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Archivio del Tag ‘genetica’

  • Matt Martini: sabotiamo il Green Pass, siamo tantissimi

    Scritto il 20/9/21 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Resistenza a oltranza, contro il Green Pass. Quello del governo ha l’aria di essere un drammatico bluff: le autorità non avranno la forza di reprimere milioni di lavoratori. Inoltre, il governo mente: se avesse davvero sottoposto alla campagna di inoculo genico tutti gli italiani che sostiene di aver “marchiato”, che motivo avrebbe per rincorrere i lavoratori con il ricatto della vessazione obbligatoria, pena la perdita dell’impiego? La verità è un’altra: i “non greenpassati” sono tantissimi, molto più numerosi di quanto non si creda. Ecco perché, se oggi terranno duro, sarà l’esecutivo di Mario Draghi a dover rivedere i suoi piani. Lo sostiene Matt Martini, uno dei conduttori (insieme a Tom Bosco e Nicola Bizzi) della trasmissione web-streaming “L’Orizzonte degli Eventi”. Chimico farmaceutico, il dottor Martini è anche co-autore dell’esplosivo saggio “Operazione Corona”, pubblicato da Aurora Boreale. Regolarmente “bannato” da Facebook a causa delle sue ripetute e circostanziate denunce, oggi Martini rivolge un appello preciso: disobbedienza civile, per sabotare l’inaudita campagna di digitalizzazione di massa, truccata da adempimento sanitario.
    «In questi giorni – premette Martini – stiamo vivendo il “Dilemma del Prigioniero”, ben noto in logica e teoria dei giochi». Vecchio trucco: incarcero due persone e le incoraggio alla reciproca delazione, mettendole l’una contro l’altra. Ogni detenuto è isolato nella sua cella, quindi non sa come si comporterà il compagno di sventura: terrà duro o lo denuncerà, per riottenere in cambio la libertà? «Molti non sanno se piegarsi alle minacce governative di essere sospesi dal lavoro, oppure se conservare salute, dignità e sovranità sul proprio corpo», ammette Matt Mattini. «Eppure – dice – io consiglio questa scommessa: non cedete e non vaccinatevi; e possibilmente, soprattutto se lavorate nel privato, non attivate l’identità digitale (gp), o almeno valutate la linea politica della vostra azienda». Secondo Martini, «i controlli saranno pochissimi: non possono sorvegliare 23 milioni di lavoratori! E certo non può farlo la farraginosa burocrazia italiana». Le sanzioni, inoltre, sono appellabili: «E prima si finisce davanti alla Corte Costituzionale, oppure davanti ai tribunali europei, e meglio sarà per tutti».
    Martini si augura che siano in molti, a sottrarsi all’obbligo (difficilmente compatibile col dettato costituzionale, secondo svariati giuristi, e dunque destinato probabilmente a non durare a lungo). Certo, proprio la gabbia psicologica del “Dilemma del Prigioniero” potrebbe spingere tanti a rassegnarsi: «Temo che molti, presi dal nero pessimismo che ci viene conculato dai disfattisti e dalle Cassandre (“hanno vinto”, “fanno di noi quello che vogliono”), sceglieranno di piegarsi, perché temono di essere gli unici, a resistere». Matteo Martini ribalta questo punto di vista: «Chi si lascia condizionare dal pessimismo dimentica due cose. Primo: il ruolo importantissimo dell’esempio che ciascuno può dare. Secondo: il fatto che 23 milioni di lavoratori non “greenpassati” sono ancora in grado di mettere in ginocchio il paese. Come? Non accettando questa cosa e rinunciando anche solo a poche settimane di stipendio. Basterebbe che a resistere fosse un 20% della forza lavoro, pubblica e privata, e il governo sarebbe costretto a una ignominiosa marcia indietro». Utopia? No: «In Australia lo stanno facendo. Fatelo!».
    Insiste Martini: «Se non avete il coraggio di andare fino in fondo, almeno prendete tempo, mettetevi di traverso». In altre parole: «Aspettate di vedere qualche giorno oltre il 15 ottobre, e nel frattempo create rete con altri lavoratori resistenti. Provate». Per l’analista, si tratta di fare «la scommessa contraria a quello che la guerra psicologica giornalistico-governativa e le geremiadi dei disfattisti vi spingono a fare». Non pensiate di essere soli, aggiunge Martini nel suo appello: «Non lo siete». E spiega: «Se il numero dei “vaccinati” fosse davvero il 60% e oltre sbandierato dal governo, non avrebbero bisogno di colpire 23 milioni di laboratori». Insiste Martini: «Siete moltissimi, e non avete idea di quante persone, in privato, ci scrivano: persone che magari in pubblico si vergognano, o hanno paura di esporsi». Conclude Martini: «Resistete, o almeno prendete tempo. Se non riescono a piegarci dovranno ritirare queste disposizioni, ma questo richiede solo una cosa: non collaborare. Invito tutti alla disobbedienza civile e all’esempio della lotta di Gandhi, che ha piegato l’impero britannico, ben più brutale di un ducetto con la casa in Umbria».

    Resistenza a oltranza, contro il Green Pass, e li costringeremo a cedere. Quello del governo ha l’aria di essere un drammatico bluff: le autorità non avranno la forza di reprimere milioni di lavoratori. Inoltre, il governo mente: se avesse davvero sottoposto alla campagna di inoculo genico tutti gli italiani che sostiene di aver “marchiato”, che motivo avrebbe per rincorrere i lavoratori con il ricatto della vessazione obbligatoria, pena la perdita dell’impiego? La verità è un’altra: i “non greenpassati” sono tantissimi, molto più numerosi di quanto non si creda. Ecco perché, se oggi terranno duro, sarà l’esecutivo di Mario Draghi a dover rivedere i suoi piani. Lo sostiene Matt Martini, uno dei conduttori (insieme a Tom Bosco e Nicola Bizzi) della trasmissione web-streaming “L’Orizzonte degli Eventi”. Chimico farmaceutico, il dottor Martini è anche co-autore dell’esplosivo saggio “Operazione Corona”, pubblicato da Aurora Boreale. Regolarmente “bannato” da Facebook a causa delle sue ripetute e circostanziate denunce, oggi Martini rivolge un appello preciso: disobbedienza civile, per sabotare l’inaudita campagna di digitalizzazione di massa, truccata da adempimento sanitario.

  • Nanochip: pilotarvi il cervello con una semplice iniezione

    Scritto il 20/9/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Nanorobot inseriti nel corpo con una semplice iniezione, per arrivare a condizionarci a distanza pilotandoci il cervello e i pensieri? Sono incubi: quelli su cui insistono in modo ossessivo i cosiddetti complottisti, bollati come paranoici. La notizia? Certi incubi fanno già parte della realtà. Lo ricorda il sito “Database Italia”, che propone un video nel quale si collegano tante tessere di un puzzle che, a quanto pare, si va componendo sotto i nostri occhi, giorno per giorno. «Questa Quarta Rivoluzione Industriale non vuole cambiare ciò che fai: vuole cambiare te», premette in modo esplicito Klaus Schwab, pontefice massimo di Davos. «Se ti fai modificare geneticamente, per esempio, sei tu che sei cambiato: e questo ha un grande impatto sulla tua identità». Vorrebbe dire cambiare quello che intendiamo per umano? «Sì, esatto». Immediato il sospetto: ha qualcosa ha che fare, tutto questo, con i “vaccini genici” ossessivamente imposti con il pretesto della sindrome Covid? Per intenderci: sono i preparati sperimentali a contenuto magnetico che contengono l’ossido di grafene. Quelli che in Italia sono obbligatori, in cambio della libertà condizionata.
    Il video si sofferma sulla celebrazione che Vittorio Colao, oggi ministro di Draghi, offre del favoloso 5G: il wireless di quinta generazione (installato a tappeto durante il lockdown 2020) permette di portare sotto gli 8-9 millisecondi il cosiddetto “effetto-latenza”, accelerando in modo esponenziale la trasmissione di un segnale. «Questo vuol dire che si potrà collegare tutto, oggetti e robot, e avere una remotizzazione di tutti i controlli». Porte elettriche, auto che guidano da sole “vedendo” la strada. E anche «sistemi medici, per avere in tempo reale le condizioni di una persona». E magari, aggiunge Colao, si potrà «iniettare o rilasciare una sostanza medica che è necessaria per la salute». E si potrà fare tutto in remoto, quasi istantaneamente. Ma come somministrare una sostanza da remoto con la tecnologia 5G senza ricorrere a medici, infermieri e siringhe? E poi, quale sostanza? La risposta viene da Roberto Cingolani, anch’esso ministro dell’esecutivo di Draghi. «Possiamo fare un robot che lavora dentro il corpo umano», premette: «Un anticorpo artificiale, sostanzialmente: qualcosa che faccia la cosidetta “theranostic”», cioè terapia e diagnostica fuse insieme.
    Cingolani parla di «un oggetto intelligente, molto piccolo, che è in grado di viaggiare nel corpo umano, trovare la cellula malata, “sedercisi” sopra e rilasciare in quella sede il medicinale che serve (o addirittura, trascrivere la correzione alla sequenza genetica che ci interessa)». C’è un’ambizione infinita, ammette Cingolani, dietro questa tecnologia. «Oggi, per fare queste cose si usano dei nano-componenti che hanno la grandezza di qualche decina di nanometri». Normalmente, un nanometro è grande come 3 atomi in fila: un oggetto che misura 10 nanometri ha un diametro pari a quello di 30 atomi. «Sono dei piccoli magneti, o molecole chiamate “dendrimeri”. Possono anche essere dei liposomi, un po’ più grossi». Eminente fisico, fino a ieri coinvolto in ricerche all’avanguardia, Cingolani descrive il tipo di vettore impiegato: «Noi lavoriamo con quelli magnetici, molto piccoli». Grazie a una particolare procedura biochimica, «attorno alla particella magnetica si installa una spugnetta di polimeri, che sono sensibili alle variazioni di pH o della temperatura».
    Proprio i polimeri «assorbono il medicinale e lo rilasciano, quando necessario». E intorno alla “spugnetta” di polimeri, aggiunge Cingolani, ci sono poi delle bio-molecole che servono a riconoscere la specifica malattia che stiamo cercando. «Tutto questo soggetto misura 100 nanometri: il sistema immunitario non lo vede, quindi è in grado di penetrare la maggior parte delle barriere cellulari, anche quelle encefaliche». Funziona così: il dispositivo ultrapiccolo «va in giro, trova la malattia». Nel frattempo, «siccome è magnetico, rilascia anche un segnale, come quello della risonanza magnetica: quindi ci consente di vedere dov’è la cellula malata». E dato che normalmente attorno alle cellule malate c’è qualche parametro sballato (tipicamente il pH), l’intruso – che è sensibile al pH – apre la “spugnetta” e rilascia il medicinale. «Possono essere anche medicinali multi-stadio, come per i cicli successivi della chemioterapia». Attenzione al passaggio chiave: «Se ho un campo magnetico oscillante, all’esterno, posso alzare la temperatura di una ventina di gradi centigradi, generando ipertermia locale», visto che il dispositivo è un “super-para-magnetico”.
    Spiega ancora Cingolani: «E’ la cosa più simile a un anticorpo intelligente di tipo artificiale, robotico. E si comincia a mettere questa roba in vivo, per capire come funziona». Dunque: «Fascendo oscillare una radiofrequenza esterna, la temperatura si alza: strutture di questo tipo (50 nanometri) sono i cosiddetti “quantum cubes”, cubetti quantistici di ossidi di ferro, che possono alzare la temperatura oltre i 50 gradi». Capito? «Non c’è cellula che resista, a queste temperature: quindi sono dei “bruciatori locali” estremamente piccoli». A questo punto, il video propone testimonianze di persone rimaste colpite da reazioni avverse dopo l’inoculo del siero sperimentale anti-Covid: lamentano bruciori interni diffusi e la sensazione di avere la testa in fiamme. Colpa dei “quantum cubes” forse presenti nei preparati in distribuzione? E poi: i nanocristalli di ossido magnetico possono davvero essere introdotti nel corpo umano con la somministrazione di farmaci, sfruttando i nanosistemi? C’è chi se ne sta occupando, si apprende: e non da oggi.
    A “Report” (RaiTre) lo stesso Sigfrido Ranucci spiega: «A sviluppare progetti per garantire un monitoraggio dell’attività cerebrale, potenziando la Brain Computer Interface attraverso chip impiantabili nel cervello, ci sono multinazionali del calibro di Facebook, i cui progetti però sono segreti. L’altra grande corporation interessata ai chip nel cervello è Neuralink, di proprietà di Elon Musk, il fondatore di Tesla che progetta di portare l’uomo su Marte». Anche i progetti si Neuralink sono segreti. Ma, stando a quanto ha dichiarato lo stesso Musk, l’obiettivo è trovare il modo per integrare l’intelligenza artificiale col cervello umano. «Noi siamo già dei cyborg: praticamente abbiamo dei superpoteri grazie al computer o allo smartphone. Ma per unirci in modo davvero simbiotico all’intelligenza artificiale – sostiene Musk – serve un interfaccia con il cervello, un collegamento diretto tra cervello e computer».
    Aggiunge: «Io penso che la soluzione migliore sia avere, all’interno del cervello, un livello di intelligenza artificiale che operi simbioticamente con te, proprio come fa il tuo cervello biologico». Precisa Mister Tesla: «Non c’è bisogno di un intervento chirurgico: puoi iniettarlo nelle vene attraverso il sangue o direttamente nella giugulare; da lì arriva velocemente ai neuroni». Dal Wyss Center di Ginevra, a suonare l’allarme è Niels Birbaumer, luminare delle neuroscienze, uno dei pionieri della Brain Computer Interface in Europa in ambito terapeutico. «Si possono usare queste tecniche anche nelle persone sane, per aumentare le loro performance, le attività, i pensieri. Certamente può essere un grande business. Ma – avverte lo scienziato – non ne conosciamo le conseguenze negative: possono essere drammatiche, perché non abbiamo nessuna idea di cosa cambia, nel cervello, se vi ho impiantato tanti elettrodi. Può cambiare in modo permanente la nostra personalità, con queste cose».
    Sembra la trama di un film distopico, ammette “Report”. E invece «stiamo parlando di scenari che stanno concretamente prendendo corpo». Ecco il punto: «Riuscire a indurre determinati pensieri nel cervello umano: è il progetto a cui stanno lavorando centinaia di ricercatori, in tutto il mondo, tra cui anche quelli dell’Iit di Genova, che però lo fanno solo a scopo terapeutico». Uno di loro, Stefano Panzeri, racconta: quando questa tecnologia sarà sviluppata in maniera sicura e completa, potrà anche restuituire la vista ai ciechi e l’udito ai sordi, sostituendo le funzioni degli occhi e delle orecchie. Più a lungo termine, aggiunge Panzeri, questa tecnologia «può essere però pensata anche come uno strumento per manipolare le capacità cognitive della persona». Obiettivo della sperimentazione in corso, da anni: attivare i neuroni dall’esterno. E quindi condizionare i pensieri che il cervello produce.
    Come funziona? Proprio nel modo esposto da Cingolani: «Si introducono con delle tecniche genetiche dei piccoli “interruttori”, delle proteine, che possono attivare (accendere o spegnere) il neurone, inviando un piccolo fascio di luce. In questo modo, si induce il neurone a dire quello che noi vogliamo fargli dire», chiarisce Panzeri. In altre parole: «La persona vedrà quello che vogliamo che veda. Si genera quindi una sensazione virtuale, dove l’oggetto rappresentato non c’è». Vale a dire: si può far percepire come reale un’immagine, una sensazione, un’esperienza che è solo virtuale. Gli esperimenti – iniziati diversi anni fa – hanno già avuto esito positivo su cavie non umane, precisa il video, le cui immagini si riferiscono al periodo in cui Colao e Cingolani non erano ancora ministri. La situazione è pericolosissima, avverte Niels Birbaumer: «Speriamo che la politica di regolamentazione (in primo luogo la Fda, negli Usa) blocchi questo lavoro». Aggiunge lo scienziato: «Secondo me, la tecnologia del Brain Computer Interface è molto più pericolosa di quella della bomba atomica».
    Domande: esiste una correlazione tra 5G, vaccini sperimentali Covid e ossido di nanocristalli come il grafene, la cui presenza è stata rilevata in alcuni preparati sperimetali oggi presentati come “vaccini”? «Il grafene – riassume il video pubblicato su “Database Italia” – è il materiale che, insieme al 5G, potrà influenzare la vita degli esseri umani». Notizia: «L’Ue ha appena investito un miliardo di euro, per la ricerca sul grafene nei prossimi dieci anni». Lavori in corso: «Sono già stati depositati 2 brevetti per l’uso del grafene in campo medico. E una pubblicazione medica del 2016 (riportata da “PubMed”) mostra che il grafene è stato dichiarato e usato come nuovo coadiuvante nei vaccini. Sebbene la Tv non lo dica, infatti, uno studio eseguito da ricercatori internazionali ha riscontrato nei vaccini Covid-19 proprio l’ossido di grafene». Ma cos’è, esattamente? «Il grafene è un conduttore, ma non resta permanente nel corpo umano: può essere espulso. E questo spiega il motivo delle dosi multiple del vaccino, con richiami ogni 6 mesi». Secondo gli autori del video, «il richiamo non è finalizzato a immunizzare dal virus. L’obiettivo è mantenere una corretta percentuale di grafene nel corpo umano, necessaria per interagire con le frequenze elettromagnetiche esterne, come quelle del 5G».
    Sempre per gli autori del video, «il fine ultimo è imporre in tutta l’Unione Europea l’uso del Green Pass da telefono (che attualmente è gestito dal fisco, non dal ministero della sanità) e sta raccogliendo tutti i dati personali di chi è stato “ingannato”». Un’opinione politica esplicita. E una previsione: «Il Green Pass, poco a poco, assimilerà le stesse funzioni del passaporto, della carta d’identità, della patente di guida, del conto corrente e della moneta, che sarà solo digitale. Il passo finale: sostituire il Green Pass con un chip da impiantare sottopelle a tutti i cittadini Ue, come si fa con i cani e le mucche. Questo processo avverrà entro il 2030». Oggi i governi vietano certe pratiche, diceva Ranucci, tempo fa. «Ma domani? Se qualcuno riuscisse a condizionare le scelte politiche?». Magari proprio “remotando” i cervelli? «La storia di Cambridge Analytica ci spiega che è possibile: gran parte dei seguaci del transumanesimo vive nella Silicon Valley, e alcuni di loro occupano dei ruoli ai vertici di quelle aziende che stanno investendo su tecnologia, web e genetica. E se nessuno mette un freno – si interroga Ranucci – saranno in grado di dettare l’agenda dell’evoluzione umana?».

    Nanorobot inseriti nel corpo con una semplice iniezione, per arrivare a condizionarci a distanza pilotandoci il cervello e i pensieri? Sono incubi: quelli su cui insistono in modo ossessivo i cosiddetti complottisti, bollati come paranoici. La notizia? Certi incubi fanno già parte della realtà. Lo ricorda il sito “Database Italia”, che propone un video nel quale si collegano tante tessere di un puzzle che, a quanto pare, si va componendo sotto i nostri occhi, giorno per giorno. «Questa Quarta Rivoluzione Industriale non vuole cambiare ciò che fai: vuole cambiare te», premette in modo esplicito Klaus Schwab, pontefice massimo di Davos. «Se ti fai modificare geneticamente, per esempio, sei tu che sei cambiato: e questo ha un grande impatto sulla tua identità». Vorrebbe dire cambiare quello che intendiamo per umano? «Sì, esatto». Immediato il sospetto: ha qualcosa a che fare, tutto questo, con i “vaccini genici” ossessivamente imposti con il pretesto della sindrome Covid? Per intenderci: sono i preparati sperimentali a contenuto magnetico che includono l’ossido di grafene. Quelli che in Italia sono obbligatori, in cambio della libertà condizionata.

  • Perché il diavolo ha questa gran fretta di finire il lavoro

    Scritto il 18/9/21 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Se ti rubo il tempo, è per impedirti di ragionare: sta proprio nella velocità, la destrezza del baro. Solo che stavolta non si tratta del gioco delle tre carte: è come se ce ne fosse una quarta, rimasta coperta, che potrà uscire dal suo nascondiglio solo domani, quando sarà ormai troppo tardi. “Una fretta del diavolo”, si dice, non a caso. Una gran fretta: agire adesso, subito, bruciando tutti sul tempo. Prima che capiscano, prima che si accorgano di quello che sta davvero succedendo. Prima che si rendano conto della reale destinazione del convoglio sul quale stanno salendo, a mandrie, mentre l’altoparlante alla stazione gracchia qualcosa che oscilla tra il rassicurante e l’inquietante, in una babele organizzata in modo formidabile, da un anno e mezzo a questa parte. E’ la marcia trionfale della menzogna, oggi completata dal suo corollario naturale: la coercizione non più temporanea, ma permanente. Della serie: c’era una volta la fiaba dei diritti umani, nel paese dei sognatori che amavano parlare di libertà e democrazia.
    L’Agenda procede a spron battuto: si è letteramente messa a volare, da quando a Palazzo Chigi è piombato l’Eletto. La sua missione, ormai evidente: accelerare l’attuazione dell’Agenda, usando come alibi l’economia da risollevare (operazione per quale – è sottinteso – occorre prima sgombrare il campo dallo sciaguratissimo inciampo della cosiddetta crisi pandemica). A mali estremi, estremi rimedi: tutto giusto, se lo spettacolo corrispondesse alla realtà. Come sappiamo, invece, il male sanitario non è affatto estremo. E’ un male curabilissimo, come tanti altri. Per renderlo incurabile basta proibire prima le autopsie e poi le terapie e i relativi farmaci. Basta scoraggiare i medici minacciando di radiarli, e il gioco è fatto: qualcuno, prima o poi, penzolerà da una corda. I media collaborano, con un zelo da impero asiatico medievale: chi manifesta dubbi è cestinato come mentecatto, mentre i salotti televisivi sono ancora affollati di parole maleodoranti. E nessuno – nessuno – chiede mai conto delle terapie negate: un crimine “necessario”, un anno fa, per autorizzare in emergenza il siero universale dell’Agenda.
    Gli ordini sono chiari: chiudere, restringere, costringere. Anche gettando la maschera, finalmente, facendo la faccia feroce. Anche ricorrendo al ricatto più brutale, visti i successi della campagna di digitalizzazione forzata, truccata da incombenza sanitaria. Come sempre, le operazioni di macelleria non riescono benissimo: trapelano informazioni, si odono muggiti preoccupanti, emergono numeri da strage silenziosa. Si può ridere in faccia fin che si vuole, a chi parla di grafene e di nano-chip, ma non si ottiene niente: se prima non si racconta la verità, o almeno non si ammette che di chiaro, in tutta questa storia, non c’è proprio nulla. Ah, quelli della Terra Piatta. Quelli delle Scie Chimiche (che prima del duemila non esistevano, e la cui presenza oggi non spiega – seriamente – nessuno). Un dialogo tra sordi? Naturalmente, inevitabilmente: la sensazione è che l’umanità si stia dividendo. Speciazione: tra gli uni e gli altri si va ormai scavando un canyon invalicabile, una distanza forse irrecuperabile. Se oggi non mi dici la verità, tutta la verità, io di te non mi fiderò mai più.
    Tradotto: non ti ascolterò, non ti voterò, non ti leggerò. Era quello che qualcuno voleva, fin dall’inizio? Si puntava all’estremizzazione delle posizioni che poi finisce sempre per nuocere, alle vittime? D’altro canto, a proposito di estremismo: che cosa hanno propinato, i governi, negli ultimi venti mesi? Menzogne e restrizioni, censure, divieti, obblighi disonesti e fraudolenti, calunnie, violenze e barzellette spacciate per scientifiche. Stanno arrivando, a grandi passi, esattamente dove volevano: cioè al pieno dominio su masse largamente spaventate, disinformate e depistate dalla verità. Milioni di persone isolate, rese diffidenti e raggirate senza pietà, con un cinismo favoloso. A migliaia, addirittura, messe in pericolo di vita: lasciate marcire nella paura e nella malattia. Ieri rinchiuse in casa, oggi imprigionate dentro un passaporto alieno, anomalo e mostruoso: quello dell’Agenda. Il tragico lasciapassare (antichissimo, feudale) per poter tornare ad accedere a una parvenza di normalità, sia pure strettamente sorvegliata.
    A chi paventa i rischi della cibernetica applicata al corpo umano, evocando un destino da organismi geneticamente modificati, magari pilotabili a distanza, forse vale la pena ricordare che tutti i Racconti delle Origini, compreso quello biblico, parlano – secondo i più recenti esegeti – della nostra comparsa sulla Terra esattamente nella veste di Ogm, di super-scimmie improvvisamente evolutesi attraverso procedure di clonazione. Non è un caso, probabilmente, che sia proprio la genetica il vero campo di gioco del siero dell’Agenda. Né che parlino quasi solo di genetica, e con la massima disinvoltura, personaggi come Mark Zuckerberg ed Elon Musk, custodi di sofisticati progetti (tenuti segreti, per ora) sulle possibili interazioni tra cervello umano e intelligenza artificiale. Nanocristalli di ossido magnetico per monitorare “da remoto” l’attività cerebrale, realizzando una perfetta simbiosi uomo-macchina? La chiamano Brain Computer Interface. Roberto Cingolani, oggi ministro, è un fan dichiarato dei “quantum cubes”. Letteralmente: un nano-robot che lavora dentro l’organismo umano, come fosse un anticorpo artificiale.
    Pigola il povero Salvini: l’Italia sarebbe il primo paese, in Europa, a imporre l’aberrazione del lasciapassare. Poi però smette di lamentarsi, il leghista, perché deve correre a seguire la fondamentale campagna elettorale per le amministrative (roba seria, finalmente). Dall’alto del suo palazzo, l’Eletto non fa una piega: è qui per eseguire i dettami dell’Agenda. Di lui si racconterà che avrà fatto miracoli – in campo economico – esorcizzando il fantasma dell’austerity, cioè il grande alibi del ciclo precedente, insieme al suo gemello sanguinoso (il terrorismo). Mezzi ormai superati, da quando sul pianeta ha fatto irruzione, in prima classe e con precedenza assoluta, sua maestà il presunto virus. Presunto, certo: solo sequenziato al computer, mai isolato biologicamente in laboratorio. Ma niente paura: per le spiegazioni sono disponibili Galli e Crisanti, Cartabellotta, Burioni, Pregliasco, Bassetti e tutti gli altri autorevolissimi scienziati che hanno illuminato gli italiani in tutti questi mesi, convalidando le scelte responsabili del valoroso ministro della salute. E adesso, eccoci all’ultimo giro di valzer: mettersi in fila, tutti. Ma subito, di corsa: da metà ottobre. Come se il diavolo, improvvisamente, avesse davvero una gran fretta.

    Se ti rubo il tempo, è per impedirti di ragionare: sta proprio nella velocità, la destrezza del baro. Solo che stavolta non si tratta del gioco delle tre carte: è come se ce ne fosse una quarta, rimasta coperta, che potrà uscire dal suo nascondiglio solo domani, quando sarà ormai troppo tardi. “Una fretta del diavolo”, si dice, non a caso. Una gran fretta: agire adesso, subito, bruciando tutti sul tempo. Prima che capiscano, prima che si accorgano di quello che sta davvero succedendo. Prima che si rendano conto della reale destinazione del convoglio sul quale stanno salendo, a mandrie, mentre l’altoparlante alla stazione gracchia qualcosa che oscilla tra il rassicurante e l’inquietante, in una babele organizzata in modo formidabile, da un anno e mezzo a questa parte. E’ la marcia trionfale della menzogna, oggi completata dal suo corollario naturale: la coercizione non più temporanea, ma permanente. Della serie: c’era una volta la fiaba dei diritti umani, nel paese dei sognatori che amavano parlare di libertà e democrazia.

  • Carcere, se si nega ancora la pericolosità del wireless 5G

    Scritto il 16/9/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Osi negare che il wireless 5G possa essere dannoso, per l’organismo? Peggio per te: ti farai 6 mesi di carcere o, a scelta, sborserai 250.000 euro di multa. E’ la pena comminata in Germania, a inizio anno, a un noto propagandista del 5G: il professor Alexander Lerchl, biologo dell’università di Brema. «Da oltre un decennio – ricorda Maurizio Martucci su “Oasi Sana” – il docente continuava a negare sia il nesso causale dell’insorgenza cancerogena che la possibile rottura del Dna dovuta all’esposizione cronica da radiofrequenze non ionizzanti, le stesse del 5G e di tutti gli altri standard wireless». Per questo è stato condannato: pena replicabile, si legge nella sentenza, ad ogni eventuale reiterazione del reato. «Con questa storico e inedito pronunciamento – osserva Martucci – i giudici tedeschi hanno praticamente messo una pietra tombale sul “neagazionismo del danno”, spostando ora la questione della moratoria 5G: dal blando “principio di precauzione” al più evidente “principio di prevenzione”».
    Naturalmente, in Italia, di 5G è praticamente vietato parlare: chi è vicino al potere si mette a ridere, appena qualcuno accenna alle diffuse preoccupazioni per il wireless di quinta generazione, che si è fatto strada in modo particolarmente subdolo. Proprio per agevolare l’installazione della rete 5G sarebbero stati rasi al suolo decine di migliaia di grandi alberi, nei centri abitati della penisola. E lo stesso governo inglese, come documentato da Massimo Mazzucco, ha ammesso la correlazione: le fronde degli alberi (ricche di acqua) frenano la trasmissione del segnale, assorbendo le onde. In una sconcertante intervista realizzata da Red Ronnie, un prestigioso medico come Massimo Melelli Roia ha ricordato che, durante il lockdown 2020, gli unici “lavori in corso” erano quelli – semi-clandestini, anche notturni – per l’installazione delle antenne 5G. Il dottor Roia è fra quanti temono danni incalcolabili, anche neurologici, da ogni tipo di rete wireless.
    Vari scienziati – ricorda Melelli Roia – parlano addirittura del rischio di estinzione dell’umanità, nell’arco di sole 5 generazioni, a causa dell’infertilità maschile che potrebbe essere indotta dalle emissioni d’onda, capaci di manomettere il nostro assetto genetico. Se in Germania a finire nei guai è stato un personaggio come Lerchl, è la stessa autorità pubblica, in materia (l’Icnirp, un ente privato con sede a Monaco) a negare tuttora che il 5G possa rappresentare un pericolo. La corte di Brema ha condannato Lerchl anche per aver falsificato il materiale esibito, nel tentativo di dimostrare l’innocuità del nuovo wireless. Nulla che sfiori il governo italiano, dove è presente un super-tecnocrate come Vittorio Colao, massimo “profeta” del 5G nel Belpaese. Sul wireless di quinta generazione, del resto, si basano le proiezioni del Grande Reset di Davos, adottate dal Green New Deal dell’Unione Europea. Avanti tutta, verso quello che – insieme alla campagna “vaccinale” – ha l’aria di poter essere il peggior attentato alla salute pubblica nella nostra storia?Osi negare che il wireless 5G possa essere dannoso, per l’organismo? Peggio per te: ti farai 6 mesi di carcere o, a scelta, sborserai 250.000 euro di multa. E’ la pena comminata in Germania, a inizio anno, a un noto propagandista del 5G: il professor Alexander Lerchl, biologo dell’università di Brema. «Da oltre un decennio – ricorda Maurizio Martucci su “Oasi Sana” – il docente continuava a negare sia il nesso causale dell’insorgenza cancerogena che la possibile rottura del Dna dovuta all’esposizione cronica da radiofrequenze non ionizzanti, le stesse del 5G e di tutti gli altri standard wireless». Per questo è stato condannato: pena replicabile, si legge nella sentenza, ad ogni eventuale reiterazione del reato. «Con questa storico e inedito pronunciamento – osserva Martucci – i giudici tedeschi hanno praticamente messo una pietra tombale sul “neagazionismo del danno”, spostando ora la questione della moratoria 5G: dal blando “principio di precauzione” al più evidente “principio di prevenzione”».
    Naturalmente, in Italia, di 5G è praticamente vietato parlare: chi è vicino al potere si mette a ridere, appena qualcuno accenna alle diffuse preoccupazioni per il wireless di quinta generazione, che si è fatto strada in modo particolarmente subdolo. Proprio per agevolare l’installazione della rete 5G sarebbero stati rasi al suolo decine di migliaia di grandi alberi, nei centri abitati della penisola. E lo stesso governo inglese, come documentato da Massimo Mazzucco, ha ammesso la correlazione: le fronde degli alberi (ricche di acqua) frenano la trasmissione del segnale, assorbendo le onde. In una sconcertante intervista realizzata da Red Ronnie, un prestigioso medico come Massimo Melelli Roia ha ricordato che, durante il lockdown 2020, gli unici “lavori in corso” erano quelli – semi-clandestini, anche notturni – per l’installazione delle antenne 5G. Il dottor Roia è fra quanti temono danni incalcolabili, anche neurologici, da ogni tipo di rete wireless.
    Vari scienziati – ricorda Melelli Roia – parlano addirittura del rischio di estinzione dell’umanità, nell’arco di sole 5 generazioni, a causa dell’infertilità maschile che potrebbe essere indotta dalle emissioni d’onda, capaci di manomettere il nostro assetto genetico. Se in Germania a finire nei guai è stato un personaggio come Lerchl, è la stessa autorità pubblica, in materia (l’Icnirp, un ente privato con sede a Monaco) a negare tuttora che il 5G possa rappresentare un pericolo. La corte di Brema ha condannato Lerchl anche per aver falsificato il materiale esibito, nel tentativo di dimostrare l’innocuità del nuovo wireless. Nulla che sfiori il governo italiano, dove è presente un super-tecnocrate come Vittorio Colao, massimo “profeta” del 5G nel Belpaese. Sul wireless di quinta generazione, del resto, si basano le proiezioni del Grande Reset di Davos, adottate dal Green New Deal dell’Unione Europea. Avanti tutta, verso quello che – insieme alla campagna “vaccinale” – ha l’aria di poter essere il peggior attentato alla salute pubblica nella nostra storia?

    Osi negare che il wireless 5G possa essere dannoso, per l’organismo? Peggio per te: ti farai 6 mesi di carcere o, a scelta, sborserai 250.000 euro di multa. E’ la pena comminata in Germania, a inizio anno, a un noto propagandista del 5G: il professor Alexander Lerchl, biologo dell’università di Brema. «Da oltre un decennio – ricorda Maurizio Martucci su “Oasi Sana” – il docente continuava a negare sia il nesso causale dell’insorgenza cancerogena che la possibile rottura del Dna dovuta all’esposizione cronica da radiofrequenze non ionizzanti, le stesse del 5G e di tutti gli altri standard wireless». Per questo è stato condannato: pena replicabile, si legge nella sentenza, ad ogni eventuale reiterazione del reato. «Con questa storico e inedito pronunciamento – osserva Martucci – i giudici tedeschi hanno praticamente messo una pietra tombale sul “neagazionismo del danno”, spostando ora la questione della moratoria 5G: dal blando “principio di precauzione” al più evidente “principio di prevenzione”».

  • La nostra paura è il loro cibo, ma sanno che perderanno

    Scritto il 06/9/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Aspettatevi qualche altra sorpresina fra il 7 e l’11 settembre, avverte il Santone dell’Amore, così battezzato dal “Resto del Carlino” durante una tappa del suo tour nelle piazze italiane. Michele Giovagnoli se la ride: il simpatico ragazzo che mi ha intervistato, dice, non riusciva a capire niente, di quello che gli dicevo. O meglio: non riusciva a concepire il fatto che sia semplicemente bellissimo, e oggi addirittura necessario, ritrovarsi in piazza per “abbracciare” i nostri simili, in un momento come questo. Alchimista, autore di saggi, conduttore di emozionanti stage formativi nei boschi: Giovagnoli è una delle voci che meglio fotografano lo stato di salute dell’altra Italia. Quella che piange e ricorda con affetto riconoscente Giuseppe De Donno, uno dei medici-eroi che, se fossero stati ascoltati, avrebbero costretto le autorità a mettere fine all’ormai interminabile emergenza. Un allarme costruito col pretesto del problema sanitario, ma in realtà tenuto in piedi in un solo modo: e cioè continuando a rifiutarsi di curare i malati, così da farli finire davvero all’ospedale (per poter seguitare a raccontare la cosiddetta pandemia).
    E tutto questo, ovviamente, allo scopo di poter somministrare “il cocktail servito nei peggiori bar di Caracas”, come lo chiama Giovagnoli, che precisa: non crediate che quel siero (che hanno il coraggio di chiamare “vaccino”, calpestando la storia della scienza) fosse il vero obiettivo, economico, di tutta la faccenda. Macché: quella è gente che, i soldi, li stampa. Il vero scopo, di tutto questo orrore? Sempre lo stesso: spaventarci per annichilirci, depotenziarci come essere umani, toglierci il sorriso (con le mascherine) e isolarci, ormai diffidenti l’uno dell’altro. E quindi: “spegnerci” il cuore. Perché l’organo al centro del nostro torace dispone di una tecnologia più sofisticata di quella del cervello, capace di emettere la frequenza che, per i “rettili” al potere, è la più temibile. Parla così, il Santone dell’Amore: e non scherza per niente. Il concetto lo va ripetendo da un anno e mezzo, ogni settimana, a colpi di dirette Facebook. Già a marzo 2020 avvertiva: state fermi, non reagite, non lasciatevi schiantare dalla rabbia per i lockdown. E’ quello che vogliono: mortificare la vostra frequenza del cuore. E dunque: sorridete, restate uniti e immergetevi nella natura.
    Da un mese insiste su una data: 9 ottobre. Sarà il termine entro il quale sarà ancora possibile “caricare forza”, in vista dell’azione: da parte loro, e da parte nostra. Vedrete, ribadisce: entro l’11 settembre intanto “abbaieranno” ancora, magari evocando l’obbligo (già esteso in modo ricattatorio, nei fatti, attraverso il Green Pass). E poi, a ottobre, passeranno alle vie di fatto. Cosa propone, il Santone dell’Amore? Semplice: resistere ancora, non cedere. Osserva: mentono sempre, sono quasi patetici. Si vantano dei successi della campagna “vaccinale”? Figurarsi: va così bene, la campagna, che ora farneticano di “obbligo”. Riassume Michele: prima hanno puntato sugli anziani, spaventandoli e mandando in giro un commissario vestito da generale. Poi hanno provato con i meno anziani, ma non ha funzionato. E dato che il tempo stringe, ora allungano gli occhi (e le mani) sui minori, sui bambini. I ragazzi li hanno intrappolati sfruttando la loro naturale esuberanza: la doppia dose per riconquistare la pizzeria, la discoteca, la palestra. I loro idoli, cantori della libertà? Tutti improvvisamente muti: non un cantante che abbia osato aprir bocca per denunciare il sopruso.
    Ora siamo al capolinea: la scuola “mascherata”, oppure “vaccinata”. I bambini? Per noi sono il futuro, per i “rettili” invece sono soltanto numeri: quelli oggi preziosi per rendere finalmente meno incresciosi i numeri della profilassi zootecnica a base di pozioni geniche sperimentali. Di qui l’appello alle madri: resistete, proteggeteli, e un giorno vi ringrazieranno. E’ gente pericolosa? Certo, risponde Giovagnoli. Ma li avete visti, in faccia? Non hanno emozioni. Sono come i rettili, quelli veri: per sopravvivere devono macinare carne. Loro non sono come noi, vivono in una frequenza fredda. Hanno bisogno della nostra paura: se ne nutrono. La nostra sofferenza è il loro cibo, da sempre. Il peggior torto che si può fare loro? Sorridere, mostrarsi felici. Indifferenti alle loro malefatte, e sempre più uniti e solidali, cioè amorevoli, cioè forti. Altra ricetta non esiste: ed è quella che i “rettili” temono davvero, come dimostra la loro ostinazione nel tentare di atterrirci.
    Resistenza? Sì: anche se ha un costo. Il treno col Pass? Non lo prendi. I locali che lo pretendono? Li boicotti. La scuola? La abbandoni. Notizie: c’è un’Italia (bannata dai media) che sta letteralmente insorgendo. Non in piazza, in silenzio: costruendo alternative. Genitori che si attrezzano con l’home schooling, insegnanti disponibili a trasferirvisi, medici disposti a cure “clandestine”, di fronte all’aut-aut ospedaliero o alla radiazione. Già il Piemonte avverte: non riusciremo a “inocularli” tutti, dunque rischiamo di chiudere pezzi di sanità per mancanza di personale. Le parole di Michele Giovagnoli sono pacifiche, ma non innocue: sono rivoluzionarie. Ricordano quelle del Sessantotto? Allora s’era in anticipo sui tempi, che oggi invece sarebbero maturi: perché i “rettili” hanno definitivamente gettato la maschera, non fanno nemmeno più finta di stare dalla nostra parte. Un italiano su tre sta facendo resistenza civile, uno su due non bada più alle vomitevoli menzogne dei media e alle ciance degli straccivendoli della politica.
    Solo un pazzo (o un cieco) potrebbe non vedere quello che sta accadendo: si ventila il ricorso alla coercizione, alla sopraffazione totalitaria. Che motivo ci sarebbere, per arrivare a questo – si domanda Giovagnoli – se il potere stesse davvero vincendo? La verità è l’esatto opposto: stanno perdendo, e hanno una paura matta di dover rinunciare a dominarci. Sanno che, per loro, il grande pericolo è il nostro risveglio: che sta avvenendo, anche grazie all’inaudita e velocissima progressione delle loro violenze. E’ grande, l’Italia che resiste: è fatta anche i poliziotti e pompieri che si fanno fotografare mentre pranzano all’aperto, fuori dalla mensa, insieme ai colleghi che ne sarebbero stati esclusi perché privi di Green Pass. Giovagnoli emoziona, e si emoziona: come nessun politico e nessun leader di nessun movimento, da millenni. Come se la politica stessa – tutta – fosse finita nella spazzatura, tra i rifiuti della storia e dell’evoluzione umana.
    Ci siamo, ripete: è la nostra grande occasione. Il momento è arrivato: stavolta saremo noi a tirarlo, il calcio di rigore. Costruendo un altro mondo, alimentato dall’amore: cioè l’energia solare che ci chiama dal cosmo. Per essere liberi e finalmente vivi, sapendo che – se sei arrivato fin qui – indietro non potrai tornare. Mai. Perché ora l’hai capito, con chi hai davvero a che fare. Hai capito che l’arcaico “rettile protozoico” ha paura di te, del bene che hai già iniziato a fare. Vede che non riesce più neppure a ricattarti con la miseria mensile dello stipendio. Gli serve altro: il tuo terrore. E vede che non funziona più, nemmeno quello. Gli scossoni saranno forti: Michele Giovagnoli non se lo nasconde. Se la politica meno peggiore punta ancora a recuperare i dormienti, lui è oltre: tempo perso. Se questa umanità continuerà a svegliarsi, è il sottinteso, riscriverà le regole. Ne ha bisogno, il mondo, di nuove regole? Eccome. Le si invoca inutilmente da secoli, da quando è comparsa la democrazia formale. Tutta preistoria, anche quella: se le persone si riconoscono e si abbracciano, dice Michele, il sistema trema e minaccia. Ed è esattamente quello che sta accadendo. L’ultimo latrato, prima del crollo e del cambio di paradigma.

    Aspettatevi qualche altra sorpresina fra il 7 e l’11 settembre, avverte il Santone dell’Amore, così battezzato dal “Resto del Carlino” durante una tappa del suo tour nelle piazze italiane. Michele Giovagnoli se la ride: il simpatico ragazzo che mi ha intervistato, dice, non riusciva a capire niente, di quello che gli dicevo. O meglio: non riusciva a concepire il fatto che sia semplicemente bellissimo, e oggi addirittura necessario, ritrovarsi in piazza per “abbracciare” i nostri simili, in un momento come questo. Alchimista, autore di saggi, conduttore di emozionanti stage formativi nei boschi: Giovagnoli è una delle voci che meglio fotografano lo stato di salute dell’altra Italia. Quella che piange e ricorda con affetto riconoscente Giuseppe De Donno, uno dei medici-eroi che, se fossero stati ascoltati, avrebbero costretto le autorità a mettere fine all’ormai interminabile emergenza. Un allarme costruito col pretesto del problema sanitario, ma in realtà tenuto in piedi in un solo modo: e cioè continuando a rifiutarsi di curare i malati, così da farli finire davvero all’ospedale (per poter seguitare a raccontare la cosiddetta pandemia).

  • Bibbia, Uap e alieni: Avi Loeb (Harvard) con Biglino

    Scritto il 05/9/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Uno cerca gli alieni nel futuro (o meglio ancora, nel presente), mentre l’altro li cerca nel passato. Ha qualcosa di veramente spettacolare, l’incontro a distanza tra Mauro Biglino e il professor Avi Loeb di Harvard, uno dei massimi astronomi viventi: col suo nuovissimo Progetto Galileo, Loeb è intenzionato a scovare tracce di vita extraterrestre attorno al nostro sistema solare. O addirittura al suo interno: come nel caso di Oumuamua, lo strano oggetto volante avvistato quattro anni fa, che potrebbe essere un “relitto tecnologico” di civilità evolutissime. Loeb e Biglino hanno un’altra caratteristica, in comune: la cultura mainstream li osteggia, perché teorizzano la possibilità di una realtà inaccettabile. Ovvero: non siamo soli, nello spazio, e i testi antichi (Bibbia inclusa) pullulano di Ufo e presenze extraterrestri. Di seguito, i passaggi salienti del dialogo tra Loeb e Biglino, coordinato da Davide Bolognesi, PhD e alumnus della Columbia University, nonché ideatore del canale YouTube “Starviews”. Messaggio chiave: non smettere mai di porsi domande, proprio come fanno i bambini, perché di questo vive (o meglio, dovrebbe vivere) la stessa scienza.

  • Guerra alla libertà: lo scempio del Tso sulla democrazia

    Scritto il 15/8/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Guerra alla libertà, sulla base di un equivoco: presentare la pozione genica sperimentale anti-Covid come se fosse un vero vaccino, e come se il preparato (che sta generando percentuali imbarazzanti di reazioni avverse) fosse davvero efficace per proteggere il corpo, o addirittura per limitare i contagi, quando è invece notorio che la persona che ha subito l’inoculo resta regolarmente contagiabile e quindi contagiosa: inclusi i medici, gli infermieri, gli insegnanti e gli studenti che il governo Draghi ha brutalmente costretto a sottoporsi al trattamento sanitario obbligatorio. La premessa: vengono solennemente ignorate le cure messe a punto dai migliori medici, da ormai un anno. Terapie che, nel caso, consentono di risolvere il problema in pochi giorni, da casa, senza ricorrere al ricovero in ospedale. Altro corollario increscioso: viene ignorata l’indicazione di uno dei padri della medicina moderna, Albert Sabin (inventore del vaccino antipolio), secondo cui è letteralmente un suicidio procedere con una campagna vaccinale mentre l’epidemia è in corso.
    Lo hanno appena ricordato, invano, scienziati come Jean-Luc Montagnier, Premio Nobel per la Medicina (e da noi lo stesso Pietro Luigi Garavelli, primario infettivologo a Novara). Tutto inutile: si procede dritti verso il disastro. Lo dimostra il caso di Israele: i ricoverati sono in gran parte vaccinati. Presto spiegato: è proprio la diffusione degli inoculi a spingere il virus a mutare, aggirando le difese. Inoltre: si continua a finire all’ospedale solo quando non si viene curati per tempo, a casa, con farmaci ordinari che – ormai è accertato – funzionano benissimo. L’unica domanda da farsi, a questo punto, sembra essere la seguente: perché imporre la pozione-Covid (per giunta, chiamandola “vaccino”), quando l’unico effetto tangibile che pare garantire da subito è la sottomissione della popolazione, accertata la sua completa inutilità sul piano epidemiologico? Chi punta il dito contro la bulimia di Big Pharma e il suo immenso potere corruttivo esercitato da decenni sul sistema sanitario occidentale, probabilmente, coglie solo un aspetto solo consequenziale dell’operazione in corso, che non ha precedenti.
    Una situazione come quella attuale era stata prevista, anni fa, da svariati esponenti dell’élite: di recente, nella trasmissione web-streaming “L’Orizzonte degli Eventi”, Tom Bosco ha ricordato che il fantasma del lockdown comparve già in un paper ufficiale della Fondazione Rockefeller, nel lontano 2010. Gli ispiratori di network come la Fabian Society (in cui milita anche l’oscuro Roberto Speranza, ministro della sanità con Conte e con Draghi) sono notoriamente ossessionati dal “problema” del boom demografico mondiale, cavallo di battaglia – dal dopoguerra – degli apprendisti stregoni del Club di Roma, specializzati nella fabbricazione dell’ecologismo catastrofistico. Un paradigma fondato su calcoli regolarmente rivelatisi sbagliati, come ha fatto più volte notare un libero pensatore come l’economista Nino Galloni: chi teme lo sviluppo economico, demonizzandolo, trascura la variabile – determinante – del progresso tecnologico, che può sempre basarsi sull’adozione di saperi avanzati, capaci di ridurre l’impatto ambientale e lo stesso prelievo delle risorse naturali.
    C’è chi rileva come il Green New Deal (l’auto elettrica, per esempio) finirà con l’aggravare enormenente la pressione sull’ecosistema, dato l’aumento esponenziale della necessità di materiali preziosi e altamente inquinanti: il bilancio finale potrebbe essere peggiore di quello oggi condizionato dall’abuso di fonti fossili. Eppure, in un pianeta che si è puntualmente riscaldato e raffreddato in modo repentino, anche nella storia recente, grazie all’effetto dei potentissimi influssi solari, milioni di persone hanno dato credito alla teoria del ruolo umano nelle modificazioni climatiche: ipotesi contrabbandata per certezza “religiosa” grazie a una testimonial spuntata in apparenza dal nulla (Greta Thunberg), in realtà pienamente sorretta dal mainstream media e dall’establishment finanziario dell’Occidente, che ha foraggiato i climatologi “ideologici” dell’Ipcc Panel dell’Onu, presentandoli come nuovi, indiscutibili sacerdoti della verità (benché smentiti da 500 tra i massimi specialisti mondiali del settore, inclusi Premi Nobel).
    Come stupirsi, se oggi la maggioranza “crede” alla pozione magica come unica possibile arma contro il terribile Covid, altrimenti inaffrontabile? Abbiamo creduto a tutto: ai Bush e a Obama, al terrorismo “islamico”, al potere dello spread e allo spettro del debito pubblico come catastrofe, come colpa nazionale. Abbiamo creduto alla improvvisa necessità dell’obbligo vaccinale, persino neonatale, per malattie come il morbillo. Abbiamo creduto a Greta, a Fazio, a Burioni (a Speranza, addirittura). Logico che la sorte ci riservi il ricatto finale: quote di residua libertà vincolate al Tso, in una Società del Controllo prodotta dal capitalismo della sorveglianza, sempre più sinistramente zootecnico, secondo il modello che sempre l’Occidente ha fatto brevettare, su commissione, da paesi come Singapore e soprattutto la Cina. Alla legge medievale del “green pass”, basata sulla più spudorata frode sanitaria, si sottraggono per ora Germania, Spagna e Gran Bretagna. Ma il virus che uccide la libertà serpeggia quasi ovunque, in Europa, a macchia di leopardo.
    Del resto, in un mondo strettamente interconnesso, basta l’inaudita coercizione inaugurata da un governo-canaglia (o magari due, quello francese e quello italiano) per trasformare in prassi la degradazione “carceraria” della vita sociale, che finisce per fare terra bruciata attorno a quelli che Alberto Zangrillo chiama “asini”, cioè i refrattari al trattamento genico obbligatorio. Il medico di Berlusconi stima che i somari siano il 20% della popolazione italiana; secondo altre valutazioni, gli italiani ribelli sarebbero uno su tre. Molti di loro saranno costretti, con la forza, a sottoporsi a un ricatto imposto con la menzogna: pena, la perdita del posto di lavoro o la possibilità di frequentare corsi all’università. A tutti gli altri “asini” sarà vietato l’accesso a bar a ristoranti, musei, cinema, palestre, discoteche, concerti, stradi, treni. Sta quindi per nascere ufficialmente un’umanità di serie B, cui sembra mancare solo la stella gialla al braccio.
    E’ un’umanità completamente tradita dalla politica e abbandonata a se stessa: nessun movimento, oggi, sembra in grado di organizzare una risposta adeguata alla spettacolare gravità della situazione, che se non altro – come rileva l’alchimista Michele Giovagnoli – mostra per intero la reale nudità del sovrano, in tutto il suo squallore antidemocratico. Per Giovagnoli, a questa quota di società resta una estrema, drastica chance: resistere e boicottare chiunque si pieghi al regime sanitario, facendo pesare giorno per giorno la propria capacità di astenersi da determinati consumi, e ingaggiando in tal mondo un braccio di ferro, nonviolento, in grado di limitare lo strapotere dell’abuso. Una cosa l’hanno già imparata, gli “asini”: nessuno li ha difesi. Se i medici come Giuseppe De Donno hanno pagato con la vita il loro coraggio civile e professionale, nessuno – di quelli che presidiano la politica – ha saputo battersi per evitare che la democrazia italiana arrivasse a subire anche lo scempio del Tso.

    Guerra alla libertà, sulla base di un equivoco: presentare la pozione genica sperimentale anti-Covid come se fosse un vero vaccino, e come se il preparato (che sta generando percentuali imbarazzanti di reazioni avverse) fosse davvero efficace per proteggere il corpo, o addirittura per limitare i contagi, quando è invece notorio che la persona che ha subito l’inoculo resta regolarmente contagiabile e quindi contagiosa: inclusi i medici, gli infermieri, gli insegnanti e gli studenti che il governo Draghi ha brutalmente costretto a sottoporsi al trattamento sanitario obbligatorio. La premessa: vengono solennemente ignorate le cure messe a punto dai migliori medici, da ormai un anno. Terapie che, nel caso, consentono di risolvere il problema in pochi giorni, da casa, senza ricorrere al ricovero in ospedale. Altro corollario increscioso: viene ignorata l’indicazione di uno dei padri della medicina moderna, Albert Sabin (inventore del vaccino antipolio), secondo cui è letteralmente un suicidio procedere con una campagna vaccinale mentre l’epidemia è in corso.

  • Fine del mondo: perché proprio adesso, e proprio a noi?

    Scritto il 11/8/21 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Il grande dolore non viene nemmeno dal potere, ma dal vicino di casa: pensa davvero che tu sia una specie di squilibrato, un mitomane, un esibizionista presuntuoso, un originalone. Non solo non approva il tuo ostinato diniego, di fronte alle imposizioni sempre più surreali e illogiche, soffocanti e dispotiche, ma prova nei tuoi confronti anche una sorta di sordo risentimento, che potrebbe persino sfociare in ostracismo aperto non appena il direttore d’orchestra dovesse alzare nuovamente il volume della sirena d’allarme, facendo correre i topolini a rintanarsi, pieni di paura per la loro sorte (e di veleno, per chi rifiuta di sottomettersi). C’è chi la chiama “speciazione”: è il bivio evolutivo terminale tra due umanità differenti, diverse nel sentire e nell’agire, che il Dominio riesce a separare irrimediabilmente, rompendo tutti i ponti del dialogo e della reciproca, amichevole comprensione. Altra tristezza: insieme alla Francia, l’Italia è l’altro paese europeo che ha imboccato la strada della coercizione violenta.
    C’è da piangere, appena ci si mette ad ascoltare medici indipendenti, scienziati e liberi ricercatori: non una, di tutte le misure imposte a partire dalla primavera 2020, ha mai avuto il minimo significato, in termini di contenimento di un problema sanitario. Tutto ha avuto sempre un altro sapore: quello della vessazione, dell’arbitrio autoritario, e con un’estetica sinistramente affine a quella dei totalitarismi del Novecento. Tutto vi si è piegato: la burocrazia sanitaria, la medicina ufficiale, la politica, l’industria, il sistema mediatico, il mondo culturale e quello dello spettacolo. Pochissime le voci dissonanti, immediatamente bollate come eretiche e colpite senza pietà: con l’irrisione, la censura, la denuncia e la radiazione, l’esilio, l’esecrazione pubblica. Chi avrebbe mai potuto pensare, seriamente, anche solo un paio d’anni fa, che i presunti non-dormienti avrebbero dovuto far ricorso a parafrasi e sinonimi, sui celebrati social, evitando le parole “Covid” e “vaccino” per non incorrere nell’immediata ghigliottina del censore?
    Di fronte a questo, è come se l’intera categoria della politica – la politica democratica occidentale, larvatamente affacciatasi alla fine del 1700, poi cresciuta nell’800 e infine fiorita nel “secolo breve”, sia pure con i drammatici contraccolpi delle dittature e delle guerre mondiali – fosse giunta a uno stadio terminale, alla fine di un ciclo storico, riguardo alla sua reale possibilità di riflettere l’umano, nella sua libera vita sociale. La devastazione è antropologica: quando si corre a subire un inoculo di materiale imprecisato, per obbedire a un ordine che si racconta impartito allo scopo di prevenire un malanno curabilissimo in modo ordinario, forse siamo arrivati oltre il civile e il consueto, oltre l’orizzonte conosciuto del ragionevole, del plausibile. Se poi si accetta di subire un simile ricatto per andare in pizzeria o in palestra, o allo stadio, la verità diventa esplosiva: un conto è sottoporsi a un’angheria inquietante per salvare in modo drammatico il proprio stipendio (all’ospedale, a scuola); un altro è apprestarsi anche a strisciare a terra, se richiesti, solo per poter continuare a frequentare un bar, una trattoria, con gli amici di sempre.
    Il trionfo del Dominio sull’umanità dormiente è totale, apocalittico: lo testimonia splendidamente la vile improntitudine degli imbecilli, i mentalmente devastati, che arrivano ad accusare i renitenti di avere “paura del vaccino”, mostrando così di detestare la loro residua libertà. Gonfi di livore, indifferenti alle notizie verificabili (e alle morti eccellenti, come quella di Giuseppe De Donno), i più miseri utilizzano con disinvoltura quella parola nobile, nella storia della medicina, come se la pozione-Covid fosse davvero un vaccino. Ma soprattutto: dopo un anno e mezzo di eccellenti terapie domiciliari, i poveretti preferiscono fingere di credere (o magari credere davvero, sinceramente) all’obbligatoria necessità di una profilassi di massa, assolutamente fondamentale, per arginare il terribile contagio di un ipotetico virus (mai isolato in laboratorio) la cui letalità è stata definita quasi irrisoria dai più eminenti epidemiologi del pianeta, rigorosamente messi fuori dalla porta (come i luminari della Great Barrington Declaration, pionieri della lotta contro una minaccia ben più temibile, l’Ebola).
    E’ durata meno di 24 ore, sul web, l’esposizione del filmato in cui il professor Stefano Scoglio (candidato nel 2018 al Nobel per la Medicina) spiegava come lo stesso virus Hiv fosse poco più che immaginario, frutto di un semplice “sequenziamento”, anziché di un “isolamento” biologico vero e proprio. Scoglio era intervenuto alla trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi”, dopo aver firmato un prezioso contributo nell’esemplare libro-denuncia “Operazione Corona”, edito da Aurora Boreale e curato da Nicola Bizzi e Matt Martini. In particolare, Martini – chimico farmaceutico, esperto in modellazione cellulare – insiste sul punto: persino gli Usa, attraverso il Cdc, hanno ammesso che l’ipotetico virus responsabile della sindrome Covid (quella sì, reale) non è mai stato isolato, in nessuna sede scientifica. Nonostante ciò, una parte dell’informazione – di ogni specie: mainstream, “gatekeeper” e reporter in buona fede – già sta raccontando del “virus manipolato”, sfuggito al laboratorio di Wuhan o addirittura diffuso intenzionalmente dai perfidi cinesi, con i loro complici occidentali.
    Se poi l’inventore del test Pcr raccomanda di non superare i 20-22 “cicli di amplificazione” del campione biologico, e invece i sanitari sottopongono il tampone anche a 45 “amplificazioni” (andando così a pescare tracce molecolari di virus antichi, residui di influenze stagionali del passato, contrabbandati per Covid), ecco che la “pandemia di asintomatici” supera di gran lunga la follia, entrando in quella che alcuni configurano come una dittatura in piena regola. Una tirannide che manipola la verità per suscitare allarme e imporre comportamenti normalmente inaccettabili, puntando a revocare – per sempre – i diritti umani e le libertà a cui la popolazione (occidentale) era abituata. Vero: davamo per scontati i nostri lussuosi privilegi, frutto in realtà di una precisa “finestra” storica, quella in cui si affermò – faticosamente e sanguinosamente – il tipo di regime politico chiamato democrazia. Un sistema che ovviamente non è il paradiso, ma è decisamente meno peggiore di qualsiasi altro possibile regime.
    A cosa doveva servire, l’infarto della democrazia? A pervenire infine al Green New Deal, cioè il Grande Reset imposto in modo fraudolento con l’alibi bugiardo dell’emergenza climatica, venduta anch’essa come dogma religioso da un clan di scienziati reclutati dall’Onu e pagati a peso d’oro per fare dichiarazioni a comando? Dove ci vorrebbero portare, i tagliatori seriali di alberi che dal 2019 hanno raso al suolo i parchi pubblici italiani per impedire alle fronde – come documentato dal governo britannico – di ostacolare la trasmissione delle onde 5G, la cui innocuità non è ancora stata dimostrata? Come tutti sanno, un semplice indizio non costituisce una prova; una somma di inidizi, invece, forse sì. Tutto punta verso l’essere umano, o meglio: il corpo umano. Secondo alcuni teorici, siamo di fronte alla cosiddetta biopolitica: archiviato il Giuramento di Ippocrate, dopo aver chiesto agli stessi medici di abdicare alla loro missione, è il nostro organismo – corpo e mente – il vero target della grande operazione in corso, che manifesta la sua intenzione di violare l’integrità dell’habeas corpus, il più sacro dei diritti della persona.
    Niente di nuovissimo, peraltro: la nostra civiltà proviene da millenni di dispotismo brutale, nudo e crudo. E i lampi migliori della gloriosa democrazia occidentale novecentesca, di marca anglosassone, secondo il memoriale di Giacomo Rumor (pubblicato dal figlio, Paolo Rumor, nel libro “L’altra Europa), provenivano dal cosiddetto “contingente americano”, che l’esoterista e gollista francese Maurice Schumann faceva discendere anch’esso dalla fantomatica Struttura che reggerebbe il mondo ininterrottamente, indossando le maschere più svariate (imperi, religioni) da qualcosa come 12.000 anni. Fantascienza? Fino a ieri, lo erano anche gli Ufo: oggi invece li sdogana il Pentagono, ribattezzandoli Uap, mentre il generale israeliano Haim Eshed parla di basi extraterresti e di alleanze spaziali, tra umani e non, nell’ambito di una Federazione Galattica. E alcuni illustri massoni, improvvisamente loquaci, parlano di storici accordi nel dopoguerra tra la dirigenza degli Usa e imprecisate entità aliene, per la governance condivisa del pianeta.
    Come sperare di raccontarlo, tutto questo, ai poveri ipnotizzati che – in pieno agosto – vanno ancora in giro, all’aperto, con quella ridicola pezzuola sul volto? Sono la prova vivente del pieno successo del Dominio: aveva ragione, l’ipotetico grande regista, nel ritenere che la gran parte dei sudditi avrebbe creduto proprio a tutto. Come dargli torto, del resto? Siamo riusciti a credere che un solitario fanatico saudita abbia potuto mettere in ginocchio gli Stati Uniti agendo da una grotta afghana, fino a beffare le difese della superpotenza, grazie a un manipolo di pecorai e talebani. Siamo riusciti a credere che due piccoli aerei di linea potessero abbattere due mostri d’acciaio come le Torri Gemelle, per la cui eventuale demolizione controllata era stato reputato (dal Comune di New York) che l’unica soluzione potesse essere il ricorso a mini-atomiche, da collocare in appositi vani predisposti nelle fondamenta. Abbiamo anche creduto che potesse essere autentico, tra le macerie di Ground Zero, il ritrovamento “fortunoso” dei passaporti dei misteriosi, feroci attentatori.
    Aveva visto giusto Giulietto Chiesa: da quel Rubicone non sarebbe stato facile, tornare indietro. Convalidando una falsità così mostruosa, avremmo finito per credere a qualsiasi frottola. E infatti: abbiamo steso il tappeto rosso al signor Mario Monti, venuto a disastrare l’economia nazionale per produrre crisi e afflizione sociale, dopo aver creduto che il debito pubblico fosse davvero un dramma, e che la Bce fosse una specie di forziere con capacità limitate, da cui la necessità di risparmiare – in modo oculato e parsimonioso, “come un buon padre di famiglia” – il tesoretto dell’euro-moneta, appannaggio di cosche finanziarie privatissime. In parallelo, era sorta la prima contro-narrazione, in Italia splendidamente interpretata da un lottatore come Paolo Barnard, vero pioniere in una trincea che poi si è affollata di illustri compagni di strada, dal sociologo Luciano Gallino all’eurocrate pentito Paolo Savona. E noi dov’eravamo? Al solito posto, davanti al televisore: ipnotizzati dalla finta guerriglia tra pseudo-destra e pseudo-sinistra; un film (comico) aperto dalla Berlusconimachia e proseguito, in un crescendo irresistibile, fino all’epica disfida tra Savini e le Sardine.
    E ora eccoci qui, dopo un anno e mezzo, ancora a contare “casi” e “contagi”, dentro la narrazione del Grande Male che falcia lo zero-virgola della popolazione mondiale e da noi minaccia gli ottantenni, ma solo a patto che vengano abbandonati per giorni a marcire a casa, da soli, senza cure, in modo che poi possano davvero arrivare all’ospedale fuori tempo massimo, alle prese con problemi respiratori e la compromissione funzionale di vari organi. Eccoci qui, a sputare in faccia a chi non la pensa come noi: a chiamare “no-vax” i renitenti alla follia, a definire “negazionisti” i poveretti che si ostinano inutilmente a pretendere spiegazioni. Siamo maestri, nell’arte della manipolazione spicciola: arriviamo tranquillamente a insultare i dissidenti e a deridere chi dà voce agli incubi, chiamando “complottista” chi vede una cospirazione in atto.
    Naturalmente ci sono, i visionari: ma difficilmente continuerebbero a esistere, se dall’alto giungessero informazioni precise, corrette e trasparenti. Dall’alto invece piovono solo bugie, insieme alle minacce (ogni giorno più inquietanti); ma noi facciamo finta che i “cospirazionisti” siano dei malati di mente, dei mentecatti in vena di protagonismo, anche se – cent’anni fa – un personaggio come Rudolf Steiner, per primo, aveva profetizzato l’avvento di “vaccini” specialissimi, in grado di “separare il corpo dall’anima”, depotenziando l’emotività. Il chimico Corrado Malanga la chiama “zombizzazione”, osservando il dilagare di persone ormai inebetite dalla paura, rassegnate a non pensare più. Nella sua visione spiritualistica di matrice steineriana, Fausto Carotenuto (già analista d’intelligence) sostiene che l’attacco in corso sia frutto di apprensione: come se il Dominio temesse un grande risveglio, e sapesse di avere le ore contate. Un altro esponente della cultura alternativa italiana, l’alchimista Michele Giovagnoli, preferisce sforzarsi di guardare al bicchiere mezzo pieno: un cittadino su tre si sta letteralmente sottraendo alle grottesche imposizioni quotidiane.
    Questo stesso blog, che ha ormai esaurito la sua missione (fornire informazioni e analisi non facilmente rintracciabili, dieci anni fa) ormai ha acquisito la piena consapevolezza della fine di un ciclo, e la completa inutilità dell’insistere su determinati temi. E’ vano indugiare nella narrazione politologica, visto che da un lato la maggioranza resta sorda a ogni richiamo alla ragione, e dall’altro la minoranza dispone finalmente di strumenti più adeguati per misurare la realtà. Tra le convinzioni raggiunte, c’è anche la seguente: è perfettamente inutile scommettere ancora sulle possibilità di redenzione della politica, nel momento in cui è irrimediabilmente mutata la stessa antropologia della platea. Per contro, è proprio la brutalità della crescente coercizione ad accelerare l’evoluzione dell’umanità trainante, che giustamente diffida di ogni forma associativa convenzionale, partiti e movimenti, avendo compreso l’essenziale valore della vicinanza tra esseri umani, non più mediata da alcuna struttura, e la necessità di procedere nell’espressione virtualmente contagiosa di onde benefiche, di narrazioni parallele orientate non al presente, ma al futuro prossimo.
    Il Novecento, severissimo maestro, ha mostrato come può essere facile manipolare milioni di individui, fino a scatenare le peggiori carneficine (mondiali) dell’era industriale. Ha anche allevato schiere di avanguardisti coraggiosi, pronti a rischiare la propria vita pur di resistere alla tirannia. Primo Levi, uno dei massimi scrittori contemporanei, ha spiegato quanto sia sempre invisibile, all’inizio, il recinto che viene silenziosamente steso, giorno per giorno, allo scopo di intrappolare le vittime senza allarmarle. Finestra di Overton, o Teoria della Rana Bollita: la differenza, rispetto a ieri, è che oggi il pentolone è planetario. E vorrà pur dire qualcosa, nei giorni in cui i militari statunitensi pubblicano le prove dei loro incontri ravvicinati con i simpatici Uap. E noi, qui, nel frattempo che si fa? Ce ne stiamo quieti, in attesa dell’Alieno Buono che ci verrà a salvare, come l’Extraterrestre della canzone di Finardi? Ci allineiamo “in fila per tre”, come chiede il governo e come cantava Edoardo Bennato? Continuiamo a credere a Babbo Natale, cioè al Telegiornale, o seguitiamo a torturarci con le atrocità quotidiane che i medici-coraggio denunciano, da ormai un anno?
    Cari amici, viene da dire, io tolgo il disturbo: qui non resto un attimo di più; perché mi sento soffocare, in questo grappolo di narrazioni e contro-narrazioni. Quello è davvero il nocciolo della questione: in base a decisioni prese chissà quando, qualcuno ha stabilito che – dai primi mesi del 2020 – non si dovesse più parlare d’altro. Il mondo andava semplicemente fermato, rintronato, ipnotizzato, piegato. Non tutto il mondo, in realtà: l’Occidente. Paesi-continente come la Russia e India, per esempio, non si sono lasciati sottomettere. Esiste sempre, una quota considerevole di renitenti: anche se oggi può sembrare difficile accettarlo, la cosiddetta “fine della storia” resta un mito, una suggestione ideologica. Un caposaldo della strategia militare, in ogni tempo, è questo: mai accettare di combattere una battaglia nelle modalità indicate dallo sfidante, che ha scelto il giorno e il luogo. E’ un vantaggio che, per l’aggressore, rappresenta un regalo clamoroso. La domanda di fondo, però, resta inevasa: perché è capitato proprio a noi, oggi, di vivere l’incubo di una tempesta come questa?

    La grande amarezza non viene nemmeno dal potere, ma è provocata dal vicino di casa: pensa davvero che tu sia una specie di squilibrato, un mitomane, un esibizionista presuntuoso? Non solo non approva il tuo ostinato diniego, di fronte alle imposizioni sempre più surreali e illogiche, soffocanti e dispotiche, ma prova nei tuoi confronti anche una sorta di sordo risentimento, che potrebbe persino sfociare in ostracismo aperto non appena il direttore d’orchestra dovesse alzare nuovamente il volume della sirena d’allarme, facendo correre i topolini a rintanarsi, pieni di paura per la loro sorte (e di veleno, per chi rifiuta di sottomettersi). C’è chi la chiama “speciazione”: è il bivio evolutivo tra due umanità differenti, diverse nel sentire e nell’agire, che il Dominio riesce a separare irrimediabilmente, rompendo tutti i ponti del dialogo e della reciproca, amichevole comprensione. Ulteriore tristezza: insieme alla Francia, l’Italia è l’altro paese europeo che ha imboccato la strada della coercizione violenta.

  • Magaldi: l’orrido Green Pass e lo spettro del lockdown-bis

    Scritto il 05/8/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Invitare a non vaccinarsi equivale a un invito a morire: perché, se non ti vaccini, muori. Non è l’uscita estemporanea di un cabarettista, o di un demente conclamato. Anche perché il “demente” in questo caso, risponderebbe al nome di Mario Draghi. Uno scivolone o un’oscura minaccia? Pochi giorni dopo, è seguita la strana morte del dottor Giuseppe De Donno, uomo-simbolo della risposta medica al Covid, mediante adeguata terapia. L’avvocato Paolo Franceschetti, coraggioso dietrologo e autore del saggio “Sistema massonico e Ordine della Rosa Rossa”, accende una spia sulla seconda ipotesi, la peggiore: i supermassoni come Draghi sono abituati a pesarle, le parole; sicché, quell’infelice uscita potrebbe anche suonare come una sorta di “avvertimento”? Nel mirino, secondo Franceschetti, potrebbe finire chiunque (medico, scienziato di fama) dovesse battersi contro il delirio dell’obbligo vaccinale, che si vorrebbe imporre – di fatto – attraverso la trappola del Green Pass, fondata sul ricatto e la discriminazione sociale.
    Niente affatto: quella di Draghi è stata semplicemente una disastrosa gaffe. Lo sostiene Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” e leader del Movimento Roosevelt. Dopo aver svelato l’esistenza del network mondiale delle superlogge, rappresentate come livello superiore di potere (non piramidale ma conflittuale, lacerato nello scontro perenne tra reazionari e libertari), Magaldi – a capo del Grande Oriente Democratico, collegato al circuito dei supermassoni “progressisti” – spezza una lancia a favore dell’ex banchiere centrale, che (non da oggi) avrebbe abbandonato i vecchi sodali dell’ordoliberismo per approdare tra le fila del fronte massonico internazionale che ieri si opponeva al rigore di bilancio, e oggi all’Operazione Corona. Sintetizza Magaldi, ai microfoni di “Border Nights”: lo scopo del piano psico-terroristico mondiale che ha paralizzato l’Occidente non è mai stato il “depopolamento” del pianeta, ma semmai un brutale, mostruoso test per verificare fino a che punto si sarebbe spinta l’obbedienza (cieca) di masse spaventate da una presunta pandemia, in nome della quale sospendere diritti e libertà.
    Magaldi conferma la sua scommessa su Draghi: siede a Palazzo Chigi – dice – essenzialmente con un obiettivo, e cioè rimettere in piedi l’Italia sul piano economico. Ed è proprio a questo, sostiene Magaldi, che serve il maldestro, inaccettabile Green Pass: nella testa di Draghi, quantomeno, il “lasciapassare” avrebbe la funzione di evitare, nelle prossime settimane, l’ennesimo lockdown, che il premier vuole scongiurare ad ogni costo. Il suo primo obiettivo, oggi, è quello di resistere alle micidiali pressioni cui sarebbe sottoposto, anche da segmenti del suo stesso esecutivo. Chi sono? Veri e propri terminali italiani del grande potere oligarchico mondiale, quello che s’è inventato l’Ue dei diktat (al posto di una vera Unione Europea) dopo aver affidato al sistema-Cina il ruolo di rottamatore della democrazia occidentale, sull’onda di un boom economico che sarebbe stato ampliamente gonfiato da regole truccate, industriali e commerciali.
    In altre parole: persino l’osceno Green Pass sarebbe un estremo tentativo di limitare i danni, cioè le chiusure indiscriminate motivate dal consueto terrorismo sanitario, in vista della presunta crescita dei contagi grazie all’ennesima, inevitabile “variante” di un ipotetico virus che, come ora ammesso anche dagli Usa, non è mai stato neppure isolato in laboratorio. A rendere ancora meno credibile l’esistenza clinica del SarsCov2 sono gli stessi tamponi rinofaringei, che rappresentano il business del secolo: sottoposto ad “amplificazioni” folli (e sconsigliatissime, dagli inventori del test), il campione biologico “pesca” tracce molecolari di virus precedenti, che poi vengono classificati “coronavirus” senza alcun controllo scientifico. Del resto, ormai, tutto sembra follia: gli stessi contagi (chiamati “casi”, e quasi tutti asintomatici) vengono ancora considerati il problema, anziché la soluzione, che è l’immunità di gregge; ed è ovvio che sono proprio le profilassi geniche sperimentali (ridicolmente chiamate “vaccini”) a prolungare all’infinito la vita del virus influenzale, che aggira fisiologicamente gli ostacoli evolvendo attraverso progressive mutazioni, che danno luogo alle cosiddette varianti.
    Ultra-scandaloso, quindi, il perdurante silenzio istituzionale sulle normali cure che annullanno la pericolosità (molto modesta) dell’anomala sindrome influenzale esplosa già nel 2019: è ormai noto che a finire all’ospedale siano state migliaia di persone non curate, abbandonate per giorni nelle loro case senza una visita medica né un farmaco appropriato. Nonostante ciò, neppure il governo Draghi osa mettere in discussione il criminale paradigma sanitario che ha prodotto la strage di massa, falcidiando gli ultra-ottantenni già alle prese con gravi patologie. E dopo i tamponi falocchi, si è passati – inesorabilmente, come anticipato dal “profeta” Massimo Mazzucco – ai non-vaccini genici, di fatto imposti come unica soluzione possibile, di fronte a un problema trasformato in incubo dal sistema politico-mediatico occidentale. La situazione (politica, non sanitaria) è così grave – sembra dire Magaldi – che neppure Draghi, candidatosi a far uscire l’Italia dal coma – è in grado di porre fine al tragico imbroglio, dovendo puntare intanto a tenere in piedi il paese, imponendosi su chi vorrebbe richiuderlo.
    Può non piacere, l’indigesta lucidità dell’analisi di Magaldi, comunque coerente con la narrazione offerta in questi anni: siamo stati per decenni alla mercé di poteri occulti che non hanno esitato a demolire le Torri Gemelle, pur di inaugurare un ininterrotto film dell’orrore che ha messo in scena guerre e stragi, carneficine planaterie e spaventose pantomime come quelle dell’Isis. E’ lo stesso potere che, solo nel 2018, sbarrava la strada a Paolo Savona e negava al governo gialloverde un pur minimo incremento del deficit. E’ il potere che, con Conte – avallato anche da Bergoglio – agli italiani ha imposto il lockdown “cinese” e poi addirittura una pazzia come il coprifuoco. A chi denuncia come un supremo pericolo la presenza a Palazzo Chigi del Grande Tecnocrate, l’uomo del Gruppo dei Trenta fondato dai Rockefeller, il “rooseveltiano” Magaldi (che denunciò apertamente Draghi, insieme a Napolitano, per il funesto avvento di Monti nel 2011) oggi ricorda che Letta, Renzi e Gentiloni non fecero altro che eseguire i dettami della stessa agenda montiana, che il libro “Massoni” descrive come opera di supermassoni determinati a schiacciare il nostro paese.
    E’ un fatto: a Palazzo Chigi non siedono più i soliti maggiordomi, alla Conte. A dirigere il ponte di comando c’è un peso massimo del potere mondiale: uno che, le regole, è abituato a dettarle. E’ davvero lì per cambiarle da cima a fondo, come auspica (e crede) Magaldi, arrivando a incidere – domani – su una possibile riforma finalmente democratica della stessa governance Ue? Se questa è la posta in gioco, si possono comprendere – non giustificare – i tatticismi sanitari che, nella scacchiera del potere, lasciano ancora al suo posto persino un rinomato spaventapasseri come il ministro della sanità. Certo, stavolta la maxi-bomba sganciata non si è limitata ai tremila morti delle Twin Towers, alle vittime irachene e siriane, al martirio europeo della Grecia. Stavolta la biopolitica maneggiata nelle officine di Davos punta dritto al cuore dell’Occidente, provando a trasformare in un pallido ricordo le conquiste democratiche del Novecento. Scatta la caccia all’uomo: il Green Pass inaugura potenzialmente una forma di apartheid, da parte di un regime che continua a non fare nulla per curare i malati. Il che obbliga i non-dormienti a prendere posizione, ora e per sempre, accanto ai tanti medici coraggiosi che non hanno mai tradito il Giuramento di Ippocrate.
    Corsi e ricorsi: qualsiasi potere, nell’imporre misure impopolari, evoca sempre un pericolo peggiore. Teoria e pratica del Male Minore: quella che finora, dall’inizio della psico-sciagura chiamata Covid, ha preteso il suicidio socio-economico in cambio di chissà quale beneficio futuro, utilizzando una narrazione follemente bugiarda. Quella narrazione è ancora pienamente al governo del paese: chi si batte per la verità viene ignorato, oscurato, emarginato e perseguitato. Fioriscono i complottismi, anche quelli più fantasiosi? E’ il minimo che ci si possa aspettare, se l’establishment garantisce un tasso di sincerità che si aggira attorno allo zero. Lo stesso Mario Draghi pensa di poter continuare a fingere di credere alla Grande Menzogna (non certo inventata da lui) per avere il tempo di rianimare l’Italia, costringendo Francia e Germania a cambiare spartito, in Europa? Se è un calcolo preciso, resta da vedere quanto sarà indovinato. Nel frattempo, diverrà evidente anche il bilancio della lesione sociale indotta dalla prolungata rinuncia alla conquista della verità: ormai, almeno un italiano su tre a diffida dell’ennesimo commissariamento, che Draghi ha il “merito” di rendere drammaticamente evidente.

    Invitare a non vaccinarsi equivale a un invito a morire: perché, se non ti vaccini, muori. Non è l’uscita estemporanea di un cabarettista, o di un demente conclamato. Anche perché il “demente” in questo caso, risponderebbe al nome di Mario Draghi. Uno scivolone o un’oscura minaccia? Pochi giorni dopo, è seguita la strana morte del dottor Giuseppe De Donno, uomo-simbolo della risposta medica al Covid, mediante adeguata terapia. L’avvocato Paolo Franceschetti, coraggioso dietrologo e autore del saggio “Sistema massonico e Ordine della Rosa Rossa”, accende una spia sulla seconda ipotesi, la peggiore: i supermassoni come Draghi sono abituati a pesarle, le parole; sicché, quell’infelice uscita potrebbe anche suonare come una sorta di “avvertimento”? Nel mirino, secondo Franceschetti, potrebbe finire chiunque (medico, scienziato di fama) dovesse battersi contro il delirio dell’obbligo vaccinale, che si vorrebbe imporre – di fatto – attraverso la trappola del Green Pass, fondata sul ricatto e la discriminazione sociale.

  • Oscurati i nostri padri: gli Etruschi, giunti dall’Anatolia

    Scritto il 03/8/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Vi hanno raccontato della necessità assoluta di inocularvi non si sa bene cosa, per poter continuare a vivere liberi e sereni? Se è per questo, vi avranno anche detto che i misteriosi Etruschi erano di origine italiana. E’ normale, dice Nicola Bizzi: l’archeologia ufficiale si comporta sempre così, quando si imbatte in verità scomode. Negazionismo accademico? Fate voi. Però sappiate – avverte Bizzi, sul canale YouTube “Facciamo Finta Che”, di Gianluca Lamberti (di seguito, il testo integrale) – che i nostri antenati etruschi venivano dall’Anatolia, cioè dal mare. Arrivarono via nave dalle coste meridionali della Turchia: Lidia, Misia. In altre parole, dalle parti di Troia: infatti, Roma accettava che il suo mitico fondatore (Enea) fosse un profugo troiano. La migrazione dalle coste dell’attuale Turchia la confermano storici come Erodoto ed Ellanico. In Italia, si tace sulla Cultura di Rinaldone fiorita sul Lago di Bolsena (con scheletri anatolici spariti nel nulla) e sugli imponenti palazzi “cretesi” emersi a Luni sul Mignone, tra Roma e Viterbo. Silenzio anche sulle scoperte dei genetisti: in Toscana e Lazio, il 30% degli abitanti ha un corredo genico anatolico. Viene dall’oltremare anche la più famosa razza bovina toscana, la Chianina. Perché fanno così paura, gli Etruschi? Perché avevano una società matriarcale che introdusse in Italia una civiltà già evolutissima a partire dal 2500 avanti Cristo?
    Un fitto silenzio circonda il popolo etrusco, di cui l’ufficialità accademica parla il meno possibile, condizionata com’è dal paradigma che ingessa l’archeologia, in modo poco scientifico, rifiutando le fonti scomode e le scoperti recenti. Resiste ancora una vecchia convenzione, quella della presunta italianità degli Etruschi: italianità poi rafforzata dal mito fascista di Roma. Eppure, per i Romani stessi, la civiltà del Tevere era stata fondata da Enea, che era presentato come proveniente da Troia, in Anatolia. Ma chi erano, davvero, gli Etruschi? I Greci li chiamavano Tirreni, mentre i Romani li definivano Tusci. Gli stessi Etruschi chiamavano se stessi con un altro npme: Raslak, o anche Rasena. In Italia, la denominazione più diffusa era quella adottata dai latini: Tirreni. Ora, Tirra è l’antico nome di una regione costiera anatolica, affacciata sull’Egeo, che Omero chiama Meonia, e che poi si chiamerà Lidia ai tempi della grecia classica.
    La Lidia è situata nel nord-ovest dell’Anatolia (come la Misia), fra Troia e i Dardanelli. Si tratta di zone anticamente popolate da genti affini all’antica civiltà minoico-cretese. Avevano leggi avanzatissime, società fondate sul matriarcato e sul culto delle antiche divinità titaniche. Nel primo libro delle sue “Storie”, il sommo storiografo Erodoto scrive che i Lidi avrebbero colonizzato la Tirrenide, cioè l’Etruria. A spingerli lontano da casa sarebbe stata una gravissima carestia. Di qui l’emigrazione, fino alla terra degli Umbri. Ai Greci dava fastidio la libertà dei costumi etruschi: a differenza di quella greca, la donna etrusca poteva sedere a tavola col marito. Aveva prerogative sacrali e poteva anche dare il proprio nome alla stirpe. Dal X secolo avanti Cristo, queste popolazioni anatoliche riuscirono a colonizzare buona parte della penisola italiana: Lombardia e Veneto, zone della Liguria, l’intera Toscana e l’intero Lazio, parte di Umbria e Marche, parte della Campania: Napoli era stata un approdo etrusco, prima che una colonia della Magna Grecia.
    Gli Etruschi erano tipicamente orientali: per arte, stile architettonico, cultura. E che venissero dall’Oriente lo conferma un altro autore: Ellanico di Mitilene, storico vissuto dal 490 al 405, contemporaneo di Platone. Nella sua “Foronide”, descrive più migrazioni dall’Anatolia: spiega quante migrazioni sono avvenute, chi le guidava (quali sovrani), dove arrivarono in Italia e quali città italiane avrebbero fondato. Piena conferma, di questo, ci giunge da reperti archeologici e dalla toponomastica dei luoghi: i nomi di decine di località (anche di rilievo, come Ancona e Lucca) corrispondono a quelli di siti presenti sulle coste anatoliche. Sull’isola di Lemnos, patria della metallurgia nell’Egeo – colonizzata già dal 12.000 avanti Cristo, come rilevato da recenti scavi archeologici – sono state rinvenute molte iscrizioni in lingua etrusca: la stessa lingua che troviamo a Tarquinia, a Cere, a Vulci, a Fiesole, nelle città etrusche della Campania e nella Mantova di Virgilio (che discendeva da antenati etruschi).
    Ci sono squillanti evidenze anche scientifiche: alla fine degli anni ‘90, alcuni docenti universitari spagnoli si sono avvalsi degli studi di genetisti delle università di Madrid e Salamanca. Avevano condotto esami sulla popolazione della Toscana e dell’alto Lazio, confrontando il loro Dna con quello dei popoli anatolici. Ebbene: in oltre il 30% degli attuali abitanti del territorio corrispondente all’antica Etruria, fra l’Arno e il Tevere, i geni corrispondono pienamente con quelli delle popolazioni autoctone dell’Anatolia. E la corrispondenza non interessa solo gli umani: viene dall’Anatolia anche una razza bovina come la Chianina, quella della mitica bistecca fiorentina. Discende cioè da una razza anatolica, portata in Italia circa 4.000 anni fa. Ora, ci volevano i genetisti spagnoli, per capire che gli abitanti dell’Etruria venivano dall’Oriente? Evidentemente sì. Però non basta: perché gli archeologi, quando una scoperta infrange i loro paradigmi, molto spesso la ignorano.
    Gli archeologi accademici rifiutano ancora la scoperta (geologica) della verà età della Sfinge. E rigettano pure le rivelazioni dell’archeoastronomia, cioè la disposizione di certi siti secondo criteri astronomici. Così hanno rifiutato anche le scoperte della genetica, perché sono scomode per la vecchia tesi dell’autoctonia del popolo etrusco, la cui origine è convenzionalmente italica (per non parlare delle ultime ipotesi, decisamente deliranti e campate per aria, che lo vorrebbero disceso dalle Alpi o addirittura dalla Germania). E questo, nonostante vengano smentiti dagli autori antichi. Sempre Ellanico di Mitilene, ad esempio, parla di un certo Nana, mitico re dei Pelasgi (popoli del mare: grandi navigatori, mercanti e pirati). Attorno al 2500 avanti Cristo, quindi 4.500 anni fa, questo Nana – cacciato dai suoi sudditi – avrebbe risalito l’Adriatico con una sua flotta, per poi fondare importanti nuclei urbani lungo la penisola italiana.
    Uno studioso “eleusino” come Guido Maria Stelvio Mariani di Costa Sancti Severi, in un articolo uscito quattro anni fa sulla rivista “Archeomisteri” (da me citato nel saggio “I Minoici in America e le memorie di una civiltà perduta”) conferma che il termine Nana lo si ritrova nelle culture lelegiche della Caria, un’altra regione costiera anatolica. Probabilmente, Nana non era un nome proprio di persona, ma una sorta di nome sacrale: un po’ come il Faraone in Egitto, o il Minosse a Creta. Un termine che potrebbe essere assimilabile a quello di “condottiero”, o di Vanax nella civiltà micenea. Ebbene: Ellanico dice che questo Nana avrebbe creato vari scali adriatici, fondando diversi insediamenti. Nelle Marche avrebbe sbarcato un robusto contingente, gettando le basi per la nascita di una città che ancora oggi si chiama Pedaso, nell’attuale provincia di Fermo. E Pedasa è una importante città costiera anatolica: era l’antica capitale dei Lelegi della Caria, davanti all’isola di Rodi.
    Risalendo la costa marchigiana verso nord, il condottiero Nana avrebbe fondato una città molto importante: Ancona, nientemeno. Il capoluogo marchigiano deriva infatti il suo nome da Ankh e Uni: l’Ankh è la croce della vita per gli egizi, un simbolo molto noto anche alle popolazioni dell’Anatolia, mentre Uni è una dea, parte integrante del pantheon etrusco. Poi, sempre nel 2500 avanti Cristo, Nana avrebbe proseguito il suo viaggio fino a fondare un’altra importante città: Arimna, cioè l’odierna Rimini. E Arimna – guardacaso – è il nome di un altro centro urbano rilevante, nel sud della Licia, sempre sulle coste anatoliche. Nana avrebbe fondato anche Spina, alle foci del Po: importantissimo porto commerciale già dal VII secolo avanti Cristo, gestito “in condominio” da Etruschi e Veneti, sul confine tra le due aree d’influenza. Poi Nana si sarebbe spinto nell’entroterra, verso sud, fondando Curiti: l’odierna Cortona. Quindi avrebbe fondato Ar-Tinia: Arezzo. In etrusco, Ar significa insediamento, mentre Tinia è una delle principali divinità etrusche, un “dio degli elementi” equiparabile a Zeus.
    Finendo per realizzare un’ulteriore fondazione (Fruntac, corrispondente a Ferento), lo stesso Nana avrebbe seguito un percorso preciso, tracciato sulla base della geografia sacra: evidentemente aveva una meta prestabilita, cioè il Lago di Bolsena. Doveva certo conoscerne l’esistenza: era un posto già considerato sacro, per millenni, da altre popolazioni. Quel lago, poi, sarebbe diventato il luogo sacro d’eccellenza, per il popolo etrusco. Sempre secondo Ellanico, quindi, Nana sarebbe arrivato sul Lago di Bolsena, fondando la città di Vels Nani, poi Volsini Veteres, destinata a diventare la vera capitale sacrale degli Etruschi. Capitale sacra, perché lì convergevano gli ordinamenti di tutte le Lucumonie. Gli Etruschi non hanno mai avuto un regno unitario, erano pòliadi: ogni comunità faceva capo a una Lucumonia, unità amministrativa estesa su una o più città. A volte, queste Lucumonie erano anche in guerra fra loro.
    Purtroppo, non si allearono mai – tutte insieme – se non quando ormai era troppo tardi. Ed è per questo che poi Roma riuscì ad averne ragione, conquistandole tutte, una dopo l’altra. Però queste Lucumonie facevano tutte capo a Volsini Veteres sul Lago di Bolsena, dove c’era il fanoso Fanus Voltumnae, cioè il tempo di Vultumna, grande dea della civiltà etrusca. Nel tempio venivano stabiliti i conteggi delle epoche: chiodi infissi, di bronzo, scandivano lo scorrere sacro del tempo. Tornando a Nana, avrebbe infine fondato anche Orvieto e Viterbo. Tutte città antichissime, risalenti a 4.500 anni fa: e i riscontri archeologici non mancano. Quella di Nana, però, secondo Ellanico fu solo una prima migrazione. Si ritiene che queste spedizioni fossero intraprese da marinai molto esperti, che a mio parere avevano un fine esplorativo e di colonizzazione. E l’Italia, crocevia del Mediterraneo e piena di risorse minerarie, ha sempre fatto gola: soprattutto ai popoli dell’Oriente. E’ naturale, quindi, che vi siano state queste progressive ondate di colonizzazione.
    Sempre secondo Ellanico, una seconda grande ondata si sarebbe verificata cinque secoli dopo, attorno al 2000 avanti Cristo. Sarebbe da mettere in relazione con la cosiddetta Cultura di Rinaldone, un villaggio della provincia di Viterbo sulla costa meridionale del Lago di Bolsena. Nel 1903, proprio a Rinaldone venne scoperta una necropoli con scheletri sorprendentemente alti. Non erano giganti, sia chiaro; ma mentre i popoli italiani dell’epoca superavano raramente il metro e sessanta di statura, gli scheletri di Rinaldone oltrepassavano i due metri: e risultavano appartenenti a popolazioni provenienti dall’Anatolia. Ufficialmente, questi resti umani sarebbero stati portati al Museo Archeologico di Firenze. Eppure, dopo un’inchiesta svolta da diversi studiosi, in passato, oggi nessuno sa più dire dove siano. Probabilmente sono nascosti in qualche scantinato, o sono addirittura stati distrutti. Non me ne stupirei: con la loro stessa esistenza, infatti, quegli scheletri provavano la provenienza anatolica di quelle genti finite in Italia. E anche questo la dice lunga su come vengano continuamente occultati certi indizi, certe testimonianze: le prove vengono fatte sparire, soprattutto se sono scomode.
    Le altre ondate migratorie di cui ci parla Ellanico, poi, sarebbero provenute dalla Misia e dalla Caria, sempre regioni costiere dell’Anatolia affacciate sull’Egeo. Proprio le stirpi arrivate con la seconda ondata avrebbero fondato città fondamentali, per la successiva cultura etrusca: Vulci, Sovana, Sorano (da Sur, “il Sole” in lingua etrusca). Poi Pitigliano, Misa, Tuscania, Poggio Buco, Saturnia, Marsiliana sull’Albenia. Tutti siti importantissimi dell’Etruria vera e propria. Sempre secondo Ellanico, un secolo dopo sarebbe giunta (dalla Licia) una terza ondata migratoria: un’ondata molto importante, guidata da un discendente del primo Nana. Anche in quella occasione, alla spedizione avrebbero preso parte diversi popoli del mare. Per Ellanico, il vero nome dei Lici sarebbe stato Luccu o Lucca. E infatti troviamo la città toscana di Lucca, sulle rive del Serchio, fondata proprio durante questa seconda ondata, insieme a Luni (in Lunigiana) e a diversi altri centri della zona delle Alpi Apuane.
    Più tardi, attorno al 1800 avanti Cristo, avrebbe avuto luogo quella che possiamo considerare una quarta ondata migratoria: un certo Kuriti (o Corito) avrebbe ampliato, regnandovi, uno dei centri fondati dal precedente Nana nel 2500 avanti Cristo, cioè l’odierna Cortona. E suo figlio, Dardano, disceso verso sud, avrebbe fondato la città di Cori. Secondo  la tradizione, poi, Dardano avrebbe intrapreso un viaggio verso Creta, fondando la particolare stirpe dei Teucri Dardani (ma quest’ultimo, sottolineo, è un aspetto mitologico). In seguito ci sarebbero state ulteriori, successive ondate migratorie: ed è proprio grazie a questi arrivi se poi si formò in Italia quello che conosciamo come il popolo etrusco. Ci fu una sesta ondata migratoria, poi un’altra (dal 1800 al 1500 avanti Cristo) che secondo diverse interpretazioni – mitologiche, anche in questo caso – sarebbe stata all’origine di tutte quelle importantissime città del basso Lazio, in particolare della Ciociaria, che vengono chiamate Città Saturnie. Costruite con imponenti mura megalitiche (come Alatri, Ferentino, la stessa Cassino), eppure ignorate per decenni dagli archeologi, che fino agli anni ‘30-40 ne attribuivano l’origine ai Romani.
    Solo adesso, timidamente, si comincia ad ammettere che quelle città risalirebbero almeno al 1200-1300 avanti Cristo; ma pare vi siano elementi per collocarle anche nel 1500 avanti Cristo. A quella data risalirebbe Luni sul Mignone, a cavallo tra le province di Viterbo e Roma, in una zona oggi inaccessibile: l’hanno proprio esclusa dagli itinerari turistici. Luni sul Mignone venne scavata da una missione archeologica svedese: negli anni ‘60, su una collina costeggiata dal fiume Mignone trovarono un insediamento imponente, con edifici palaziali (di tipo minoico, oserei dire) costruiti in solida pietra, con stanze anche di 10 metri di lunghezza. Ma poi, tutto è stato incredibilmente ricoperto. Finita la missione (finanziata dal re di Svezia, grande appassionato di archeologia), uno dei siti archeologi più straordinari d’Europa è stato nuovamente sepolto dalla terra. Attualmente, il sito è in stato di abbandono: si trova tra il fiume Mignone e la stazione abbandonata di San Romano lungo l’ex ferrovia Orte-Civitavecchia, oggi dismessa. L’accesso è quasi proibitivo: si devono percorrere chilometri a piedi, itinerari scomodi e anche pericolosi.
    Questo sito l’hanno voluto cancellare dalle mappe archeologiche: perché è scomodo. L’abbiamo visto: per gli autori antichi, gli Etruschi venivano da Oriente. Eppure, è stato fatto di tutto per mettere in discussione questa origine (ormai confermata dalla stessa genetica). Quanto ai Greci, è noto che non amassero gli Etruschi, a cui – attraverso le colonie elleniche della Magna Grecia – hanno sempre conteso i porti e le risorse minerarie della penisola italiana. Spesso e volentieri, gli Etruschi si sono alleati con i Cartaginesi per arginare la colonizzazione ellenica dell’Italia meridionale. Questa rivalità era anche fondata su motivazioni religiose. Una parte della popolazione della Grecia classica continuava a praticare ancestrali forme di religiosità ancora legate all’antico pantheon titanico, ma la maggior parte della dirigenza politica delle poleis greche praticava il nuovo culto delle divinità olimpiche, che gli Etruschi vedevano come fumo negli occhi. Soprattutto, gli Etruschi non digerivano la caratterizzazione patriarcale della civiltà greca, alla quale anteponevano con orgoglio la forma matriarcale della loro società.
    Tornando al tema archeologico, si parla spesso in maniera impropria della Civiltà Villanoviana, oscurando invece la Cultura di Rinaldone. Ebbene: sono entrambe forme della stessa cultura. Quella che viene definita Civiltà Villanoviana, in realtà, è un falso scientifico, un po’ come le varianti Covid o certi ominidi “inventati” dalla palentologia, che in realtà non sono mai esistiti. Infatti, da alcuni reperti trovati nel sito di Villanova, sull’Appennino bolognese – un po’ come hanno fatto in America con la Cultura Clovis, altro falso clamoroso – hanno voluto creare una cultura a sé stante, dichiarandola prettamente italica e separandola dalla cultura etrusca vera e propria, con il pretesto che la Villanoviana poteva essere identificata come precedente, rispetto a quella propriamente etrusca. Con schematismi a mio parere del tutto fuori luogo, la cultura etrusca la si fa iniziare ufficialmente nell’XVIII secolo avanti Cristo; tutto quello che è le preesistente, riconducibile alla stessa matrice culturale, viene etichettato come “villanoviano”.
    Da qui l’invenzione della presunta matrice culturale autoctona, per giustificare l’autoctonia del successivo popolo etrusco. E al tempo stesso, si evita di riconoscere la Cultura di Rinaldone, non certo limitata a Rinaldone: era una cultura pre-etrusca, di fatto riconducibile alle migrazioni dall’Anatolia, e aveva caratterizzato almeno metà del territorio italiano. Quindi: vengono ignorati 2.000 anni (1.500, a essere stretti) di ininterrotta civilizzazione della nostra penisola, da parte di una cultura avanzata, proveniente dall’Oriente, che avrebbe portato qui l’agricoltura, la metallurgia, forme evolute di urbanizzazione e di ingegneria (dighe, canali irrigui). Sembra incredibile, ma è così: tutto questo viene ignorato, ripeto, per non ammettere l’origine orientale della matrice etrusca. Eppure fu proprio questa Cultura Rinaldoniana ad arrivare in Italia: già formatasi, già pronta. Fu questa, gradualmente, a fondersi poi e a integrarsi gradualmente con popolazioni locali come quelle dei Piceni delle Marche e degli Umbri veri e propri (quelli dell’Umbria), che avevano un’origine – loro sì – prettamente italica.
    Gli Etruschi entrarono in contatto con gli stessi Latini, con i Sabini. La stessa Roma è stata etrusca per secoli, assimilando dagli Etruschi gli ordinamenti, la divisione in centurie, molte simbologie (come lo stesso fascio littorio, che è di origine etrusca). Con il pretesto che la lingua etrusca non sia stata correttamente tradotta e interpretata, si continua a ricamare – sugli Etruschi – tutto quello che si vuole, a completa discrezione dei paradigmi di certi studiosi, di certi baroni universari. E non è nemmeno vero che l’etrusco non sia stato tradotto. E’ una lingua di matrice assolutamente non indoeuropea (come invece il latino e alcune lingue di origine celtica). La lingua etrusca è la stessa che veniva parlata in Anatolia e sull’isola di Lemnos, scritta con i medesimi caratteri. E’ stata tradotta; solo, non disponiamo di testi abbastanza estesi da poter ampliare il vocabolario. Il testo più lungo che conosciamo è quello della cosiddetta Mummia di Zagabria: una mummia tardo-egizia, di epoca tolemaica, conservata nel Museo Archeologico della capitale croata.
    Quella mummia è stata bendata con strisce di lino “riciclate”; erano etrusche, e su quelle gli Etruschi avevano scritto lunghi testi sacri, di natura religiosa, che probabilmente sarebbero andati perduti se non fossero stati utilizzati per fasciare quel corpo. Esistono poi vari testi scritti su tavole di bronzo, di natura giuridica o commerciale: il loro vocabolario è quindi limitato. Poi la lingua etrusca è andata arenandosi, purtroppo, già all’inizio dell’epoca dell’Impero Romano. Sono sopravvissute a livello religioso varie confraternite etrusche, alcune delle quali ancora attive ai tempi di Costantino, che però mantenevano l’uso della lingua solo per competenze strettamente inizitiche e cerimoniali, riservate esclusivamente agli adepti. Poi, con la soppressione di queste confraternite, si è perso l’ultimo uso effettivo della lingua etrusca. E’ pur vero però che il grande imperatore romano Claudio, vissuto nel I secolo dopo Cristo, aveva una moglie etrusca, Tanaquilla: una sacerdotessa, una donna di elevatissima cultura.
    Claudio si appassionò alla storia degli Etruschi, e raccolse tutte le documentazioni ancora disponibili, al suo tempo. Tant’è che l’imperatore fu probabilmente l’ultimo romano a saper parlare e leggere in maniera corretta la lingua etrusca. Poi, con l’assimilazione delle ultime Lucumonie (tra cui quella di Vulci), gli Etruschi entrarono completamente nella romanizzazione. Le loro città divennero municipalità romane, e iniziarono forzatamente a utilizzare la lingua latina: nel giro di 3-4 generazioni, gli Etruschi persero completamente l’uso della loro lingua. E lo avevano anche previsto: sapevano che la loro civiltà di sarebbe conclusa nel corso di quello che per noi è il I secolo dopo Cristo. Eppure, tantissimo è rimasto, di loro. Erano uno dei popoli più religiosi dell’antichità, oltre che uno dei più evoluti sul piano sociale e culturale. Avevano espressioni artistiche uniche, incredibili.
    A volte imitavano l’arte greca, tendevano a prendere il meglio delle culture altrui. Erano in grado di realizzare ceramiche di tipo attico, “made in Etruria”, addirittura superiori alle originali: e le esportavano, anche per dare fastidio al commercio dei greci. Ci hanno lasciato testimonianze straordinarie: scultoree, di fusione del bronzo. Per non parlare delle opere idrauliche: anche nei pressi di Firenze hanno trovato antichi acquedotti etruschi, potenzialmente ancora funzionanti. E nonostante questo, le Sorvintendenze continuano a ignorare certi ritrovamenti. Ci sono tantissimi siti etruschi in rovina, coperti dalle erbacce. Tombe meravigliose, le cui pitture stanno scomparendo: mai state oggetto di una adeguata conservazione. Quello etrusco – ripeto – è un popolo volutamente dimenticato, perché dà fastidio. Gli Etruschi fondavano ogni istante della loro vita sul confronto con le divinità. La Disciplina Etrusca era fondata su determinati libri, andati perduti (almeno, ufficialmente). Ne è rimasto ben poco, anche se nell’800, in Inghilterra, pare sia spuntata una trascrizione dei Libri Sibillini, o ciò che ne resterebbe (impossibile verificare, dato che non disponiamo più degli originali).
    Sappiamo comunque che gli Etruschi dividevano il territorio secondo una geografia sacra incredibilmente strutturata. Non solo conoscevano la precessione degli equinozi e le dinamiche dei solstizi, ma costruivano ogni loro sito secondo precisi schemi di geografia sacra. Nulla era mai costruito a caso, neppure la singola abitazione privata: tutto andava realizzato su determinati punti del terreno, che erano sacralizzati dal lucumone o dal sacerdote. Quei luoghi dovevano emanare determinate energie ctonie, telluriche, in sintonia con gli dèi. Costruire un edificio in un luogo non propizio, considerato funesto dalle regole della Disciplina Etrusca, sarebbe stato un sacrilegio. Piuttosto che far passare una strada in un’area inadatta, cioè fuori dalle direttrici delle “porte solstiziali”, erano capaci di spianare una collina, affrontando un lavoro di mesi.
    Un grande ricercatore come Giovanni Feo, appena scomparso, è stato forse tra i pochissimi a capire davvero l’anima del popolo etrusco. Ci ha lasciato libri bellissimi, che ci spiegano l’origine della religiosità fondata sulla Disciplina Etrusca e il rapporto costante che avevano con gli dèi. Interrogavano le forze della natura in ogni cicostanza, per le azioni più importanti: e attendevano i responsi, che poi ottenevano (così almeno interpretavano la caduta di un fulmine, il volo di alcuni uccelli). Il loro era un rapporto di simbiosi – forte, irrinunciabile – con le forze della natura, sia quelle del sottosuolo che quelle degli dèi celesti. E’ un popolo fondamentale, per le nostre origini: e tuttora se ne parla il meno possibile, e non certo in modo corretto. La reticenza sugli Etruschi, in sostanza, non fa che confermare l’inattendibilità spesso tendenziosa di una archeologia cattedratica che stenta a riconoscere alcune tra le più importanti scoperte sulla nostra vera origine, proprio perché la costringerebbero ad archiviare il suo paradigma convenzionale, ormai superato.
    (Nicola Bizzi, dalla trasmissione “Etruschi: origine e storia di una civiltà scomoda”, in diretta streaming il 1° agosto 2021 nella rubrica “Il Sentiero di Atlantide”, sul canale YouTube “Facciamo Finta Che”, di Gianluca Lamberti. Nel libro “I Minoici in America”, Bizzi svela come l’archeologia stenti ancora a riconoscere come i Popoli del Mare, di origine titanico-atlantidea secondo la tradizione eleusina, abbiano dominato il Mediterraneo e l’Atlantico ben prima dell’affermarsi delle civiltà successive – mesopotamica, egizia, greco-romana).

    Vi hanno raccontato della necessità assoluta di inocularvi non si sa bene cosa, per poter continuare a vivere liberi e sereni? Se è per questo, vi avranno anche detto che i misteriosi Etruschi erano di origine italiana. E’ normale, dice Nicola Bizzi: l’archeologia ufficiale si comporta sempre così, quando si imbatte in verità scomode. Negazionismo accademico? Fate voi. Però sappiate – avverte Bizzi, sul canale YouTube “Facciamo Finta Che”, di Gianluca Lamberti (di seguito, il testo integrale) – che i nostri antenati etruschi venivano dall’Anatolia, cioè dal mare. Arrivarono via nave dalle coste meridionali della Turchia: Lidia, Misia. In altre parole, dalle parti di Troia: infatti, Roma accettava che il suo mitico fondatore (Enea) fosse un profugo troiano. La migrazione dalle coste dell’attuale Turchia la confermano storici come Erodoto ed Ellanico. In Italia, si tace sulla Cultura di Rinaldone fiorita sul Lago di Bolsena (con scheletri anatolici spariti nel nulla) e sugli imponenti palazzi “cretesi” emersi a Luni sul Mignone, tra Roma e Viterbo. Silenzio anche sulle scoperte dei genetisti: in Toscana e Lazio, il 30% degli abitanti ha un corredo genico anatolico. Viene dall’oltremare anche la più famosa razza bovina toscana, la Chianina. Perché fanno così paura, gli Etruschi? Forse perché avevano una società matriarcale “titanica” che introdusse in Italia una civiltà “inspiegabilmente” evoluta già nel 2500 avanti Cristo?

  • Sugli Ufo, mezze verità. Cosa sta arrivando, dallo spazio?

    Scritto il 15/7/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Perché sono così irrisorie, le attesissime rivelazioni sugli Ufo da parte degli Usa, che pure ora ammettono l’esistenza del fenomeno dopo decenni di silenzi e bugie? Se lo domanda lo storico Nicola Bizzi, appassionato studioso di archeologia e mitologia. Bizzi avanza un’ipotesi: stanno forse per ammettere l’alleanza terrestre con una “razza” aliena? Temono infatti che nel 2024 tutto diverrebbe di dominio pubblico, nel caso dallo spazio giungessero ben altri alieni? Per la precisione, potrebbero essere in arrivo i nostri antichi, veri “creatori”: nel caso, potrebbero liberare l’umanità dal giogo schiavistico imposto dagli attuali dominatori extraterrestri, quelli che da millenni pilotano i poteri terreni e condizionano le menti attraverso le religioni? Tesi che Bizzi rilancia, in un appassionante excursus tra storia e giornalismo d’inchiesta, ufologia e antropologia, conquiste scientifiche e tecnologiche, miti dell’antichità, fantascienza e conoscenze di oggi. La paura del ritorno degli alieni “buoni” ha forse motivato anche l’attuale crisi planetaria, scatenata in termini di Great Reset per il controllo della popolazione? E’ in corso addirittura una guerra inter-planetaria, che sta per approdare sulla Terra? E dunque: siamo sul punto si scoprire, definitivamente, che la stessa umanità ha davvero origini aliene, finora risolutamente negate?
    E’ stato calcolato che, se la nostra civiltà dovesse collassare, tutti i manufatti umani – inclusi gli edifici in cemento armato – verrebbero letteralmente disgregati dalla vegetazione. Fra 1-2 milioni anni non resterebbe più niente, dell’attuale ciclo di civiltà terrestre, se non uno strato di carbonio e metalli pesanti. Uno strato dello spessore di appena alcuni centimetri, diffuso in modo uniforme in tutto il mondo. Sarebbe il residuo dell’interazione dell’attuale umanità con il nostro pianeta. Ma uno strato simile esiste già, in tutto il mondo: viene chiamato Limite Kt e risale alla fine dell’Era Mesozoica, cioè al periodo che vide la scomparsa dei grandi dinosauri, circa 65 milioni di anni fa. Potrebbe significare che 65 milioni di anni esisteva una civiltà, non sappiamo se umana o di altra natura, di cui resta solo quel misero strato di carbonio e metalli pesanti. Questo è inquietante, ma la dice lunga su come non sappiamo niente, del vero passato del nostro mondo, dove la comparsa dell’uomo non è ancora stata spiegata: la nostra possibile origine aliena viene dibattuta dagli scienziati solo a porte chiuse, perché metterebbe in crisi qualsiasi teoria finora sviluppata sulla nostra genesi.
    Io ho trovato ridicoli i recenti annunci, da parte degli Usa, di ipotetiche rivelazioni sugli Ufo. Hanno semplicemente confermato quello che aveva appena ammesso la marina statunitense, ovvero che lo spazio aereo viene costantemente violato da velivoli di varia natura, che le autorità (ufficialmente) sostengono di non essere in grado di verificare e classificare. E’ la scoperta dell’acqua calda, ma senza sincerità: sanno benissimo che molti velivoli attraversano i cieli, con il pieno consenso degli apparati militari e della politica americana. Consenso, poi, è una parola grossa: perché gli intrusi, in realtà, fanno quello che vogliono. Negli anni ‘50 e ‘60, l’Unione Sovietica apriva il fuoco, contro gli “oggetti volanti non identificati”; ha smesso di farlo quando certi velivoli, rispondendo al fuoco, hanno raso al suolo le basi militari sovietiche. E così, alla fine, con gli alieni sono scesi a patti anche loro. Notevole l’ipocrisia: sanno benissimo che questi velivoli scorrazzano impunemente dove vogliono. Ora si sono decisi a confermarci ufficialmente che esistono, però tacciono completamente sui retroscena della questione.
    Con alcune civiltà aliene, gli Stati Uniti hanno stipulato veri e propri trattati già ai tempi di Eisenhower. E’ tutto documentato: ne ha parlato a lungo, nei suoi libri, il colonnello Philip Corso, che negli ultimi anni della sua vita ha deciso di vuotare il sacco. Il colonnello Corso aveva altissimi incarichi, strettamente segreti: si occupava proprio dell’interazione con queste civiltà non terrestri. Un’interazione che, in passato, aveva riguardato altre nazioni: la Germania di Hitler era stata a sua volta in contatto con alcune civiltà aliene, che – non sappiamo in cambio di che cosa – le avevano trasferito tecnologie avanzate (che nella Seconda Guerra Mondiale sono poi state impiegate solo in minima parte, dato che quelle applicazioni erano ancora in fase di sperimentazione). Poi è toccato agli Stati Uniti: hanno concesso basi terrestri e libertà di sorvolo, ricevendo in cambio alcune “gocce” di tecnologia. Secondo alcune interpretazioni, che ritengo verosimili, il recente balzo tecnologico globale (dal transistor al microchip, fino quindi all’informatica e alla telefonia) sarebbe in buona parte il prodotto di “retroingegneria aliena”, incluso l’impiego del grafene, materiale magnetico ora rilevato nei “vaccini genici” anti-Covid.
    Le missioni lunari della Nasa (poi proseguite in silenzio) all’epoca delle missioni Apollo erano state finanziate da una grande compagnia di telecomunicazioni, la At&T, dopo che sulla Luna, oltre alle basi spaziali aliene attualmente in funzione, erano state individuate basi molto antiche: strutture in rovina, coperte da enormi cupole trasparenti, costruite con un materiale che alla At&T interessava molto. Ed è grazie a questo materiale, prelevato nel contesto delle missioni Apollo, che è stata realizzata su scala globale la fibra ottica. Teniamo conto del fatto che le forze armate di potenze come Usa, Russia e Cina sono trent’anni avanti, rispetto alla società civile: le super-tecnologie di cui dispongono le rilasciano a noi civili solo quando ormai, per loro, sono diventate obsolete. Una dinamica che la fantascienza ha anticipato, mostrando tecnologie strabilianti che poi, decenni dopo, sono diventate di uso comune. Ma il problema di fondo è un altro: non possono ammettere che con civiltà aliene sono stati stipulati trattati, taciuti all’opinione pubblica. Perché allora, proprio adesso, si ufficializzano determinate ammissioni, come quella sulla reale esistenza degli Ufo?
    Secondo alcune interpretazioni, questo è dovuto a un fatto: negli ultimi anni, a violare lo spazio aereo (degli Usa e di altre nazioni) sarebbero state anche componenti nuove. Quando gli Usa sostengono di non essere in grado di verificare l’identità degli intrusi, probabilmente non mentono: sapendo benissimo quali sono i loro alleati, sanno anche che – da qualche tempo – nuove civiltà (che non conoscono, e con cui non hanno nessun accordo) vanno e vengono, a spasso nei nostri cieli. Sarebbe stata questa nuova presenza, di fatto, a mettere in allarme le civiltà aliene già presenti qui, alcune da molto tempo, altre da epoche più recenti: temono l’arrivo di altre forze, che potrebbero essere loro ostili? L’allarme coinvolgerebbe le stesse forze armate americane, se è vero che – a loro volta – non sanno a chi appartengano alcuni dei velivoli che sorvolano il loro spazio. Sonde orbitali come la Soho, che monitorano il Sole, da circa tre anni stanno rilevando l’arrivo di enormi astronavi, che sfrutterebbero una sorta di “portale dimensionale”.
    Si tratta di astronavi gigantesche, che appaiono dal nulla in prossimità del Sole e si dirigono poi verso il sistema solare esterno, passando quindi vicino alla Terra, a Venere e a Marte, in direzione di Giove e Saturno. Non so dire di cosa si tratti, ovviamente. Ma so che c’è grande fermento, anche in ambienti d’intelligence. C’è chi teme che possa essere prossimo (addirittura si parla del 2024) il ritorno in forze, nel sistema solare, di determinate civiltà aliene che sarebbero state costrette a lasciare la Terra alcuni millenni fa. La loro partenza sarebbe stato l’esito di una guerra, combattuta attorno a 21.000 anni fa, cioè verso il 19.000 avanti Cristo. Quella guerra – estesa anche su altri sistemi stellari – avrebbe visto sconfitte determinate civiltà aliene che erano presenti sul nostro pianeta. Secondo certe fonti, questa civiltà avrebbe avuto caratteristiche umanoidi e avrebbe contribuito alla manipolazione genetica dei nostri “antenati” primati, quindi alla creazione di una parte di umanità. Questa civiltà starebbe dunque tornando, e andrebbe a scompaginare lo status quo attuale, su cui c’è stato sempre il massimo segreto.
    Pare ad esempio che la Nasa sia soltanto uno specchietto per le allodole, per distrarre l’opinione pubblica. Un hacker molto coraggioso, lo scozzese Gary McKinnock, violando i siti della Nasa, del Pentagono e di alcune agenzie dell’intelligence militare Usa, vent’anni fa riuscì a scoprire l’esistenza di quella che viene definita “flotta spaziale segreta”, di fatto ammessa, a suo tempo (di proposito o meno, non si sa) dallo stesso Ronald Reagan, che in televisione disse che le astronavi Usa era in grado di trasportare fino a 300 persone, quando lo Space Shuttle si limitava a 4-5 astronauti. Già prima della creazione dell’attuale Space Force finalmente ufficializzata da Trump, a gestire i programmi spaziali segreti (con fondi neri, pressoché illimitati) è sempre stata la marina militare Usa: e le navi spaziali scoperte da McKinnock erano classificate Usss, con la tripla S (Unites States Space Ship). Questa “flotta spaziale segreta” avrebbe realizzato basi permanenti sulla Luna e, dalla fine degli anni ‘70, altre basi anche su Marte, su alcuni asteroidi orbitanti nel sistema solare e addirittura su alcuni satelliti di Giove.
    Tempo fa sono circolate immagini che mostrerebbero una delle basi presenti su Marte: edifici che sembrano chiaramente terrestri, in quanto circondati da enormi distese di pannelli solari (tecnologia energetica che si può considerare “antiquata”, dunque nostra). Già negli anni ‘80 sarebbe stata varata l’operazione Uomo della Luna: tutte operazioni molto oltre il top secret (”cosmic secret”, oserei dire). Chiaramente, certe flotte utilizzano una tecnologia molto avanzata, di stretto appannaggio militare. Forze armate votate al silenzio? Non sorprende: il segreto protegge regolarmente molti aspetti delle “missioni di pace” terrestri, oltre alle missioni “coperte”. Tanti soldati morti vengono archiviati come vittime di incidenti, per non ammettere l’esistenza di operazioni clandestine, fuori dalle regole d’ingaggio. Figuriamoci se possono ammettere operazioni nello spazio, su altri pianeti del sistema solare.
    Tornando a noi: sono attendibili, le voci che parlano di un ritorno non preventivato di forze che sarebbero state costrette a lasciare la Terra 20 millenni fa? Se questo ritorno fosse reale, magari previsto proprio per il 2024, potrebbe essere una delle tante ragioni dell’improvvisa accelerazione imposta a certi piani di “nuovo ordine mondiale”, in termini di controllo sociale. La verità è che, sulla Terra, c’è un potere (anche politico, oltre che economico) che esula davvero da quello che noi, normalmente, conosciamo come “la politica”. E’ vero che l’agenda politica è sempre stata dettata da organizzazioni sovranazionali che controllano i governi e l’economia del pianeta; ma a quanto pare esiste ben altro, al di sopra. Molti se lo domandano: cosa c’è, ai vertici della piramide del potere? Ebbene: ci sono anche delle realtà non umane.
    Alcune informazioni, comunque, non circolano solo in ambito ufologico: sono diffuse anche a livello di intelligence, presso agenzie governative statunitensi, britanniche, israeliane e anche di alcuni paesi asiatici. Se è vero che questa presenza esiste, e che parecchie nazioni avrebbero accordi con diverse, distinte “razze” aliene stabilmente stanziate sul nostro pianeta, queste presenze sarebbero qui per mero interesse. La Francia, ad esempio, avrebbe accordi politici con alcune di queste “razze” (una, sopra le altre), mentre gli israeliani a loro volta avrebbero accordi con una “razza”, molto particolare: un’intesa che avrebbe motivi storici, perché l’alleanza sarebbe già stata stretta in passato. Gli Stati Uniti, poi, avrebbero accordi con almeno tre di queste “razze” aliene. Secondo gli ufologi, poi, anche la Turchia avrebbe proprie truppe nello spazio, però nell’ambito della flotta spaziale americana (i turchi non avrebbero una propria flotta).
    Qui però dobbiamo sfatare una visione secondo me fuorviante e molto perniciosa: anche in ambito ufologico ed “esopolitico” si tende a umanizzare certe civiltà aliene, perché noi siamo sempre portati a ragionare in un’ottica umana, antropocentrica, e a rapportare secondo il nostro punto di vista tutto quello che immaginiamo. Noi riteniamo – secondo me, sbagliando in pieno – che una civiltà capace di viaggiare nello spazio, infinitamente più avanzata di noi sul piano tecnologico, debba per forza essere evoluta anche da un punto di vista etico. Questa è una grande idiozia, che nasce da un ragionamento prettamente umano. In modo idilliaco, new age, tendiamo a considerare benevole certe civiltà aliene, solo perché molto avanzate. Ma chi ci autorizza a pensare che queste civiltà siano davvero benevole? Se avessero veramente a cuore le nostre sorti, intanto interagirebbero direttamente con l’intera umanità, e lo farebbero da tempo. E invece no: da millenni, si limitano a controllare i nostri governi, a manipolare la coscienza dei terrestri: pare che certe civiltà abbiano creato a tavolino anche determinate religioni monoteistiche, per far sì che l’umanità non si ponesse domande e restasse sempre soggiogata. E questo avverrebbe da epoche incredibilmente remote.
    Ho parlato spesso delle tracce della presenza aliena nel passato, attraverso reperti archeologici, raffigurazioni, testi antichi. Sappiamo che autori come Zecharia Sitchin hanno interpretato alla lettera certe tavolette sumere, da cui traspare una vera e propria civiltà aliena all’origine della civiltà sumerica. Del resto, i Sumeri ci parlano proprio della “creazione” dell’uomo. E dobbiamo essere consapevoli del fatto che buona parte di ciò che è contenuto nella Bibbia è di derivazione mesopotamica, dunque sumerica. I Sumeri parlano della “creazione”, a opera degli Annunaki, di una parte dell’umanità: una certa umanità, nella quale si identificavano. E chi erano, i “creatori” Annunaki? I Sumeri li definiscono dèi: una schiera di dèi, provenienti da un pianeta da loro chiamato Nibiru, che in sumero-accadico significa “colui che attraversa”. Per i Sumeri, in possesso di elevatissime cognizioni astronomiche, Nibiru ha un’orbita ellittica lunghissima, che lo porterebbe a intersecare il sistema solare interno (il nostro) ogni 3.600 anni.
    Negli ultimi decenni sono stati scoperti numerosi pianeti trans-plutoniani, con orbita effettivamente ellittica, ospitati nella vastissima Fascia di Kuiper: e Nibiru (non ancora identificato, ufficialmente), sarebbe uno di questi; ritengo però inverosimile che la ipotetica patria degli Anunnaki possa davvero ospitare la vita, restando lontanissima dal Sole per periodi di tremila anni, a meno che ad essere abitato non sia il suo sottosuolo. Resta il fatto che – stando sempre alle tavolette sumere – gli Anunna avrebbero creato la “loro” umanità per mere esigenze lavorative. Erano interessati all’oro, metallo che era necessario per renderli longevi, e quindi erano attratti dai giacimenti auriferi terrestri. Per l’estrazione mineraria, secondo la tradizione mitologica sumera, si servirono inizialmente degli Igigi: una sorta di dèi minori, cugini sfortunati degli Anunnaki. Poi gli Igigi si sarebbero ribellati, rifiutando lo sfruttamento cui erano sottoposti, e allora gli Anunna avrebbero “creato” una certa umanità, attorno a 200.000 anni fa, per rimpiazzare gli Igigi (non certo per altruismo: servivano minatori e operai per lavori pesanti).
    Curiosamente, l’Homo Sapiens appare proprio attorno ai 200.000 anni fa. E nessun paleontologo (darwiniano o di altra scuola) è in grado di spiegare l’improvviso, incredibile balzo evolutivo rappresentato dal Sapiens. La natura terrestre è molto lenta: la nascita di nuove specie, per gli scienziati, richiederebbe centinaia di migliaia di anni (se non milioni di anni). Balzi evolutivi come quello del Sapiens non sono concepibili, a livello scientifico, se non in termini di almeno mezzo milione di anni, e solo per apportare minime variazioni. Invece il Sapiens è comparso di colpo, 200.000 anni fa, con una massa cerebrale quasi doppia rispetto a quella dell’Homo Erectus. Tra le due specie, gli anelli di congiunzione non sono mai stati trovati. Al contrario: reperti fossili mostrano che, 200.000 anni fa, l’Homo Erectus era sul punto di estinguersi, dopo aver abitato la Terra per milioni di anni. Non è credibile, che sia proprio una specie in declino ad evolvere, di colpo, raddoppiando le dimensioni del proprio cranio.
    Nell’illuminante libro “Resi umani”, scritto da Mauro Biglino con il biologo molecolare Pietro Buffa, si sostiene che tutte le evidenze portino a pensare al ruolo di “attori terzi”, nella creazione di una consistente parte dell’umanità. Altro elemento inspiegabile è la nascita del Cro-Magnon, che appare in maniera repentina e misteriosa, soprattutto in Europa, attorno a 35-40.000 anni fa. Di fatto è un ramo del Sapiens incredibilmente evoluto, con una elevatissima intelligenza, che nasce già formato, con una propria civiltà che di fatto pare sorgere dal nulla. Non mancano le corrispondenze storico-mitologiche: all’epoca dell’origine del Sapiens, che secondo la mitologia sumerica fu originato dagli Anunna per lavorare nelle miniere, appartengono i resti di un’enorme città, in Sudafrica, vicino alle grandi miniere d’oro del paese africano. Una seconda umanità, poi – secondo la tradizione mitologica eleusina – sarebbe stata originata dai figli del titano Giapeto: Atlante, Menezio, Prometeo ed Epimeteo.
    I testi eleusini (tradizionali, non storici) descrivono i Titani come i “creatori” dell’umanità di tipo mediterraneo, cioè occidentale, poi definita – secondo me impropriamente – caucasica. Secondo quei testi, questa nuova “creazione” sarebbe avvenuta attorno ai 35-40.000 anni fa: datazione che collima perfettamente con la nascita del Cro-Magnon, che alcuni testi identificano come “l’uomo di Atlantide”, civiltà sorta in Atlantide e da lì poi diramatasi nelle Americhe e in Europa, partendo dal Mediterraneo, inclusi quindi il Nordafrica e il Vicino Oriente. Quindi avremmo avuto due distinte “creazioni”: e chi ci dice che non siano state molte di più? In realtà, noi non conosciamo niente, del nostro passato. Secondo alcune interpretazioni, tutti i rami dell’attuale umanità oggi presenti sulla Terra sarebbero il frutto di varie interazioni (genetiche) operate da “attori terzi”, alieni, in epoche storiche anche diverse.
    Il sequenziamento del genoma umano è stato compiuto solo negli anni ‘90. Il Dna è composto da due “eliche”, una delle quali è definita Dna-spazzatura: semplicemente, non ci dicono che cos’è. Secondo alcuni scienziati, conterrebbe la nostra effettiva memoria genetica. Io non ho competenze, al riguardo: certo, l’interpretazione è molto suggestiva. Il solo fatto che lo definiscano “spazzatura” perché non ne vogliono spiegare la funzione, be’, la dice lunga. Quindi, non meravigliamoci se certi temi sono sempre stati secretati: se già è difficile, per il potere costituito, ammettere l’esistenza di civiltà aliene dotate di tecnologie tali da permetter loro di scorrazzare nel nostro sistema solare, frequentando anche la Terra, potete immaginare quanto sia difficile riconoscere che l’attuale umanità sia frutto di diverse e molteplici ibridazioni genetiche con civiltà aliene. Questo sconvolgerebbe tutti i paradigmi della scienza, della storia, dell’archeologia. Non mi meraviglia, quindi, che certe questioni vengano affrontate esclusivamente tra addetti ai lavori, in congressi nei quali gli scienziati sono vincolati al silenzio.
    In realtà, noi non sappiamo niente: non sappiamo da quanto tempo esista, l’umanità. Sappiamo solo quello che la paleontologia ammette. Ma Esiodo, ne “Le opere e i giorni”, ci dice che la nostra è la Quinta Umanità: ne sarebbero quindi esistite altre quattro. Umanità diverse dalla nostra, che in epoche precedenti avrebbero vissuto sul nostro pianeta con le loro civiltà e il loro ciclo evolutivo. Che siano esistite umanità diverse dalla nostra lo testimonia anche la scoperta di numerosissimi scheletri di giganti: affiorati in Sardegna, negli Usa, in Nordafrica, nel Medio Oriente. Giganti alti anche tre metri e mezzo: lasciano presumere l’esistenza di un ramo collaterale dell’umanità, oggi apparentemente scomparso. Era un ramo collaterale anche il Neanderthal: è stato ormai dimostrato che non c’è nessuna correlazione tra il Neanderthal, il Sapiens e il Cro-Magnon. Non c’è nessuna discendenza diretta. Fino agli anni ‘50 si ipotizzava che il Sapiens derivasse dal Neanderthal, e invece no: erano simili e vissuti contemporaneamente, ma in modo distinto. Probabilmente il Neanderthal non si è neppure estinto: è stato assimilato dal Sapiens e dal Cro-Magnon.
    Volendo prendere Esiodo alla lettera, in un’epoca remotissima potrebbero essere esistiti altri cicli evolutivi, e le prove ci sono. All’interno di miniere di carbone, in strati geologici risalenti al Carbonifero (300 milioni di anni fa) sono stati scoperti manufatti di origine intelligente, tra cui una campana d’argento con misteriose decorazioni; e poi oggetti lavorati, utensili, un crogiolo per la fusione dei metalli, e addirittura una catena d’oro. Chi li ha realizzati? Non lo sappiamo. Di certo è stata una civiltà intelligente, attorno a 300 milioni di anni fa, quindi più antica di quella che sarebbe testimoniata dallo strato di carbonio e metalli pesanti che i geologi chiamano Limite Kt, risalente a 65 milioni di anni fa. Dunque: non sappiamo praticamente niente, del nostro vero passato. E questo ci autorizza a porci infinite domande. Tra queste, anche quella che rimbalza in questo periodo: avremo una vera e propria “disclosure”, sul ruolo alieno nelle nostre origini e sul potere che forze aliene esercitano al di sopra dei governi terrestri? Secondo me sì: e la stanno facendo gradualmente, a tappe controllate, perché ritengono che non sia più rimandabile.
    Già da anni, soprattutto attraverso il cinema di Hollywood, stanno preparando l’opinione pubblica all’incontro con la realtà aliena. Bisogna vedere in quale direzione andrà, questa “disclosure”, perché non possono dire tutto: non potranno mai ammettere che l’umanità discende da svariate, differenti ibridazioni. Non potranno mai ammettere di averci preso in giro per millenni, di averci sottomessi con la piena complicità di civiltà aliene che hanno sempre fatto quello che hanno voluto, qui. Secondo me c’è un motivo, per il quale oggi si stanno decifendo a fare certe rivelazioni: probabilmente, dallo spazio, sta arrivando qualcosa di nuovo, di imprevisto. Qualcosa che potrebbe anche rappresentare una vera liberazione, per il genere umano: perché, se è vero che stanno tornando i nostri “creatori” (o almeno, i “creatori” di una buona parte dell’umanità), questo andrà a scompaginare tutto. E tra uno, due o tre anni, potrebbero addirittura ammettere di avere contatti con una civiltà aliena. Potrebbero anche fingere che questa civiltà sia appena arrivata, mentre magari è qui da millenni.
    Così, potrebbero presentare questi alieni come dei benevoli benefattori del genere umano: potrebbero cioè dire che ci concedono tecnologia, risorse scientifiche e mediche, per poi dirci – dopo qualche mese – che in realtà sono venuti qui per metterci in guardia, perché un’altra civiltà, sempre proveniente dallo spazio profondo (una civiltà ostile, però) vorrebbe invadere la Terra, e quindi loro sarebbero qui per proteggerci. E chissà, potrebbero usare noi terrestri come carne da cannone, nello scontro con i nostri veri “creatori”, che magari sono in arrivo proprio per liberarci. Questo è uno scenario particolare, al quale mi piace pensare: lo ritengo plausibile. Alcuni dei “creatori” in arrivo potrebbero essere già qui, in una sorta di missione di intelligence, per capire che aria tira, sulla Terra. Non solo avrebbero sul terreno delle loro avanguardie, ma addirittura (già dalla fine degli anni ‘90, secondo certe fonti) sarebbe in atto una nuova guerra, nello spazio. Questa guerra sarebbe arrivata nel nostro sistema solare da diversi anni: dapprima nel sistema solare esterno, mentre oggi sarebbe arrivata a Marte. Quindi la guerra potrebbe avvicinarsi presto anche alla Terra: me lo riferiscono alcune fonti, che si dichiarano ben informate.
    (Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate nella trasmissione “Sdm Confini Esopolitiche”, luglio 2021, sul canale YouTube “Radioascolto live”. Editore di Aurora Boreale, appartenente alla tradizione misterica eleusina, Bizzi è tra le voci italiane che oggi si sforzano di interpretare la crisi che stiamo vivendo, mettendola in relazione con le conoscenze e le potenti suggestioni del passato più remoto).

    Perché sono così irrisorie, le attesissime rivelazioni sugli Ufo da parte degli Usa, che pure ora ammettono l’esistenza del fenomeno dopo decenni di silenzi e bugie? Se lo domanda lo storico Nicola Bizzi, appassionato studioso di archeologia e mitologia. Bizzi avanza un’ipotesi: stanno forse per ammettere l’alleanza terrestre con una “razza” aliena? Temono che tutto diverrebbe di dominio pubblico, nel caso dallo spazio entro il 2024 giungessero ben altri alieni? Per la precisione, potrebbero essere in arrivo i nostri antichi, veri “creatori”: nel caso, potrebbero liberare l’umanità dal giogo schiavistico imposto dagli attuali dominatori extraterrestri, quelli che da millenni pilotano i poteri terreni e condizionano le menti attraverso le religioni? Tesi che Bizzi rilancia, in un appassionante excursus tra storia e giornalismo d’inchiesta, ufologia e antropologia, conquiste scientifiche e tecnologiche, miti dell’antichità, fantascienza e conoscenze di oggi. La paura del ritorno degli alieni “buoni” ha forse motivato anche l’attuale crisi planetaria, scatenata in termini di Great Reset per il controllo della popolazione? Sarebbe in corso addirittura una guerra inter-planetaria, in procinto di approdare sulla Terra? E dunque: siamo sul punto di scoprire, definitivamente, che la stessa umanità ha davvero origini aliene, finora risolutamente negate?

  • Biglino: Uap, sta emergendo la vera storia dell’umanità?

    Scritto il 02/7/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Alla fine, la montagna ha partorito il topolino: sono appena 144 gli avvistamenti di “Uap” nel clamoroso, strombazzatissimo dossier che il Pentagono ha presentato al Congresso statunitense. Una svolta comunque epocale, anche secondo la “Reuters”: per la prima volta, infatti, si ammette ufficialmente che gli Ufo esistono. Affermazione sulla quale si sofferma Mauro Biglino, abile nel rivelare l’affollamento di oggetti volanti nei cieli della Bibbia. Come dire: finalmente si cominciano ad ammettere verità considerate tali dagli antichi (non solo gli autori biblici, ma un’infinità di fonti letterarie del periodo greco-romano, per limitarsi alla sola area mediterranea). Tutti noi, però – dice Biglino – sappiamo che gli avvistamenti degli ultimi decenni sono molti di più: si parla di milioni di segnalazioni. Ora, restando anche solo a quei primi 144 casi ufficializzati, dobbiamo conlcudere che da 70 anni, nei nostri cieli, accadono cose che non hanno spiegazione.
    «Quindi: chi detiene quella tecnologia strabilante? E perché non l’ha mai utilizzata per imporre il suo potere, su un pianeta dove le grandi potenze non hanno mai fatto altro che combattersi?». Per Biglino, oggi si sta delimitando uno spartiacque di portata storica: stiamo entrando in un’epoca in cui diventa lecito, anzi doveroso, farsi certe domande. «Sotto i nostri occhi si sta componendo un moisaico, con tasselli che sembrano quasi calamitarsi l’uno con l’altro. E’ un mosaico che ormai mette assieme passato e presente, in un intreccio che diventa indissolubile». Così, sottolinea Biglino, conoscere il passato diventa sempre più affascinante, e sempre più utile per conoscere il presente: perché questi avvistamenti, che adesso ci vengono descritti come reali, erano già descritti come reali anche dagli antichi. Certo, noi non volevamo crederci: ma adesso invece dobbiamo aprirci alla possibilità di crederci.
    «Per me – ribadisce lo studioso – in questo momento stanno avvenendo fenomeni straordinari, proprio in termini di gestione della conoscenza. Quindi è doveroso continuare a cercare questi tasselli, perché il mosaico che si va formando, forse, alla fine ci presenterà il disegno di quella che potrebbe essere stata la vera storia dell’umanità». Come in cielo, così in terra: fa scalpore, in questi giorni, anche l’ultima scoperta dell’archeologia israeliana. I resti umani emersi a Nesher Ramla, datati 140.000 anni e appartenenti al ceppo del Neanderthal, costringono i paleontologi a ri-mappare i nostri antenati: si credeva che l’ipotetico progenitore del Sapiens fosse originario esclusivamente dell’Europa, e non anche del Medio Oriente. La verità è che la scienza brancola ancora nel buio, quando prova a capire da dove viene davvero la nostra specie. Molti testi antichi (inclusa la Bibbia, secondo Biglino) sostengono che saremmo stati “fabbricati” geneticamente da esseri superiori, in grado di volare a bordo di velivoli descritti come vere e proprie astronavi.
    Fino a ieri, la paleostronautica era declassata a semplice suggestione, come la stessa ufologia. Oggi, invece – in un mondo che da un anno e mezzo parla solo del Covid – è il potere stesso a presentarli, gli Ufo, anche se li chiama Uap e dice di non sapere che cosa siano, da dove vengano, e chi detenga la super-tecnologia che li fa schizzare nel cielo in un modo che pare sfidare le leggi fisiche (o almeno, quelle note alla scienza). Biglino non ha dubbi: siamo a una svolta storica, nel percorso della condivisione pubblica della conoscenza. E poi: se da 70 anni gli ufologi documentano avvistamenti, come mai proprio adesso ha termine il “cover-up” e sono le autorità a fare ammissioni semplicemente inconcepibili, fino a ieri? Sta per accadere qualcosa di inaudito, che potrebbe destabilizzare in modo irreversibile l’idea stessa di umanità e le convinzioni di miliardi di persone?
    Forse, la “disclosure” tanto attesa potrebbe anche chiarire meglio certe recenti affermazioni, come quelle del generale Haim Eshed, già a capo della sicurezza aerospaziale israeliana, secondo cui da trent’anni alcuni governi terrestri collaborano stabilmente con precise entità aliene. La sensazione, per dirla con Biglino, è che stia davvero per crollare un muro di reticenze e bugie: quei 144 “Uap” presentati dal Pentagono hanno l’aria di essere solo un primo passo. Per l’autore di saggi come “Il Dio alieno della Bibbia”, potrebbero essere smantellate alcune “certezze” (solo teologiche, in realtà) su cui si è basato per migliaia di anni il potere terreno delle religioni, formidabili strumenti di condizionamento sociale. Nel 1200 avanti Cristo, ricorda Biglino, il sacerdote libanese Sanchuniaton (ripreso da Eusebio di Cesarea, Padre della Chiesa, attraverso lo storico greco Filone di Byblos) scriveva di aver scoperto, in Egitto, che la fede fondata sulla natura spirituale delle divinità era stata il frutto di un’invenzione: una straordinaria frode ordita dalla casta sacerdotale, abituata per secoli a servire “divinità” in carne e ossa.
    Nel libro-intervista “La Bibbia Nuda”, Biglino si sofferma a lungo sull’epopea dei patriarchi prediluviani, dalla vita lunghissima: secondo il racconto veterotestamentario, in quell’epoca (così come nell’Egitto di Sanchuniaton) le “divinità” camminavano in mezzo a noi, e ogni tanto portavano con sé alcuni prescelti, come Elia ed Enoch. Racconti fantastici? Narrazioni simboliche, da interpretare in senso mistico? E perché mai – si domanda Biglino – gli autori biblici avrebbero dovuto inventarsi una sorta di fantascienza ante litteram? Domanda opportuna, specie se si considera che oggi è proprio la fantascienza ad approdare nel Parlamento degli Usa, cessando di essere tale: si tratta di fenomeni reali, assicurano le istituzioni. E dunque, cosa le ha spinte a essere improvvisamente loquaci? Come mai l’ostinato “negazionismo” sul fenomeno Ufo è improvvisamente caduto, in un Occidente che racconta ai suoi cittadini che devono indossare mascherine e inocularsi “vaccini genici” per proteggersi dalla più grande “pandemia di asintomatici” che la storia ricordi?10:29 29/06/2021

    Alla fine, la montagna ha partorito il topolino: sono appena 144 gli avvistamenti di “Uap” nel clamoroso, strombazzatissimo dossier che il Pentagono ha presentato al Congresso statunitense. Una svolta comunque epocale, anche secondo la “Reuters”: per la prima volta, infatti, si ammette ufficialmente che gli Ufo esistono. Affermazione sulla quale si sofferma Mauro Biglino, abile nel rivelare l’affollamento di oggetti volanti nei cieli della Bibbia. Come dire: finalmente si cominciano ad ammettere verità considerate tali dagli antichi (non solo gli autori biblici, ma un’infinità di fonti letterarie del periodo greco-romano, per limitarsi alla sola area mediterranea). Tutti noi, però – dice Biglino – sappiamo che gli avvistamenti degli ultimi decenni sono molti di più: si parla di milioni di segnalazioni. Ora, restando anche solo a quei primi 144 casi ufficializzati, dobbiamo conlcudere che da 70 anni, nei nostri cieli, accadono cose che non hanno spiegazione.

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