppure questo «non porta ad alcuna vicinanza, perché la vicinanza non consiste in una ridotta quantità di distanza».
    Nonostante i rapidi progressi tecnologici, noi non siamo in grado di sperimentarla, questa “vicinanza” (figuriamoci poi di comprenderla). Invece di una graduale comprensione di come gli oggetti si manifestano a noi come tecnologici, li vediamo e li trattiamo come ciò che Heidegger definiva una “riserva permanente”, oggetti da tenere in magazzino o da esporre in una mostra. «Il mondo sta diventando una raccolta di oggetti tecnologici, gadget, pezzi di inventario da ordinare, catalogare, consumare, digerire, caricare, trasmettere in streaming, assemblare e smontare». E così, scrive Atzmon, «trattiamo anche le capacità e le malattie umane come se fossero solo dei mezzi per procedure tecnologiche e strumenti di produzione». Vale anche per il Covid-19, e qualunque altra apparente minaccia per la salute. «Anche prima che potessimo renderci conto di cosa fosse, il Covid-19 era già stato ridotto ad una risorsa tecnologica, ad una “riserva permanente” heideggeriana. Che si tratti del dibattito sulle mascherine, sulle vaccinazioni future o sui ventilatori, il Covid-19, oltre che un rischio per la salute, è diventato anche una “macchina da soldi”».
    Di fatto, «siamo ben lontani dall’ethos ateniese occidentale che sottoscrive il pluralismo, l’apertura e – cosa più importante – una ricerca incessante (e aperta) della verità, attraverso la saggezza». La verità, insiste Gilad Atzmon, è che «siamo lieti di avere paura, e accettiamo di farci terrorizzare da sempre nuovi scenari apocalittici», seguendo docilmente «chi ci spoglia dei nostri diritti più elementari». Così, «accettiamo la soppressione del libero pensiero fino a nuovo ordine, e preferiamo seguire leggi, regolamenti e “mitzvoth”» (cioè comandamenti, come quelli impartiti da Yahwè al popolo biblico). «In un mondo del genere – conclude Atzmon – Heidegger e Weininger sono nemici pubblici». E così Orwell, la cui sinistra profezia «non farà parte ancora per molto del programma scolastico occidentale». In sostanza, «il Covid-19 ci ha rivelato che non siamo poi così liberi come avremmo potuto credere». L’unica domanda che ci rimane, conclude Atzmon, è drammatica: come persone, potremo risorgere? E se mai, quando?
    (Gilad Atzmon, “Covid-19 e tecnologia”, dal blog di Atzmon del 29 agosto 2020; post tradotto e ripreso da “Come Don Chisciotte”).

    «Non sono Trump o l’Fbi che hanno cancellato i sette milioni di post su Facebook che dissentivano con la narrativa ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non sono stati i Tories o Boris Johnson a far sparire da YouTube migliaia di video importanti. È stata l’opera di gigantesche società tecnologiche che operano tutte di comune accordo per mettere a tacere le opinioni dissenzienti». Ci voluti solo pochi giorni dall’inizio della pandemia di Covid-19 per rendersi conto che dissentire dalla narrativa ufficiale sul coronavirus suscitava simili, drastiche risposte. Lo afferma Gilad Aztmon, jazzista e intellettuale di origine ebraica, spesso in polemica con gli eccessi anti-palestinesi del sionismo israeliano. Il risultato della censura, dice Atzmon, è stato devastante: a sei mesi dall’inizio della “crisi” sappiamo ancora molto poco del virus, e in ogni caso la prima vittima è prpprio la scienza, vista la scomparsa dell’ethos scientifico e culturale occidentale. «Tremila anni di tradizione occidentale sono stati sostituiti da una cultura di tipo mercantile che falsifica l’mmagine del pensiero scientifico». Invece di chiedersi cos’è che mette in pericolo alcuni segmenti della popolazione, scrive Atzmon, «le nostre istituzioni sanitarie e le nostre aziende sono interessate ad un unico problema: come poter trasformare il Covid-19 in una macchina da soldi».

  • Kennedy a Berlino: pandemia totalitaria, dal regime del 5G

    Scritto il 01/9/20 • nella Categoria: idee • (1)

    Grazie a tutti. Negli Stati Uniti i giornali dicono che sono venuto qui per parlare con 5.000 nazisti. E domani confermeranno esattamente che io ero qui ho parlato con 3-5.000 nazisti. Quando guardo questa folla, vedo l’opposto del nazismo: vedo persone che amano la democrazia, persone che vogliono un governo aperto, che vogliono leader che non mentano loro e che non assumano decisioni arbitrarie con il fine di orchestrare l’opinione pubblica. La gente non vuole più governanti che inventino leggi e regolamenti arbitrari per orchestrare l’obbedienza della popolazione. Vogliamo politici che si preoccupino della salute dei nostri figli e non del profitto loro e della lobby farmaceutica. Vogliamo politici che non facciano accordi con Big Pharma. Questo è l’opposto del nazismo. Guardo questa folla e vedo bandiere dell’Europa, persone con diverso colore della pelle, di ogni nazione, religione; persone che si preoccupano dei diritti umani, della salute dei bambini, della libertà umana. Questo è l’opposto del nazismo. I governi amano le pandemie, le amano per la stessa ragione per cui amano la guerra, perché permette loro di avere il controllo della popolazione che altrimenti non avrebbero. Le istituzioni si stanno organizzando per orchestrare un’obbedienza imposta.
    Vi dirò qualcosa che per me è un mistero: tutte queste grandi e importanti persone, come Bill Gates e Anthony Fauci, hanno pianificato e pensato a questa pandemia per decenni, in modo che saremmo stati tutti al sicuro quando la pandemia finalmente sarebbe arrivata. Eppure, ora che ci siamo, non sembra sappiano quello di cui stanno parlando. E vanno avanti così. Diffondo numeri e non sono in grado di dirti qual è il tasso di mortalità per il Covid. Non riescono a fornirci un test Pcr che funzioni realmente. Devono cambiare di continuo la definizione di Covid nel certificato di morte per farlo sembrare sempre più pericoloso. La sola cosa di cui sono capaci è aumentare la paura. Settantacinque anni fa, Hermann Goering testimoniò al Tribunale di Norimberga. Gli venne chiesto: come avete convinto il popolo tedesco ad accettare tutto questo? E lui rispose: «È stato facile, non ha nulla a che fare con il nazismo: ha a che fare con la natura umana». Puoi fare questo in un regime nazista, socialista o comunista, puoi farlo in una monarchia o in una democrazia. L’unica cosa che si deve fare per rendere le persone schiave è spaventarle. E se riesci a trovare qualcosa per spaventarle riesci a fargli fare qualunque cosa tu voglia.
    Sessant’anni fa, mio zio John Fitzgerald Kennedy è venuto in questa città perché Berlino era la frontiera contro il totalitarismo globale. Oggi lo è ancora. Mio zio è venuto qui e ha orgogliosamente detto al popolo tedesco: «Ich bin ein Berliner». Oggi tutti quelli che sono qui possono orgogliosamente dire un’altra volta: «Ich bin ein Berliner». Fatemi dire un’altra cosa: non hanno fatto un buon lavoro con la protezione della salute pubblica, ma hanno fatto un ottimo lavoro nell’usare la quarantena per portare il 5G in tutti gli Stati e per portarci verso la moneta digitale, che è l’inizio della schiavitù. Perché se loro controllano il tuo conto in banca, controllano il tuo comportamento. E vediamo tutte queste pubblicità in Tv, che come slogan ripetono: «Il 5G sta arrivando nella tua città, cambierà la tua vita in meglio!». Sono molto convincenti queste pubblicità, devo dire. Perché mentre le guardo penso: è fantastico, aspetto trepidante che arrivi la tecnologia di quinta generazione perché sarò in grado di scaricare un videogioco in 6 secondi anziché 16. È per questo che stiamo spendendo 5 trilioni di dollari per il 5G? No, il motivo è per la sorveglianza e la raccolta dati. Non è per voi o per me: è per Bill Gates, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos e tutti gli altri.
    La loro flotta di satelliti sarà in grado di sorvegliare ogni metro quadro sul pianeta, 24 ore al giorno. Ed è solo l’inizio: saranno anche in grado di seguire ognuno di voi attraverso i vostri smartphone, il riconoscimento biometrico facciale, il Gps. Pensate che ‘Alexa’ stia lavorando per voi? Lei sta lavorando per Bill Gates, spiandovi. Dunque la pandemia è una crisi di comodo, per le élite che stanno dettando le loro politiche. Gli dà la capacità di cancellare la classe media, di distruggere l’istituzione della democrazia e di portare tutta la nostra ricchezza nelle mani di una manciata di miliardari, per rendere ricchi loro stessi impoverendo gli altri. L’unica cosa che si interpone fra loro e i nostri figli è questa folla che è venuta in piazza a Berlino. Gli diremo: non cambierete la nostra libertà, non avvelenerete i nostri figli; noi vogliamo indietro la nostra democrazia. Grazie a tutti, e non smettete di lottare.
    (Robert Kennedy Jr., discorso pronunciato a Berlino il 29 agosto 2020 nella manifestazione oceanica contro la politica autoritaria intrapresa col pretesto del coronavirus. Il figlio di Bob Kennedy è intervenuto nella capitale tedesca ricordando il celebre discorso di suo zio, John Fitzgerald Kennedy, pronunciato il 26 giugno 1963. Proprio a Jfk, non a caso, Bob Dylan ha dedicato la canzone-denuncia “Murder Most Foul” anticipata sul web a fine marzo, giusto in coincidenza con l’inizio del lockdown universale, per diffondere lo stesso messaggio: la nostra libertà è in pericolo).

    Grazie a tutti. Negli Stati Uniti i giornali dicono che sono venuto qui per parlare con 5.000 nazisti. E domani confermeranno esattamente che io ero qui ho parlato con 3-5.000 nazisti. Quando guardo questa folla, vedo l’opposto del nazismo: vedo persone che amano la democrazia, persone che vogliono un governo aperto, che vogliono leader che non mentano loro e che non assumano decisioni arbitrarie con il fine di orchestrare l’opinione pubblica. La gente non vuole più governanti che inventino leggi e regolamenti arbitrari per orchestrare l’obbedienza della popolazione. Vogliamo politici che si preoccupino della salute dei nostri figli e non del profitto loro e della lobby farmaceutica. Vogliamo politici che non facciano accordi con Big Pharma. Questo è l’opposto del nazismo. Guardo questa folla e vedo bandiere dell’Europa, persone con diverso colore della pelle, di ogni nazione, religione; persone che si preoccupano dei diritti umani, della salute dei bambini, della libertà umana. Questo è l’opposto del nazismo. I governi amano le pandemie, le amano per la stessa ragione per cui amano la guerra, perché permette loro di avere il controllo della popolazione che altrimenti non avrebbero. Le istituzioni si stanno organizzando per orchestrare un’obbedienza imposta.

  • Paura Infinita: il piano della destra che oggi governa l’Italia

    Scritto il 27/8/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Come previsto, dopo la pausa consumistica ferragostana, contentino governativo per non affossare completamente la nostra economia, deludere gli esercenti incazzati e non licenziare nell’immediato migliaia di lavoratori, ecco che tornano i media in prima linea con la campagna terroristica dei contagi. Nonostante non ci siano più morti e la carica virale del Covid in questo momento sia praticamente nulla, è giunto il momento del terrore. Tornano i provvedimenti liberticidi e autoritari della destra governativa (Pd-5 Stelle), tornano le mascherine obbligatorie all’aperto, le ricette antisociali (ma a targhe alterne, si è contagiosi in base all’ora del giorno), chiudono le discoteche ma ci si può “contagiare” liberamente nei ristoranti, nei bar e nei selfie di gruppo (l’importante siano di vip), tornano tutte le demenziali proposte, inutili, idiote e pericolose, per salvare questo governo che ha capito come utilizzare strumentalmente la paura del popolino ignorante e sottomesso per continuare a procrastinare il proprio micro-regno, ad alimentare le sue mafie interne, i suoi interessi economici, le proprie posizioni di rendita, rendendosi malleabile ad essere a sua volta strumento della sovragestione, che opera nel silenzio e cavalca i tempi moderni, necessitando di un’ulteriore accelerazione.
    La cosa che colpisce di più, per gli osservatori più attenti e meno conformisti, è che i bersagli sono sempre i momenti della nostra vita ricreativa, creativa e sociale. L’arte, la musica sono pericolose, i ristoranti e i mercati no. Queste distinzioni già ci mostrano tutte le fallacie logiche anche partendo dal punto di vista ufficiale. Non vengono colpiti gli assetti della grande industria e delle corporation, dove lavoratori sottopagati spesso lavorano in condizioni da fame e senza nessuno presidio sanitario (non solo per il coronavirus), i bersagli rappresentano sempre e comunque le relazioni in tutte le loro declinazioni. Il virus da abbattere è appunto l’aspetto relazionale, quello deve essere bandito e fatta accettare mediaticamente la presa in cura dei sudditi, questo come panacea a tutti i mali del mondo, perché non penserete mica che questo delirio finisca con il Covid-19? In Inghilterra, la City of  London ha già dichiarato che lo smartworking sarà il futuro con o senza virus, e ovviamente i costi bancari e assicurativi per i clienti non diminuiranno se non in rari casi e solo in apparenza, mentre diminuiranno i salari dei nuovi lavoratori, ma aumenteranno massivamente i profitti padronali.
    La forbice della disuguaglianza aumenta grazie alle pandemie eteropilotate, dove qualcuno è più uguale degli altri, e l’emergenza è il nuovo must per fare metabolizzare strategie in atto e controllarle emozionalmente come in un comando pavloviano. Sempre in Inghilterra, come in Australia e in altri paesi sotto il controllo della Corona (sempre di un “corona” si tratta), si stanno prospettando scenari sulla scuola del futuro realizzata esclusivamente da casa, a prescindere da virus attuali o prossimi venturi. Esiste tutta una realtà in fermento che potrà finalmente attuare i propri paradigmi modernisti pensati, scritti e progettati decenni fa. La scuola è tra i bersagli preferiti del transumanesimo che avanza e, quando anni fa scrivevo che il futuro avrebbe nel tempo previsto un Grande Fratello come maestro (in Australia ci sono già state sperimentazioni alcuni anni fa e senza pandemia), non andavo tanto lontano. Le implementazioni fantapolitiche, leggi neorealiste, si stanno realizzando in punta di piedi, giorno dopo giorno, con il ricatto morale della sanità che gli stessi Stati neoliberisti mondiali hanno smantellato nei decenni passati. Gli stessi epigoni prezzolati dal potere oggi si straccerebbero le vesti, preoccupati sella salute dei loro sudditi, dopo aver distrutto Stato Sociale, diritti del lavoro, privatizzato servizi e chiuso ospedali?
    Io ingenuamente continuo a meravigliarmi della stupidità, dell’ignoranza e del qualunquismo dei miei concittadini, pronti ad accettare qualsiasi volontà antidemocratica, senza comprenderne il significato simbolico, senza capire che questo precedente mondiale potrà in futuro permettere all’autorità qualsiasi scelta antidemocratica e reazionaria. Questo a prescindere dalla pericolosità di un virus o di qualsiasi altra sciagura. Stanno cancellando dalla memoria collettiva delle persone il ricordo e la paura di malattie ben più letali, come per esempio i tumori. Il male nasce con il Covid: esiste un mondo prima e un mondo dopo il Covid, come in certi film post-atomici. E’ in atto una riformulazione del pensiero e della percezione generale, attraverso l’oracolo mediatico che ha sostituito in toto l’antico ruolo del sacerdote.
    Poi è subentrata la paura, la coercizione e la minaccia, il mantra dell’”o con noi o contro di noi”, dell’ufficialista o del negazionista, del ribaltamento del significato delle parole, della nuova grammatica a metà strada tra buonismo, politicamente corretto e fascismo liquido. Juve o Milan? Stiamo tornando in un clima dogmatico, in una liturgia digitale cavalcata dallo scientismo d’accatto, dai virologi star, bolliti come brodo Star; ci sono i radicali fanatici e quelli più laici, tutti sono lo specchio della società in una dicotomia che non trova soluzione. La guerra per la costituzione della modernità è combattuta dalle varie fazioni belligeranti non solo a livello nazionale, ma soprattutto internazionale e sovranazionale, in tutti campi dello scibile umano. I vari paesi riflettono le scelte e le strategie che il potere ha assunto, e oggi si inseguono all’interno dello stesso gioco virtuale, proponendo gli stessi schemi e gli stessi paradigmi, anche perché sovente i nostri leader sono scelti, promossi o bocciati dai rispettivi casati sovramassonici e dai cosiddetti poteri forti, con le loro logiche, spesso trasversali, labirintiche e più complesse di quanto si immagini.
    Il Covid colpisce ancora? Terminato per incanto il problema planetario dell’Isis, come per magia e nel silenzio generale, la sovragestione ha scoperto la gallina dalle uova d’oro, una gallina malefica e mediatica a senso unico, il maledetto virus, che potrà essere questo, la sua vendetta o altro ancora più pericoloso. Una gallina concentrata a covare uova lucenti in onore al Big Pharma e agli interessi delle corporazioni, nell’attuale guerra tra case farmaceutiche per la scoperta di un vaccino inutile (chi arriva per primo vince una bambolina di carne), dannoso e cavallo di troia dello step successivo, che i maghi avveniristici prospettano danni sull’ibridazione uomo-macchina e sulla riprogrammazione del Dna. Orwell ed Huxley sono diventati libretti di istruzioni, più che romanzi distopici; la distopia è il nuovo neorealismo, il film è realtà e la vita è fiction. Ci sono in ballo interessi geopolitici, si ristabiliscono i ruoli in campo delle superpotenze, si rinnova il pantheon della modernità incarnata dall’ideologia del postumano, e questo lo si compie attraverso la joint venture tecnologica e farmaceutica, sempre più alleate e contigue, attraverso emergenze e innovazioni infinite per la presa in cura della loro creatura, ovvero il bambino-popolo, attraverso un terrorismo e un allarmismo perpetuo, procrastinato all’infinito.
    Un eterno presente senza possibilità di redenzione, di cambiamento, che rinnova se stesso; una sorta di cerchio magico chiuso e circolare con le sue leggi e le sue credenze, un incantesimo, una favola nera per grandi e per piccini. Il transumanesimo, la nuova ideologia, ansima con la bava alla bocca, dall’alto del suo altare ci osserva e si diverte come durante la finale di Champions, però senza fischio di fine partita per prolungare l’orgasmo. Il nuovo Moloch necessita il sacrificio delle oramai obsolete e decadenti democrazie che garantivano quel minimo sindacale di libertà, di orizzontalità e di pensiero critico: tutto deve cambiare perché tutto resti come prima e più di prima. Infatti il nuovo adagio del sempre eterno memento mori è: “Da oggi nulla sarà come prima…!!!” (cit.).
    (”Il Covid colpisce ancora, nel governo senza fine”, dal blog “Maestro di Dietrologia” del 19 agosto 2020, curato da Simone Galgano).

    Come previsto, dopo la pausa consumistica ferragostana, contentino governativo per non affossare completamente la nostra economia, deludere gli esercenti incazzati e non licenziare nell’immediato migliaia di lavoratori, ecco che tornano i media in prima linea con la campagna terroristica dei contagi. Nonostante non ci siano più morti e la carica virale del Covid in questo momento sia praticamente nulla, è giunto il momento del terrore. Tornano i provvedimenti liberticidi e autoritari della destra governativa (Pd-5 Stelle), tornano le mascherine obbligatorie all’aperto, le ricette antisociali (ma a targhe alterne, si è contagiosi in base all’ora del giorno), chiudono le discoteche ma ci si può “contagiare” liberamente nei ristoranti, nei bar e nei selfie di gruppo (l’importante siano di vip), tornano tutte le demenziali proposte, inutili, idiote e pericolose, per salvare questo governo che ha capito come utilizzare strumentalmente la paura del popolino ignorante e sottomesso per continuare a procrastinare il proprio micro-regno, ad alimentare le sue mafie interne, i suoi interessi economici, le proprie posizioni di rendita, rendendosi malleabile ad essere a sua volta strumento della sovragestione, che opera nel silenzio e cavalca i tempi moderni, necessitando di un’ulteriore accelerazione.

  • Covid, sapevano tutto: potere di vita o di morte su di noi

    Scritto il 13/8/20 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    Avrebbero potuto proteggerci dalla pandemia e non l’hanno fatto: perché? Già il fatto che non ci abbiano protetto è una notizia. I grandi media ci hanno raccontato che il coronavirus è stato uno tsunami che ci ha preso alla sprovvista, e per questo motivo non avevamo difese. Io invece ho scoperto altro, facendomi domande: e non capisco perché gli altri giornalisti non se le siano poste, in questi mesi. Noi viviamo in un mondo in cui il bene più prezioso che esista è il possesso delle informazioni che riguardano il nostro futuro. Vale in ogni ambito: politico, sociale, di sicurezza, meteorlogico, economico-finanziario. Tutti i soggetti investono enormi risorse per capire in anticipo che cosa accadrà, e quindi agire di conseguenza. Questo è il mondo del XXI secolo: è fatto così. Quindi trovavo assurdo che, in un mondo del genere, nessuno avesse nemmeno provato a prevedere l’arrivo di un virus. Ho fatto ricerche anche banali, consultando fonti ufficiali: quelle prodotte dai governi, dagli istituti di ricerca, dalle organizzazioni internazionali. E così ho scoperto che il coronavirus è stato l’evento più annunciato del XXI secolo, il più previsto. Allora, se tutti lo sapevano (tutti quelli che dovevano saperlo), è possibile che non ce ne sia stato uno che abbia mosso un dito per cercare di proteggerci? Non uno che abbia avvertito la popolazione mondiale, tutti noi, dell’arrivo di questo virus, per trovare il modo di proteggerci prima ancora che arrivasse.

  • Tso universale totalitario, la nuova normalità è psichiatrica

    Scritto il 26/7/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    La gente vuole tornare alla “normalità”, dopo lunghi mesi di chiusura, depressione, distanziamento sociale, mascherine e paura. Accogliamo con sollievo la notizia, benché poco convinti della saggezza popolare al tempo della comunicazione di massa e della società-spettacolo, in cui le folle sono manovrate dall’alto con straordinaria facilità. La domanda, tuttavia, è un’altra: qual è la normalità nell’Occidente terminale degli anni Venti del secolo XXI? La questione è dirimente poiché tutto è stato capovolto, revocato in dubbio, sottoposto al giudizio impietoso della decostruzione, poiché la vita individuale e collettiva è tanto mutata in pochi anni, la nostra vita sottoposta a una serie di condizionamenti sempre più simili ad altrettante dittature: finanziaria, tecnologica, della sorveglianza, adesso anche sanitaria. Vogliamo fare qualche esempio della normalità a cui aspiriamo? Se un bimbo è attivo, vivace, è iperattivo o ipercinetico. Se, al contrario, è tranquillo e silenzioso, forse ha qualche sintomo di autismo. Se si annoia e si distrae a scuola è perché superdotato oppure ha un deficit di attenzione. Non è buono il generoso e malvagio il criminale: entrambi sono un po’ matti.  Non siamo più tristi, ma depressi. Non siamo vigili, sempre all’erta, ma stressati.
    Se inventi una storia con l’immaginazione, non hai più fantasia di altri, ma deliri. Se per caso ti capita di pensare ad alta voce, hai una crisi psicotica. Se preghi, hai manie religiose. Se ti imponi con grande sforzo di sorridere dopo aver versato lacrime, sei bipolare. Le sofferenze sono traumi, le paure, fobie. Le abitudini sono compulsioni e i progetti, ossessioni. Usiamo a briglia sciolta il linguaggio della psichiatria: non se ne può concludere altro se non che viviamo in una società malata. E la malattia consiste precisamente nel fatto che abbiamo cessato di essere società, tanto meno comunità. Chiamiamo normalità, dopo il sinistro lockdown e il terrore distillato dal potere per i rischi di contagio, il ritorno alla condizione nevrotica cui ci eravamo assuefatti. Logico: siamo un aggregato casuale di bolle soggettive, aspiranti al reddito di cittadinanza, senza linguaggio né consistenza. Non sappiamo più che non si può condividere nulla senza un linguaggio comune, codici riconosciuti, sguardi che vanno nella stessa direzione.
    Ci fu bisogno di secoli di parole per consolidare il cristianesimo e decenni di libri ed enciclopedie per suscitare i Lumi. Adesso siamo invasi dai barbari, e conviene rammentare che il principale nemico dei barbari (in greco “coloro che balbettano”) è il linguaggio. Il nostro tallone d’Achille è la sensazione – infondata – di sicurezza e superiorità. Sono bastati meno di ottant’anni di relativa pace (pochi per una civiltà, solo la vita di un uomo, in fin dei conti), accompagnata dal progressivo disprezzo per la Storia, per dimenticare la linea, sempre troppo sottile, che separa la civilizzazione dalla barbarie. Distruggiamo le statue perché sono statue e stanno in piedi, erette, stabili. Se sono di santi, perché sono cristiani; se sono scrittori, perché furono uomini; se sono donne, perché sono bianche. Presto abbatteremo anche i lampioni, il cui torto è fare luce. La menzogna esiste dalla notte dei tempi, come scandalo e come contrasto alla verità. Ci hanno insegnato a riconoscerla, ma subito dopo a tollerarla. Ci siamo abituati e alla fine l’abbiamo trasformata in virtù. Siamo andati oltre: l’abbiamo abolita.
    Con la menzogna, abbiamo abrogato anche la verità: senza un linguaggio comune, sono indistinguibili entrambe. Avanziamo verso la decostruzione della stessa grammatica: già è considerato sospetto costruire una proposizione con soggetto, verbo e predicato. Asserire che due più due fa quattro è il segno sicuro di una mentalità reazionaria. Non abbiamo ritenuto sufficiente umiliare la semantica, abbiamo tagliato la testa alla grammatica e la esibiamo sulla punta della spada come prezioso trofeo. In nome di una nuova civilizzazione sempre più civilmente civilizzata, i barbari hanno preso il potere e hanno cominciato a dare un nuovo nome alle cose. Dopo la secolarizzazione, poteva arrivare solo la decostruzione e, finalmente, l’atto finale: il balbettio indistinto. Abbiamo ascoltato in un programma televisivo un uomo adulto bianco affermare di essere nero e una ragazza in gravidanza asseverare con inusitata serietà di sentirsi uomo. Tutti e due avevano l’apparenza di parlare, ma in realtà balbettavano.
    Se tutto è una costruzione sociale e più di ogni altra cosa lo è il linguaggio, si impone l’impresa di costruire un mondo nuovo sulla pura soggettività. Pochi, nel baccano indistinto di Babilonia, tentano invano di convincere che nel nuovo mondo nessuno sarà capace di capire alcunché per evidente, totale mancanza di codici comuni e significati accettati. La chiusura della mente va di pari passo con l’impossibilità di riconoscere spazi comuni e intendere linguaggi. In linguistica, una parola difficile pressoché sconosciuta, idioletto, indica l’insieme degli usi linguistici soggettivi, la particolare varietà del sistema linguistico propria di ogni singolo parlante. Ovviamente, milioni di idioletti individuali non costituiscono alcun alfabeto comune. Sappiamo di uomini che, sentendosi donne, pretendono di utilizzare le toilettes e gli spogliatoi femminili; non è lontano il momento in cui qualcuno pretenderà di essere capito parlando in aramaico.
    Dicono che Churchill fu colpevole di discriminazione e la regina Isabella di Castiglia ancor di più, nonostante abbia vietato la schiavitù: deserto, cancellazione della cultura. I barbari di ogni tempo amano il deserto, forse perché è piano. Impongono perciò la prassi rivoluzionaria-nichilista, innamorata della tabula rasa – di trasformare la civiltà in un immenso deserto. Se gliene hanno dedicate, siano abbattute le statue di Friedrich Nietzsche, che fece dire a Zarathustra: «Il deserto avanza. Guai a chi in sé cela deserti». Quando il deserto è grande come un’intera civilizzazione, quello è il tempo degli ultimi uomini. «Allora la terra si sarà rimpicciolita e su di essa andrà salticchiando l’ultimo uomo, colui che tutto rimpicciolisce. La sua schiatta è inestirpabile, come la pulce di terra; l’ultimo uomo è il più longevo. Abbiamo scoperto la felicità, dice ammiccando» (Friedrich Nietzsche, “Così parlò Zarathustra”). Una ben strana felicità, alla quale dobbiamo opporre la difficile arte di restare in piedi tra le rovine, sapendo che «è ritornato il tempo delle negazioni assolute e delle affermazioni sovrane» (Julius Evola, “Gli uomini e le rovine”).
    Il panorama è sconvolgente: uomini contro donne, femministe contro quelle che non lo sono in misura sufficiente, transessuali contro omosessuali e omosessuali contro eterosessuali. E tutti e tutte – peccato che nella lingua italiana manchi il genere neutro – contro il fantasma di una struttura razzista, maschilista, patriarcale e capitalista che, lo hanno finalmente scoperto, abita in ogni angolo del cervello dei bianchi. L’identitarismo soggettivo (!!!) è la forma patologica, sottilmente psichiatrica, per recuperare un senso di appartenenza che l’Occidente ha gettato dalla finestra da mezzo secolo. Agisce come elemento distruttivo che sprigiona una rabbia coltivata da tempo: da quando l’uomo europeo ha deciso che la miglior maniera di essere tale era smettere di esserlo. Dopotutto, Robespierre, Marx, Hitler, Lenin e Stalin erano di questa parte del mondo e ambivano – con notevole esito – a fare tabula rasa.
    Ciò che verrà dopo l’apoteosi iconoclasta sarà un totalitarismo narcotico diretto da un’Onu diffusa, dalle grandi Ong e da istituzioni dominate da privati straricchi come l’Organizzazione Mondiale della Sanità. I governi non saranno più che delegazioni consolari del potere e la popolazione mondiale, atomizzata e insieme omogeneizzata nei gusti, nelle idee e nell’aspetto, senza tradizioni né famiglia, si raggrupperà per autodifesa in identità artificiose, ostili, costantemente in lite tra loro. In nome del Bene Supremo Universale e della Pace Perpetua, si occuperà di soffocare i conflitti una fragile religione new age – liquida, estranea alla verità e aliena a qualsiasi intenzione di “tenere insieme”: religare, legare insieme, è la radice originaria della parola.
    La cultura odierna, che avvolta nei suoi stracci disprezza quanto ignora, è già ciò che aveva inteso Zarathustra: [gli uomini] «hanno qualcosa della quale vanno superbi. Come chiamano, però, ciò che li fa superbi? La chiamano cultura: essa li distingue dai pastori di capre». La filosofia – scienza della conoscenza, pensiero meditante – sarà tollerata solo come ancella della teologia dominante, climatica, animalista e Lgbt. Si provvederà a sfrattare definitivamente l’antropologia e la sociologia a favore della zoologia, mentre la storia sarà sostituita dall’isteria e la geografia gioiosamente abolita. Resisterà la psichiatria, scienza delle scienze nell’ardimentoso mondo nuovo. Aiuterà a sopportare tutto, tra pillole, dipendenze assortite e le etichette tassonomiche che ci raggrupperanno a seconda delle deviazioni indicate dalla Bibbia. Non quella di Gerusalemme, ma il Dsm, il manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali, tanto caro all’industria farmaceutica. Non esisteranno più i fatti, ma le interpretazioni, con l’eccezione delle Verità imposte sul momento dal Progresso. Ex cathedra, ma nel nome del Bene, dell’Uguale e del Neutro.
    La civiltà occidentale sta civettando con la decostruzione dal secolo XVIII, con spettacolare intensificazione dalla seconda metà del XX. Il salto di qualità attuale è una fase consistente nel distruggere la semantica, ossia la scienza dei significati destinati a essere definiti e cristallizzati da parole significanti e dalle relazioni fra le espressioni linguistiche e il mondo che dovrebbero descrivere. Colpa di una cultura politica addormentata, corriva, interessata solo all’amministrazione economica, che ci ha lasciato alle prese con codici truffaldini imposti affinché il linguaggio non serva alla verità. Si imporrebbe un duro lavoro di ricostruzione delle menti a partire dal linguaggio, un’opera alla quale nessuno pare interessato. Finanche il virus è stato combattuto con le parole più che con atti concreti: pensiamo al sintagma obbligato del “distanziamento sociale”. Un codice perverso e acrobatico: in una comunità la distanza è per costituzione a-sociale o anti-sociale. E’ un autentico genio del male l’inventore linguistico del distanziamento sociale.
    Citiamo Wikipedia, vangelo digitale politicamente correttissimo: «Il distanziamento fisico o distanziamento personale, mal conosciuto anche come distanziamento sociale, consiste in una serie di misure non farmaceutiche di controllo delle infezioni, con l’obiettivo di bloccare o ritardare la propagazione di una malattia contagiosa». Qualcosa di estremo, provvisorio, finalizzato, sta diventando la bandiera di un mutamento sostanziale nei rapporti tra le persone. Si tratta di un controsenso, degno della normalità psichiatrica a cui ci stiamo assuefacendo. Indovinò Basaglia con l’anti psichiatria, per cui la pazzia non esiste poiché malata è la società intera? Come si può definire “sociale” interporre distanze all’atto più normale, comune e umano di tutti, quello di vivere con gli altri? Dovrebbe saltare agli occhi – se li usassimo per vedere anziché per essere spettatori passivi di futili frammenti imposti dal sistema di comunicazione – che siamo vittime di un esperimento di ingegneria sociale su carne viva. Torniamo all’inizio, alla nuova normalità medicalizzata, dolcemente psichiatrica. Non siamo più solo conformisti, ma disciplinati. Per paura, pendiamo dalle labbra di un potere protettivo.
    Nel Sessantotto avevano abolito l’autorità. Sotto forma di rassicurazione contro una paura largamente enfatizzata, l’autorità è tornata, più insidiosa, pervasiva e indiscutibile di prima. Ben ti sta, stupido uomo bianco occidentale senza Dio, senza padri, senza eredi, senza storia, senza passato, stolto imbrattatore di statue col paraocchi di Oggi e del Progresso, credulo adoratore degli “esperti”. Sei passato dall’Ipse dixit di Aristotele a quello dei professori in camice bianco, dei ciarlatani a reti unificate, dei tecnici, degli “influencer”, delle ragazzine ecologiste con turbe psichiche. Sì, la nuova normalità è un grande Tso universale, il trattamento sanitario obbligatorio praticato a un’umanità di servi tremebondi e balbuzienti. Una servitù volontaria su cui scrisse pagine indelebili Etienne de La Boètie: qualunque tiranno detiene il potere fintanto che i sudditi glielo concedono. La libertà umana originaria è stata abbandonata come rifiuto tossico da una società corrotta che preferisce la comoda servitù del cortigiano alla dura condizione dell’uomo libero che rifiuta di essere sottomesso. Per i più, meglio la rassicurante mascherina distribuita dal potere che il volto libero esposto al sole e alle intemperie. C’è un bando di arruolamento tra i ribelli?
    (Roberto Pecchioli, “La nuova normalità psichiatrica”, dal blog di Maurizio Blondet del 16 luglio 2020).

    La gente vuole tornare alla “normalità”, dopo lunghi mesi di chiusura, depressione, distanziamento sociale, mascherine e paura. Accogliamo con sollievo la notizia, benché poco convinti della saggezza popolare al tempo della comunicazione di massa e della società-spettacolo, in cui le folle sono manovrate dall’alto con straordinaria facilità. La domanda, tuttavia, è un’altra: qual è la normalità nell’Occidente terminale degli anni Venti del secolo XXI? La questione è dirimente poiché tutto è stato capovolto, revocato in dubbio, sottoposto al giudizio impietoso della decostruzione, poiché la vita individuale e collettiva è tanto mutata in pochi anni, la nostra vita sottoposta a una serie di condizionamenti sempre più simili ad altrettante dittature: finanziaria, tecnologica, della sorveglianza, adesso anche sanitaria. Vogliamo fare qualche esempio della normalità a cui aspiriamo? Se un bimbo è attivo, vivace, è iperattivo o ipercinetico. Se, al contrario, è tranquillo e silenzioso, forse ha qualche sintomo di autismo. Se si annoia e si distrae a scuola è perché superdotato oppure ha un deficit di attenzione. Non è buono il generoso e malvagio il criminale: entrambi sono un po’ matti.  Non siamo più tristi, ma depressi. Non siamo vigili, sempre all’erta, ma stressati.

  • Speranza si dimetta: ignorò i medici che salvano dal Covid

    Scritto il 19/6/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Ministro Speranza, faccio questo video per chiedere pubblicamente le sue dimissioni, in quanto lei si è dimostrato palesemente incompetente nello svolgere il ruolo che gli è stato assegnato nell’attuale governo. Il motivo è molto semplice: il 24 aprile 2020, ovvero quasi due mesi fa, lei ha ricevuto una lettera a lei personalmente indirizzata, firmata da oltre 30 medici e operatori del Sistema Sanitario. Questa lettera iniziava dicendo: «Onorevole ministro, le rivolgiamo questo appello poiché riteniamo importante richiamare la sua attenzione su alcune nostre considerazioni finalizzate ad un miglior contenimento o ad una possibile più rapida soluzione della patologia che colpisce i pazienti coinvolti nella pandemia Covid-19». Dopo le dovute premesse, la lettera diceva: «Questo appello è quindi volto a richiamare la sua attenzione sulla necessità di promuovere l’adozione tempestiva e precoce, all’inizio della sintomatologia respiratoria e sospetta, rispetto all’odierna prassi, di una semplice terapia antinfiammatoria efficace, come quella cortisonica a medio o alto dosaggio. I cortisonici rappresentano i farmaci antinfiammatori che, quando utilizzati, stanno dando ottimi risultati anche nella Covid-19 in base ai dati rilevati nei pazienti trattati e alle evidenze che le alleghiamo – e che, se lo riterrà opportuno, le mostreremo più in dettaglio».
    In altre parole, questi medici le dicevano di aver ottenuto risultati incoraggianti, con i loro pazienti, utilizzando dei cortisonici nella prima fase della malattia, e si rendevano disponibili a farne conoscere la relativa documentazione. Dopodiché seguivano nella lettera tutte le spiegazioni di tipo scientifico che illustravano perché questa fosse, secondo loro, una terapia valida. Ora, in una fase acuta della crisi del Covid, dove le persone (secondo i dati ufficiali) morivano a centinaia ogni giorno, una lettera del genere – firmata da una trentina di specialisti del settore – avrebbe dovuto farla saltare sulla sedia, e farle interpellare immediatamente questi medici, per verificare appunto se la cura da loro proposta avesse o meno una validità. Io avrei fatto così: ho centinaia di cittadini che mi muoiono ogni giorno e, se dei medici mi scrivono di aver trovato un modo per curare i pazienti, io come minimo li faccio venire al ministero a spiegarmi bene di cosa si tratta. Questi non sono dei cretini qualunque: tra i vari firmatari ci sono professori di farmacologia, neurologi, medici pneumologi, medici chirurghi, anestesisti, cardiologi, professori di medicina, professori di farmacologia e tossicologia, ricercatori, professori di biologia farmaceutica, anatomopatologi. Eccetera, eccetera.
    Invece lei che cosa ha fatto? La lettera l’ha completamente ignorata: non solo non ha fatto convocare questi medici, ma non li ha nemmeno degnati di una risposta. Come se avesse ricevuto – non una lettera di 30 professionisti del settore – ma la lettera di un rompiscatole qualunque. Bene, facciamo adesso un salto in avanti. “Adnkronos” di oggi, 17 giugno 2020 – seconda notizie in home page: “Coronavirus, Oms: desametasone è svolta scientifica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità accoglie con favore i risultati dei primi studi clinici condotti nel Regno Unito sul desametasone, un corticosteroide (quindi cortisone) che si è dimostrato salvavita per i pazienti con forme gravi di Covid-19″. «È il primo trattamento che ha dimostrato di ridurre la mortalità nei pazienti con Covid-19 che richiedono supporto per ossigeno o ventilatore», ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms. «Questa è una grande notizia», ha detto, «e mi congratulo con il governo del Regno Unito, l’Università di Oxford e i numerosi ospedali e pazienti nel Regno Unito che hanno contribuito a questa svolta scientifica salvavita».
    È contento, adesso, signor ministro? Non solo lei ha lasciato passare quasi due mesi, nei quali chissà quante delle persone morte magari potevano essere salvate con i cortisonici; ma adesso c’è pure la beffa, che il merito per questa scoperta se lo prendono gli inglesi, quando i nostri medici italiani erano arrivati alle stesse conclusioni già nel mese di aprile. Complimenti sinceri. Io, fossi in lei, darei le dimissioni domani mattina, perché qui i casi sono due: nella migliore delle ipotesi, lei è un totale incompetente che non ha minimamente capito l’importanza della lettera che ha ricevuto (e in una situazione come quella attuale, questo è un lusso che in Italia non ci possiamo permettere); nella peggiore delle ipotesi, invece, lei è vittima di pressioni da parte delle case farmaceutiche, le quali ovviamente non sono minimamente interessate a trovare una cura per il virus, perché loro vogliono a tutti i costi vendere il vaccino, appena sarà pronto, a tutta la popolazione mondiale. Io ovviamente voglio credere che il suo caso sia il primo, ovvero che lei sia semplicemente un incompetente. Ma in ciascuno dei due casi è chiaro che lei debba dare le dimissioni al più presto. Spero davvero che migliaia di cittadini le scrivono, nei prossimi giorni, per chiederle di andarsene, esattamente come sto facendo io in questo momento con questo video.
    (Massimo Mazzucco, video-editoriale tratto da “Contro Tv” del 17 giugno 2020, pubblicato anche su YouTube e ripreso sul blog “Luogo Comune”).

    Ministro Speranza, faccio questo video per chiedere pubblicamente le sue dimissioni, in quanto lei si è dimostrato palesemente incompetente nello svolgere il ruolo che gli è stato assegnato nell’attuale governo. Il motivo è molto semplice: il 24 aprile 2020, ovvero quasi due mesi fa, lei ha ricevuto una lettera a lei personalmente indirizzata, firmata da oltre 30 medici e operatori del Sistema Sanitario. Questa lettera iniziava dicendo: «Onorevole ministro, le rivolgiamo questo appello poiché riteniamo importante richiamare la sua attenzione su alcune nostre considerazioni finalizzate ad un miglior contenimento o ad una possibile più rapida soluzione della patologia che colpisce i pazienti coinvolti nella pandemia Covid-19». Dopo le dovute premesse, la lettera diceva: «Questo appello è quindi volto a richiamare la sua attenzione sulla necessità di promuovere l’adozione tempestiva e precoce, all’inizio della sintomatologia respiratoria e sospetta, rispetto all’odierna prassi, di una semplice terapia antinfiammatoria efficace, come quella cortisonica a medio o alto dosaggio. I cortisonici rappresentano i farmaci antinfiammatori che, quando utilizzati, stanno dando ottimi risultati anche nella Covid-19 in base ai dati rilevati nei pazienti trattati e alle evidenze che le alleghiamo – e che, se lo riterrà opportuno, le mostreremo più in dettaglio».

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