Archivio del Tag ‘Kampala’
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Toscani condannato per vilipendio della religione cattolica
Libertà d’opinione: ma se di mezzo c’è la Chiesa cattolica, si rischia? Il fotografo Oliviero Toscani s’è appena buscato una multa da 4.000 euro: condanna inflittagli dal tribunale di Milano su richiesta del pm Stefano Civardi per “vilipendio della religione cattolica”. Durante la trasmissione “La Zanzara” su “Radio24” del 2 maggio del 2014, rispondendo alle domande dei conduttori – Giuseppe Cruciani e David Parenzo – l’artista milanese aveva pronunciato frasi ritenute offensive da due associazioni cattoliche, “Giuristi per la vita” e “Pro vita”, che avevano presentato una denuncia. Pensando di essere un marziano piovuto improvvisamente in una chiesa, ricorda il “Fatto Quotidiano”, Toscani aveva detto: «Vedi uno inchiodato alla croce, un altare con bambini nudi che volano… Poi quell’altro sanguinante… la Chiesa sembra un club sadomaso». Nella conversazione radiofonica aveva poi aggiunto che «Papa Bergoglio dice cose banali», proseguendo: «Fanno santo Wojtyla che era contro il preservativo in Africa, un assassino». La richiesta di risarcimento delle associazioni era di 100.000 euro di danni, ma il giudice Ambrogio Moccia ha fissato la somma in soli 500 euro.In quella medesima intervista radiofonica, ricorda Salvatore Santoru su “Blasting News”, Toscani aveva lanciato anche altre pesanti provocazioni nei confronti della Chiesa, definita «la più grande organizzazione maschilista mondiale», nonché «la più grande associazione omosessuale». Lo stesso Toscani aveva anche esortato le donne a indignarsi nei confronti del clero e a chiedere maggiori diritti e parità di trattamento all’interno dell’istituzione religiosa. Quanto agli omosessuali, Papa Francesco ha detto, testualmente: «I gay devono essere rispettati», per poi aggiungere: «Come cristiani dobbiamo chiedere scusa», riferendosi alla storica discriminazione dei gay. Appena eletto Papa, aveva stupito per la sua prima affermazione sul tema («chi sono io, per giudicare?»), precisando in modo esplicito: «Il problema non è avere tendenze gay, ma fare lobby». Secondo il cardinale newyorkese Timothy Dolan, «Papa Francesco studia le unioni gay, vuole capire». Titola l’Huffinton Post: “Papa Francesco su aborto, gay e contraccettivi: i principi non negoziabili di Ratzinger passano in secondo piano”.Oliviero Toscani ha definito la Chiesa “organizzazione omosessuale”, come se l’intero clero fosse gay, ma non ha usato l’espressione “organizzazione pedofila”. Quello, semmai – oltre che un reato – è anche il vero dramma su cui lo stesso Bergoglio ha attirato l’attenzione pubblica, denunciando il fenomeno. Una piaga talmente vasta, nella Chiesa, che il 9 maggio lo stesso Bergoglio ha istituito l’obbligo di denunciare immediatamente qualsiasi abuso sessuale venga commesso in ambito ecclesiastico. Ricorda il “Messaggero”: «Sono migliaia i casi di abusi sessuali su minori commessi in tutto il mondo da uomini di Chiesa». Statistiche complessive e aggiornate non ne esistono, ma monsignor Charles Scicluna, già “promotore di giustizia” della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha annunciato l’arrivo di un dossier accurato e completo. Anche se non a tutti una chiesa può ricordare “un club sadomaso”, come sostiene Toscani, resta il fatto che, entrando in un tempio cattolico, ci si imbatte regolarmente nel crocifisso sanguinante, attorniato da “bambini nudi che volano”. Quanto a Wojtyla, il suo volto campeggiava nel documentario “Abc Africa” girato nel 2001 dal grande regista iraniano Abbas Kyarostami in Uganda per monitorare i lazzaretti dove madri e figli malati di Aids attendevano la morte. Nelle piazze della capitale, Kampala, le gigantografie del pontefice raccomandavano ai fedeli di non usare contraccettivi.Libertà d’opinione: ma se di mezzo c’è la Chiesa cattolica, si rischia di violare la legge? Il fotografo Oliviero Toscani s’è appena buscato una multa da 4.000 euro: condanna inflittagli dal tribunale di Milano su richiesta del pm Stefano Civardi per “vilipendio della religione cattolica”. Durante la trasmissione “La Zanzara” su “Radio24” del 2 maggio del 2014, rispondendo alle domande dei conduttori – Giuseppe Cruciani e David Parenzo – l’artista milanese aveva pronunciato frasi ritenute offensive da due associazioni cattoliche, “Giuristi per la vita” e “Pro vita”, che avevano presentato una denuncia. Pensando di essere un marziano piovuto improvvisamente in una chiesa, ricorda il “Fatto Quotidiano”, Toscani aveva detto: «Vedi uno inchiodato alla croce, un altare con bambini nudi che volano… Poi quell’altro sanguinante… la Chiesa sembra un club sadomaso». Nella conversazione radiofonica aveva poi aggiunto che «Papa Bergoglio dice cose banali», proseguendo: «Fanno santo Wojtyla che era contro il preservativo in Africa, un assassino». La richiesta di risarcimento delle associazioni era di 100.000 euro di danni, ma il giudice Ambrogio Moccia ha ridotto la somma a soli 500 euro.
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Indagine-choc: fibre di plastica nell’acqua del rubinetto
Quanta plastica beviamo? Molte ricerche ormai mostrano la presenza di fibre plastiche, praticamente ovunque: negli oceani, nelle acque dolci, nel suolo e nell’aria. E oggi uno studio americano prova l’esistenza di una contaminazione da plastica persino nell’acqua corrente domestica, spiegano Dan Morrison e Chris Tyree in un report su “Repubblica”. «Dai rubinetti di casa di tutto il mondo, da New York a Nuova Delhi, sgorgano fibre di plastica microscopiche», secondo una ricerca originale di “Orb Media”, un sito di informazione no-profit di Washington. Insieme ai ricercatori dell’università statale di New York e dell’università del Minnesota, “Orb Media” ha testato 159 campioni di acqua potabile di città grandi e piccole nei cinque continenti. L’83% dei campioni contiene microscopiche fibre di plastica: compresa l’acqua che esce dai rubinetti del Congresso degli Stati Uniti. E se la plastica è nell’acqua di rubinetto, probabilmente sarà presente anche nei cibi preparati con l’acqua, come pane, pasta, zuppe e latte artificiale. «È una notizia che dovrebbe scuoterci», dice Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace 2006. «Sapevamo che questa plastica tornava da noi attraverso la catena alimentare. Ora scopriamo che torna da noi attraverso l’acqua potabile. Abbiamo una via d’uscita?».Yunus, il fondatore della banca di microcredito Grameen Bank, progetta di lanciare un’iniziativa contro lo spreco di plastica nei prossimi mesi. Ricerche sempre più numerose, aggiungono Morrison e Tyree, dimostrano la presenza di microscopiche fibre di plastica negli oceani, nelle acque dolci, nel suolo e nell’aria: «Questo studio è il primo a provare l’esistenza di una contaminazione da plastica nell’acqua corrente di tutto il mondo». Attenzione: «Gli scienziati non sanno in che modo le fibre di plastica arrivino nell’acqua di rubinetto, o quali possano essere le implicazioni per la salute. Qualcuno sospetta che possano venire dai vestiti sintetici, come gli indumenti sportivi, o dai tessuti usati per tappeti e tappezzeria. Il timore è che queste fibre possano veicolare sostanze chimiche tossiche, come una sorta di navetta che trasporta sostanze pericolose dall’acqua dolce al corpo umano». Negli studi su animali, «era diventato chiaro molto presto che la plastica avrebbe rilasciato queste sostanze chimiche, e che le condizioni dell’apparato digerente avrebbero facilitato un rilascio piuttosto rapido», racconta Richard Thompson, direttore della ricerca all’università di Plymouth, Gran Bretagna.Dalle osservazioni sulla fauna selvatica e l’impatto che sta avendo questa cosa abbiamo dati a sufficienza per essere preoccupati, aggiunge Sherri Mason, una delle pioniere della ricerca sulla microplastica, che ha supervisionato lo studio della “Orb Media”: «Se sta avendo un impatto sulla fauna selvatica, come possiamo pensare che non avrà un impatto su di noi?». La contaminazione, scrive “Repubblica”, sfida le barriere geografiche e di reddito: il numero di fibre trovate nel campione di acqua di rubinetto prelevato nei bagni del Trump Grill, il ristorante della Trump Tower a New York, è uguale a quello dei campioni prelevati a Quito, la capitale dell’Ecuador. “Orb Media” ha rilevato fibre di plastica persino nell’acqua in bottiglia, e nelle case in cui si usano filtri per l’osmosi inversa. Le autorità sono spiazzate: gli Usa non hanno nemmeno inserito le particelle di plastica nella lista delle possibili sostanze contaminanti rintracciabili nell’acqua di rubinetto. Dei 33 campioni d’acqua prelevati in varie città degli Stati Uniti, il 94% è risultato positivo alla presenza di fibre di plastica. E’ la stessa media dei campioni raccolti a Beirut, Libano. Fra le altre città monitorate figurano Delhi (India, 82%), Kampala (Uganda, 81%), Giacarta (Indonesia, 76%), nonché Quito (Ecuador, 75%) e varie città europee (72%).La ricerca, precisa “Repubblica”, è stata progettata dal dipartimento di geologia e scienza ambientale dell’università statale di New York, e i test sono stati eseguiti dalla ricercatrice Mary Kosuth, della scuola di salute pubblica dell’università del Minnesota. «E’ la prima indagine a livello globale sull’inquinamento da plastica nell’acqua di rubinetto», afferma la Kosuth. I risultati rappresentano «un primo sguardo sulle conseguenze dell’uso e dello smaltimento della plastica». I campioni sono stati raccolti da scienziati, giornalisti e volontari addestrati, seguendo i protocolli stabiliti. «Questa ricerca si limita a scalfire la superficie, ma ha l’aria di essere una questione molto seria», ammette Hussan Hawwa, amministratore delegato della società di consulenze ambientali Difaf, che si è occupata della raccolta dei campioni in Libano. «La ricerca sulle conseguenze per la salute umana è appena agli inizi», dice Lincoln Fok, studioso dell’ambiente presso l’Education University di Hong Kong. In ogni caso, la ricerca «solleva più interrogativi di quelli che risolve», secondo Albert Appleton, già commissario alle acque del Comune di New York. «C’è un bioaccumulo? Influisce sulla formazione delle cellule? È un vettore per la trasmissione di agenti patogeni nocivi? Se si scompone, che cosa produce?».Il mondo, riassume “Repubblica”, sforna ogni anno 300 milioni di tonnellate di plastica. Oltre il 40% di questa massa «viene usato una volta soltanto, a volte per meno di un minuto, e poi buttato via». Ma la plastica «rimane nell’ambiente per secoli». Secondo un recente studio, dagli anni ‘50 a oggi sono stati prodotti in tutto il mondo oltre 8,3 miliardi di tonnellate di plastica. Sono migliaia di miliardi le scorie plastiche disseminate sulla superficie dell’oceano: fibre di plastica sono state ritrovate «dentro i pesci venduti nei mercati, nel Sudest asiatico, nell’Africa orientale e in California». E la plastica dal rubinetto di casa? «È una cosa brutta: si sentono così tante cose sul cancro», ha detto Mercedes Noroña, 61 anni, dopo essere stata informata che un campione di acqua prelevato dal suo rubinetto di casa, a Quito, conteneva fibre di plastica. «Forse esagero, ma ho paura delle cose che ci beviamo con l’acqua». Non è sola, nella sua inquietudine: un recente sondaggio Gallup svela che il 63% degli americani è «fortemente preoccupato» per l’inquinamento dell’acqua potabile.Tra le fonti inquinanti, aggiungono Dan Morrison e Chris Tyree, c’è anche l’abbigliamento: gli indumenti sintetici emettono fino a 700.0006 fibre a lavaggio, ma gli impianti di depurazione delle acque ne intercettano solo la metà (il resto finisce nei corsi d’acqua, per un totale di 29 tonnellate di microfibre di plastica al giorno, secondo l’università di Plymouth). E poi l’aria: uno studio del 2015 calcolava che a Parigi, ogni anno, si depositano sulla superficie fra le 3 e le 10 tonnellate di fibre sintetiche. Laghi e fiumi possono essere contaminati da deposizioni atmosferiche cumulative, afferma Johnny Gasperi, professore dell’università di Parigi-Est Créteil: «Nelle ricadute atmosferiche è presente un’enorme quantità di fibre». Questo, osserva “Repubblica”, potrebbe spiegare perché si trovano fibre di plastica anche in sorgenti idriche sperdute, in tutto il mondo. Ma la “Orb” ha trovato fibre di plastica anche in acque di rubinetto provenienti da falde sotterranee. Tante le incognite: quanto è grande il pericolo se le fibre di plastica assorbono “perturbatori endocrini” che alterano i nostri sistemi ormonali? «Non abbiamo mai veramente preso in considerazione questo rischio prima», ammette Tamara Galloway, ecotossicologa all’università di Exeter.Le città stanno appena cominciando a fare i conti con l’inquinamento da fibre di plastica e con il ruolo che giocano in tutto questo le lavatrici di casa, continua il report su “Repubblica”. Rallentare il processo di trattamento delle acque reflue consentirebbe di intercettare una maggior quantità di fibre di plastica, dice Kartik Chandran, ingegnere ambientale della Columbia University. Ma potrebbe anche accrescere i costi. «I grandi marchi dell’abbigliamento dicono che stanno lavorando per migliorare i loro tessuti sintetici in modo da ridurre l’inquinamento da fibre. E sta venendo fuori tutta una serie di filtri, di prodotti da inserire nel cestello della lavatrice durante il lavaggio e di altri prodotti per ridurre le emissioni di fibre durante i lavaggi. Test indipendenti mostreranno quale di questi metodi è più efficace». Sherri Mason, la prima ricercatrice a scoprire la forte presenza di inquinamento da microplastica nella regione americana dei Grandi Laghi, si dice «sconvolta» dai risultati dei test sull’acqua potabile: «La gente mi chiedeva sempre: “Ma queste cose ci sono anche nell’acqua che beviamo?”. Io rispondevo sempre che non lo sapevo». Ora invece, purtroppo, lo sa.Quanta plastica beviamo? Molte ricerche ormai mostrano la presenza di fibre plastiche, praticamente ovunque: negli oceani, nelle acque dolci, nel suolo e nell’aria. E oggi uno studio americano prova l’esistenza di una contaminazione da plastica persino nell’acqua corrente domestica, spiegano Dan Morrison e Chris Tyree in un report su “Repubblica”. «Dai rubinetti di casa di tutto il mondo, da New York a Nuova Delhi, sgorgano fibre di plastica microscopiche», secondo una ricerca originale di “Orb Media”, un sito di informazione no-profit di Washington. Insieme ai ricercatori dell’università statale di New York e dell’università del Minnesota, “Orb Media” ha testato 159 campioni di acqua potabile di città grandi e piccole nei cinque continenti. L’83% dei campioni contiene microscopiche fibre di plastica: compresa l’acqua che esce dai rubinetti del Congresso degli Stati Uniti. E se la plastica è nell’acqua di rubinetto, probabilmente sarà presente anche nei cibi preparati con l’acqua, come pane, pasta, zuppe e latte artificiale. «È una notizia che dovrebbe scuoterci», dice Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace 2006. «Sapevamo che questa plastica tornava da noi attraverso la catena alimentare. Ora scopriamo che torna da noi attraverso l’acqua potabile. Abbiamo una via d’uscita?».