Archivio del Tag ‘Roberto D’Agostino’
-
La sfida: resettare i partiti-farsa e rifondare la politica
«Disinnescato Conte, una volta insediato il governo di Dragon Ball, Renzi passerà alla fase 2 affinché non fallisca la congiura fiorentina», architettata «per tirare fuori il paese dalle secche, a un passo dall’insolvenza», e soprattutto rilanciare – dopo anni di panchina – «l’ex Bullo di Rignano, perfetto genio guastatore, che ha rinunciato a un Conte-Ter oggi per una gallina domani», ovvero «quella dalle uova d’oro del suo vero pigmalione: il cavaliere Silvio Berlusconi». Con il consueto stile scanzonato, “Dagospia” ricostruisce così un importante retroscena della crisi di palazzo che ha portato alla defenestrazione di Conte a opera del sabotatore Renzi, di cui a qualcuno poteva sfuggire la logica: solo in Italia potrebbero accadere cose simili, fingeva di meravigliarsi l’influencer Andrea Scanzi, insieme ai colleghi del “Fatto”, giornale trasformato in house organ dell’ex “avvocato del popolo”. Ma come, si cola a picco un governo-meraviglia proprio in piena crisi pandemica, e davanti all’urgenza del Recovery Plan? E a sfasciare tutto, inorridiva Scanzi, è un partitino che mette insieme appena il 2% dei voti?Velo pietoso, sul “Fatto”: viaggiando ormai a fari spenti, Marco Travaglio (sfidando il ridicolo, come fan numero uno di “Giuseppi”) si era spinto a consigliare al primo ministro di procedere con la pesca miracolosa dei senatori voltagabbana, pur di salvare la poltrona. E’ lo stesso Travaglio che giurava di credere alla religione moralistica di Grillo & Casaleggio, quella del “Vaffa” e del celebre “uno vale uno”. E pazienza se poi la realtà ha raccontato esattamente il contrario della fiction elettorale: un movimento-farsa zeppo di incapaci disastrosi, pronti a tradire gli elettori e a sostenere per oltre un anno il governo più catastrofico della storica repubblicana, nato solo per stoppare Salvini ma poi capace di una specie di miracolo, regalando all’Italia il record della peggior prestazione europea sul Covid: elevatissimo numero di vittime e spaventoso collasso economico. Ma niente paura: mentre “Giuseppi” finalmente crollava, i mezzibusti televisivi del “Fatto” stavano ancora a domandarsi come fosse possibile che un simile esecutivo da Premio Nobel venisse affossato da un minuscolo insetto molesto e insignificante, tale Matteo Renzi.Perfettamente inutile sperare che i giornali – non solo il “Fatto” – spieghino il retroterra profondo della crisi italiana, che ha infine spinto il Quirinale a commissariare la politica nazionale imponendo Draghi, di fronte alla bancarotta del sistema. La recita andata in scena per decenni (centrosinistra contro centrodestra, con varianti colorite ma sempre irrilevanti) è servita solo a far marciare l’agenda neoliberista: azzerare lo Stato, trasformandolo in arcigno esattore, e lasciando piena licenza di razzia ai grandi gruppi privati. Ultimo grande diversivo, le spettacolari ciance di Grillo: prima di rimangiarsi la parola su ogni proposito enunuciato, il baby-movimento neo-monarchico agli ordini dell’Elevato era riuscito a dire no a tutto, tranne all’unico nemico (quello vero), dominante da decenni, cioè il potere apolide del “pilota automatico”, imposto dai burattini di Bruxelles. Meglio l’innocuo populismo: alzare i toni contro il nulla, la “casta”, il “partito di Bibbiano” (con cui poi sedere al governo). Ragli sonori, come quelli contro i costi (trascurabili) della politica, senza preoccuparsi di una politica che sia innanzitutto efficiente, capace e coraggiosa.Un filone fortunatissimo, in Italia: a inaugurare il populismo elettoralistico fu Berlusconi, poi imitato da Renzi (in salsa politically correct) e infine da Grillo, in versione gridata, fino all’ultimo grande urlatore, Salvini. Fa eccezione il Pd, limitatosi al ruolo notarile di freddo esecutore dei peggiori diktat europei, sepolta per sempre l’antica ispirazione socialista dei fondatori. A tutto questo, ora – complice la sciagura-Covid – qualcuno ha staccato la spina, inducendo Mattarella a lanciare in pista Mario Draghi: non solo per tamponare le voragini (sanitarie, economiche e sociali) create da “Giuseppi”, ma anche e soprattutto per resettare un sistema politico da tempo in coma farmacologico. Primo passo: costringere i finti avversari a cooperare tra loro, sostenendo il medesimo esecutivo, e lasciando agli ultimissimi urlatori (Meloni, Di Battista, Paragone) il premio di consolazione degli applausi gratuiti, destinati a chi non intende candidarsi davvero a governare niente.A valle della strategia, resta la tattica: di questa si occupa, in modo brillante, “Dagospia”, che legge – nell’ultima giravolta renziana – la «fusione a freddo» in arrivo, tra Forza Italia e Italia Viva, «con un pizzico di Bonino e una spruzzata di Calenda». Renzusconi, certo: servirebbe anche «per racimolare un dignitoso 12-15%, sempre comodo per salvaguardare gli interessi mediatici del Banana, Media For Europe, con sede legale in Olanda, preda dell’ex amico d’oltralpe Bollorè e momentaneamente “al riparo” nei box dell’Agcom». A Draghi, infatti – scrive “Dago” – non risulterà difficile «convincere il portacipria di Brigitte, cioè Macron, che alla Francia è già andata in dote la Fiat e va bene così: non è il caso di tirare troppo la corda delle Telco, perché anche la fibra a volte si spezza e si finisce nella Rete (unica, magari)». Ma il passaggio di testimone da Berlusconi – privo com’è di eredi dotati di leadership – a Renzi, «ben felice di occupare l’area del centro», è stato improvvisamente «messo a soqquadro dall’improvvisa conversione a Ue dell’ex sovranista Salvini», il quale punta allo stesso obiettivo di Renzi: prendersi Forza Italia, anche grazie a Denis Verdini, Mara Carfagna e Giovanni Toti.Archiviato il Papeete, il capo leghista «ha capito al volo che l’appello di Mattarella “a tutte le forze politiche presenti in Parlamento, perché conferiscano la fiducia a un governo di alto profilo”, poteva essere il momento giusto per abiurare l’antieuropeismo legaiolo senza perdere la faccia». Secondo il newsmagazine di Roberto D’Agostino, la visione dell’ex Truce, supportato dal “partito del Pil” (il quartetto Giorgetti-Fedriga-Zaia-Fontana, da sempre a favore della svolta) è di portare la Lega nel Partito Popolare Europeo. «E una volta che la Cdu di Angela Merkel potrà accettarlo, lascerà al loro destino i due rospi del sovranismo, Marine Le Pen e la tedesca Afd». Sarà «un percorso di riverginazione, che prenderà almeno un anno», scrive “Dago”, immaginando – in modo molto avventuroso – che la Merkel (in realtà in uscita) sarà ancora l’imperatrice europea, e che la stessa Ue sia destinata a restare uguale a se stessa, a prescindere dagli scossoni in arrivo proprio dall’Italia, dove l’ex profeta del “pilota automatico”, Draghi, ha già chiarito – da almeno due anni – che il futuro passa per il ritorno a Keynes, smentendo decenni di eurocrazia post-democratica.Cambiare l’Europa: è questo il tema di fondo, che “Dagospia” sembra non cogliere, limitandosi a monitorare il piccolo cabotaggio dei mini-leader italiani, Renzi e Salvini, intenti a prenotare per sé le spoglie politiche del Cavaliere. Movimenti che evidenziano l’imminenza di rivolgimenti significativi: l’estinzione di Conte e dei grotteschi 5 Stelle (con la loro piattaforma tecno-demiurgica) potrebbe essere sintomatica di una rigenerazione profonda dello stesso impianto eurocentrico, con le correzioni che si attendono da Mario Draghi (non ripristinare il rigore, neppure dopo la fine della stagione Covid). Questo porrebbe in una luce completamente diversa ogni singolo attore politico: il Pd che del rigore è stato il massimo cantore italiano, il Renzi che (come Grillo e Berlusconi) ha solo finto una rottamazione di facciata, e il Salvini – capo dell’attuale primo partito italiano – che potrebbe approfittare dell’evento-Draghi (una stagione virtualmente lunga, se si prolungasse al Quirinale) per contribuire a riscrivere lessico e grammatica delle istanze che oggi impongono l’abbandono delle finte guerre per passare finalmente alla sfida – vera – contro il neoliberismo che in questi decenni ha ridotto la politica a una farsa.«Disinnescato Conte, una volta insediato il governo di Dragon Ball, Renzi passerà alla fase 2 affinché non fallisca la congiura fiorentina», architettata «per tirare fuori il paese dalle secche, a un passo dall’insolvenza», e soprattutto rilanciare – dopo anni di panchina – «l’ex Bullo di Rignano, perfetto genio guastatore, che ha rinunciato a un Conte-Ter oggi per una gallina domani», ovvero «quella dalle uova d’oro del suo vero pigmalione: il cavaliere Silvio Berlusconi». Con il consueto stile scanzonato, “Dagospia” ricostruisce così un importante retroscena della crisi di palazzo che ha portato alla defenestrazione di Conte a opera del sabotatore Renzi, la cui logica poteva sfuggire ai più distratti: solo in Italia potrebbero accadere cose simili, fingeva di meravigliarsi l’influencer Andrea Scanzi, insieme ai colleghi del “Fatto”, giornale trasformato in house organ grillino dell’ex “avvocato del popolo”. Ma come, si cola a picco un governo-meraviglia proprio in piena crisi pandemica, e davanti all’urgenza del Recovery Plan? E a sfasciare tutto, inorridiva Scanzi, è un partitino che mette insieme appena il 2% dei voti?
-
Draghi premier per un anno, poi sarà eletto al Quirinale
Un super-governo strettamente tecnico, destinato a salvare l’Italia dal collasso, restituendo credibilità al paese dopo i disastri a catena firmati da Giuseppe Conte. Squillanti i primi segnali: la Borsa vola e lo spread crolla. Ma attenzione: Mario Draghi è destinato a restare a Palazzo Chigi solo per un anno. Lo afferma “Dagospia”, in mezzo al caos dei partiti in subbuglio, spiazzati dalla mossa di Mattarella. «Prima di tutto, va chiarito che non sarà il governo di Mario Draghi, bensì il governo di Sergio Mattarella con il contributo di Draghi», scrive il newsmagazine di Roberto D’Agostino. Un vero e proprio “governo del Presidente”: «Al punto che, al termine del mandato esplorativo di Fico, il capo dello Stato ha fatto a meno di un ultimo giro di consultazioni con i leader dell’alleanza di governo, consapevole che il momento è talmente grave e che il paese sta in un mare di guai, dal prossimo sblocco dei licenziamenti al Recovery, e quindi non possiamo permetterci un altro giro di chiacchiere». “Dagospia” descrive un Mattarella «irritatissimo con Conte per la presa in giro dei “volenterosi”» nonché «sfiduciato dall’andamento rissaiolo del mandato esplorativo di Fico».Dopo aver sostenuto in un messaggio agli italiani che «andare alle urne sarebbe stato un suicidio», il capo dello Stato ha calato l’asso: «Il governo Draghi andrà avanti, anche senza maggioranza», scrive sempre “Dagospia”, nonostante si tratti di «uno scenario-B che al Colle non vogliono nemmeno prendere in considerazione». E comunque: «Nel malaugurato caso che Draghi non riuscisse ad avere la fiducia, Mattarella potrebbe richiamare all’ordine tutti i partiti». A proposito: «Al momento il sì a Super-Mario è arrivato dal Pd di Zingaretti, da metà Leu, da Forza Italia di Berlusconi». Alla fine, «Salvini non potrà dire di no, pena la scissione della Lega da parte di Zaia, Giorgetti, Fedriga». A nome dei famigerati “volenterosi” messi insieme per disperazione da Conte, persino Bruno Tabacci «ha baciato la pantofola a Draghi». E Di Maio, all’assemblea dei grillini, «ha semi-smontato il “niet” di Crimi», chiedendo di non attaccare l’ex presidente della Bce, il cui passato da “uomo del Britannia” è stato evocato da Di Battista, che forse ignora che sul fatidico panfilo inglese, il 2 giugno del ‘92, c’era anche Beppe Grillo.«In barba a tutte le cazzate giornalistiche – scrive sempre “Dagospia” – il governo Draghi sarà composto solo di tecnici di alto profilo e ridotto al minimo indispensabile». Anche perché, se dovesse imbarcare qualche politico «dovrebbe utilizzare un algoritmo, altro che il bilancino di Sor Cencelli!». Consultazioni (telefoniche) in corso, per sondare un eventuale comune denominatore sulle emergenze del paese, dal Recovery alla pandemia. «Sul Mes, Draghi è orientato a non usufruirne: se diminuisce lo spread non vale la pena economica di chiederlo». Altro aspetto, non di poco conto: la durata del governo del presidente. Secondo “Dagospia”, il super-esecutivo dovrebbe “sistemare le cose” nel giro di appena un anno, «per permettere di eleggere il nuovo capo dello Stato». Il “semestre bianco” inizia ad agosto, e da quel momento «il Quirinale non potrà più sciogliere il Parlamento, qualsiasi cosa accada». Governo-ponte, quindi, per poi preparare l’ascesa di Mario Draghi al Quirinale, dopo aver messo in sicurezza l’Italia disastrata da Conte?E’ l’obiettivo cui Draghi mira apertamente: non a caso, nei mesi scorsi, si era mostrato assai riluttante di fronte alla pressante richiesta di “sacrificarsi” a Palazzo Chigi, per rimediare alla catastrofe nazionale costruita a colpi di Dpcm della premiata ditta Conte & Casalino. Troppi rischi: uno su tutti, la possibilità di veder appannata la propria immagine, compromettendo così l’ambita conquista del Colle. Una lettura confermata dall’ambiente massonico del Grande Oriente Democratico, guidato da Gioele Magaldi, che presenta Draghi come «fratello massone ex neoaristocratico e neoliberista», che negli ultimi anni «ha riscoperto l’antica vocazione postkeynesiana, radicalmente democratica e social-liberale del suo maestro Federico Caffè». Ecco: il “fratello” Draghi «non deve cadere nella trappola di un incarico come presidente del Consiglio che lo esponga ad “agguati” e operazioni subdole (il primo a tesserle sarebbe Romano Prodi con i suoi amici) per minarne l’immagine di civil servant super partes».Per questo, poche ore prima dell’incarico conferito a Draghi da Mattarella, Magaldi aveva suggerito «un governo presieduto da Marta Cartabia, con Mario Draghi in posizione importante ma meno “esposta” (super-ministro del Mef, economia e finanze)», e con il “rooseveltiano” Nino Galloni, altro allievo di Federico Caffè, alla guida di un super-dicastero strategico capace di accorpare lavoro, politiche sociali e sviluppo economico. Riassume “God”: «L’obiettivo principale del “fratello” Draghi (e di chi intenda sostenerlo perché lo ritiene una risorsa importante per il sistema-Italia e anche per il futuro democratico dell’Europa) deve essere quello di accompagnarlo senza troppi rischi all’elezione come presidente della Repubblica quando sarà scaduto il mandato di Sergio Mattarella, vale a dire a febbraio 2022, tra un anno esatto». Impelagarsi direttamente come premier è un rischio troppo grosso? «Dipende», rispondono i massoni progressisti: il governo-ponte può anche avere un senso, a patto che sia sostenuto lealmente dall’intero Parlamento.«Se, ad esempio, tutte le principali forze parlamentari dell’ex maggioranza e dell’ex opposizione, in modo trasversale, dichiarassero solennemente di voler sostenere un esecutivo presieduto da Draghi, sottoscrivendo un preciso contratto di governo per assumere alcune decisioni urgenti per il paese – scrive il Grande Oriente Democratico, in una nota – allora il fraterno ex presidente Bce ed ex governatore della Banca d’Italia potrebbe anche accettare di salire a Palazzo Chigi quale provvisorio presidente del Consiglio». Attenti agli aggettivi: premier “provvisorio”, perché la meta – come tutti sanno – resta il Quirinale. Il primo a saperlo è proprio Mattarella, «che è consapevole di dovere soprattutto a Draghi la sua elezione al Colle, tramite Renzi che allora era premier». Tutto torna: è stato Renzi a far cadere Conte, permettendo a Mattarella di lanciare Draghi, benché nella rischiosa posizione di capo del governo. Stavolta, l’ex banchiere centrale non ha potuto tirarsi indietro: troppo devastante la crisi in cui è sprofondata l’Italia grazie a Conte, che ha protratto all’infinito l’emergenza pandemica per giustificare la sua permanenza a Palazzo Chigi.«Stia dunque bene in guardia, il “fratello” Draghi, perché in molti tenteranno di tendergli tranelli», ribadiscono i massoni di “God”. «Noi, comunque, vigileremo sul suo percorso e confidiamo ovviamente nel suo acume e nella sua prudenza rispetto alle mosse sulla scacchiera che, nelle prossime ore, sarà opportuno compiere». Per Gioele Magaldi, le emergenze da affrontare sono evidenti. La prima: aiuti immediati ai settori penalizzati dai lockdown, e fine delle restrizioni incostituzionali (zone rosse, coprifuoco). Poi: allestimento di una rete sanitaria territoriale, con protocollo terapeutico univoco, per curare i pazienti a casa evitando di intasare gli ospedali. Riaprire l’Italia in sicurezza nel più breve tempo possibile, quindi. E soprattutto: gettare le basi – riscrivendo il Recovery Plan – per un efficace rilancio del sistema-paese. A questo dovrebbe servire l’autorevole governo Draghi, primo passo verso una vera e propria “rivoluzione” della governance (italiana ed europea) in senso democratico, archiviando per sempre il falso dogma dell’austerity. Questa la reale missione di Draghi, oggi a Palazzo Chigi e domani al Quirinale: fare in modo che l’Italia si trasformi in apripista di un futuro radicalmente diverso, di stampo keynesiano.Un super-governo strettamente tecnico, destinato a salvare l’Italia dal collasso, restituendo credibilità al paese dopo i disastri a catena firmati da Giuseppe Conte. Squillanti i primi segnali: la Borsa vola e lo spread crolla. Ma attenzione: Mario Draghi è destinato a restare a Palazzo Chigi solo per un anno. Lo afferma “Dagospia“, in mezzo al caos dei partiti in subbuglio, spiazzati dalla mossa di Mattarella. «Prima di tutto, va chiarito che non sarà il governo di Mario Draghi, bensì il governo di Sergio Mattarella con il contributo di Draghi», scrive il newsmagazine di Roberto D’Agostino. Un vero e proprio “governo del Presidente”: «Al punto che, al termine del mandato esplorativo di Fico, il capo dello Stato ha fatto a meno di un ultimo giro di consultazioni con i leader dell’alleanza di governo, consapevole che il momento è talmente grave e che il paese sta in un mare di guai, dal prossimo sblocco dei licenziamenti al Recovery, e quindi non possiamo permetterci un altro giro di chiacchiere». “Dagospia” descrive un Mattarella «irritatissimo con Conte per la presa in giro dei “volenterosi”» nonché «sfiduciato dall’andamento rissaiolo del mandato esplorativo di Fico».
-
Ogni volta che la verità fa notizia, ma solo su Border Nights
Mentre ancora bruciava Notre-Dame, ci ha pensato l’avvocato Paolo Franceschetti a spiegare cosa significhi, davvero, dare alle fiamme la cattedrale francese: una chiesa-simbolo, cara ai Templari e consacrata segretamente al “divino femminile”, da parte dei monaci-guerrieri che per primi, nel medioevo, sognavano di unire l’Europa abbattendo frontiere e monarchie dispotiche, complici dell’oscurantismo vaticano, all’indomani del feroce sterminio dei Catari. Proprio a Parigi, nel 1314, fu arso vivo Jacques de Molay, ultimo gran maestro dei Cavalieri del Tempio. Alcuni superstiti ripararono in Scozia, da cui – si racconta – avrebbero impresso il loro marchio nella futura massoneria moderna. Ha provveduto il massone progressista Gioele Magaldi a confermare la chiave “anti-templarista” del rogo nella capitale francese: non un incidente, ma un attentato incendiario per colpire un simbolo della concordia europea per la quale lavorò (e lavora tuttora) il circuito massonico internazionale di segno democratico, oggi ostile ai massoni “contro-iniziati” come Angela Merkel, Mario Draghi ed Emmanuel Macron. Analizi, notizie, suggestioni e spiegazioni. Dove riceverle? Non tra le pagine del “Corriere della Sera” o del “Fatto Quotidiano”, e men che meno dai telegiornali.La fonte si chiama “Border Nights”, trasmissione web-radio in onda il martedì sera, con appendici in streaming su YouTube attorno al weekend. Una comunità di almeno 30.000 persone, in continua crescita e sempre in ascolto. Motivo: quello è il canale che spiega, in modo tempestivo, cosa ci sta succedendo. L’anima di “Border Nights” è il giovane conduttore Fabio Frabetti, giornalista di “Cronaca Vera”, grande appassionato di radiofonia. Accanto ai temi che esplorano tendenze, ricerche e curiosità culturali, scienze di confine e conoscenze non ufficiali – testimonianze affidate a medici coraggiosi e giornalisti indipendenti, saggisti, sociologi, esperti delle materie più disparate che ormai aggregano migliaia di persone, sul web e non solo – sta acquisendo grande rilevanza l’appuntamento web-radiofonico settimanale con ospiti fissi, a partire dalla trasmissione notturna: le segnalazioni di Tom Bosco sulla geopolitica e la storia “proibita”, le analisi politologiche in versione spiritualistica di Fausto Carotenuto e l’imperdibile “a ruota libera” con lo stesso Franceschetti. Un fenomeno in ascesa, quello delle voci settimanalmente chiamate a esprimersi sull’attualità, che esplode letteralmente nelle video-chat su YouTube: Massimo Mazzucco il sabato, Gianfranco Carpeoro la domenica e Gioele Magaldi il lunedì.Polifonia di accenti e vasto assortimento di sensibilità diversissime: vaccini, politica, giustizia, misteri italiani e crisi internazionali. Cosa offre, “Border Nights”? La possibilità di leggere quel che si muove dietro le quinte. E a innescare le rivelazioni più interessanti è proprio l’interazione col pubblico: domande a bruciapelo, a cui gli ospiti non si sottraggono. Così fa notizia, la piattaforma di Frabetti. Memorabile, l’estate scorsa, la “bomba” sparata dal saggista e simbologo Carpeoro sulla crisi in Rai, con l’improvviso veto di Berlusconi sulla presidenza Foa. Lo scoop: da Parigi, Jacques Attali (padrino di Macron) avrebbe telefonato addirittura a Napolitano, quindi a Tajani e a Berlusconi, per cercare di stoppare il candidato di Salvini, giornalista scomodo e autore del saggio “Gli stregoni della notizia”, che denuncia l’omertà dei media mainstream. Se poi Marcello Foa ce l’ha fatta, a diventare presidente della Rai, probabilmente lo si deve anche alla clamorosa esternazione di “Border Nights”, che ha messo allo scoperto il complotto e i suoi presunti autori. Sempre Carpeoro ha “sparato” contro la Francia anche di recente, accusando Parigi di aver protetto l’esilio brasiliano di Cesare Battisti, dopo averlo infiltrato in Italia – negli anni di piombo – per contribuire a manipolare il terrorismo italiano, indebolendo il nostro paese.Notizie esplosive, che avrebbero dovuto scatenare i media – rimasti invece silenziosi, come sempre. Rarissimi i casi in cui “Border Nights” riesce a perforare il muro di gomma: è successo di recente, quando Magaldi ha svelato l’identità massonica di Gianroberto Casaleggio. Immediata la replica del figlio, Davide: «Mio padre non era massone». A strettissimo giro la contro-replica di Magaldi: «Accetti un pubblico confronto con me, e gli spiegherò perché suo padre non voleva si sapesse che fosse massone». E’ importante, il dettaglio? Eccome: è lo stesso Luigi Di Maio (che poi in segreto bussa alla porta della massoneria internazionale, secondo Magaldi) a pretendere che gli aderenti alle logge non possano accostarsi ai 5 Stelle: bell’ipocrisia, visto che il divieto colpisce solo i massoni manifesti (non gli iniziati occulti). Ma il “rumor” su Casaleggio – da “Border Nights” ai grandi media – è davvero un’eccezione. Silenzio di tomba, per esempio, quando Mazzucco ha chiesto alla Procura di Genova di rendere pubblico il video del crollo del viadotto Morandi, visionato a quanto pare soltanto dai giornalisti del “New York Times” e non dai colleghi italiani, poco propensi a maltrattare la famiglia Benetton: nessuno di loro ha fiatato, neppure dopo la denuncia di Mazzucco.Siamo ammorbati da un mainstream di regime, reticente, distratto, pronto all’autocensura. Un caso clamoroso? Lo racconta il giornalista Gigi Moncalvo, autore dei saggi “Agnelli segreti” e “I lupi e gli Agnelli”, misteriosamente spariti dalle librerie. Quando uscì il film-capolavoro “The silence of the lambs”, solo in Italia alla traduzione letterale – il silenzio degli agnelli – si preferì il meno rischioso “Il silenzio degli innocenti”, giusto per non correre il pericolo di turbare la corte torinese dell’Avvocato. Nella trasmissione web-radio “Forme d’Onda”, quasi gemella di “Border Nights” (condotta da Rudy Seery e Stefania Nicoletti) lo stesso Moncalvo si sfoga: Margherita Agnelli, figlia dello storico patron della Fiat, ha sottratto due bambini a una delle sue figlie, ridotta in miseria, e la stampa italiana preferisce tacere. Non solo: la figlia dell’Avvocato ha appena riaperto la devastante guerra per l’eredità, facendo emergere – dalle carte giudiziarie – un autentico giacimento di denaro trafugato dall’Italia e nascosto all’estero. Un tesoro che era rimasto nascosto, alla morte dell’Avvocato: cinque miliardi di euro in Svizzera più altri cinque a Panama, saltati fuori dallo scandalo “Panama Papers”, senza contare i 9 miliardi di euro – in lingotti d’oro – stipati dalla famiglia Agnelli al Freeport, il bunker super-sorvegliato allo scalo aeroportuale di Ginevra, che custodisce il denaro sporco dei narcotrafficanti colombiani e degli oligarchi russi.Tuona Moncalvo: sono tutti soldi sottratti al fisco italiano, nonostante il fiume di denaro statale elargito alla Fiat. Ma i media – giornali e televisioni – non se ne occupano minimanente: scelgono invece di rintronare il pubblico con il gossip più frivolo, come quello sulle finte nozze della starlette Pamela Prati. Perché “Chi l’ha visto” non parla della stranissima sparizione (e morte) di Edoardo Agnelli, il figlio “eretico” dell’Avvocato che si era permesso di contestare la designazione di John Elkann? Viviamo in una bolla mediatica, dice Magaldi a “Border Nights”: persino una fonte brillante come “Dagospia”, in fondo, non va oltre il chiacchiericcio e lo scandalismo innocuo. Mai che si sbilanci, il newsmagazine di Roberto D’Agostino, nel denunciare i micidiali complotti dell’unica, vera massoneria di potere. Un caso esemplare? Quello di Pino Cabras, deputato 5 Stelle: in un convegno promosso a Londra dal Movimento Roosevelt, ha detto chiaro e tondo che leghisti e grillini sono divisi su tutto, ma tengono duro per resistere al Deep State che condiziona il governo gialloverde fin dall’inizio, quando Sergio Mattarella si oppose alla nomina di Paolo Savona al ministero dell’economia. Cabras è un parlamentare autorevole, vicino a Di Maio. Vista la fonte, la notizia era più che solida. Ma nessuno l’ha raccolta.Vietato scandalizzarsi, naturalmente, anche se ce ne sarebbe motivo. Altro capitolo, l’obbligo vaccinale (i media: latitanti). Primo atto: a fine 2017, la commissione parlamentare difesa parla di 5.000 militari italiani, di cui 1.000 già morti, colpiti da gravissime malattie (al 50% causate, secondo i medici, da vaccinazioni somministrate in modo incauto). Poi: la Regione Puglia – l’unica a istituire la farmacovigilanza attiva – rivela che, su 10 bambini pugliesi vaccinati, ben 4 hanno sofferto reazioni avverse. Terza notizia: l’ordine dei biologi scopre vaccini “sporchi”, con tracce di diserbanti tossici nelle dosi, nonché vaccini privi degli agenti immunizzanti. Qualche eco di queste notizie affiora, in sordina, sul “Fatto”, su “Libero” e su “La Verità”, mentre è solo “Il Tempo” di Franco Bechis a sparare con decisione sullo scandalo dei vaccini inquinati. Silenzio assoluto, dalle grandi testate cartacee e radiotelevisive. Per questo ormai conquista audience la super-nicchia del web informativo: un video di “ByoBlu” può far registrare anche 200.000 visualizzazioni, mentre molte testate considerate autorevoli – i cui direttori bivaccano nei talkshow – spesso non superano le decina di migliaia di copie vendute. Non è un caso che l’Ue abbia imposto un bavaglio di sapore medievale, al web, con la scusa del copyright. Né è casuale il successo crescente di “Border Nights”, dove a innescare le rivelazioni più clamorose, molto spesso, sono proprio le domande del pubblico, direttamente in chat. Voglia di esserci, di partecipare, di sapere: c’è un’Italia in movimento, che non ne può più di omissioni e bugie.Mentre ancora bruciava Notre-Dame, ci ha pensato l’avvocato Paolo Franceschetti a spiegare cosa significhi, davvero, dare alle fiamme la cattedrale francese: una chiesa-simbolo, cara ai Templari e consacrata segretamente al “divino femminile”, da parte dei monaci-guerrieri che per primi, nel medioevo, sognavano di unire l’Europa abbattendo frontiere e monarchie dispotiche, complici dell’oscurantismo vaticano, all’indomani del feroce sterminio dei Catari. Proprio a Parigi, nel 1314, fu arso vivo Jacques de Molay, ultimo gran maestro dei Cavalieri del Tempio. Alcuni superstiti ripararono in Scozia, da cui – si racconta – avrebbero impresso il loro marchio sulla futura massoneria moderna. Ha provveduto il massone progressista Gioele Magaldi a confermare la chiave “anti-templarista” del rogo nella capitale francese: non un incidente, ma un attentato incendiario per colpire un simbolo della concordia europea per la quale lavorò (e lavora tuttora) il circuito massonico internazionale di segno democratico, oggi ostile ai massoni “contro-iniziati” come Angela Merkel, Mario Draghi ed Emmanuel Macron. Analizi, notizie, suggestioni e spiegazioni. Dove riceverle? Non dalle pagine del “Corriere della Sera” o del “Fatto Quotidiano”, e men che meno dai telegiornali.