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Uccidere Lukashenko: Mosca sventa il golpe Usa a Minsk
Grande Satana: con questa espressione (deformando con lenti teologiche la Bibbia, dove il “demonio” in realtà non esiste) l’ayatollah Khomeini definitiva l’imperialismo Usa, che in Iran aveva abbattuto il presidente legittimo, Mohammad Mossadeq, ostile al colonialismo petrolifero inglese, per insediare il dittatore di fiducia delle democrazie occidentali, lo scià Reza Pahlevi. Il Grande Satana sembra tornato: mentre il potere euro-statunitense e cinese sostiene che il mondo sarebbe tenuto in ostaggio dal Covid, le grandi potenze mercantili mettono nel mirino il sistema-Russia, l’unico (su scala mondiale) che si sia opposto alla narrazione fobica del coronavirus, decretando la fine dell’emergenza dopo aver rinunciato ai lockdown. Le notizie sembrano rincorrersi lungo un precipizio pericoloso, tracciato dal gruppo di potere che utilizza la Casa Bianca (Joe Biden) come paravento istituzionale per la resa dei conti con Mosca, incessantemente preparata da quando Vladimir Putin ha messo fine al saccheggio occidentale del suo paese. Mentre si assediano le posizioni russe in Ucraina, si tenta di abbattere (uccidendolo) il presidente della Bielorussia, alleato di Mosca.Fonti come “Controinformazione” e “L’Antidiplomatico” forniscono dettagli non rintraccabili nella stampa mainstream occidentale, quella che ha costruito il Grande Terrore del virus di Wuhan. I servizi segreti russi, si legge, nei giorni scorsi hanno sventato un piano per assassinare Lukashenko e i suoi famigliari, onde decapitare la dirigenza di Minsk. Tra i fermati, l’attivista Yuri Leonidovich Zyankovich (uomo con doppia cittadinanza, bielorussa e statunitense) e il politologo bielorusso Alexander Feduta. L’accusa, da parte degli 007 dell’Fsb: stavano progettando un golpe militare, in Bielorussia, tramite il collaudato scenario della “rivoluzione colorata” con il coinvolgimento dei nazionalisti locali e ucraini, da innescare dopo l’eliminazione fisica del presidente Lukashenko. Nella primavera 2020, l’autocrate di Minsk era stato quasi travolto dalle proteste di piazza, orchestrate dall’Occidente. La sua grande colpa? Aver denunciato che l’Oms e il Fmi avevano avanzato offerte miliardarie, alla Bielorussia, se avesse optato per il lockdown «come in Italia».Il cattivo esempio di Lukashenko – niente lockdown, e denuncia del complotto – andava quindi punito severamente, nel 2020 con la sua deposizione e ora addirittura con il suo “omicidio mirato”. Il golpe sventato dai servizi segreti del Cremlino rientra nella drammatica partita a scacchi tra Occidente e Russia: una caccia alle streghe ufficialmente aperta dall’attuale presidente-fantoccio degli Stati Uniti, che ha definito «un assassino» il leader russo, sostenuto in patria da un vasto consenso popolare. Va ricordato che la Russia, in questi anni, non è mai venuta meno al senso dell’onore, rispettando i patti e i trattati internazionali. Al contrario, gli Usa hanno regolarmente violato tutti gli accordi, a partire da quelli risalenti all’epoca di Gorbaciov, quando l’Urss – mettendo fine alla guerra fredda – sognava orizzonti di pace e cooperazione, a beneficio dello sviluppo mondiale. Tradendo le promesse, gli Stati Uniti non hanno esitato, infatti, a spostare continuamente verso Est l’area operativa della Nato, minacciando in modo sempre più diretto la Russia.Dal canto suo, Mosca ostenta saldezza, forte della sua dichiarata potenza difensiva affidata a tecnologie avveniristiche di origine aerospaziale: nel gennaio 2021, il super-cacciatorpediniere americano Donald Cook è stato costretto a navigare alla deriva, nel Mar Nero, dopo un sorvolo radente da parte di un caccia russo Su-24 che ha letteralmente “spento a distanza” i comandi della avanzatissima nave da battaglia statunitense. Può apparire sconcertante – specie oggi, in un clima narrativo ancora dominato dalla cosiddetta pandemia – che a fare notizia siano eventi dal sapore antico, come il dislocamento di reparti corazzati alle frontiere. La Russia ha schierato oltre 1.000 carri armati e 300 aerei a difesa dei confini con l’Ucraina, dopo l’annuncio – da parte del regime di Kiev, sostenuto dalla Nato – di volersi riprendere con la forza le regioni ucraine che nel 2014 operarono la secessione dall’Ucraina, paese storicamente russo, a cui nel 1954 – con Khrushev – l’Urss “regalò” la Crimea, in segno di amicizia.Proprio la Crimea – tornata alla madrepatria russa con regolare referendum, dall’esito plebiscitario – resta la pietra dello scandalo, nonché la potenziale polveriera che potrebbe far esplodere la crisi oggi in corso. In questi giorni, la Russia sta letteralmente militarizzando la penisola del Mar Nero, per scoraggiare un’aggressione da parte della Nato, che utilizzerebbe truppe ucraine. Il ritorno alla Russia da parte della Crimea, nel 2014, si accompagnò al distacco dell’Est Ucraina (Lugansk e Donetsk): proprio il Donbass è stato bombardato, in questi giorni, dalle artiglierie di Kiev, a pochi chilometri dalla linea oltre la quale sono schierati migliaia di soldati russi, pronti anche – secondo Mosca – a penetrare in territorio ucraino, per fermare l’eventuale avanzata delle truppe appoggiate dalla Nato. All’origine del conflitto, il golpe del 2014 truccato da “rivoluzione colorata”: cecchini e mercenari Nato spararono sulla folla per far ricadere la colpa sulla polizia ucraina dell’allora presidente, il filo-russo Viktor Yanukovic. Il colpo di Stato, condotto anche con elementi neonazisti e anti-russi, gettò nel panico le componenti russofone dell’Ucraina (Crimea e Donbass), da allora passate sotto il controllo di Mosca.Di fronte alla sconfitta (in particolare, la perdita della Crimea), Barack Obama reagì imponendo sanzioni contro Mosca: ordine prontamente eseguito dall’Unione Europea, con gravissimi danni inferti al florido export italiano. Ed era solo l’antipasto: poco dopo, infatti, Vladimir Putin avrebbe schierato i suoi aerei a protezione della Siria, salvando Damasco dalle milizie dell’Isis, protette dall’intelligence occidentale sia in modo diretto (Usa, Francia, Gran Bretagna) che attraverso attori locali come Turchia, Israele e Arabia Saudita. Una disfatta, per Obama, difficilmente tollerabile: e proprio Obama è oggi il politico più determinante, nelle scelte della Casa Bianca. Già allora, i russi offrirono speciali inviti alla prudenza: senza alcuna motivazione tattica, infatti, le postazioni dell’Isis furono colpite anche da nuovissimi missili ipersonici, lanciati da corvette in navigazione nel Mar Caspio (a 1.300 chilometri di distanza) senza che i radar Nato riuscissero a “vederli” e intercettarli, prima dell’impatto.Sembrano curiosità per appassionati, ma forse sono notizie su cui può fare affidamento chi teme seriamente che Usa e Russia possano davvero venire alle mani in modo diretto, tenendo conto che (oltre al pericoloso Obama) alla Casa Bianca siede un “signore della guerra” come Biden, scandalosamente coinvolto – anche a livello di business familiare – nel grande affare del golpe in Ucraina, insieme a falchi neocon come Victoria Nuland e personaggi come l’ultra-guerrafondaio Tony Blinken, attuale segretario di Stato. Suona oltremodo sinistro l’impegno della marina militare britannica nel Mar Nero, contro la Russia, annunciato il 18 aprile dal “Sunday Times”: nessuno dimentica il ruolo svolto da Londra, con Blair, all’epoca dell’invenzione delle “armi di distruzione” di massa di Saddam, infame campagna di disinformazione per preparare l’invasione dell’Iraq. Ci risiamo? Non è rassicurante nemmeno la strana esplusione di diplomatici russi decretata dalla Repubblica Ceca in questi giorni, probabilmente per innalzare una cortina fumogena destinata a distogliere l’attenzione dei media dall’imbarazzante golpe in Bielorussia appena sventato da Mosca, capitale di un paese che ha osato sfidare i signori del Covid, anche facendo concorrenza ai loro vaccini miliardari.Grande Satana: con questa espressione (deformando con lenti teologiche la Bibbia, dove il “demonio” in realtà non esiste) l’ayatollah Khomeini definitiva l’imperialismo Usa, che in Iran aveva abbattuto il presidente legittimo, Mohammad Mossadeq, ostile al colonialismo petrolifero inglese, per insediare il “dittatore di fiducia” delle democrazie occidentali, lo scià Reza Pahlevi. Il Grande Satana sembra tornato: mentre il potere euro-statunitense e cinese sostiene che il mondo sarebbe tenuto in ostaggio dal Covid, le grandi potenze mercantili mettono nel mirino il sistema-Russia, l’unico (su scala mondiale) che si sia opposto alla narrazione fobica del coronavirus, decretando la fine dell’emergenza dopo aver rinunciato ai lockdown. Le notizie sembrano rincorrersi lungo un precipizio pericoloso, tracciato dal gruppo di potere che utilizza la Casa Bianca (Joe Biden) come paravento istituzionale per la resa dei conti con Mosca, incessantemente preparata da quando Vladimir Putin ha messo fine al saccheggio occidentale del suo paese. Mentre si assediano le posizioni russe in Ucraina, si tenta di abbattere (uccidendolo) il presidente della Bielorussia, alleato di Mosca.
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Fcas e Tempest, con i nuovi jet l’F-35 diventa archeologia
In occasione del recentissimo Paris Air Show, un modello del Fcas (Future Air Combat System) ha attirato la curiosità dei presenti: si tratta di un caccia di sesta generazione, scrive “L’Antidiplomatico”. Realizzato in collaborazione con tedeschi e spagnoli, il jet militare è di origine prevalentemente francese. E potrebbe essere la controparte europea di qualsiasi aereo (con equipaggio, o senza) dei caccia stealth di quinta generazione, come gli F-22 Raptor americani, gli Su-57 della Russia e ovviamente i più che controversi F-35, che varie forze europee hanno dovuto acquisire per fare un favore agli Usa. «Fcas è costruito attorno a concetti futuristici: configurazione invisibile, missili a lungo raggio e, soprattutto, volo senza equipaggio», spiega “L’Antidiplomatico”. «Come una regina furtiva, il caccia sarà seguito da un seguito di droni che svolgeranno gran parte del lavoro sporco di combattimento e di scouting», assumendo su di sé il peso del fuoco nemico.Nel frattempo, gli Stati Uniti «stanno lavorando sullo stesso concetto con il programma Loyal Wingman e il drone Xq-58, un sosia mini-F-35 che funzionerà con aeromobili con equipaggio come un branco di cani da caccia e il loro padrone». E per non essere superata dai suoi cugini continentali, da cui si sta separando, la Gran Bretagna – che pure ha acquistato alcuni F-35 – sta anch’essa sviluppando il suo caccia di sesta generazione, il Tempest. «Munito di laser, dovrebbe entrare in servizio intorno al 2035». A questo progetto pare voglia prendere parte anche l’Italia. Questi jet avanzati, aggiunge “L’Antidiplomatico”, possono essere dotati di armi avveniristiche. La società europea di difesa Mbda ha presentato alcuni concetti avanzati di missili: «Sciami di alianti lanciati dagli aerei che riescono a sopraffare un bersaglio a cinquanta miglia di distanza, mentre gli aerei con equipaggio sono al sicuro dalla mischia». Non solo: ci sono anche «missili furtivi a bassa quota che dovrebbero bombardare nemici».Finalmente, nei piani euro-atlantici, figurerebbe anche «un missile supersonico, che può abbattere aerei nemici, navi e difese aeree». Il giorno che entrasse in esercizio sarebbe una prima risposta all’attuale supremazia assoluta della Russia, che ha già testato i suoi nuovissimi missili ipersonici, letteralmente “imparabili”, capaci di affondare una portaerei viaggiando anche a dieci volte la velocità del suono. Ne ha dato una spettacolare dimostrazione lo stesso Putin, diffondendo le immagini di questi missili: lanciati da navi da guerra in navigazione nel remotissimo Mar Caspio, sono piovuti addosso ai miliaziani dell’Isis in Siria senza che i sistemi di allertamento Nato potessero far nulla per intercettarli. Scenari che rendono ancora più inutile il costoso F-35, definito “un bidone volante” dallo storico progettista dell’F-16, secondo cui il jet americano a decollo verticale, lento e impacciato, non soppravviverebbe a un duello aereo con un Mig degli anni Sessanta.In occasione del recentissimo Paris Air Show, un modello del Fcas (Future Air Combat System) ha attirato la curiosità dei presenti: si tratta di un caccia di sesta generazione, scrive “L’Antidiplomatico”. Realizzato in collaborazione con tedeschi e spagnoli, il jet militare è di origine prevalentemente francese. E potrebbe essere la controparte europea di qualsiasi aereo (con equipaggio, o senza) dei caccia stealth di quinta generazione, come gli F-22 Raptor americani, gli Su-57 della Russia e ovviamente i più che controversi F-35, che varie forze europee hanno dovuto acquisire per fare un favore agli Usa. «Fcas è costruito attorno a concetti futuristici: configurazione invisibile, missili a lungo raggio e, soprattutto, volo senza equipaggio», spiega “L’Antidiplomatico”. «Come una regina furtiva, il caccia sarà seguito da un seguito di droni che svolgeranno gran parte del lavoro sporco di combattimento e di scouting», assumendo su di sé il peso del fuoco nemico.
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Kinžal, il super-missile russo che può affondare le portaerei
Si chiama Kinžal (“pugnale” in russo) il nuovissimo missile “imparabile” messo a punto da Mosca: viaggia a 10 volte la velocità del suono, anche se pesa quasi 5 tonnellate, e colpisce obiettivi a duemila chilometri di distanza, consentendo a chi lo scaglia di restare al riparo, fuori tiro. Notizia anticipata all’inzio di marzo da Sergeij Surovikin, capo della forza aerospaziale russa, che in un’intervista ha svelato i principali segreti del nuovo sistema missilistico ipersonico aria-superficie. Il nuovo “Kh-47M2 Kinžal” è stato sviluppato per essere lanciato da un aereo, l’intercettore supersonico Mig-31 opportunamente aggiornato. La nuova arma, scrive “Analisi Difesa”, sito italiano ben informato sulle notizie che provengono dall’industria degli armamenti, «consente al velivolo lanciatore di rimanere a distanza di sicurezza senza entrare nella zona di difesa aerea del nemico (operando dunque in modalità stand-off)». Insieme all’alta velocità, l’elevata potenza dei propulsori del Mig-31 – aggiunge “Analisi Difesa” – consente al super-missile di entrare agevolmente nel primo stadio della velocità alla quota necessaria alla successiva accelerazione ipersonica, che secondo i costruttori verrebbe raggiunta in pochi secondi. Le manovre del missile ad alta velocità, scondo Surovikin, consentirebbero così di violare in modo affidabile tutti i sistemi di difesa antiaerea e antimissile attualmente esistenti o in via di sviluppo.Versione modificata dell’Iskander, missile balistico tattico (superficie-superficie) a corto raggio, capace di una velocità massima di 7.000 chilometri orari ed entrato in servizio nelle forze armate russe nel 2006, il Kinžal è stato presentato dallo stesso Vladimir Putin durante il noto discorso all’Assemblea Federale assieme ad altri quattro tipi di armi strategiche che garantirebbero il vantaggio strategico sugli Stati Uniti. Un video del ministero della difesa mostra l’azione di un Mig-31, probabilmente modificato nella sezione centrale della fusoliera per ospitare il sistema d’arma sperimentale: si vede lo sgancio del missile in volo e il successivo innesco del “booster”, non appena l’aereo si è allontanato. «Le immagini successive, realizzate invece con grafica computerizzata – aggiunge Kinžal – mostrano il profilo di attacco dell’arma: mentre il Mig-31 si allontana dalla zona sensibile, la traiettoria del missile ascende ad una quota superiore per poi lanciarsi in picchiata sui bersagli, non prima di aver combinato delle traiettorie elusive finali: obiettivi mostrati sono unità navali, incluse portaerei». Il Kinžal è lungo 8 metri, ha un diametro di circa un metro e pesa oltre 4 tonnellate, di cui 500-700 chili di testata esplosiva (nucleare o convenzionale). Putin ha confermato che il missile è schierato dallo scorso dicembre negli aeroporti del distretto militare meridionale della Russia.Mentre un gran numero di esperti militari occidentali ha reagito con scetticismo alle dichiarazioni di Putin riguardo alle capacità operative e alle prestazioni del nuovo sistema d’arma, rileva “Analisi Difesa”, di tenore ben diverso sono le valutazioni in Russia. Vladislav Shurygin valuta che siano «necessari almeno 7-10 anni per creare un missile da zero, altri 2-3 anni sono necessari per i test», ma i progettisti del Kinžal hanno fatto tutto questo in soli otto anni poiché lo sviluppo è avvenuto sulla base di un missile già esistente, l’Iskander. Secondo Shurygin, il motivo per cui è stato scelto il Mig-31 come vettore è evidente: l’aereo ha un’elevata potenza di sollevamento, e i possenti motori gli consentono di raggiungere facilmente la velocità supersonica da cui lanciare il missile. «Niente di strano, se consideriamo che già alla fine degli anni ’80 il Mig-31 veniva usato anche per testare le armi anti-satellite». Nonostante le sue capacità uniche, Shurygin definisce il Kinžal un’arma difensiva: «In caso di aggressione colpisce infatti l’infrastruttura criticamente più importante dell’avversario, per prevenire attacchi missilistici da crociera provenienti da navi da guerra». Avverte “Analisi Difesa”: «Benché formalmente impiegabile anche per obiettivi terrestri, fissi o mobili, gli analisti militari si sono affrettati a definire il Kinžal come un missile antinave, studiato appositamente per la neutralizzazione dell’imponente flotta navale statunitense».Si chiama Kinžal (“pugnale” in russo) il nuovissimo missile “imparabile” messo a punto da Mosca: viaggia a 10 volte la velocità del suono, anche se pesa quasi 5 tonnellate, e colpisce obiettivi a duemila chilometri di distanza, consentendo a chi lo scaglia di restare al riparo, fuori tiro. Notizia anticipata all’inzio di marzo da Sergeij Surovikin, capo della forza aerospaziale russa, che in un’intervista ha svelato i principali segreti del nuovo sistema missilistico ipersonico aria-superficie. Il nuovo “Kh-47M2 Kinžal” è stato sviluppato per essere lanciato da un aereo, l’intercettore supersonico Mig-31 opportunamente aggiornato. La nuova arma, scrive “Analisi Difesa”, sito italiano ben informato sulle notizie che provengono dall’industria degli armamenti, «consente al velivolo lanciatore di rimanere a distanza di sicurezza senza entrare nella zona di difesa aerea del nemico (operando dunque in modalità stand-off)». Insieme all’alta velocità, l’elevata potenza dei propulsori del Mig-31 – aggiunge “Analisi Difesa” – consente al super-missile di entrare agevolmente nel primo stadio della velocità alla quota necessaria alla successiva accelerazione ipersonica, che secondo i costruttori verrebbe raggiunta in pochi secondi. Le manovre del missile ad alta velocità, scondo Surovikin, consentirebbero così di violare in modo affidabile tutti i sistemi di difesa antiaerea e antimissile attualmente esistenti o in via di sviluppo.