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Satanismo e potere, da Charles Manson a Michael Jackson
Charles Manson è stato dipinto come il capo di una setta “satanica” di hippies che nell’agosto del 1969 fece una strage in una villa di Beverly Hills. Quella notte morirono, trucidati in modo cruento, l’attrice Sharon Tate e alcuni suoi amici, massacrati con decine di coltellate e persino forchettate al torace e al ventre, poi finiti con un revolver e impiccati. Orrore nell’orrore, si venne a sapere che Sharon Tate, che era la moglie di Roman Polanski, al momento di essere uccisa era incinta di otto mesi. Manson, che viveva col suo gruppo (la Manson Family) nel deserto californiano della Death Valley, non partecipò fisicamente al massacro, ma venne condannato a morte come mandante (condanna poi tramutata in ergastolo, quando la California abolì la pena di morte, nel 1972). «Da allora – ricorda Massimo Mazzucco – Manson è sempre stato dipinto come la quintessenza del male assoluto, come l’uomo capace di manipolare le menti dei suoi seguaci, fino a portarli a compiere degli omicidi così cruenti ed efferati». Ma attenzione: «Furono anche omicidi assolutamente inutili, nel senso che non è mai stato trovato un vero movente, che rendesse ragionevolmente plausibile una strage del genere». Un possibile movente lo ipotizza Gianfranco Carpeoro, massone e simbologo, che collega Manson a John Lennon e Michael Jackson. Filo conduttore, la musica. Personaggio-chiave: Phil Spector, leggendario produttore dei Beatles.Dall’infernale notte dell’estate ‘69, scrive Mazzucco su “Luogo Comune”, i media si sono impegnati in tutti i modi per trovare una valida motivazione a quella strage apparentemente insensata. Il meglio che sono riusciti a partorire? «E’ l’ipotesi che Manson volesse vendicarsi contro il proprietario della villa – il produttore discografico Terry Melcher – perché non aveva voluto pubblicare le sue canzoni (Manson era anche cantautore)». Potrebbe non essere affatto una falsa pista, sostiene Carpeoro ai microfoni di “Border Nights”, perché Manson voleva davvero diventare una rockstar e si era messo in contatto con Spector, che è attualmente in carcere per omicidio. Non solo: in tempi recenti, dalla prigione, Manson ha chiesto formalmente di incontrare Spector, che si è rifiutato di vederlo. In tanti anni – dice Carpeoro – pur professandosi innocente, Manson non ha mai osato raccontare quello che probabilmente sapeva, di quella notte maledetta: di cosa aveva paura? E perché tanta insistenza nel voler a tutti i costi incontrare Phil Spector, in carcere? Forse, ipotizza Carpeoro, Charles Manson era convinto che Spector custodisse un segreto indicibile, su quella notte che gli era costata l’ergastolo. Cos’era avvenuto, davvero, in quella villa di Bel Air a Los Angeles, al numero 10050 di Cielo Drive?Per l’avvocato Paolo Franceschetti, il caso Manson è la fotocopia di quello italiano delle “Bestie di Satana”. Stesso copione: assassini improbabili e indagini superficiali, nessun movente, niente prove (solo alcune confessioni) e niente armi del delitto. «La strage americana, eseguita con la micidiale competenza di un commando di killer, sarebbe stata commessa da un pugno di giovanissime, scalze e sbandate, strafatte di droga: l’accusa è fondata su indizi di cartapesta». Autore di analisi sui maggiori gialli irrisoliti della cronaca italiana come gli “omicidi rituali” (uno su tutti, il caso del Mostro di Firenze), Franceschetti inquadra gli indizi di una possibile pista esoterica: «Nessuno degli inquirenti nota alcuni particolari curiosi che, a tacer d’altro, avrebbero perlomeno dovuto insospettire». Roman Polanski, per esempio: «Al momento del delitto non era in casa, ma in Europa a promuovere il suo film appena terminato: “Rosemary’s Baby”. Il film parla di una donna che mette al mondo un bambino per consacrarlo a Satana (nel finale infatti la donna partorisce), e nel cast figura in veste di consulente nientemeno che il fondatore e leader della Chiesa di Satana, Anton La Vey, l’autore del libro “La Bibbia di Satana”. Il film era quindi qualcosa di più di un semplice film di fantasia». Nessuno, continua Franceschetti, notò che una delle vittime attribuite alla Manson Family si chiamava proprio Rosemary. Si tratta di Rosemary LaBianca, uccisa con 41 coltellate l’indomani, 11 agosto, a due passi dal luogo del primo eccidio.«Nonostante questa strana, troppo strana coincidenza, nessuno ipotizza neanche lontanamente un collegamento tra la promozione del film e le due stragi». E’ Carpeoro ad aggiungere un dettaglio fondamentale: «Fu proprio Phil Spector, il produttore dei Beatles, a organizzare il viaggio di Polanski in Europa per promuovere il film». Evidentemente, i due erano in strettissimo contatto. Quanto alla strage di Bel Air, Franceschetti ne esamina la simbologia: «Il delitto avviene infatti a Cielo Drive, ad opera di Manson (man-son, figlio dell’uomo, Cristo). In Cielo, quindi, Cristo uccide la Rosa» (per Franceschetti, l’allusione al fiore potrebbe essere una “firma”: la Rosa Rossa sarebbe un’associazione segreta, dedita agli omicidi rituali). «Manson, il Figlio dell’Uomo, vive nella Death Valley, la valle della morte. Vive cioè nel deserto, ed è senza fissa dimora proprio come – guarda tu che coincidenza – il Cristo dei Vangeli: Matteo 8, 20: “Le volpi hanno una tana, e gli uccelli hanno un nido, ma il figlio dell’uomo non ha un posto dove riposare”. Manco a dirlo, il primo poliziotto ad accorrere sul luogo del delitto si chiama Jerry De Rosa». Il corpo di Sharon Tate viene ritrovato legato a quello del suo giovane amante: «I sospetti sarebbero dovuti ricadere su Polanski, che alcuni considerano tutt’oggi uno dei mandanti della strage, ma nessun investigatore batte questa pista».Da ultimo, annota Franceschetti, c’è da segnalare che anche il nome della vittima più importante sembra non essere affatto casuale. Sharon, infatti, richiama il versetto biblico del Cantico dei Cantici: “Io sono la Rosa di Sharon, il Giglio delle Valli”, da cui è tratta la simbologia rosacrociana della rosa e del giglio. «In altre parole, una rappresentazione: in Cielo (Cielo Drive), il Figlio dell’Uomo (Manson), proveniente dalla Death Valley (Valle della Morte), uccide la Rosa». Se Franceschetti batte in solitaria la pista esoterica, quella del “sacrificio rituale” inscenato da poteri occulti, i giornali si affacciarono anche sull’ipotesi della vendetta, maturata nell’ambiente musicale: a ordinare la strage era stato Charles Manson, scrive la “Stampa”, solo perché le vittime «abitavano nella casa di un produttore discografico che aveva rifiutato di incidere le sue sconclusionate canzoni». Non è esatto, sostiene Carpeoro: è invece possibile che “qualcuno” abbia chiesto a Manson di mandare i suoi “ragazzi”, quella notte, in quella villa, dove la strage era già stata commessa da altri. Obiettivo: incastrare quei giovani, con le impronte digitali, per depistare le indagini? E magari ottenere in cambio, da Spector, l’agognata produzione del disco che Manson sognava?Per suffragare il suo ragionamento, Carpeoro rivela che Spector è stato un satanista: il testo della sua hit di maggior successo, “You’ve lost that lovin’ feeling” (cantata dai Righteous Brothers nel 1965) se ascoltato al contrario riproduce, pari pari, un antico rituale satanico. Di più: «La trrama del film “Rosemary’s Baby” è la storia, vera, della vita di Spector, che Polanski non avrebbe mai dovuto raccontare». Secondo Carpeoro era proprio Spector il bambino “consacrato al diavolo” da genitori satanisti: Sharon Tate sarebbe stata trucidata proprio per punire Polanski. Uccisa da chi? Non dai “fricchettoni” della Manson Family, ovviamente. «Il satanismo è un pericolo concreto», sostiene Carpeoro: «Arruola persone disposte a credere in qualcosa che non in esiste, ma che – in nome di quella cosa – possono anche uccidere». Attenzione: «E’ una delle manipolazioni di cui il potere si è spesso servito». Di cosa aveva paura, all’epoca, il potere? I Beatles, ad esempio – e Lennon in particolare – incarnavano il sentimento giovanile, anche politico, della rivolta contro il sistema. «Fu Spector a introdurre i Beatles all’Lsd», dichiara Carpeoro, «e la sua presenza finì col mettere i Beatles uno contro l’altro».Spector si fece avanti reclamando i diritti di molte canzonui dei Bealtes, che però gli furono negati: il produttiore litigò aspramente con John Lennon. Sciolti i Beatles, Lennon venne assassinato l’8 dicembre 1980 da un giovane fan, Mark David Chapman: una volta arresto, disse che aveva “obbedito alla voce del diavolo”. I diritti dei Beatles, continua Carpeoro, fuorono poi acquisiti da Michael Jackson, anche lui subito “assediato” da Spector perché gli cedesse i diritti dei “Fab Four”. Jackson fu poi ucciso da un’iniezione risultata letale, praticatagli dal dottor Conrad Murray. «Chi aveva presentato quel medico a Michael Jackson? Sempre lui, Phil Spector», aggiunge Carpeoro. E l’ombra dei Beatles – o meglio, della manipolazione che li riguarda – si allunga direttamente su Charles Manson. Ricorda Franceschetti, nella sua ricostruzione: «Secondo il procuratore Vincent Bugliosi, Manson voleva scatenare una rivolta dei neri contro i bianchi, e quella strage doveva dare il buon esempio, innescando la miccia di una rivolta globale. L’idea gli era stata suggerita da una canzone dei Beatles, “Helter Skelter”, e per questo motivo tale movente verrà anche, dai media ufficiali, individuato sinteticamente come “l’Helter Skelter”».Satanismo e rock, potere e politica? Una teoria «complicata, ma decisamente plausibile e sensata, vista specialmente l’epoca storica in cui si colloca», scrive Mazzucco. L’ipotesi è che Manson «fosse un prodotto di laboratorio della Cia, un “controllato mentale” del programma Mk-Ultra, che sarebbe stato utilizzato per gettare discredito sull’intera comunità hippie dell’epoca, e quindi per estensione sulla pericolosissima e rivoluzionaria filosofia dei “figli dei fiori”». Era l’estate del ‘69, l’anno di Woodstock, e i cosiddetti “figli dei fiori” «si stavano facendo conoscere a livello internazionale con una rivoluzione dei valori talmente radicale che certamente non poteva essere tollerata molto più a lungo dai membri dell’establishment politico di quell’epoca». Solo pochi mesi prima, infatti, era diventato presidente il conservatore Nixon. «Sarà un caso, ma i delitti Manson segnano proprio, nella storia, la fine della percezione positiva e pacifista del movimento hippie, e l’inizio di una connotazione negativa, caratterizzata dai valori antisociali professati dalla setta di Manson, che non avrebbe più abbandonato il movimento fino alla fine dei suoi giorni».In proposito, il procuratore Bugliosi (che fece condannare Manson e i suoi seguaci) ha scritto: «Il mantra di quell’epoca era pace, amore e condivisione. Prima del caso Manson la gente non aveva mai identificato gli hippie con la violenza. Poi arrivarono i membri della famiglia Manson, che avevano un’aria da hippie, ma erano criminali omicidi. E’ questo provocò uno shock in America. Come era possibile questo?». E ancora: «I delitti di Manson suonarono la campana a morto per gli hippie e per tutto quello che rappresentavano. Fu la fine di un’era. Gli anni ‘60, il decennio dell’amore, si consclusero quella notte del 9 agosto 1969». Che dite, chiosa Mazzucco: sarà stata solo una coincidenza? I presunti omicidi dell’Helter Skelter «da quella villa uscirono scalzi, per poi allontanarsi in autostop», ricorda Franceschetti. Satanismo e potere, avverte Carpeoro, possono coincidere: il primo viene usato dal secondo come copertura, come arma di distruzione. Finiti i Bealtes, eroi della rivoluzione giovanile di quegli anni. Assassinato John Lennon. Ucciso Michael Jackson, travolto da scandali (tutti inventati) dopo aver pubblicato il brano ribellista “They don’t care about us” (non gliene importa niente, di noi). E poi, ci sono quei due detenuti che non parlano: Manson che tace sulla notte della strage, Spector che si rifiuta di incontrarlo. Se qualcuno aveva paura che Manson parlasse, può rilassarsi: il caso è chiuso, Manson non parlerà più. Nemmeno con Spector.Charles Manson è stato dipinto come il capo di una setta “satanica” di hippies che nell’agosto del 1969 fece una strage in una villa di Beverly Hills. Quella notte morirono, trucidati in modo cruento, l’attrice Sharon Tate e alcuni suoi amici, massacrati con decine di coltellate e persino forchettate al torace e al ventre, poi finiti con un revolver e impiccati. Orrore nell’orrore, si venne a sapere che Sharon Tate, che era la moglie di Roman Polanski, al momento di essere uccisa era incinta di otto mesi. Manson, che viveva col suo gruppo (la Manson Family) nel deserto californiano della Death Valley, non partecipò fisicamente al massacro, ma venne condannato a morte come mandante (condanna poi tramutata in ergastolo, quando la California abolì la pena di morte, nel 1972). «Da allora – ricorda Massimo Mazzucco – Manson è sempre stato dipinto come la quintessenza del male assoluto, come l’uomo capace di manipolare le menti dei suoi seguaci, fino a portarli a compiere degli omicidi così cruenti ed efferati». Ma attenzione: «Furono anche omicidi assolutamente inutili, nel senso che non è mai stato trovato un vero movente, che rendesse ragionevolmente plausibile una strage del genere». Un possibile movente lo ipotizza Gianfranco Carpeoro, massone e simbologo, che collega Manson a John Lennon e Michael Jackson. Filo conduttore, la musica. Personaggio-chiave: Phil Spector, leggendario produttore dei Beatles.
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Ceronetti: delusione Obama, utile idiota degli Illuminati?
Su “Repubblica” del 23 aprile scorso era riportato, da “Le Monde”, un articolo, firmato da Elisa Mignot, sulla manipolazione mentale dei giovani (liceali dei sobborghi, la Rete come oracolo, un po’ di Dan Brown), mediante influenze indotte subliminalmente, attraverso cui un complotto di occultisti col nome tradizionale di Illuminati manifesterebbe le proprie mire di dominio mondiale. Posso osservare che, in ogni punto, la Rete non è innocua. L’ago magnetico è fisso sulla stella del Male, per quanto il bene più rassicurante possa fluirne a vagonate; resta infallibile la parola di McLuhan: «Il mezzo è il messaggio». E la manipolazione per squilibrare la mente e ridurre all’impotenza la ragione è in atto dappertutto, anche nel più banale buonsensismo di Pensiero Unico-spray. Illuminati autentici non pensano a dominare il mondo, ma a redimerlo, e per quanto gli è concesso a salvarlo. Uno dei più comuni esempi di manipolazione falsificatrice è il linguaggio delle cifre, la pseudoscienza statistica. Diffidate di tutto, ragazzi. Credete a Vincent Van Gogh, illuminato vero, dunque disperato.Messaggi criptici e subliminali non mancano nel repertorio Beatles. Che vorrà dire il cadenzato Sottomarino Giallo in cui «tutti viviamo »? Quei tutti sono i consumatori di Lsd in quegli anni? Nel celebre “White Album” c’è poesia pura accompagnata da incitamenti sottopelle al crimine e alla distruzione. Impressionanti in specie sono “Revolution Nine” e “Helter Skelter”, adottato dalla banda assassina di Charles Manson in vista delle sue stragi rituali del 1969, e quella bomba ritmica nessuno ha pensato a disinnescarla. In sottofondo, “Helter Skelter”, nelle successive stragi americane e del Nordeuropa, a chi ha orecchie che intendono, è udibile. Il meglio e il peggio della storia è lavoro di società segrete, e mi direi contento se potessi avere certezza che si tratti di emanazioni volontarie di un potere oscuro aldifuori di questo mondo, o da decreti immutabili. “Mi torco nel non-capisco” con un certo sollievo. Non immune da vizi gnostici, parlavo spesso, per spiegarmi gli enigmi più crudeli del mio secolo, di “attacco alla specie”. La formula mi pare tuttora validissima, però inadatta agli orbi, amanti della facilità razionale.Illuminismo non è tanto una filosofia laicista quanto una via tracciata da Illuminati, che negli anni della rivoluzione americana punta al rovesciamento della più solida monarchia continentale in Europa. E sarà il momento unico, in Francia, che nel suo meraviglioso libro “Penser la Révolution française” (1978) lo storico concettualista François Furet definisce perfettamente: «L’aprirsi di una società a tutti i suoi possibili». Ma il rovescio religioso di questa definizione è: messianico. L’éra messianica, l’annuncio di una totale palingenesi, contenuti nell’illuminismo degli illuminati dei secoli moderni sta tra l’estate 1789 e la fine della monarchia di diritto divino nel 1792, come esattamente prevista nelle quartine di Nostradamus trecento anni prima. Bisognava vivere in quegli anni: saremmo stati infinitamente più vivi, anche abitando lontano da Parigi.Tuttora l’illuminatismo maligno si caratterizza nel visibile per un segno inequivocabile: l’antisemitismo (Dieudonné, l’idolo di giovani alfabetizzati esclusivamente dalla Rete; la Golden Dawn ellenica, che non casualmente porta lo stesso nome della società occultista di cui fece parte Aleister Crowley, la Bestia 666). Il volo di Rudolf Hess nell’Inghilterra in guerra e sotto attacco aereo non è tanto misterioso: era stato pianificato con Hitler, che simulò collera e sdegno, per agganciare le sette segrete collegate alla Thule Gesellaschaft, fondata in Baviera nel 1918, madre ideologica del partito nazionalsocialista, fino alla celebre coppia antisemita e pro nazista dei duchi di Windsor, che di amici della stessa risma dovevano averne a iosa. Di cripto-antisemiti, per opportunità politica, siano o no affiliati a una setta, non manchiamo neppure nell’Italia di oggi. Diciamo che non poche forme di persuasione attossicata confluiscono nei messaggi, aperti o subliminali, della Rete.Sono perplesso di fronte a un presidente alonato d’ombra come Barack Obama. Un generale sogno ne avvolse gli inizi: non ne resta nulla; l’America, come necessità di presenza nel mondo, appare nei due mandati di Obama più in ritirata che nella stoica partenza dell’ambasciatore da Saigon. Brutto segno: non ne vengono che notizie di buona salute economica, sufficienti ad appagare gli stolti. Ma il nerbo, il Danda, dov’è? E ne viene la domanda: lasciando di fatto indebolirsi la presenza americana, che cos’altro ha in mente, di più importante, o più alto, o più pericoloso, il presidente Obama? Forse, un poco rassicurante Ordine Mondiale, controllato da Illuminati tenebrosetti che lo considerano uno dei loro, ma utile idiota nello stesso tempo?Qui non posso che rimandare qualche incuriosito al libro-inchiesta della giornalista Enrica Perucchietti, “L’altra faccia di Obama” (Uno Editori, 2011) visto come partecipe attivo dei piani di controllo totale della Cia (sono recenti le proteste europee e le scuse del mandante) e Illuminato di loggia potente in subordine. Saranno Illuminati di questo tipo quelli di cui si sentono e temono vittorie gli studenti francesi? Ma allora non sarebbero Loro i dominatori occulti di tutto quanto circola attraverso la Rete? Questo mi pare credibile. Il futuro ci dirà di più, se avrà voglia di scivolare fuori per un poco dall’eccesso di menzogne che sta soffocando tutto. Per Illuminati buoni, anche modesti, reclutamento aperto.(Guido Ceronetti, “Illuminati di tutta la Rete unitevi”, da “La Repubblica” del 30 aprile 2014).Su “Repubblica” del 23 aprile scorso era riportato, da “Le Monde”, un articolo, firmato da Elisa Mignot, sulla manipolazione mentale dei giovani (liceali dei sobborghi, la Rete come oracolo, un po’ di Dan Brown), mediante influenze indotte subliminalmente, attraverso cui un complotto di occultisti col nome tradizionale di Illuminati manifesterebbe le proprie mire di dominio mondiale. Posso osservare che, in ogni punto, la Rete non è innocua. L’ago magnetico è fisso sulla stella del Male, per quanto il bene più rassicurante possa fluirne a vagonate; resta infallibile la parola di McLuhan: «Il mezzo è il messaggio». E la manipolazione per squilibrare la mente e ridurre all’impotenza la ragione è in atto dappertutto, anche nel più banale buonsensismo di Pensiero Unico-spray. Illuminati autentici non pensano a dominare il mondo, ma a redimerlo, e per quanto gli è concesso a salvarlo. Uno dei più comuni esempi di manipolazione falsificatrice è il linguaggio delle cifre, la pseudoscienza statistica. Diffidate di tutto, ragazzi. Credete a Vincent Van Gogh, illuminato vero, dunque disperato.