Archivio del Tag ‘Piero Cammerinesi’
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Tar Calabria, sentenza-bomba: no al vaccino antinfluenzale
Grazie ai medici dell’Ampas, in Calabria l’obbligo del vaccino antinfluenzale per medici e anziani (over-65) viene annullato. E’ il Tar calabrese a bocciare l’ordinanza di Jole Santelli, presidente berlusconiana della Regione. La sentenza del tribunale amministrativo di Catanzaro è stata pubblicata il 15 settembre. Una vittoria molto importante per Ampas (”Medicina di segnale”), che si è vista riconoscere che «è lo Stato ad essere l’unico ad avere il potere di legiferare in materia di trattamenti sanitari obbligatori come l’imposizione vaccinale», e che la legislazione generale dello Stato in materia di vaccinazioni deve essere basata «sugli indirizzi condivisi dalla comunità scientifica nazionale e internazionale». Quest’ultima determinazione, scrive Andrea Ippolito su “Il Gazzettino Vesuviano” in un articolo ripreso dal blog “Libero Pensare” curato da Piero Cammerinesi, mette un punto fermo sulla questione. E riconosce che esiste un dibattito molto ampio, nella comunità scientifica nazionale e internazionale, «in merito all’inopportunità di una vaccinazione antinfluenzale estesa a intere categorie e a tutti gli anziani, oltre alla sua presunta utilità come mezzo di contrasto all’epidemia da Sars-Cov-2».
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Oscurato Rand Paul, che smaschera il guerrafondaio Biden
Il potere della propaganda è ormai fenomeno globale, sia nelle dimensioni che nella pervasività. Quello che abbiamo notato a casa nostra in questi terribili mesi di verità imbavagliata e proibita, di menzogna strillata e travestita di autorevolezza, non accade ovviamente solo in Italia. A casa nostra abbiamo assistito alla roboante, autoreferenziale propaganda da parte di autonominatisi alfieri della scienza – ormai trasformata in un dogma dalle caratteristiche messianiche – mentre tutte le voci discordanti (peraltro anch’esse sostenute da autorevoli uomini di scienza) sono state, quando non è stato possibile ignorarle per via della fama del ‘dissidente’ di turno, sdegnosamente bollate di negazionismo e antiscientificità. Poi, naturalmente, come nel caso del recente sdoganamento da parte di Trump e del Fda della cura del plasma iperimmune per il Covid-19, abbiamo visto lo squallido, miserevole voltafaccia di chi fino a ieri lo voleva proibire, mentre oggi si gonfia di orgoglio per la ‘italianità’ della terapia. Uno spettacolo talmente disgustoso che chi sta scrivendo fatica a non correre al bagno a dare di stomaco.Per noi e per tutti coloro che hanno cercato in questi mesi apocalittici di rettificare le evidenti menzogne ripetute a macchinetta da una stampa ormai ridotta a megafono del sistema è stato come urlare a perdifiato da un chilometro di distanza mentre i ‘custodi della verità’ utilizzavano un impianto di altoparlanti di 10.000 watt. E questo è ormai il loro paradigma, ripetuto globalmente. Se le verità scomode non sono funzionali all’agenda del potere le si ignora, se non le si può combattere apertamente. Ultimo episodio di una gravità eccezionale – anche se poco apprezzabile dal lettore italiano che non conosca le dinamiche della politica americana – è stato il ‘silenziamento’ del discorso del senatore Rand Paul (Rep-Kentucky) alla Convention nazionale repubblicana da parte del mainstream media, con la “Cnn” che l’ha tagliato del tutto e la “Fox” che ha sostituito la parte contro la guerra con un’intervista.Il senatore Rand Paul, invero uno dei pochi politici americani di spessore e intelligenza, non è sempre andato d’amore e d’accordo con il presidente Donald Trump, il cui carattere e le cui improvvide esternazioni non lo rendono invero particolarmente gradevole a molti – anzi, lo ha combattuto duramente quando entrambi erano in lizza per le primarie repubblicane nella corsa alla presidenza del 2016. Paul dunque, nel suo intervento, pur ammettendo di non essere sempre d’accordo con il presidente – e questo non può che andare a suo merito, come espressione di libertà di pensiero e di parola – ha affermato che il desiderio di Trump di porre fine alle “guerre infinite” compensa alla grande le differenze tra loro due: «Sto sostenendo il presidente Trump perché egli crede, come me, che un’America forte non può combattere guerre infinite; non dobbiamo lasciare il nostro sangue e le nostre risorse nel pantano del Medio Oriente», definendo Trump «il primo presidente, in una generazione, a cercare di porre fine alla guerra, piuttosto che iniziarne una».Paul ha continuato ad attaccare quello che ha definito «il disastroso record di Joe Biden», ricordando come il senatore Biden abbia a suo tempo votato per appoggiare la scelta del presidente George W. Bush di usare la forza in Iraq: «Temo che Biden sceglierebbe di nuovo la guerra. Ha sostenuto la guerra in Serbia, Siria, Libia. Joe Biden continuerà a versare il nostro sangue e sciupare le nostre risorse». Ma questo messaggio contro la guerra, come si è detto, non è stato reso disponibile ai telespettatori della “Cnn”, mentre “Fox News”, che ha snobbato la maggior parte della prima notte della Convention, ha sostituito parti del discorso di Paul con il presentatore Tucker Carlson che ha intervistato Donald Trump in diretta. La “Msnbc” ha intervallato il discorso di Paul con le considerazioni della conduttrice Rachel Maddow, che ha tentato di contraddire l’affermazione di Paul che Trump stava «riportando a casa i nostri eroi».Maddow ha affermato che il numero totale di personale dispiegato all’estero è cresciuto sotto la presidenza Trump, mentre Paul si riferiva principalmente agli schieramenti di truppe nei punti caldi nel Medio Oriente in conflitto. Come si vede, dunque, anche in questo caso, il paradigma è perfetto; nessuna voce dissenziente rispetto a quella del Ministero della Verità di orwelliana memoria è ormai consentita e, se colui che la espone è troppo in alto per venir eliminato o aggredito, la sua voce viene semplicemente silenziata. Penso sia dunque evidente a tutti come questa scelta di propaganda e di censura globali non possa che essere considerata appartenente ad una emergenza bellica, in cui ogni garanzia democratica e costituzionale – a livello globale – di espressione del proprio pensiero e parola sia stata sospesa.(Piero Cammerinesi, “Come ti silenzio il senatore”, da “Libero Pensare” del 26 agosto 2020).Il potere della propaganda è ormai fenomeno globale, sia nelle dimensioni che nella pervasività. Quello che abbiamo notato a casa nostra in questi terribili mesi di verità imbavagliata e proibita, di menzogna strillata e travestita di autorevolezza, non accade ovviamente solo in Italia. A casa nostra abbiamo assistito alla roboante, autoreferenziale propaganda da parte di autonominatisi alfieri della scienza – ormai trasformata in un dogma dalle caratteristiche messianiche – mentre tutte le voci discordanti (peraltro anch’esse sostenute da autorevoli uomini di scienza) sono state, quando non è stato possibile ignorarle per via della fama del ‘dissidente’ di turno, sdegnosamente bollate di negazionismo e antiscientificità. Poi, naturalmente, come nel caso del recente sdoganamento da parte di Trump e del Fda della cura del plasma iperimmune per il Covid-19, abbiamo visto lo squallido, miserevole voltafaccia di chi fino a ieri lo voleva proibire, mentre oggi si gonfia di orgoglio per la ‘italianità’ della terapia. Uno spettacolo talmente disgustoso che chi sta scrivendo fatica a non correre al bagno a dare di stomaco.
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Yale contro Fauci: negando il Plaquenil ha causato la strage
Harvey Risch, famoso epidemiologo di Yale, afferma che il dottor Anthony Fauci e la Food and Drug Administration (Fda) hanno causato «la morte di centinaia di migliaia di americani», che avrebbero potuto essere salvati ricorrendo all’idrossiclorochina. Risch ne ha parlato con Mark Levin il 23 agosto su “Fox News”. A riportare la notizia è il blog “Libero Pensare”, curato da Piero Cammerinesi. Il dottor Risch – premette “Libero Pensare” – è un esplicito sostenitore del trattamento con idrossiclorochina (Plaquenil) per il Covid-19. Anche secondo il dottor Steven Hatfill, di “Real Clear Politics”, ci sono dozzine di studi globali che dimostrano che l’idrossiclorochina è un trattamento efficace per Covid-19. Esistono infatti 53 studi globali che mostrano risultati positivi con l’idrossiclorochina per Covid-19, decisiva se assunta nelle prime fasi della malattia. L’efficacia del farmaco non piace ai fan del vaccino: uno studio sulla rivista medica “The Lancet”, teso a screditare l’idrossiclorochina, è poi stato successivamente ritenuto fraudolento, e quindi ritrattato completamente dal giornale, che si è scusato con i lettori. Fauci, invece – vero dominus della sanità statunitense dai tempi di Reagan – è rimasto un tenace avversario del Plaquenil.Il dottor Harvey Risch, in televisione, ha attaccato Fauci a viso aperto: lo ritiene responsabile di centinaia di migliaia di morti, per aver scoraggiato l’impiego dell’idrossiclochina. Risch ha sostenuto come il dottor Fauci abbia «lasciato morire negli anni ’80 almeno 17.000 persone di Aids, non certificando un farmaco efficace per il trattamento della malattia», e il medico di Yale ora sostiene che Fauci sta facendo la stessa cosa con il coronavirus. «Si sta ripetendo quanto era già avvenuto», ha detto Risch: «Ora abbiamo il dottor Fauci che nega l’esistenza di qualsiasi prova di beneficio dell’idrossiclorochina. E questo ha condizionato la Fda». L’ente americano per l’accreditamento dei farmaci «ha fatto affidamento sul dottor Fauci e sui suoi gruppi consultivi quando ha dichiarato pubblicamente che non vi è alcun vantaggio nell’uso dell’idrossiclorochina nei pazienti ambulatoriali. E questo è contrario ai fatti: le prove sono schiaccianti».Harvey Risch ha accusato pubblicamente, e senza mezzi termini, le autorità sanitarie statunitensi: «Il dottor Fauci e la Fda stanno facendo la stessa cosa che è stata fatta nel 1987 e che ha portato alla morte di centinaia di migliaia di americani, che avrebbero potuto essere salvati», concludendo con un appello: «È vergognoso! La gente deve scrivere o chiamare il proprio membro del Congresso o senatore e lamentarsi che questo non è il modo in cui il paese dovrebbe funzionare!». Anthony Fauci rappresenta un problema, per la Casa Bianca: è considerato la longa manus di Big Pharma. Un super-burocrate prativamente inamovibile, inutilmente contrastato da diversi presidenti. Donald Trump lo ha attaccato in modo frontale, rinfacciandogli i «troppi errori» commessi e l’eccessiva rigidità nel prescrivere il lockdown. A contestare Fauci è anche Robert Kennedy Junior, figlio di Bob Kennedy, che contesta al boss della sanità americana l’eccessiva vicinanza con Bill Gates e l’Oms, sospettata di aver aggravato la crisi Covid con una pessima gestione dell’emergenza.Harvey Risch, famoso epidemiologo di Yale, afferma che il dottor Anthony Fauci e la Food and Drug Administration (Fda) hanno causato «la morte di centinaia di migliaia di americani», che avrebbero potuto essere salvati ricorrendo all’idrossiclorochina. Risch ne ha parlato con Mark Levin il 23 agosto su “Fox News”. A riportare la notizia è il blog “Libero Pensare“, curato da Piero Cammerinesi. Il dottor Risch – premette “Libero Pensare” – è un esplicito sostenitore del trattamento con idrossiclorochina (Plaquenil) per il Covid-19. Anche secondo il dottor Steven Hatfill, di “Real Clear Politics”, ci sono dozzine di studi globali che dimostrano che l’idrossiclorochina è un trattamento efficace per Covid-19. Esistono infatti 53 studi globali che mostrano risultati positivi con l’idrossiclorochina per Covid-19, decisiva se assunta nelle prime fasi della malattia. L’efficacia del farmaco non piace ai fan del vaccino: uno studio sulla rivista medica “The Lancet”, teso a screditare l’idrossiclorochina, è poi stato successivamente ritenuto fraudolento, e quindi ritrattato completamente dal giornale, che si è scusato con i lettori. Fauci, invece – vero dominus della sanità statunitense dai tempi di Reagan – è rimasto un tenace avversario del Plaquenil.
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Sabotare l’armonia Est-Ovest: l’attacco ‘esoterico’ alla Siria
Fausto Carotenuto, analista politico internazionale, oggi formatore e insegnante spirituale, nel suo libro “Il mistero della situazione internazionale” tacconta di come le guerre siano in realtà fatte per ragioni esoteriche, non solo economiche o politiche. Vediamo quindi le ragioni esoteriche di questa guerra senza senso alla Siria, tra l’altro proprio da Trump, che nel 2013 aveva criticato Obama per la sua decisione di attaccare la Siria. Il mondo è spartito in due grandi aree: Oriente e Occidente. L’Oriente è la culla della spiritualità, l’Occidente del materialismo e della scienza. Tutte le religioni nascono da Oriente, mentre l’Occidente non ha mai visto nascere nessuna religione, ma solo il fenomeno dello studio, in forma scientifica, di queste religioni. Non a caso il verbo “orientare” deriva da Oriente, perché solo se si guarda, appunto, a Oriente, riusciamo a tracciare una corretta rotta spirituale. Le cattedrali gotiche erano perlopiù orientate verso sud est, ovvero verso Gerusalemme, su precise direttrici energetiche (ad esempio la cattedrale di Chartres è posizionata sulla cosiddetta “Linea di San Michele” che parte da Gerusalemme, e passa da Monte Sant’Angelo, Val di Susa, Chartres, Mont Saint-Michel). E la loro costruzione si basava su calcoli matematici che erano gli stessi del Tempio di Gerusalemme e delle piramidi.L’Oriente è anche ricollegato alla cintura di Orione, di cui Sirio è la stella più luminosa (la costellazione con cui sono allineate le piramidi). Il Grande Oriente, la più grande comunione massonica d’Italia e nel mondo, prende questo nome. Quando un fratello massone muore si dice che “va nell’Oriente eterno”. Il Medio Oriente è una fascia che si situa a metà, come uno spartiacque, tra Oriente e Occidente. E di queste due metà, l’epicentro è Gerusalemme. Gerusalemme è, quindi, un epicentro energetico-spirituale. Non a caso le tre principali religioni del mondo (Islam, Cristianesimo, Ebraismo) nascono proprio a Gerusalemme. Mentre la Siria, Damasco in particolare, è il luogo dove San Paolo incontrò il Cristo eterico (come ha sottolineato di recente il mio amico Piero Cammerinesi in un suo scritto). Il Medio Oriente è la zona di mezzo tra i due mondi, Occidente e Oriente; la riconciliazione e la fusione dei quali potrebbe arrecare un enorme beneficio all’umanità, fondendo la spiritualità orientale con la tradizione scientifica e razionale occidentale, e non a caso è la zona del mondo che, nei millenni, è sempre stata quella più martoriata da guerre di ogni tipo.Lo scopo della guerra in Siria, quindi, è sì politico, finanziario ed economico. Ma è anche una guerra spirituale, per abbassare sempre più le energie di quei luoghi e impedire l’elevazione spirituale dell’umanità. Non caso, la Siria è un paese dove da sempre convivono diverse religioni e tradizioni spirituali, in modo pacifico. Lo stesso Assad fa parte degli Alawiti, una corrente del mondo islamico tra le più pacifiche, in perfetta sintonia con il versetto del Corano secondo cui “se Allah avesse voluto una sola religione, ne avrebbe creata una”; le varie religioni sono quindi strade diverse per arrivare all’unica meta finale, comune a tutti. Dal punto di vista esoterico, le tradizioni spirituali occidentali vendono nella ricostruzione del Tempio di Gerusalemme il momento in cui tornerà la pace nell’umanità. Ovviamente, questo principio esoterico trova riscontro anche sul piano pratico e politico: immaginiamoci come sarebbe il mondo se tornasse la pace a Gerusalemme, e se israeliani e palestinesi trovassero finalmente l’armonia; ciò rappresenterebbe la fine del conflitto tra Oriente e Occidente e una nuova era di pace per l’umanità.Ovviamente, i potenti del mondo sono all’oscuro delle ragioni esoteriche di tutto questo; e lo stesso Trump non ha la capacità di capire cosa si celi, esotericamente, dietro alla sua decisione di attacco. L’esoterismo, si sa, è un altro piano di lettura della realtà, di cui la maggior parte della gente – politici compresi – è quasi completamente all’oscuro. Riportiamo qui un passo di “Morte sulla Terra e vita nel cosmo”, di Rudolf Steiner, sulla centralità di Gerusalemme sul piano spirituale: “Se il defunto guarda certi punti [della superficie terrestre] nel nostro attuale ciclo temporale, allora dal luogo che qui sulla Terra corrisponde alla Palestina, a Gerusalemme, gli giunge, al centro di un colore blu-violetto, una sorta di struttura dorata, come se vedesse una struttura di cristallo d’oro che poi prende vita: questa è Gerusalemme, vista dal piano spirituale! Questo è ciò nell’Apocalisse viene raffigurato come la “Gerusalemme celeste”. Queste non sono cose immaginarie, queste sono cose che possono essere realmente osservate. Spiritualmente, visto dal cosmo, l’evento del Golgotha era l’illuminarsi di una stella d’oro nell’aura blu della parte orientale della terra (l’occidentale è rossastra)».(Paolo Franceschetti, “Le ragioni esoteriche dell’attacco in Siria”, dal blog “Petali di Loto” del 17 aprile 2018).Fausto Carotenuto, analista politico internazionale, oggi formatore e insegnante spirituale, nel suo libro “Il mistero della situazione internazionale” tacconta di come le guerre siano in realtà fatte per ragioni esoteriche, non solo economiche o politiche. Vediamo quindi le ragioni esoteriche di questa guerra senza senso alla Siria, tra l’altro proprio da Trump, che nel 2013 aveva criticato Obama per la sua decisione di attaccare la Siria. Il mondo è spartito in due grandi aree: Oriente e Occidente. L’Oriente è la culla della spiritualità, l’Occidente del materialismo e della scienza. Tutte le religioni nascono da Oriente, mentre l’Occidente non ha mai visto nascere nessuna religione, ma solo il fenomeno dello studio, in forma scientifica, di queste religioni. Non a caso il verbo “orientare” deriva da Oriente, perché solo se si guarda, appunto, a Oriente, riusciamo a tracciare una corretta rotta spirituale. Le cattedrali gotiche erano perlopiù orientate verso sud est, ovvero verso Gerusalemme, su precise direttrici energetiche (ad esempio la cattedrale di Chartres è posizionata sulla cosiddetta “Linea di San Michele” che parte da Gerusalemme, e passa da Monte Sant’Angelo, Val di Susa, Chartres, Mont Saint-Michel). E la loro costruzione si basava su calcoli matematici che erano gli stessi del Tempio di Gerusalemme e delle piramidi.
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Border Nights, dove sono di casa le domande più scomode
«Se non ci foste, bisognerebbe inventarvi». Che faccia farebbero, al Tg1, se ricevessero un messaggio simile? Qualcuno ha mai scritto, a Mentana, qualcosa come «grazie di esistere»? Quello, semmai, è il tenore delle comunicazioni rivolte, in modo sistematico, a “Border Nights”, trasmissione web-radio in live streaming su “Web Radio Network” ogni martedì sera da ormai otto anni. E’ seguita da migliaia di appassionati ascoltatori, fedelissimi di lunga data o fan più recenti, che poi scrivono: «M’è capitato una volta di sentirvi e, da allora, non mi perdo una puntata». Fabio Frabetti, il giovane conduttore – affiancato da Paolo Franceschetti per la consueta mezz’ora “a ruota libera”, spesso condita di autorionia esilarante – si avvale anche delle interviste di Stefania Nicoletti su temi di scottante attualità, mentre una vera signora della radiofonia, Barbara Marchand (Radio Montecarlo, RadioRai), ha licenza di curiosare tra libri e film, giganti del pensiero e follie contemporanee. Nell’assortimento della “notte ai confini” ci sono anche lo stile genuinamente complottistico del “Maestro di Dietrologia”, le divagazioni esoteriche di Federica Francesconi, i singolari profili astrologici con i quali Germana Accorsi tratteggia politici, star e protagonisti della cronaca. Cuore di ogni puntata: grandi ospiti, presenti in diretta, coi i quali gli ascoltatori possono interagire in tempo reale inviando messaggi, via email e in chat.Tra le ultime voci intervenute, quelle di Giovanni Fasanella (il caso Moro) e Gioele Magaldi (elezioni), lo scomodo reporter Gianni Lannes, il regista Massimo Mazzucco (“American Moon”, l’uomo sulla Luna secondo Washington), che si aggiungono a quelle dei vari Giulietto Chiesa, Marcello Foa, Claudio Messora di “ByoBlu”. Geopolitica e temi spinosi, spesso dribblati dal mainstream, che invece a “Border Nights” trovano piena cittadinanza: dalle strane morti per doping ai misteriosi delitti rituali, passando per le scie chimiche e i gialli irrisolti della storia italiana. Vicende come il delitto di Pasolini e la morte di Rino Gaetano ricostruita dall’avvocato Bruno Mautone, fenomeni come il satanismo e la saga horror del Mostro di Firenze (secondo Carmelo Carlizzi e il pm perugino Giuliano Mignini). “Verità cercasi”, fino alla recente sentenza che condanna il ministero della difesa per il silenzio sul sequestro di Davide Cervia, specialista elettronico della marina militare italiana rapito sulla porta di casa e sparito nel nulla 28 anni fa. Dalla tragedia di Ustica a quella della Costa Concordia, passando per gli attentati firmati Isis, si cerca sempre una lettura diversa – anche simbolica – sulle tracce di possibili indizi.“Border Nights” è anche una finestra sui “saperi altri”, come la spettacolare lettura simbologica offerta da Michele Proclamato, tra Cartesio e Arcimboldo, Vitruvio e i “cerchi nel grano”. E poi la lettura “spirituale” proposta da Fausto Carotenuto, la lezione di Steiner secondo Piero Cammerinesi, le vie “alternative” alla conoscenza (Ambra Guerrucci, Stefano Mayorca, Manuela Pompas) e la medicina reinterpretata da Gabriella Mereu (approccio psicologico) e Marcello Pamio (vaccini). C’è davvero di tutto, su “Border Nights”: la Bibbia riletta da Mauro Biglino, la scienza divenuta ultra-dogmatica per Enzo Pennetta, la “dittatura” tecnologica del mondo contemporaneo senza più diritti (Ugo Mattei). Una giovane ricercatrice come Enrica Perucchietti denuncia le menzogne orwelliane del mainstream, fra terrorismo “false flag” e psicosi “fake news”, mentre lo storico Enrico Montermini svela il rapporto tra Mussolini e i circoli massonici internazionali che favorirono l’avvento del fascismo. Lara Pavanetto illumina altre pagine inesplorate di storia, mentre Varo Venturi, Roberto Pinotti, Corrado Malanga e Massimo Barbetta si addentrano – in modi diversissimi – nel mondo dell’ufologia, cioè nell’universo “rivelato da Giordano Bruno”, come spiega l’astrofisica Giuliana Conforto.Sempre tra le stelle, il celebre astrologo Marco Pesatori si muove in modo del tutto inedito, quasi quanto il poetico Silvano Agosti nella vita quotidiana, sognando la sua “Kirghisia”, il mondo di armonia al quale abbiamo voltato le spalle. Last but not least, naturalmente, Gianfranco Carpeoro: avvocato e scrittore nonché colonna portante di “Border Nights”, il simbologo e gran maestro, cultore dei Rosacroce, offre spunti spiazzanti e memorabili la domenica mattina nella rubrica “Carpeoro Racconta”, in web-streaming su YouTube, appuntamento imperdibile per i fan della “notte ai confini”. «Viviamo, senza saperlo, immersi in un pensiero di tipo magico: tendiamo a chiederci sempre e solo “come” fare qualcosa, mai “perché”». La tesi di Carpeoro si traduce in una sorta di manifesto, che “Border Nights” fa proprio: offre spazi generosi a voci spesso isolate, autori poco noti, denunce inascoltate. Trasmissioni mai banali, sempre stimolanti – non è un caso, il “grazie di esistere” che la redazione si vede così spesso recapitare. E’ un nuovo modo di fare informazione: aperto e leale, rispettando e coinvolgendo il pubblico. Beninteso: la trasmissione si regge sul solo volontariato. Ai “follower” più affezionati, ora si propone una sorta di libera sottoscrizione, mediante crowdfunding, su “Produzioni dal basso”. «Ma in ogni caso – assicura Frabetti – noi continueremo come prima, offrendo il nostro lavoro settimanale gratuitamente, a tutti».«Se non ci foste, bisognerebbe inventarvi». Che faccia farebbero, al Tg1, se ricevessero un messaggio simile? Qualcuno ha mai scritto, a Mentana, qualcosa come «grazie di esistere»? Quello, semmai, è il tenore delle comunicazioni rivolte, in modo sistematico, a “Border Nights”, trasmissione web-radio in live streaming su “Web Radio Network” ogni martedì sera da ormai otto anni. E’ seguita da migliaia di appassionati ascoltatori, fedelissimi di lunga data o fan più recenti, che poi scrivono: «M’è capitato una volta di sentirvi e, da allora, non mi perdo una puntata». Fabio Frabetti, il giovane conduttore – affiancato da Paolo Franceschetti per la consueta mezz’ora “a ruota libera”, spesso condita di autorionia esilarante – si avvale anche delle interviste di Stefania Nicoletti su temi di scottante attualità, mentre una vera signora della radiofonia, Barbara Marchand (Radio Montecarlo, RadioRai), ha licenza di curiosare tra libri e film, giganti del pensiero e follie contemporanee. Nell’assortimento della “notte ai confini” ci sono anche lo stile genuinamente complottistico del “Maestro di Dietrologia”, le divagazioni esoteriche di Federica Francesconi, i singolari profili astrologici con i quali Germana Accorsi tratteggia politici, star e protagonisti della cronaca. Cuore di ogni puntata: grandi ospiti, presenti in diretta, coi i quali gli ascoltatori possono interagire in tempo reale inviando messaggi, via email e in chat.
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Palazzo Chigi: faremo il Tav Torino-Lione, anche se è inutile
Recita il vecchio adagio: “Sbagliare è umano, perseverare è diabolico”. Mai fu più attuale come nella vicenda della Tav e dello scempio della Val di Susa. Oggi – nonostante sia stato ripetutamente dimostrato da vari studi autorevoli di economisti dei trasporti già dal 2005 – si scopre che il traffico è dieci volte inferiore alle aspettative, il che rende il progetto non solo dannoso per l’ambiente ma anche inutile ed antieconomico. Sostiene, infatti, l’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino-Lione presso la presidenza del Consiglio dei Ministri: «Non c’è dubbio che molte previsioni fatte quasi 10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione europea, siano state smentite dai fatti, soprattutto per effetto della grave crisi economica… Lo scenario attuale è, quindi, molto diverso da quello in cui sono state prese a suo tempo le decisioni». E ancora: «La domanda che i decisori devono farsi è: “Al punto in cui siamo arrivati, avendo realizzato ciò che già abbiamo fatto, ha senso continuare come previsto allora? Oppure c’è qualcosa da cambiare? O, addirittura, è meglio interrompere e rimettere tutto com’era prima?”».Dopo anni di scontri, dopo la militarizzazione della Val di Susa, dopo le proteste degli abitanti e della società civile, represse con la violenza sulla base della giustificazione del “bene pubblico” oggi si deve riconoscere che tutto quello che gli oppositori della Tav avevano affermato è vero e che l’opera è uno stupro territoriale inutile e costoso. Bene, allora lasceranno perdere, chiederanno scusa e rimetteranno tutto a posto, no? In fondo, sbagliare è umano. Se così avvenisse capiremmo che, in fondo, sono umani coloro che guidano le sorti di questo paese. Ma così non è. Questi signori affermano, al contrario, di voler proseguire nel progetto e ciò senza fornire alcun nuovo elemento che confermi la fattibilità economica del progetto, nonostante ancora per svariati decenni non si registrerà alcun vincolo di capacità sulla rete stradale, sola condizione che potrebbe in qualche modo giustificare l’opera. Perseverare è diabolico.È diabolico, perché viene a smascherare i due veri obiettivi di questo stupro ambientale: in primo luogo creare una ferita aperta – senza menzionare la dispersione di amianto data dagli scavi – in una delle zone più energicamente potenti del nostro paese, la linea sacra di San Michele. E, in secondo luogo, dimostrare che il potere può ormai prevaricare tutto e tutti anche senza giustificazioni valide; può arrestare, picchiare, processare, denigrare chiunque si opponga anche ad un progetto riconosciuto inutile e dannoso dagli stessi individui che l’hanno portato avanti. E questa mi sembra la perfetta metafora di quanto sta accadendo nel mondo ed in particolare nel Belpaese, ormai area-test – basti pensare ai vaccini – della nuova feroce dittatura democratica (un ossimoro solo apparente) del pensiero unico. Dunque mettetevi l’anima in pace, ribelli No-Tav: l’opera si farà anche se inutile per il traffico delle merci, anche se costosa per i contribuenti, anche se dannosa per gli abitanti e per l’ambiente. Ma forse un elemento positivo c’è in questa mostruosa, perversa vicenda: almeno ora il re è davvero nudo. Ricordiamocene, il 4 marzo.(Piero Cammerinesi, “Perseverare è diabolico”, dal blog “Libero Pensare” del 26 febbraio 2018).Recita il vecchio adagio: “Sbagliare è umano, perseverare è diabolico”. Mai fu più attuale come nella vicenda della Tav e dello scempio della Val di Susa. Oggi – nonostante sia stato ripetutamente dimostrato da vari studi autorevoli di economisti dei trasporti già dal 2005 – si scopre che il traffico è dieci volte inferiore alle aspettative, il che rende il progetto non solo dannoso per l’ambiente ma anche inutile ed antieconomico. Sostiene, infatti, l’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino-Lione presso la presidenza del Consiglio dei Ministri: «Non c’è dubbio che molte previsioni fatte quasi 10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione europea, siano state smentite dai fatti, soprattutto per effetto della grave crisi economica… Lo scenario attuale è, quindi, molto diverso da quello in cui sono state prese a suo tempo le decisioni». E ancora: «La domanda che i decisori devono farsi è: “Al punto in cui siamo arrivati, avendo realizzato ciò che già abbiamo fatto, ha senso continuare come previsto allora? Oppure c’è qualcosa da cambiare? O, addirittura, è meglio interrompere e rimettere tutto com’era prima?”».
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Liberamente schiavi: spiati e felici di tenerci lo smartphone
Tutti ricorderanno il clamore mediatico che costrinse, due anni fa, il governo americano a varare delle misure di controllo sulla cosiddetta “bulk data collection”. Era tuttavia chiaro, come paventavo in un precedente articolo, che le agenzie avrebbero trovato facilmente il modo di aggirare l’ostacolo e di continuare indisturbati a spiare tutto lo spiabile. È di ieri, infatti, la notizia di oltre 8.700 documenti della Cia messi in circolazione da parte di Wikileaks. Nonostante Snowden sia in esilio in Russia e Assange confinato in una stanza dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, Wikileaks – pur con tutti i distinguo e i dubbi che lecitamente si possono avere su questa organizzazione – prosegue la sua opera di disvelamento della hybris dei poteri forti. Tali documenti aprono uno scenario terrificante sull’evoluzione dei sistemi di spionaggio informatico che le élite portano avanti da decenni – e questa è la cosa che più colpisce – nella sostanziale indifferenza dei popoli. Ci infuriamo se qualcuno ascolta una nostra telefonata o se un familiare legge un nostro messaggio su WhatsApp – magari a fin di bene – ma tolleriamo distrattamente se poteri disumani controllano – e questi certamente non a fin di bene – ogni nostro sussurro mentre sediamo davanti alla televisione o usiamo il nostro smartphone.Come le rane non ci accorgiamo che l’acqua diventa sempre più calda, ma quando vorremo saltar fuori dalla pentola sarà troppo tardi… I quasi 9.000 files – 8.761 per la precisione – di Vault-7, così si chiama questo leak, sono, a detta di Wikileaks, solo la prima parte di un più ampio programma di rivelazioni che si riferiscono al periodo 2013-2016, e aprono uno scenario terrificante sul controllo globale da parte delle super-agenzie militari. Non solo controllo totale dei nostri smartphone ma monitoraggio delle nostre parole e attività tramite i nostri apparecchi televisivi, senza parlare del progetto di controllare persino le autovetture che utilizziamo per spostarci. Quello che emerge da questi leaks è non solo lo stato di avanzamento tecnologico che consente un controllo pressoché totale sulla vita della gente, ma anche la più assoluta indifferenza, da parte delle agenzie, nei confronti delle leggi che dovrebbero tutelare la privacy di ogni cittadino. Ma forse il concetto di privacy vale solo per i membri dell’élite, per gli altri vale invece il totem della “sicurezza nazionale”…Vault-7 ci rivela altresì che la sede centrale del Grande Fratello di Langley, in Virginia, ha una succursale – totalmente illegale secondo il diritto internazionale – presso il consolato Usa di Francoforte, che ficca il naso negli affari di Europa, Medio Oriente e Africa. Ma non è tutto. Dai documenti risulta anche che software di hackeraggio come SwampMonkey o Shamoon – che consente di rubare i dati e anche di distruggere completamente l’hardware – permettono di controllare totalmente i nostri apparati elettronici, Pc, iPhone o Android. Last but not least, dai leaks emerge, infine, che alcuni di questi sistemi di controllo sarebbero stati sottratti alla Cia e potrebbero essere nelle mani di altre organizzazioni o altre nazioni. La Cia, interpellata, ha risposto – indovinate – con il solito No comment.Pensate dunque a questo scenario – per ostacolare il quale Wikileaks ha deciso di rivelare i files – di ordinaria follia: sono seduto sul divano a guardare il telegiornale – ma l’apparecchio Tv potrebbe essere anche apparentemente spento – e pronuncio parole di critica verso il governo, magari parole che, attraverso i programmi di ricerca automatica di keywords, mi identificano come un “terrorista”. Continuo poi a dire o scrivere qualcosa di negativo sul governo o la polizia tramite il mio smartphone – che a mia insaputa è del tutto nelle mani degli spioni – e poi salgo in macchina per andare al lavoro o ad un appuntamento. Tramite la geolocalizzazione, che tutti attiviamo allegramente sul nostro iPhone per trovare la pizzeria più vicina, o attraverso un controllo remoto attivato a mia insaputa sulla mia automobile, quest’ultima non risponde più ai comandi e io finisco fuori strada schiantandomi da qualche parte.Fantascienza? No, realtà già pienamente possibile.Il tutto giustificato dall’esigenza di combattere quel terrorismo che è stato creato ad arte per giustificare a sua volta il controllo globale. “A me non interessa essere spiato, tanto non ho niente da nascondere”. “Meglio essere spiato e tranquillo che rischiare un attentato”. “La sicurezza prima di tutto”. Chi la pensa così – e non sono pochi – sta collaborando al progetto di una umanità totalmente asservita ai poteri oscuri delle élite dominanti che, tramite la tecnologia e la realtà virtuale, da anni perseguono instancabilmente questo obiettivo. Far sì che l’uomo scelga liberamente la sua schiavitù. Il che deve portare, a mio avviso, a due conclusioni: prima di tutto che siamo corresponsabili di quanto ci accade e, in secondo luogo, che forse dobbiamo iniziare a ridimensionare la nostra dipendenza dal mondo della realtà virtuale per dedicare più tempo ed energie al mondo reale, quello che ci collega ai nostri simili in vincoli di sentimento e di libera azione.(Piero Cammerinesi, “Liberamente schiavi”, da “Coscienze in Rete” del 9 marzo 2017).Tutti ricorderanno il clamore mediatico che costrinse, due anni fa, il governo americano a varare delle misure di controllo sulla cosiddetta “bulk data collection”. Era tuttavia chiaro, come paventavo in un precedente articolo, che le agenzie avrebbero trovato facilmente il modo di aggirare l’ostacolo e di continuare indisturbati a spiare tutto lo spiabile. È di ieri, infatti, la notizia di oltre 8.700 documenti della Cia messi in circolazione da parte di Wikileaks. Nonostante Snowden sia in esilio in Russia e Assange confinato in una stanza dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, Wikileaks – pur con tutti i distinguo e i dubbi che lecitamente si possono avere su questa organizzazione – prosegue la sua opera di disvelamento della hybris dei poteri forti. Tali documenti aprono uno scenario terrificante sull’evoluzione dei sistemi di spionaggio informatico che le élite portano avanti da decenni – e questa è la cosa che più colpisce – nella sostanziale indifferenza dei popoli. Ci infuriamo se qualcuno ascolta una nostra telefonata o se un familiare legge un nostro messaggio su WhatsApp – magari a fin di bene – ma tolleriamo distrattamente se poteri disumani controllano – e questi certamente non a fin di bene – ogni nostro sussurro mentre sediamo davanti alla televisione o usiamo il nostro smartphone.
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Cancellare i fatti: Obama e il nuovo Ministero della Verità
Vi ricordate il ritornello della canzone di Battiato di vent’anni fa? Strani giorni, viviamo strani giorni… Beh, quei giorni saranno stati forse strani, ma mai come quelli che stiamo vivendo oggi, dove la sovrabbondanza di notizie e la manipolazione incessante da parte dei media fa in modo che la gente non recepisca il ‘peso specifico’ di una notizia rispetto alle altre. Manipolare le coscienze non è solo scrivere il falso o negare il vero; basta semplicemente dare ad una notizia di importanza del tutto trascurabile lo stesso ‘peso’ (corpo tipografico o tempo dedicato nei Tg) di un fatto di grande rilevanza. Questa manipolazione costante produce nel lettore/spettatore una perdita di riferimento, un disorientamento della coscienza; è come se rispetto alla nostra vita noi dessimo pari importanza ad un mal di pancia rispetto ad un ictus. O, meglio, come se interpretassimo i sintomi dell’ictus con la stessa leggerezza con cui osserviamo quelli del mal di pancia… In effetti, i sintomi di questi strange days ci sono tutti, se solo li guardassimo con attenzione, senza farci disorientare da chi ci dovrebbe orientare, vale a dire dai media. A cosa mi riferisco?Prima di tutto all’ultima trovata delle governance mondiali e dei loro “presstitutes” (geniale sintesi che definisce la stampa prostituita al potere) vale a dire la crociata contro le fake news o post-verità, che via web rappresenterebbero una minaccia per le istituzioni. Pensate che il termine originale inglese, post-truth, è stato eletto parola dell’anno 2016 dall’Oxford Dictionary! Queste fake news irritano così tanto l’establishment che da diverse parti si invoca addirittura una sorta di commissione di controllo sulle opinioni espresse in rete. Un Ministero della Verità, insomma, di orwelliana memoria. Ora, considerando la costante e instancabile manipolazione che i mezzi d’informazione esercitano da sempre sull’opinione pubblica attraverso menzogne, falsificazioni dei fatti, mezze verità e fantasie, fa davvero sorridere che si identifichi nelle bufale – indubitabilmente presenti in rete – un rischio per la democrazia. Il fatto è che fino a poco tempo fa il fenomeno del cosiddetto ‘complottismo’ era confinato ad una nicchia di persone che iniziavano a fiutare odore di marcio proveniente dai media e cercavano quindi – visti i mezzi messi a disposizione dalla rete – di capire meglio certe situazioni quando i conti proprio non tornavano.Il fact-checking ha permesso allora a milioni di utenti del web di smascherare le vere e proprie bufale messe in onda dalle televisioni di mezzo mondo. Ma ad un certo punto, questo fenomeno del complottismo, della Conspiracy Theory, ha iniziato a diffondersi sempre di più, tracimando dalla rete ed entrando anche nei salotti buoni dei media mainstream. Fenomeno naturalmente irriso, denigrato e oggi criminalizzato. Certamente grazie anche a tutte le reali bufale presenti sul web, inserite ad arte da falsi idioti o da idioti autentici. Così Obama ha iniziato a fare pressioni su Google e Facebook che dovrebbero – a suo dire – esercitare un controllo su notizie false o presunte tali diffuse in rete. Ora, se i mezzi d’informazione ufficiali diffondessero sempre e solo notizie vere la preoccupazione del presidente americano uscente avrebbe una qualche credibilità ma, dato che è vero esattamente il contrario, questa operazione ha proprio l’aria di un intervento a gamba tesa su tutte quelle comunità virtuali che, collegate tra loro, iniziano a nutrire seri dubbi sulle versioni ufficiali. Pensate che io esageri affermando che “è vero esattamente il contrario”? Bene, allora state a sentire, e parlo solo delle fake news più recenti messe in giro dai media.Negli ultimi mesi i mezzi d’informazione del cosiddetto ‘mondo libero’ hanno ripetuto incessantemente che vi erano tra 250 mila e 300 mila civili intrappolati tutto i bombardamenti russi e siriani ad Aleppo Est, nonostante che le fonti d’informazioni siriane avessero più volte ribadito che il numero delle persone intrappolate non superava un terzo di quella cifra. Ebbene, una volta liberata la parte orientale di Aleppo è emerso che il numero dei civili che erano stati bloccati era inferiore alle 90 mila unità. Pensate che i media occidentali si siano peritati di riconoscere l’errore? No, neppure una riga. L’affermazione secondo la quale hacker russi avrebbero cercato di influenzare le elezioni americane è stata smentita sia da Assange che da Craig Murray – ex ambasciatore inglese in Uzbekistan che si è giocato la carriera quando ha accusato la Cia di complicità nelle torture nell’ex-repubblica sovietica – che ha fatto risalire a due fonti americane, una delle quali ha incontrato personalmente, il leak delle email che hanno inguaiato la Clinton. Risultato? Nessuno: Assange e Murray sono stati definiti spie russe. Così il presidente Obama ha appena firmato una legge di Difesa Nazionale che prevede un investimento di 160 milioni di dollari per nuove operazioni di propaganda Usa, dichiaratamente intese a contrastare la “propaganda russa”.Altre due prove di disinformazione da parte dei media: il risultato delle elezioni presidenziali americane e la Brexit. Nel primo caso non c’è stato un solo mezzo di informazione che non abbia ripetuto ad nauseam che non c’erano dubbi sulla vittoria della Killary. Gli esiti sono sotto gli occhi di tutti. Quanto a Brexit (anch’essa data per inverosimile) le catastrofiche previsioni della vigilia sono state – a oltre sei mesi di distanza – ampiamente contraddette dai fatti. Mentre la quasi totalità degli economisti profetizzavano una flessione immediata, con relativi crolli di Borsa, l’economia britannica è cresciuta negli ultimi mesi, registrando un incremento del Pil rispettivamente dello 0,3% e dello 0,6% nei primi due trimestri del 2016, e dello 0,6% e dello 0,5% negli ultimi due, vale a dire nel semestre successivo all’esito del referendum grazie al quale il Regno Unito è uscito dalla Ue. Che ne dite, ci sono o no buoni motivi per diffidare delle fake news dei media?Ma i mezzi ufficiali d’informazione non ne vogliono sapere – loro non possono sbagliare per definizione – e così oggi ci troviamo di fronte ad una prima spinta censoria mirata direttamente a ostacolare quella libertà di pensiero e di espressione che oggi inizia a preoccupare l’establishment. Il quale non si sporca le mani con divieti palesi ma subdolamente e vigliaccamente interviene su motori di ricerca e social media. Ora, se il loro obiettivo fosse raggiunto, la ratio menzogna/verità dipenderebbe non dalla nostra personale indagine, ma da un algoritmo. In sostanza da una macchina. Questo non vi dice nulla? La seconda questione che mi riporta agli strange days è collegata ad alcuni avvenimenti la cui estrema gravità è passata – e continua a passare – quasi inosservata. Mi riferisco agli eventi che hanno contrassegnato le ultime elezioni americane. Ora, quanto è avvenuto e sta avvenendo sull’altra riva dell’Atlantico è qualcosa di assolutamente nuovo nella storia americana. Mai, neppure nei periodi peggiori della guerra fredda con l’allora Unione Sovietica si è visto un tale palese odio e disprezzo verso la Russia come quello che oggi dilaga sui media americani.Neppure nei giorni più oscuri del trentennio che va dagli anni ’50 agli ’80 presidenti come Eisenhower, Nixon, Reagan si sono rivolti ad un presidente russo con termini come quelli che oggi usano politici come Obama, la Clinton, McCain, Clapper. Quell’Obama, su cui ironizza Ron Paul affermando che il Premio Nobel per la pace è il giusto riconoscimento per un presidente che ha bombardato 7 nazioni ed è stato il primo nella storia degli Stati Uniti ad essere stato in guerra ogni singolo giorno dei suoi otto anni di mandato. Mai una elezione fu così piena di colpi bassi come questa che ha portato The Donald alla Casa Bianca. Mai – anche se è risaputo che vi sono delle aspre rivalità tra i servizi di intelligence Usa – si era verificato uno scontro aperto tra Cia e Fbi come quello che abbiamo sotto gli occhi oggi. E ancora: mai un presidente eletto aveva pubblicamente screditato le motivazioni dei rapporti di intelligence di una delle più potenti strutture di potere come la Cia, affermando che alla base della conferma del presunto hackeraggio da parte dei russi che avrebbero influenzato le elezioni americane ci sono solo “ragioni politiche”.Si tratta di macro-eventi che indicano un cambio globale nella direzione che l’establishment americano sta imboccando, evidentemente obtorto collo. Un cambio di rotta che non viene digerito dalle strutture di potere consolidato che cercano freneticamente di intralciare e sabotare la nuova direzione della Casa Bianca. In tale chiave va vista l’ultima aggressione verbale a Putin con relativa espulsione di diplomatici. E i media mainstream come si sono comportati di fronte a questi veri e propri terremoti politici globali? Minimizzando la magnitudo degli eventi e distogliendo l’attenzione della gente dalle enormi implicazioni a livello mondiale. Attraverso delle vere e proprie armi di distrazione di massa, dunque. Ma al tempo stesso si fanno megafono di una chiamata alle armi contro le fake news. Quelle degli altri, naturalmente.(Piero Cammerinesi, “Strange days”, riflessione pubblicata da “Altrogiornale” il 12 gennaio 2017).Vi ricordate il ritornello della canzone di Battiato di vent’anni fa? Strani giorni, viviamo strani giorni… Beh, quei giorni saranno stati forse strani, ma mai come quelli che stiamo vivendo oggi, dove la sovrabbondanza di notizie e la manipolazione incessante da parte dei media fa in modo che la gente non recepisca il ‘peso specifico’ di una notizia rispetto alle altre. Manipolare le coscienze non è solo scrivere il falso o negare il vero; basta semplicemente dare ad una notizia di importanza del tutto trascurabile lo stesso ‘peso’ (corpo tipografico o tempo dedicato nei Tg) di un fatto di grande rilevanza. Questa manipolazione costante produce nel lettore/spettatore una perdita di riferimento, un disorientamento della coscienza; è come se rispetto alla nostra vita noi dessimo pari importanza ad un mal di pancia rispetto ad un ictus. O, meglio, come se interpretassimo i sintomi dell’ictus con la stessa leggerezza con cui osserviamo quelli del mal di pancia… In effetti, i sintomi di questi strange days ci sono tutti, se solo li guardassimo con attenzione, senza farci disorientare da chi ci dovrebbe orientare, vale a dire dai media. A cosa mi riferisco?
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Lo Zio Sam tifa Sì per Renzi, e la stampa finge d’indignarsi
“Indebita ingerenza”, “Irruzione a gamba tesa”, “Invasione di campo”, questi solo alcuni dei titoli dei quotidiani di oggi dopo le improvvide esternazioni dell’ambasciatore Usa a Roma, John Phillips. Come è noto il nostro ha affermato candidamente che una vittoria del No al referendum costituzionale rappresenterebbe un «passo indietro» nella politica italiana e ostacolerebbe gli investimenti stranieri in Italia. L’inquilino di Villa Taverna ha naturalmente aggiunto – bontà sua – che si tratta di «una decisione italiana» ma che comunque l’Italia «deve garantire di avere una stabilità di governo». E visti i 63 governi in 63 anni le garanzie sono piuttosto scarse… Alle parole dell’ineffabile Phillips fa eco la news – guarda caso battuta subito dopo – dell’agenzia di rating “Fitch”, che profetizza «uno choc per l’economia» se il No vincesse, con ricadute sul rating italiano. Ma che splendida coppia e come si preoccupano generosamente per la nostra salute…Ora, mentre non sorprende affatto la presa di posizione dei nostri “amici” americani, quello che davvero sorprende – e disgusta – è la reazione della stampa nostrana, che finge di indignarsi per l’illecita ingerenza nei nostri affari interni. Illecita ingerenza? Non sanno i nostri inossidabili pennivendoli del mainstream che la nostra è una nazione vassalla a tutti gli effetti? Il servaggio dell’Italia, che va dalla costrizione ad acquistare armamenti Usa alla imposizione di basi militari con armamento nucleare sul nostro territorio, dalla partecipazione coatta a missioni di guerra – opportunamente rinominate “guerre umanitarie” – delle nostre forze armate, alla deindustrializzazione forzata e alla svendita della nostra economia decisa a tavolino nel ’92, è ormai una realtà ben nota a tutti coloro che si interessino in modo onesto e corretto alla storia di questo paese.Dalla iniziale cessione di parte della nostra sovranità con il Trattato di Parigi nel ’47, decisa da De Gasperi al fine di ottenere il riassetto di equilibri politici interni, alla erogazione dei contributi del Piano Marshall condizionati all’uscita dei comunisti dal governo, passando per gli assassini di Enrico Mattei e di Aldo Moro, per Gladio e la strategia della tensione, per le imposizioni di premier non eletti, la nostra è stata sempre una storia di inverecondo servaggio nei confronti dei Signori del Mondo. Una sottomissione con evidenti manifestazioni servili da parte dei nostri politici rampanti che – guarda caso – prima di essere eletti fanno un viaggetto a Washington onde ottenere l’investitura da parte dei padroni. E, con tutto ciò, i nostri impudichi giornalisti si sorprendono, s’indignano, starnazzano on line perché l’ambasciatore americano ha semplicemente – con tipica franchezza anglosassone – detto le cose come stanno? Suvvia ragazzi, provate per una volta a essere un filino meno ridicoli; se il servaggio è il nostro destino, ammettiamolo onestamente, se, invece, vorremo alzare un giorno la testa, beh, iniziamo a farlo da subito chiamando le cose con il loro nome.(Piero Cammerinesi, “Ahi, serva Italia…”, da “Libero Pensare” del 14 settembre 2016).“Indebita ingerenza”, “Irruzione a gamba tesa”, “Invasione di campo”, questi solo alcuni dei titoli dei quotidiani di oggi dopo le improvvide esternazioni dell’ambasciatore Usa a Roma, John Phillips. Come è noto il nostro ha affermato candidamente che una vittoria del No al referendum costituzionale rappresenterebbe un «passo indietro» nella politica italiana e ostacolerebbe gli investimenti stranieri in Italia. L’inquilino di Villa Taverna ha naturalmente aggiunto – bontà sua – che si tratta di «una decisione italiana» ma che comunque l’Italia «deve garantire di avere una stabilità di governo». E visti i 63 governi in 63 anni le garanzie sono piuttosto scarse… Alle parole dell’ineffabile Phillips fa eco la news – guarda caso battuta subito dopo – dell’agenzia di rating “Fitch”, che profetizza «uno choc per l’economia» se il No vincesse, con ricadute sul rating italiano. Ma che splendida coppia e come si preoccupano generosamente per la nostra salute…