Archivio del Tag ‘presidio’
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Veglia No-Tav, fiaccole e preghiere aspettando la polizia
Ci saranno anche Giulietto Chiesa, Paolo Ferrero e Marco Revelli a popolare la “notte più lunga” di Chiomonte, dove i valsusini si apprestano a fare resistenza passiva di fronte al temuto sgombero dell’area occupata per impedire l’avvio dei cantieri della Torino-Lione. Le voci corrono: dopo l’ultimatum di Bruxelles per aprire ad ogni costo il cantiere entro il 30 giugno, il blitz degli agenti antisommossa è ormai atteso lunedì 27 giugno, alle prime luci dell’alba o addirittura prima, col buio. I valsusini si preparano: l’appello alla mobilitazione popolare è già scattato, domenica 26 gli abitanti sfileranno in una lunga fiaccolata da Chiomonte al “presidio” della Maddalena, dove poi i cattolici daranno vita a un’intera notte di veglia collettiva di preghiera, accanto a operai e sindacalisti Fiom schierati coi No-Tav.
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Istigazione a delinquere: anche la Procura contro i No-Tav
«Resistere, resistere, resistere»: così Alberto Perino, popolare portavoce della protesta No-Tav, ha esortato gli attivisti del movimento radunati al presidio di Chiomonte, il 17 giugno, poche dopo il blitz della Digos che all’alba gli ha recapitato un avviso di garanzia della Procura di Torino. Insieme ad altri 7 militanti, Perino è accusato di resistenza a pubblico ufficiale, lancio di pietre, puntamento laser e taglio di alberi. L’episodio contestato è quello della notte tra il 23 e il 24 maggio, quando il primo convoglio di mezzi per il futuro cantiere della Torino-Lione, scortato dai carabinieri lungo l’autostrada del Fréjus, fu fermato da una sassaiola in prossimità del “presidio” della Maddalena, che i No-Tav occupano per tentare di impedire l’avvio dei lavori. Per Perino anche l’accusa di “istigazione a delinquere”.
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No-Tav, una strana felicità assediata
Sergio Berardo, voce e anima dei Lou Dalfin, è felice. Sorseggia l’ultimo bicchiere dopo il concerto che ha osato offrire il 10 giugno alla Libera Repubblica della Maddalena, il sito di Chiomonte in valle di Susa dove i No-Tav si attrezzano per resistere in caso di attacco da parte degli agenti antisommossa. Roccaforte? No: sembra il villaggio di Asterix. Si respira la stessa atmosfera gioiosa del G8 di Genova prima del fatale venerdì: centinaia di persone, giovani e famiglie. Tendopoli, letizia, piacere di esserci, orgoglio. Cucine da campo, birra, pizze, chitarre. Umanità. Il concerto è andato benissimo, attirando molto pubblico: strategia perfetta per allontanare il peggio. «Forse verranno anche gli Statuto – dice Mario, uno dei “difensori” – sempre che non scatti il blitz nella notte tra lunedì e martedì, con l’Italia ipnotizzata dai tele-talk sui referendum».
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Val Susa, 5.000 in corteo contro il rogo del presidio No-Tav
«In nemmeno 24 ore è arrivata la risposta, determinata e senza paura, del popolo No-Tav». Una replica immediata e imponente: almeno 5.000 persone hanno partecipato, il 17 gennaio, alla fiaccolata indetta per reagire all’incendio che, la sera prima, aveva devastato il “presidio” No-Tav di Bruzolo, divorato dalle fiamme dopo che i militanti, nel pomeriggio, avevano animato a Torino un corteo di 3.000 persone contro l’alta velocità Torino-Lione, presente anche l’europarlamentare dell’Idv Gianni Vattimo. In serata, l’incendio al “presidio” di Bruzolo aveva fatto temere il ritorno, in valle di Susa, alle tensioni del 2005.
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Allarme in val Susa, violenza incendiaria contro i No-Tav
Un incendio ha devastato il “presidio” No-Tav di Bruzolo in valle di Susa nella serata di sabato 16 dicembre. Secondo i militanti, accorsi sul posto prima ancora dei vigili del fuoco, si tratta di un attacco doloso: qualcuno ha dato alle fiamme le strutture che dal 2005 danno riparo ai volontari decisi ad opporsi alle operazioni cantieristiche per l’avvio della contestatissima tratta Torino-Lione dell’alta velocità ferroviaria, contro cui nel pomeriggio aveva sfilato a Torino un grande corteo con 3.000 persone, smentendo così le voci di stampa secondo le quali la valle di Susa sarebbe ormai rassegnata a subire l’impatto di un’infrastruttura che la popolazione considera inutile.
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Rumiz: dalla montagna, l’economia verde del futuro
Il mito americano della “natura incontaminata” è il rovescio della stessa medaglia, velenosa, che ha inquinato il pianeta con l’industria: spopolatesi le valli alpine, l’invasione verde della foresta incolta ora minaccia i versanti. Eppure, sotto i colpi della crisi energetica che avanza, «il futuro dell’economia italiana è tutto lì: nel ripristino di una cultura “verticale” capace di garantire l’equilibrio idrogeologico con lo sfalcio, l’energia col legnatico, il reddito grazie alla carne e alla lana, l’ecologia attraverso lo smaltimento sul posto del letame». Lo scrive Paolo Rumiz nel reportage “La grande ombra verde”, il 20 settembre su “Repubblica”.