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Archivio del Tag ‘Il Manifesto’

  • Ucciso Arrigoni: denunciò le atrocità di Israele a Gaza

    Scritto il 15/4/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Era la spina nel fianco di Israele, la voce di Gaza sotto le bombe al fosforo bianco. Lo hanno ritrovato con gli occhi bendati: non doveva vedere più. Il corpo senza vita di Vittorio Arrigoni, 36 anni, coraggioso reporter indipendente, è stato rinvenuto nella notte fra il 14 e il 15 aprile in un appartamento di Gaza City al termine del blitz organizzato da Hamas per tentare di salvarlo. Sarebbe stato soffocato o strangolato, molto prima dell’ultimatum lanciato dai rapitori, appartenenti – secondo le rivendicazioni ufficiali – a un gruppo salafita islamico ultra-radicale, vicino ad Al Qaeda. L’atroce morte di Arrigoni rappresenta in realtà una svolta per i “falchi” di Tel Aviv: Vittorio era rimasto l’unico, sul campo, a testimoniare le atrocità israeliane contro la popolazione palestinese.

  • Libia, fermiamo il massacro: onore al coraggio di chi lotta

    Scritto il 24/2/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    C’è una Italia che si riconosce nella lezione di coraggio e dignità che arriva dal mondo arabo. Il profumo dei gelsomini arriva anche nel nostro paese, anche nelle barche piene di giovani con la loro domanda di futuro. Il messaggio che porta con sé ci dice che non è obbligatorio subire il furto di futuro, il sequestro della democrazia, né la fame di pane, lavoro e libertà. Ci conferma che è possibile riprendere in mano il proprio destino, e scrivere insieme una nuova storia per il proprio paese e per il mondo intero. Dimostra che il vento del cambiamento si può alzare anche dove sembra più difficile.

  • Gheddafi è spacciato: ora le sue tribù gli muovono guerra

    Scritto il 23/2/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Gheddafi non ha scampo: potrà solo prolungare l’agonia e far dilagare la strage fino al genocidio, ma la sua sorte è segnata. Lo hanno decretato gli anziani delle “tribù della montagna”, i cui giovani miliziani stanno ora cingendo d’assedio il dittatore furente. Lo afferma lo storico Angelo Del Boca, grande studioso del colonialismo italiano. Facendo sparare sulla folla, Gheddafi ha commesso l’ultimo errore fatale, spingendo anche i veterani del regime ad abbandonarlo, come dimostrano le defezioni a valanga, a tutti i livelli: politici, militari e diplomatici. E’ questione di ore o di giorni, ma il Colonnello è finito: tutti i maggiori clan libici si stanno armando per l’assalto finale al bunker di Tripoli.

  • Fratelli d’Italia, da Benigni una pessima lezione di storia

    Scritto il 20/2/11 • nella Categoria: idee • (12)

    Roberto Benigni a Sanremo: ma certo, quello che voleva bene a Berlinguer! Quello che – con gentile soavità – insieme a Troisi scherzava su Fratelli d’Italia … Che trasformazione! Sorprendente! Eh sì, giacché giovedì 17 febbraio «sul palco dell’Ariston», come si dice in queste circostanze, non ha fatto solo l’esegesi dell’Inno di Mameli. Ha fatto di più. Ha fatto un’apologia appassionata dei valori politici e morali proposti dall’Inno. E – come ha detto qualcuno – ci ha anche impartito una lezione di storia. Una «memorabile» lezione di storia, se volessimo usare il lessico del comico.

  • Contro Mubarak e gli altri dittatori che abbiamo allevato

    Scritto il 05/2/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Mubarak lascia sparare la sua polizia sulla folla e l’Onu avvia il ritiro dei suoi funzionari. Non è più tempo di esitare fra le incertezze di Obama e l’«avanti con il popolo egiziano» di Slavoj Zizek. Sto con Zizek. Non siamo di fronte a scelte tranquille e felici. Da un pezzo una cosiddetta laicità nel Maghreb e nel Medio Oriente è garantita soltanto da regimi dittatoriali. Da un pezzo lasciare libertà di voto può condurre a un’affermazione non solo islamica, ma islamista. Una democrazia in senso proprio, che non è soltanto fare le elezioni ma stabilire un’effettiva divisione dei poteri – esecutivo, legislativo e giudiziario – cioè una sicurezza di uguali diritti di fronte alla legge, non è garantita da nessuno.

  • Egitto, l’ipocrita Blair auspica un «cambiamento stabile»

    Scritto il 04/2/11 • nella Categoria: idee • (1)

    Quel che salta subito all’occhio nelle rivolte di Tunisia e d’Egitto è la massiccia assenza del fondamentalismo islamico: secondo la migliore tradizione laica e democratica la gente si è limitata a rivoltarsi contro un regime oppressivo, la sua corruzione e la sua povertà, chiedendo libertà e speranza economica. La cinica convinzione occidentale secondo cui nei paesi arabi la coscienza genuinamente democratica si limiterebbe a piccole élite liberal, mentre le grandi masse possono essere mobilitate solo dal fondamentalismo religioso o dal nazionalismo si è dimostrata erronea. Il grosso interrogativo è naturalmente: che succederà il giorno dopo? Chi ne uscirà vincitore?

  • Rivoluzione Maghreb, un respiro del mondo

    Scritto il 01/2/11 • nella Categoria: idee • (3)

    Chi si aspettava una rivolta popolare in Tunisia, in Algeria, in Egitto? Nessuno. Non la Francia, persuasa di detenere idealmente il controllo su un paese che era stato sua colonia e ha fatto una gaffe clamorosa proponendo a un Ben Ali, già in fuga, di mandargli a sostegno le sue forze più esperte in tema di repressione. Non gli Stati Uniti, che avevano nel vacillante Hosni Mubarak il più forte alleato in Medioriente, l’Egitto essendo uno dei due paesi ad aver riconosciuto formalmente lo stato di Israele e speciale nel dare un colpo al cerchio e uno alla botte nel conflitto fra Israele e Palestina.

  • La salma politica del Cavaliere, mandante di se stesso

    Scritto il 20/1/11 • nella Categoria: idee • (1)

    Con il turbamento del Quirinale comincia a calare ormai il sipario su un re nudo e sempre più solo. E per questo imprevedibile. Berlusconi esce di scena (a meno di colpi di coda, di cui pure il pittoresco personaggio è sempre capace) non solo per le misere debolezze della carne che l’hanno messo nei guai fino al collo. La fine politica del vecchio statista post-democratico dalle insane voglie si era già consumata con l’immagine dissacrante di Fini che, con il dito indice alzato, rompeva platealmente con un capo sbigottito per la sua suprema potestà violata in pubblico da un possibile delfino.

  • Addio Fabbrica Italia, prepariamoci ad archiviare l’auto

    Scritto il 11/1/11 • nella Categoria: idee • (2)

    L’unica certezza è che gli operai vedranno peggiorare le loro condizioni di lavoro, mentre l’ipotetico rilancio della Fiat – che spera di vendere milioni di auto, non si capisce a chi – resta un programma ancora vago, senza impegni precisi. Per i 5200 dipendenti di Mirafiori (età media 48 anni, molte le donne) il futuro è tristemente chiaro: 18 turni, otto ore filate senza mangiare, tre pause per i bisogni fisiologici, 120 ore di straordinario obbligatorio e il divieto di ammalarsi in prossimità delle feste. Scoraggiato lo sciopero, i rappresentanti dei lavoratori saranno scelti da chi ha sottoscritto il diktat della Fiat.

  • Illusi e traditi: ecco perché gli studenti fanno paura

    Scritto il 28/12/10 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Questo movimento degli studenti fa paura a tutti. Lo si capisce molto bene dalle reazioni immediate ai poli opposti delle appartenenze e dell’opinione: da Saviano a Gasparri. Questi studenti fanno paura tanto a chi auspicava la protesta quanto a chi pensa che non abbia ragione di esistere. Il dibattito sui moti del 14 dicembre è stato monopolizzato da due parole: disagio e violenza. Intellettuali, giornalisti, scrittori, politici non hanno parlato che di disagio e di violenza. E si tratta di due parole assolutamente vuote. Il disagio è evidente ed è di tutti. Quanto alla violenza di piazza, i poliziotti sono pagati per fare un mestiere (come un insegnante o un operaio) e chi va in manifestazione per picchiare o spaccare sa benissimo che compie un atto illegale.

  • Politica onesta, contro la violenza della disperazione

    Scritto il 18/12/10 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    In piazza va in scena la disperazione della violenza quando la politica fallisce: la distanza fra istituzioni e società ha raggiunto il massimo livello di allarme, come documentano gli scontri del 14 dicembre a Roma. La compravendita di parlamentari che ha confermato la fiducia a Berlusconi e il fallimento delle manovre di palazzo per scalzarlo dal potere hanno mostrato un nuovo livello di degrado e inefficacia della politica istituzionale. Crisi, lavoro, precarietà, scuola e università, tagli alla spesa: tutto oscurato dagli scontri con la polizia. In piazza, preoccupa il “tifo” per i violenti: una tentazione che nasce dall’orrendo spettacolo che viene dal palazzo, dalla frustrazione per una giornata di protesta senza sbocco né gestione, dal vuoto di politica che oggi misuriamo.

  • Giovani imbecilli? Saviano, è ora di scendere dal pulpito

    Scritto il 17/12/10 • nella Categoria: idee • (1)

    Quanto sembra remoto l’unanimismo democratico di “Vieni via con me”, con l’officiante Fazio che assemblava tutto il perbenismo nazionale – di centro, di destra e di sinistra – e proclamava, parole sue, che la trasmissione era la prima della tv post-berlusconiana! Sono passate poche settimane, ma sembrano anni. Il Cavaliere, che i conti li sa fare, ha emarginato il suo oppositore interno. I centristi, raccolte le loro sparse ed eterogenee truppe, si leccano le ferite. Di Pietro ha abbassato la cresta e magari riflette sulla selezione del personale politico dell’Idv. Il Pd tira un sospiro di sollievo, perché per un po’ le elezioni si allontanano…

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