Archivio del Tag ‘Marcello Pamio’
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Negazionisti al potere: oscurano le terapie anti-Covid
“L’opera buffa che l’Europa non ci perdona”, titola Massimo Giannini il 31 gennaio sulla “Stampa”, che l’indomani – con una foto che mostra finalmente gente a spasso per strada (sia pure imbavagliata nelle mascherine) – rilancia l’allarme di Agostino Miozzo, coordinatore del Cts: “Niente assembramenti, o la curva riparte”. Due titoli che, da soli, riassumono il mondo parallelo in cui vivono i grandi media, massimi portavoce della nuova religione basata su due dogmi fasulli eppure intoccabili. Il primo: l’Unione Europea e l’Europa sono la stessa cosa, per cui l’Europa (cioè l’Unione Europea) ha sempre ragione, e l’Italia sempre torto. Il secondo: l’epidemia di coronavirus è realmente apocalittica e inarrestabile, non esistono terapie efficaci per guarire dal Covid; la diffusione dei contagi è un male, l’unico rimedio è la clausura, e la colpa del disastro è da imputare soprattutto ai cittadini. Questo il ragionamento offerto: se gli italiani rimettono il naso fuori di casa, e i contagi riprendono a crescere, l’unica soluzione è richiudere tutto – a oltranza, anche per sempre – mentre il paese nel frattempo crolla. L’altra notizia è che questo mare di falsità continui a circolare, dopo un anno di libertà negate e democrazia sospesa.Il nostro primo nemico sono i media, ha detto Donald Trump nel suo ultimo discorso alla Casa Bianca. Quello di Trump resta un nome divisivo: in tanti considerano ancora una specie di rozzo outsider, un quasi-mascalzone, il presidente sconfitto dal voto postale arrivato fuori tempo massimo, e “aggiustato” col favore delle tenebre dal sistema digitale Dominion. Vent’anni fa, la stessa canzone la cantava un solista come Giulietto Chiesa: da tempo, i grandi media ci raccontano il contrario della verità. Un altro analista controcorrente, Marcello Pamio, ricorda che oggi sono soltanto 4, i grandi gruppi cui fanno capo tutti gli editori e i broadcaster televisivi. Un reporter indipendente del calibro di Franco Fracassi insiste su un punto: un unico gruppo ristrettissimo, composto dalle stesse persone, siede nei consigli di amministrazione delle tre entità finanziarie (BlackRock, Vanguard e State Street) che controllano il pianeta: industria, finanza, grandi banche, multinazionali. Big Tech e Big Web, Big Pharma e Big Money, incluso Big Media.Fin che si scherza, disquisisendo di calcio o di politica, passi; ma che succede, se qualcuno decide che una sindrome influenzale deve fermare il mondo intero? Chi sarebbe così ingenuo da credere che i grandi media potrebbero, anche volendo, uscire dal coro del nuovo credo religioso, che impone la Bibbia dell’Emergenza come unica modalità possibile per affrontare il coronavirus? E’ questo, probabilmente, il “dono” più prezioso del Covid: l’aver messo in luce la gravità del problema, quello vero. E cioè: la costante, tenace, orwelliana sparizione della realtà, in favore di una rappresentazione del tutto virtuale della situazione. Con due soli titoli nella stessa pagina, “La Stampa” mostra i sintomi dello stesso male: la falsa narrazione dell’Europa e la falsa narrazione della “pandemia”. Nel mirino di Massimo Giannini, la “pazza” crisi di governo italiana, innescata da Matteo Renzi e giudicata rovinosamente inopportuna. Com’era iniziata? Contestando il Recovery Plan, cioè il presunto aiuto europeo.Renzi lo ha criticato sia nel merito (una misera bozza, senza idee), sia nel metodo: in prima battuta, Giuseppe Conte avrebbe affidato anche quello, come tutto il resto, a un pugno di tecnici di sua esclusiva fiducia, scavalcando governo e Parlamento, ministri e partiti. Sarebbero in ballo oltre 200 miliardi di euro, si racconta. Ma è vero? Non proprio, precisano esperti come Davide Gionco: arriverebbero al massimo 50 miliardi a fondo perduto, il resto sarebbero solo prestiti da restituire. E cioè: lo Stato italiano, sottoposto all’Ue e all’Eurozona, deve ricorrere a elemosine esterne, non potendo più generare da sé le necessarie risorse, come aveva sempre fatto, da quando ha accettato di sottostare al regime di Bruxelles, il cui paternalismo “patrigno” è smaccato: finora l’Italia ha largamente finanziato l’Unione Europea, più di quanto l’Ue abbia finanziato l’Italia (lo stesso Gionco calcola che il saldo è a nostro sfavore, per un ammontare di oltre 112 miliardi di euro).Non solo: gli aiuti del Recovery Plan – pure “concessi” in un momento in cui, col pretesto del Covid – il feudalesimo imperiale ha elargito una deroga alla spietata austerity del Patto di Stabilità – non sarebbero affatto “gratis”: in cambio, infatti, si chiede all’Italia di adottare le famigerate “riforme strutturali”, inclusa quella delle pensioni, già tentate dall’indimenticabile ticket rappresentato da Mario Monti ed Elsa Fornero. Né c’era da illudersi che lo stesso Matteo Renzi, l’uomo del Jobs Act, trovasse nulla da eccepire, su questo. Figurarsi Massimo Giannini, aureo cantore della Bella Europa, quella che – per definizione – ha sempre ragione, nel maltrattare l’Italia. E chi è Giannini? Quali speciali meriti può vantare, l’ex vicedirettore di “Repubblica” ora passato a dirigere il giornale della famiglia Elkann, che – per inciso, nel silenzio generale – si è comprata anche “Repubblica” e l’intero gruppo “Espresso”, alla faccia del mitico pluralismo dell’editoria, per il quale – decenni or sono – fu scatenata la grande guerra contro Berlusconi?Il signore che spiega ai lettori che la crisi Renzi-Conte è “l’opera buffa che l’Europa non ci perdona” è stipendiato dai signori di Torino che pagano le tasse all’estero, ma un anno fa hanno prontamente ottenuto quasi 7 miliardi di sussidi governativi, anche se la gran parte delle automobili Fiat sono fabbricate, a basso costo, lontano dall’Italia. Non solo: nel silenzio assordante di Landini e degli altri sindacalisti-eroi, Fiat-Fca ha praticamente ceduto il timone ai francesi di Psa, ipotecando di fatto l’archiviazione degli ultimi stabilimenti nazionali, con tutto il loro indotto. Non è finita: gli Elkann stanno cedendo (stavolta ai cinesi, i veri dominatori della crisi Covid) il florido segmento dei veicoli industriali, Iveco e New Holland. Quanto al coronavirus, sempre Fiat-Fca ha ottenuto oltre 100 milioni di euro per fabbricare mascherine. E’ dall’alto di questo pulpito, fatto di fulgida indipendenza e puro giornalismo, che Massimo Giannini ammaestra i lettori de “La Stampa”, spiegando loro che il collasso del Conte-bis – proprio ora, in piena “pandemia” e di fronte all’imperdibile “occasione storica” del Recovery – è davvero inammissibile: è davvero “l’opera buffa che l’Europa non ci perdona”.Poi c’è il fronte interno, quello strettamente sanitario: la religione dei lockdown, del coprifuoco, delle zone rosse. A cosa sono servite, queste misure incostituzionali? A niente, se è vero che – appena si allenta la morsa, nella stagione fredda – il coronavirus riprende a galoppare. Esistono, le terapie per neutralizzarlo? Sì, ma Giannini e colleghi – tutti quanti, o quasi – non ne parlano mai. Molti medici pare che non le conoscano neppure: ufficialmente, nessuno li ha ancora informati. Dopo un anno di ricoveri (e decine di migliaia di morti) il protocollo non è cambiato: lasciare i pazienti a casa, in attesa che si aggravino, somministrando solo l’inutile Tachipirina. Uno scandalo? Di più: una strage colposa. Secondo i sanitari recentemente interpellati da “Fuori dal coro”, su “Rete 4″, in una rara finestra-verità concessa dal mainstream media, si sarebbero potuti evitare anche 50.000 decessi, se solo fosse stato adottato in modo tempestivo e sistematico un protocollo nazionale, univoco, per curare i pazienti – da casa – ai primi sintomi. Con che farmaci? Quelli che notoriamente guariscono dal Covid: idrossiclorochina ed eparina.La notizia è gigantesca, oltraggiosa e schiacciante: ma viene regolarmente occultata. Uno dei medici che vantano il 100% di successi – uno dei tanti, il dottor Mariano Amici di Roma – è stato letteralmente massacrato da tale Corrado Formigli, su “La7″, con il contributo del viceministro Sileri e di una donna, l’influencer Selvaggia Lucarelli, non si capisce a quale titolo invitata in trasmissione per smentire medici. Come si permette, il dottor Amici, di dire che i suoi pazienti guariscono senza neppure essere ricoverati? Non sarebbe il caso di far intervenire l’Ordine dei Medici – propone l’inquietante Formigli – per punire in modo esemplare un dottore che si vanta di guarire i malati con dei semplici antinfiammatori? Analogo linciaggio a “Rai1″, nel salotto di Maria Venier, dove è stato letteralmente insolentito l’attore Kabir Bedi. La sua colpa? Aver ricordato che, se in un paese come l’India (arretrato e densamente popolato) la mortalità è un terzo di quella italiana, è per via delle misure di prevenzione saggiamente adottate: tante vitamine, anziché i disastrosi lockdown.Chiaro: se i giornalisti avessero fatto il loro dovere (informare il pubblico), oggi la maggioranza degli italiani saprebbe che a fare miracoli sono una dieta equilibrata, uno stile di vita salutare (moto all’aria aperta) e l’assunzione delle vitamine C e D3. Se si contrae il contagio, si resta spesso asintomatici e non infettivi. Se poi si innesca il Covid, esistono normali terapie per guarire in pochi giorni, a patto che le cure inizino subito. Se invece si attende, “friggendo nella febbre”, poi non resta che l’ospedale. Ma a quel punto, dicono i tanti medici italiani dell’associazione “Ippocrate”, potrebbe essere troppo tardi: perché il Covid, se trascurato, può innescare complicanze anche letali, specie negli anziani e nei soggetti già afflitti da gravi malattie. Queste sono le verità offerte dai medici in prima linea, e che politica e media continuano a rifiutare. Davvero la cattiva politica (supportata dal sistema media) avrebbe provocato 50.000 morti in più? Se così fosse, saremmo di fronte a una strage storica, che non potrebbe non essere sanzionata, un giorno, per via giudiziaria.Eppure, il minestrone medatico non accenna a migliorare. La tesi (falsa) secondo cui non esistono cure efficaci è l’arma con cui ancora si dispongono i lockdown, devastando l’economia e la società, inclusa la salute (fisica e psichica) degli italiani, obbedendo peraltro a un oscuro ordine di scuderia, emanato da una regia mondiale. Vi si opponeva Trump, ma è stato disarcionato. L’India viene ridicolizzata. L’altro avversario della Religione della Paura, il russo Putin, viene quotidiamente criminalizzato a reti unificate. Se non altro, gli eccessi sfrontati del nuovo regime (sanitario, politico e mediatico) mettono in luce la frode, sempre più evidente: se dico che non esistono cure, ho la scusa per tenere la gente in casa e per vendere l’unico prodotto che mi interessa piazzare, i vaccini, a prescindere dalla loro efficacia e dalla loro sicurezza. Se invece emerge che dal Covid si può guarire senza neppure finire all’ospedale, addio: non ha più senso niente. L’emergenza infinita, il distanziamento, il coprifuoco e le zone rosse, i vaccini: tutto diventa insensato, se so che posso curare i pazienti in una settimana, lasciandoli a casa.Dov’è il problema? Ce l’abbiamo di fronte, e ha tanti nomi: Giuseppe Conte e Massimo Giannini, Mara Venier, Selvaggia Lucarelli, Corrado Formigli e tutti gli altri, inclusi gli inguardabili virologi televisivi. Decine di migliaia di medici, in tutto il mondo, hanno aderito alla Dichiarazione di Great Barrington, promossa dai massimi epidemiologi – quelli veri – che hanno affrontato l’Ebola. Dicono: lockdown e distanziamento sono un rimedio peggiore del male, perché ritardano la soluzione. Che è semplice: fare in mondo che si contagino tutti, tranne gli anziani malati (quelli sì, da tenere in isolamento), dando modo al virus di mutare e adattarsi al nostro organismo, fino a diventare innocuo. Ci si può ammalare? Sì, certo: bisogna essere vigili. Ma le cure esistono: basta conoscerle (e farle conoscere, finalmente, senza più ostacolarle). I medici eroici come quelli di “Ippocrate” sopperiscono alla colpevole latitanza dello Stato: curano le persone gratis, a casa. Basta chiamarli, e arrivano. Il fatto che ancora oggi sembrino una rete clandestina la dice lunga, sulla “dittatura” che si è insediata, utilizzando il terrorismo sanitario.Riuscirà la catastrofe-Covid a far rinsavire chi ha perso il senno, e continua a vivere nella paura come se fossimo davanti alla peste bubbonica? L’ottuso accenderà il cervello e smetterà di chiamare “negazionista” chi diffida della versione ufficiale regolarmente propinata al popolo bue? Si deciderà a smettere di comprare i giornali come quello di Giannini, e a spegnere la televisione dei non-giornalisti alla Formigli? Farà finalmente lo sforzo di informarsi, ascoltando le voci delle migliaia di persone guarite (a casa) perché curate tempestivamente, coi farmaci giusti e dai medici giusti, quelli che i giornali e la televisione vorrebbero cancellare, esattamente come i dittatori cancellano le voci libere? Oppure crederà ancora che sia un problema, il cosiddetto “assembramento” dei reclusi che si godono l’ora d’aria? Crederà ancora al potere salvifico della mascherina indossata all’aperto?L’altro grande lascito del disastro-Covid è la divisione in due dell’umanità: da una parte gli ottenebrati, i pigri, gli egoisti impauriti; dall’altra i cittadini che hanno aperto gli occhi, scoprendo – tra l’altro – di non essere affatto in buona compagnia, in mezzo a pecore pericolsamente pronte a subire (e far subire) ogni vessazione, incluso il pass vaccinale come precondizione per lavorare e viaggiare, grazie all’alibi di una terribile malattia curabile da casa in pochi giorni. L’attraversamento del guado è appena cominciato: la Svizzera annuncia il primo referendum al mondo contro i lockdown, mentre la Germania appronta lager speciali per renitenti alle misure disposte dalla polizia sanitaria. Di fronte al dilagare di notizie imbarazzanti, come i contagi a valanga che esplodono nelle Rsa dove è stato somministrato il vaccino Pfizer, i media non si smentiscono: tacciono, oppure si dicono certi che non vi sia correlazione, tra l’arrivo del vaccino e quello del Covid, in case per anziani dove fino al giorno prima il contagio non esisteva.L’Italia brilla: è il peggior paese al mondo, di fronte al coronavirus, mettendo insieme i suoi record (numero di vittime e disastro economico). Nessuno, sul pianeta, ha fatto peggio di noi. Merito di Giuseppe Conte e del suo commissario, Domenico Arcuri, che per i padiglioni vaccinali nelle piazze ha scelto quelli da 459.000 euro, scartando padiglioni (analoghi) che costavano solo 70.000 euro. Indagare Arcuri? Ci sta pensando la Corte dei Conti, che ha aperto 7 procedimenti sulle spese pazze del commissario. Che però se la ride: il decreto “Cura Italia”, varato da Conte, all’articolo 122, comma 8, prevede lo “scudo penale per il commissario”, perché “ha dovuto agire in emergenza”. E il paese di Conte, di Renzi e di Arcuri oggi si strugge per i rischi dell’affollamento al Festival di Sanremo. Organizzarlo senza il pubblico? «Volendo anche senza i cantanti, per il bene della musica», chiosa Sgarbi con una battuta, in un mondo dove tutto è diventato clandestino: le notizie, drenate dall’inaudito Ministero della Verità istituito da “Giuseppi”, e le stesse terapie che riducono il Covid, se curato senza indugi, a una normalissima malattia da cui uscire indenni in una manciata di giorni. Ma guai a dirlo: se lo si ammette, il business dell’emergenza è finito.“L’opera buffa che l’Europa non ci perdona”, titola Massimo Giannini il 31 gennaio sulla “Stampa”, che l’indomani – con una foto che mostra finalmente gente a spasso per strada (sia pure imbavagliata nelle mascherine) – rilancia l’allarme di Agostino Miozzo, coordinatore del Cts: “Niente assembramenti, o la curva riparte”. Due titoli che, da soli, riassumono il mondo parallelo in cui vivono i grandi media, massimi portavoce della nuova religione basata su due dogmi fasulli eppure intoccabili. Il primo: l’Unione Europea e l’Europa sono la stessa cosa, per cui l’Europa (cioè l’Unione Europea) ha sempre ragione, e l’Italia sempre torto. Il secondo: l’epidemia di coronavirus è realmente apocalittica e inarrestabile, non esistono terapie efficaci per guarire dal Covid; la diffusione dei contagi è un male, l’unico rimedio è la clausura, e la colpa del disastro è da imputare soprattutto ai cittadini. Questo il ragionamento offerto: se gli italiani rimettono il naso fuori di casa, e i contagi riprendono a crescere, l’unica soluzione è richiudere tutto – a oltranza, anche per sempre – mentre il paese nel frattempo crolla. L’altra notizia è che questo mare di falsità continui a circolare, dopo un anno di libertà negate e democrazia sospesa.
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Buon Natale da Arcuri: liberi, ma solo col pass vaccinale
Manca meno di un mese a Natale, e quasi nessuno se n’è accorto. Gli anni scorsi subito dopo Ognissanti iniziava un massiccio martellamento di prodotti, pubblicità, video, canzoni e jingles natalizi, per non parlare di panettoni, luminarie e stelle filanti. Quest’anno no: come mai? Semplice, è arrivato l’ordine dall’alto ai vari editori di cancellare la festività dai media. Ovviamente il motivo è più che valido: il coronavirus! La realtà è un po’ diversa: ci stanno rosolando lentamente sulla piastra, per prepararci al prossimo anno che inizierà con i botti, e non pensiate al capodanno. Il veglione infatti si farà a casa in totale solitudine senza alcun razzetto o fontanella, perché verranno messi al bando dal prossimo Dpcm in quanto i petardi potrebbero svegliare dal sonno notturno il Sars-Cov-2… Non sia mai! Mi riferisco al “patentino” e all’ipotesi di obbligo in base alle fasce di età che sta prendendo forma.A dirlo è il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri. «Stiamo disegnando un piano dei vaccini, il primo sarà quello di Pfizer e all’Italia arriveranno 3,4 milioni di dosi nella seconda parte di gennaio, che serviranno a vaccinare 1,7 milioni di italiani perché a ogni persona dovranno essere somministrate due dosi».La cosa interessante è che il prodotto Pfizer richiede condizioni particolari per la conservazione: temperature di circa 70/80 gradi sotto lo zero! Ma tranquilli i frigoriferi «ci sono», ha rincuorato Arcuri. Stanno anche «progettando una piattaforma informatica che consentirà di gestire la verifica della somministrazione per sapere come si chiamano le persone che hanno fatto il vaccino e dove lo hanno fatto, per seguire la tracciabilità dei beni sul territorio», ha detto il commissario, rispondendo ad una domanda sulla folle ma purtroppo concreta ipotesi di un patentino. Il “patentino” (o “pass”, come l’ha definito il diversamente-statista del veneto Zaia) darà diritto ai sudditi di tornare ad una pseudo-normalità, che ovviamente normalità non sarà. Ma come si dice: la cosa importante è crederci. Quindi, vuoi andare ai concerti? Usare i mezzi pubblici? Viaggiare all’estero? E perché no, mangiarti una pizzetta in compagnia senza il problema del numero di commensali? Bene, lo potrai fare se e solo se ti sarai fatto sparare in vena un po’ di Rna sintetico, un po’ di materiale modificato geneticamente, creato in laboratorio dalle menti più criminali del pianeta! Buona “normalità” a tutti…(Marcello Pamio, “Babbo Natale e il ‘patentino’ vaccinale per tutti”, da “Disinformazione.it” del 20 novembre 2020. Operatore Shiatsu nell’ambito della medicina tradizionale cinese, Pamio ha alle spalle un triennio di studi universitari di fisica. Da anni si occupa di “medicine non convenzionali”, con particolare attenzione ai sistemi terapeutici “dimenticati”, e a quelli boicottati dall’establisment medico).Manca meno di un mese a Natale, e quasi nessuno se n’è accorto. Gli anni scorsi subito dopo Ognissanti iniziava un massiccio martellamento di prodotti, pubblicità, video, canzoni e jingles natalizi, per non parlare di panettoni, luminarie e stelle filanti. Quest’anno no: come mai? Semplice, è arrivato l’ordine dall’alto ai vari editori di cancellare la festività dai media. Ovviamente il motivo è più che valido: il coronavirus! La realtà è un po’ diversa: ci stanno rosolando lentamente sulla piastra, per prepararci al prossimo anno che inizierà con i botti, e non pensiate al capodanno. Il veglione infatti si farà a casa in totale solitudine senza alcun razzetto o fontanella, perché verranno messi al bando dal prossimo Dpcm in quanto i petardi potrebbero svegliare dal sonno notturno il Sars-Cov-2… Non sia mai! Mi riferisco al “patentino” e all’ipotesi di obbligo in base alle fasce di età che sta prendendo forma. A dirlo è il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri. «Stiamo disegnando un piano dei vaccini, il primo sarà quello di Pfizer e all’Italia arriveranno 3,4 milioni di dosi nella seconda parte di gennaio, che serviranno a vaccinare 1,7 milioni di italiani perché a ogni persona dovranno essere somministrate due dosi».
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Bugiardi, spiegateci perché il Covid ha colpito la Lombardia
Inquinamento, antenne 5G e sovra-vaccinazioni (influenza e meningite). Tutto ciò ha a che fare con la strage Covid che ha devastato la Lombardia? «Soprattutto a causa degli inceneritori, quella tra Bergamo e Brescia è la zona più inquinata d’Europa: e tra fine 2019 e inizio 2020, in quell’area, ci sono stati 180.000 inoculi vaccinali, somministrati agli anziani», dice Marcello Pamio, nutrizionista, presente – fra gli altri – alla grande manifestazione (12.000 persone) organizzata a Firenze il 21 giugno dal Movimento 3V (Vaccini Vogliamo Verità), con oratori come Mauro Scardovelli e la coraggiosa parlamentare ex grillina Sara Cunial, promotrice del progetto di mobilitazione popolare R2020. Il tema: l’emergenza coronavirus nasconde un disegno totalitario. E nessuno, intanto, ci ha ancora spiegato perché la Lombardia è finita nell’occhio del ciclone: 238.000 contagi e oltre 16.500 morti, a fronte dei 4.000 di Piemonte e Veneto. Colpite in misura minore altre Regioni non lontane (1500 vittime in Liguria e 1000 nelle Marche), mentre nel resto d’Italia i numeri oscillano: da qualche centinaio a poche decine di decessi, ben al di sotto del bilancio di una normale influenza stagionale. Cosa c’è, dunque, dietro all’esplosione lombarda del fenomeno Covid? «Non lo sappiamo ancora, perché non ci vengono forniti i dati essenziali», dice un medico rianimatore, Stefano Manera.
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Bizzi: ci schiavizzano mentendo, come previsto da Orwell
Ripubblicare oggi, nel giugno del 2020, un’opera come “1984″ di George Orwell «non rappresenta soltanto un preciso dovere culturale ed editoriale». Rappresenta, anche e soprattutto, «un chiaro messaggio politico e di denuncia sociale». Mai prima d’ora, infatti, dal 1949 – l’anno in cui Eric Arthur Blair (il vero nome di Orwell) pubblicò a Londra la sua ultima e più nota opera letteraria, “Nineteen Eighty-Four” – il mondo in cui viviamo ha rischiato realmente di precipitare nei cupi e allucinanti scenari, così mirabilmente descritti da questo scrittore singolare e visionario. Lo scrive lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurora Boreale, nel presentare (insieme a Marco Della Luna) una riedizione dell’incubo del Grande Fratello in piena era Covid. «Molto probabilmente – scrivi Bizzi, nella prefazione – la drammatica situazione che stiamo ancora vivendo a livello globale sarà un giorno menzionata nei libri di scuola dei nostri figli e nipoti come il più grande inganno degli ultimi secoli». Un grande inganno «perpetrato, ai danni dei popoli, da una certa élite di potere che, con il pretesto di una falsa pandemia e servendosi di un “virus” abilmente ingegnerizzato in laboratorio, ha tentato di accelerare (per tutta una serie di ragioni che andremo a spiegare) il progetto di instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale».Un Nuovo Ordine Mondiale «già da molto tempo pianificato ed annunciato, fondato sul forzato depopolamento e sul controllo tecnocratico totale dei cittadini di un mondo sempre più globalizzato». Gli strumenti: progressiva accentrazione di tutte le risorse e le ricchezze, e distruzione delle identità etniche, nazionali, culturali e religiose. E graduale restringimento, fino ad arrivare alla totale eliminazione, dei diritti civili e delle libertà democratiche sanciti dalle vigenti costituzioni nazionali. «Diritti civili e libertà democratiche conquistati dai popoli con il sangue, attraverso secoli di incessanti lotte e battaglie». Come ricorda lo stesso Della Luna, avvocato e scrittore di successo nonché autore (insieme a Bizzi) dei testi inediti che concorrono alla prefazione a questa riedizione del capolavoro di Orwell, oggi i popoli della Terra «sono divenuti superflui», perché i metodi di produzione del potere e della ricchezza «si sono accentrati nel controllo di poche grandi famiglie dinastiche». Un’oligarchia che «decide a porte chiuse, sopra quanto rimane delle istituzioni delle democrazie formali nazionali». Oligarchie che «non necessitano più delle masse di lavoratori, consumatori, combattenti di cui necessitava fino a non molto tempo fa il capitalismo industriale produttivo».Di conseguenza, «cittadini e lavoratori hanno perso quella capacità di negoziare che fino all’altroieri ha rappresetato forse la sua unica e ultima risorsa». Cittadini che quindi «stanno inesorabilmente perdendo reddito, diritti, sicurezze, voglia di far figli». In sintesi, scrive Bizzi, stanno perdendo il loro stesso futuro, «condannati a una prospettiva di vita forse ancora peggiore di quella decrittaci da Orwell nel suo romanzo». Ciò che sta accadendo dall’autunno del 2019, «con il rilascio (intenzionale) il 19 di ottobre a Wuhan, in Cina, di un virus ingegnerizzato in laboratorio e con la sua propagazione palesemente “anomala”», cioè saltando letteralmente (a parte la Corea) tutte le nazioni confinanti con la Cina e diffondendosi direttamente in paesi come l’Iran, l’Italia, gli Stati Uniti e il Brasile. Su Facebook, già il 29 aprile, Bizzi le aveva chiamate “Prove tecniche di dittatura”, evidenziavo le inquietanti analogie tra gli strumenti e i metodi repressivi in uso nei paesi dell’Est Europa al tempo della Guerra Fredda e le misure «antidemocratiche e anticostituzionali» adottate in Italia dal governo Conte «con il pieno avvallo del Capo dello Stato, senza alcun voto parlamentare e con la totale connivenza e complicità delle cosiddette “opposizioni”».Impietoso, il parallelo tra il 2020 e la vita nei paesi del cosiddetto “socialismo reale” prima della caduta del Muro di Berlino. Primo punto: controllo totale dei cittadini, dei loro spostamenti e delle loro telefonate. «All’epoca non esistevano certe “applicazioni”, ma lo Stato non si faceva sfuggire niente, con l’impiego massiccio e sistematico di semplici ma efficienti metodi “tradizionali”, quali intercettazioni, pedinamenti, posti di blocco, e ricorrendo ad una estesa rete di delatori», ricorda Bizzi. «Ognuno era pronto, per paura e per evitare a sua volta di essere additato come un “nemico dello Stato”, a denunciare il proprio vicino, perfino i propri amici e familiari». Ci ricorda qualcosa di vicinissimo a noi? «Con il pretesto dell’instaurazione dapprima di “zone rosse” e poi di un lockdown esteso all’intero territorio nazionale, in spregio ai più elementari diritti sanciti dalla Costituzione, sessanta milioni di cittadini italiani sono stati di fatto costretti agli arresti domiciliari, con la simultanea forzata chiusura di oltre il 90% delle attività produttive e degli esercizi commerciali e con il divieto di spostamento e di libera circolazione».Agli italiani non è stato impedito solo di lavorare, e quindi di mantenere la propria famiglia, ma è stato loro “consentito” di uscire di casa «solo per ragioni di stretta necessità, uno solo per nucleo familiare, e con il divieto di allontanarsi a più di duecento metri dal proprio domicilio!». E ovunque, posti di blocco e pattuglie «a vigilare su una simile follia». Forze dell’ordine «incredibilmente potenziate per l’occasione, con l’acquisto di migliaia di nuovi automezzi, camionette blindate, elicotteri, droni e un notevole incremento di organico». Un’operazione dispendiosissima, sostiene Bizzi, «che poteva essere pianificata solo con diversi mesi di anticipo», e riguardo alla quale «nessun parlamentare di “opposizione” si è degnato di indagare o di avanzare un’interrogazione». Ciliegina sulla torta, «il ricorso alla sistematica delazione, da parte di vicini di casa improvvisatisi ignominiosamente spie da balcone, per l’individuazione e il sanzionamento dei “trasgressori”». Un controllo ferreo, agevolato dal punto 2 dell’operazione: totale censura e piena omologazione della stampa e delle televisioni al pensiero unico, proprio come avveniva nei regimi dell’Est Europa.«Esattamente quello che è successo e che sta ancora (mentre scrivo) succedendo in Italia: sistematica censura delle notizie “scomode” e arbitraria cancellazione o rimozione – da siti Internet, social network come Facebook e Twitter e da piattaforme come Youtube – di articoli, interviste, testimonianze e video che osavano mettere in discussione il pensiero unico imposto dal regime». Sconcertante, il “ministero della verità” istituito a Palazzo Chigi da Andrea Martella (Pd) per “bonificare” il web dalle notizie scomode. A questo si sono aggiunte «azioni di censura e di delegittimazione (fino al vero e proprio linciaggio mediatico) di politici, intellettuali, giornalisti, medici e scienziati che non si allineano con la narrazione imposta dal governo». E’ la legge della “società fondata sulla menzogna” (terzo caposaldo, per Bizzi, dei regimi coministi). La prassi: «Falsificazione totale dei dati economici e delle statistiche». Ovvero: «A dispetto di ogni evidenza, ciò che lo Stato affermava e comunicava ai cittadini diveniva verità assoluta e doveva essere accettato alla stregua di un dogma di fede». Anche in questo caso, in Italia «continua ad esserci una spudorata falsificazione dei dati e delle statistiche, sia da un punto clinico che economico».Bizzi denuncia la «palese falsificazione per eccesso del numero dei decessi», con l’inclusione forzata (nei numeri comunicati dai teatrali bollettini televisivi della Protezione Civile) dei morti «per qualsiasi patologia, anche per infarto o incidente stradale». In parallelo, la deformazione dei dati economici, «con la promessa, da parte del governo, di aiuti alle imprese e alle famiglie mai effettivamente erogati». E anche in questo caso, «con la demonizzazione e il discredito di chiunque si permettesse di criticare o di contestare le “verità” imposte dal regime». Parlava da sola (e lo fa ancora) il quarto punto indicato da Bizzi, nell’inquietante parallelo con l’Est Europa: lunghe code fuori da negozi e supermercati. «Altra situazione da incubo, creata ad arte dal regime per incrementare il senso di paura e di emergenza». Mentre nei paesi comunisti le code erano dovute all’effettiva penuria di generi di prima necessità, «le immense code fuori da supermercati e uffici postali che sono diventate una regola in Italia fin dall’inizio del lockdown sono state attentamente studiate e pianificate», per creare disagio, allarme e paura.In parallelo (punto 5) gli assembramenti rigorosamente vietati, che Bizzi preferisce chiamare “assemblamenti”: «I “puristi” della lingua Italiana qui mi criticheranno, ma io preferisco usare la parola “assemblamento” (che è effettivamente da sempre in uso nella lingua parlata), piuttosto che “assembramento”, una parola ruvida e stonata che gli Italiani hanno imparato a conoscere solo con gli incostituzionali decreti contiani». Attenzione: con questo pretesto sono stati negati anche il diritto di sciopero e quello di manifestazione. Già a febbraio, un intellettuale come Alessandro Benati annotava: «Le parole, la liturgia, i segni e i gesti di questa pandemia illustrano quanto chi sta orchestrando la nostra presunta salvezza fisica abbia profondamente in odio l’Essere Umano». Esempio, il “distanziamento sociale”: «In queste due innocue paroline è racchiuso il massimo disprezzo che certe potenze hanno per il massimo che può esprimere appunto l’uomo: l’amore e la libertà. L’algido e asettico neo linguaggio tecno-scientocratico tenta di far passare con ciò il messaggio che la tua salvezza (fisica, e solo fisica) debba passare dall’abdicazione a tutto ciò che Tu sei realmente, e che ti distingue da tutti gli altri Esseri del Cosmo: un essere d’amore e libero, capace di esprimere questi due valori Universali anzitutto nei confronti degli altri Esseri Umani, cioè nel sociale».Libertà, continua Benati, che va vista «come manifestazione dello Spirito attraverso i talenti nell’arte, nella cultura, nel lavoro manuale o intellettuale». Amore, «declinato ad esempio come solidarietà, in campo economico». Distanziamento sociale: «Due paroline innocue che nascondono invece un potenziale anti-umano inimmaginabile». Questa «sottrazione di umanità», aggiungeva Benati, è alimentata da personaggi «che non hanno per niente a cuore la vostra libertà e il vostro amore: anzi, si nutrono proprio del vostro dolore, della vostra volontà inespressa (vedi i talenti di cui sopra), della vostra sofferenza, e soprattutto della vostra adesione a queste forme-pensiero, siano esse parole, rituali, gesti, immagini». Bizzi concorda sulla pericolosità dei termini: sarebbe stato meglio evocare un distanziamento “fisico”, provvisorio. L’aggettivo “sociale”, invece, sottolinea «quanto l’obiettivo del governo e dei suoi manovratori internazionali sia proprio quello di spezzare i legami sociali tra le persone, di annientare ogni forma di aggregazione e di socialità», mortificando «l’indole e l’essenza stessa dell’essere umano, che è un animale sociale per definizione».Nel suo parallelo coi paesi del “socialismo reale”, Bizzi inserisce (punto 6) anche l’assenza di qualsiasi opposizione politica. Non che non in quel mondo non esistesse, un’opposizione formale: ma era appunto solo cosmetica, serviva a legittimare la finzione di una democrazia esclusivamente nominale, assorbendo il dissenso in modo che non potesse disturbare la macchina statale. «Nell’Italia di oggi il quadro non solo non è molto dissimile, ma è addirittura peggiore», accusa Bizzi. «I partiti di “opposizione” hanno del tutto tolto la maschera, dimostrando di essere totalmente funzionali e asserviti al pensiero unico del regime e ai suoi disegni totalitari, tecnocratici e antidemocratici». Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia «si sono piegati agli aberranti decreti anticostituzionali del governo, legittimando in questo modo la sospensione dei più elementari diritti democratici dei cittadini». Non solo: esponenti di spicco di quei partiti «hanno deliberatamente incrementato il clima di paura e di repressione, dimostrandosi più filogovernativi degli stessi partiti che sostengono l’esecutivo». Per non parlare «di quegli amministratori e sindaci di centrodestra che, degni emuli di Goebbels e di Mengele, non hanno esitato a ricorrere alla barbara pratica dei trattamenti sanitari obbligatori per silenziare i dissidenti».«Sarà senz’altro la Storia a giudicarli – scrive Bizzi – anche se mi auguro che possano venire un giorno non molto lontano giudicati e condannati nelle aule dei tribunali». I sedicenti partiti di “opposizione” «sono ormai del tutto delegittimati agli occhi del popolo Italiano». La loro unica funzione, ormai, «è quella di catalizzare e inertizzare ogni forma di dissenso». Altro dramma (punto 7), i diritti civili: garantiti solo sulla carta. «Nella dittatura orwelliana in cui è stata precipitata l’Italia, dissentire è diventato estremamente pericoloso», scrive Bizzi. «E gli abusi esercitati dalle “forze dell’ordine”, in spregio ai più elementari diritti costituzionali, sono ormai divenuti una costante pratica intimidatoria», mentre in televisione esponenti del Pd e dei 5 Stelle «esaltano senza alcun ritegno le misure liberticide del loro governo e proclamano la sospensione della Costituzione, al pari dell’orwelliano Ministero della Verità». Così, le task force di tecnici e di “esperti” «dettano la linea politica all’esecutivo, perseguendo un’agenda che è stata imposta dall’alto». Un’azione di annientamento: «Continuano inesorabilmente a distruggere ogni diritto civile e ogni conquista sociale».Ottavo capitolo dell’infame parallelo tra l’Italia e gli ex satelliti dell’Urss, la scure sulle funzioni religiose. «Mai, nella storia, neppure durante le spaventose epidemie di peste nera del XIV° e del XVII° secolo, la libertà di culto e il diritto dei cittadini di esercitare funzioni religiose e di prendervi parte erano stati messi in discussione». E’ invece avvenuto nell’Italia del 2020. Nei paesi del blocco orientale, nonostante l’ateismo di Stato, la religione non è mai stata vietata, e le pratiche di culto venivano comunque tollerate, sia pure sotto stretta sorveglianza politica. «Nell’Italia del 2020, invece, in nome di una falsa pandemia e adducendo come pretesto il divieto di assemblamenti e il mantra del “distanziamento sociale”, le funzioni religiose (e addirittura anche i funerali!) sono state veramente cancellate e proibite con un tratto di penna, cosa che neanche Stalin in persona osò fare». E la cosa più incredibile, aggiunge Bizzi, è che questo sia potuto avvenire con il pieno assenso del Vaticano e della Cei. Bizzi non è cristiano, né indulgente nei confronti del Vaticano. «Ma la mia posizione – ribadisce – è di assoluta difesa del diritto e della libertà di culto». Accusa: «Appare ormai evidente che l’obiettivo del governo Conte e delle forze oscure che lo eterodirigono sia quello di eradicare dalla popolazione qualsiasi sentimento religioso, in nome di un dogmatismo scientista totalitario che va ben oltre i cupi scenari narratici da Orwell in “1984″».Nona e ultima verogna: l’obbligo di speciali documenti e autorizzazioni (altro che “autocertificazioni”!) per potersi spostare da una città all’altra o da una regione all’altra. «La forzata introduzione di una simile modulistica è servita a impedire la libera circolazione dei cittadini, ad alimentare il clima di paura e la cappa repressiva, e schedare tutti coloro che si sono piegati a compilare simili assurdità e a consegnarle alle autorità». Il paragone con l’Europa dell’Est al tempo del Socialismo reale è però anche in questo caso calzante: in Unione Sovietica esistevano passaporti interni, indispensabili per spostarsi da una regione all’altra. «Passaporti che le autorità spesso revocavano ai dissidenti, proprio per limitare i loro movimenti». Quei lasciapassare li descrive anche Orwell nel suo romanzo distopico. Bizzi ha lavorato per anni in Bulgaria: «Io queste cose le ho vissute, le ho toccate con mano, le ho provate davvero sulla mia pelle. So cosa significa essere costantemente sorvegliato e fermato dalla polizia». Ma c’è una differenza fondamentale: «Nei regimi comunisti il cittadino serviva, rappresentava una forza lavoro, era considerato una indispensabile ruota dell’ingranaggio statale, e veniva in un certo qual modo tutelato dal regime proprio perché “utile”».Oggi, invece, come insegna Marco Della Luna, i popoli (e, di conseguenza, i semplici cittadini) per certe élite di potere sono ormai divenuti “superflui”. «Oggi, queste élite di potere non sono semplicemente interessate a mantenere e consolidare il proprio potere: intendono dare la spinta finale verso una società dittatoriale e tecnocratica decisamente peggiore di quella immaginata da Orwell nel suo romanzo». Una società da incubo, «dominata da un ottenebrante pensiero unico scientista, in cui non esistano più diritti, democrazia e libertà civili». E per fare questo – continua Bizzi – intendono «eliminare fisicamente una consistente parte della popolazione globale, come è stato esplicitamente scritto in otto lingue diverse (inglese, spagnolo, swahili, hindi, ebraico, arabo, cinese e russo) su quell’inquietante monumento noto come Georgia Guidestones, inaugurato su committenza privata il 22 marzo 1980 su una radura della contea di Elbert, in Georgia (Stati Uniti)». Bizzi ricorda le parole di un grande massone libertario, Benjamin Franklin, tra i padri fondatori degli Stati Uniti: «Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di momentanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza».Eppure, osserva sempre Bizzi, proprio in nome in una presunta “sicurezza”, la stragrande maggioranza degli italiani, «condizionati dalla paura e da un allarmismo televisivo platealmente confezionato ad arte dal governo», ha clamorosamente dimostrato di essere «pronta a rinunciare alle proprie libertà fondamentali», per le quali le precedenti generazioni «hanno lottato, combattuto e spesso dato la vita». Secondo Bizzi, «siamo di fronte alla più grande psy-op mai messa in atto nel mondo in tempi moderni». Si tratta di «un’operazione ben pianificata e congegnata, in quanto ha saputo fare leva proprio sulla paura, sulla più recondita paura dell’essere umano: la paura della morte, per giunta per mano – in questo caso – di un nemico invisibile». Un nemico elusivo e infido, «nell’immaginario confezionato ad arte dai “controllori della matrix”: il virus «poteva assumere il volto dei nostri vicini, dei nostri amici, dei nostri familiari, dei nostri affetti più cari; poteva insinuarsi ovunque, nell’aria che respiriamo, sugli oggetti che tocchiamo, sui nostri vestiti, nel vento, nella pioggia, sulla terra, nella sabbia». Un nemico «onnipotente e onnipresente, che poteva raggiungerci e colpirci ovunque, al pari del Grande Fratello di Orwell».Ricordate il celebre assioma di Noam Chomsky, “problema-reazione-soluzione”? Il problema, in questo caso, è il “virus”. La reazione è proprio la paura. «La soluzione? Una dittatura. Medica, mediatica, sociale, tecnocratica, finanziaria, politica, culturale». Chiamatela come volete, «ma la sostanza non cambia: una dittatura è una dittatura, punto». Come osserva Marcello Pamio, con la scusa di un misterioso virus arrivato dall’Oriente «il Grande Fratello affina le armi e stringe sempre il cappio attorno alle già risicate libertà». E i nostri governanti «ci impongono così l’isolamento sociale (che fa crescere non solo la paura ma anche la rabbia e il rancore)». Vogliono il tracciamento digitale, «incrociando tabulati, carte di credito e satellitare dei cellulari, per sapere in ogni momento dove siamo e cosa stiamo acquistando». Approntano «telecamere, sensori biometrici e termici per vedere in ogni istante cosa facciamo, nell’attesa del microchip e della sparizione del contante».«Nel biochip – prosegue Bizzi – saranno registrati tutti i dati individuali, sanitari, fiscali, compreso l’Id, l’Identificativo Digitale che tutti avranno». Il denaro cartaceo, «nelle intenzioni dei grandi burattinai», dovrà sparire: lascerà il posto a una moneta virtuale, elettronica, e quindi «facilmente manipolabile, gestibile, controllabile». Attenzione: «Tutto come da copione, tutto già predisposto e pianificato, secondo i piani dell’Agenda ID2020». Niente di inatteso, peraltro – almeno per Bizzi, che appartiene alla tradizione iniziatica dei Misteri Eleusini (è autore del saggio “Da Eleusi a Firenze”, che rivela l’ascendenza “eleusina”, ad esempio della signoria medicea rinascimentale). «La mia appartenenza a elitari contesti iniziatici, della quale non ho mai fatto mistero, e l’aver operato nel settore dell’intelligence – scrive Bizzi – mi hanno da tempo fatto capire quanto profonda e ramificata sia la tana del Bianconiglio: sapevo, in sintesi, che era tutto previsto, tutto già da tempo pianificato da menti che definire criminali sarebbe un eufemismo».Menti che, ci crediate o no, «conoscono molto bene non solo la psicologia umana, ma anche i più reconditi significati dei simboli e le leggi dell’astrologia», non certo quella degli oroscopi televisivi. «Mi sto riferendo a quella particolare forma elevata di astrologia che permette di calcolare, con assoluta precisione matematica, i giorni più propizi per insediare (o destituire) un governo, per scatenare una guerra, un attentato o un’operazione di “false flag”, o addirittura per rilasciare un virus ingegnerizzato in laboratorio o qualsiasi tipo di arma biologica». Ci crediate o meno – insiste Bizzi – una qualsiasi operazione avviata dall’uomo (che si tratti di un matrimonio, di un contratto d’affari, di una dichiarazione di guerra o di un attentato terroristico) in un giorno astrologicamente non propizio è destinata a fallire, mentre avrà invece un buon esito se il giorno sarà stato attentamente scelto sulla base di tutta una serie di requisiti. «Questo lo sapevano bene gli antichi etruschi e i sovrani babilonesi, come lo sapevano bene coloro che hanno pianificato la Rivoluzione Francese, la Rivoluzione d’Ottobre in Russia, l’abbattimento delle Twin Towers a New York o l’incendio di Notre Dame a Parigi».Certe élite di potere «pianificano tutto, e lo fanno da molto, molto tempo». Niente di ciò che fanno è affidato al caso, «come non lo sono i giorni in cui lo fanno». Tutto, assicura Bizzi, «viene minuziosamente calcolato», e tutte le loro operazioni recano (celata, ma non più di tanto – in determinati simboli e in determinate date) la loro “firma”, sempre riconoscibile. Si pensi, ad esempio, «all’inquietante scenografia messa in atto nella cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Londra nel 2012», con la pantomima dell’emergenza sanitaria e il ricovero di un sosia di Boris Johnson, che allora era lontanissimo dal diventare premier. Oppure, «alla satanica rappresentazione svoltasi il 1° giugno del 2016 per l’inaugurazione del tunnel del San Gottardo», con una scenografia che esibiva sudditi nell’atto di prostrarsi di fronte a un dio-caprome, «fino ad arrivare all’aberrante imposizione agli italiani, nel mese di aprile del 2020, di mascherine, non solo nei luoghi di lavoro o in spazi chiusi, ma addirittura all’aperto».Mascherine? Secondo molti medici, del tutto inutili contro il virus e dannose per la salute. Ma, «al di là della vergognosa speculazione economica che attorno ad esse c’è stata», rivestono anche un profondo e recondito significato simbolico: «In passato, simili “dispositivi” erano riservati agli schiavi, alle persone private della loro libertà». E anche oggi, sostiene Bizzi, il loro vero scopo «è quello di applicare ai cittadini un palese marchio di sottomissione, di asservimento alla paura e di riduzione al silenzio». Obiettivo: creare un esercito silenzioso di zombie mascherati e impauriti, «talmente condizionati da arrivare ad aggredire, temere e insultare chi a tale paura non si conforma, chi osa non indossare la “museruola”». Per uno psicanalista come il professor Massimo Recalcati, infatti, «l’odio è non sopportare la libertà dell’altro». Proprio quella libertà alla quale molti, troppi, hanno scelto di rinunciare in cambio di briciole di momentanea “sicurezza”, o semplicemente per paura, l’atavica paura della morte.Come la paura e la mancanza di ragione uccidono la libertà e la democrazia: lo spiega Riccardo Manzotti, psicologo e filosofo: «Come nel romanzo di Orwell, le persone sono state isolate le une dalle altre e soggette a una continua imposizione di notizie da parte di schermi installati nelle loro abitazioni». E ancora: «Il runner solitario non mette a rischio la salute fisica dei cittadini, ma mette in discussione il valore salvifico della loro presunta moralità: “Se io sto in casa a soffrire, perché non lo fa anche lui?”. E così si deve stare in casa non per evitare il virus, ma per non mettere in discussione l’autorità del governo cui la società ha demandato la propria libertà. Perché il sacrificio della libertà di tutti sia efficace, deve essere condiviso». Così, secondo Manzotti, si rivela il lato oscuro della irrazionalità: paura e ignoranza. «L’ignoranza gonfia la paura, che cerca nel sacrificio della libertà e nella sottomissione all’autorità una salvezza che viene applicata con la stupidità irrazionale propria della superstizione». Nel citare Manzotti, lo stesso Bizzi ne sottoscrive le tesi: «L’aspetto peggiore si è manifestato in tutte quelle forme di intolleranza e di miseria umana che trovano amplificazione nel razzismo da balcone. Si spiano le persone perché gli altri non sono più percepiti in quanto esseri umani, ma come un potenziale pericolo».L’applicazione rigida della legge – aggiunge Manzotti – diventa il pretesto per sfogare invidie, rivalità e complessi di inferiorità, fino al patetico astio campanilistico che ad esempio ha ispirato il governatore della Campania nella sua ridicola polemica contro la Lombardia, sottoscritta dagli hooligan che vedono nel sistema-Milano la patria dell’odiato leghismo salviniano. «Quando la libertà individuale è sospettata di egoismo, quando si avalla il principio etico-politico che la sola vera libertà è quella che esprime il bene universale – scrive sempre Manzotti – la persona è in pericolo, perché la persona è la sua libertà individuale, insindacabile, indomabile, ingiudicabile». E’ un fatto: «La paura del virus ha spinto molti a rinunciare ai propri diritti individuali». La salvezza del corpo in cambio dell’anima appare un baratto ragionevole. «Accettare il diktat dello stare a casa senza ragione non è solo un rischio sanitario (il danno che tanti avranno da questa inutile clausura domestica) ma soprattutto il fallimento del patto di ragione tra Stato e cittadino». Ovvero: «Allo Stato non si chiede di spiegare le motivazioni razionali delle regole. Ai cittadini non si chiede di comportarsi responsabilmente. Ognuno viene meno ai suoi obblighi e ci si tratta con l’indulgenza tipica di persone immature».Il patto, conclude Manzotti, non è più basato sulla ragione e sul rispetto reciproco tra persona e istituzione, ma sull’interesse e sulla paura: «E la superstizione ne è il naturale collante». Lo sciagurato slogan #iorestoacasa, infatti, «esprime il fallimento della libertà e della democrazia». Nella sua introduzione alla nuova edizione di “1984″, Bizzi cita anche un giornalista scomodo come Gianmarco Landi, che definisce la App Immuni un aberrante strumento di controllo dei cittadini, dalle connotazioni veramente orwelliane: «Ho definio idioti quelli che la installano, e ho preteso da loro un distanziamento on-line cancellando l’amicizia su Facebook». Precisa Landi: «Non volevo offendere, ma scuotere in maniera vibrante chiunque pensasse di fare questa gigantesca idiozia». L’epiteto idioti non piace? Meglio «grandissime teste del piffero»? L’appello: «La app del telefonino è una finzione astratta inutile, perché non è che uno si faccia il tampone ogni giorno, quindi a cosa servirebbe? È una roba politica, non sanitaria». Alcuni protestano: tanto, siamo già on-line e spiati da Facebook. «Immuni non è Facebook, è roba dello Stato. Come fate a non capire la differenza? Avete chat di WhatsApp con gruppi vari? Integrate vostra moglie/marito in tutte, e vedrete cosa succederà nei prossimi giorni alla vostra vita».Immuni, aggiunge Landi, esprime lo stesso concetto della metafora chat WhatsApp, moltiplicato in gravità per 10.000. «Facebook vi può illecitamente prevaricare censurandovi, ma non è lo Stato e non ha polizie e pubblici ministeri che vi possono accusare, né procedure che vi possono spedire in carcere». A Facebook – continua il giornalista – non paghiamo le tasse o le multe, «Facebook non vi pignorerà somme o beni, né vi farà fallire con una procedura concorsuale». Ancora: «Nessuno farà una legge per non farvi entrare in un locale con amici per mangiare una pizza se non avete Facebook sul telefono o potrà cacciarvi via come cani pulciosi dalla vita sociale a patto che non facciate come una qualche Autorità stabilirà per voi». Di fatto, Immuni «può hackerare il vostro telefonino ed estendere ingerenze e controlli a tutti i vostri dispositivi, anche con telefono da voi spento». E tutto questo «è la premessa per una tirannide, lo capite?». Di questo passo, si potrebbe arrivare a essere distrutti, in qualsiasi momento. «C’è anche la possibilità che magistrati o funzionari corrotti e malvagi possano agire da Grande Fratello e usare vostre info personali per godimento proprio, e magari ricattarvi o devastare le vostre vite».«Se pensate di installare questo cavallo di Troia, un “bellissimo” regalo del governo filo-cinese e filo-coronavirus, non siete solo idioti secondo me: siete dei pazzi, degli incoscienti, dei criminali, e sareste responsabili della diffusione della cultura Big Brother di “1984″». Raccomanda Landi: «Leggetevi questo libro, e magari anche altri, prima di cliccare o aprire bocca, e poi traetene le conclusioni, su quanto o meno è stato corretto definire un tale vostro comportamento tipico degli idioti». Che il pericolo sia reale, secondo Bizzi, lo si constata anche rileggendo una storica conferenza di Rudolf Steiner, grande e indiscusso maestro. Era il 27 ottobre 1917. «Parole incredibilmente profetiche, che costituiscono un vero e proprio monito per il nostro presente». Disse Steiner: «Gli spiriti delle tenebre sono in mezzo a noi, sono qua. Dobbiamo restare in guardia in modo da accorgerci quando li incontriamo, in modo da comprendere dove si trovano. Perché la cosa più pericolosa nel prossimo futuro sarà abbandonarsi inconsciamente a tali influssi, che realmente esistono intorno a noi. Infatti, che l’uomo li riconosca o meno, non fa alcuna differenza per la loro reale esistenza. Ma soprattutto, per questi spiriti delle tenebre sarà importante portare confusione, dare false direzioni in ciò che si sta ora diffondendo in tutto il mondo e per cui gli spiriti della luce continueranno a operare nella direzione giusta».Secondo Steiner, il pensiero materialista avrebbe ostacolato in ogni modo lo sviluppo di una certa spiritualità. «Gli spiriti delle tenebre ispireranno le vittime di cui si nutrono, gli uomini che abiteranno, persino ad inventare un vaccino per deviare verso la fisicità, fin dalla prossima infanzia, la tendenza delle anime verso la spiritualità». Così parlava, Steiner, esattamente cent’anni fa. «Come oggi si vaccinano i corpi contro questo e quello, così in futuro si vaccineranno i bambini con una sostanza preparata in modo che attraverso la vaccinazione, queste persone saranno immuni dallo sviluppare in sé la “follia” della vita spirituale – follia, ovviamente, dal punto di vista materialistico». Tutto questo, aggiungeva il padre dell’antroposofia, tende a mettere a punto «il metodo con cui si potranno vaccinare i loro corpi, in modo che essi non potranno sviluppare inclinazioni verso idee spirituali, ma crederanno per tutta la loro esistenza solo alla materia fisica». Steiner, già allora, accusava una certa «inclinazione all’inganno» da parte della medicina: «Oggi si vaccina contro la tubercolosi, così domani si vaccinerà contro la disposizione verso la spiritualità». Steiner vedeva quindi «qualcosa di particolarmente paradossale», in arrivo «in un futuro prossimo e anche più remoto». Un caos così brutale – secondo Steiner – da propiziare, infine, «la vittoria degli spiriti della luce».«È pur vero che molti italiani si stanno svegliando, stanno uscendo dalla “caverna” e prendono gradualmente coscienza del grande inganno che è stato pianificato e attuato ai loro danni», ammette Bizzi, «ma pochi di questi risvegliati – aggiunge – comprendono realmente la vastità, la portata e le finalità di questo grande inganno che stanno vivendo». E purtroppo è anche vero che la maggioranza dei nostri concittadini «non intende minimamente svegliarsi e uscire dalla matrix». Infatti «si sta inesorabilmente incamminando di proposito verso un futuro di schiavitù, caratterizzato dal controllo totale delle persone mediante il riconoscimento facciale, la tecnologia 5G e il monitoraggio di ogni spostamento». Un mondo segnato «dalle vaccinazioni di massa, dall’impianto di microchip sottocutanei e dall’abolizione del denaro contante». Un futuro in cui «sarà abolita ogni forma di socialità e di affettività», e in cui l’infame “distanziamento sociale” diventerà «una regola permanente, anche all’interno dei nuclei familiari». Un futuro, insomma, in cui «non ci sarà spazio per il dissenso, in cui sarà vietato anche solo pensare». Un mondo in cui «chiunque potrà essere sottoposto a trattamenti sanitari obbligatori ed essere “rieducato” e “riprogrammato”, come nei peggiori gulag sovietici e laogai cinesi». La democrazia? «Sarà solo un vago e incerto ricordo, cancellato con un tratto di penna dai libri di storia». Saremo davvero solo numeri, cancellabili dalla memoria di un computer a piacimento dei nostri governanti? «È questo il futuro che volete per voi e per i vostri figli?». Conclude Bizzi: «Italiani, svegliatevi, finché siete in tempo, perché di tempo non ne è rimasto molto. Il 1984 di Orwell è adesso, è drammaticamente adesso!».(Il libro: George Orwell, “1984″, edizioni Aurola Boreale, 250 pagine, 20 euro. Contiene un saggio introduttivo di Nicola Bizzi e una prefazione di Marco Della Luna).Ripubblicare oggi, nel giugno del 2020, un’opera come “1984″ di George Orwell «non rappresenta soltanto un preciso dovere culturale ed editoriale». Rappresenta, anche e soprattutto, «un chiaro messaggio politico e di denuncia sociale». Mai prima d’ora, infatti, dal 1949 – l’anno in cui Eric Arthur Blair (il vero nome di Orwell) pubblicò a Londra la sua ultima e più nota opera letteraria, “Nineteen Eighty-Four” – il mondo in cui viviamo ha rischiato realmente di precipitare nei cupi e allucinanti scenari, così mirabilmente descritti da questo scrittore singolare e visionario. Lo scrive lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurora Boreale, nel presentare (insieme a Marco Della Luna) una riedizione dell’incubo del Grande Fratello in piena era Covid. «Molto probabilmente – scrivi Bizzi, nella prefazione – la drammatica situazione che stiamo ancora vivendo a livello globale sarà un giorno menzionata nei libri di scuola dei nostri figli e nipoti come il più grande inganno degli ultimi secoli». Un grande inganno «perpetrato, ai danni dei popoli, da una certa élite di potere che, con il pretesto di una falsa pandemia e servendosi di un “virus” abilmente ingegnerizzato in laboratorio, ha tentato di accelerare (per tutta una serie di ragioni che andremo a spiegare) il progetto di instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale».
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Appello: ribelliamoci alla dittatura del Ministero della Verità
La tenaglia della censura sta per stringersi sulla Rete e sulle voci della libera informazione. I segnali ci sono già tutti. Questa voglia di censura si sta articolando su due fronti, precisi e distinti. Il primo ramo della tenaglia è la legittimazione del cosiddetto “giornalismo dei professionisti”, l’informazione mainstream, come unica fonte valida per ricevere informazioni affidabili. Il secondo ramo della tenaglia è la delegittimazione, uguale e contraria, delle voci della libera informazione. Noi siamo liberi, le grandi televisioni no: per vivere hanno bisogno degli sponsor pubblicitari. E se a uno sponsor un certo discorso non piace, quel discorso in Tv non viene fatto. Sulle televisioni nazionali non vedrete mai, ad esempio, una seria e approfondita discussione sulla sicurezza dei vaccini, perché le case farmaceutiche sono tra i maggiori sponsor delle televisioni, e alle case farmaceutiche non fa piacere che si metta in discussione la sicurezza dei vaccini. Ecco perché da Fazio vedrete sempre e solo Burioni che pontifica a senso unico, ma non vedrete mai nessuno che gli fa un serio contraddittorio. Né vedrete mai una seria discussione sulla potenziale pericolosità del 5G: perché tra gli altri grandi sponsor delle televisioni ci sono le multinazionali della telefonia, a cui non fa piacere che venga messa in discussione la sicurezza delle loro tecnologie.Attenzione: non sto dicendo necessariamente che i vaccini non siano sicuri, o che il 5G sia sicuramente dannoso per la salute; sto solo dicendo che discussioni vere, approfondite – con un vero contraddittorio, su questi argomenti importantissimi per la nostra salute – in televisione non le vedrete mai (perché le televisioni non sono libere, sono controllate dagli sponsor che gli pagano gli stipendi e i costi di produzione). Noi invece siamo liberi, possiamo fare tutte le interviste e i dibattiti che vogliamo: e questo naturalmente dà molto fastidio, a quelli che vorrebbero il controllo totale dell’informazione. E adesso che i nostri numeri stanno aumentando di parecchio, visto che ormai tutti insieme facciamo svariati milioni di visualizzazioni ogni mese, hanno deciso di partire al contrattacco. Questa è la premessa; vediamo adesso, più da vicino, i due rami di questa manovra a tenaglia che vorrebbe soffocarci tutti. Il primo ramo, come dicevo, è quello della auto-legittimazione: “Noi del mainstream siamo gli unici di cui potete fidarvi”. Chi lo dice? “Lo diciamo noi, del mainstream”. Autoreferenzialità, appunto. Mediaset: «Oggi più che mai, l’informazione influenza la nostra vita e la nostra sicurezza. Le notizie sono una cosa seria: fidati dei professionisti dell’informazione. Scegli gli editori reponsabili, gli editori veri. Scegli la serietà».“Scegli gli editori reponsabili, gli editori veri. Scegli la serietà”. Eccoli qui, gli editori responsabili: sono loro. La Rai, Mediaset e La7, più tutti i quotidiani più importanti. Peccato che, se vai poi a guardare più da vicino, i primi a raccontare “fake news” siano spesso proprio loro. Facciamo qualche esempio. Un classico, ormai passato alla storia, risale al 2014. Il ministro della salute Lorenzin va da Bruno Vespa e mette in atto una vera e propria azione di terrorismo mediatico, descrivendo una terribile epidemia di morbillo che sarebbe avvenuta a Londra l’anno precedente: «Sono morti 270 bambini». Poi qualcuno è andato a verificare sui siti del governo inglese, e ha scoperto che l’anno prima (il 2013) c’era stato un solo morto di morbillo – un adulto di 25 anni, fra l’altro, morto per una complicanza polmonare. La redazione di “Porta a porta” è stata travolta da una valanga di email di protesta – io stesso ne ho scritta una – chiedendo una correzione immediata della “fake news”. Ma non è successo niente: la correzione, da parte di Vespa, non c’è mai stata. Eppure il “codice deontologico del giornalista” dice chiaramente: «Il giornalista corregge senza ritardo errori e inesattezze».L’anno dopo, 2015, la Lorenzin ripete la stessa bugia nella trasmissione “Piazza pulita” di Corrado Formigli. «Di morbillo si muore, in Europa: in un’epidemia di morbillo a Londra, lo scorso anno, sono morti più di 200 bambini». Nuovo controllo: morti di morbillo a Londra nel 2015, cioè l’anno prima: zero. Nuova valanga di email di protesta, comprese le mie, con ripetute richieste di correzione. E nuovamente, nessuna correzione (in questo caso, da parte di Formigli). Eppure non c’è solo il codice deontologico, c’è anche il “testo unico dei doveri del giornalista” a ricordargli che «devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori». Invece niente, nessuna correzione: la bugia passa tranquillamente sul mainstream, viene ripetuta, rimane impressa nella mente degli spettatori. E quelli che si sono resi responsabili di propaganda non la correggono, pur sapendo benissimo che era un “fake” (lo sanno, perché li abbiamo informati noi).Altro esempio: Giovanna Botteri, corrispondente da New York, distorce platealmente una deposizione di Tex Tillerson, futuro segretario di Stato americano, per farlo apparire un amico di Putin che condona, in qualche modo, i suoi presunti crimini di guerra in Siria (presunti da Marco Rubio, ovviamente, che lo sta interrogando). «Rex Tillerson, che della Russia è notoriamente un amico, al Congresso prende le distanze da Mosca, ma non da Putin: alla domanda del repubblicamo Rubio se lo considera un criminale di guerra, risponde “no”». Io mi sono stupito di una risposta del genere, da parte di Tillerson. Allora sono andato a cercare lo scambio originale con Marco Rubio, e ho scoperto che la risposta di Tillerson è stata completamente distorta dalla Botteri. Tillerson non ha mai detto «no, per me Putin non è un criminale», e quindi (sottinteso) «condono le sue azioni in Siria». Ma ha detto che lui non userebbe mai quel termine; che si tratta di un’accusa molto grave; e che, prima di fare un’affermazione del genere, avrebbe bisogno di molte più informazioni, rispetto a quelle disponibili. Ora, è un fatto molto grave, per una giornalista della Rai, distorcere in quel modo le parole del ministro degli esteri americano. Anche in questo caso, avevo scritto alla redazione del Tg chiedendo una correzione, e anche stavolta la correzione non c’è stata.Altro esempio, Enrico Mentana: prima dichiara di sostenere apertamente la posizione del Cicap sull’11 Settembre, cioè la versione ufficiale del governo americano, e poi manda in onda 16 “fake news” consecutive (16 di numero, una dietro l’altra), raccontate da Paolo Attivissimo in una sola trasmissione. Un record assoluto: credo che non verrà mai battuto, nella storia. Io faccio un video, dove dimostro – documenti alla mano – che tutte le affermazioni di Attivissimo sono false, dalla prima all’ultima, e lo segnalo alla redazione di Mentana per chiedere una correzione: siamo ancora qui ad apettare che arrivi. Evidentemente, per giornalisti come Vespa, Formigli, Botteri o Mentana, il “codice deontologico” è solo carta straccia. Un ultimo esempio, clamoroso, avvenuto lo scorso gennaio sempre su La7. Andrea Purgatori presenta uno speciale sulla morte di Soleimani. Su Twitter annuncia, con gran fanfara, «le immagini dell’uccisione del generale Soleimani». Sentite con quale enfasi drammatica Purgatori commenta le immagini: «Sono immagini drammatiche, anche se in bianco e nero. Come vedete c’è un convoglio, sentite le parole del pilota che sta manovrando il drone. Guardate come vengono colpiti, uno ad uno, tutti i convogli. Ora ci saranno dei puntini bianchi (guardate, sulla destra): sono uomini che cercano di scappare da questo attacco». Peccato che le immagini che sta mandando in onda siano quelle di un videogioco. Non solo non sono le immagini dell’attentato a Soleimani: non sono nemmeno immagini reali.Preso in castagna, non solo Purgatori si rifiuta di correggere l’errore, ma raddoppia addirittura la posta. Stuzzicato su Twitter nientemeno che da Paolo Attivissimo, Purgatori risponde: «Certo che è un videogioco, lo sapevo, ma rappresentava tecnicamente una perfetta dimostrazione di come colpisce un drone». Peccato che lui stesso, in trasmissione, ci abbia confermato che non fosse un videogioco. Sentite: «Vi faccio subito vedere una cosa: somiglia molto a un videogioco, ma non è un videogioco». Quindi cosa fa Purgatori? Ci rifila un “fake”, e nel frattempo ci assicura che non si tratta di un “fake”. Cioè: ci mente, sapendo di mentire. Questo è un caso talmente perverso che non penso sia nemmeno contemplato, nel famoso “codice deontologico” dei giornalisti. Quindi i Bruno Vespa, i Formigli, le Botteri, i Mentana, i Purgatori… sarebbero questi i famosi “professionisti dell’informazione” di cui dovremmo fidarci a scatola chiusa? Come direbbe Antonio Razzi, “questo non creto”. Ci sono certamente, in giro, degli ottimi giornalisti, che riescono a fare bene il loro lavoro nonostante le pastoie che gli impone il sistema – e a questi vanno tutte le lodi possibili. Ma ce ne sono anche tanti, come abbiamo visto, che fanno i furbini. E mentono, sapendo di mentire, pur di portare avanti la loro agenda politica o personale. Quindi, come in tutte le cose, si giudica caso per caso. Non si danno pass generalizzati a nessuno, qui: non si fanno sconti per comitive. Troppo comodo dire “noi siamo l’informazione ufficiale, fidatevi di noi”. La nostra fiducia ve la dovete guadagnare giorno per giorno, servizio per servizio, telegiornale per telegiornale.Veniamo adesso all’altro braccio della tenaglia: l’attacco, sempre più serrato, alla libera informazione. E’ un attacco che tende chiaramente a criminalizzarla, per avere la scusa per poi tapparci in qualche modo la bocca. Questo disegno ormai è evidente è ben coordinato e arriva chiaramente dall’alto, visto che ormai è a livello governativo. L’Ansa: “Martella, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: creata unità contro fake news”. Naturalmente si usa la scusa del coronavirus: e così, nel frattempo, ci si vuole arrogare il diritto di decidere cosa sia falso e cosa no. Poi, una volta stabilito questo principio, sarà molto facile utilizzarlo ovunque torni comodo. Addirittura, qualche sera fa, Andrea Purgatori – proprio lui – ha dedicato una puntata di “Atlantide” alle “fake news”. Il servizio si intitolava “Fake Room, la Fabbrica delle Bugie”. Cioè, praticamente: quelli che ce le propinano impunemente, sono anche quelli che dicono di voler smascherare. Fantastico, no? Un totale capovolgimento dei ruoli, nella classica logica orwelliana. Io comunque, di fronte a un titolo così importante come “La Fabbrica delle Fake News”, mi sono seduto comodo in poltrona a guardare attentamente. E cos’ho visto? Il nulla più assoluto. Purgatori ha fatto il solito minestrone di cose che non c’entrano nulla l’una con l’altra. Ha messo insieme l’invasione dei marziani di Orson Welles, la storia del finto alieno di Roswell, le missioni lunari, la morte di Paul McCartney, il rapimento di Aldo Moro, l’11 Settembre, la fialetta di Colin Powell, Hitler scappato in Sudamerica, “Elvis Presley è vivo”; mancava solo la “Terra piatta”, e il menù era completo.Fra l’altro, ringrazio: Purgatori ha anche inserito lo spezzone di un mio video, dando così un po’ di visibilità al mio canale. Bene, dopo tutto questo minestrone, mi son detto: vediamo un po’ cosa farà, il nostro eroe. Visto che la trasmissione si chiama “La Fabbrica delle Fake News”, vediamo un po’ come si fabbricano, queste fake news. E invece, niente: dopo il minestrone, Purgatori ha intervistato quello che secondo lui era un epidemiologo, Enrico Bucci, dell’università di Filadelfia. Ma in realtà, Bucci si è rivelato non essere affatto un epidemiologo. Sentite che figura: «Per prima cosa, smonto una fake news prima che diventi importante: io non sono un epidemiologo, sono un biologo chimico e mi occupo di analisi di dati complessi in bio-medicina». Povero Purgatori, ne calpesta una dietro l’altra… Non sa nemmeno con chi sta parlando. Comunque, a parte questa gaffe, il succo è che, nella trasmissione, non ha minimamente affrontato l’argomento fake news. Dopo il biochimico, Purgatori ha intervistato un archeologo (Valerio Massimo Manfredi), che ci ha spiegato che la Donazione di Costantino era un falso – come se per scoprirlo avessimo bisogno di lui, fra l’altro. E poi ha intervistato uno psichiatra (Paolo Crepet), che ci ha fatto il preciso ritratto clinico del fabbricatore di fake news. Ascoltate: «Il fabbricatore di fake news è uno che si mette lì, alle undici di sera…». Purgatori: «E ne inventa una». Crepet: «Se ne inventa una, non so… Con tutto il rispetto, magari fa un lavoro qualsiasi…».Il fabbricatore di fake news “è uno che si mette lì, alle undici di sera, e magari ne inventa una”. E dopo questa approfondita e rigorosa analisi scientifica, praticamente, la trasmissione è finita lì. Cioè: il tentativo – ormai classico – di associare le idiozie più disparate ai temi più seri; e poi, il nulla più assoluto. Questo non è giornalismo: questo è impressionismo mediatico, una pennellata e via. E’ il mordi e fuggi di chi, in realtà, non ha niente da dire. Molto più feroce, invece (e molto più subdolo) è stato il tentativo di Mentana di attaccare la cosiddetta galassia complottista, nel suo insieme. Sulla sua rivista online, “Open”, Mentana ha pubblicato un lunghissimo articolo, intitolato: “Coronavirus. Le fonti del movimento sovversivo Nuova Resistenza Italiana, che incita a violare la quarantena”. L’autore dell’articolo è David Puente, un debunker dell’ultima generazione che è diventato lo scudiero preferito di Mentana, per questo tipo di operazioni. Che cosa hanno fatto, in sostanza, con questo articolo? Non potendo attaccare noi direttamente, sono andati a prendere questo gruppo Facebook chiamato “Nuova Resistenza Italiana” (che io, fra l’altro, non conoscevo nemmeno), e hanno detto: loro incitano a uscire di casa, quindi a violare la legge; andiamo un po’ a vedere chi sono le loro fonti, da dove prendono le loro informazioni.Hanno quindi tentato di fare un percorso all’indietro, per cercare di collegare anche noi a quelli che loro definiscono “un movimento sovversivo”. Gli americani hanno un’espressione molto bella, per questo meccanismo; si chiama “guilty by association”, colpevole per associazione. Non puoi attaccare qualcuno direttamente, e allora lo accusi in qualche modo di essere collegato a persone che tu definisci come sovversive. Ora, andiamo a vedere più da vicino chi sarebbero, i colpevoli di questa malfamata associazione a delinquere. Per farci capire meglio come stanno le cose, David Puente ha fatto addirittura ricorso a una specie di mappa del crimine – un po’ come quando in televisione ti fanno vedere la mappa delle famiglie mafiose, nei documenti delle forze dell’ordine. E il primo della lista, di questi mafiosi, ovviamente è Claudio Messora. Vediamo qual è la sua colpa: «”Byoblu” di Claudio Messora ospita spesso personaggi controversi che riportano una “informazione alternativa al mainstream”». Oddio, questo è veramente un peccato mortale… Roba da metterlo subito al rogo, senza nemmeno processarlo. In realtà, la vera colpa di Messora è stata quella di aver intervistato Stefano Montanari. Vediamo il capo d’accusa di Montanari: «Stefano Montanari ha definito il coronavirus un “virus fasullo” che risulta innocuo e che il vaccino sarà una truffa colossale per “iniettarci qualunque cosa”».Quindi, Montanari non ha violato nessuna legge: ha semplicemente espresso la sua opinione (con la quale, fra l’altro, nessuno è obbligato a essere d’accordo). Io stesso ho intervistato Montanari tre giorni dopo, e con me ha ripetuto praticamente gli stessi concetti. Io non ero d’accordo con lui, l’ho detto chiaramente, ma gli ho comunque permesso di parlare – perché lo scopo del dibattito è proprio questo: confrontare opinioni diverse. Invece, il Patto per la Scienza di Burioni ha fatto addirittura un esposto contro Montanari, e nel frattempo ne ha approfittato anche per chiedere l’oscuramento di “ByoBlu” – così, en passant: mentre cerchiamo di silenziare il messaggio, proviamo anche a dare una bella legnata al messaggero. Un altro colpevole di crimini efferati, poi, è Giulietto Chiesa: «”Pandora Tv” di Giulietto Chiesa ospita personaggi controversi e teorici del complotto». Mamma mia! E’ pazzesco, quello che fa Giulietto Chiesa: “ospita personaggi controversi”, mettiamo subito al rogo anche lui.Puente, forse te lo sei dimenticato. Ma l’articolo 21 della Costituzione dice: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Quindi, qui se c’è qualche sovversivo sei tu, Puente, nel senso che tu vorresti sovvertire la Costituzione, impedendo a queste persone di parlare. Andiamo adesso a vedere quali sono le colpe specifiche attribuite da Puente alle persone intervistate da “Pandora Tv”. «Manlio Dinucci, che scrive per il “Manifesto”, ha tirato in ballo l’esercitazione Nato nota come “Defender Europe 2020″ e i soldati americani “senza mascherina”». Signor Dinucci, ma cosa fa?! Tira in ballo i soldati americani senza mascherina?! E’ impazzito? Non lo sa che “tirare in ballo” è espressamente proibito dal codice penale? In realtà cos’ha fatto, Dinucci? Ha semplicemente citato un video ufficiale, del Pentagono, nel quale si vedono i soldati americani che atterrano in Europa per le esercitazioni Nato, e si salutano e si abbracciano tranquillamente, senza mascherina. Qual è il peccato di Dinucci? Aver commentato un video ufficiale del Pentagono. Tutto qua.Un altro criminale intervistato da “Pandora Tv” è Maurizio Martucci, «gestore di Oasisana.com e autore su “Il Fatto Quotidiano”», che «pone la teoria del rapporto tra 5G e il nuovo coronavirus». Oddio, Martucci ha addirittura “posto una teoria”… che eresia! Pensate, del 5G non sappiamo praticamente niente, perché nessuno ci dice niente, veramente; sappiamo ancora meno, del coronavirus, però David Puente ha già capito che non ci può essere nessuna correlazione fra le due cose, per cui si sente di mettere all’indice chi la suggerisce. Ma nemmeno ai tempi dell’Inquisizione, lavoravano così: almeno, gli inquisitori, una base teorica ce l’avevano. Poi ancora: «Marcello Pamio, gestore del sito Disinformazione.it, è un sostenitore della Medicina Tradizionale Cinese». Orrore… la medicina tradizionale cinese?! E’ lì da quattromila anni, a insegnarci come curarci in modo natuale e olistico, ma non lo si può sostenere – magari perché non vende i prodotti di Big Pharma? Sarà per quello che a Puente non piace, la medicina tradizionale cinese? E poi: «Secondo Pamio, la paura abbassa le difese immunitarie». No, Puente: non è “secondo Pamio”, è secondo tutti. Lo sanno anche i paracarri, che la paura abbassa le difese immunitarie: sta scritto persino sulle agenzie di stampa (AdnKronos: “Coronavirus: stress, paura e ansia riducono le difese immunitarie”). Ma questo, Pamio non lo può dire: perché Don Rodrigo Puente de Torquemada ha deciso che non si può.Ancora: «Francesco Oliviero, medico iscritto all’ordine che segue la Medicina Tradizionale Cinese e l’omeopatia, sostiene che il virus non si combatte stando a casa». Quindi «Vincenzo D’Anna, senatore e presidente dell’ordine dei biologi, sostiene che il Covid-19 sia poco più che un’influenza e che sia una grande cantonata politica». Nuovamente, Puente: sono opinioni (c’è scritto “sostiene”). Sono discutibili fin che vuoi, ma sono perfettamente legittime. Articolo 21 della Costituzione: non è così difficile da memorizzare, provaci. E poi naturalmente c’è una angolino anche per me, nella mappa del crimine: «Massimo Mazzucco, protagonista di diversi video di fantascienza complottista è autore del video che accusa gli americani dell’epidemia Covid-19». Per quanto riguarda la “fantascienza complottistica”, Puente, ti comunico che il mio film “11 Settembre, la nuova Pearl Harbor” è uscito già da sette anni, ed è ancora lì che aspetta qualcuno che lo smonti. Finora, nessuno ci ha mai nemmeno provato: i tuoi amici debunker se ne tengono saggiamente alla larga. Però, se tu vuoi confrontarti con me sull’11 Settembre, io sono a tua disposizione – così vediamo chi dei due racconta “fantascienza”. E poi, dai, Mazzucco sarebbe autore del video che accusa gli americani dell’epidemia Covid-19? Io non ho accusato nessuno: non sono così stupido da farlo.Nel mio famoso video “E’ stato il pipistrello”, ho semplicemente messo in fila i diversi elementi a sostegno di questa teoria, che fra l’altro è stata suggerita dallo stesso governo cinese. Ma io stesso ho detto, alla fine, che non posso esserne sicuro. Ascolta bene quello che dico, alla conclusione del video: «Ora, in posso sostenere che sia questa, per forza, la spiegazione di tutto quello che sta succedendo. Io ho solo messo in fila tutta una serie di elementi, che portano ad una conclusione sensata. Se ce ne sono altre, cari giornalisti, ben vengano: fatevi avanti». Quindi vedi, Puente? Dici pure le bugie, nel tuo articolo. Io non ho mai accusato nessuno. Tu distorci le frasi altrui e racconti fake news, proprio mentre sostieni di volerle combattere. In sintesi, qui abbiamo un intero articolo basato sul nulla più assoluto. Dov’è, tutto questo complottismo sovversivo? Niente, non c’è. Solo parole vuote, solo aria tiepida. Come dicevo prima, questo articolo è un po’ come un quadro impressionista, come il puninismo: visto da lontano sembra dare l’impressione di qualcosa. Ma poi, se ti avvicini, scopri che sono solo dei puntini colorati. Vedi la lontano questa mappa di presunti criminali; poi ti avvicini, e ti accorgi che siamo solo persone normali, che cercano di fare al meglio il loro lavoro, e che non hanno mai minimamente violato la legge. Con una differenza, però: i quadri impressionisti lasciano comunque nell’aria un senso di leggerezza e di allegria estetica; mentre questo articolo, caro Puente, lascia nell’aria un pessimo odore. E’ l’odore della diffamazione, l’odore del cattivo giornalismo, l’odore della censura travestita da finta indagine sociale.A questo punto, qualcuno dirà: va be’, chi se ne frega. Puente è solo un pessimo giornalista. In fondo ce ne sono tanti, in giro – uno più, uno meno, non è che faccia una gran differenza. No: non è così semplice. Perché il nostro caro David Puente, l’autore di questo articolo-spazzatura, è proprio una delle punte di diamante della tarsk force governativa contro le fake news. Avete capito, di che tipo di gente ci stiamo mettendo in mano? Questi sarebbero quelli che si arrogano il diritto di decidere cos’è falso e cosa no, e vorrebbero farlo addirittura a livello governativo. In conclusione: stiamo per uscire, tutti, dal tunnel del coronavirus, e stiamo andando incontro a un periodo estremamente difficile – cruciale, direi – per le nostre libertà. Finita questa pandemia, cercheranno di approfittare in tutti i modi della nostra debolezza, sia mentale che economica, per cercare di rendere permanenti alcune misure che ci avevano presentato come temporanee, e soprattutto per cercare di introdurne di nuove.Non stupitevi, se per caso – in autunno – vi ritrovate che, per andare allo stadio, oppure a un concerto, bisognerà prima aver fatto tutta una serie di vaccinazioni obbligatorie (altrimenti, tutti buoni e zitti, a casa a guardare le partite in televisione o ad ascoltare i concerti sul telefonino). Per è questa, la prima cosa che le società farmaceutiche cercheranno di ottenere, da tutto questo questo casino del coronavirus: cercheranno di far passare le vaccinazioni di massa, fino a farle diventare obbligatorie per tutti. Pensate che io sia paranoico? Guardate qua: “Zingaretti, vaccini obbligatori nel Lazio per 2,5 milioni e mezzo di persone” (”Il Messaggero”). «Stiamo valutando per il prossimo anno, nel Lazio, di rendere obbligatorio il vaccino contro l’influenza a tutti gli over 65, a chi lavora nella sanità e in altre categorie di lavoro più esposte e di attività essenzali». Quindi, siccome le “attività essenziali” le decidono loro, moltissima gente – se vorrà andare a lavorare – dovrà farsi il vaccino obbligatorio.E’ lì che vogliono arrivare, le case farmaceutiche. Per loro, questa del coronavirus è un’occasione d’oro, quasi irripetibile. E naturalmente utilizzeranno la televisione (che loro pagano profumatamente) per martellarci il cervello, in modo da arrivare prima o poi a vaccinarci tutti, obbligatoriamente, per qualunque cosa. Con buona pace della Costituzione, che (articolo 32) dice: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge», e aggiunge: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Invece, i limiti li violeranno eccome: grazie alle nostre paure e al nostro stato di confusione. Vedrete, con la scusa del coronavirus, quanti limiti cercheranno di violare. Cercheranno di introdurre, ad esempio, il tracciamento elettronico dei nostri movimenti col telefonino, esattamente come hanno fatto in Cina con i cittadini di Wuhan. Da noi non oseranno mai fare una cosa del genere, dite? L’Ansa: «Coronavirus: app in arrivo, volontaria e anonima. Il lavoro della task force istituita per studiare l’utilizzo di una app per il tracciamento dei contatti per evitare il diffondersi del coronavirus è alle fasi conclusive».Naturalmente, per ora ti dicono che è “volontaria e anonima”; però poi cosa ti succede, se un giorno scopri che – se tu non sei tracciato – magari non puoi salire sull’autobus, non puoi andare in biblioteca o non puoi entrare in un supermercato? O accetti la tracciatura, oppure te ne stai chiuso in casa a marcire, e al supermercato ci mandi tua cugina? Quindi sarà pure “volontario”, ma bisognerà vedere a quali ricatti saranno sottoposti, quelli che non vorranno accettare. Ricordate che una cosa è volontaria solo se uno può scegliere davvero liberamente, senza condizioni; altrimenti, si chiama ricatto. E il bello è che, con l’aiuto del mainstream, cercheranno di far passare questa schedatura di tipo poliziesco come una meravigliosa “opportunità”. Guardate: «La Ferrari userà app-tracciamento per dipendenti». Nella terza fase, dice l’articolo dell’Ansa, ci sarà «l’opportunità per ciascun collaboratore di servirsi di una app, con tracciamento dei contatti, per un supporto medico sanitario nel monitoraggio della sintomatologia del virus». L’opportunità… Dovremo anche ringraziarli, alla fine, questi angeli premurosi che ci vogliono seguire dappertutto. Naturalmente, «il piano è nato dalla collaborazione con un pool di virologi – tra cui il professor Roberto Burioni», il nostro benefattore universale.Ma non basta: con la scusa del coronavirus, presto troveranno anche il modo per entrarci in casa e portarsi via chi vogliono loro. Nuovamente: pensate che siano paranoie complottiste? Michael Ryan, direttore esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo scorso 23 marzo, durante una conferenza stampa ha detto: «Il contagio non è più nelle strade, ora è circoscritto ai gruppi familiari. Ora dobbiamo andare a guardare nelle famiglie, per trovare chi eventualmente è malato, per rimoverlo e isolarlo in un luogo sicuro e dignitoso». E questa è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che parla (non è la bocciofila di paese). Quindi, con la scusa del virus, vogliono poter entrare in casa vostra e portarvi via i fratelli, i genitori oppure i vostri figli, in modo “sicuro e dignitoso” (se lo riterranno opportuno). Poi tanti auguri, quando andate dal giudice per cercare di farveli restituire.Naturalmente, per arrivare a tutto questo hanno un bisogno assoluto di silenziare al più presto la libera informazione, altrimenti rischiano che ci siano troppe persone che protestano e si pongono delle domande – e questo non va bene. E non stiamo parlando solo del fronte sanitario, sia chiaro. Dopo il coronavirus, approfittando della confusione, ci sarà un tentativo globale di ridisegnare alla radice l’intera mappa del potere – naturalmente a favore delle élite e a discapito dei normali cittadini, su tutti i fronti. Ci installeranno il 5G dappertutto, senza nessun serio dibattito sulla sua pericolosità e senza nessuna garanzia scientifica sulla sua innocuità. E nuovamente, useranno le televisioni per invitare i loro esperti a raccontarci che non c’è nessun pericolo, e che il 5G è una manna perché aiuta i medici a comunicare meglio fra di loro (come se adesso i medici, per comunicare, usassero i segnali di fumo, e aspettassero con ansia l’arrivo del 5G). Ci seppelliranno sotto un debito di centinaia di miliardi, arrivati chissà da dove e con chissà quali clausole. E useranno le televisioni per raccontarci che va tutto bene e che dovremo essere felici, per tutti questi soldi che ci verranno prestati, salvo poi dover lavorare per i prossimi cinquant’anni per restituirli, ovviamente con interessi molto salati.E’ questa, la dittatura che ci aspetta nel prossimo futuro: la dittatura dell’informazione, che manda un messaggio unificato e non tollera nessun contraddittorio. In una democrazia, una voce alternativa all’informazione mainstream è assolutamente indispensabile. Le opinioni diverse sono il cuore stesso del progresso sociale. Senza quello, la democrazia muore. E si instaura la dittatura del pensiero unico. Non saremo più schiavizzati a livello fisico – come una volta, con le catene ai piedi – ma lo saremo a livello mentale, con le catene nel cervello (che è ancora peggio: perché, se controlli la mente delle persone, controlli molto più facilmente anche le loro azioni). Quindi, se noi verremo silenziati, non saremo più in grado di difendere voi, dalle restrizioni delle vostre libertà. E’ quindi fondamentale, in questo momento, far sapere che siamo in tanti e che simo tutti uniti. Dobbiamo mandare un messaggio, forte e chiaro: noi siamo uniti e compatti, e non siamo disposti a farci mettere la museruola da nessuno. Per questo, vi chiediamo di far circolare questo messaggio ovunque possibile. Non lasciate niente di intentato: non fermatevi, finché non avrete esaurito ogni possibile contatto, nella vostra agenda personale. Altrimenti, fra poco, verremo davvero tutti obbligati a inginocchiarci, senza più fiatare, di fronte al Ministero della Verità.(Massimo Mazzucco, video-appello trasmesso su “Contro Tv” e ripreso l’11 aprile 2020 su YouTube e su “Luogo Comune”. In coda, nel video l’appello è sottoscritto da Giulietto Chiesa, Marco Tosatti, Fulvio Grimaldi, Tiziana Alterio, Ivan Catalano, Fabio Frabetti, Raimondo Pische, Alessandra Devetag, Maurizio Blondet, Stefano Scoglio, Margherita Furlan, Davide Barillari, Patrizia Cecconi, Ugo Mattei, Marco Pizzuti, Corrado Malanga, Manlio Dinucci, Gustavo Alberto Palumbo, Marcello Pamio, Martino Chiorboli, Franco Fracassi, Leopoldo Salmaso, Gaia Pasi, Francesco Celani, Gabriele Sannino, Adriano Colafrancesco, Jeannie Toschi Marazzani Visconti, Enrica Perucchietti, Ugo Giannangeli, Roberto Germano, Tom Bosco, Lara Innocenzi, Roberto Quaglia, Giuseppe Turrisi. Tra i sottoscrittori del video-appello, Mauro Scardovelli afferma: «Stanno introducendo la censura, in Italia, che è vietatissima dall’articolo 21 della Costituzione. La censura infatti è tipica delle dittature: indica la fine della democrazia». Dal canto suo, Pietro Ratto propone «una task force uguale e contraria a quella istituita, per contrastare le fake news del sistema». Chiude la lista Claudio Messora, che definisce Mazzucco «uomo misurato, saggio, socratico: è il Socrate dell’informazione indipendente». Chiosa Messora: «Dato l’accerchiamento in atto, non è più il momento di essere tenui, cauti: è il momento di uscire allo scoperto e gridare forte che siamo liberi. Lo dice l’articolo 21, lo dice la Costituzione. E liberi vogliamo restare»).La tenaglia della censura sta per stringersi sulla Rete e sulle voci della libera informazione. I segnali ci sono già tutti. Questa voglia di censura si sta articolando su due fronti, precisi e distinti. Il primo ramo della tenaglia è la legittimazione del cosiddetto “giornalismo dei professionisti”, l’informazione mainstream, come unica fonte valida per ricevere informazioni affidabili. Il secondo ramo della tenaglia è la delegittimazione, uguale e contraria, delle voci della libera informazione. Noi siamo liberi, le grandi televisioni no: per vivere hanno bisogno degli sponsor pubblicitari. E se a uno sponsor un certo discorso non piace, quel discorso in Tv non viene fatto. Sulle televisioni nazionali non vedrete mai, ad esempio, una seria e approfondita discussione sulla sicurezza dei vaccini, perché le case farmaceutiche sono tra i maggiori sponsor delle televisioni, e alle case farmaceutiche non fa piacere che si metta in discussione la sicurezza dei vaccini. Ecco perché da Fazio vedrete sempre e solo Burioni che pontifica a senso unico, ma non vedrete mai nessuno che gli fa un serio contraddittorio. Né vedrete mai una seria discussione sulla potenziale pericolosità del 5G: perché tra gli altri grandi sponsor delle televisioni ci sono le multinazionali della telefonia, a cui non fa piacere che venga messa in discussione la sicurezza delle loro tecnologie.
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Border Nights, dove sono di casa le domande più scomode
«Se non ci foste, bisognerebbe inventarvi». Che faccia farebbero, al Tg1, se ricevessero un messaggio simile? Qualcuno ha mai scritto, a Mentana, qualcosa come «grazie di esistere»? Quello, semmai, è il tenore delle comunicazioni rivolte, in modo sistematico, a “Border Nights”, trasmissione web-radio in live streaming su “Web Radio Network” ogni martedì sera da ormai otto anni. E’ seguita da migliaia di appassionati ascoltatori, fedelissimi di lunga data o fan più recenti, che poi scrivono: «M’è capitato una volta di sentirvi e, da allora, non mi perdo una puntata». Fabio Frabetti, il giovane conduttore – affiancato da Paolo Franceschetti per la consueta mezz’ora “a ruota libera”, spesso condita di autorionia esilarante – si avvale anche delle interviste di Stefania Nicoletti su temi di scottante attualità, mentre una vera signora della radiofonia, Barbara Marchand (Radio Montecarlo, RadioRai), ha licenza di curiosare tra libri e film, giganti del pensiero e follie contemporanee. Nell’assortimento della “notte ai confini” ci sono anche lo stile genuinamente complottistico del “Maestro di Dietrologia”, le divagazioni esoteriche di Federica Francesconi, i singolari profili astrologici con i quali Germana Accorsi tratteggia politici, star e protagonisti della cronaca. Cuore di ogni puntata: grandi ospiti, presenti in diretta, coi i quali gli ascoltatori possono interagire in tempo reale inviando messaggi, via email e in chat.Tra le ultime voci intervenute, quelle di Giovanni Fasanella (il caso Moro) e Gioele Magaldi (elezioni), lo scomodo reporter Gianni Lannes, il regista Massimo Mazzucco (“American Moon”, l’uomo sulla Luna secondo Washington), che si aggiungono a quelle dei vari Giulietto Chiesa, Marcello Foa, Claudio Messora di “ByoBlu”. Geopolitica e temi spinosi, spesso dribblati dal mainstream, che invece a “Border Nights” trovano piena cittadinanza: dalle strane morti per doping ai misteriosi delitti rituali, passando per le scie chimiche e i gialli irrisolti della storia italiana. Vicende come il delitto di Pasolini e la morte di Rino Gaetano ricostruita dall’avvocato Bruno Mautone, fenomeni come il satanismo e la saga horror del Mostro di Firenze (secondo Carmelo Carlizzi e il pm perugino Giuliano Mignini). “Verità cercasi”, fino alla recente sentenza che condanna il ministero della difesa per il silenzio sul sequestro di Davide Cervia, specialista elettronico della marina militare italiana rapito sulla porta di casa e sparito nel nulla 28 anni fa. Dalla tragedia di Ustica a quella della Costa Concordia, passando per gli attentati firmati Isis, si cerca sempre una lettura diversa – anche simbolica – sulle tracce di possibili indizi.“Border Nights” è anche una finestra sui “saperi altri”, come la spettacolare lettura simbologica offerta da Michele Proclamato, tra Cartesio e Arcimboldo, Vitruvio e i “cerchi nel grano”. E poi la lettura “spirituale” proposta da Fausto Carotenuto, la lezione di Steiner secondo Piero Cammerinesi, le vie “alternative” alla conoscenza (Ambra Guerrucci, Stefano Mayorca, Manuela Pompas) e la medicina reinterpretata da Gabriella Mereu (approccio psicologico) e Marcello Pamio (vaccini). C’è davvero di tutto, su “Border Nights”: la Bibbia riletta da Mauro Biglino, la scienza divenuta ultra-dogmatica per Enzo Pennetta, la “dittatura” tecnologica del mondo contemporaneo senza più diritti (Ugo Mattei). Una giovane ricercatrice come Enrica Perucchietti denuncia le menzogne orwelliane del mainstream, fra terrorismo “false flag” e psicosi “fake news”, mentre lo storico Enrico Montermini svela il rapporto tra Mussolini e i circoli massonici internazionali che favorirono l’avvento del fascismo. Lara Pavanetto illumina altre pagine inesplorate di storia, mentre Varo Venturi, Roberto Pinotti, Corrado Malanga e Massimo Barbetta si addentrano – in modi diversissimi – nel mondo dell’ufologia, cioè nell’universo “rivelato da Giordano Bruno”, come spiega l’astrofisica Giuliana Conforto.Sempre tra le stelle, il celebre astrologo Marco Pesatori si muove in modo del tutto inedito, quasi quanto il poetico Silvano Agosti nella vita quotidiana, sognando la sua “Kirghisia”, il mondo di armonia al quale abbiamo voltato le spalle. Last but not least, naturalmente, Gianfranco Carpeoro: avvocato e scrittore nonché colonna portante di “Border Nights”, il simbologo e gran maestro, cultore dei Rosacroce, offre spunti spiazzanti e memorabili la domenica mattina nella rubrica “Carpeoro Racconta”, in web-streaming su YouTube, appuntamento imperdibile per i fan della “notte ai confini”. «Viviamo, senza saperlo, immersi in un pensiero di tipo magico: tendiamo a chiederci sempre e solo “come” fare qualcosa, mai “perché”». La tesi di Carpeoro si traduce in una sorta di manifesto, che “Border Nights” fa proprio: offre spazi generosi a voci spesso isolate, autori poco noti, denunce inascoltate. Trasmissioni mai banali, sempre stimolanti – non è un caso, il “grazie di esistere” che la redazione si vede così spesso recapitare. E’ un nuovo modo di fare informazione: aperto e leale, rispettando e coinvolgendo il pubblico. Beninteso: la trasmissione si regge sul solo volontariato. Ai “follower” più affezionati, ora si propone una sorta di libera sottoscrizione, mediante crowdfunding, su “Produzioni dal basso”. «Ma in ogni caso – assicura Frabetti – noi continueremo come prima, offrendo il nostro lavoro settimanale gratuitamente, a tutti».«Se non ci foste, bisognerebbe inventarvi». Che faccia farebbero, al Tg1, se ricevessero un messaggio simile? Qualcuno ha mai scritto, a Mentana, qualcosa come «grazie di esistere»? Quello, semmai, è il tenore delle comunicazioni rivolte, in modo sistematico, a “Border Nights”, trasmissione web-radio in live streaming su “Web Radio Network” ogni martedì sera da ormai otto anni. E’ seguita da migliaia di appassionati ascoltatori, fedelissimi di lunga data o fan più recenti, che poi scrivono: «M’è capitato una volta di sentirvi e, da allora, non mi perdo una puntata». Fabio Frabetti, il giovane conduttore – affiancato da Paolo Franceschetti per la consueta mezz’ora “a ruota libera”, spesso condita di autorionia esilarante – si avvale anche delle interviste di Stefania Nicoletti su temi di scottante attualità, mentre una vera signora della radiofonia, Barbara Marchand (Radio Montecarlo, RadioRai), ha licenza di curiosare tra libri e film, giganti del pensiero e follie contemporanee. Nell’assortimento della “notte ai confini” ci sono anche lo stile genuinamente complottistico del “Maestro di Dietrologia”, le divagazioni esoteriche di Federica Francesconi, i singolari profili astrologici con i quali Germana Accorsi tratteggia politici, star e protagonisti della cronaca. Cuore di ogni puntata: grandi ospiti, presenti in diretta, coi i quali gli ascoltatori possono interagire in tempo reale inviando messaggi, via email e in chat.
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L’Italia è nella spazzatura, e loro fan la guerra ai sacchetti
L’Italia è stata trasportata in discarica e serve quanto prima un sacchetto. Possibilmente biodegradabile… Il cervello e l’intelligenza del gregge oramai sono un optional e un vero e proprio mistero. Viviamo in una dittatura oligarchica sfacciatamente manifesta, nella quale ci hanno svuotato e privato di ogni diritto, libertà e sovranità (monetaria, economica, politica) e il popolino si preoccupa e si scandalizza per il sacchetto della spazzatura! Migliaia di persone su Facebook e nel web si stanno mobilitando per acquistare le zucchine senza sacchetto. Spedizioni punitive di consumatori furibondi entrano nei supermercati con la maschera di Anonymous per prendere in ostaggio le bilance pesa-verdura. Ha ragione il grande Natalino Balasso quando dice che siamo un popolo da «rivoluzione polleggiata». «Siamo i Pile Fighter: combattenti con la tuta di pile e le ciabatte a forma di Brunetta che si scandalizzano per le ingiustizie di X-Factor». E’ come affogare in un oceano e preoccuparsi dello schizzetto di fango nella maglietta Nike… Abbiamo una gigantesca trave nel didietro e un anello al naso, ma il gregge si preoccupa di pesare singolarmente frutta e verdura per attaccare le etichette evitando così di pagare l’ingiusto balzello legato al sacchetto.
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Sids: 300 neonati morti in Italia ogni anno, uno su mille
Morti bianche: 300 neonati ogni anno, in Italia, muoiono “in culla”. Uno su mille. Si chiama Sids, sindrome da morte infantile improvvisa (Sudden Infant Death Syndrome). Il sistema sanitario, accusa il naturopata Marcello Pamio, sottovaluta il problema: «Poco importa se tutti i bambini morti in culla hanno sempre fatto le vaccinazioni qualche giorno o qualche settimana prima». Casi archiviati come coincidenze, fatalità. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la Sids «colpisce i bambini tra un mese e un anno di età», cioè nel periodo in cui vengono fatti i primi inoculi. A riferire di questa “strage silenziosa” è un giornale come “Il Gazzettino”: il 25 maggio 2016, il quotidiano di Venezia titola: “Vaccini, bimba a due mesi muore nel sonno a Torino dopo esavalente”. Sempre per l’Istituto Superiore di Sanità, «dopo le malformazioni congenite, la Sids è la causa principale di morte post-neonatale negli Stati Uniti». Secondo il National Vital Statistics Report del 2004, «l’incidenza della Sids è di circa 1,7 per mille nati vivi. Dati simili sembrano essere registrati anche in Europa. In Italia, la stima fornita dal centro di riferimento della Regione Lombardia, è di 1 su 1000 nati vivi».Quindi in Italia vi sarebbe un morto ogni mille bambini nati, sintetizza Pamio sul blog “Riflessioni”, in cui segnala il bugiardino del vaccino trivalente “Tripedia” per difterite-tetano-pertosse. Secondo Sanofi-Pasteur, «la percentuale di morti in culla, secondo alcuni studi osservazionali, negli Stati Uniti (periodo dal 1985 al 1991) è pari a 1,5 bambini ogni 1000 nati, mentre in Germania è di circa 0,4». Sempre dal bugiardino del trivalente Tripedia: «In uno studio caso-controllato tedesco e in uno studio di sicurezza negli Stati Uniti, su 14.971 neonati che hanno ricevuto il vaccino Tripedia ne sono morti 13». Quindi, sottolinea Pamio, 13 morti su circa 15.000 neonati significa una percentuale pari a 0,86 morti per ogni 1000 nati. «In Italia sono nati nel 2016 circa 470.000 bambini. Se la percentuale di mortalità del Tripedia è di circa 0,86/1000 nati, tenuto conto che da noi sono nati 470.000 l‘anno scorso, il vaccino se ne è portati via circa 400. Morti per cosa? Da Sids, ovviamente, ma non solo. Almeno 300 ne muoiono per Sids ogni anno, ma se teniamo conto che non è l’unica causa di morte, si fa presto ad ottenere le cifre riportate».Ancora il bugiardino del Tripedia segnala che «gli eventi avversi riportati durante l’uso post-approvazione del vaccino Tripedia includono: porpora trombocitopenica idiopatica, Sids, reazione anafilattica, autismo, convulsione, encefalopatia, ipotonia, neuropatia, sonnolenza e apnea». Lo dicono gli stessi produttori dei vaccino, commenta Pamio: «Lo mettono nero su bianco nel bugiardino», mentre da noi «i grandi medici e la grande scienza ufficiale negano con tutte le forze e con ogni mezzo la correlazione tra vaccini-autismo e la correlazione tra vaccini-Sids. Beata ignoranza e soprattutto malafede, e intanto i bambini continuano a morire». Pamio definisce “olocausto” la morte in massa dei neonati, e sollecita un’azione legale, da parte della magistratura, per accertare eventuali responsabilità delle autorità italiane, per esempio «il ministro della salute, il direttore dell’Istituto Superiore di Sanità e il direttore dell’Aifa, nonché il presidente della Repubblica che ha firmato e avvallato la conversione del decreto in legge», quello sui 10 vaccini obbligatori voluto dalla “ministra” Beatrice Lorenzin.Se l’Italia è un caso unico al mondo per il numero di vaccini resi obbligatori, conclude Pamio, ha viaggiato a lungo in direzione esattamente opposta (e con ottimi risultati) il Giappone, che ha cambiato il calendario d’inizio per la vaccinazione «spostandolo dai tre mesi a due anni». Risulato: «Subito il loro tasso di Sids è crollato. Come mai?». E’ un fatto: al ritardo della vaccinazione “trivalente” Dpt (difterite-pertosse-tetano) posticipata all’età successiva ai 2 anni, ha corrisposto «un drastico calo di effetti collaterali». Nel periodo 1970-1974, quando la vaccinazione Dpt veniva effettuata dai 3 a 5 mesi di età, il Giappone erogò indennizzi per ben 57 casi gravi di bambini danneggiati da vaccino (danni permanenti) e 37 bambini morti. Durante il periodo 1975-1980, quando le iniezioni di Dpt venivano effettuate in ritardo, le gravi reazioni al vaccino sono state ridotte a un totale di tre morti. Il che significa una enorme riduzione – dall’85 al 90% – dei casi più gravi di danni, fino alla “morte bianca”. E ancora: «Nel 1988 il governo giapponese raccomandò la non-vaccinazione fino a due anni di età». La Sids però è ricomparsa, anche in Giappone, «da quando il governo è tornato a raccomandare le vaccinazioni a tre mesi», come afferma la dottoressa Viera Scheibner sul “New England Journal of Medicine”.Morti bianche: 300 neonati ogni anno, in Italia, muoiono “in culla”. Uno su mille. Si chiama Sids, sindrome da morte infantile improvvisa (Sudden Infant Death Syndrome). Il sistema sanitario, accusa il naturopata Marcello Pamio, sottovaluta il problema: «Poco importa se tutti i bambini morti in culla hanno sempre fatto le vaccinazioni qualche giorno o qualche settimana prima». Casi archiviati come coincidenze, fatalità. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la Sids «colpisce i bambini tra un mese e un anno di età», cioè nel periodo in cui vengono fatti i primi inoculi. A riferire di questa “strage silenziosa” è un giornale come “Il Gazzettino”: il 25 maggio 2016, il quotidiano di Venezia titola: “Vaccini, bimba a due mesi muore nel sonno a Torino dopo esavalente”. Sempre per l’Istituto Superiore di Sanità, «dopo le malformazioni congenite, la Sids è la causa principale di morte post-neonatale negli Stati Uniti». Secondo il National Vital Statistics Report del 2004, «l’incidenza della Sids è di circa 1,7 per mille nati vivi. Dati simili sembrano essere registrati anche in Europa. In Italia, la stima fornita dal centro di riferimento della Regione Lombardia, è di 1 su 1000 nati vivi».
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Ma ormai la gente sa che non può fidarsi di questi vaccini
Ora che l’infame capitolo sul decreto Lorenzin si è concluso, possiamo trarre alcune riflessioni. La prima è la seguente: la vera “notizia” di oggi non è tanto che il decreto sia stato finalmente convertito in legge, quanto piuttosto il fatto che alcuni parlamentari del Pd siano stati “aggrediti dagli attivisti No-vax”. Ovviamente, per chi abbia visto il video dell’episodio, non si è trattato affatto di un’aggressione vera e propria, come vorrebbero descriverla i nostri giornalisti. Ma naturalmente questa “succulenta notizia” riesce a prevalere su quella più importante – l’approvazione definitiva della legge – e questo la dice lunga su come siano schierati i pennivendoli del mainstream. La seconda riflessione è a più ampio respiro, e riguarda l’intera battaglia sui vaccini, che molti di noi hanno combattuto fin dall’inizio. Furono infatti i David Gramiccioli, i Marcello Pamio, i Massimo Mazzucco, e moltissimi altri insieme a noi, a denunciare la pericolosità dei vaccini fin dall’inizio dell’era di Internet. E quello che sta succedendo oggi, in realtà non è che la conseguenza di questa battaglia iniziata 15 anni fa.Cerco di spiegarmi meglio: se ben ricordate, questa recente offensiva sul vaccini è iniziata, circa un anno fa, al grido generalizzato del mainstream che “le percentuali di gente vaccinata si stanno abbassando pericolosamente!”. E’ sulla base di questo mantra che è partita la contro-reazione da parte di Big Pharma. Ebbene, questo calo nelle percentuali di cittadini vaccinati non è stato certamente un caso, ma è stato la diretta conseguenza del fatto che in Internet abbiano iniziato a circolare, da 15 anni a questa parte, informazioni alternative sulla sicurezza dei vaccini. La gente ha smesso di vaccinare i figli “in automatico” nel momento in cui ha iniziato a capire i rischi a cui andava incontro. In un certo senso, quindi, siamo noi stessi che abbiamo diffuso queste informazioni ad essere “responsabili” per il giro di vite è stato imposto di recente alla popolazione, con l’introduzione dell’obbligo vaccinale. In altre parole, se non ci fosse stata la diffusione capillare di informazioni alternative in rete sulla pericolosità dei vaccini, molto probabilmente non saremmo mai arrivati ad una situazione in cui Big Pharma dovesse sentire la necessità di imporre l’obbligo vaccinale.C’è però un fatto a nostro favore, ed è questo lo sguardo a lungo termine che vorrei proporre: tutto ciò che abbiamo imparato sui vaccini negli ultimi 15 anni non si può più disimparare. Una volta che hai capito una cosa non puoi più tornare indietro: la sai e basta. Tutte le persone quindi che hanno acquisito la consapevolezza dei rischi collegati alle vaccinazioni ormai non tornano più indietro. Queste persone costituiscono uno zoccolo duro che nel futuro non potrà che andare ad aumentare, visto che anche le informazioni sui pericoli da vaccino sono disponibili ormai a tutti, e non potranno più essere cancellate. E quindi, la misura dell’obbligo che oggi potrebbe sembrare sufficiente a Big Pharma, un domani non lo sarà più. È solo questione di raggiungere la massa critica. Ma indietro non si torna.(Massimo Mazzucco, “Vaccini: si chiude un capitolo. Quale sarà il prossimo?”, dal blog “Luogo Comune” del 28 luglio 2017).Ora che l’infame capitolo sul decreto Lorenzin si è concluso, possiamo trarre alcune riflessioni. La prima è la seguente: la vera “notizia” di oggi non è tanto che il decreto sia stato finalmente convertito in legge, quanto piuttosto il fatto che alcuni parlamentari del Pd siano stati “aggrediti dagli attivisti No-vax”. Ovviamente, per chi abbia visto il video dell’episodio, non si è trattato affatto di un’aggressione vera e propria, come vorrebbero descriverla i nostri giornalisti. Ma naturalmente questa “succulenta notizia” riesce a prevalere su quella più importante – l’approvazione definitiva della legge – e questo la dice lunga su come siano schierati i pennivendoli del mainstream. La seconda riflessione è a più ampio respiro, e riguarda l’intera battaglia sui vaccini, che molti di noi hanno combattuto fin dall’inizio. Furono infatti i David Gramiccioli, i Marcello Pamio, i Massimo Mazzucco, e moltissimi altri insieme a noi, a denunciare la pericolosità dei vaccini fin dall’inizio dell’era di Internet. E quello che sta succedendo oggi, in realtà non è che la conseguenza di questa battaglia iniziata 15 anni fa.
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Errore medico: terza causa di morte, dopo cuore e cancro
«Ce ne siamo già occupati altre volte in passato: gli errori medici sono la terza causa di morte nel mondo occidentale, dopo le malattie cardiovascolari e il cancro». Quello che esce da un recente studio pubblicato dal “British Medical Journal” ha però dell’incredibile: l’errore medico non è incluso nei certificati medici e nelle statistiche riguardanti le cause di morte. «Questo significa una sola cosa: i numeri delle morti che noi tutti conosciamo sono sottostimati», afferma il nutrizionista Marcello Pamio, autore di svariati saggi sullo stretto rapporto fra alimentazione e salute. Morte provocata dal medico che sbaglia? «Le cause iatrogene potrebbero risalire il podio diventando la seconda o addirittura la prima causa di morte al mondo». Ovviamente i media tacciono, accusa Pamio: «Argomento tabù, gli sponsor sono sacri. Farmaci killer spietati? Assolutamente no, le droghe non si toccano, gli interessi economici sotterrano le morti che passano in secondo piano. Esattamente come i morti civili nelle guerre: danni collaterali. Oggi la realtà è la seguente: probabilmente i farmaci uccidono più delle guerre».A fare un po’ di luce sono due importanti ricercatori, Martin Makary e Michael Daniel, che hanno cercato di stimare il contributo dell’errore medico sul tasso di mortalità americano. L’oncologo Makary, in forza al prestigioso John Hopkins Hospital di Baltimora, nel Maryland, ha pubblicato studi sull’importanza della trasparenza nella sanità, ed è lo sviluppatore della “checklist” post-operatoria, precursore della “checklist” chirurgica istituita dall’Oms. Daniel è un suo allievo, specializzato nella ricerca per la sicurezza del paziente, anche in relazione all’analsi dell’efficienza del servizio sanitario. La loro ricerca risale al 2016 ed è stata pubblicata il 3 maggio scorso dalla prestigiosa rivista britannica. La lista annuale delle cause più comuni di morte negli Stati Uniti, spiega Pamio su “Disinformazione.it”, è stilata dal Cdc, il Centro di controllo e prevenzione delle malattie: è un elenco composto dai certificati di morte compilati da medici, agenzie funebri e medici legali. Uno dei maggiori limiti del certificato di morte è che fa affidamento al codice Icd, quello dell’assegnazione internazionale della classificazione delle patologie mortali. «Ciò che ne risulta è che le cause di morte non associate ad un codice Icd, come ad esempio fattori legati a errori dell’uomo o del sistema, non vengono menzionati», sottolinea Pamio.Dal Cdc sono comunque partiti i due ricercatori, che hanno analizzato la letteratura scientifica sugli errori medici, per identificare il loro “contributo” nella mortalità ai danni della popolazione negli Usa. L’errore medico? E’ stato definito «un atto inconsapevole», oppure «un processo che non raggiunge il risultato aspettato (errore di esecuzione)». O, ancora, un «errore di pianificazione» nella terapia, fino a «una deviazione del processo di cura». Il danno al paziente? «Può provenire da un errore medico a livello individuale o di sistema». Errare è umano, ovviamente. Ma, mentre molti sbagli non portano a conseguenze gravi, in altri casi invece una sola svista può bastare a determinare la morte dello sfortunato paziente. Pamio cita – tra i tantissimi – il caso di una giovane donna, inizialmente rimessa in sesto grazie a un delicato trapianto, ma poi morta (come appurato dall’autopsia) a causa di un ago che, durante un rilievo diagnostico profondo, le aveva lesionato il fegato. «Il certificato di morte riportò, però, che la causa del decesso era da ricondursi ad una patologia cardiovascolare della paziente». Quindi, il fatale errore medico “scomparve” dalle statistiche.Quanto è grande il problema? Negli Stati Uniti, spiega Pamio, la più comune fonte che riporta stime di decessi annuali causati da errori medici è un report datato 1999, «molto limitato e obsoleto», firmato dallo Iom, Istituto di Medicina. Il report descrive una media tra i 44.000 e i 98.000 decessi annuali. Le cifre però non si basano su una ricerca primaria condotta dall’istituto, ma su uno studio di pratica medica condotto ad Harvard nel lontano 1984, più uno secondo studio più recente, del 1992, condotto in Utah e in Colorado. Già nel 1993, Lucian Leape, un investigatore che si occupava dello studio di Harvard, pubblicò un articolo secondo il quale le stime riportate nel primo storico report erano troppo basse, sostenendo che il 78% anziché il 51% delle 180.000 morti “iatrogene” effettivamente riscontrate erano evitabili, senza contare poi che alcuni sostengono che tutte le morti causate dal medico siano evitabili. «Questa incidenza più elevata – aggiunge Pamio – è stata conseguentemente supportata da studi che affermano che il report Iom del 1999 ha sottostimato l’entità del problema». Un altro report del 2004, riguardante i decessi di pazienti ricoverati sempre negli Usa, stima che oltre mezzo milione di decessi (575.000) siano stati causati da errori medici tra il 2000 e il 2002, vale a dire circa 195.000 morti all’anno. Una conferma viene dal ministero statunitense della salute, che – basandosi su parziali rilevazioni d’archivio aggiornate solo fino al 2009 – arriva a contare 180.000 decessi, dovuti a errori medici, sempre in relazione a pazienti ricoverati in strutture ospedaliere.«Se questa media venisse applicata a tutte le ammissioni registrate negli ospedali statunitensi nel 2013 – ne deduce Marcello Pamio – il numero delle morti diventerebbe più di 400.000 all’anno, e cioè 4 volte maggiore alle morti stimate dallo Iom». Specialisti come Classes e Landrigan hanno cooperato a pubblicazioni riguardanti la sicurezza del paziente, scoprendo che lo 0,6% delle ammissioni ospedaliere nella Carolina del Nord, nell’arco di 6 anni (2002-2007), sono risultate letali a causa di eventi avversi: ed è stato stimato che il 63% fosse causato da errori medici. «Riportati ad una media nazionale, questi dati si traducono in 134.581 morti annuali di pazienti a causa di una scarsa cura». Da notare inoltre che nessuno di questi studi menziona le morti di pazienti curati esternamente, assistiti a casa o in ambulatori e cliniche private. «Noi – scrive Pamio – abbiamo calcolato una media di decessi causati da errori medici di 251.454 per anno, utilizzando gli studi sviluppati sul report dell’Iom del 1999, valutando anche le ammissioni ospedaliere registrate nel 2013 negli Stati Uniti», e restando ai soli pazienti ricoverati in ospedale.«Nonostante le nostre supposizioni fatte estrapolando dati di studi effettuati sul più ampio range di popolazione statunitense possibile – continua Pamio – emerge sempre di più la quasi totale assenza di dati nazionali evidenti e la conseguente necessità di una sistematica analisi di questo problema». Verificando le stime del Cdc, il centro clinico di controllo e prevenzione Usa, «se ne deduce che gli errori medici sono la terza causa più comune di decessi negli Stati Uniti». Una classifica impietosa, quella aggiorata al 2013: i decessi per malattie cardiache sono 611.000 e quelli per cancro 585.000, mentre i morti da “errore medico”, in ospedale, sono 251.000. «Gli errori medici che conducono alla morte del paziente – aggiunge Pamio – sono sottostimati e poco conosciuti anche in molti altri paesi, incluso il Regno Unito e il Canada». Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ben 117 nazioni codificano i decessi utilizzando la classifica standard Icd, che esclude l’errore umano. Al fenomeno va dato il giusto risalto, per «aumentare la consapevolezza e guidare alla collaborazione tra diverse realtà», investendo di più in termini di ricerca e prevenzione. E’ questo lo spirito che ha mosso i due autori dello studio pubblicato dal “British Medical Journal”, due prestigiosi specialisti – assicura Pamio – degni della massima fede.«Ce ne siamo già occupati altre volte in passato: gli errori medici sono la terza causa di morte nel mondo occidentale, dopo le malattie cardiovascolari e il cancro». Quello che esce da un recente studio pubblicato dal “British Medical Journal” ha però dell’incredibile: l’errore medico non è incluso nei certificati medici e nelle statistiche riguardanti le cause di morte. «Questo significa una sola cosa: i numeri delle morti che noi tutti conosciamo sono sottostimati», afferma il nutrizionista Marcello Pamio, autore di svariati saggi sullo stretto rapporto fra alimentazione e salute. Morte provocata dal medico che sbaglia? «Le cause iatrogene potrebbero risalire il podio diventando la seconda o addirittura la prima causa di morte al mondo». Ovviamente i media tacciono, accusa Pamio: «Argomento tabù, gli sponsor sono sacri. Farmaci killer spietati? Assolutamente no, le droghe non si toccano, gli interessi economici sotterrano le morti che passano in secondo piano. Esattamente come i morti civili nelle guerre: danni collaterali. Oggi la realtà è la seguente: probabilmente i farmaci uccidono più delle guerre».
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Chemioterapia? No, grazie: non guarisce e uccide prima
“Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale”, recita il Giuramento di Ippocrate. Quanti medici lo rispettano? E che dire degli oncologi che prescrivono la chemioterapia, così come i governi che li obbligano a seguire il protocollo anti-cancro basato su chemio e radioterapia? Poco nota al grande pubblico è la vasta ricerca condotta per 23 anni dal professor Hardin Jones, fisiologo dell’Università della California, presentata già nel 1975 a Berkeley. Oltre a denunciare l’uso di statistiche falsate, Jones prova che i malati di tumore che non si sottopongono alle terapie canoniche sopravvivono più a lungo. Il professor Jones dimostra che le donne malate di cancro alla mammella che hanno rifiutato le terapie convenzionali mostrano una sopravvivenza media di 12 anni e mezzo, quattro volte superiore a quella (di appena 3 anni) raggiunta dalle donne che accettano le cure complete. Un’altra ricerca, pubblicata su “The Lancet”, rivela che, su 188 pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi, la vita media di quelli trattati con la chemio è stata di 75 giorni, contro i 120 dei pazienti non trattati.Se queste ricerche sono veritiere, osserva Marcello Pamio, autore di “Cancro SpA, leggere attentamente le avvertenze”, una persona malata di tumore ha statisticamente una percentuale maggiore di sopravvivenza se non segue i protocolli terapeutici ufficiali. «Con questo non si vuole assolutamente spingere le persone a non farsi gli esami», ma si vogliono fornire semplicemente «informazioni che normalmente vengono oscurate». Informazioni spesso decisive per trovare la giusta terapia. «La scelta è sempre e solo individuale: ogni persona deve assumersi la propria responsabilità, deve prendere in mano la propria vita. Dobbiamo smetterla di delegare il medico, lo specialista, il mago, il santone che sia. Nessun altro deve poter decidere al posto nostro». Tra le cose che normalmente il sistema sanitario non ci racconta, oltretutto, c’è l’auto-guarigione: un’altissima percentuale di individui è affetta (senza saperlo) da tumori “in situ”, neutralizzati e resi inoffensivi dall’organismo. Lo ha spiegato Luigi De Marchi, psicologo clinico, autore di saggi conosciuti a livello internazionale: moltissimi di noi convivono con tumori inoffensivi, “incapsulati” all’interno del corpo.Parlando con un amico anatomo-patologo del Veneto sui dubbi dell’utilità delle diagnosi e delle terapie anti-tumorali, De Marchi si sentì rispondere: «Sapessi quante volte, nelle autopsie sui cadaveri di vecchi contadini delle nostre valli più sperdute, ho trovato tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per altre cause, del tutto indipendenti dalla patologia tumorale». Ma allora, si domandò De Marchi, la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli ultimi decenni è solo un’illusione ottica? E’ prodotta dalla diffusione delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati e regredivano naturalmente? «E se il tanto conclamato incremento della mortalità da cancro fosse solo il risultato dell’angoscia di morte prodotta sia dalle diagnosi precoci e dal clima terrorizzante degli ospedali, sia della debilitazione e intossicazione del paziente prodotte dalle terapie invasive, traumatizzanti e tossiche della medicina ufficiale?». Dubbio atroce: l’angoscia da diagnosi infausta e l’avvelamento da chemioterapia possono sabotare la capacità di auto-guarigione?«Con quanto detto da Luigi De Marchi – confermato anche da autopsie eseguite in Svizzera su cadaveri di persone morte non per malattia – si arriva alla sconvolgente conclusione che moltissime persone hanno (o avevano) uno o più tumori, ma non sanno (o sapevano) di averli», continua Pamio sul sito di “Arianna”, editrice specializzata in informazione alternativa, anche medica. Dall’indagine autoptica elvetica, eseguita su migliaia di persone decedute in incidenti stradali, è risultato qualcosa di sconvolgente: il 38% delle donne tra i 40 e 50 anni presentava un tumore al seno, il 48% degli uomini sopra i 50 anni aveva un tumore alla prostata, e il 100% delle donne e uomini sopra i 50 anni presentava un tumore alla tiroide. Attenzione: tutti tumori “in situ”, cioè incapsulati dal corpo e resi innocui. «Nel corso della vita è infatti “normale” sviluppare tumori: la stessa medicina sa bene che sono migliaia le cellule tumorali prodotte ogni giorno dall’organismo. Vengono distrutte o fagocitate dal sistema immunitario, se l’organismo funziona correttamente». Molti tumori regrediscono o rimangono incistati per lungo tempo, quando la forza risanatrice di ognuno è libera di agire. E se invece l’organismo viene gravemente debilitato da farmaci invasivi?Il più pericoloso è proprio la chemioterapia, il cui principio terapeutico è brutalmente semplice: si usano sostanze chimiche altamente tossiche per uccidere le cellule cancerose.Tuttavia, «non essendo in grado di distinguere le cellule sane da quelle neoplastiche (impazzite)», cioè i tessuti tumorali da quelli sani, «questa feroce azione mortale colpisce e distrugge l’intero organismo vivente». In altre parole, «si sono dimenticati di dirci che queste sostanze di sintesi sono dei veri e propri veleni». Racconta una paziente: «Il fluido altamente tossico veniva iniettato nelle mie vene. L’infermiera che svolgeva tale mansione indossava guanti protettivi perché se soltanto una gocciolina del liquido fosse venuta a contatto con la sua pelle l’avrebbe bruciata». Corollario: giorni interi in preda al vomito, perdita dei capelli, debilitazione catastrofica. «Ero una morta che camminava». Un malato di tumore viene avvertito che la chemio gli provocherà (forse) nausea, vomito e perdita dei capelli, ma siccome la chemio è l’unica cura ufficiale riconosciuta «si devono stringere i denti e firmare il consenso informato, cioè si sgrava l’azienda ospedaliera da qualsiasi responsabilità».In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità ha stampato un fascicolo dal titolo “Esposizione professionale a chemioterapici antiblastici” per tutti gli addetti ai lavori, infermieri e medici che maneggiano fisicamente le fiale per la chemio. Sfogliando l’elenco dei veleni che compongono il cocktail letale, c’è de restare secchi. Ad esempio, gli “antraciclinici” sono “potenzialmente mutageni e cancerogeni” e possono produrre “cardiomiopatia cronica”, mortale nel 50% dei casi. Altra sostanza, la “procarbazina”: anch’essa cancerogena e mutagena, è anche teratogena (malformazione nei feti) e il suo impiego è associato a un rischio del 5-10% di leucemia acuta, che aumenta per i soggetti trattati anche con radioterapia. Un altro documento, sempre del ministero della sanità (commissione oncologica nazionale), avverte i sanitari del pericolo dell’esposizione ai veleni chemioterapici: «Si parla espressamente dei rischi per operatori e pazienti». Testualmente: «Nonostante numerosi chemioterapici antiblastici siano stati riconosciuti dalla Iarc (International Agency for Research on Cancer) e da altre autorevoli agenzie internazionali come sostanze sicuramente cancerogene o probabilmente cancerogene per l’uomo, a queste sostanze non si applicano le norme del Titolo VII del D.lgs n. 626/94 “Protezione da agenti cancerogeni”».«Infatti, trattandosi di farmaci – continua il documento ministeriale – non sono sottoposti alle disposizioni previste dalla Direttiva 67/548/Cee e quindi non è loro attribuibile la menzione di R45 “Può provocare il cancro” o la menzione R49 “Può provocare il cancro per inalazione”». Quindi queste sostanze, nonostante provochino il cancro, non possono essere etichettate come cancerogene (R45 e R49) semplicemente perché sono considerate “farmaci”. L’agenzia, scrive Pamio, è arrivata a queste definizioni prevalentemente attraverso la valutazione del rischio “secondo tumore”, che nei pazienti trattati con chemioterapici antiblastici può aumentare con l’aumento della sopravvivenza. «Infatti, nei pazienti trattati per neoplasia è stato documentato lo sviluppo di tumori secondari non correlati con la patologia primitiva». Massima allerta anche alla voce “smaltimento”: «Tutti i materiali residui dalle operazioni di manipolazione dei chemioterapici antiblastici (mezzi protettivi, telini assorbenti, bacinelle, garze, cotone, fiale, flaconi, siringhe, deflussori, raccordi) devono essere considerati rifiuti speciali ospedalieri». Vanno bruciati in inceneritore, a 1000 gradi, e non senza rischi: «La termossidazione, pur distruggendo la molecola principale della sostanza, può comunque dare origine a derivati di combustione che conservano attività mutagena».È pertanto preferibile «effettuare un trattamento di inattivazione chimica (ipoclorito di sodio) prima di inviare il prodotto ad incenerimento», conclude il ministero, secondo cui sono un pericolo anche le urine dei pazienti sottoposti al trattamento: «Dovrebbero essere inattivate prima dello smaltimento, in quanto contengono elevate concentrazioni di principio attivo». Nemmeno si trattasse di scorie nucleari: ma che razza di sostanze chimiche sono mai queste? «L’amara conclusione, che si evince dall’Istituto Superiore di Sanità, è che l’oncologia moderna per curare il cancro utilizza delle sostanze chimiche che sono cancerogene (provocano il cancro), mutagene (provocano mutazioni genetiche) e teratogene (provocano malformazioni nei discendenti)», scrive Pamio. «C’è qualcosa che non torna: perché ad una persona sofferente dal punto di vista fisico, psichico e morale, debilitata e sconvolta dalla malattia, vengono iniettate sostanze così tossiche?».Parlano chiaro i bugiardini dei farmaci velenosi, come le “mostarde azotate”. Incredibile ma vero, scrive sempre il ministero, queste sostanze-killer «furono prodotte per la prima volta negli anni ’20 e ’30 come potenziali armi chimiche». Particolarmente imbarazzante, oggi, il bilancio dell’oncologia dopo quarant’anni di inutile accanimento chemioterapico: oltre a non guarire dal tumore, i pazienti vengono intossicati e subiscono la proliferazione di tumori secondari, provocata proprio da componenti per “armi di distruzione di massa”, loro somministrate per via endovenosa. E’ il business del secolo, accusano i critici: non è un caso che Big Pharma si premuri di gettare discredito sulle terapie alternative, ormai sempre più diffuse viste le elevate possibilità di guarigione che sembrano offrire, senza peraltro compromettere l’organismo. Chemioterapia? No, grazie. «Per “curare” il tumore oggi vengono utilizzati degli “agenti vescicanti”, prodotti militari usati nelle guerre chimiche», conclude Marcello Pamio. «Anche se la ”guerra al cancro” viene portata avanti con ogni mezzo dall’establishment, ritengo che ci sia un limite a tutto».“Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale”, recita il Giuramento di Ippocrate. Quanti medici lo rispettano? E che dire degli oncologi che prescrivono la chemioterapia, così come i governi che li obbligano a seguire il protocollo anti-cancro basato su chemio e radioterapia? Poco nota al grande pubblico è la vasta ricerca condotta per 23 anni dal professor Hardin Jones, fisiologo dell’Università della California, presentata già nel 1975 a Berkeley. Oltre a denunciare l’uso di statistiche falsate, Jones prova che i malati di tumore che non si sottopongono alle terapie canoniche sopravvivono più a lungo. Il professor Jones dimostra che le donne malate di cancro alla mammella che hanno rifiutato le terapie convenzionali mostrano una sopravvivenza media di 12 anni e mezzo, quattro volte superiore a quella (di appena 3 anni) raggiunta dalle donne che accettano le cure complete. Un’altra ricerca, pubblicata su “The Lancet”, rivela che, su 188 pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi, la vita media di quelli trattati con la chemio è stata di 75 giorni, contro i 120 dei pazienti non trattati.