Archivio del Tag ‘infrazione’
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Carpeoro: contro Bruxelles, l’Italia la spunta se resta unita
Curiosi, gli allarmisti che ipotizzano di dover portare i soldi all’estero perché saremmo governati da pericolosi incapaci: ma se se è proprio “l’estero” che vuole i tuoi soldi, tu che fai, glieli porti? Certo, ora l’Ue farà scattare la procedura di infrazione, perché cercano di fare dei danni all’Italia prima delle europee. L’attuale assetto europeo capisce che potrebbe pagare dazio, alle elezioni, e quindi accelererà il più possibile le procedure di infrazione. Bisogna vedere noi come riusciremo a rispondere: sarà interessante assistere. Questo scontro può portare a situazioni difficili, anche a livello bancario, come il blocco dei conti correnti? Dipende: se riusciranno a metterci in croce come la Grecia, sì. Ma questo dipende anche da noi. Se credessimo nel nostro governo e nel nostro Stato, saremmo al sicuro: gli italiani avrebbero la forza economica di respingere qualunque attacco. Il risparmio privato degli italiani è praticamente pari al debito pubblico. Invece, anziché difendere il governo del proprio paese dagli attacchi esterni, le opposizioni si alleano con i nemici dello Stato: è successo e succederà ancora, l’Italia è fatta così. Per questo è un paese debole. Tutto è pericoloso, virtualmente: se gli italiani sono i primi a non credere nel proprio Stato, è giusto che il loro Stato soccomba. Noi stiamo pagando i nostri errori e le nostre debolezze: se non smettiamo di accumularne, poi non ci possiamo meravigliare.Mattarella? Farà un po’ di capricci ma poi la firmerà, la manovra finanziaria del governo. E’ vero, è stato detto che lui è espressione dei poteri europei oggi ostili all’Italia, ma in questo caso non può fare diversamente. E’ il presidente della Repubblica, e la volontà politica del Parlamento è questa: come fa, a non firmare? Se ci fosse un “grave pericolo” per il paese? E’ una situazione molto delicata, costituzionalmente. Mattarella potrebbe cercare una sponda nella Corte Costituzionale: se la trova può non firmare – ma se non la trova, no. Le turbolenze nel governo gialloverde? Tra Salvini e Di Maio c’è una competizione in corso, e credo che Di Maio si sia reso conto di aver perso troppo terreno nei confronti della Lega a beneficio di Salvini, e questo incrudelisce un po’ la situazione. Sul fronte opposto spunta Minniti, candidato da una robusta quota di amministratori che ben rappresentano una parte importante del Pd. Minniti può rappresentare una svolta interessante, per la segreteria del partito. E’ un uomo forte, nel Pd, che con lui rischia di avere un leader vero. Finora ha lavorato bene. Certo, è un vecchio collaboratore di D’Alema – che comunque aveva stoffa, come leader politico: paragonarlo a Renzi e a quelli che sono venuti dopo è penoso per quelli a cui lo si paragona.Quantomeno, Minniti potrebbe essere una mera speranza di sopravvivenza, per la cosiddetta sinistra. Peraltro, continuò l’opera avviata da D’Alema quand’era alla guida del Copasir: fece un bel repulisti nei nostri servizi segreti, che infatti da vent’anni funzionano benissimo e hanno evitato all’Italia di subire attentati. Mi preoccupa che il governo gialloverde sia intenzionato a cambiare il vertice dei servizi, che in questi anni hanno dimostrato un’efficienza straordinaria nel garantire la nostra sicurezza. Il terrorismo Isis improvvisamente scomparso, dopo aver prodotto gli effetti che in Europa probabilmente qualcuno attendeva? Io credo che questi riflussi, queste onde, siano anche figlie di un momento particolare che poi, una volta passato, non c’è più bisogno di sollecitare. In questo momento c’è uno stallo, che vede tanti protagonisti: l’atlantismo (l’America), le due facce dell’Asia (Cina e Russia), un certo tipo di Europa, e un’ondata montante – eversiva – di paesi dell’altra sponda del Mediterraneo (che però, non riusciendo a coordinarsi, non riescono ancora a sedersi al tavolo per stabilire degli equilibri). E allora probabilmente questo stallo, oggi, comporta il fatto che determinate attività eversive vengano in qualche modo abbassate di tono.(Gianfranco Carporo, dichiarazioni rilasciate nell’ambito della conversazione in web-streaming “Carpeoro Racconta”, su YouTube, con Fabio Frabetti di “Border Nights” il 18 novembre 2018).Curiosi, gli allarmisti che ipotizzano di dover portare i soldi all’estero perché saremmo governati da pericolosi incapaci: ma se se è proprio “l’estero” che vuole i tuoi soldi, tu che fai, glieli porti? Certo, ora l’Ue farà scattare la procedura di infrazione, perché cercano di fare dei danni all’Italia prima delle europee. L’attuale assetto europeo capisce che potrebbe pagare dazio, alle elezioni, e quindi accelererà il più possibile le procedure di infrazione. Bisogna vedere noi come riusciremo a rispondere: sarà interessante assistere. Questo scontro può portare a situazioni difficili, anche a livello bancario, come il blocco dei conti correnti? Dipende: se riusciranno a metterci in croce come la Grecia, sì. Ma questo dipende anche da noi. Se credessimo nel nostro governo e nel nostro Stato, saremmo al sicuro: gli italiani avrebbero la forza economica di respingere qualunque attacco. Il risparmio privato degli italiani è praticamente pari al debito pubblico. Invece, anziché difendere il governo del proprio paese dagli attacchi esterni, le opposizioni si alleano con i nemici dello Stato: è successo e succederà ancora, l’Italia è fatta così. Per questo è un paese debole. Tutto è pericoloso, virtualmente: se gli italiani sono i primi a non credere nel proprio Stato, è giusto che il loro Stato soccomba. Noi stiamo pagando i nostri errori e le nostre debolezze: se non smettiamo di accumularne, poi non ci possiamo meravigliare.
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Ue, ricatto Italia: se vince il No torna l’agguato dello spread
Ci sono due modi per commentare la lettera della Commissione europea con cui si fanno le pulci alla manovra italiana, finalmente arrivata al Tesoro. Sorridere, perché è davvero singolare che un’istituzione così importante perda il tempo col calcolo dei decimali nella legge di bilancio, quando in mare muoiono centinaia di persone, l’Italia ne accoglie 153.000 da inizio anno e altri paesi, a partire dall’Ungheria, meriterebbero molto più di una tirata d’orecchie perché di questi disperati non ne vuole vedere l’ombra. Oppure preoccuparsi. Di fronte al dramma della giungla di Calais sgombrata, ai quotidiani morti nel “Mare Mostrum”, al veto della minuscola Vallonia a un accordo internazionale, Bruxelles si sarebbe premurata di comunicare solo il 5 dicembre la sua risoluzione sulla legge di bilancio da 27 miliardi, non certo in odore di santità e perfettibile quanto si voglia. La tempestività o meno di una comunicazione comunque così rilevante può avere effetti nefasti sui mercati finanziari, che già hanno cerchiato di rosso il primo lunedì dell’ultimo mese del 2016, perché quel giorno sarà noto il risultato del referendum costituzionale.Ci mancava anche la solita pagella comunitaria. Difficile che quella sarà una giornata tranquilla, a prescindere dal contenuto della stessa comunicazione, già ampiamente anticipata peraltro da fonti di vario genere: si preannuncia un giorno del giudizio, per giunta probabilmente negativo. Gli economisti le chiamano profezie auto-avveranti e di precedenti analoghi ce ne sono. Possibile che nessuno ricordi infatti lo smottamento che provocò la diffusione, nell’agosto del 2011, di un’altra lettera, quella della Bce e della Banca d’Italia al governo Berlusconi, in cui di fatto si annunciava la fine degli acquisti dei titoli di stato se non si fosse messo mano ad un decreto legge lacrime e sangue? Con quella disclosure improvvisa sui diktat dei banchieri centrali – spedita anche a Madrid ma in questo caso rimasta riservata – si posero le basi per la tirannia dello spread, che poco dopo sarebbe arrivato a 575 punti base rispetto ai bund tedeschi, comportando un traumatico cambio di esecutivo.È di qualche giorno fa la decisione dell’agenzia di rating Fitch di mantenere a livello quasi spazzatura il voto sull’Italia, Bbb+, con prospettive, guarda caso, non più stabili ma negative, nel mentre la Francia, che è già da anni in procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo e lotta contro un debito in crescita, ha mantenuto la sua doppia A. Un divario enorme ed ingiustificato. Se non fosse per il paracadute della Bce, che col suo Quantitative Easing mette al riparo dalla speculazione i titoli di Stato del Belpaese, ci sarebbe da allacciare le cinture, perché annunciare il verdetto Ue per il 5 dicembre è un po’ come aver dato appuntamento a tutti gli hedge fund del mondo.(Roberto Sommella, “La Commissione dà appuntamento agli speculatori il 5 dicembre”, dall’“Huffington Post” del 5 dicembre 2016).Ci sono due modi per commentare la lettera della Commissione europea con cui si fanno le pulci alla manovra italiana, finalmente arrivata al Tesoro. Sorridere, perché è davvero singolare che un’istituzione così importante perda il tempo col calcolo dei decimali nella legge di bilancio, quando in mare muoiono centinaia di persone, l’Italia ne accoglie 153.000 da inizio anno e altri paesi, a partire dall’Ungheria, meriterebbero molto più di una tirata d’orecchie perché di questi disperati non ne vuole vedere l’ombra. Oppure preoccuparsi. Di fronte al dramma della giungla di Calais sgombrata, ai quotidiani morti nel “Mare Mostrum”, al veto della minuscola Vallonia a un accordo internazionale, Bruxelles si sarebbe premurata di comunicare solo il 5 dicembre la sua risoluzione sulla legge di bilancio da 27 miliardi, non certo in odore di santità e perfettibile quanto si voglia. La tempestività o meno di una comunicazione comunque così rilevante può avere effetti nefasti sui mercati finanziari, che già hanno cerchiato di rosso il primo lunedì dell’ultimo mese del 2016, perché quel giorno sarà noto il risultato del referendum costituzionale.
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Ora l’Italia ha i conti in ordine: per questo sta morendo
Nello stesso giorno in cui il palazzo festeggia l’annuncio del ritiro da parte della Commissione Europea della procedura di infrazione per eccesso di deficit, l’Ocse rivede in peggio le previsioni sulla disoccupazione ufficiale. Che continuerà a crescere per tutto quest’anno e per quello prossimo, fino a superare il 12%,un livello da anni Trenta del secolo scorso. Se davvero la questione sociale fosse al centro delle preoccupazioni, il secondo dato avrebbe la precedenza sul primo. Ma naturalmente non è così. Con le politiche di austerità la classe dirigente del paese ha scelto consapevolmente di pagare le riduzione dello spread finanziario con la più che proporzionale crescita dello spread sociale, il resto sono solo lacrime di coccodrillo e ipocrisia elettorale.
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Altre tasse, l’euro-funerale dell’Italia officiato da Monti
Altro che stop all’Imu, diminuzione delle tasse e cancellazione del punto in più di Iva che scatterà a luglio. Nessuno di questi risultati – puntualmente elencati da chi chiede ai partiti di “fare in fretta” – potrà essere raggiunto da un eventuale nuovo esecutivo. Perché la strada economica è stretta e tutta in salita. Primo scoglio, l’eredità lasciata dal Def, il Documento di Economia e Finanza presentato dal governo uscente. «Un’amarissima sorpresa», secondo Stefano Fassina del Pd, perché «il governo Monti lascia manovre da fare per 1,4 punti percentuali del Pil all’anno a partire dal 2015». Ma dov’è la sorpresa? Sorretto da Pd e Pdl per tutto il 2012, l’esecuto Monti non ha fatto che applicare i dettami di Bruxelles, a partire dal micidiale Fiscal Compact, contro cui centrodestra e centrosinistra non hanno detto neppure una parola per tutta la durata della campagna elettorale di febbraio.
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Bertaglio: la truffa degli inceneritori, finanziati con le bollette Enel
Da anni gli italiani pagano (inconsapevolmente) una tassa “verde” sulla loro bolletta dell’elettricità per finanziare lo sviluppo delle energie rinnovabili. Peccato ci sia un trucco