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Archivio del Tag ‘guerra’

  • Tredici aquile morte, per il giudice Scalia morto il giorno 13

    Scritto il 01/3/16 • nella Categoria: segnalazioni • (3)

    Tredici aquile americane stranamente trovate morte poco dopo la scomparsa del mitico giudice della Corte Suprema, Antonin Scalia, baluardo dei conservatori ma integerrimo difensore del potere centrale dello Stato federale. Si chiama proprio Federalsburg – nome che sembra evocare il governo federale – la località del Maryland dove sono stati ritrovati i volatili. L’aquila di mare dalla testa bianca, detta anche aquila calva, è il simbolo araldico della nazione. In più le aquile morte sono 13, ed esattamente il giorno 13 (febbraio) si è spento l’alto magistrato, alle soglie degli 80 anni. E’ morto vicino a Shafter, in Texas, dove soggiornava in vista di una battuta di caccia. Animali, dunque: il giudice si apprestava a ucciderne, ma è deceduto prima di poter sparare; in compenso, altri animali – quelle aquile – sono “piovuti dal cielo”, fulminati: non cinque o dieci, ma proprio 13. Ce n’è abbastanza per scatenare la caccia all’ipotetico messaggio segreto contenuto in queste straordinarie “coincidenze”. Maurizio Blondet vi scorge una minaccia rivolta a Donald Trump, temutissimo da super-oligarchi come Soros e Murdoch, schierati con la Clinton. Altri, come Micheal Snyder, temono che la combinazione simbolica possa alludere all’imminente “morte” degli Stati Uniti.
    In un post tradotto da “Come Don Chisciotte”, Snyder ricorda che l’aquila dalla testa bianca è l’animale “nazionale” degli Usa, rappresentato sul “Great Seal”, lo stemma ufficiale usato per certificare i documenti del governo federale. Attenzione poi al numero 13, che simboleggia proprio la morte, nel codice esoterico “praticato” dagli ambienti iniziatici di stampo massonico-crowleyano, in cui nomi, date e numeri non sono mai casuali. Tredici è anche il numero di Stati che in origine ratificarono la Costituzione degli Stati Uniti, e il Maryland era uno di questi. Conseguentemente, scrive Snyder, c’è chi suggerisce che la morte di queste 13 aquile sia un segno che la dipartita del giudice della Corte Suprema possa rappresentare l’inizio della fine anche per la Costituzione degli Stati Uniti, se non addirittura «la morte di tutta l’America». La notizia della strana strage di volatili non è sfuggita ai media mainstream: “Nbc News” ricorda che si tratta della più grande moria di aquile calve che mai abbia avuto luogo nel Maryland nel corso degli ultimi trent’anni. Un animale super-protetto: l’uccisione di anche un solo esemplare può essere punita con una multa da centomila dollari.
    Snyder insiste sulla sinistra ricorrenza numerica: sono 13 le colonie originali americane, così come il numero delle strisce sulla bandiera Usa. In un articolo per “Charisma News”, Ricky Scaparo dettaglia alcuni significati del numero 13 che risalgono all’antichità. Nimrod, il potente cacciatore che si era “posto davanti al Signore” (aveva cercato di prenderne il posto – Genesi 10:9), era il 13° nella linea genealogica di Cam, uno dei tre figli di Noè sopravvissuti al diluvio. Tredici, inoltre, sono i governi creati dagli uomini che, ispirati da Satana, si ribellarono all’Eterno. L’espressione “valle di Hinnom” è citata nella Sacra Scrittura 13 volte: la valle fu teatro dei riti diabolici ispirati al dio pagano Moloch, adorato dai Fenici, che comprendevano il sacrificio di bambini. Nell’Apocalisse (rivelazione), «il drago, simbolo di Satana, viene citato 13 volte». Per San Paolo (“Lettera ai Romani) i peccatori hanno 23 caratteristiche, e la tredicesima li qualifica come “nemici di Dio”.
    Ma anche il dollaro americano ha il numero 13 incorporato dappertutto, continua Snyder: sono 13 i gradini sulla piramide del “Great Seal”, e sempre 13 le lettere in “Annuit Coeptis”, la frase che sovrasta la scritta “novus ordo seclorum”: unendo le due frasi si ottiene “novus ordo seclorum annuit coeptis”. «Sono molte le ipotesi sulla traduzione di questa frase latina», annota Snyder: «Si va da “un nuovo ordine mondiale arride agli iniziati” a “un nuovo ordine mondiale, la divinità ha acconsentito”, o anche “si annuncia la nascita di un nuovo ordine mondiale”, oppure “una nuova era arride agli iniziati”». Ma non è tutto: sono 13 le strisce sullo scudo posto al di sopra dell’aquila, e ancora 13 le stelle al di sopra dell’aquila. Sono sempre 13 anche le lettere che compongono il motto nazionale americano “E pluribus unum”, cioè “da molti, uno soltanto”. E ancora: sono 13 le frecce nell’artiglio sinistro del volatile araldico. A queste, corrispongono le 13 le foglie e i 13 i frutti sul ramo d’ulivo nell’artiglio destro dell’aquila americana.
    «Non ho tutte le risposte, ma credo che siamo davanti ad un segnale molto importante per gli Stati Uniti», conclude Snyder. «La situazione era incredibilmente desolante anche prima della morte di Scalia. Il nostro paese sta morendo ogni giorno un po’ di più e i segnali sono ben visibili attorno a noi». C’è di che preoccuparsi? «Credo che dovremo affrontare momenti peggiori di quelli che il paese abbia mai visto fino ad ora». Per Wikipedia, il giudice Scalia era considerato un pilastro dell’ala conservatrice della Corte Suprema. Di origini siciliane, ha sempre aderito alla dottrina dell’interpretazione originaria della Costituzione. A differenza di altri suoi colleghi conservatori, ha mantenuto un punto di vista a favore del potere nazionale e di un esecutivo forte. Scalia, ricorda Roberto Festa sul “Fatto Quotidiano”, era stato nominato da Ronald Reagan nel 1986, primo italo-americano a far parte della Corte. Nato a Trenton nel 1936, cresciuto a New York, aveva iniziato la sua carriera legale nell’amministrazione Nixon.
    «Secondo Emendamento, finanziamento della politica, commercio, aborti, matrimoni gay, ruolo del potere esecutivo: non c’è campo della giurisprudenza e della società Usa dove Scalia non abbia fatto sentire la sua voce», ricorda il “Fatto”. Scalia era celebre per lo stile caustico di molte sue prese di posizione e sentenze. Contrarissimo al propagarsi dell’ideologia gender: lo scorso giugno, in occasione della legalizzazione dei matrimoni gay, aveva detto che i giudici «hanno preso posizione nella guerra culturale», e previsto effetti disastrosi anche su altre aree della morale e della sessualità. Dotato del gusto per la battuta tagliente, Scalia era un nemico del politically correct. Di recente, aveva dichiarato che gli studenti afroamericani potevano trovare giovamento nel frequentare «università meno prestigiose». Altrettanto importante, ricorda sempre Roberto Festa, è stato il suo ruolo nel 2013, quando la Corte ha scardinato alcune delle norme-chiave della legge che tutela il diritto di voto dei neri. «E centrale è stata la sua voce nella battaglia all’Obamacare e nella sentenza che dà il via libera ai finanziamenti alla politica da parte delle grandi multinazionali».
    Sempre secondo Festa, la morte improvvisa di Scalia complica seriamente i disegni dei repubblicani, in vista della corsa per la Casa Bianca. Oggi, la Suprema Corte è in assoluta parità: 4 giudici progressisti contro 4 conservatori. Storicamente, la Corte ha contribuito a orientare la società americana in un senso piuttosto che in un altro. «La Warren Court, quella presieduta da Earl Warren tra il 1953 e il 1969, allargò in modo drammatico i diritti civili, sindacali, politici. In anni più recenti, la Corte guidata da William Rehnquist ha invece sostenuto quella “rivoluzione conservatrice” che da Reagan in poi ha toccato gran parte della società». Scalia, sottolinea il “Fatto”, era anche una pedina essenziale nella campagna che gli Stati a guida repubblicana vogliono scatenare alla Corte Suprema per neutralizzare una serie di leggi invise ai repubblicani: la riforma sanitaria, appunto, e poi gli ordini esecutivi di Obama sull’immigrazione, l’aborto, la legge Dodd-Frank che rende più severe le regole per l’industria finanziaria. E ancora, quella che tutela le specie a rischio di estinzione: come l’aquila calva?
    «Chi è attento a cogliere i “segni” ha messo in relazione la morte delle 13 aquile con la morte del giudice», scrive Maurizio Blondet nel suo blog, «e mai erano state trovate morte d’un colpo 13 aquile calve. Per di più, vicino alla cittadina di nome Federalsburg». Impossibile, per Blondet, non ricordare che gli àuguri traevano segni sul destino di Roma dal volo degli uccelli, aquile o corvi. «Un malaugurio per la Federazione?». Blondet ipotizza che il “messaggio” sia rivolto direttamete all’outsider Donald Trump, che gli oligarchi repubblicani (che hanno perduto Scalia) temono, in quanto non omologato al loro sistema di dominio. Molto prima dell’avvento di Trump, l’Italia sperimentò – con Berlusconi – la comparsa di un nuovo tipo di capo «populista, miliardario e mediatico, che il popolo ha votato in funzione anti-establishment». Del resto, lo stesso Mussolini «anticipò Hitler», e i fascismi europei di quegli anni «furono imitatori di quello italiano». Come sappiamo, «la storia si è ripetuta in forma di farsa», ma Berlusconi «non ha capito quello che la storia voleva da lui». E Trump? Cosa penserà di quelle 13 aquile calve, ritrovate dopo la morte del giudice Scalia il giorno 13?

    Tredici aquile americane stranamente trovate morte poco dopo la scomparsa del mitico giudice della Corte Suprema, Antonin Scalia, baluardo dei conservatori ma integerrimo difensore del potere centrale dello Stato federale. Si chiama proprio Federalsburg – nome che sembra evocare il governo federale – la località del Maryland dove sono stati ritrovati i volatili. L’aquila di mare dalla testa bianca, detta anche aquila calva, è il simbolo araldico della nazione. In più le aquile morte sono 13, ed esattamente il giorno 13 (febbraio) si è spento l’alto magistrato, alle soglie degli 80 anni. E’ morto vicino a Shafter, in Texas, dove soggiornava in vista di una battuta di caccia. Animali, dunque: il giudice si apprestava a ucciderne, ma è deceduto prima di poter sparare; in compenso, altri animali – quelle aquile – sono “piovuti dal cielo”, fulminati: non cinque o dieci, ma proprio 13. Ce n’è abbastanza per scatenare la caccia all’ipotetico messaggio segreto contenuto in queste straordinarie “coincidenze”. Maurizio Blondet vi scorge una minaccia rivolta a Donald Trump, temutissimo da super-oligarchi come Soros e Murdoch, schierati con la Clinton. Altri, come Micheal Snyder, temono che la combinazione simbolica possa alludere all’imminente “morte” degli Stati Uniti.

  • Regeni, 007 ucciso dagli inglesi in vista della guerra in Libia

    Scritto il 27/2/16 • nella Categoria: segnalazioni • (10)

    Giulio Regeni non era solo un talento, un ragazzo prodigio, ma anche uno 007 di primo livello reclutato dall’Aise, l’intelligence italiana all’estero, che utilizzava l’ateneo di Cambridge come copertura, dando cioè l’illusione di lavorare per Londra. Missione: tenere sotto pressione il regime di Al-Sisi, sul mancato rispetto dei diritti umani, raccogliendo prove. Vero obiettivo: aiutare l’Italia a “convincere” l’Egitto – anche in cambio del silenzio su quel dossier – a dare pieno appoggio a Roma nella imminente missione di guerra in Libia. Opzione temutissima soprattutto da Londra, preoccupata dalle ottime relazioni italiane con il Cairo. Da qui la contromossa dell’intelligence britannica, l’Mi6, che avrebbe infiltrato il Mukhabarat, il servizio segreto egiziano, ordinando a una sua cellula di sequestrare il giovane, torturarlo e ucciderlo, per poi farlo ritrovare orribilmente martoriato. Conseguenza evidente: una crisi diplomatica tra Roma e l’ignaro governo di Al-Sisi, altra vittima del complotto inglese, insieme all’Italia e soprattutto al povero Regeni, intrappolato in una sanguinosa spy-story.
    La vicenda avrebbe anche potuto avere un finale diverso: la liberazione del ragazzo, se i colleghi 007 italiani avessero a loro volta sequestrato un agente inglese, per poi organizzare lo scambio di prigionieri, come ai tempi della guerra fredda. E’ la testi esposta nei giorni scorsi da un grande giornalista come Marco Gregoretti, già inviato di “Panorama”, vincitore del Premio Saint-Vincent per i suoi servizi sulle violenze (stupri, torture) commesse nelle missioni di pace in Somalia, dove furono assassinati Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Tralasciando le ovvie smentite dei familiari di Regeni, Gregoretti si sofferma sull’anomalia assoluta della smentita ufficiale fornita dall’Aise (normalmente, i servizi segreti non “esternano”, men che meno con comunicati stampa). Soprattutto, il giornalista sottolinea il silenzio delle principali istituzioni: nessuna smentita, sul ruolo di Regeni in Egitto, né da Palazzo Chigi né dalla Farnesina, a conferma del basso profilo che sta tenendo il governo Renzi, «saggiamente orientato alla prudenza», di fronte all’inaudita gravità del complotto inglese.
    Dopo svariati articoli pubblicati sul suo blog, ripresi anche dal “Giornale” (non senza conseguenze: il reporter racconta di aver ricevito «esplicite minacce»), Gregoretti ha riassunto la sua posizione in un’intervista a Stefania Nicoletti per “Border Nights”, trasmissione web-radio. Premessa obbligatoria: si tratta di analisi, considerazioni e deduzioni, data l’impossibilità di esibire riscontri e rivelare fonti riservate, cui il giornalista ha evidentemente accesso. Punto di partenza, a livello geopolitico: l’insofferenza di Londra per il rapporto privilegiato tra l’Italia e Al-Sisi, come in Libia ai tempi di Gheddafi. «L’ombra efficiente del Mi6, la gloriosa intelligence britannica, si allunga sempre più sulla morte dell’agente dell’Aise, (il servizio segreto italiano che si occupa di estero) Giulio Regeni». Gregoretti cita una delle sue fonti, secondo cui «gli inglesi, in Egitto, hanno giocato sporco come in Libia, soltanto che là c’erano anche i francesi». A Londra «non vogliono che si mantenga il canale aperto tra il nostro governo e Al-Sisi, soprattutto in vista della guerra in Libia».
    Quel che è successo al Cairo, scrive Gregoretti, ha il ritmo e la suspense di un giallo di John Le Carré. «Regeni era un operativo della nostra intelligence, ma non nel senso degli interventi armati o di azione fisica, la sua operatività era di tipo informativo». Per la fonte di Gregoretti, il giovane friulano barbaramente assassinato in Egitto era «molto intelligente, serio e a modo». Ma, «contrariamente a quanto si potrebbe evincere dalle fotografie con il gattino, anche preparato fisicamente». Per questo avrebbe reagito alla cattura, «lottando in maniera determinata», prima di essere «sopraffatto numericamente». Che c’entra l’Mi6? «Tutto, o quasi», scrive Gregoretti. «Le università britanniche sono terreno fertile dei servizi segreti inglesi: sono una delle coperture maggiormente praticate. E a quella di Cambrige, una delle più prestigiose, era collegato Regeni. Ed è proprio da lì che il suo contatto, la professoressa Maha Abdelharam, esperta di Medio Oriente, interrogata in questi giorni dal pm Sergio Colaiocco (che ha sentito anche il professor Gennaro Gervasio, l’uomo che la sera del 25 gennaio diede l’allarme della scomparsa di Regeni), gli chiese di approfondire le informazioni sui sindacati e sui Fratelli Musulmani». Il giovane aveva anche ricevuto una precisa scaletta di notizie che doveva trasmettere all’ateneo inglese: un documento molto importante, che in questo momento dovrebbe essere nelle mani dei carabinieri del Ros.
    Insomma, l’ Mi6 avrebbe usato l’università di Cambrige con una doppia finalità: avere il materiale e sapere che cosa era a conoscenza dei servizi italiani: «Regeni, pensando di avvalorare la copertura, infatti, mandava una copia a Cambrige (senza sapere che in realtà era una trappola inglese) e una all’Aise». Per liquidarlo, gli agenti britannici avrebbero utilizzato una sezione del Mukhabarat, che è un servizio segreto diviso in tre tronconi che non comunicano tra loro. In più, secondo la fonte di Gregoretti, «In Egitto ci sono alcuni generali che si oppongono ad Al-Sisi». Sicché, per l’intelligence britannica, «geniale in questo tipo di operazione», il gioco è stato facile: «In un paese dove il livello di corruzione è piuttosto alto, l’Mi6 non ha avuto problemi a mettere al proprio soldo un paio di agenti del Mukhabarat e a fargli fare il lavoro sporco». Dunque, concluce Gregoretti, il presidente egiziano davvero non sapeva nulla. «Tant’è che il cadavere è stato ritrovato dopo il suo intervento. Ma il contesto era perfetto per creare un problema serio tra l’Egitto e l’Italia: c’era la visita del ministro dello sviluppo economico Federica Guidi, si stavano prendendo importanti accordi economici e, soprattutto, militari in vista della guerra».
    L’Mi6 teneva d’occhio Regeni da tempo, continua Gregoretti. E sapeva benissimo che era un agente segreto italiano. «D’altronde, Regeni stesso ne diede indirettamente conferma quando, l’11 dicembre, partecipando a una assemblea sindacale, disse di essersi accorto che qualcuno lo stava fotografando. Erano i giorni in cui da Cambrige gli avevano chiesto gli approfondimenti di ricerca». Quindi, ricapitolando, Regeni è stato prelevato da due persone del Mukhabarat che lo hanno torturato per avere informazioni su quanto ancora non aveva relazionato della sua ricerca (sul sindacato degli autotrasportatori, per esempio) e poi l’hanno ucciso e mutilato facendo ritrovare il cadavere il 3 febbraio, con lo scopo di creare un incidente tra il nostro paese e l’Egitto di Al-Sisi. E l’Aise? Risponde l’informatore: «L’Aise gioca, questi no: questi uccidono. Il problema è che ognuno di noi all’estero, con i servizi segreti che abbiamo, è un Regeni in pericolo». Che fare, allora? Secondo la fonte, bisognava «catturare il primo loro spione in Italia, tanto si conosce l’elenco, e far capire che non era aria. Secondo me – aggiunge il funzionario – inglesi o non inglesi, ci avrebbero restituito Regeni in un batter d’occhio. Queste sono operazioni che si sono sempre fatte sul campo. Ma oggi, sul campo chi c’è?».

    Giulio Regeni non era solo un talento, un ragazzo prodigio, ma anche uno 007 di primo livello reclutato dall’Aise, l’intelligence italiana all’estero, che utilizzava l’ateneo di Cambridge come copertura, dando cioè l’illusione di lavorare per Londra. Missione: tenere sotto pressione il regime di Al-Sisi, sul mancato rispetto dei diritti umani, raccogliendo prove. Vero obiettivo: aiutare l’Italia a “convincere” l’Egitto – anche in cambio del silenzio su quel dossier – a dare pieno appoggio a Roma nella imminente missione di guerra in Libia. Opzione temutissima soprattutto da Londra, preoccupata dalle ottime relazioni italiane con il Cairo. Da qui la contromossa dell’intelligence britannica, l’Mi6, che avrebbe infiltrato il Mukhabarat, il servizio segreto egiziano, ordinando a una sua cellula di sequestrare il giovane, torturarlo e ucciderlo, per poi farlo ritrovare orribilmente martoriato. Conseguenza evidente: una crisi diplomatica tra Roma e l’ignaro governo di Al-Sisi, altra vittima del complotto inglese, insieme all’Italia e soprattutto al povero Regeni, intrappolato in una sanguinosa spy-story.

  • Pellizzetti: la guerra ai poveri ci ha reso tutti più poveri

    Scritto il 26/2/16 • nella Categoria: idee • (4)

    In questi giorni nei telegiornali di tutte le reti si susseguono i bollettini medici di un crash economico che – a sentire gli speaker – parrebbe incomprensibile: gli istituti di credito a picco, da Banca Etruria a Deutsche Bank; il Pil italiano che si rattrappisce, mentre le locomotive mondiali, americane e cinesi, rallentano; l’inflazione sempre più lontana dall’auspicata soglia del 2% mentre il crollo delle materie prime non rianima produzioni e transazioni. Parrebbe si sia in presenza di un male oscuro che corrode la presunta cornucopia dell’economia globalizzata. Intanto l’ex sottosegretario di Stato Usa Larry Summers ci invita a predisporci a «una stagnazione di durata ALMENO secolare». Eppure la chiave interpretativa è sotto gli occhi di chi vuol vedere e ha il coraggio di riconoscere che questa catastrofe ce la siamo procurata con le nostre mani; grazie alle follie (criminali) perpetrate negli ultimi quattro decenni. I cui nodi velenosi stanno giungendo al pettine. Resta solo da appurare se di pazzia si tratta o di vera e propria criminalità economica.
    Un esempio per tutti, di casa nostra: a partire dall’autunno 2014 i disoccupati sono già oltre 3 milioni, i giovani senza lavoro sfiorano il 45%, la base produttiva ha perso un quarto del suo potenziale, il Pil sceso di 10-11 punti rispetto all’anno prima della crisi. Quindi il governo che fa? Si scatena per introdurre nella legislazione del lavoro nuove norme che facilitino il licenziamento! L’ennesimo episodio locale di una quarantennale vicenda mondializzata, in cui è iscritta la causa dei nostri mali: aver smarrito coscienza del significato di quel fenomeno che – per la prima volta nella storia dell’umanità – aveva diffuso ricchezza. Infatti, cos’è la rivoluzione industriale se non l’aver instaurato una produzione di massa, in una società di massa che accede al consumo di massa?
    Lo aveva capito benissimo Henry Ford, quando aumentava la paga ai suoi operai perché diventassero i primi acquirenti della Ford modello “T”, da loro stessi prodotto. La guerra dei ricchi contro i poveri, scatenata dalla controrivoluzione NeoLib a partire dagli anni ‘70, ha rotto questo felice equilibrio: l’impoverimento di sempre più larghi strati di cittadini ha contratto le moltitudini di consumatori in grado di far girare la megamacchina produttiva con i loro acquisti. E il sogno del privilegio finanziarizzato (il cosiddetto 1%) di rifugiarsi nel virtuale si è infranto contro gli scogli delle dure repliche del mondo reale. Ricordo sommessamente di aver avanzato questa tesi già l’anno scorso, in un saggio editato dal Saggiatore (“Società o barbarie”): il capitalismo sta tagliando il ramo su cui è appollaiato con la distruzione delle dinamiche inclusive che lo sostenevano.
    L’anno prima era stato Thomas Piketty, con il suo bestseller “Il Capitale nel XXI secolo”, ad avvisarci che «a partire dagli anni settanta le disuguaglianze all’interno dei paesi ricchi si sono di nuovo accentuate». E prima di lui Zygmunt Bauman: «I vecchi ricchi avevano bisogno dei poveri per diventare e restare ricchi…i nuovi ricchi non hanno più bisogno dei poveri» (“Dentro la globalizzazione”). Follia criminale pure suicida: la lotta ai lavoratori e la spremitura dei meno abbienti per allocare la ricchezza ai vertici della piramide sociale, ha mandato in frantumi il meccanismo che la creava. Quanto ci ha appena spiegato Luciano Gallino con il suo libro postumo per Einaudi (“Il denaro, il debito, la doppia crisi”) parlando di “crollo tendenziale della domanda aggregata”: «Qualcuno dovrebbe spiegare a Mario Draghi che se le imprese non investono non lo fanno certo perché gli interessi sui prestiti sono elevati, ma perché non sanno a chi potrebbero vendere quello che nel caso produrrebbero». In fondo Joseph Schumpeter, uno dei più grandi economisti del ‘900, lo aveva annunciato: il capitalismo finirà per autocombustione. Ma la prospettiva non è certo incoraggiante, appurato che siamo nelle mani di pazzi suicidi.
    (Pierfranco Pellizzetti, “La guerra ai poveri ci ha reso tutti più poveri”, da “Micromega” del 14 febbraio 2016).

    In questi giorni nei telegiornali di tutte le reti si susseguono i bollettini medici di un crash economico che – a sentire gli speaker – parrebbe incomprensibile: gli istituti di credito a picco, da Banca Etruria a Deutsche Bank; il Pil italiano che si rattrappisce, mentre le locomotive mondiali, americane e cinesi, rallentano; l’inflazione sempre più lontana dall’auspicata soglia del 2% mentre il crollo delle materie prime non rianima produzioni e transazioni. Parrebbe si sia in presenza di un male oscuro che corrode la presunta cornucopia dell’economia globalizzata. Intanto l’ex sottosegretario di Stato Usa Larry Summers ci invita a predisporci a «una stagnazione di durata almeno secolare». Eppure la chiave interpretativa è sotto gli occhi di chi vuol vedere e ha il coraggio di riconoscere che questa catastrofe ce la siamo procurata con le nostre mani; grazie alle follie (criminali) perpetrate negli ultimi quattro decenni. I cui nodi velenosi stanno giungendo al pettine. Resta solo da appurare se di pazzia si tratta o di vera e propria criminalità economica.

  • Trump contro Sanders, se l’America archivia i moderati

    Scritto il 20/2/16 • nella Categoria: idee • (1)

    «Le elezioni americane, comunque vadano a finire, non servono a cambiare il corso della storia: nessun presidente, per quanto tenace e caparbio possa essere, è in grado di farlo». Secondo Massimo Mazzucco, autore di documentari come “Inganno globale” sull’11 Settembre, le elezioni americane servono però a capire quale sia il sentimento generale della popolazione. E le primarie attualmente in corso «ci stanno dicendo una cosa molto chiara: sia da destra che da sinistra, la gente è stufa del tradizionale sistema politico». Il fatto che a destra stia vincendo un candidato, Donald Trump, che non è mai stato eletto ad alcun ruolo pubblico nella sua vita, secondo Mazzucco la dice lunga su quanto basso sia l’entusiasmo dei repubblicani per i loro rappresentanti moderati, “di sistema”, come Marco Rubio o Jeb Bush. Idem a sinistra, dove sta prevalendo un candidato, Bernie Sanders, che si dichiara apertamente “socialista”, «una parolaccia vera e propria, nella cultura americana». Così come i repubblicani bocciano Bush e Rubio, i democratici votano contro la loro rappresentante “moderata e di sistema”, Hillary Clinton.
    «La grande fatica che la Clinton sta facendo nell’imporsi in campo democratico, inoltre, rivela un’altra verità storica importante: quello che otto anni fa avrebbe rappresentato un cambiamento storico epocale, e cioè l’elezione della prima donna nella storia a presidente degli Stati Uniti, oggi è considerato semplicemente un fatto aneddotico: che vinca un uomo o una donna non fa più nessuna differenza per gli americani», scrive Mazzucco su “Luogo Comune”. «Le nuove generazioni di donne non si sentono più in dovere di votare la Clinton “in quanto donna”, ma sono tornate a mettere le questioni di principio al di sopra di quelle di gender. E a quanto pare, sulle questioni di principio Sanders è molto più forte della Clinton. È bastato infatti che Sanders denunciasse pubblicamente il fatto che la Clinton abbia preso 800.000 dollari di compenso dalla Goldman Sachs per una banalissima conferenza, per appiccicare alla sua rivale quell’etichetta di “servitrice dei banchieri” che fa decisamente storcere il naso alla base democratica».
    In sintesi, conclude Mazzucco, abbiamo un’America fortemente polarizzata, sia a destra che a sinistra, con l’estremismo radicale e xenofobo di Trump a fare da traino sul primo fronte, e con un richiamo ai diritti sociali della middle-class a fare da traino sul secondo. «Alla fine, molto probabilmente, prevarrà una posizione centrista e moderata (rep o dem che sia, non fa molta differenza – la convergenza prima di novembre è d’obbligo, da un lato come dall’altro)». Morale? Il vero vincitore «sarà il sistema stesso, che è stato progettato proprio per impedire scossoni e sbilanciamenti in qualunque direzione: “In medium stat power”, dicono i banchieri di Wall Steet». Ma un’America fortemente divisa al suo interno non può essere che un cattivo auspicio per il resto del mondo: «Un’America polarizzata e divisa infatti è molto più facile da controllare, con un’opinione pubblica che può essere molto più facilmente indirizzata verso una guerra sempre più disastrosa per il mondo intero».

    «Le elezioni americane, comunque vadano a finire, non servono a cambiare il corso della storia: nessun presidente, per quanto tenace e caparbio possa essere, è in grado di farlo». Secondo Massimo Mazzucco, autore di documentari come “Inganno globale” sull’11 Settembre, le elezioni americane servono però a capire quale sia il sentimento generale della popolazione. E le primarie attualmente in corso «ci stanno dicendo una cosa molto chiara: sia da destra che da sinistra, la gente è stufa del tradizionale sistema politico». Il fatto che a destra stia vincendo un candidato, Donald Trump, che non è mai stato eletto ad alcun ruolo pubblico nella sua vita, secondo Mazzucco la dice lunga su quanto basso sia l’entusiasmo dei repubblicani per i loro rappresentanti moderati, “di sistema”, come Marco Rubio o Jeb Bush. Idem a sinistra, dove sta prevalendo un candidato, Bernie Sanders, che si dichiara apertamente “socialista”, «una parolaccia vera e propria, nella cultura americana». Così come i repubblicani bocciano Bush e Rubio, i democratici votano contro la loro rappresentante “moderata e di sistema”, Hillary Clinton.

  • Lannes: scie chimiche, l’Italia viola il divieto firmato Pertini

    Scritto il 19/2/16 • nella Categoria: segnalazioni • (21)

    E’ in atto una guerra ambientale non convenzionale contro la vita di Gaia e delle sue ignare creature. A fronte dell’omertà degli Stati occidentali, Europa in prima linea, a copertura dei bombardamenti elettromagnetici nonché attraverso il rilascio nell’aria di scie chimiche, operati sistematicamente dalla Nato sui centri abitati, ovvero su ordine del governo degli Stati Uniti d’America, con il beneplacito dei governi aderenti al patto atlantico Italia in primis, torno ad evidenziare, come già in passato, le prove ufficiali delle Nazioni Unite e il riscontro diretto nella realtà italiana. La Convenzione sul divieto dell’uso di tecniche di modifica dell’ambiente a fini militari o ad ogni altro scopo ostile, nota anche come Convenzione Enmod, è il trattato internazionale che proibisce l’uso militare ed ogni altro utilizzo ostile delle tecniche di modifiche ambientali. La Convenzione è stata aperta alla firma il 18 maggio 1977 a Ginevra ed è entrata in vigore il 5 ottobre 1978. La Convenzione, approvata dalla Risoluzione 31/72 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1976, è entrata in vigore il 5 ottobre 1978. Gli Stati firmatari sono 48, inclusi gli Usa, di cui 16 non hanno ancora ratificato il trattato. In totale gli Stati che vi hanno aderito sono 76.
    L’Italia ha firmato la Convenzione a Ginevra il 18 maggio 1977 e l’ha ratificata con la legge numero 962 del 29 novembre 1980, grazie al presidente della Repubblica Sandro Pertini e all’approvazione quasi all’unanimità del Parlamento. Altro che fantasie o leggende metropolitane: la fantascienza ha superato la realtà. Il complotto a danno dei più, è da parte di chi lo copre o sostiene, non di chi analizza e smaschera questo fenomeno criminale. La Convenzione proibisce l’uso militare e ogni altro utilizzo ostile delle tecniche di modifiche ambientali aventi effetti estesi, duraturi o severi. Il termine “tecniche di modifiche ambientali” si riferisce ad ogni tecnica finalizzata a cambiare – attraverso la manipolazione deliberata dei processi naturali – la dinamica, la composizione e la struttura del pianeta Terra, incluse la sua biosfera, litosfera, idrosfera e atmosfera, così come lo spazio esterno. I criteri per la definizione di tali tecniche non sono definiti nel corpo della Convenzione ma nell’Intesa sull’articolo I che, riportando quanto emerso in fase negoziale, esplicita i termini: “esteso” come riferibile ad un’area di diverse centinaia di kilometri quadrati; “duraturo” come riconducibile ad un periodo di mesi o di almeno una stagione; “severo” come correlato ad un’azione che provoca danni seri o significativi alla vita umana, naturale alle risorse economiche o altre attività.
    Il divieto di guerra climatica, ovvero di utilizzo delle tecniche di modifica del clima o di geoingegneria con lo scopo di provocare danni o distruzioni, viene ripreso anche nella Convenzione sulla diversità biologica del 2010. La Convenzione non tutela l’ambiente da qualunque danno provocato dalle azioni belliche o ostili ma vieta quelle tecniche offensive che trasformano l’ambiente stesso in un’arma, ascrivibili alle tecniche di manipolazione ambientale. Inoltre, la Convenzione si applica solo in caso di conflitti tra Stati, quindi sono esclusi dall’ambito di applicazione sia l’utilizzo di tali tecniche in caso di guerre interne agli stati sia le sperimentazioni. In caso di violazioni, la Convenzione non prevede una responsabilità diretta ma richiede alle parti di consultarsi e cooperare tra loro. Inoltre, se uno o più Stati sospettano che altre parti stiano violando la Convenzione, sono invitate a sporgere reclamo presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che svolgerà le indagini. Infine, le parti sono invitate a sostenere gli Stati colpiti dai danni provocati da tecniche di manipolazione ambientale.
    Il funzionamento della Convenzione è quindi di tipo preventivo, teso soprattutto a evitare e minimizzare i danni tramite la cooperazione, la consultazione, il supporto e lo svolgimento di indagini in ogni caso di effettiva o sospetta violazione. La legge 29 novembre 1980, numero 96 (“Ratifica ed esecuzione della convenzione sul divieto dell’uso di tecniche di modifica dell’ambiente a fini militari o ad ogni altro scopo ostile, con allegato, adottata a New York il 10 dicembre 1976 e aperta alla firma a Ginevra il 18 maggio 1977” – in Gazzetta Ufficiale numero17 del 19-1-1981 – Supplemento ordinario) all’articolo 1 stabilisce che: «Il Presidente della Repubblica è  autorizzato a ratificare la convenzione sul divieto dell’uso  di tecniche di  modifica dell’ambiente a fini militari o ad ogni altro scopo ostile, con allegato, adottata a New York il 10 dicembre 1976 e aperta alla firma a Ginevra il 18 maggio 1977». Mentre all’articolo 2 recita: «Piena ed intera esecuzione è data alla convenzione di cui all’articolo precedente a decorrere dalla sua entrata in vigore in conformità all’articolo IX della convenzione stessa. La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato».
    Invito pertanto l’attuale presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, in qualità di capo delle forze armate, ad imporre l’immediato arresto delle predette attività belliche segrete su tutto il territorio italiano, nonché a destituire il primo ministro pro tempore Matteo Renzi, complice di questo crimine contro il popolo italiano, e a chiedere un intervento risolutivo a carattere d’urgenza delle Nazioni Unite. Chiedo, infine, alla magistratura italiana, di far rispettare la legge come prescrive la Costituzione e la Dichiarazione universale dei diritti degli esseri umani.
    (Gianni Lannes, “Scie chimiche: prove Onu”, dal blog “Su la testa” dell’11 novembre 2015).

    E’ in atto una guerra ambientale non convenzionale contro la vita di Gaia e delle sue ignare creature. A fronte dell’omertà degli Stati occidentali, Europa in prima linea, a copertura dei bombardamenti elettromagnetici nonché attraverso il rilascio nell’aria di scie chimiche, operati sistematicamente dalla Nato sui centri abitati, ovvero su ordine del governo degli Stati Uniti d’America, con il beneplacito dei governi aderenti al patto atlantico Italia in primis, torno ad evidenziare, come già in passato, le prove ufficiali delle Nazioni Unite e il riscontro diretto nella realtà italiana. La Convenzione sul divieto dell’uso di tecniche di modifica dell’ambiente a fini militari o ad ogni altro scopo ostile, nota anche come Convenzione Enmod, è il trattato internazionale che proibisce l’uso militare ed ogni altro utilizzo ostile delle tecniche di modifiche ambientali. La Convenzione è stata aperta alla firma il 18 maggio 1977 a Ginevra ed è entrata in vigore il 5 ottobre 1978. La Convenzione, approvata dalla Risoluzione 31/72 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1976, è entrata in vigore il 5 ottobre 1978. Gli Stati firmatari sono 48, inclusi gli Usa, di cui 16 non hanno ancora ratificato il trattato. In totale gli Stati che vi hanno aderito sono 76.

  • Katherine Frisk: il Diavolo veste Prada e siede in Vaticano

    Scritto il 18/2/16 • nella Categoria: idee • (20)

    Il Vaticano è il prototipo di un’entità fascio-corporativa. Non risponde né paga le tasse a nessuno. I suoi vescovi e i suoi sacerdoti hanno l’immunità diplomatica in tutto il mondo. Ha le sue ambasciate e possiede più beni immobili di qualsiasi altra entità del pianeta. Non ha mai avuto a che fare con Dio, Gesù o il cristianesimo …. ma con il potere, il controllo e la ‘moda’. Il Vaticano ha rilevanti partecipazioni in tutte le più grandi aziende multinazionali, come ad esempio la Lockheed-Martin e la Bank of America. Ma chi e che cosa è davvero il Vaticano? Cosa si nasconde dietro agli ‘uomini eletti’ [i Papi] che calzano scarpe rosse fatte da Prada (il Diavolo veste Prada)? Una fra le più grandi reti pedofile presenti sul pianeta, un’industria attiva nel riciclaggio del denaro e nella gestione del commercio illegale dei farmaci e delle armi. Il Vaticano è una ‘copertura’ per la ‘nobiltà nera’ d’Europa, per i banchieri sionisti e per la setta wahhabita controllata dalla famiglia reale saudita.
    Non crede nella democrazia e certamente non nelle strutture democratiche di una Repubblica. Sostiene il monopolio, la tirannia politica, l’egemonia e le strutture di tipo gerarchico. I suoi Tribunali sono delle ordalie [il ‘giudizio di Dio’] e non dei luoghi dove i testimoni, sotto la propria responsabilità, possono parlare liberamente. Negli ultimi 1.000 anni il Vaticano si è sempre posto l’obiettivo di fagocitare la Russia, che invece è rimasta cristiano-ortodossa – a dispetto dell’invasione comunista finanziata dai banchieri di Wall Street – e non ha ceduto alla dittatura del Papa né alla sua pretesa di possedere tutto il pianeta, con tutti i suoi corpi e tutte le sue anime. Una Chiesa Apostolica basata su tutti i suoi dodici discepoli – e non del solo Pietro, che è l’unica persona che la Bibbia considera al livello di Satana – è più in linea con il concetto di Federazione di Stati, di Repubblica e di democrazia.
    Gli spagnoli, ai tempi dell’Inquisizione e dell’ascesa dei Gesuiti, hanno esplorato e colonizzato il Nuovo Mondo, in particolare il Sud America. Nel 20° secolo, in tutto il Continente, abbiamo regolarmente assistito alla soppressione della volontà popolare per mezzo delle violente dittature fasciste, con la ‘mano nascosta’ della Cia, forzata dal Vaticano, a svolgere un ruolo di primo piano. C’è ancora chi sta cercando di divorarsi la Russia – oggi come negli ultimi 1.000 anni – ma c’è anche chi ha preferito trasferirsi, poco a poco, nei paesi del Sud America, portando con sé le sue ricchezze. Queste persone hanno anche generato – utilizzando le ampie risorse del Vaticano – un Nuovo Ordine Mondiale, prototipo del fascismo corporativo, sotto l’egida degli accordi per il Tpp [Trans Pacific Partnership] e per il Ttip [Transatlantic Trade and Investment Partnership]. Il Vaticano, che una volta era il loro ‘pane-e-burro’, si è ora ampliato trasformandosi in quello che è conosciuto come il ‘Vampire Squid’. Una piovra costituita da multinazionali i cui tentacoli abbracciano tutto il mondo.
    Sotto il regime del Tpp e del Ttip le multinazionali diventeranno esse stesse, analogamente al Vaticano, una specie di Stato, con i loro Tribunali segreti, le loro immunità diplomatiche ed il loro status di aziende esentasse. Avranno gli stessi diritti e gli stessi poteri dei governi. Potranno anche citarli in giudizio per le perdite di reddito conseguenza di Leggi da loro emanate sulla remunerazione del lavoro, sulla sanità e sull’ambiente …. in realtà su qualsiasi Legge governativa che le multinazionali vedessero come un ostacolo alla loro redditività. La Nobiltà Nera, i Gesuiti, gli Illuminati ed i Banchieri Sionisti cambieranno come camaleonti … anzi, lo hanno già fatto. Sono diventati gli Amministratori Delegati delle multinazionali e si sono liberati con successo degli stati-nazione, dei troni sui quali una volta erano seduti, degli altari che una volta servivano come sacerdoti ed infine delle Banche Centrali che un tempo controllavano. Scusate ragazzi, ma il cavallo è già scappato dalla stalla.
    Negli ultimi 500 anni hanno rubato tutto l’oro che potevano e l’hanno immagazzinato in impianti privati di cui non si sa nulla, lasciando i paesi di tutto il mondo con ‘sistemi bancari centrali’ ormai pressoché defunti, in bancarotta. Il Vaticano diventerà una ‘chiesa povera’ semplicemente perché tutta la sua ricchezza ha già da tempo lasciato l’Italia, insieme a tutto l’oro che era nelle sue catacombe, alle sue opere d’arte e alla sua biblioteca. Oggi, tutto ciò che si vede in Vaticano è una replica. Il ‘vero potere’ del Vaticano ha da tempo lasciato libero l’edificio. Ora siede nei Consigli d’Amministrazione, traccia e pianifica la piena attuazione del Tpp e del Ttip e, se incontra delle difficoltà lungo la strada, scatena ‘rivoluzioni colorate’, tsunami, terremoti e siccità, per convincere le varie nazioni a rientrare nei ranghi. Si tratta, fra l’altro, di crimini contro l’umanità che dovrebbero essere affrontati in un ‘Tribunale di Diritto Internazionale’. I suoi responsabili dovrebbero essere indagati, processati e condannati.
    Avendo fallito in almeno tre occasioni di prendersi la Russia – Napoleone e le due Guerre Mondiali, ma anche la guerra in Ucraina del 2014 e i patetici tentativi degli anni ’90, attuati attraverso delle guerre economiche – [il vero potere] ha ora deciso di scaricare l’Europa nel suo complesso, per approdare nei più salubri climi del sud del mondo. E, come al solito, farà in modo che tutto questo sembri colpa di qualcun altro. In ogni caso è questo il loro piano. Da qui il finanziamento di Soros ai ‘profughi’ diretti in Europa e la promessa fatta ai wahabiti [sauditi] che la fallita invasione [a suo tempo tentata] dall’Impero Ottomano potrà ora aver luogo. I musulmani saranno chiamati invasori, colonizzatori … e saranno la causa principale della distruzione della società europea per come la conosciamo. Ma le cose potrebbero risultare del tutto diverse da come [il vero potere] se le aspetta.
    Per gli europei la soluzione migliore, se vogliono sopravvivere, è di chiudere le frontiere, rifiutare di firmare il Ttip e poi andare verso Est unendosi all’Aiib [Asian Infrastructure Investment Bank] e ai Brics. Si tratta di un ‘caval donato’, non stiano a ‘guardare in bocca’. Dovrebbe tenere la Monsanto fuori dall’Europa e rimandare i ‘profughi’ da Soros con un biglietto di sola andata! Egli è così ricco che potrà senz’altro accoglierli, nutrirli e vestirli. Egli li ha finanziati, in primo luogo, perché potessero andare in Europa …. ed allora rimandateglieli indietro. Dopo secoli di tirannia del Vaticano gli europei diventeranno liberi. Dite ciao alla Nobiltà Nera, ai Gesuiti ed ai banchieri sionisti perché stanno imbarcandosi su aerei diretti in Sud America. Vi siete liberati di loro. Mille anni di persone inviate al rogo sono stati veramente troppi. Papa Francesco ha fondamentalmente chiuso bottega e il Vaticano è ormai un guscio vuoto. Lui non calza scarpe Prada e sta dando una rappresentazione del ruolo che contrasta con quella di Papa Benedetto, che sedeva su un Wc dal coperchio d’oro. Ma il suo è solo fumo negli occhi, baby!
    Polonia, Ungheria, Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia si sono già svegliate. Si muovono verso Est ed hanno gettato nella discarica le politiche di Bruxelles. Questi paesi sono stanchi di essere usati ed abusati, di essere scaraventati in mezzo a guerre che hanno attraversato e distrutto il Continente, mentre coloro che le hanno istigate se ne vanno via con le tasche piene, dopo aver devastato le popolazioni. L’Ungheria, nella sua saggezza, ha bruciato i campi Ogm della Monsanto e ha sradicato questa multinazionale dal paese. Seguirà presto il resto dell’Europa. L’Ucraina Orientale diventerà uno Stato indipendente. La Polonia e l’Ungheria reclameranno quello che originariamente era il loro territorio e la giunta nazi-sionista di Kiev resterà isolata in un piccolo Stato. Chi è che ha bisogno di quei mostri? Il mondo intero, nel 2014, ha visto i loro barbari stupri, le loro ruberie ed i loro saccheggi. La Germania andrà presto verso Est, così come la Francia.
    Per quanto riguarda la Spagna, il paese è ancora legato al Sud America da un cordone ombelicale, analogamente alla Nobiltà Nera e a quello che una volta era il Vaticano, ma ora solo il grande ‘Vampire Squid’. Chissà come andrà a finire? La Turchia sta scavandosi la tomba con le proprie mani, minacciando la Russia nel nord della Siria. Dovesse persistere, il paese sarà suddiviso tra Armeni, Curdi e Cristiani Ortodossi d’Occidente. Quello che sarà lasciato alla Turchia sarà solo un territorio di lieve entità. Mi aspetto anche che Costantinopoli e la Basilica di Santa Sofia siano restituite alla Grecia, paese cui appartengono. E così l’Apocalisse sarà compiuta. Questo è quello che, a torto o a ragione, son riuscita a capire. Io sono solo una donna [nel senso di ‘essere umano’] e mi riservo di conseguenza il diritto di cambiare idea in qualsiasi momento. Il tempo dirà se ho avuto o meno ragione.
    (Katherine Frisk, “Il diavolo veste Prada – il fascismo, il Vaticano e il 21° secolo”, da “Veterans Today” del 23 gennaio 2016, tradotto da “Come Don Chisciotte).

    Il Vaticano è il prototipo di un’entità fascio-corporativa. Non risponde né paga le tasse a nessuno. I suoi vescovi e i suoi sacerdoti hanno l’immunità diplomatica in tutto il mondo. Ha le sue ambasciate e possiede più beni immobili di qualsiasi altra entità del pianeta. Non ha mai avuto a che fare con Dio, Gesù o il cristianesimo …. ma con il potere, il controllo e la ‘moda’. Il Vaticano ha rilevanti partecipazioni in tutte le più grandi aziende multinazionali, come ad esempio la Lockheed-Martin e la Bank of America. Ma chi e che cosa è davvero il Vaticano? Cosa si nasconde dietro agli ‘uomini eletti’ [i Papi] che calzano scarpe rosse fatte da Prada (il Diavolo veste Prada)? Una fra le più grandi reti pedofile presenti sul pianeta, un’industria attiva nel riciclaggio del denaro e nella gestione del commercio illegale dei farmaci e delle armi. Il Vaticano è una ‘copertura’ per la ‘nobiltà nera’ d’Europa, per i banchieri sionisti e per la setta wahhabita controllata dalla famiglia reale saudita.

  • Lannes: scie chimiche, ecco le prove. Patto siglato nel 2001

    Scritto il 12/2/16 • nella Categoria: segnalazioni • (13)

    Veleni dal cielo, contro tutti noi, da quasi 15 anni. Le scie chimiche? Verità sempre oscurata, perché aberrante: impossibile ammettere di irrorare i cieli con metalli pericolosi, per manipolare il clima a scopo militare. Inoltre, la colossale operazione-aerosol in corso da lungo tempo viola apertamente svariate disposizioni, che anche l’Italia aveva sottoscritto: una prescrizione europea e persino una convenzione dell’Onu, risalente al lontano 1977, ratificata nel 1980 grazie al presidente Sandro Pertini. Lo afferma un giornalista scomodo come Gianni Lannes, più volte minacciato di morte per le sue scottanti inchieste sulle eco-mafie. Molte delle sue denunce sono contenute nel suo blog, “Su la testa”. Sulle scie chimiche, Lannes sta per ripubblicare, aggiornato, il libro “Scie chimiche, la guerra aerea che avvelena la nostra vita e il pianeta”, già pubblicato da Arianna editrice. Retroscena rivelati e rilanciati anche a “Border Nights”, trasmissione web-radio: l’Italia, afferma Lannes, ha concesso i propri cieli durante l’infelice G8 di Genova del 2001, quando Berlusconi firmò un trattato segreto, con Bush, che trasformava l’Italia in un’area-test per l’irrorazione dell’atmosfera. Dal 2003, l’operazione è scattata. E nessuno ne parla: è top secret. Si chiama “Clear Skies Initiative”.
    Lannes attinge direttamente a fonti della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato: a differenza dei portali web delle autorità italiane, le pagine istituzionali americane ammettono apertamente che il 19 luglio 2011, a Genova, Bush e Berlusconi impegnarono i loro paesi in un programma di ricerca sul cambiamento climatico e sullo sviluppo di “tecnologie a bassa emissione”. Operazione poi approvata il 22 gennaio 2002 dal ministero italiano dell’ambiente e dal Dipartimento di Stato Usa. Dunque, scrive Lannes nel blog “Su la testa”, cambiamenti climatici indotti e “collaborazione” (si fa per dire) tra Stati Uniti e Italia, con quest’ultima a fare da cavia. «Dalla documentazione delle autorità nordamericane emerge che in questa vasta operazione gestita in prima battuta dal Pentagono, dalla Nasa e dalla Nato, sono coinvolte addirittura le industrie e le multinazionali più inquinanti al mondo: Exxon Mobil, Bp Amoco, Shell, Eni, Solvay, Fiat, Enel. Tutti insieme appassionatamente, compreso il settore scientifico: università italo-americane, Enea, Cnr, Ingv, Arpa e così via. Insomma, controllori e controllati. L’Enac addirittura ha partecipato ad un test “chemtrails” in Italia insieme a Ibm, ministero della difesa, stato maggiore dell’aeronautica e ovviamente Nato».
    I militari, continua Lannes, «hanno trasformato il Belpaese e l’Europa in una gigantesca camera a gas, grazie alle complicità istituzionali e all’omertà dilagante degli scientisti». In realtà, aggiunge il giornalista, quella delle «operazioni clandestine di aerosol» è una storia che risale addirittura agli anni ‘60, anche se poi ha avuto un incremento decisivo, in Europa, a partire dal 2002. «I primordi dell’operazione di copertura erano insiti nella mente perversa di Edward Teller, inventore della bomba all’idrogeno, che sulla scorta del Memorandum Groves del 1943, consigliò di usare armi nucleari in regioni abitate per fini economici di spopolamento». Teller è stato direttore emerito del Lawrence Livermore National Laboratory, dove furono elaborati i piani per le armi nucleari, biologiche e ad energia diretta. Nell’agosto 1997, Teller inviò un progetto in Italia, in un simposio svoltosi ad Erice sotto l’egida di Antonino Zichichi. «Vale a dire: il suo proposito di usare l’aviazione civile per diffondere nella stratosfera milioni di tonnellate di metalli elettroconduttivi, ufficialmente per ridurre il riscaldamento globale». Teller, poi, «ritenne che anche l’aviazione militare potesse essere usata per nebulizzare a bassa quota queste particelle tossiche nell’aria».
    Secondo Lannes, il piano-Teller ricompare nel 2001, a seguito del “Piano dettaglio accordo Italia Usa sul clima”. «Si tratta di accordi internazionali, indirizzati a costituire un alibi per le inevitabili violente mutazioni climatiche che la diuturna diffusione di metalli e polimeri in atmosfera ha determinato. Tra questi, un innaturale “effetto atmosfera” indotto proprio dalle cosiddette “scie chimiche” e dalle emissioni elettromagnetiche. La stessa Nasa, pur definendole in modo menzognero “contrails” ovvero “scie di condensazione”, imputa a queste coperture artificiali un riscaldamento anomalo della bassa atmosfera». Non una parola, naturalmente, sui grandi media: «La popolazione viene mantenuta all’oscuro di tutto, mentre si mandano in onda disinformatori sgangherati, pennivendoli prezzolati e negazionisti quotati in tivvù». Eppure, il testo del trattato (allegato 4) parla apertamente di “sviluppo di nuovi sistemi per la realizzazione di esperimenti di manipolazione dell’ecosistema che permettano di esporre la vegetazione a condizioni ambientali simili a quelle attese in scenari di cambiamento globale”.
    Nel 2001, Italia e Stati Uniti hanno sottoscritto un impegno inquivocabile: testare la “risposta” dell’ambiente a sollecitazioni atmosferiche sperimentali, verificare la “vulnerabilità degli ecosistemi”, il meteo, la disponibilità idrica e le precipitazioni, la reattività della flora, la fertilità dei suoli. Tra le attività programmate, anche “la progettazione di tecnologie per la manipolazione delle condizioni ambientali con particolare riferimento al controllo della temperatura e della concentrazione atmosferica di CO2”. Se non c’è non niente di pericoloso per la salute collettiva, si domanda Lannes, perché nascondere e occultare, fino a negare (in modo ormai ridicolo) la presenza quotidiana, nei nostri cieli, di fittissime striature anomale, spacciate per bizzarre nubi o scie di condensazione? «Forse perché la vasta e complessa operazione va ad intaccare i cicli biologici e compromette la qualità della vita».
    A livello politico, continua Lannes, in Italia l’operazione è stata gestita dal ministro Altero Matteoli, dal dirigente ministeriale Corrado Clini (poi ministro con Monti), mentre a livello tecnico (Cnr) in prima linea c’era soprattutto Franco Prodi, fratello di Romano Prodi, che su “Terra Nuova” nel 2008 dichiava: «Non mi consta che esistano esperimenti militari con dispersione di aerosol, tanto meno a danno della popolazione». Eppure, aggiunge Lannes, già nel 2003 il ministro della difesa Antonio Martino «ha autorizzato le forze aeree Usaf a sorvolare lo spazio italiano per provvedere alle irrorazioni chimiche, come da accordo Usa-Italia». Tutto torna, conclude Lannes: «Non a caso, il primo atto parlamentare (interrogazione a risposta scritta 4-05922) sull’aerosolterapia bellica in Italia  risale al 2 aprile 2003. Ed è stato indirizzato da un deputato dell’allora Pds, ovvero da Italo Sandi, al ministro della Salute. Dopo 11 anni, quell’atto interrogativo non ha ancora avuto una risposta da ben 6 governi tricolore (Berlusconi, Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi)». L’attuale premier, inoltre, è arrivato ad annunciare a “Ballarò” «il trattamento sanitario obbligatorio agli iscritti del Pd che si azzardano a parlare di scie chimiche».
    Ma le leggi della fisica non sono mere opinioni, aggiunge Lannes: le scie di condensa (peraltro di brevissima durata) si formano notoriamente al di sopra degli 8.000 metri di altitudine, con meno 40 gradi centigradi e umidità inferiore al 70%. Quelle che ingombrano i cieli per intere giornate, evidentemente, non possono esserlo. Lo sospettava anche Katia Belillo, autrice di un’interrogazione presentata nel 2007 al ministro della salute, rimasta senza risposta. Sul caso era intervento anche il Parlamento Europeo già il 14 gennaio 1999, con una delibera contro le sperimentazioni Haarp. Secondo il report 2013 dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, «i popoli europei respirano attualmente misture di veleni tossici, aerosol di dimensioni microniche e submicroniche». Le sostanze tossiche utilizzate per le operazioni di aerosol, continua Lannes, «sono composte da metalli, polimeri, silicati, virus e batteri». Sotto accusa l’alluminio, un fattore determinante nell’Alzheimer: è una sostanza neurotossica che danneggia il sistema nervoso centrale e i processi omeostatici cellulari. «L’intossicazione di metalli, soprattutto il bario, produce un abbassamento delle difese immunitarie. Alluminio e bario modificano il ciclo vegetale ed uccidono la flora batterica dei terreni».
    «La diffusione in atmosfera di metalli pesanti come bario, alluminio, manganese – scrive ancora Lannes in post pubblicato da “Su la testa” – costituisce il colpo finale all’ambiente e alla salute umana, giacché questi elementi chimici sono neurotossici e perciò inducono patologie neurodegenerative come il Parkinson, l’Alzheimer, la Sla, nonché leucemie, tumori, malattie respiratorie gravi come la bronchiolite costrittiva». L’unico punto ancora da determinare sarebbe il livello di inquinamento e il grado di compromissione della salute collettiva. Che influenza hanno avuto, le operazioni di scie chimiche dal 2003 ad oggi, sulla salute pubblica e sulle singole persone, in particolare a danno dei bambini? Quali malattie infettive dell’apparato respiratorio sono state già provocate dalle scie chimiche? Quali allergie sono state scatenate dall’intossicazione acuta e cronica da metalli pesanti? Impossibile parlarne? Eppure, fa notare Lannes, nel 1977 la Corte Costituzionale ha sancito che «il segreto può trovare legittimazione solo ove si tratti di agire per la salvaguardia di supremi, imprescindibili interessi dello Stato (quali l’indipendenza nazionale, l’unità e indivisibilità dello Stato, la democraticità dell’ordinamento), e quindi «mai il segreto potrebbe essere allegato per impedire l’accertamento di fatti eversivi dell’ordine costituzionale». Per il giornalista, siamo di fronte a un «avvelenamento di massa» perpetrato da oltre 10 anni, in violazione dell’articolo 32 della Costituzione e anche della Convenzione europea di Aarhus del 1998, ratificata dall’Italia nel fatidico 2001, l’anno del patto segreto sull’irrorazione dei cieli.

    Veleni dal cielo, contro tutti noi, da quasi 15 anni. Le scie chimiche? Verità sempre oscurata, perché aberrante: impossibile ammettere di irrorare i cieli con metalli pericolosi, per manipolare il clima a scopo militare. Inoltre, la colossale operazione-aerosol in corso da lungo tempo viola apertamente svariate disposizioni, che anche l’Italia aveva sottoscritto: una prescrizione europea e persino una convenzione dell’Onu, risalente al lontano 1977, ratificata nel 1980 grazie al presidente Sandro Pertini. Lo afferma un giornalista scomodo come Gianni Lannes, più volte minacciato di morte per le sue scottanti inchieste sulle eco-mafie. Molte delle sue denunce sono contenute nel suo blog, “Su la testa”. Sulle scie chimiche, Lannes sta per ripubblicare, aggiornato, il libro “Scie chimiche, la guerra aerea che avvelena la nostra vita e il pianeta”, già pubblicato da Arianna editrice. Retroscena rivelati e rilanciati anche a “Border Nights”, trasmissione web-radio: l’Italia, afferma Lannes, ha concesso i propri cieli durante l’infelice G8 di Genova del 2001, quando Berlusconi firmò un trattato segreto, con Bush, che trasformava l’Italia in un’area-test per l’irrorazione dell’atmosfera. Dal 2003, l’operazione è scattata. E nessuno ne parla: è top secret. Si chiama “Clear Skies Initiative”.

  • Guerra: l’Italia torna nella Libia che abbiamo ceduto all’Isis

    Scritto il 09/2/16 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    La nuova guerra di Libia della Nato è già iniziata con le azioni di commando e i voli sotto copertura. Tra breve l’intervento militare esplicito verrà dichiarato e l’Italia sarà in prima fila. Le pressioni di questi giorni del governo Usa e di quello della Francia servono a superare dubbi tattici ed elettorali, non a imporre una scelta che il governo italiano ha già preso. Il coinvolgimento militare del nostro paese in tutti gli scenari e gli impegni di guerra della Nato è sempre più esteso, in Asia, Africa, Europa. Come ha vantato Renzi l’Italia è tra i primi paesi al mondo per truppe all’estero. Ultimo annuncio quello dell’invio di centinaia di soldati in Iraq per difendere affari privati nella costruzione di una diga. Più cresce l’impegno militare all’estero, più il territorio del paese è militarizzato. Dal Muos al Trident, dalle servitù militari antiche a quelle modernissime, dalla Sicilia e dalla Sardegna a tutta la penisola, l’inquinamento militare dilaga. Fino alla terribile decisione di installare bombe nucleari di nuova generazione nel Friuli e nel bresciano. Bombe nuove perché studiate per essere davvero usate in qualche guerra umanitaria, invece che essere conservate per pura deterrenza.

  • Nazionalizzare il denaro, l’unica rivoluzione per noi schiavi

    Scritto il 07/2/16 • nella Categoria: idee • (6)

    Noi uomini siamo portati a pensare che sia possibile risolvere un problema, una crisi, un’ingiustizia, attraverso un’azione collettiva delle persone interessate e consapevoli. Se scopriamo quello che ci sembra essere la causa di un grave male che affligge la società (questa causa potrebbe essere il signoraggio o un certo uso delle onde elettromagnetiche o i vaccini o le registrazioni anagrafiche, tanto per fare qualche esempio), siamo portati a pensare che, diffondendo la consapevolezza di questa nostra scoperta fondamentale, susciteremo una reazione collettiva e coordinata dei nostri simili che potrà risolvere il problema dal basso, con un’azione di massa, magari rivoluzionaria. Solo che tale reazione collettiva e coordinata, nel mondo reale, non vuole partire: il grosso della popolazione non si interessa, se si interessa non capisce, se capisce presto dimentica, se non dimentica comunque non si coordina e non agisce. Questa è l’umanità reale, con i suoi reali comportamenti. Mi obietterete che però, di fatto, l’umanità è capace di fare rivoluzioni. Lo ha dimostrato. Avete ragione.
    L’attuale situazione della società è veramente molto grave e con pessime prospettive, soprattutto perché la cosiddetta crisi economica appare ormai chiaramente come uno strumento volontariamente attivato e mantenuto per concentrare il reddito e la ricchezza, ma anche il potere politico, nelle mani di pochi grandi finanzieri che si deresponsabilizzano celandosi dietro istituzioni politiche ufficiali che essi hanno svuotato di potere effettivo; e al contempo per far accettare alla gente di avere meno diritti, meno libertà, meno dignità, meno benessere, e di essere governata da lontano e da soggetti irresponsabili. Insomma è una crisi indotta a scopi di ingegneria sociale. Appare altrettanto chiaro che, pertanto, non è possibile risolverla per le vie interne dell’ordinamento giuridico nazionale o internazionale, cioè ad esempio attraverso le elezioni e i parlamenti, dato che esse sono interamente controllate dall’oligarchia al potere su scala globale. Quindi solo un’azione rivoluzionaria dal basso, una rivoluzione popolare, parrebbe idonea a risolvere il problema.
    Lo conferma il fatto che sono rimasti e rimangono completamente inascoltati, anche di fronte all’avverarsi delle loro previsioni, gli autorevoli economisti che, dagli anni ’70 ad oggi, hanno preavvertito le istituzioni dei disastri che sarebbero stati causati dalle riforme monetarie e bancarie in cantiere, perché hanno proposto e stanno proponendo rimedi razionali. Sono rimasti inascoltati perché parlavano dal punto di vista dell’interesse collettivo, non di quello dell’élite decidente. Molto semplice. Ed eccoci ritornati all’opzione rivoluzionaria. Ma questa opzione deve fare i conti con i dati della realtà storica seguenti. Pensiamo alle grandi rivoluzioni popolari: quella francese, quella sovietica, quella cinese, quella nazista, quella khomeinista in Persia. Tutte sono avvenute a furor di popolo, il popolo si aspettava di risolvere i suoi problemi, ma le cose sono andate diversamente, nel senso che il popolo ha subito un forte peggioramento della sua situazione.
    In Francia, dopo la rivoluzione, vi fu un ventennio di stragi, con il periodo del Terrore, poi delle guerre contro le coalizioni monarchiche, poi delle guerre napoleoniche, e intere generazioni di giovani furono annientate sui campi di battaglia. Alla fine, in Francia ritornò la monarchia – non è buffo? – e per giunta la Francia si ritrovò subalterna al Regno Unito, cioè perse la sua indipendenza politica. Certo, la rivoluzione francese pose fine al feudalesimo e mise al potere il capitalismo. Negli altri esempi citati, sappiamo tutti che cosa avvenne a quelle nazioni dalle loro rivoluzioni popolari in termini di guerre, distruzioni, dittature, arretratezza. Alle volte, in periodi di acuta crisi, nei quali era evidente una qualche particolare causa della crisi, gli interessi collettivi hanno ottenuto riforme a loro tutela contro gli interessi delle classi sfruttatrice dominanti. Cito come esempi le riforme dei Gracchi nella Roma antica e il Glass-Steagall Act a seguito della crisi del ’29, entrambe tese a porre freno al saccheggio della società da parte della classe finanziaria.
    Ma poi, in tutti i casi di questo tipo, le classi dominanti, attraverso una pianificazione politica di medio e lungo termine, con azione di lobbying e corruzione, approfittando della cronica distrazione del popolo, hanno sempre recuperato le posizioni perdute e hanno portato avanti i loro interessi contro la popolazione subalterna. Ciò avvenne al tempo dei Gracchi, ed è avvenuto anche ultimamente, con l’abolizione del Glass Steagall Act nel 1999 e tutta una serie di riforme del diritto finanziario e bancario, che hanno permesso le megafrodi bancarie con cui i banchieri hanno realizzato e stanno realizzando enormi profitti a danno della collettività anche oggi e praticamente senza mai pagare il fio. Gli interessi concentrati e consapevoli vincono su sempre su quelli diffusi, nel medio e lungo periodo. Di solito però già anche nel breve periodo.
    La via rivoluzionaria, nel mondo odierno, è peraltro impraticabile, sia perché l’oligarchia al potere a un enorme vantaggio tecnologico e militare su qualsiasi movimento popolare, disponendo non solo di argomenti ma anche di strumenti di monitoraggio e intervento capillari nella vita di ciascuno, il sogno di tutti i dittatori della storia; sia perché è un mondo interdipendente, perciò, quand’anche un paese insorgesse e se liberasse dai suoi oppressori finanziari e politici, verrebbe bloccato e messo in ginocchio nel giro di pochi giorni. Pensiamo inoltre che l’Italia è un paese e militarmente occupato dagli Stati Uniti con oltre 130 basi militari. E che dipende da forniture esterne per sopravvivere, innanzitutto dal petrolio, che si paga in dollari.
    Siamo insomma condannati a restare stabilmente in questa situazione e in questo trend peggiorativo, che ci porta verso abissi di insicurezza, di privazione di diritti e libertà, di invasione delle nostre vite da parte di un potere tecnologico incontenibile, entro un regime alla Orwell? Con ragionevole sicurezza, in base all’osservazione dei fatti storici, a questa domanda si può rispondere di no, poiché la storia ci mostra che i sistemi di potere, regni, imperi e repubbliche, così come le costituzioni e le condizioni giuridiche ed economiche, non sono mai stati stabili, non sono mai durati a lungo, soprattutto da quando l’umanità si è messa a commerciare e ha sviluppato varie tecnologie. Cioè da più di 25 secoli. Anche gli imperi apparentemente più solidi, più forti, più invincibili, sono crollati, si sono frantumati, perlomeno a causa di processi disorganizzati ivi interni. Senza bisogno di rivoluzioni popolari.
    Se esaminate per esempio la storia di Roma, dall’epoca monarchica a quella repubblicana a quella del principato e a quella del dominatus, cioè da Diocleziano in poi, vedrete che gli assetti costituzionali, economici, organizzativi, demografici, si trasformano incessantemente, e che le cose più costanti sono proprio i meccanismi che alimentano squilibri: la lenta demolizione dell’agricoltura e della popolazione in Italia, il trasferimento della ricchezza e del potere dall’aristocrazia terriera senatoriale alla classe finanziaria equestre, il travaso di oro da occidente a oriente (causato dal passivo della bilancia commerciale). Insomma, i grandi cambiamenti avvengono, sono sempre avvenuti, nella storia. Sono avvenuti non solo per effetto di azioni volontarie (collettive o individuali), ma pure e soprattutto per il concorso di forze e di processi molteplici, impersonali, perlopiù incompresi o fraintesi, perlopiù irresistibili, e solitamente con esiti diversi da quelli previsti, progettati, desiderati. Fattori di tipo climatico, economico, demografico o tecnico-scientifico. Pensate all’inaridimento delle fertili pianure nordafricane, al declino demografico della Grecia antica, al declino tecnologico dell’Impero romano, alla divaricazione economica operata dall’introduzione dell’euro tra i paesi che lo usano.
    Altra illusione abituale: l’uomo pensa che le cose continueranno ad andare in futuro nel modo in cui sono andate in passato, e mira sempre a raggiungere qualche assetto definitivo e sicuro, nel privato come nel pubblico: l’amore per sempre, il matrimonio indissolubile, il posto fisso, i diritti umani inalienabili, un’organizzazione statale perenne, definitiva, perfetta, come la repubblica progettata da Platone. O almeno destinata a durare 1000 anni, come il Reich vagheggiato da Hitler. Ma, al contrario, tutti gli assetti prodotti dall’uomo sono impermanenti, caduchi,  transeunti, provvisori. Come l’uomo stesso. Tutto scorre, giustamente osserva Eraclito. Non riusciamo a stabilizzare un tubo. Il grande Cesare Ottaviano Augusto aveva capito i difetti strutturali del possente sistema-paese che governava, e cercò di correggerli, ma non vi riuscì, e come lui non vi riuscirono molti, a Roma e altrove.
    I grandi cambiamenti, le trasformazioni sistemiche, avvengono, ma solitamente sono molto diversi dai progetti di coloro che li causano: il divenire storico sfugge dal controllo e dalla pianificazione. Pensate per esempio alla I Guerra Mondiale: ognuna delle potenze che vi parteciparono aveva i suoi piani, le sue previsioni, le sue intenzioni, e tutte furono smentite dallo svilupparsi dei fatti. La guerra stessa assunse caratteri che nessuno aveva immaginato. Il suo esito fu… di innescare fascismo, nazismo e una seconda guerra mondiale. Invero, nessuno è mai riuscito a governare la storia, né a prevederla. Tanto meno ci sono riuscite le rivoluzioni popolari, le quali hanno bensì dato colpi e prodotto effetti, ma non gli effetti voluti e progettati, bensì gli altri e impreveduti – almeno per esse. Il comportamento collettivo è sempre miope e ottuso. I popoli non riescono a evitare fallimenti prevedibili.
    Anche l’attuale tecnocrazia globalizzata, come sistema di potere, è destinata a deteriorarsi, e a cadere, magari proprio perché primo poi le sfuggirà di mano la stessa tecnologia, che si sviluppa e moltiplica le sue capacità in modo praticamente è miracoloso – come Skynet della serie Terminator. Oppure forse cadrà per la sua contrarietà ai bisogni oggettivi, fisiologici, degli esseri umani: essa, guidata com’è dalla logica del bilancio, del rendimento annuale o comunque di brevissimo termine, sta forzando l’uomo e la comunità ad adattarsi a vivere secondo questo brevissimo termine, accettando la precarietà, la discontinuità, l’instabilità come caratteri di fondo dell’esistenza, e rinunciando alla sicurezza, alla progettabilità di lungo termine, alla stabilità, che sono esigenze oggettivamente insite nell’essere umano. E’ una violenza radicale e protratta, implementata attraverso il controllo delle istituzioni. Se scoppiamo, allora potremo dire davvero di essere noi il cambiamento. Oppure ancora è una catastrofe geofisica, climatica, ecologica, il fattore che sta per rimescolare le carte.
    La popolazione generale, anche buona parte di quelli con istruzione superiore, è consapevole del suo malessere, dell’insicurezza oggettiva in cui sempre più vive, di alcune malefatte compiute da certi potenti; ha una consapevolezza aneddotica, episodica, spesso personificata, dei mali del sistema; ma non è consapevole delle cause strutturali e non manifeste. Non saprebbe dove intervenire, anche potendo. Quindi, mi direte, tu stai dicendo che non c’è niente da fare, per uscire dall’attuale situazione, perché non abbiamo la capacità di correggerla, e del resto essa prima o poi finirà da sé. In effetti, più o meno è così. Più o meno, perché razionalmente e realisticamente ci sono alcune cose da fare, anche per cercare di fare in modo che l’uscita dall’attuale condizione sia verso una condizione non peggiore, magari migliore. Innanzitutto, bisogna fare cose per mettersi al riparo, per difendersi, a livello privato, personale. L’azione politica è pressoché inutile o controproducente, come dimostrano i casi di quei movimenti e di quei partiti che, dopo avere iniziato con grande promesse di rottura, o si sono spenti, oppure si sono omologati al sistema che dovevano abbattere, come in Grecia e in Spagna. Anche tra i grilli nostrani molti danno segni di volersi alleare col Partito Democratico per stabilizzarsi nel potere e nei suoi vantaggi.
    L’azione collettiva raramente parte e ancora più raramente è efficace, ma l’azione individuale o su scala di piccoli gruppi è fattibile, sul fronte della tutela della salute, del patrimonio, della libertà, considerando sempre anche l’opzione dell’emigrazione verso paesi che consentono una migliore tutela di questi valori. Certamente, di fronte a un drastico e rapido peggioramento della condizione di vita e del livello di dignità, a breve potrebbe anche porsi fortemente l’opzione del suicidio, del suicidio stoico, cioè dell’uomo che rifiuta di vivere privato della libertà e della dignità: pensiamo a Lucio Anneo Seneca che si suicida per non soggiacere agli arbitri e ai capricci di Nerone. Ma non preoccupatevi: pochissimi seguiranno Seneca, in ogni caso, perché gli uomini si adattano facilmente a una vita di pecore schiave, o di topi che sopravvivono arrangiandosi negli angoli bui.
    Che cosa resta da fare, in positivo, dopo tanti “non podemos”? Proprio grazie a ciò che dicevo all’inizio, ossia alla indeterminatezza e libertà del divenire storico, alla sua apertura, non può mai venir meno la possibilità di entrare in modo rilevante in questo divenire. Poche verità storiche sono certe e comprovate come la potenza esercitata dalle idee nei millenni: Platone, Aristotele, Gesù, Galileo, Marx, Freud, Einstein, e Fra’ Luca Pacioli, l’inventore della partita doppia – solo per fare qualche nome – sono più che mai attuali e attivi, sono potentissimi… La Rivoluzione Francese mancò gli obiettivi pratici di breve e medio termine, ma nel lunghissimo termine essa è – si può ben dire – ancora in svolgimento… nei cambiamenti nel pensiero, nella coscienza collettiva, nelle dinamiche sociali… nell’aver creato una cosa che cosa prima assente, in Europa, dai tempi di Atene, ossia il pubblico dibattito politico.
    Assieme all’amico psichiatra Paolo Cioni, col saggio “Neuroschiavi”, ho cercato di dare un contributo mirato all’analisi e al contrasto ai mezzi di rimbecillimento e irreggimentazione di massa che tanta parte hanno nella governance sociale, nella compressione della libertà mentale e critica che è l’anima di quel dibattito. E in altri saggi, in solitaria oppure in cooperazione con qualche amico, ho diretto i riflettori su quello strumento di dominazione e sfruttamento sociale che è il potere monetario vestito nelle banche private, e sui suoi meccanismi occultati dalle prassi contabili oggi applicate, e la cui comprensione da qualche anno si viene ora diffondendo. La sua comprensione a livello perlomeno di classi imprenditoriali e intellettuali sarebbe un presupposto per un possibile rivolgimento strutturale della società, per una possibile fine del regime parassitario imposto dal capitalismo finanziario attraverso proprio quelle prassi contabili false, le quali sono alla base del fatto che esso è divenuto un perfetto strumento di dominio sociale: uno strumento che, da un lato, rende la società e l’economia e le istituzioni sempre più dipendenti da sé stesso e sempre più forzatamente obbedienti ai suoi dettami, perché sotto permanente ricatto di fatali conseguenze; e che, dall’altro lato, attraverso l’uso di moneta-debito progressivamente indebitante, sottrae alla società una quota sempre crescente di reddito, pubblico e privato, sotto forma di interessi, di bail out (saccheggio dell’erario) e bail in (saccheggio dei risparmi o investimenti finanziari).
    E’ una prigionia estorsiva sistemica, in via di perfezionamento, rispetto a cui le truffette del tipo Banca Popolare dell’Etruria sono soltanto incidenti dovuti all’avidità di banchieri locali, incidenti da coprire subito in qualche modo al fine di poter proseguire col perfezionamento del sistema, col piano di lungo periodo. Prima della rivoluzione del 1789, i popolani francesi, sfruttati dai signori feudali, avevano fatto jacqueries, ossia assalti ai depositi di granaglie dei castelli sotto la spinta della fame – cioè avevano attaccato la sola superficie del problema. Questo equivale ai nostri movimentisti, agli indignados, a quelli che oggi manifestano contro i banchieri che li hanno fregati e chiedono rimborsi da parte dello Stato e carcere ai furbetti del credito e le dimissioni della bella ministra Boschi. Niente di risolutivo.
    Il salto di qualità che dalle jacqueries (le quali lasciano il tempo che trovano) portò alla vera rivoluzione (che cambia invece il tempo), sia pur nel senso che abbiamo visto, avvenne allorquando, nell’agosto del 1789, alla guida del popolino, si misero intellettuali che sapevano dove mettere le mani, e allora gli insorti penetrarono nei castelli non per rubare la farina, ma per aprire i forzieri e distruggere gli atti di proprietà dei fondi terrieri in essi custoditi, facendo così crollare il sistema latifondista. L’equivalente di questa operazione, oggi, potrebbe essere – dico: potrebbe – il pubblico smascheramento dei sistematici falsi in bilancio con cui i banchieri privati creano la quasi totalità dei mezzi monetari circolanti senza pagare su tale creazione alcuna tassa e senza assumersi le responsabilità politiche e sociali dell’esercizio di un tale primario potere pubblico, e la conseguente nazionalizzazione del sistema monetario-creditizio con la liberazione della società dalla moneta indebitante ora in uso. Ma ciò non credo possa partire dall’Italia, la quale non ha alcuna tradizione o predisposizione rivoluzionaria.
    (Marco Della Luna, estratto da “Crisi, rottura del sistema e trasformazione”, testo preparato per la conferenza organizzata dalla casa editrice Nexus a Cagliari il 17 gennaio 2016 e ripreso dal blog di Della Luna).

    Noi uomini siamo portati a pensare che sia possibile risolvere un problema, una crisi, un’ingiustizia, attraverso un’azione collettiva delle persone interessate e consapevoli. Se scopriamo quello che ci sembra essere la causa di un grave male che affligge la società (questa causa potrebbe essere il signoraggio o un certo uso delle onde elettromagnetiche o i vaccini o le registrazioni anagrafiche, tanto per fare qualche esempio), siamo portati a pensare che, diffondendo la consapevolezza di questa nostra scoperta fondamentale, susciteremo una reazione collettiva e coordinata dei nostri simili che potrà risolvere il problema dal basso, con un’azione di massa, magari rivoluzionaria. Solo che tale reazione collettiva e coordinata, nel mondo reale, non vuole partire: il grosso della popolazione non si interessa, se si interessa non capisce, se capisce presto dimentica, se non dimentica comunque non si coordina e non agisce. Questa è l’umanità reale, con i suoi reali comportamenti. Mi obietterete che però, di fatto, l’umanità è capace di fare rivoluzioni. Lo ha dimostrato. Avete ragione.

  • Obama, scie chimiche e la folle scienza genocida di Holdren

    Scritto il 05/2/16 • nella Categoria: segnalazioni • (7)

    Scie chimiche ed ecologismo manicomiale, John Holdren e Barack Obama. In America se ne parla liberamente. Ma, nella colonia Italia, bocche rigorosamente cucite. Ne parla persino il consigliere scientifico di Obama. Da 15 anni negli Stati Uniti, ed anche in Italia, colonia degli Usa a tutti i livelli, vengono effettuate nei cieli irrorazioni di sostanze altamente velenose. Mentre questi apprendisti stregoni provano a cambiare il clima, avvelenano e ammalano la gente che vive in superficie. Da dove sono usciti questi assassini? Da sotto terra? Respirano con polmoni o con branchie? Sono del tutto umani coloro che avvelenano il pianeta e non si preoccupano delle conseguenze? John Holdren non è per niente uno stinco di santo. Ma quanto ad autorevolezza non è certo sguarnito. Parliamo dell’uomo scelto da Obama come Director of the White House Office of Science and Tecnhology Policy. In una pubblica intervista del 15 novembre 2011 ha candidamente ammesso, come nulla fosse, che il governo americano da 15 anni sta irrorando i cieli d’America e d’Europa, specie Italia, viste le tante basi aeree, a favore della geoingegneria e della manipolazione climatica.
    Irrorazioni cariche di danni e di pericoli, con notevoli influenze sulla qualità delle coltivazioni e della nostra salute. La scienza, la meteoreologia e i media di regime fanno passare queste scie come semplici scie di condensa. Spiegazioni strane e assurde visto che le scie di condensa si formano solo nel 2% dei casi e seguono determinate leggi fisiche, riassumibili in 3 condizioni che sono: quote superiori a 8000 metri, umidità relativa non inferiore al 70%, temperatura non inferiore ai -40°C. Le scie chimiche sono molto lunghe e persistenti, a differenze delle scie di condensa, e permangono nell’aria per molte ore. Gli aerei coinvolti non sono di linea e non portano contrassegni, si incrociano nei voli e non vengono segnalati dai radar. Ricercatori, scienziati e singoli cittadini hanno effettuato analisi chimiche dei terreni, delle polveri e delle acque.
    Si è accertata la presenza in cielo e sul suolo di bario, alluminio, calcio, potassio, torio, magnesio, quarzo, bario, tutte sostanze atte a coadiuvare la geo-ingegneria e le onde elettromagnetiche emesse dal sistema Haarp, le cui funzioni sono molteplici e alquanto discutibili. Temi scomodi che spesso vengono etichettati come teorie complottiste, o meglio come teorie da complottologhi, ignorate del tutto dai nostri media nazionali, mentre paradossalmente nell’America imperialistica autrice dei misfatti se ne parla come si trattasse di una banale partita di rugby. John Holdren, oltre che maggiore consulente scientifico di Obama, è co-autore di un libro del 1977 dove invoca la formazione di un “regime planetario” dotato di una “forza di polizia mondiale” per far rispettare le misure totalitarie di controllo della popolazione, compresi aborti forzati, programmi di sterilizzazione di massa condotti attraverso cibo e acqua, e altre cose aberranti.
    I concetti illustrati nel libro di Holdren, “Ecoscience”, del 1977, scritto insieme ai colleghi Paul Ehrlich e Anne Ehrlich, sono così sconvolgenti che il rapporto Front Page Magazine del febbraio 2009 sul tema è stato respinto come stravagante e imbarazzante. La faccenda è quanto mai premonitrice perché Holdren e i suoi colleghi sono ora in prima linea negli sforzi volti a combattere il “cambiamento climatico” attraverso programmi altrettanto folli incentrati sulla geoingegneria del pianeta. Holdren ha recentemente sostenuto “progetti di geoingegneria su vasta scala volti a raffreddare la Terra”, come “sparare particelle inquinanti in atmosfera per riflettere i raggi del sole”, che come molti hanno sottolineato sta già avvenendo attraverso le “chemtrails” (scie chimiche, per l’appunto).
    “Ecoscience” parla di una serie di modi in cui la popolazione mondiale potrebbe essere ridotta per la lotta contro ciò che gli autori vedono come la maggiore minaccia per la specie umana, la sovrappopolazione. In ogni caso, le proposte sono formulate con una sobria retorica accademica, ma la raccapricciante consistenza di quello che Holdren ed i suoi co-autori sostengono è chiara. Tali proposte comprendono: 1) Sterilizzazione forzata della popolazione aggiungendo farmaci al cibo e alle acque, 2) Aborti forzati, 3) Stacco forzato dei figli dalle famiglie irregolari, 4) Applicazione delle regole draconiane tipo cinese con pesanti penalizzazioni verso il secondo figlio, 5) Istituzione di una forza di polizia mondiale a sostegno delle misure appena citate.
    Holdren e i suoi co-autori ritengono che la crisi demografica sia così grave da “mettere a rischio la società”. Arrivano a sostenere che le madri single dovrebbero vedere i loro bambini portati via dal governo, oppure potrebbero essere costrette ad aborti. Speculano su soluzioni inconcepibilmente draconiane per quella che loro avvertono come una crisi di sovrappopolazione. Ma ciò che è particolarmente preoccupante è che Holdren non si è limitato a fare proposte orripilanti tipo strappare bambini dalle braccia delle loro madri e portarli via, o costringere le donne ad avere aborti, che lo vogliano o no. Quello che più scandalizza è il modo compassato, spigliato ed impudente col quale egli presenta le sue schizofreniche soluzioni.
    Il mondo si scandalizzò per i giochini erotici di Bill Clinton all’interno dello Studio Ovale con la sua segretaria Monica Lewinsky. Giornali e televisioni ne parlarano per mesi e per anni, scandalizzati per delle cose tutto sommato banali. Niente si dice invece su questi abominevoli piani che trasformano la Casa Bianca non più in un innocente postribolo presidenziale, ma in una casa diabolica dove vengono intessute le più aberranti trame contro l’umanità intera. Altro che Khomeini, altro che Kim Jong e Corea del Nord, altro che Saddam e Gheddafi, giustiziati per cose assai meno infami. John Holdren prevede una società in cui il governo impianti una capsula per la sterilizzazione a lungo termine in tutte le ragazze non appena raggiungono la pubertà, che poi devono chiedere il permesso ufficiale di rimuovere temporaneamente la capsula e avere la possibilità di avere una gravidanza in un momento successivo. In alternativa, vuole una società che sterilizzi tutte le donne che hanno due figli. Che tipo di società infernale ha in testa questo losco individuo?
    Le persone corrette e dignitose, sarebbero lasciate tranquille, continua Holdren, ma coloro che “contribuiscono al deterioramento della coesione sociale” potrebbero essere “costrette ad esercitare la responsabilità riproduttiva”, che potrebbe significare soltanto una cosa, aborto coatto o involontario, sterilizzazione. Che alternativa sarebbe forzare la gente a non avere figli? Possono essere piazzati monitor governativi nelle camere da letto delle persone irresponsabili per garantire l’uso dei preservativi? Porteremo di nuovo la cintura di castità Ma che follia è mai questa? “Deterioramento sociale”? Holdren sta seriamente suggerendo che alcune persone contribuiscono al degrado sociale, più di altri, e quindi dovrebbero essere sterilizzate o costrette ad abortire, per impedire loro di riprodursi? Non è questa eugenetica, pura e semplice? Qui andiamo oltre alle bestialità del dottor Josef Mengele (1911-1979). Esistono gli estremi per ricoverare il professor Holdren in una clinica psichiatrica, con tanto di camicia di forza.
    Si è squarciato l’ultimo velo. Ci si aspetta che noi cediamo volontariamente la sovranità nazionale a un regime di tipo militar-sanitario che sarà armato e avrà la capacità di agire come una forza di polizia. Polizia internazionale pronta a far rispettare le nuove leggi con le armi. Vaccinazioni obbligatorie, obbligatorio controllo delle nascite, e controllo furibondo di tutte le attività economiche. Il bello è che Holdren non la mette sul piano delle battute ironiche e provocatorie. Sostiene le sue teorie in modo dannatamente serio. Ed è, non dimentichiamolo per un solo attimo, responsabile della scienza e della tecnologia degli Stati Uniti, il paese che ci manovra e ci dirige a bacchetta. «Siamo di fronte a una catastrofe globale, la sovrappopolazione, che deve essere risolta a tutti i costi entro il 2000». Questo scriveva Holdren nel 1977, pensando che fossimo in bilico sull’orlo di una catastrofe globale, e che fosse necessaria l’attuazione di regole fasciste per evitare l’imminente disastro.
    È importante sottolineare che John Holdren non ha mai preso pubblicamente le distanze da se stesso, da una qualsiasi di queste posizioni, pur avendo avuto 32 anni a disposizione per farlo, da quando il libro è stato pubblicato per la prima volta. Occorre anche sottolineare che queste non sono solo le opinioni di un essere disumano. Sono opinioni che riecheggiano quelle sostenute da numerose altre personalità di spicco della politica americana, del mondo accademico e del movimento ambientalista da decenni. Si consideri il fatto che gente come David Rockefeller, Ted Turner, e Bill Gates, tre uomini che hanno legami con il movimento eugenetista integralista, di recente si sono incontrati con altri miliardari filantropi a New York per discutere di “come la loro ricchezza potrebbe essere utilizzata per rallentare la crescita della popolazione mondiale”, come riportato dal quotidiano londinese “Times”. Ted Turner ha pubblicamente sostenuto scioccanti programmi per la riduzione della popolazione che dovrebbero abbattere la popolazione umana di uno sconcertante 95%. Ha anche chiesto, in stile comunista, la politica del figlio unico da parte dei governi in Occidente.
    Naturalmente, Turner non segue affatto il suo stesso regolamento su come tutti gli altri devono vivere la loro vita, avendo cinque figli e possedendo non meno di 2 milioni di acri di terra. Nel terzo mondo, Turner ha contribuito letteralmente alla riduzione di miliardi di individui attraverso i programmi delle Nazioni Unite, aprendo la strada a persone del calibro di Bill Gates, di Melinda Gates e di Warren Buffett. Gates padre, top eugenista, è stato a lungo uno dei principali membri del Consiglio di Amministrazione di Planned Parenthood). Rallentare la crescita della popolazione del mondo e migliorarne la salute sono due concetti inconciliabili per l’élite. Elitari come David Rockefeller non hanno alcun interesse a “rallentare la crescita della popolazione mondiale” con metodi naturali. Il loro ordine del giorno è radicato nella pseudo-scienza eugenetica. Essi puntano a un semplice abbattimento dell’eccedenza di popolazione attraverso mezzi draconiani, con tutti i metodi e in tutte le salse possibili ed immaginabili.
    L’eredità di David Rockefeller non è derivata da una ben intenzionata “filantropica” voglia di migliorare la salute nei paesi del terzo mondo, ma è nata da una spinta Malthusiana per eliminare i poveri e quelli considerati inferiori dal punto di vista razziale, con la giustificazione del darwinismo sociale. Come documentato nel film “Endgame” di Alex Jones, Rockefeller padre, John D. Rockefeller, ha esportato l’eugenetica in Germania dalla sua origine in Gran Bretagna, finanziando l’Istituto Kaiser Wilhelm che poi sarebbe diventato un pilastro centrale dell’ideologia nazista della super razza del Terzo Reich. Dopo la caduta del nazismo, importanti eugenetisti tedeschi sono stati protetti dagli alleati in modo che la parte vincente potesse beneficiare di più della loro “esperienza” nel mondo del dopoguerra. La motivazione per l’attuazione di misure drastiche di controllo della popolazione è cambiata per soddisfare le mode e le tendenze contemporanee. Ciò che una volta era mascherato come preoccupazione per la sovrappopolazione è tornato sotto le spoglie del cambiamento climatico e del movimento per il riscaldamento globale.
    Quello che non è cambiato è il fatto che nella sua essenza, questo rappresenta nient’altro che l’arcana pseudo-scienza dell’eugenetica prima costruita dagli Stati Uniti e dall’élite britannica alla fine del 19 ° secolo, e poi abbracciata dal leader nazista Adolf Hitler. Nel 21° secolo, il movimento eugenetista ha cambiato identità ancora una volta. Tutto verte sulle emissioni di carbonio e sull’idea l’idea che avere troppi figli o godere di un certo standard di vita stia distruggendo il pianeta attraverso il riscaldamento globale. Si crea così l’alibi e il pretesto per regolare e controllare in modo dittatoriale e disumano ogni aspetto della nostra vita. Il fatto che il principale consulente scientifico del presidente degli Stati Uniti, un uomo con il dito sul polso della politica ambientale, sostenga la sterilizzazione di massa degli attraverso la catena alimentare e la fornitura di acqua è qualcosa di terrificante, degna di futuristico e fantascientifico film horror. Ideologia diabolica vestita da movimento ecologico ed ambientalista. Ambientalista di nome ma criminoso e manicomiale di fatto.
    Solo portando alla luce gli sconvolgenti piani di controllo sulla popolazione di Holdren possiamo veramente segnalare alle persone gli orrori che l’élite ha previsto per noi attraverso il controllo della popolazione, la sterilizzazione e i genocidi. Programmi di abbattimento che sono già in corso. Un presidente di Stato si valuta attraverso la scelta dei suoi massimi collaboratori. Obama si è distinto non solo andando a pescare nel torbido questo scienziato pazzoide che da noi, anche col peggior parlamento possibile sarebbe stato mandato in casa di cura, ma anche per altre scelte deliranti, come quella dell’avvocato Michael Taylor alla direzione del Food Safety Working Group (Codex Alimentarius americano), un Azzeccagarbugli legato alla Fda e alla Monsanto, come segnalato nella mia tesina “I magna-magna planetari dell’avvocato Taylor” del 10/5/09.
    (Valdo Vaccaro, estratti da “Scie chimiche ed ecologismo manicomiale, John Holdren e Barack Obama” dal blog di Vaccaro del 12 agosto 2013).

    Scie chimiche ed ecologismo manicomiale, John Holdren e Barack Obama. In America se ne parla liberamente. Ma, nella colonia Italia, bocche rigorosamente cucite. Ne parla persino il consigliere scientifico di Obama. Da 15 anni negli Stati Uniti, ed anche in Italia, colonia degli Usa a tutti i livelli, vengono effettuate nei cieli irrorazioni di sostanze altamente velenose. Mentre questi apprendisti stregoni provano a cambiare il clima, avvelenano e ammalano la gente che vive in superficie. Da dove sono usciti questi assassini? Da sotto terra? Respirano con polmoni o con branchie? Sono del tutto umani coloro che avvelenano il pianeta e non si preoccupano delle conseguenze? John Holdren non è per niente uno stinco di santo. Ma quanto ad autorevolezza non è certo sguarnito. Parliamo dell’uomo scelto da Obama come Director of the White House Office of Science and Tecnhology Policy. In una pubblica intervista del 15 novembre 2011 ha candidamente ammesso, come nulla fosse, che il governo americano da 15 anni sta irrorando i cieli d’America e d’Europa, specie Italia, viste le tante basi aeree, a favore della geoingegneria e della manipolazione climatica.

  • Gli americani frodati dall’élite che mette in pericolo il mondo

    Scritto il 04/2/16 • nella Categoria: idee • (3)

    Negli ultimi anni del XXesimo secolo, la frode diventò un elemento stabile della politica estera Usa sotto una nuova forma. Sotto falsi pretesti Washington smantellò la Jugoslavia, poi la Serbia, tutto allo scopo di portare avanti una agenda mai dichiarata. Nel XXIesimo secolo la stessa frode si è replicata molteplici volte: Afghanistan, Iraq, Somalia e Libia sono state distrutte; l’Iran e la Siria avrebbero fatto certamente la stessa fine se il presidente russo non avesse preso misure preventive affinchè ciò che ciò accadesse. Washington è inoltre dietro alla distruzione dello Yemen in corso, senza dimenticare che ha consentito ed attivamente finanziato la dustruzione della Palestina per mano israeliana. In aggiunta si è consentito frequenti operazioni militari in Pakistan senza che alcuna guerra fosse stata dichiarata, uccidendo donne, bambini e anziani sotto la sigla di “lotta al terrorismo”. I crimini di Washington possono rivaleggiare con quelli di qualsiasi nazione in qualsiasi momento storico.
    Personalmente ho sempre lavorato a documentare questi crimini nei miei articoli e nei mei libri (pubblicati da Clarity Press). Chiunque creda ancora nella purezza delle intenzioni della politica estera di Washington è semplicemente un caso perso. Russia e Cina adesso hanno forgiato una allenza che è semplicemente troppo forte per Washington. Russia e Cina insieme non consentiranno a Washington nessun ulteriore ingerenza nella loro sicurezza e nei loro interessi nazionali. I paesi che essi ritengono strategicamente importanti saranno protetti dall’alleanza. Mentre il mondo pian piano si sveglia e comprende il male che l’Occidente oggi rappresenta, sempre più paesi cercheranno la protezione di Russia e Cina. L’America, inoltre, sta fallendo sotto il fronte economico. Nei miei articoli ed il mio libro “Il fallimento del capitalismo lassez-faire”, che è stato pubblicato in inglese, cinese, coreano, ceco e tedesco, ho dimostrato come Washington abbia sempre promosso e incoraggiato un processo nel corso del quale i profitti a breve termine di manager e grandi investitori, e Wall Street in senso ampio, svisceravano l’economia reale Usa, delocalizzando la vera produzione, le conoscenze manifatturiere, le tecnologie e annesse posizioni di lavoro qualificato, verso Cina, India ed altri paesi, lasciando l’America con una economia ormai talmente spolpata che la media dei redditi delle famiglie è in costante caduta da anni.
    Ad oggi il 50% degli americani di 25 anni vivono con genitori o nonni in quanto non riescono a trovare impieghi sufficienti a permettersi una esistenza indipendente. La dura realtà è puntualmente coperta dai media prostituiti Usa, fonte di storielle fantasiose su una fantomatica ripresa economica americana. I fatti reali dell’esistenza sono talmente dissimili da ciò che i media vorrebbero far apparire che non posso che restare perplesso. Avendo insegnato economia, essendo stato editore del “Wall Street Journal” e assistente del segretario per la politica economica del ministero del Tesoro Usa, non posso che essere perplesso dalla corruzione sistematica che governa il settore finanziario, il Tesoro, le agenzie preposte alla regolamentazione finanziaria e la Federal Reserve. Ai miei tempi sarebbero fioccati avvisi di garanzia e sentenze di tribunale contro banchieri e burocrati di alto rango.
    Nell’America di oggi non esistono mercati finanziari liberi. Tutti i mercati sono manipolati dalla Federal Reserve e dal Tesoro in concerto. Le agenzie di regolamentazione, controllate dalle stesse persone ed entità sulle quali dovrebbero teoricamente vigilare, chiudono un occhio su qualunque cosa, e anche nei rari casi in cui non lo fanno è tutto ugualmente inutile poichè non hanno alcun potere di far rispettare la legge dal momento che gli interessi privati sono sempre, immensamente, più forti delle leggi. Anche le agenzie statistiche del governo sono state corrotte. Manipolazioni sono state messe in atto allo scopo di sottostimare il tasso di inflazione. La bugia non soltanto risparmia a Washington l’onere di reindicizzare i sussidi adeguandoli al costo della vita reale, liberando altri soldi per le infinite guerre, ma specialmente, sottostimando l’inflazione il governo fa apparire dal nulla incrementi del Pil spacciati come reali, contando l’inflazione come crescita reale, allo stesso modo, d’altronde, in cui il governo fa figurare un 5% di disoccupazione escludendo dal computo tutti gli scoraggiati che hanno cercato troppo a lungo e per i quali continuare a cercare rappresenta ormai solo una perdita di tempo.
    Come mai la quota di disoccupati ufficiale è del 5% ma nessuno riesce a trovare un lavoro? Come fa ad essere del 5% quando la metà delle persone di 25 anni sono costrette a vivere in casa dei parenti perchè non riescono a permettersi una vita indipendente? Come riferisce John Williams di “Shadowfacts”, se il tasso di disoccupazione includesse i cosiddetti “scoraggiati” che non cercano più attivamente impiego (perchè non ci sono lavori da trovare) il tasso di disoccupazione sarebbe al 23%. La Federal Reserve, strumento privato nelle mani di un gruppetto di grosse banche, è riuscita a creare l’illusione di una ripresa economica almeno da giugno 2009 ad oggi, semplicemente stampando migliaia di miliardi di dollari dei quali non un centesimo è confluito ad alimentare l’economia, ma tutti a gonfiare i prezzi delle azioni delle multinazionali. Le gonfiature artificiali dei prezzi di azioni e obbligazioni sono le “prove” di una economia rigogliosa che la stampa finanziaria prostituita continua senza sosta a sciorinare.
    Quelle pochissime persone di cultura e buon senso rimaste in America, e dico per esperienza diretta che parliamo davvero di pochissime persone, capiscono benissimo che non è mai esistita una ripresa dall’ultima recessione e che, al contrario, una ulteriore recessione è alle porte. John Williams ha evidenziato come la produzione industriale Usa, debitamente parametrata all’inflazione, non ha mai recuperato i livelli del 2008 ed è ben lontana dal picco del 2000, ed è in costante calo. Il consumatore americano è esausto, schiacchiato da debiti contratti e impossibilità a guadagnare di più. L’intera politica economica americana è concentrata sulla tutela costante di qualche banca a New York, non nel salvataggio dell’economia americana. Economisti blasonati e compari di Wall Street liquiderebbero il problema del declino della produzione industriale con il fatto che “l’America ormai è una economia dei servizi”. Gli economisti pretendono che tali servizi siano servizi altamente tecnologici della New Economy, ma la realtà è che camerieri, baristi, commessi part-time e servizi sanitario-inferimieristici hanno rimpiazzato gli impeghi manufatturieri ed ingegneristici e pagano una frazione rispetto a quest’ultimi, cosa che provoca un collasso della domanda aggregata in tutti gli Usa.
    Se gli economisti neoliberali (cosa che non accade quasi mai pubblicamente) vengono messi spalle al muro e costretti ad ammettere i problemi, si arrampicano sugli specchi cercando il colpevole nella Cina. Non è chiaro se a questo stadio esistano possibilità di rivitalizzare l’economia americana. Rivitalizzarla richiederebbe una ri-regolamentazione del settore finanziario e fare di tutto per riportare a casa i posti di lavoro e la produzione che sono state svendute a paesi d’oltremare. Richiederebbe, come Michael Hudson sa dimostrare nel suo ultimo libro “Killing the Host”, una rivoluzione nelle politiche fiscali che impedirebbe al settore finanziario di appropiarsi in maniera parassitaria dei surplus generati dall’attività economica reale, poi capitalizzandoli in obbligazione debitorie che garantiscono la perpetua percezione di interessi per il settore finanziario. Il governo Usa, controllato com’è da interessi economici tra i più sporchi e immorali, non permetterebbe mai politiche che anche soltanto si azzardino a sfiorare i bonus faraonici dei managers e i profitti di Wall Street.
    Il capitalismo Usa di oggi basa i suoi profitti sulla vendita dell’economia americana e con essa tutta la gente che ne dipende per il proprio sostentamento. Nell’ America della “libertà e democrazia” il governo e i poteri economici servono interessi che non hanno assolutamente nessun punto di contatto con gli interessi del popolo americano. La svendita in corso è protetta e mascherata da un panopticon propagandistico fornito dagli economisti neoliberali, prostituti finanziari ed editoriali che si guadagnano da vivere solo e soltanto mentendo dalla mattina alla sera. Quando l’America fallirà, a ruota la seguiranno i vassalli di Washington in Europa, Canada, Australia e Giappone. A meno che nella peggiore delle ipotesi Washington non distrugga il mondo con un conflitto nucleare, a quel punto i rapporti mondiali di forza saranno interamente ridefiniti, e l’Occidente corrotto e dissoluto non sarà nient’altro che la parte più insignificante di questo nuovo mondo.
    (Paul Craig Roberts, “Ventunesimo secolo, un’epoca di frodi”, dal blog di Craig Roberts del 18 gennaio 2016, tradotto da “Come Don Chisciotte”).

    Negli ultimi anni del XXesimo secolo, la frode diventò un elemento stabile della politica estera Usa sotto una nuova forma. Sotto falsi pretesti Washington smantellò la Jugoslavia, poi la Serbia, tutto allo scopo di portare avanti una agenda mai dichiarata. Nel XXIesimo secolo la stessa frode si è replicata molteplici volte: Afghanistan, Iraq, Somalia e Libia sono state distrutte; l’Iran e la Siria avrebbero fatto certamente la stessa fine se il presidente russo non avesse preso misure preventive affinché ciò che ciò accadesse. Washington è inoltre dietro alla distruzione dello Yemen in corso, senza dimenticare che ha consentito ed attivamente finanziato la distruzione della Palestina per mano israeliana. In aggiunta si è consentito frequenti operazioni militari in Pakistan senza che alcuna guerra fosse stata dichiarata, uccidendo donne, bambini e anziani sotto la sigla di “lotta al terrorismo”. I crimini di Washington possono rivaleggiare con quelli di qualsiasi nazione in qualsiasi momento storico.

  • Medici: oncologia-spazzatura, la ricerca sul cancro è falsa

    Scritto il 29/1/16 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Ti sei mai chiesto perché, nonostante i miliardi di dollari spesi per la ricerca sul cancro nel corso di molti decenni e la promessa di una cura costante, che è da sempre “dietro l’angolo”, il cancro continua ad aumentare e a fare vittime? «Tutti dovrebbero sapere che la ricerca sul cancro è in gran parte una frode, e che le principali organizzazioni di ricerca sul cancro sono abbandonate nei loro doveri alle persone che le sostengono». Lo afferma Linus Carl Pauling, ricercatore e vincitore del Premio Nobel per la Chimica nel 1954 e per la Pace nel 1962. E’ considerato un genio del XX secolo che ha posto le basi per la chimica quantistica, la biologia molecolare e la medicina ortomolecolare. La ricerca sul cancro? E’ stata un fallimento. Afferma la dottoressa Marcia Angell, medico e direttore della rivista “New England Medical Journal” (Nemj), considerata una delle più prestigiose riviste mediche peer-reviewed di tutto il mondo: «Semplicemente non è più possibile credere a gran parte della ricerca clinica che viene pubblicata, o fare affidamento sul giudizio dei medici di fiducia o delle linee-guida mediche autorevoli. Non ho alcun piacere nel giungere a questa conclusione, che ho maturato lentamente e con riluttanza durante i miei due decenni come direttore della rivista medica».
    Il dottor John Bailer, che ha trascorso 20 anni nello staff del National Cancer Institute ed è anche un ex redattore della sua rivista, ha dichiarato pubblicamente in una riunione dell’American Association for the Advancement of Science: «La mia valutazione complessiva è che il programma nazionale sul cancro deve essere giudicato un fallimento qualificato. La nostra ricerca sul cancro degli ultimi 20 anni è stata un totale fallimento. Oggi sempre più persone dai 30 anni in su muoiono di cancro, molto più che in passato. Ci sembra che i nostri pazienti vivano di più con la malattia ma la verità è che la diagnostichiamo prima. Molte persone con malattie lievi o benigne vengono incluse nelle statistiche e riportate come ‘guarite’ dal cancro grazie alla medicina. Quando i funzionari del governo indicano i dati di sopravvivenza e dicono che stanno vincendo la guerra contro il cancro, in verità stanno utilizzando i tassi di sopravvivenza in modo improprio».
    Un altro punto da sottolineare è che la maggior parte del denaro donato alla ricerca sul cancro è speso per la sperimentazione sugli animali, che da molti è stata considerata del tutto inutile. Ad esempio, nel 1981 il dottor Irwin Bross, l’ex direttore del Sloan-Kettering Cancer Research Institute (il più grande istituto di ricerca sul cancro di tutto il mondo), ha dichiarato: «L’inutilità della maggior parte degli studi su modelli animali non è molto conosciuta. Ad esempio, la scoperta di agenti chemioterapici per il trattamento del cancro umano è stata ampiamente considerata un trionfo grazie alla sperimentazione sugli animali. Ci sono pochissime evidenze che potrebbero sostenere tali affermazioni». Un’altra citazione che si riferisce a come la medicina sia diventata industria farmaceutica è stata fatta dal dottor Dean Burk, biochimico americano del National Cancer Institute: «Quando hai il potere non devi dire la verità. Questa è una regola che è stata tramandata in questo mondo da generazioni. E ci sono moltissime persone che non dicono la verità quando sono al potere in posizioni amministrative».
    Burk ha anche affermato che «il fluoro provoca più decessi per il cancro rispetto a qualsiasi altro prodotto chimico: è una delle conclusioni scientifiche ed evidenze biologiche a cui sono arrivato nei miei 50 anni nel campo della ricerca sul cancro». Nell’edizione del 15 aprile 2015 della rivista medica “Lancet”, il caporedattore Richard Horton ha dichiarato: «Il caso contro la scienza è molto semplice: gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, può essere dichiarata semplicemente falsa. La scienza ha preso una direzione verso le tenebre». Nel 2005, il dottor John P.A. Ioannidis, professore presso la Stanford University, ha pubblicato un articolo sulla “Public Library of Science” (Plos) intitolato “Perché i risultati pubblicati sulla ricerca sono falsi”, dove ha dichiarato: «C’è sempre più preoccupazione che i risultati pubblicati dalle più recenti ricerche siano falsi». Nel 2009, il centro anticancro dell’Università del Michigan ha pubblicato un’analisi dove ha rivelato che gli studi sul cancro sono falsi a causa di conflitti di interesse. Hanno dichiarato che i risultati prodotti erano la conseguenza di ciò che avrebbe funzionato meglio per le aziende farmaceutiche.
    Ci sono molte informazioni disponibili provenienti da persone direttamente coinvolte nella ricerca sul cancro. Non solo l’informazione della tv è manipolata, ma la nostra società è diventata un grande conflitto di interessi e le grandi multinazionali vogliono sempre più profitto a scapito della nostra salute e dell’ambiente. La verità è che, secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, «l’80-90 per cento dei casi di cancro sono determinati dall’ambiente e quindi teoricamente evitabili». Le cause ambientali del cancro includono la qualità dell’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, pesticidi, erbicidi, ormoni ed antibiotici presenti nel cibo del supermercato, le radiazioni elettromagnetiche a cui siamo quotidianamente esposti e anche l’inquinamento luminoso che danneggia le nostre ghiandole.
    Inoltre fin da piccoli siamo sottoposti a vaccini e medicinali che danneggiano il nostro sistema immunitario e che si accumulano a vita producendo molti disturbi. Vanno infine inclusi anche i traumi emotivi come dimostra la psicosomatica e la nuova medicina germanica. Ma purtroppo, come ha espresso il dottor Hans Ruesch: «Nonostante il riconoscimento generale che l’85% di tutti i tumori è causato da fattori ambientali, meno del 10% del bilancio del National Cancer Institute è affidato alla ricerca sulle cause ambientali. E nonostante il riconoscimento che la maggior parte delle cause ambientali sono legate alla nutrizione, meno dell’1% del bilancio National Cancer Institute è dedicato agli studi sulla nutrizione». Questo è principalmente il motivo per cui così tante persone si stanno interessando e dirigendo verso trattamenti alternativi e naturali che non vengono approvati dalle case farmaceutiche che controllano la medicina moderna. Come ha detto Pauling riguardo al perché non viene comunicato alle persone quanto la vitamina C possa essere utile per prevenire il cancro: «La mancanza d’interesse delle multinazionali risiede nel fatto che la vitamina C è una sostanza naturale che è disponibile a bassi costi e che non può essere brevettata».
    (“Medici rivelano: le ricerche sono false, il cancro è una frode”, da “DioniDream” del 30 dicembre 2015).

    Ti sei mai chiesto perché, nonostante i miliardi di dollari spesi per la ricerca sul cancro nel corso di molti decenni e la promessa di una cura costante, che è da sempre “dietro l’angolo”, il cancro continua ad aumentare e a fare vittime? «Tutti dovrebbero sapere che la ricerca sul cancro è in gran parte una frode, e che le principali organizzazioni di ricerca sul cancro sono abbandonate nei loro doveri alle persone che le sostengono». Lo afferma Linus Carl Pauling, ricercatore e vincitore del Premio Nobel per la Chimica nel 1954 e per la Pace nel 1962. E’ considerato un genio del XX secolo che ha posto le basi per la chimica quantistica, la biologia molecolare e la medicina ortomolecolare. La ricerca sul cancro? E’ stata un fallimento. Afferma la dottoressa Marcia Angell, medico e direttore della rivista “New England Medical Journal” (Nemj), considerata una delle più prestigiose riviste mediche peer-reviewed di tutto il mondo: «Semplicemente non è più possibile credere a gran parte della ricerca clinica che viene pubblicata, o fare affidamento sul giudizio dei medici di fiducia o delle linee-guida mediche autorevoli. Non ho alcun piacere nel giungere a questa conclusione, che ho maturato lentamente e con riluttanza durante i miei due decenni come direttore della rivista medica».

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