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Archivio del Tag ‘opportunismo’

  • Lockdown, dittatura e screening di massa: volete questo?

    Scritto il 23/9/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Sono le ventitre e trenta di lunedì 21 settembre. In molti, tramite Facebook e altri social network, mi stanno chiedendo un commento “a caldo” del risultato elettorale. Ebbene, anche se i risultati non sono definitivi e non è stato completato lo spoglio delle schede, un commento “a caldo” ve lo darò, ma potrebbe non piacervi. Premesso che non nutro più alcuna fiducia in una “opposizione” falsa e meschina che è al 100% corresponsabile dello stato di dittatura che stiamo vivendo, oggi vedo solo un popolo indegno di idioti lobotomizzati e totalmente succubi della vulgata “pandemica”, un popolo che ha dimostrato di non meritare alcuna libertà, alcuna giustizia e alcuna democrazia. Un popolo che ha ceduto senza esitare i diritti e la libertà, conquistati con il sangue dalle generazioni che ci hanno preceduto, in cambio di una museruola e degli arresti domiciliari. Un popolo di lemming che si avvia gioiosamente nel precipizio! Cosa volete sperare da un popolo simile?
    Chiaramente non sto accusando le decine di migliaia di italiani che hanno ben compreso la drammaticità della situazione che da molti mesi stiamo vivendo e le autentiche ragioni che si celano dietro alle azioni e alle politiche di un governo totalmente eterodiretto, che non ha esitato a calpestare la nostra Costituzione e ogni legalità pur di perseguire un’agenda impostagli da lobby di potere sovranazionali.
    Molti italiani hanno infatti compreso cosa sta accadendo e dove chi ci governa intende arrivare, e tentano per quanto possibile di reagire e di contrastare questa ignobile deriva totalitaria e tecnocratico-sanitaria. Ma il problema è che sono pochi, ancora troppo pochi. Parliamoci chiaro: non mi aspettavo niente da questa tornata elettorale, se non un minimo di orgoglio da parte di tutti coloro (e sono milioni, non poche centinaia!) che sono stati danneggiati, non solo economicamente, ma anche umanamente, dalla folle politica di questo esecutivo. Speravo forse che un numero consistente di questi Italiani voltasse le spalle, almeno nel segreto dell’urna elettorale, al peggiore governo che l’Italia abbia mai subito dal dopoguerra ad oggi. Ma risulta evidente che milioni di nostri concittadini sono andati a votare come se niente fosse, continuando a dare ciecamente fiducia ai propri partiti di riferimento, dimenticandosi completamente dei soprusi e degli abusi che stanno incessantemente subendo dallo scorso febbraio.
    Oggi, 21 settembre, il giornalista Dino Valle ha riportato, tramite il suo sito, una notizia che deve far riflettere e aprire gli occhi a chi fino ad oggi li ha tenuti chiusi: un comune della provincia di Avellino, Sperone, è stato messo in lockdown con il pretesto dell’aumento dei contagi di Covid-19. Un falso aumento, questo è chiaro, poiché si tratta nella stragrande maggioranza di presunti positivi asintomatici, vale a dire persone in perfetta salute. Eppure, il sindaco di questo comune, Marco Alaia, non ha esitato un attimo ad autorizzare delle gravissime misure restrittive: gli esercizi commerciali dovranno restare chiusi, ad eccezione di quelli ritenuti di “prima necessità”, saranno chiusi anche i pubblici uffici e gli abitanti saranno costretti ad indossare mascherine anche all’aperto. Ma non è finita qui: il sindaco ha anche annunciato che provvederà, in spregio ai più elementari diritti costituzionali in merito alla regolamentazione dei trattamenti sanitari o diagnostici obbligatori, ad effettuare uno screening di massa.
    «In seguito alla richiesta del 16/09/2020 fatta dal Sindaco del Comune di Sperone all’Asl di Avellino circa la necessità di condurre una indagine epidemiologica Covid-19 sul territorio comunale, in virtù delle positività rilevate – si legge nella nota – si rappresenta che presso l’area mercato del comune di Sperone è possibile effettuare tamponi alla popolazione residente per lo screening epidemiologico, a cura dell’Asl di Avellino. Si invita la cittadinanza a collaborare rispettando le norme anti Covid-19», conclude questa allucinante nota del Comune di Sperone. Quando vi sveglierete? Quando capirete che entro pochi giorni o poche settimane centinaia di comuni italiani verranno spinti da questo governo ad agire nel medesimo modo? Quanto ancora sarete disposti a sopportare questi nuovi lockdown a macchia di leopardo, il cui unico scopo sarà quello di effettuare screening e tamponi di massa e di rinchiudervi di nuovo in casa?
    (Nicola Bizzi, “Lockdown, dittatura e screening di massa. È questo che volete?”, da “Database Italia” del 21 settembre 2020).

    Sono le ventitré e trenta di lunedì 21 settembre. In molti, tramite Facebook e altri social network, mi stanno chiedendo un commento “a caldo” del risultato elettorale. Ebbene, anche se i risultati non sono definitivi e non è stato completato lo spoglio delle schede, un commento “a caldo” ve lo darò, ma potrebbe non piacervi. Premesso che non nutro più alcuna fiducia in una “opposizione” falsa e meschina che è al 100% corresponsabile dello stato di dittatura che stiamo vivendo, oggi vedo solo un popolo indegno di idioti lobotomizzati e totalmente succubi della vulgata “pandemica”, un popolo che ha dimostrato di non meritare alcuna libertà, alcuna giustizia e alcuna democrazia. Un popolo che ha ceduto senza esitare i diritti e la libertà, conquistati con il sangue dalle generazioni che ci hanno preceduto, in cambio di una museruola e degli arresti domiciliari. Un popolo di lemming che si avvia gioiosamente nel precipizio! Cosa volete sperare da un popolo simile? Chiaramente non sto accusando le decine di migliaia di italiani che hanno ben compreso la drammaticità della situazione che da molti mesi stiamo vivendo e le autentiche ragioni che si celano dietro alle azioni e alle politiche di un governo totalmente eterodiretto, che non ha esitato a calpestare la nostra Costituzione e ogni legalità pur di perseguire un’agenda impostagli da lobby di potere sovranazionali.

  • Giorgio Bocca, partigiano: ma nel fascismo c’era del buono

    Scritto il 06/9/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    La cultura italiana si è resa conto che la storia del fascismo, così come è stata scritta dagli antifascisti in questi anni, è storia da rivedere. È una storia che io chiamerei di famiglia. Il più grave errore mi sembra quello di aver raccontato la storia del fascismo come la storia di un movimento autoritario, violento… Ma la realtà del fascismo nascente è tutt’altra: il fascismo è un movimento violento e autoritario che reagisce a un’altra minoranza, altrettanto violenta e autoritaria, come quella socialcomunista. Tra socialismo e fascismo c’è una matrice culturale comune, ci sono delle illusioni comuni: che gli uomini possano essere cambiati in breve spazio di tempo. Nel 1936, all’epoca dell’impero, credo che il 90% degli italiani approvasse quello che rappresentava anche il loro sogno. Il consenso ci fu per tutto il periodo, diciamo così riformistico del fascismo, fino al patto con la Germania. Gli intellettuali italiani, secondo la loro tradizione millenaria, passarono subito al servizio del fascismo. Si sa che i professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo furono tre e non di più (in realtà erano 11 e diventarono 12, ndr). Tutti gli altri si misero dalla parte del fascismo che verso di loro, in verità, a differenza di altri regimi totalitari, fu piuttosto morbido.
    Il fascismo si differenziò proprio nell’essere largo nel lasciare autonomia alle scienze e alle arti. C’era una posizione abbastanza permissiva da parte del fascismo. Mussolini in campo culturale è stato un grandissimo giornalista e un politico professionale del suo tempo…come Gramsci, Togliatti, Nenni. Rispetto agli altri dittatori totalitari Mussolini era un uomo di mondo, aveva letto i libri giusti, aveva dei rapporti corretti con la cultura, mentre Hitler e Stalin non li avevano. Al di fuori del giornalismo non ha mai preso un soldo dallo Stato. Per il delitto Matteotti non credo che si possa parlare di mandante diretto, credo che sia stato interpretato in modo estensivo un suo scatto di malumore… Mussolini diede in escandescenza contro di lui ma senza mai dire “uccidetelo”. La politica sociale del fascismo fu nei primi anni una politica riformista normale, furono introdotte alcune leggi che facilitavano l’agricoltura, mettevano un primo ordine nei luoghi di lavoro; assicuravano con l’Iri un industrialismo assistito, una rinuncia al capitalismo feroce. Eravamo un paese arretrato, con una classe imprenditoriale anch’essa arretrata, e ad un certo punto fu giocoforza fare un’economia protezionista.
    Il fascismo, nato come regime di massa, fece partecipare alla vita politica un numero maggiore di persone. I ceti medi, infatti, che nel regime liberale non avevano contato, sotto il fascismo, pur nei modi e nei limiti previsti, partecipavano alla vita politica. Non è esistito un razzismo degli italiani diverso dal razzismo di tipo coloniale… era politica di dominio, non di sterminio. Il popolo italiano le leggi razziali non le ha sentite per niente; l’adozione delle leggi razziali per adeguarsi alla Germania nazista furono una prova di subalternità rispetto alla Germania. In tutto il fascismo fino al 1935, non c’è la minima traccia di razzismo antisemita. Le affinità tra nazismo e fascismo sono pochissime e sono affinità di metodo: sono due regimi di massa, a partito unico, autoritari; ma le differenze sono molto più grandi delle somiglianze. Veramente fra fascismo e nazismo non c’è alcuna parentela. La concezione della razza resta fondamentale per differenziare il fascismo dal nazismo. Il Mussolini dell’ultimo periodo è stato un Mussolini con le mani legate, indubbiamente. Io credo che il motivo dominante dell’alleanza con la Germania sia stata la paura.
    (Giorgio Bocca, dichiarazioni sul fascismo estratte dal volume collettivo “Il fascismo ieri e oggi”, a cura di Enzo Palmesano, pubblicato nel 1985 dall’editore Ciarrapico. La sintesi, che rivela il revisionismo storico del grande giornalista, già comandante partigiano, è stata riproposta da Marcello Veneziani su “La Verità” il 26 agosto 2020. Riguardo all’omicidio Matteotti, Bocca coglie nel segno: il mandante non fu Mussolini, ma il Re. Lo scrive Gianfranco Carpeoro, nel saggio “Il compasso, il fascio e la mitra”, uscito nel 2017 per UnoEditori. La ricostruzione di Carpeoro si basa su documenti riservati della massoneria: Matteotti fu assassinato dai killer reclutati da Filippo Naldi, vicino a Casa Savoia, perché a Londra il leader socialista aveva scoperto che Vittorio Emanuele III era il grande beneficiario dell’accordo stipulato con la Standard Oil dei Rockefeller, cui era stata concessa l’esclusiva per le forniture di petrolio all’Italia).

    La cultura italiana si è resa conto che la storia del fascismo, così come è stata scritta dagli antifascisti in questi anni, è storia da rivedere. È una storia che io chiamerei di famiglia. Il più grave errore mi sembra quello di aver raccontato la storia del fascismo come la storia di un movimento autoritario, violento… Ma la realtà del fascismo nascente è tutt’altra: il fascismo è un movimento violento e autoritario che reagisce a un’altra minoranza, altrettanto violenta e autoritaria, come quella socialcomunista. Tra socialismo e fascismo c’è una matrice culturale comune, ci sono delle illusioni comuni: che gli uomini possano essere cambiati in breve spazio di tempo. Nel 1936, all’epoca dell’impero, credo che il 90% degli italiani approvasse quello che rappresentava anche il loro sogno. Il consenso ci fu per tutto il periodo, diciamo così riformistico del fascismo, fino al patto con la Germania. Gli intellettuali italiani, secondo la loro tradizione millenaria, passarono subito al servizio del fascismo. Si sa che i professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo furono tre e non di più (in realtà erano 11 e diventarono 12, ndr). Tutti gli altri si misero dalla parte del fascismo che verso di loro, in verità, a differenza di altri regimi totalitari, fu piuttosto morbido.

  • In carcere l’equivoco Bannon, silurato da Trump nel 2017

    Scritto il 21/8/20 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    «State alla larga da Steve Bannon, evitate di farvi fotografare con lui». Messaggio che in tempi non sospetti Donald Trump avrebbe fatto pervenire a politici europei come Marine Le Pen e gli italiani Salvini e Meloni, dopo il clamoroso “divorzio” con il super-consulente elettorale, già editorialista di “Breitbart”. Lo afferma uno strettissimo collaboratore di Trump come George Lombardi, intervistato da Francesco Toscano il 20 agosto su “Vox Italia Tv”. «Trump si era accorto che le idee di Bannon vanno ben oltre il tradizionalismo: si richiama a un’ultra-destra antica, con riferimenti al pensiero politico di Julius Evola». Soprattutto, aggiunge Lombardi, «avevamo scoperto che Bannon era troppo sensibile al denaro: tendeva a lucrare sulla sua posizione, sfruttando la vicinanza con Trump per realizzare business personali: e questo ha obbligato Trump a licenziarlo, pochi mesi dopo l’elezione alla Casa Bianca». Poi, Bannon era sbarcato in Europa come ideologo del “sovranismo” internazionale. A quel punto, dice sempre Lombardi, lo stesso Trump aveva messo in guardia i politici europei: «Chi si fa fotografare con Bannon, con me ha chiuso».

  • Carpeoro: il Governo della Paura è stato salvato dal Covid

    Scritto il 16/8/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Era tutto previsto, le cose stanno andando esattamente come avevamo preventivato. Per cui, prepariamoci a momenti difficili. Può darsi che, se aumentano nuovamente i contagi, forse il governo riuscirà a tenere più sotto controllo l’ordine pubblico, perché altrimenti le proteste per i problemi economici esploderebbero al 100%. Se invece la gente ha paura di morire, magari perché gli si mette addosso una paura matta di morire, forse sta più tranquilla. Gli stessi media paventano il rischio di nuove chiusure. Ormai i problemi sono così gravi, e il buco è così profondo, che al potere fa gioco. Da un lato molta gente è stanca, di questi inganni; ma se c’è la paura, prevale quella. Stanno anche cercando di veicolare il messaggio secondo cui adesso i colpiti sono i giovani, non i vecchi, e questo è molto esemplificativo (penso ovviamente alle ripercussioni sulla scuola). Purtroppo, questo governo ha scoperto che, grazie alla paura, può sopravvivere senza limiti. La tendenza peraltro riguarda anche i governi di altri paesi, perché – comunque – un problema sanitario c’è; ma trovo che in nessun’altra parte del mondo venga cavalcato nel modo in cui viene cavalcato in Italia. Sui giornali i giovani vengono incolpati per atti normalissimi, come il fatto di organizzare delle cene? E’ il linguaggio che ha scelto il potere, perché gli è funzionale; e quindi, tutti i servi del potere si allineano.
    La proroga dello stato d’emergenza? Il problema non si pone: se non ci fosse stata l’emergenza, tutto sarebbe stato illegale fin dal principio. Bisogna capire se c’era davvero l’emergenza, all’inizio, e come questa emergenza è stata interpretata. Io potrei anche riconoscere che ci fosse un’emergenza; il problema è la sua declinazione. E’ emerso che il Comitato Tecnico-Scientifico aveva suggerito di non imporre il lockdown nazionale, ma di chiudere solo alcune Regioni? Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Cosa si muove, a livello di sovragestione? Niente, perché le sovragestioni sono strumenti di conservazione. La sovrastruttura sfrutta le occasioni che le si presentano; ma se c’è una caratteristica che non ha mai avuto, è la propensione alla progettazione. E’ uno strumento opportunistico: man mano che si presentano le possibilità, le sfrutta. Il nostro governo è stato “salvato” dal coronavirus, come anche tutti i governi pericolanti degli altri paesi. Autoritarismo? Penso anche alle dittature vere e proprie, dalla Turchia alla Bielorussia: mi delude il fatto che la gente ormai accetti sempre più passivamente la dittatura. Penso anche alla Cina, alla stessa Ungheria: c’è una tolleranza diffusa, da parte dei popoli, nei confronti di questi sistemi.
    E che dire di Zingaretti, che impone nel Lazio il vaccino antinfluenzale? Il vaccino antinfluenzale rappresenta forse la pagina più vergognosa della storia dei vaccini, in Italia. Chi un po’ conosce i dati medici, sa che non esiste niente di più inutile del vaccino antinfluenzale (e non voglio definirlo dannoso, perché non ho le competenze per affermarlo: so però che è sicuramente inutile). Se avessero individuato un prodotto erboristico a base di acido acetico, come raccomandava Paracelso, avrebbero fatto scoperte simpatiche. Invece domina Big Pharma, che punta ovviamente al suo business? Certo, ma la colpa è anche nostra; l’Italia ha il record mondiale della vendita di medicinali da banco: al primo mal di testa corriamo in farmacia per riempirci di cachet, alcuni dei quali dannosissimi. Mario Monti alla guida della commissione Oms per ridisegnare la sanità in Europa? E’ come fare Dracula presidente dell’Avis. Sotto il suo governo, la sanità subì tagli devastanti. Monti scalpitava per tornare in pista, anche perché il suo nome deve comunque girare, dato che si candiderà per la presidenza della Repubblica, e quindi aveva bisogno di rispolverare l’argenteria.
    (Gianfranco Carpeoro, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti nella diretta web-streaming su YouTube “Carpeoro Racconta” del 15 agosto 2020).

    Era tutto previsto, le cose stanno andando esattamente come avevamo preventivato. Per cui, prepariamoci a momenti difficili. Può darsi che, se aumentano nuovamente i contagi, forse il governo riuscirà a tenere più sotto controllo l’ordine pubblico, perché altrimenti le proteste per i problemi economici esploderebbero al 100%. Se invece la gente ha paura di morire, magari perché gli si mette addosso una paura matta di morire, forse sta più tranquilla. Gli stessi media paventano il rischio di nuove chiusure. Ormai i problemi sono così gravi, e il buco è così profondo, che al potere fa gioco. Da un lato molta gente è stanca, di questi inganni; ma se c’è la paura, prevale quella. Stanno anche cercando di veicolare il messaggio secondo cui adesso i colpiti sono i giovani, non i vecchi, e questo è molto esemplificativo (penso ovviamente alle ripercussioni sulla scuola). Purtroppo, questo governo ha scoperto che, grazie alla paura, può sopravvivere senza limiti. La tendenza peraltro riguarda anche i governi di altri paesi, perché – comunque – un problema sanitario c’è; ma trovo che in nessun’altra parte del mondo venga cavalcato nel modo in cui viene cavalcato in Italia. Sui giornali i giovani vengono incolpati per atti normalissimi, come il fatto di organizzare delle cene? E’ il linguaggio che ha scelto il potere, perché gli è funzionale; e quindi, tutti i servi del potere si allineano.

  • Paltrinieri: l’Italia risorga, sarà lei a battere il Deep State

    Scritto il 10/8/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    «Altro che paese a rischio, l’Italia è una corazzata. Come ben detto da Banca d’Italia, fra denaro, titoli e asset fisici, il popolo italiano (non le banche) detiene 10.000 miliardi di euro di risparmi, 4 volte tanto il famigerato debito pubblico. Gli altri paesi sono messi al contrario: debito pubblico più basso ma cittadini super-indebitati. Quindi, per distruggerla bisogna portarla a uno stato di impoverimento pari a quello in cui, durante il regime fascista, la gente andava a donare le fedi per la patria. E l’unica maniera per contrastare questo disegno è rifondare tutto sulla base dell’unico collante esistente, lo spirito cattolico». Non usa mezze misure, Flavio Robert Paltrinieri, italoamericano, una vita da imprenditore e a capo di diverse società nel mondo e anche parte della task-force internazionale che vuole far rinascere la Democrazia Cristiana come una nuova Dc. E ci rivela la malattia e la cura, ovvero il disegno in atto da parte del cosiddetto Deep State e la maniera per smontarlo. Soprattutto, ci rivela che non sono gli Usa il simbolo del mondo libero che va distrutto, ma l’Italia. Ma cos’è, esattamente, il Deep State? E quando è iniziato lo strapotere della finanza internazionale?

  • Il silenzio di Mattarella, mentre Conte fa scempio dell’Italia

    Scritto il 05/8/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Chiamiamolo Mutarella, Sergio Mutarella. Unico paese europeo, coi tassi attuali più bassi di ricoverati e deceduti per il virus, l’Italia subisce dal governo in carica un provvedimento che non ha precedenti nella nostra storia repubblicana, nemmeno al tempo più acuto del terrorismo: il prolungamento dello stato d’emergenza. Non pochi costituzionalisti si espongono a dire che è una violazione della Costituzione, un abuso, un’inutile restrizione. Non c’è alcuna ragione sanitaria, confermano i medici e i virologi non allineati al potere politico-sanitario. In caso precipiti la situazione, si proclama lo stato d’emergenza. Ma tanti tacciono. Su tutti, tace lui, il Garante della Repubblica, il Custode della Costituzione, il Capo dello Stato Mattarella. I suoi silenzi sono la vera polizza di sopravvivenza per il governo cialtronesco del nostro paese. Quella polizza lui la firmò quando disse, minacciando non solo grillini e sinistre ma anche berlusconiani e renziani, che se fate cadere Conte non c’è che il voto. Paura, il voto. Allora, la paura del voto si combatte con la paura del virus. Il Parlamento ha così votato con l’emergenza l’autoconservazione del posto per molti di loro; l’annunciato soccorso dei berlusconiani si configura nella stessa specie. Poi c’è l’inefficacia dell’opposizione, l’assenteismo sospetto alla Camera.
    Ma la cosa più grave è il silenzio della Massima Carica prima che Conte portasse al voto sull’emergenza; il silenzio della Corte Costituzionale, e magari dell’Europa e le sue corti. Mattarella e la presidente della Corte Suprema Cartabia tacciono; sono le Zittelle, e non nel senso del romanzo di Tommaso Landolfi. Ma tutti stanno zitti se non dice nulla lui, il Presidente, che è anche un giurista. E il Presidente lascia che un improvvisato premier, dal curriculum taroccato, mai eletto in Parlamento e in altra assemblea elettiva, mai annoverato tra i tecnici e le risorse della Repubblica, che ha guidato due governi opposti, che porta a profitto individuale una tragedia nazionale, che governa a colpi di decreti, vanterie e conferenze stampa one-man-show, possa impunemente ridurre in cattività un paese, mettere sotto tutela la Democrazia e la Libertà, violare i diritti (altro che Orban) e firmarsi una proroga allo sfratto da Palazzo Chigi. Perché altra ragione non c’è all’emergenza, che tende a farsi stato d’eccezione, anticamera delle dittature. E se viene proclamato quando non c’è virulenza epidemica, figuriamoci cosa accadrà quando ci sarà davvero qualche avvisaglia.
    Non dite che lui magari dispone di informazioni a noi ignote; perché quei dati allarmanti non li hanno nemmeno Merkel e Macron, se non hanno proclamato lo stato d’emergenza, figuriamoci se ce li ha solo lui. La sua è una dittatura temperata dalla cialtroneria, finalizzata a conservarsi il posto più che a stravolgere il paese. Ma è una dittatura strisciante, come si dice dei vermi e delle forme implicite. Il silenzio di Mattarella è davvero assordante. È il silenzio sull’indecente gazzarra della magistratura e del Csm; il silenzio sullo scempio scolastico, unico paese in Europa a chiudere per primi e a non aprire ancora le scuola; il silenzio sugli sbarchi di clandestini, e di infetti, con cui saltano tutti i rigori invece pretesi per gli italiani. È il silenzio sul Parlamento esautorato a lungo, e a lungo oltraggiato, silenzio sulle esternazioni debordanti del premier o davanti a decreti che gridano vendetta davanti a Dio e alla Costituzione, alla logica e alla grammatica. Lui si palesa solo per premiare scrittori negazionisti delle foibe, per celebrare quasi ogni giorno la Shoah e magari qualche strage su cui si può imbastire la solita lettura.
    Qualcuno dice: ma lui è sobrio e taciturno, è siculo, non esterna, fa le cose nell’ombra, al riparo dalla ribalta. Vorrei crederci, me lo auguro, ma quando poi vedi che nulla cambia e nulla succede, quando vedi che Conte annuncia di voler prolungare l’emergenza e nessuno lo ferma, lui va in Parlamento e chiede il voto, allora hai l’impressione che la moral suasion di Mattarella, le sue pressioni sotterranee o sottocutanee siano inefficaci o addirittura inesistenti. Ci stiamo avvicinando alla sua scadenza al Quirinale e ci auguriamo che non gli rinnovino il mandato; ma quando si sentono i nomi alternativi, le manovre in corso, e il vuoto spinto del centro-destra sui nomi e le strategie, capisci che accadrà quel che accade ormai da decenni: sarà eletto un Presidente voluto dalla sinistra, non super partes; non un PdR ma un Pd, o paraggi. Diciamo un Pd filo-grillino, magari frutto di un patto obliquo con Berlusconi.
    Negli ultimi cinquant’anni è andata così: gli unici due presidenti che non obbedivano al coro guidato dalla sinistra, vale a dire Giovanni Leone e Francesco Cossiga, sono stati massacrati con un linciaggio mediatico-politico-giudiziario. Tutti gli altri, compreso il Presidente bigotto che veniva dalla Dc più conservatrice, Oscar Luigi Scalfaro, sono stati dalla parte opposta e non per la sola messaggeria istituzionale: hanno operato e manovrato in quella direzione, pilotando la nostra democrazia e i verdetti elettorali. Sandro Pertini fu più vicino ai comunisti che agli stessi socialisti da cui proveniva; Ciampi, almeno, fu corretto e infatti con lui un governo di centro-destra non fu rovesciato per ben cinque anni. Poi venne il gran manovratore Giorgio Napolitano e il gran silenziatore Mattarella. Il Quirinale è appannaggio della sinistra & C. Ed essendo la prima carica dello Stato, diventa il parametro per tutte le cariche decisive e l’arbitro di tutte le operazioni politiche e trame istituzionali. Infatti sono anni che il Pd perde le elezioni ma poi vince il governo, da un decennio c’è sempre un ribaltone e dopo un giro ce lo ritroviamo lì, al potere. Nel momento più difficile della nostra repubblica, al Quirinale hanno tolto il sonoro, ed è comparso Mutarella.
    (Marcello Veneziani, “Muratella”, da “La Verità” del 31 luglio 2020).

    Chiamiamolo Mutarella, Sergio Mutarella. Unico paese europeo, coi tassi attuali più bassi di ricoverati e deceduti per il virus, l’Italia subisce dal governo in carica un provvedimento che non ha precedenti nella nostra storia repubblicana, nemmeno al tempo più acuto del terrorismo: il prolungamento dello stato d’emergenza. Non pochi costituzionalisti si espongono a dire che è una violazione della Costituzione, un abuso, un’inutile restrizione. Non c’è alcuna ragione sanitaria, confermano i medici e i virologi non allineati al potere politico-sanitario. In caso precipiti la situazione, si proclama lo stato d’emergenza. Ma tanti tacciono. Su tutti, tace lui, il Garante della Repubblica, il Custode della Costituzione, il Capo dello Stato Mattarella. I suoi silenzi sono la vera polizza di sopravvivenza per il governo cialtronesco del nostro paese. Quella polizza lui la firmò quando disse, minacciando non solo grillini e sinistre ma anche berlusconiani e renziani, che se fate cadere Conte non c’è che il voto. Paura, il voto. Allora, la paura del voto si combatte con la paura del virus. Il Parlamento ha così votato con l’emergenza l’autoconservazione del posto per molti di loro; l’annunciato soccorso dei berlusconiani si configura nella stessa specie. Poi c’è l’inefficacia dell’opposizione, l’assenteismo sospetto alla Camera.

  • Sapia, grillino ‘contro’: l’emergenza-Conte fa male all’Italia

    Scritto il 03/8/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Perché sono stato l’unico, nella maggioranza, a votare contro la proroga dello stato d’emergenza? Non siamo in una situazione di emergenza, perciò non si capisce perché si debba mantenere un accentramento di poteri, in capo al presidente del Consiglio, che allo stato non trova fondamento nella realtà. C’è sempre tempo per deliberare l’emergenza, se dovesse presentarsi per davvero. I contagi di questi giorni sono fisiologici dopo il lockdown. Tra l’altro il virus è molto più debole. Lo dicono anzitutto i clinici, con cui parlo spesso, che sono i medici che curano i malati. Qualcuno la butta per opportunismo sugli immigrati. Così l’analisi, povera e strumentale, si ferma lì, smentita peraltro dai numeri. Tanti abboccano, purtroppo. Cosa ci aspetta in autunno? Su larga scala non è chiaro il quadro di gravissima difficoltà economica del paese. A breve la crisi sarà terribile, se non ci sarà un piano per le imprese, specie per le piccole e le medie. Non vedo la volontà politica di prendere il toro per le corna. Prevalgono toni fuori luogo, troppo spesso pericolosamente propagandistici. Non si possono alterare ancora gli equilibri tra il potere esecutivo e quello legislativo. Dagli anni ‘90 il Parlamento conta di fatto molto poco, a dispetto delle sue funzioni. A causa della delegittimazione della politica, voluta e perseguita dai tempi di Tangentopoli, da allora si procede con la decretazione d’urgenza.
    Non c’è attività legislativa, confronto sui temi, sulle urgenze: semplificazione vera, politica fiscale, digitalizzazione della pubblica amministrazione, accesso universale ad Internet, disponibilità completa delle nuove tecnologie, riforma dell’istruzione e del diritto del lavoro, riorganizzazione della sanità, unificazione politica dell’Europa. Con il Covid, il ruolo delle due Camere è stato ridotto all’estremo. Mai come adesso, invece, c’è bisogno di un Parlamento attivo, propositivo, non litigioso ma capace di comprendere le trasformazioni in atto, di superare l’immobilismo in cui si trova l’Italia, ogni volta distratta dai movimenti viola, rosa o del pesce azzurro in scatola. E’ vero, ho detto: basta con gli yesman, con gli esperti alla Colao e con lo Stato di polizia. Questi estremismi li ravviso nella pesante deresponsabilizzazione della politica, durante la quarantena e dopo. Sono evidenti a tutti, tranne a chi ha scelto di seppellire la ragione e il senso critico, i limiti dell’eccessivo ricorso agli esperti, in virtù del quale abbiamo perso tempo, siamo rimasti indietro come paese e il Parlamento è stato esautorato. Lo dico con cognizione di causa, soprattutto per scuotere il Movimento 5 Stelle, cui appartengo. La democrazia e la rappresentanza richiedono la responsabilità, il diritto e il dovere di concorrere alle decisioni. Gli elettori non hanno scelto né Conte né Colao, per dirla in breve.
    Conte decide in solitaria la politica della maggioranza? Questa è una domanda che andrebbe rivolta in primo luogo a Rocco Casalino. Comunque, i fatti dicono di sì. Veda, per esempio, la soluzione nebulosa e incerta su Autostrade. Il presidente del Consiglio si sta appropriando della leadership del Movimento? Conte sta sfruttando il momento. Questo non è un reato, ma è legittimo. Se farà un suo partito, lo vedremo. Intanto noi del Movimento 5 Stelle abbiamo il dovere di uscire fuori dallo schema della delega in bianco, dell’uomo solo al comando. Abbiamo il dovere di riorganizzarci, il dovere di non rinviare più il confronto interno, il dovere di ragionare su dove eravamo nel 2018 e dove stiamo adesso. Lo stato d’emergenza non è necessario, perché l’emergenza non c’è. E’ un male per tutti, coprire l’attuale mancanza di politica con la proroga dell’emergenza. Sono stato l’unico parlamentare del Movimento che ha espresso e confermato il proprio dissenso. Per inciso, ho argomentato in largo questa mia posizione, che – esplicito – non è finalizzata a salti della quaglia o a prendere qualche poltrona. Se ora temo provvedimenti disciplinari? Io non temo mai niente e nessuno. Sono una persona libera; questa è la mia forza, se mi permettete.
    (Francesco Sapia, dichiarazioni rilasciate a Lucio Valentini nell’intervista “Dietro l’emergenza di Conte un disegno contro Pmi e famiglie”, pubblicata dal “Sussidiario” il 3 agosto 2020. Sapia è un deputato eletto in Calabria con i 5 Stelle nella primavera 2018).

    Perché sono stato l’unico, nella maggioranza, a votare contro la proroga dello stato d’emergenza? Non siamo in una situazione di emergenza, perciò non si capisce perché si debba mantenere un accentramento di poteri, in capo al presidente del Consiglio, che allo stato non trova fondamento nella realtà. C’è sempre tempo per deliberare l’emergenza, se dovesse presentarsi per davvero. I contagi di questi giorni sono fisiologici dopo il lockdown. Tra l’altro il virus è molto più debole. Lo dicono anzitutto i clinici, con cui parlo spesso, che sono i medici che curano i malati. Qualcuno la butta per opportunismo sugli immigrati. Così l’analisi, povera e strumentale, si ferma lì, smentita peraltro dai numeri. Tanti abboccano, purtroppo. Cosa ci aspetta in autunno? Su larga scala non è chiaro il quadro di gravissima difficoltà economica del paese. A breve la crisi sarà terribile, se non ci sarà un piano per le imprese, specie per le piccole e le medie. Non vedo la volontà politica di prendere il toro per le corna. Prevalgono toni fuori luogo, troppo spesso pericolosamente propagandistici. Non si possono alterare ancora gli equilibri tra il potere esecutivo e quello legislativo. Dagli anni ‘90 il Parlamento conta di fatto molto poco, a dispetto delle sue funzioni. A causa della delegittimazione della politica, voluta e perseguita dai tempi di Tangentopoli, da allora si procede con la decretazione d’urgenza.

  • Giornalisti, non tradite gli italiani: ne va della salute di tutti

    Scritto il 02/8/20 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    Mi chiamo Massimo Mazzucco, sono un regista documentarista; sono il direttore di un sito che si chiama “luogocomune.net” e anche di un canale video che si chiama “Contro Tv”. Visto che il tema di oggi è l’informazione, ho deciso di rivolgermi direttamente a tutta la categoria dei giornalisti, perché ovviamente siete voi l’ingranaggio cruciale che manda avanti il meccanismo delle informazioni. Voi giornalisti avete scelto un lavoro bellissimo: informare la gente. Posso solo immaginare quanto sia stato bello, per ciascuno di voi, il momento in cui avete avuto la folgorazione professionale e avete capito che questo era il mestiere che volevate fare. E immagino anche che ciascuno di voi abbia intrapreso la propria carriera con lo spirito più nobile, che è quello di rispettare sempre la verità e di portare a conoscenza degli altri i fatti nudi e crudi, senza permettere a nessuno di inquinarli con ideologie o con falsificazioni. Poi magari molti di voi hanno scoperto, nel corso della carriera, che non è sempre possibile raccontare la verità nuda e cruda, e che bisogna in certi casi adeguarsi a quella che viene chiamata “la linea editoriale”: non è altro che un eufemismo per le cose che si possono dire e quelle che non si possono dire, nel mondo di oggi.
    Ovviamente, per ciascuno di voi scatta il conflitto tra quella che era la mission originaria della vostra professione e la necessità di non perdere il posto (perché tutti abbiamo famiglia, tutti abbiamo bisogno di lavorare; e nessuno, al giorno d’oggi, può permettersi di mandare a gambe per aria la sua carriera solo per perseguire il proprio idealismo). Però è anche vero che ciascuno deve porre un limite, etico e morale: deve tirare una linea rossa, al di là della quale non bisogna comunque andare. Se il tuo direttore ti chiede di non attaccare un certo personaggio perché magari fa parte del suo stesso schieramento politico, allora la cosa ci può anche stare. Se il direttore ti chiede di non dare una notizia positiva su Putin, perché altrimenti esci dalla linea atlantista del giornale (e magari poi gli americani si arrabbiano), ci può anche stare. Fin che si tratta di politica e di schieramenti, la cosiddetta linea editoriale è comprensibile: fa parte dei giochi. Ma quando ci va di mezzo la salute delle persone, la salute dei tuoi concittadini, allora lì non si può più accettare di tacere. Lì voi avete delle responsabilità ben precise.
    Se ad esempio esce la notizia che il ministro Speranza ha ricevuto una lettera da 30 medici italiani, i quali gli raccontano di aver curato decine di malati di Covid con i cortisonici e lui l’ha completamente ignorata, e poi un mese dopo ti ritrovi l’Oms che elogia i medici britannici per aver fatto la stessa identica scoperta, allora questo voi lo dovete denunciare: perché vuol dire che abbiamo un ministro della salute totalmente incompetente, che si lascia sfuggire delle possibili cure, e che a causa della sua negligenza magari ha lasciato anche morire molte persone, che invece potevano essere salvate. Io ho fatto un video, a questo proposito, che si intitola “Ministro Speranza, dia le dimissioni”. Ma io sono piccolino, non ho l’audience che avete voi nel mainstream. Quindi, in casi come questo, voi avete il dovere – l’obbligo morale – di denunciare un fatto del genere, e di informare adeguatamente le persone: perché ne va della loro salute, e anche della loro vita.
    Idem per il caso dell’idrossiclorochina: avete tutti fatto dei titoloni cubitali, per dirci che l’idrossiclorochina non solo non curava il Covid ma addirittura poteva essere dannosa, solo perché lo diceva il “Lancet”; ma poi, quando è venuto fuori che la ricerca del “Lancet” era una frode plateale, basata su dati assolutamente inesistenti, voi avete lato la smentita in tre paragrafi piccoli piccoli a pagina 15, e nessuno l’ha vista: tant’è vero che ancora oggi l’Istituto Superiore di Sanità non autorizza l’uso dell’idrossiclorochina contro il Covid. Mentre doveva essere tutto il contrario: la notizia che l’idrossiclorochina era dannosa andava presa con le pinze, visto che è un medicinale che si usa in tutto il mondo da oltre 50 anni; e quando la ricerca del “Lancet” ha rivelato la frode, quella doveva essere messa in prima pagina a titoli cubitali: la gente deve sapere che c’è qualcuno che manipola le ricerche scientifiche per un proprio tornaconto personale. E da chi deve venire a saperlo, se non da voi che avete scelto come mestiere quello di informare?
    Altro caso clamoroso: Zingaretti mette l’obbligo per il vaccino antinfluenzale a tutti gli over-65, nella sua regione, con la scusa che in questo modo faremo prima a distinguere i malati di Covid. Ora, a parte che questa è una giustificazione senza il minimo fondamento scientifico (è una barzelletta, in realtà, e non ci vuole un genio per capirlo), ma c’è addirittura il fatto opposto: ovvero che la vaccinazione antinfluenzale rischia di aumentare le possibilità di contrarre il coronavirus. È uscita una ricerca del Pentagono, nei mesi scorsi, che dice che per il noto fenomeno chiamato “interferenza virale”, chi fa il vaccino antinfluenzale ha il 36% in più di possibilità di contrarre il coronavirus. Anche il ministero della salute inglese ha detto la stessa cosa: chi fa il vaccino antinfluenzale rischia più degli altri di contrarre il coronavirus. Trovate tutto nel mio video intitolato “Messaggio a Zingaretti”, che sta su YouTube. Quindi, in questo caso, non solo siamo di fronte a una violazione dei diritti della persona, obbligando il cittadino a un trattamento sanitario con il quale magari non è d’accordo, ma siamo anche di fronte a un rischio sanitario sostanziale per tutta la popolazione. Se voi non date queste informazioni correttamente, rischiate di diventare complici di un eventuale aggravamento della situazione del Covid in autunno: tenete presente queste cose, non fate finta di non averle sentite.
    Ora, io capisco; voi direte: ma se il mio direttore non mi permette di dare certe notizie, io cosa ci posso fare? Certamente, finché combattete da soli, la vostra è una battaglia persa. Se continuate da soli a insistere per pubblicare notizie del genere, è chiaro che prima o poi rischiate di perdere il posto, o di ritrovarvi a fare la cronaca rosa nei paesini di provincia. Ma voi non dovete combattere da soli, ciascuno la propria battaglia personale: voi potete unirvi, potete organizzare dei comitati di redazione; potete condividere queste informazioni tra di voi e, dopo, andate tutti insieme dal direttore, e dire: guardi direttore, noi abbiamo queste informazioni; le abbiamo verificate: sono valide, sono importanti; e abbiamo l’obbligo morale di renderle pubbliche. A quel punto, se il direttore si trova davanti una redazione compatta, che chiede cose nel nome della salute dei vostri concittadini, non penso che possa far finta di niente. Anche perché voi, eventualmente, potete poi denunciarlo pubblicamente, se non vi dà retta. Quindi, coraggio: organizzatevi. Non state solamente lì seduti a fare da passacarte per le veline dell’Ansa. Non è questo, il mestiere che avete scelto. Datevi da fare, tirate fuori il vostro orgoglio. Fate le vostre ricerche personali, e cercate di rendere alla nazione il servizio che siete stati chiamati a svolgere: quello di informare correttamente le persone su quello che accade, e che riguarda direttamente la salute di tutti noi.
    (Massimo Mazzucco, video-messaggio “Appello ai giornalisti” trasmesso alla Camera il 30 luglio 2020 nell’ambito della conferenza stampa “Coronavirus: emergenza sanitaria o democratica?” promossa da Sara Cunial. Il video, diffuso su YouTube, è ripreso dal blog “Luogo Comune”).

    Mi chiamo Massimo Mazzucco, sono un regista documentarista; sono il direttore di un sito che si chiama “luogocomune.net” e anche di un canale video che si chiama “Contro Tv”. Visto che il tema di oggi è l’informazione, ho deciso di rivolgermi direttamente a tutta la categoria dei giornalisti, perché ovviamente siete voi l’ingranaggio cruciale che manda avanti il meccanismo delle informazioni. Voi giornalisti avete scelto un lavoro bellissimo: informare la gente. Posso solo immaginare quanto sia stato bello, per ciascuno di voi, il momento in cui avete avuto la folgorazione professionale e avete capito che questo era il mestiere che volevate fare. E immagino anche che ciascuno di voi abbia intrapreso la propria carriera con lo spirito più nobile, che è quello di rispettare sempre la verità e di portare a conoscenza degli altri i fatti nudi e crudi, senza permettere a nessuno di inquinarli con ideologie o con falsificazioni. Poi magari molti di voi hanno scoperto, nel corso della carriera, che non è sempre possibile raccontare la verità nuda e cruda, e che bisogna in certi casi adeguarsi a quella che viene chiamata “la linea editoriale”: non è altro che un eufemismo per le cose che si possono dire e quelle che non si possono dire, nel mondo di oggi.

  • Fani: paura e diffidenza, la mascherina è un rituale magico

    Scritto il 28/5/20 • nella Categoria: idee • (2)

    «La maschera è sempre negativa: copre una falsità, un inganno, una finzione». Lo ricorda lo scrittore e formatore Maurizio Fani, che è anche psicologo e psicoterapeuta. Le “museruole” che gli ambigui gestori dell’emergenza Covid ci costringono a indossare? Puzzano di rituale collettivo: simboleggiano sottomissione e annullamento della personalità. D’accordo, c’è anche l’elemento medico, precauzionale. Ma in quale misura? L’Oms e lo stesso ministero italiano della sanità ne raccomandano l’uso, alle persone sane, «solo se stanno fornendo assistenza a persone certamente malate di Covid-19, o con sintomi che facciano sospettare la malattia». Molti autorevoli virologi le temono: «Non vanno usate, specialmente in luoghi all’aperto», dice il professor Giulio Tarro, allievo prediletto di Albert Sabin, l’inventore del vaccino contro la poliomielite. «Le mascherine non sono il massimo dell’igiene», avverte Tarro: «Io starei attento nel loro uso, riuso e abuso: e quando arriverà il caldo, sarà bene gettarle via». L’Ordine dei Medici Sportivi di Cagliari – racconta Fani – ha sollevato un problema: un pericolo, la mascherina, per chi pratica attività sportiva.

  • L’ex Fiat pretende 6 miliardi da un paese che sta morendo

    Scritto il 21/5/20 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Fca chiede un mega-prestito di 6,3 miliardi di euro allo Stato. Gli Agnelli controllano “Repubblica” che ha una linea nettamente pro-Fca (basta vedere la lite tra il cdr e il direttore Molinari). Conflitto di interessi? Sono francamente sconcertato dalla vicenda Fiat e dalla richiesta di finanziamento allo Stato. Poi non so se in questo caso ci sia un conflitto di interessi, è l’eterna storia della Fiat che ha sempre usato i suoi giornali per fare lobbying e per curare i propri interessi. Quello che stiamo vedendo in questi giorni è solo un altro capitolo di una storia antica. Perché sono sconcertato dalla richiesta di finanziamento allo Stato? Quando un’azienda si sgancia dal paese portando il domicilio legale e fiscale all’estero vuol dire che non sopporta l’onere di essere italiana, però ne vuole i vantaggi e torna attraverso la banca che controlla in buona parte, Intesa San Paolo, e pretende un prestito dallo Stato. Poi l’alibi è che riguarda gli stabilimenti italiani.

  • Carpeoro: virus, un rituale sinistro. Voluto da chi e perché?

    Scritto il 18/5/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Mascherine? Uno degli aspetti più sconcertanti di questa vicenda del coronavirus è che, dietro, c’è stata una tecnica manipolativa e distorsiva del potere, molto sofisticata. Per vivere meglio, consiglio il libro di Heirinch Popitz sulla “Fenomenologia del potere”. Per imporre delle cose, alle persone, devi utilizzare uno strumento cerimoniale: devi imporre dei riti. Per affermare il concetto principale – il fatto che io limito la libertà, non si sa bene per quale scopo – devo creare un contesto cerimoniale e rituale, fatto di cose aggiuntive e totalmente inutili, che poi portano le persone ad appartenere a una specie di copione, di cerchio magico: una specie di spettacolo da palcoscenico. Certe volte, questo funziona anche se lo scopo magari non è terribile – ma comunque funziona. Se io do un consiglio a uno, dicendogli: non mangiare questo, non bere quello, è un conto; se invece questo consiglio deve diventare una manipolazione definitiva, devo inquadrarlo in un contesto di gesti e di simboli, per i quali il soggetto non ne esca più. Noi, come massa, non siamo più usciti, da questo tipo di comunicazione. Un sacco di persone mi hanno infastidito con la storia della mascherina e dei guanti: perché erano tutte completamente coinvolte nel copione. La parte in commedia era stata data ad ognuno, e ciascuno la recitava alla perfezione. Peccato che la commedia fosse una tragedia.
    E’ così vero, che era una tragedia, che tutte le misure introdotte ora si dice che forse potrebbero essere parzialmente superate. E a me non risulta che abbia avuto un senso, tutto quello che è stato fatto, finora (a danno dell’economia nazionale, delle persone e della Costituzione). Come avevo previsto, c’è stata un’evoluzione naturale del virus. Non mi risulta che ciò che è stato fatto abbia avuto un senso, se non quello di coinvolgere tutti in un copione sinistro, minaccioso, angoscioso, che costruisse il vero Moloch – che è quello della paura collettiva. Perché i morti sarebbero stati gli stessi, i contagi sarebbero stati gli stessi, l’evoluzione sarebbe stata la stessa. Ora, ci sono tante piste che si possono seguire. Quella dei soldi, per esempio: perché tante persone ci hanno guadagnato, da questa cosa. Poi quella della manipolazione del potere che rendesse le masse completamente passive in un momento particolare. Vedo che c’è una gestione molto sofisticata, che non può essere solo italiana: non può essere di un solo paese, perché poi si sono accodati tutti, ed erano pronti ad accodarsi. Non so davvero se, tra qualche decennio, troveremo delle risposte da qualche parte, in qualche archivio, in qualche pentito di turno. So solo che è stata una cosa terribile.
    Quello che sta avvenendo ha tutte le caratteristiche della sovragestione: non so se il virus è stato fabbricato o meno, ma tutta la gestione successiva, una volta che il virus è entrato nella nostra quotidianità, è una sovragestione. Abbiamo avuto delle commissioni tecnico-sanitarie che ci hanno detto di tenere a distanza i nostri cari, di non uscire, di non fare questo e quello. Il diritto di ogni persona, il diritto di decidere, mi chiedo dove sia finito. Chi c’è, al vertice di questa sovragestione? E’ ancora tutto molto confuso, per capirlo. Le vicende terroristiche erano più chiare, più rivelatorie; in questa vicenda, invece, dire qualcosa è difficile. Sicuramente la gestione è molto sofisticata: troppo sofisticata, per rispondere a logiche semplificatorie, solo nazionali. E soprattutto è una gestione di grande competenza, rispetto alle tecniche di manipolazione. L’attenzione particolare per l’Italia? E’ perché gli italiani sono un enorme allevamento di maiali, e del maiale non si butta via niente.
    Braccialetti elettronici per distanziare anche i bambini nelle scuole? Io non so quale sia lo scopo ultimo. Credo però che l’incaglio, di tutta questa cosa, sia nei soldi: perché loro ce l’hanno, la voglia di mettere i braccialetti a chiunque, ma non hanno i soldi per farlo. E soprattutto, abbiamo fermato la produzione: e da che mondo è mondo, quando fermi la produzione fermi tutto. Fa pensare, che abbiano fermato anche il calcio. In una bellissima canzone, “Meno male che adesso non c’è Nerone”, Edoardo Bennato cantava l’abilità politica dell’imperatore: per accontentare gli italiani bastava dar loro in pasto i giochi del Colosseo. I latini dicevano “panem et circenses”, per far stare tranquilla la massa. Qui siamo di fronte a una cosa strana: ci hanno tolto i giochi, e ci stanno togliendo il pane. Quindi, qual è lo scopo di tutta questa cosa? Francamente, io non ho ancora la chiave di questa vicenda. Le manifestazioni non autorizzate come quella di Roma, con le mascherine tricolori? Confermo la mia previsione: tra poco ci saranno problemi di ordine pubblico, se non trovano i soldi per dar da mangiare alla gente.
    Né deve sorprendere che i media non parlino, di queste manifestazioni: in Italia non abbiamo certo una classe giornalistica coi fiocchi. La maggior parte si rende comoda per il sistema, appena si accorge che lavora solo chi è comodo per il sistema. Quanto al governo, la proproga di altri sei mesi dello stato d’emergenza è certamente il possibile preambolo di nuovi provvedimenti. Di tutto, si preoccupano, tranne che di finanziare una ricerca seria su questo virus, ancora sconosciuto. Prima di formarsi delle opinioni, bisognerebbe informarsi: e qui è mancata una corretta informazione, con tutte le conseguenze che da questo derivano. La Gelmini (Forza Italia) chiede l’obbligo vaccinale per le fasce a rischio e per tutto il personale sanitario: un’altra tappa verso la road map Ue, che già nel 2019 prevedeva per il 2022 il passaporto vaccinale europeo? Io non sono in grado di dire quale sarà la fase successiva, perché – ripeto – non ho ancora delineato lo scopo di questa operazione: se uno non conosce lo scopo, come fa a pensare che ci sia una fase successiva, e come sarà?
    Giusto, intanto, preoccuparsi dei bambini: questa esperienza è stata durissima, per i ragazzi – più dura, che per noi. Li abbiamo chiusi in casa, senza poter vedere nemmeno i nonni. Spero che la elaborino in senso positivo, anche se non sono in grado di quantificare gli eventuali danni che hanno subito. Gli abbiamo impedito il contatto coi i coetanei, e persino con la natura: le fioriture, i profumi della primavera. Pure gli esami, gli abbiamo tolto. Abbiamo modificato il percorso dei ragazzi dei bambini. Certo, tutto può sempre essere alchemicamente trasformato in oro. Con gli strumenti che hanno oggi (e se li aiutiamo), spero che i ragazzi possano elaborare in maniera costruttiva questa esperienza. In fin dei conti, i ragazzi di altre generazioni sono riusciti a elaborare anche l’esperienza della guerra. Se dietro a tutto c’è un disegno, e se quello italiano non è un popolo considerato pericoloso per il sistema dominante, che bisogno c’era di questa gestione del virus per fare un salto di qualità così rilevante? La sovragestione funziona così: prima di tutto, il modello viene diffuso. Dopodiché, visto che sono quantomeno idioti, se non corrotti, i politici – nazionali e locali – si accodano. Ma ripeto: fino a quando non capiremo lo scopo, di tutta questa cosa, non ne capiremo la sovragestione.
    Siamo in una dittaura? Quello di dittatura è un concetto teoricamente applicabile a qualunque sistema, anche se poi realizzarlo è un altro discorso. Siamo un paese il cui ministero della sanità ha raccomandato ai medici di non eseguire autopsie sulle vittime del Covid. Abbiamo sentito di tutto, in questo periodo: e credo che non abbiamo ancora finito, di sentire di tutto. Bill Gates il grande burattinaio della situazione? No, però è un mascalzone: ha fatto benissimo, Sara Cunial, a definirlo così. Bill Gates ha cercato di stabilire il monopolio sui sistemi operativi dei computer, e lo ha fatto con metodi mafiosi. In tempi non sospetti lo scrissi, su “Pc Magazine”, rivista che dirigevo, assumendomene la responsabilità (e venni quasi lapidato). Ora Bill Gates si occupa di vaccini? Ha aggiustato il tiro, ma i metodi sono gli stessi. Dite che è più inquietante, il vaccino? Ma perché, non era inquietante anche quello che voleva fare prima? La differenza è che qui si parla del corpo umano? Alla lunga, lo scopo è sempre il corpo umano: se ci passi tramite un computer, ci puoi passare anche tramite un microchip.

    Mascherine? Uno degli aspetti più sconcertanti di questa vicenda del coronavirus è che, dietro, c’è stata una tecnica manipolativa e distorsiva del potere, molto sofisticata. Per vivere meglio, consiglio il libro di Heirinch Popitz sulla “Fenomenologia del potere”. Per imporre delle cose, alle persone, devi utilizzare uno strumento cerimoniale: devi imporre dei riti. Per affermare il concetto principale – il fatto che io limito la libertà, non si sa bene per quale scopo – devo creare un contesto cerimoniale e rituale, fatto di cose aggiuntive e totalmente inutili, che poi portano le persone ad appartenere a una specie di copione, di cerchio magico: una specie di spettacolo da palcoscenico. Certe volte, questo funziona anche se lo scopo magari non è terribile – ma comunque funziona. Se io do un consiglio a uno, dicendogli: non mangiare questo, non bere quello, è un conto; se invece questo consiglio deve diventare una manipolazione definitiva, devo inquadrarlo in un contesto di gesti e di simboli, per i quali il soggetto non ne esca più. Noi, come massa, non siamo più usciti, da questo tipo di comunicazione. Un sacco di persone mi hanno infastidito con la storia della mascherina e dei guanti: perché erano tutte completamente coinvolte nel copione. La parte in commedia era stata data ad ognuno, e ciascuno la recitava alla perfezione. Peccato che la commedia fosse una tragedia.

  • Gli anarchici: Covid, l’infame bancarotta del sistema-Italia

    Scritto il 01/4/20 • nella Categoria: idee • (1)

    Di fronte a questa crisi, Stato e capitale stanno mostrando, con un’evidenza mai raggiunta prima, tutti i propri enormi limiti e la loro strutturale incapacità di tenere conto delle necessità e della salute delle persone. In Italia, le scelte politiche dei governi hanno costantemente tagliato la sanità pubblica (più che pubblica, statale). Parte delle poche risorse è stata dirottata verso la sanità privata, anche durante l’emergenza attuale. La contemporanea “regionalizzazione”, secondo un modello aziendalista-capitalista, ha poi reso questo servizio, che in teoria dovrebbe essere di carattere universale, fortemente differenziato tra regione e regione, tra regioni ricche e regioni povere. I pazienti sono diventati clienti e le cure prestazioni d’opera monetizzate in un quadro generale di competizione e profitto. Questa impostazione del servizio sanitario svela in questo momento drammatico il suo vero volto lasciandoci tutti in balìa della sua filosofia che non è certo quella della pietà umana e del riconoscimento dell’altro come un nostro simile bensì quella del calcolo delle esigenze materiali minime per il massimo profitto che si traducono ora nella carenza di strutture attrezzate, di personale assunto, di materiale di consumo nei magazzini.
    Il risultato è che i sempre più risicati fondi e il sempre più ridotto personale, già sfruttato al limite nell’ordinario, non lasciano margini per le situazioni di emergenza. Salvo poi ammettere che i posti in terapia intensiva si stanno esaurendo, il personale scarseggia, i respiratori non ci sono e sarà necessario effettuare delle scelte su chi curare. E tutto questo quando lo Stato sborsa senza batter ciglio 70 milioni di euro al giorno per spese militari. Con i 70 milioni spesi in uno solo dei 366 giorni di quest’anno bisestile si potrebbero costruire ed attrezzare sei nuovi ospedali e resterebbe qualche spicciolo per mascherine, laboratori di analisi, tamponi per fare un vero screening. Un respiratore costa 4.000 mila euro: quindi si potrebbero comprare 17.500 respiratori al giorno, molti di più di quelli che servirebbero ora. Abbiamo assistito in queste settimane a una totale cialtroneria del ceto politico nell’affrontare l’emergenza, con esponenti di tutte le aree che hanno affermato tutto e il contrario di tutto, invocando la chiusura e l’apertura a seconda di ciò che invocava l’avversario. Abbiamo visto il governo impugnare la chiusura delle scuole marchigiane salvo poi chiudere tutto il paese pochi giorni dopo, abbiamo visto opportunismi ributtanti e ora assistiamo alla retorica del “ce la faremo”.
    Se ce la faremo, non sarà certo grazie ai governi nazionale e regionali. Non sarà certo grazie alla massiccia militarizzazione di città e confini. Non sarà certo grazie alle imprese, che tramite Confindustria hanno gettato la maschera scegliendo esplicitamente il profitto. Lo hanno dichiarato in modo chiaro e netto, senza giri di parole, senza vergogna: non chiudiamo, la produzione deve andare avanti. Questo ha portato a scioperi spontanei in molte aziende, con le centrali sindacali a inseguire le lotte dei lavoratori che non hanno voluto cedere supinamente alle pretese padronali. L’inseguimento dei sindacati di regime ha raggiunto il traguardo del ridicolo protocollo siglato il 14 marzo, contenente solo obblighi per i lavoratori e solo raccomandazioni per le imprese. Questo disgustoso cinismo, questa fame di profitto unita al disprezzo per la salute di chi lavora, proprio perché espressi in un momento così eccezionale, non devono passare e lor signori ne devono rendere conto. Questa crisi la sta pagando soprattutto chi lavora in sanità ed è sotto la pressione continua di turni massacranti e dei crescenti casi di contagio e di morti fra il personale stesso.
    Nessun media mainstream ha ripreso la denuncia degli avvocati dell’associazione infermieri, un’istituzione che non ha nulla di sovversivo. Nella narrazione dominante infermiere ed infermieri sono descritti come eroi, purché si ammalino e muoiano in silenzio, senza raccontare quello che succede negli ospedali. Gli infermieri che raccontano la verità sono minacciati di licenziamento. A quelli che vengono contagiati non viene riconosciuto l’infortunio, perché l’azienda ospedaliera non sia obbligata a pagare indennizzi a chi si trova ogni giorno a lavorare senza protezioni o con protezioni del tutto insufficienti. Questa crisi la sta pagando chi ha un lavoro saltuario o precario, al momento senza reddito e senza nessuna certezza di riavere il lavoro a epidemia conclusa. La sta pagando chi si trova a casa in telelavoro a dover conciliare una presenza casalinga spesso molto complessa con bambini o persone da accudire e contemporanei obblighi produttivi. La sta pagando chi è costretto ad andare nel proprio luogo di lavoro senza nessuna garanzia per la salute. La sta pagando chi è povero, senza casa, chi sopravvive per strada o in un campo nomadi.
    La stanno pagando i lavoratori e le lavoratrici che hanno fatto scioperi spontanei contro il rischio di contagio e sono stati a loro volta denunciati per aver violato gli editti del governo, perché manifestavano in strada per la loro salute. La stanno pagando i reclusi nelle carceri dello Stato democratico che hanno dato vita a rivolte in 30 prigioni in difesa della propria salute. Durante le rivolte ci sono stati quattordici morti. Quattordici persone che – ci raccontano – sarebbero morte tutte per overdose da farmaci auto indotta. Quattordici persone sottomesse alla responsabilità di un sistema a cui forse non è parso vero di poter applicare con pugno di ferro altre misure di contenimento, non tanto dell’infezione ma dei carcerati stessi. In una situazione esplosiva a causa delle condizioni già ai limiti dell’umano che da anni – in modo strutturale e non eccezionale – si vivono all’interno delle carceri il governo ha pensato bene di bloccare ogni visita senza prendere misure efficaci a tutela della salute dei carcerati.
    Purtroppo sappiamo bene che una volta conclusa e superata questa fase di emergenza saranno sempre le stesse persone a rimetterci in termini di impoverimento e di ulteriore sfruttamento. Perché anche se nessuno di noi ha la sfera di cristallo, si può già prevedere che useranno la scusa della “ripresa”, del “risanamento economico”, del “superamento della crisi”, per comprimere sempre di più gli spazi di lotta nei posti di lavoro e le libertà civili e politiche. Non sarà certo una sorpresa se la retorica della “responsabilità” sarà utilizzata per affinare ulteriormente i dispositivi disciplinari e di controllo sociale, per limitare ancor di più la libertà di movimento, per limitare ancor di più la libertà di scioperare e manifestare, che ora è di fatto sospesa. Già adesso il numero dei denunciati per la violazione dei decreti supera quello dei contagiati. Su questo saremo chiamati a vigilare e agire senza tentennamenti. Siamo solidali con tutti coloro che in questo momento stanno rischiando la propria vita per salvarne altre, con tutto il personale in servizio negli ospedali, con chi lavora e sciopera per garantire condizioni di sicurezza per sé per gli altri, con tutti coloro che non possono permettersi di #restareacasa perchè una casa non ce l’hanno.
    Siamo solidali con chi ha paura perché teme per sé e per i propri cari. Siamo solidali con tutti coloro che si sono ammalati e sono stati strappati da casa senza poter avere contatti con i propri cari a causa dell’assenza di dispositivi di protezione, siamo solidali con tutti coloro che stanno morendo con cure palliative per l’assenza di strutture di emergenza adeguate e lo siamo anche con chi ha dovuto prendere delle decisioni in merito alle vite altrui su chi intubare e chi no nel disperato tentativo di ridurre il danno al minimo quando il danno è comunque certo. Non ci dimenticheremo di chi è la responsabilità di quello che accade oggi: è dei governi e degli Stati che hanno sacrificato la salute di noi tutti scegliendo il profitto, la guerra e il rafforzamento del loro potere. Ma non si illudano: le lotte non andranno in quarantena.
    (”Coronavirus ed emergenza: non ci dimentichiamo da quale parte della barricata siamo”, dichiarazione della Commissione di Corrispondenza della Fai, Federazione Anarchica Italiana, pubblicata su “Umanità Nova” il 20 marzo 2020).

    Di fronte a questa crisi, Stato e capitale stanno mostrando, con un’evidenza mai raggiunta prima, tutti i propri enormi limiti e la loro strutturale incapacità di tenere conto delle necessità e della salute delle persone. In Italia, le scelte politiche dei governi hanno costantemente tagliato la sanità pubblica (più che pubblica, statale). Parte delle poche risorse è stata dirottata verso la sanità privata, anche durante l’emergenza attuale. La contemporanea “regionalizzazione”, secondo un modello aziendalista-capitalista, ha poi reso questo servizio, che in teoria dovrebbe essere di carattere universale, fortemente differenziato tra regione e regione, tra regioni ricche e regioni povere. I pazienti sono diventati clienti e le cure prestazioni d’opera monetizzate in un quadro generale di competizione e profitto. Questa impostazione del servizio sanitario svela in questo momento drammatico il suo vero volto lasciandoci tutti in balìa della sua filosofia che non è certo quella della pietà umana e del riconoscimento dell’altro come un nostro simile bensì quella del calcolo delle esigenze materiali minime per il massimo profitto che si traducono ora nella carenza di strutture attrezzate, di personale assunto, di materiale di consumo nei magazzini.

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