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Archivio del Tag ‘finanza’

  • Noi, docili cretini cerebrolesi: avvelenati da cibo e farmaci

    Scritto il 01/9/13 • nella Categoria: idee • (4)

    Avvelenati per decenni dal cibo e dai farmaci, per costruire una società di automi. E’ la tesi di Roberto Marocchesi, basata su ricerche che studiano gli effetti neurologici dell’assunzione di sostanze chimiche contenute negli alimenti e nei medicinali. «Ci sono più di cinquemila specie di mammiferi sul pianeta, ma solo una di loro è “pazza”»: solo l’homo sapiens «volutamente avvelena pure i suoi figli, iniettando tossine e sostanze chimiche neurolesive nella maggior parte dei membri della specie». Mammiferi, uccelli, rettili e insetti hanno almeno cinque caratteristiche in comune: nessuno di loro mangia alimenti trasformati, assume farmaci, contamina la prole con vaccini tossici tenuti insieme da prodotti chimici nascosti, pratica l’agricoltura meccanizzata chimica e la monocoltura. E nessuno di loro, ovviamente, filtra la realtà in modo artificiale attraverso la Tv o Internet. L’uomo, invece, «la specie più folle del pianeta», s’impegna abitualmente in tutte e cinque queste cose, «avvelenando il corpo, la mente e i propri figli con metalli pesanti, pesticidi, mercurio, conservanti, farmaci che alterano la mente, solventi chimici, Ogm e deliri di programmazione mentale».

  • Lordon: la moneta salva-Europa che la sinistra non vuole

    Scritto il 31/8/13 • nella Categoria: idee • (8)

    La sinistra europea è direttamente responsabile del crimine contro la democrazia chiamato Eurozona, organizzato per conto delle élite che avevano un unico obiettivo: far sparire la sovranità popolare dal vecchio continente, precipitandolo in una crisi inaudita, in cui il lavoro scarseggia e i diritti diventano un lontano ricordo. E’ la conclusione cui perviene l’economista francese Frédéric Lordon, che indica una via d’uscita possibile: al posto dell’attuale “moneta unica”, per superare la crisi servirebbe una “moneta comune” europea, governata in modo sovrano dalle banche centrali nazionali e non convertibile all’esterno se non attraverso «una nuova Bce», che non avrebbe più potere in materia di politica monetaria, ma fungerebbe solo da “ufficio cambi” per le transazioni internazionali tra le nuove “euro-monete” e le altre valute mondiali, come il dollaro.

  • Così Obama disonora la memoria di Martin Luther King

    Scritto il 30/8/13 • nella Categoria: idee • (2)

    Le differenze tra Martin Luther King e Barack Obama non potrebbero essere più evidenti: «L’unica cosa che hanno in comune è il colore della pelle», sentenzia Tony Cartalucci, anche se «i canali d’informazione occidentali sono riusciti a tracciare delle linee di congiunzione tra queste due figure diametralmente opposte». Con la sua apparizione al Memoriale di Lincoln, secondo l’Associated Press l’attuale presidente Usa «era certo di rappresentare la realizzazione del sogno di centinaia di migliaia di persone che manifestarono lì nel lontano 1963», perché Obama «incarna il sogno e la lotta di King». Solo perché è nero, obietta Cartalucci, «o perché interpreta davvero quegli ideali di giustizia, uguaglianza e pace per cui Martin Luther King Jr. si è battuto durante tutta la sua vita e per i quali è morto?». Risposta: «Non esiste modo peggiore di offendere la memoria di Martin Luther King di quello di paragonarlo al presidente Obama, servo di un meccanismo che produce le più gravi disuguaglianze e ingiustizie sulla Terra, alimentato proprio da quegli “interessi corporativi” tanto avversati da King in tutta la sua vita e a causa dei quali probabilmente fu ucciso».

  • La danza della pace di quei soldati sull’orlo della guerra

    Scritto il 30/8/13 • nella Categoria: idee • (1)

    Ma gli americani che fanno? Quello che hanno sempre fatto: la guerra. «Ora dovremo dare una bella spazzolata alla Siria», diceva tempo fa un giovanotto, a cena ai tavoli di una pizzeria, in una città del nord. Indossava una tuta col tricolore e la scritta “Italia”. Era l’inizio del 2012: al film delle armi chimiche mancava ancora un anno e mezzo. Eppure, era come se il giovanotto lo conoscesse già: «Dovremo colpire la Siria – ripeteva, con aria grave – perché poi, lo sappiamo, ci aspetta lo scontro vero, quello con l’Iran». I commensali annuivano, attoniti, fingendo di capire: strana fiaba nera, ambientata in una geografia teoricamente prossima, mediterranea, eppure così remota e oscura, infestata di pericoli e di nemici incomprensibili. L’unico ambasciatore intellegibile, tra i misteri di quelle latitudini infide, era appunto il giovanotto con addosso la tuta militare – il solo volto amico momentaneamente a portata di mano. Con in tasca un messaggio chiarissimo e indiscutibile: guerra. Ma perché? Perché sì. Semplice: guerra contro il perfido dittatore Assad, come necessaria premessa per poi dare una lezione ai fanatici barbuti di Teheran.

  • Giulietto Chiesa: finito il consenso, useranno il terrore

    Scritto il 30/8/13 • nella Categoria: idee • (7)

    Democrazia e libertà civili furono gli strumenti culturali e istituzionali indispensabili per la costruzione del consenso. Il loro esercizio soddisfacente permise di controllare e conquistare non solo i ceti intermedi che venivano consolidandosi, ma anche settori decisivi delle classi lavoratrici. Il “welfare state” fu l’arma economica con cui le classi dominanti dell’Occidente si assicurarono il superamento indolore del “turning point” previsto da Karl Marx. Il risultato fu raggiunto. A fatica, certo, e attraverso lotte durissime, poiché le forze lavoratrici si erano nel frattempo dotate di strumenti di difesa: partiti, sindacati, società civile organizzata. La storia del XX secolo è stata, in Occidente, un continuo alternarsi di offensive e controffensive delle due classi principali. Quando la bilancia delle forze si spostò dalla parte dei subordinati, e per il Potere il pericolo divenne concreto, esso ricorse senza esitazione alla forza, al sangue, alla violenza.

  • Cantieri solo dal 2030: la Francia congela la Torino-Lione

    Scritto il 30/8/13 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    La Francia dice sì alla linea Tav Torino-Lione «ma allo stesso la congela, dilatando l’inizio dei lavori per la costruzione dell’opera al 2030». Sulla Gazzetta Ufficiale transalpina, segnala Andrea Mollica sul blog di Gad Lerner, è stato pubblicato un decreto che solo in apparenza sembra accelerare l’iter per il corridoio ferroviario italo-francese, fortemente avversato dalla ventennale opposizione della valle di Susa, ormai condivisa da larghi strati dell’opinione pubblica italiana: grande opera misteriosamente assurda, mai motivata in modo serio, giudicata completamente inutile dal punto di vista strategico e pericolosa per il suo impatto sull’ambiente e sulla salute, nonché sulle finanze pubbliche, a unico beneficio delle banche. Spacciata inizialmente come linea passeggeri, sul modello Tgv, la Torino-Lione è bocciata dai numeri: traffico inesistente. Convertita in linea per le merci, come doppione dell’attuale ferrovia valsusina Torino-Modane, il risultato non cambia: la linea storica è semi-deserta, segno evidente che Italia e Francia non hanno nessun bisogno di una nuova arteria, tantomeno dai costi stellari.

  • Revelli: sinistra fallita, s’è accodata al capitalismo in crisi

    Scritto il 29/8/13 • nella Categoria: idee • (2)

    Quello nato dopo la morte del Novecento è un mondo infinitamente più diseguale. Ed è un mondo che non offre alternative a se stesso. Sono queste le grandi sconfitte storiche della sinistra, ossia di una forza politica e culturale che possiede nel Dna il valore dell’eguaglianza e la capacità di immaginare un’alternativa allo stato di cose presente. La catastrofe del socialismo reale è parte della scomparsa della sinistra, che ne è stata paralizzata. Ma una sinistra che rinuncia a proporre un altrove cessa di essere sinistra. È nata proprio per quello. Accadde nel 1789 a Versailles, quando alla sinistra della presidenza dell’assemblea si schierarono coloro i quali erano contro il potere di veto del Re. Così cadde l’ultimo pilastro dell’Ancien Régime. Non c’è bisogno di alzare la ghigliottina. Basta un voto per sancire la fine di un ordine. E l’inizio di un altro.

  • E ora eccoci serviti, dopo settant’anni di quasi-democrazia

    Scritto il 28/8/13 • nella Categoria: idee • (2)

    Il 2 agosto 1980 è la data che viene segnata dalla peggior strage avvenuta in Italia dal secondo dopoguerra. Alla stazione di Bologna morirono 85 persone dilaniate da un ordigno collocato nella sala di seconda classe e furono oltre 200 i feriti. A tutt’oggi è rimasta inascoltata la domanda di verità che i parenti delle vittime e un’intera città chiedono con forza a uno Stato sordo e volutamente reticente. E ogni anno si rinnova questa richiesta, ritorna in piazza una protesta sacrosanta verso le autorità del momento, che tanto parlano ma nulla fanno. Il segreto di Stato rimane la pietra tombale su questa e altre vicende. Molto è stato detto e scritto su quella maledetta mattina, e non è qui mia intenzione entrare nel merito di questo specifico evento. Questo mio contributo intende piuttosto delineare un quadro generale e una traiettoria dalla “democrazia” e della politica italiana, condizionata da sempre dall’azione legale e criminale di poteri forti del tutto interni e ai posti di comando nella società italiana e in un contesto internazionale.

  • Chi teme il riarmo russo, la nostra vera speranza di pace

    Scritto il 27/8/13 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    L’orso russo è più forte e più potente di quanto sia mai stato, anche se la maggior parte degli americani non se ne rende conto, e crede ancora che la Russia sia quella “ex-superpotenza” quasi insignificante che era diventata alla fine della guerra fredda. A quei tempi la Russia di Eltsin era proprio un paese nel mezzo di un disastro economico: «Ebbi la possibilità di andare laggiù nei primi anni ’90 – racconta Michael Snyder – quando la valuta russa valeva così poco che ci scherzavo sopra, dicendo che con una banconota da 20 dollari avrei comprato il Cremlino». Ma la Russia ha “ruggito” di nuovo: da quando Vladimir Putin è diventato presidente, l’economia russa ha iniziato a crescere molto rapidamente. Oggi Mosca è una potenza economica «benedetta da una vera abbondanza di risorse naturali». Il debito pubblico in rapporto al Pil è irrilevante, anzi ogni anno si registra un avanzo commerciale. E inoltre (per nostra fortuna, checché ne pensi Snyder) la Federazione Russa dispone tuttora del secondo esercito più potente del pianeta.

  • Cari grillini, siamo sotto attacco: difendiamoci insieme

    Scritto il 26/8/13 • nella Categoria: idee • (6)

    Cari amici del “Movimento 5 Stelle”, siamo tutti sotto attacco. E’ un’offensiva scatenata dai “Masters of Universe” e ha per obiettivo la liquidazione di ogni forma di democrazia reale. Il loro portavoce, la Jp Morgan, ha scritto la dichiarazione di guerra il 28 maggio scorso dicendoci che le Costituzioni europee, quelle che ancora hanno una parvenza di democrazia, tra cui la nostra, devono essere epurate. In nome della governance, cioè del potere dei più forti, che ormai non hanno tempo da perdere con i Parlamenti. Finita l’era dell’abbondanza, alla quale ci hanno addestrati perché consumassimo in modo forsennato, comincia l’epoca dell’austerità. E l’austerità prevede l’imposizione. L’imposizione prevede la cancellazione delle conquiste sociali e dei diritti conquistati negli ultimi cento anni.

  • Si scrive debito, si legge euro: ma neppure Grillo ne parla

    Scritto il 26/8/13 • nella Categoria: segnalazioni • (6)

    «No, non vogliamo parlare dell’euro». Intervistato da “Bloomberg”, Beppe Grillo si rifiuta di denunciare il nemico numero uno della crisi italiana. Buio pesto, allora, se se nemmeno il “Movimento 5 Stelle” se la sente di parlare apertamente del problema-euro: «Dato che tutti i media, i sindacati, le associazioni di impresa e ovviamente i partiti non vogliono parlare dell’euro e che il capo del movimento alternativo non vuole parlare dell’euro, per ora bisogna puntare su qualcosa d’altro», prende nota il blog “Cobraf”. «Grillo oscilla sempre un poco, stando ai post del suo blog che ogni tanto fanno intravedere qualcosa di diverso, ma quando lo intervistano (solo stampa estera) ripete sempre che preferisce il default e non l’uscita dall’euro». Meglio restare nella trappola della Bce rinegoziando il debito, con «un default parziale dei titoli di Stato». L’unica chance dell’Italia? «E’ puntare sul crash per cambiare le cose. Cioè, fino al crash non si può fare molto. E solo dopo, la gente si sveglierà e il M5S andrà al governo».

  • Smith: dietro l’Egitto si legge l’inizio della fine del dollaro

    Scritto il 25/8/13 • nella Categoria: segnalazioni • (2)

    I fatti del Medio Oriente sono manipolati dall’élite mondiale, che spinge verso l’instabilità: un processo già in corso, come vediamo. E attenzione: solo in apparenza l’architettura della “primavera araba” riguarda l’area mediorientale. In realtà ha a che fare con l’intera struttura dell’economia globale: «Una crisi energetica potrebbe essere uno strumento efficace per cambiare questa struttura», sostiene Brandon Smith. E quindi: «Un crollo in Medio Oriente potrebbe fornire l’occasione perfetta e la copertura per un grande cambiamento nel paradigma globale». Tuttavia, qualsiasi passo politico di questa portata richiede che, prima, si sia creata «una atmosfera economica adeguata». Tradotto: «Se vogliamo capire le prossime tendenze di una società, dobbiamo prendere in considerazione che esiste una manipolazione esterna: dobbiamo guardare a come ogni evento economico si muova parallelamente con gli eventi politici, e dobbiamo intuire come questi eventi possano avere effetti sulla globalizzazione nel suo complesso».

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