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Archivio del Tag ‘totalitarismo’

  • Perché ho scritto “La Bibbia Nuda”, con Mauro Biglino

    Scritto il 22/5/21 • nella Categoria: Recensioni • (Commenti disabilitati)

    La grande sala congressi ammutolì quando Benazir Bhutto osò denunciare il generale Pervez Musharraf, allora presidente-dittatore del Pakistan. L’accusa: gli uomini dell’Isi, il servizio segreto di Islamabad (agli ordini della Cia), avevano “allevato” i Talebani e protetto Bin Laden, come richiesto dal “terrorista” Bush. Lei, Benazir, di lì a poco si sarebbe candidata per liberare il Pakistan dalla menzogna. Saltò in aria qualche anno dopo, nelle ultime tappe di una campagna elettorale che l’avrebbe incoronata trionfalmente alla guida del suo paese. Ricordo bene quel fugace incontro, a Torino, a margine dell’assise promossa da Gorbaciov insieme ad altri ex leader mondiali, che avevano messo fine alla guerra fredda. In un palazzo del centro, l’indomani, Benazir Bhutto ripeté a beneficio delle telecamere le sue accuse pericolosamente terribili, ma sempre con quel suo sorriso disarmante: quello di chi sa di avere ragione, e ha deciso che bisogna pur metterla in gioco, la vita, se il nemico è così insidioso da saper pervertire integralmente la verità. Pensieri che oggi, tra coprifuochi e pass vaccinali, suonano stranamente familiari.

  • Vaccini, o niente libertà: perché vivere nella menzogna

    Scritto il 20/5/21 • nella Categoria: idee • (1)

    Vivere nella menzogna quotidiana? Accade da sempre nelle dittature, di qualsiasi colore: la verità ufficiale è lontanissima da quella che i cittadini assaggiano, dal mattino alla sera, toccando con mano il fatto che non è affatto vero che un giorno “spezzeremo le reni alla Grecia”, o che “il partito, cioè il popolo”, lavori incessamente per la felicità di tutti. Provoca un leggero sconforto scoprire che le mitiche Riaperture del governo Draghi alle soglie dell’estate 2021 siano ancora più timide, deludenti e tardive di quelle concesse dalla graziosa signoria del Ceffo col Ciuffo, nel fatidico maggio 2020, quando il paese – ancora frastornato dal carosello delle bare di Bergamo – era appena uscito dall’ecatombe, aggravata dalle inaudite negligenze dei gestori dell’emergenza: il piano pandemico rimasto in un cassetto, le autopsie proibite, le terapie ospedaliere sbagliate, le misure di prevenzione e profilassi disincentivate. E poi le cure salva-vita: rapidamente scoperte e subito negate, in omaggio al grandioso copione della paura.
    Come ricorda l’esemplare reportage di Massimo Mazzucco sulle terapie “proibite”, sistematicamente boicottate dalla burocrazia sanitaria (per poter raccontare che non c’era alternativa al vaccino, che in presenza di farmaci efficaci non si sarebbe mai potuto autorizzare in tempi così brevi), l’aver privato migliaia di pazienti della possibilità di venir guariti in pochi giorni ne ha dilatato le sofferenze, e in molti casi ne ha probabilmente causato addirittura la morte. Tachipirina e vigile attesa? Il fatto che non si tratti di uno scherzo, o di un brutto sogno, lo conferma la permanenza – sulla sua poltrona – dello stesso ministro che per un anno intero ha remato contro la guarigione, con ogni mezzo, dando quasi l’impressione di divertirsi a opprimere la popolazione, soffocandola a colpi di divieti insensati. L’intera narrazione panica, prescritta a livello mondiale dalla Compagnia della Buona Morte – distanziamento e mascherine, lockdown e zone rosse – oggi emerge in tutta la sua maleodorante consistenza: una frode mostruosa, dolosamente riversata sulla nuda verità della strage.
    La truffa dei tamponi, la guerra all’idrossiclorochina basata sull’imbroglio: esalano miasmi irrespirabili, tra le macerie dell’impostura internazionale che nel 2020 scelse proprio l’Italia di Giuseppe Conte come paese ideale, per fare da apripista e sprofondare nel fango l’intero Occidente democratico. Nel mirino, le nazioni ancora dotate di libertà di voto e di parola, sia pure sapientemente pilotate da ombrose oligarchie in grado di decretare successi e fallimenti, crisi e catastrofi, ascese e cadute di questo o quel partito, anche attraverso la soffocante narrazione falsificata del Telegiornale Unico, megafono perfetto della Verità Unica della Scienza, vero e proprio mostriciattolo grottesco, utile per testare l’estinzione dell’opinione pubblica fondata sul pensiero critico. Nuova terribile religione, quella dello scientismo prezzolato, comparsa per la prima volta, nella storia moderna, con l’intenzione di restare qui a presidiare saldamente l’oggi e il domani, con i suoi dogmi da straccioni della conoscenza e la sua vocazione totalitaria, tendenzialmente terroristica.
    Nel 2020 seriva un valletto, per dirigere il coro e imporre tutto questo: era perfetto, l’infimo Conte venuto dal nulla, per ottenere l’impossibile a colpi di decreti, emanati col favore delle tenebre. Serviva un grande paese come l’Italia per dimostrare al resto dell’Europa che l’impensabile sarebbe stato praticabile, e che sarebbe stato addirittura agevole sospendere libertà e democrazia senza suscitare rivolte, e nemmeno proteste, vomitando una narrazione bugiarda destinata a produrre paura e rassegnazione, fino a trasformare i cittadini in pecorelle. Da qualche mese, alla guida dell’esecutivo non c’è più nessun valletto: l’attuale capo del governo – insediato improvvisamente in base a logiche imperscrutabili, attraverso un’operazione di palazzo – ha l’aria di muoversi come uno statista, anche sul piano internazionale, riuscendo a pronunciarsi sulla filosofia della governance europea e sulle spinose faccende del Mediterraneo. Utilizza il suo intatto prestigio per farsi ascoltare, riuscendovi, nel tentativo di sfrattare gradualmente l’autoritarismo per fare posto finalmente all’autorevolezza.
    Il salto è abissale, tra il piccolo valletto e il grande tecnocrate: voce ferma, anziché striduli annunci di promesse ridicole, mai mantenute, nell’ammorbante zona grigia infestata di figure impresentabili che adesso, una alla volta, il nuovo capo sta allontanando dal potere. La sensazione netta è che qualcuno, lassù, abbia giocato il tutto per tutto – puntando proprio sull’Italia massacrata dai mandanti di Conte – per provare a ribaltare il tavolo, cambiando prospettiva, nella speranza di invertire le sorti della guerra vera: quella contro il grande nemico, i signori dell’austerity, di cui la cosiddetta pandemia (la sua gestione tirannica) è solo l’ultimo capolavoro, il peggiore di tutti, dopo i golpe e gli attentati, le rivoluzioni colorate, la colonizzazione universale della scuola, dell’editoria, dei media, fino ad arrivare ai recentissimi terrorismi, quello finanziario e quello stragistico, in una cornice di conflitti scandalosamente attivi, permanenti, a disegnare un orizzonte di degrado e sofferenza spacciato per inevitabile, orrenda normalità.
    La morte lenta del pensiero politico, si dice, ha preceduto tutte le altre morti degli ultimi decenni, fino a piegare l’Occidente: se il paradigma-Covid doveva servire a metterlo in ginocchio definitamente, cominciando proprio dall’Italia, non si può fare a meno di notare che, sempre dal nostro paese, impegnando uno dei suoi pesi massimi, una parte del grande potere (quella non complice, rispetto all’Operazione Corona) abbia inteso affarmare l’intenzione di muovere guerra, alla lunga guerra contro i popoli condotta dall’oligarchia neoliberale. Queste, in teoria, le premesse sottostanti all’avvento governativo dell’ex capo della Bce, alle prese con una missione virtualmente epocale: rimediare al disastro provocato dalla banda-Covid, annullando i veri obiettivi dell’operazione. Che erano chiari: colpire l’economia in modo mortale, con i lockdown, e spezzare la resistenza democratica della società, terrorizzandola e sottoponendola a vessazioni medievali, per la prima volta imposte nell’era postmoderna.
    Viene da domandarsi per quali linee strategiche intenda muoversi, l’ipotetico Piano-B, e a quale prezzo, con quali potenti partner (non ancora pienamente manifesti, dietro le ambigue parole d’ordine come la “resilienza”, la palingenesi ultra-digitale del mondo post-industriale e per nulla piacevole che affiora dalle visioni offerte a Davos). Mentre ancora si finge di combattere il Covid con le restrizioni, non è nidito l’orizzonte nel quale si configurerà il Grande Reset, nella versione che Mario Draghi sembra apprestarsi a recitare. Non è chiaro a quali condizioni si vorrebbe traghettare l’Italia nel post-coronavirus, verso quale nuova organizzazione sociale, sia pure alimentata dalla nuova linfa di chi sembra deciso a chiudere per sempre l’oscura stagione del rigore, attraverso cui poche mani sapienti hanno riconfigurato l’identità stessa della società occidentale, togliendole il sorriso e la voglia di metter su famiglia. Di che pasta sia fatto, quel potere, lo dimostra oggi la barbarie di una Germania in cui Angela Merkel autorizza la polizia a entrare nelle case, senza un mandato, criminalizzando i sudditi come potenziali untori pandemici.
    L’unica sgradevole evidenza, per ora, riguarda il cedimento alla somma menzogna dei vaccini, spacciati come unico possibile elisir per riconquistare la perduta libertà, a fronte di una patologia facilissimamente curabile con svariate terapie dall’effetto praticamente immediato. Al fatale inoculo messianico, spiega Mazzucco, si doveva arrivare ad ogni costo, negando l’evidenza e mortificando i successi dei migliori medici. Se ora il vaccino diventa il lasciapassare ricattatorio per tornare in possesso dei propri diritti, la genuflessione pubblica alla falsa religione scientista – così come l’accondiscendenza di fronte alle bugie sanitarie alla base delle perduranti restrizioni – ha l’aria di essere un rischioso pedaggio, concordato: lo scotto da pagare per provare a uscire dalla Grande Guerra. L’ingiustizia sociale della politica in vigore – vaccini, o niente riaperture – offre la misura, probabilmente, delle difficoltà dell’impresa, data l’estrema pericolosità di un nemico che, nell’ultimo mezzo secolo, ha conquistato ogni spazio e piegato qualunque resistenza per affermare il suo progetto di dominio.

    Vivere nella menzogna quotidiana? Accade da sempre nelle dittature, di qualsiasi colore: la verità ufficiale è lontanissima da quella che i cittadini assaggiano, dal mattino alla sera, toccando con mano il fatto che non è affatto vero che un giorno “spezzeremo le reni alla Grecia”, o che “il partito, cioè il popolo”, lavori incessantemente per la felicità di tutti. Provoca un leggero sconforto scoprire che le mitiche Riaperture del governo Draghi alle soglie dell’estate 2021 siano ancora più timide, deludenti e tardive di quelle concesse dalla graziosa signoria del Ceffo col Ciuffo, nel fatidico maggio 2020, quando il paese – ancora frastornato dal carosello delle bare di Bergamo – era appena uscito dall’ecatombe, aggravata dalle inaudite negligenze dei gestori dell’emergenza: il piano pandemico rimasto in un cassetto, le autopsie proibite, le terapie ospedaliere sbagliate, le misure di prevenzione e profilassi disincentivate. E poi le cure salva-vita: rapidamente scoperte e subito negate, in omaggio al grandioso copione della paura.

  • Operazione Corona: i golpisti vorrebbero farla franca

    Scritto il 07/5/21 • nella Categoria: segnalazioni • (2)

    Un colpo di Stato mondiale, progettato contro una vittima in particolare: la nostra società occidentale. Doveva scattare nel 2022, ma la crisi bancaria dei Repo ne ha accelerato i tempi. Ora il golpe è fallito, ma ha lasciato macerie: ha disastrato la democrazia e rottamato l’economia, proprio come volevano i golpisti, ingigantendo la paura e trasformando i cittadini in docilissime pecore, private delle libertà più elementari in nome di un pericolo virtuale, manipolato da cima a fondo. Ormai è cominciata una grande retromarcia, segretamente pattuita, ma a caro prezzo: non si può smontare da un giorno all’altro un “giocattolo” come quello, che ha distribuito miliardi e sta ancora arricchendo intere filiere di beneficiari, migliaia di persone. E il fardello più inquietante è quello rappresentato dai vaccini “genici” in circolazione: aleggia il vecchio incubo del depopolamento, predicato da una certa élite. Una cosa è certa: l’establishment del lockdown spera di passarla liscia, evitando una nuova Norimberga che metta in chiaro i crimini commessi. E il governo Draghi servirebbe proprio a questo: a far uscire l’Italia dall’emergenza, incanalandola però nei binari del Grande Reset in corso. E soprattutto: assolvendo la politica che ha eseguito gli ordini golpisti.
    In altre parole, anche il finale dovrà avere il sapore della farsa: avremo “sconfitto il virus” – si dirà – grazie ai sacrifici imposti con i lockdown, e poi soprattutto grazie alla vaccinazione di massa (imposta col ricatto, nonostante la Costituzione vieti di disporre Tso sulla base di farmaci ancora sperimentali). Tra tante voci eretiche, quella di Nicola Bizzi – storico e fondatore delle Edizioni Aurora Boreale – spicca per la precisione delle denunce solitarie, il tempismo delle previsioni e la lucidità delle analisi. Il saggio “Operazione Corona”, che oggi è il libro più censurato d’Italia, parla di un “colpo di Stato globale”: un golpe «finalizzato innanzitutto a un Grande Reset economico, finanziario e sociale, e in secondo luogo anche a una drastica riduzione delle libertà civili e democratiche, su scala planetaria». Secondo alcuni indizi doveva essere attuato solo nel 2022, ma a bruciare i tempi – nel settembre 2019 – sarebbe stata la crisi dei Repo, le compensazioni interbancarie tra banche centrali: non c’era più denaro per garantire i prestiti, e l’unica soluzione consisteva nell’arresto improvviso dell’economia, trovando un espediente adatto (il provvidenziale virus mediatico).
    Lo spiega l’economista Andrea Cecchi nei capitoli economici di “Operazione Corona”: la cosiddetta pandemia è stata una crisi pianificata, visto che il mondo si era trovato sull’orlo di un vero e proprio collasso economico, all’insaputa dell’opinione pubblica. «Certi “padroni del vapore” se la sono vista brutta: rischiavano che il loro giocattolo finanziario si inceppasse», dice Bizzi, in un recente video su YouTube. «Forum di Davos, Fmi e vari altri poteri sovranazionali hanno quindi dovuto anticipare questa operazione, architettando il presunto rilascio di un virus e creando una situazione senza precedenti». Quando mai s’è visto, nella storia delle epidemie, che si isolino le persone sane? «Logiche economiche: la vera funzione dei lockdown è stata quella di bloccare l’economia paralizzando la domanda, la richiesta di credito e la circolazione del denaro, così da demolire l’economia a tappe preordinate». Una vera e propria “demolizione controllata”, come quella delle Torri Gemelle. «Per fare tutto questo si sono serviti della Cina, che ha avuto il suo tornaconto (è stato l’unico paese col Pil in crescita, nel 2020) ma in realtà non è la principale colpevole».
    Facile, usare la Cina: «Serviva un paese totalitario, per inaugurare la logica del lockdown: e solo la Cina poteva farlo, perché il regime cinese esercita un controllo mostruoso sulla popolazione». All’inizio, dice Bizzi, si era pensato al Brasile: ipotesi subito scartata, però, per l’opposizione del presidente Bolsonaro e per la stessa indole della popolazione brasiliana, assai meno docile di quella cinese. Ma attenzione: la Cina ha chiuso completamente solo l’Hubei, la regione di Wuhan, senza fermare il resto del paese. Certo, ha collaborato perfettamente alla farsa del terrorismo psicologico: «In televisione ha mostrato persone che cadevano come morte, per strada, o in preda a convulsioni. E ancora: migliaia di persone ammassate su letti da campo allestiti in palazzetti dello sport, tutti con convulsioni simultanee: cose che poi non abbiamo mai visto, in Occidente – neanche in Italia, paese che è stato il vero epicentro di tutta questa macchinazione. Quelli cinesi erano chiaramente personaggi che recitavano un copione del terrore molto ben studiato, attraverso una Oms completamente controllata da Pechino».
    Chi ha buona memoria, aggiunge Bizzi, ricorderà uno spettacolo molto simile: quello della cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Londra nel 2012. «Incredibilmente, tutto quello che poi è successo oggi era stato raffigurato, in maniera coreografica (incluso Boris Johnson, su un letto d’ospedale) in quell’inquietante rappresentazione». Finalmente, nel 2020 lo schema è stato applicato: al mondo è stata imposta «questa idea folle e criminale di lockdown, termine che in inglese significa “carcere duro”». Colpo di Stato globale, pianificato nei minimi dettagli. «E i governi, specie quelli occidentali, hanno applicato alla lettera un “pacchetto” preconfezionato, imposto a esecutivi che sapevano molto bene, con largo anticipo, cosa sarebbe accaduto». Già nel giugno scorso, Bizzi era stato il primo a portare allo scoperto il caso della Bielorussia, passato sotto silenzio. «La Bielorussia è l’unico paese europeo a essersi rifiutato di applicare qualunque misura di contenimento: non ha attuato lockdown né chiusure, e non ha mai minimamente toccato le libertà dei cittadini. E chiaramente è stata demonizzata».
    In una seduta del governo, il presidente Lukashenko – ricordando ai suoi ministri di aver appena respinto una lauta proposta dell’Oms (92 milioni di dollari) per fare un lockdown “come in Italia”, ha spiegato che l’offerta era stata decuplicata dal Fmi: 900 milioni, per introdurre restrizioni “all’italiana”. «Prove alla mano – aggiunge Bizzi – ho poi dimostrato che i vertici italiani (i servizi segreti, il governo e le più alte cariche dello Stato) erano stati informati già dal mese di agosto del 2019 che sarebbe stato necessario applicare un lockdown, nel nostro paese». Sei mesi di anticipo, quindi, sulla cronologia ufficiale degli eventi? Bizzi invita a osservare certi dettagli: «Sono state potenziate in modo incredibile le forze dell’ordine, incluse le polizie municipali: aumenti di organico, mezzi, camionette, aerei, elicotteri, droni, attrezzature elettroniche. Un’operazione del genere non la fai in due settimane, servono mesi di preparazione». Ovvia deduzione: era tutto preordinario, dall’autunno 2019. E anche il nostro governo, come gli altri dell’Europa occidentale, «ha ricevuto finanziamenti a pioggia, presumibilmente da parte di organizzazioni come il Fmi, per poter garantire la tenuta di un futuro lockdown».
    Di questo, si sono preoccupati: di come attuare il “carcere duro”. «E non certo di potenziare la sanità e gli ospedali, o di assicurare una prevenzione sanitaria (che nel caso di una pandemia sarebbe dovuta essere la cosa più logica)». Nicola Bizzi li definisce «branco di assassini». Scandisce: «A questi signori non è mai importato niente, della salute degli italiani». Aggiunge: «Non sappiamo cosa si sia effettivamente scatenato. Ma sappiamo che questo virus, o presunto tale – come ha ben documentato Matteo Martini, in “Operazione Corona” – non è stato mai isolato». Seriamente? «Certo: e questo sta venendo fuori, perché il governo giapponese ha fatto un’interrogazione internazionale: ha dimostrato che il virus non è stato mai isolato. Soprattutto, il Giappone ha sfidato tutti i governi (soprattutto quelli dell’Occidente) a dimostrarne l’isolamento: e nessuno ha risposto». Sostanzialmente, quindi, «non c’è nessuna prova che il virus sia mai stato isolato: hanno solo fatto infiniti “sequenziamenti”, la cui utilità è tutta da spiegare. E in compenso, hanno attuato la frode della Pcr: dico frode, perché sappiamo che quello dei tamponi non è un metodo diagnostico riconosciuto. Un’operazione, peraltro, dal costo esorbitante: in un anno, per i tamponi, in Italia abbiamo speso un ammontare equivalente a 10 leggi finanziarie».
    Per Bizzi, però, il cuore della questione-lockdown non è il business degli approfittatori. A monte, si tratta di una decisione imposta dal super-potere mondiale che controlla le banche centrali. E a valle, una mera questione di ordini da eseguire. «A differenza di alcuni paesi del Nord Europa e dell’Est Europa, che hanno dimostrato molta più autonomia e libertà, i governi dell’Europa occidentale (Italia e Germania, Francia, Spagna) sono totalmente eterodiretti. Non hanno autonomia decisionale: tutte le decisioni importanti non vengono prese nelle sedi istituzionali (governo, Parlamento) ma nell’alveo di organizzazioni sovranazionali». Quali? «Spesso si parla del Bilderberg e della Trilaterale, ma anche queste sono organizzazioni di potere intermedie, che hanno il compito di ratificare, imponendole ai governi, decisioni che sono prese ancora più in alto». Ecco perché Bizzi ricorre a termini impegnativi: «Questo è un piano diabolico, lasciatemelo dire: mira alla distruzione completa dei diritti democratici dei cittadini e del modello stesso di democrazia occidentale».
    Sono stati abili, i golpisti: hanno operato con la programmazione neurolinguistica, e tutte le mosse dei governi sono state calcolate. «Dalla durata stessa dei lockdown fino ai messaggi lanciati dai media, è stata tutta un’operazione calcolata a tavolino in modo che attecchisse sulle masse, proprio secondo le tecniche della Pnl». Gli architetti della crisi che ha travolto il pianeta hanno unito molteplici interessi: «Per esempio quelli del Forum di Davos, per avviare questa “quarta rivoluzione industriale” fondata sul mito di una falsa “green economy” che in realtà vuole portare al transumanesimo, all’abolizione del contante, alla distruzione dei più basilari diritti degli esseri umani». Come reagire, dunque? «Il dovere principale di chi ha un minimo di raziocinio, e quindi ormai ha capito con che cosa abbiamo a che fare, è quello di resistere con ogni mezzo, cercando di fare corretta informazione: non dobbiamo permettere che questo piano vada avanti, dobbiamo gettare più sabbia possibile nei suoi ingranaggi». Non è facile: gli italiani – dice Bizzi – ci sono cascati: hanno creduto alla storia che è stata loro raccontata.
    «I nostri connazionali hanno dimostrato una grande incoscienza, e hanno accettato con estrema leggerezza le misure liberticide varate dai governi Conte e Draghi. L’illusione – portata anche dalla televisione – che i governi stessero togliendo la libertà ai cittadini per ragioni sanitarie, emergenziali, ha davvero attecchito, e ha fatto sì che molte persone si adeguassero». Questo, fatalmente, acquisce il senso di isolamento di chi, come Bizzi, alla versione ufficiale non ha mai creduto. «Io sapevo da tempo dove si sarebbe andati a parare, e quando sono arrivate le prime notizie dalla Cina mi sono detto: ecco, ci siamo. Per un mese intero, a febbraio 2020, nessuno ha spiegato che il governo Conte aveva introdotto lo stato d’emergenza già il 31 gennaio: volevano il maggior numero possibile di morti, volevano scatenare il panico e alimentare il terrore». Unica presenza anomala, nell’Italia di quei primi mesi: la Russia. «Non scordiamoci la missione della brigata di militari russi accorsi in Lombardia, specializzati in guerra batteriologica: per la prima volta nella storia, mezzi militari della Russia in un paese Nato. Erano venuti per capire come mai il problema fosse partito proprio dall’Italia».
    Una missione rimasta in sordina, quella dei russi. «Hanno trovato molte cose, anche se poi le evidenze sono state secretate. Pare sia stato qualcosa di batteriologico, a esser stato rilasciato sul nostro territorio. Non ne ho le prove: se questo fosse vero, però, farebbe emergere complicità criminali inaudite». Ora, però, siamo di fronte a svolte impreviste: ci stiamo forse avvicinando a un capovolgimento della situazione. «Ho ragione di essere ottimista», perché gli esecutori nazionali del piano «hanno semplicemente aggirato la Costituzione, che non è mai stata né sospesa né archiviata, né modificata: gli articoli della Costituzione sono perfettamente in vigore, così come le leggi antiterrorismo – che fra l’altro vietano di circolare a volto coperto (è reato penale)». Inutile spaventarsi: «Non hanno valore le multe comminate da certi emuli della Gestapo, che magari indossano l’uniforme della polizia municipale e sembrano in preda a un delirio di onnipotenza».
    Bizzi ricorda le scene a cui abbiamo assistito, nel 2020: persino donne anziane malmenate, gettate a terra solo perché non indossavano la mascherina. «Alcuni sindaci erano arrivati a imporre nei supermercati una spesa minima di 50 euro, con vecchi in coda che magari non avevano 10 euro in tasca. Cosa hanno subito, queste persone, grazie a certi amministratori locali? Qui nessuno è esente da colpe». Per Bizzi la verità sta venendo a galla molto in fretta: «E non dobbiamo permettere che certi personaggi la passino liscia. Tutti – dalle più alte cariche dello Stato, fino ai più piccoli amministratori locali – sono stati complici di questo grande inganno, di questa colossale macchinazione, che ha portato a un’indebita, incostituzionale repressione delle libertà. Misure come il coprifuoco: vogliamo scherzare? Neanche nel ‘44 venivano applicate in questo modo». Ma attenzione: «Non bisogna avere timore delle uniformi: polizia e carabinieri hanno giurato, sulla Costituzione, e si trovano a gestire una situazione che non sopportano più».
    «Io sono in contatto con sindacati delle forze dell’ordine, che da mesi esprimono tutto il loro dissenso: si stanno rifiutando di sanzionare i cittadini, stanno cominciando a ribellarsi anche loro», assicura Bizzi. In più, ci sono forti segnali di un capovolgimento internazionale della situazione: questo ci fa ben sperare. Essendo stata risolta la crisi dei Repo già nell’autunno 2020, «è venuto meno il motore economico di questo colpo di Stato globale: non c’è più una ragione economica per disporre nuovi lockdown allo scopo di fermare l’economia, che infatti si sta riprendendo». Bizzi segnala che è in corso di attuazione anche il Quantum Financial System, che scardinerà completamente gli attuali parametri economici globali (sulla possibilità di emissione monetaria illimitata). Non siamo mai stati completamente soli: la Russia di Putin, quella che aveva inviato i suoi specialisti in Italia, si è smarcata per prima: dimostrando quanto fosse artificiosa, l’intera operazione-paura. «Mosca ha applicato un lockdown solo inziale e molto blando, poi due mesi fa ha rimosso le ultime restrizioni. E ha fatto una mossa molto intelligente: è la stata la prima a lanciare il suo vaccino».
    Lo Sputnik – dice Bizzi – non è un vaccino mRna: è solo una sorta di antinfluenzale rafforzato, in Russia proposto unicamente su base volontaria. «Da noi invece si tenta di imporre – con la persuiasione, il ricatto e la minaccia – una vaccinazione sperimentale mRna. Agghiacciante: milioni di italiani si sono messi in coda come tanti lemming, pronti a lanciarsi nel precipizio. Si stanno suicidando, e non se ne rendono conto: hanno subito un vero e proprio lavaggio del cervello». Ma anche la geografia mondiale del fronte-vaccini suggerisce he questa operazione stia finendo: «Due terzi dei governi mondiali si sono di fatto smarcati, rifiutando i vaccini mRna (Pfizer, Moderna). Non solo: inaugurando le terapie domiciliari, hanno abbattuto la narrazione dell’ospedalizzazione. Hanno dimostrato che è una montatura: semplicemente assumendo determinati farmaci si evita il ricovero. Una soluzione che in Italia viene ostacolata con ogni mezzo: Speranza è ricorso al Consiglio di Stato. Hanno il terrore che venga messa in crisi la narrazione delle terapie intensive intasate».
    Già a febbraio, a Bizzi era stato riferito che «sarebbe stato raggiunto un accordo, nell’ambito di una trattativa internazionale fra certe organizzazioni di potere». In pratica, ai golpisti del Covid avrebbero detto: «L’operazione è fallita, è stato raggiunto appena il 20% degli obiettivi prefissati. La verità sta venendo a galla, rischiate una nuova Norimberga. Quindi vi diamo una “timeline”: se dal 12 aprile iniziate una de-escalation per chiudere questa operazione con le buone, vi permettiamo di uscirne puliti». Vale a dire: se i governi si atterranno a questa direttiva, cominceranno a dire che i contagi stanno calando. E se ne vanteranno: «Abbiamo sconfitto il terribile virus grazie ai vostri sacrifici», sarà il refrain. «E cercheranno di uscirne a testa alta. Perché il loro obiettivo è proprio quello: scongiurare una nuova Norimberga. E quindi: evitare che vengano alla luce tutte le responsabilità, a ogni livello, dal Quirinale all’ultimo Comune. Facile attaccare Conte: è indifendibile, ha firmato i provvedimenti più spregevoli. Ma tutti si dimenticano che qualcuno, al di sopra di lui, certe cose le ha autorizzate».
    Questi signori, quindi, secondo Bizzi «puntano a salvaguardare il sistema», cioè «a impedire che per loro finisca molto male, dal punto di vista giuridico (anche penale)». Erano dunque programmate, le riaperture: graduali, per tenere in piedi la credibilità retroattiva della farsa. «Un mese dopo la segnalazione che avevo ricevuto – racconta sempre Bizzi – Boris Johnson ha annunciato che la Gran Bretagna avrebbe riaperto proprio il 12 aprile, in concomitanza con altre riaperture europee, come quella della Spagna (anche più dura dell’Italia, nella repressione). Ebbene: da un mese la Spagna ha riaperto locali, palestre e piscine, autorizzando anche concerti con migliaia di persone. Sono riaperture chiaramente pianificate: non è che possono dire, da un giorno all’altro, “abbiamo scherzato, vi abbiamo presi in giro”. Non possono riaprire tutto di colpo: perderebbero la faccia, e dovrebbero rinunciare improvvisamente a interessi economici che sono mostruosi». Un oceano di soldi: «Qualcuno è stato appena messo da parte, ma non c’è solo Arcuri: in tanti stanno ancora guadagnando, da questa operazione».
    Nicola Bizzi parla di «servigi da pagare a migliaia di persone, negli apparati statali: e questa cosa non la si può interrompere da un giorno all’altro». Aggiunge: «La mia impressione – confermata da alcune informative che ricevo – è che ci sia stato un motivo preciso dietro al licenziamento di Conte, con la necessità poi di mettere in piedi questo governo, che peraltro non mi piace per niente». Mario Draghi? «Come ben sappiamo, ha più scheletri nell’armadio di Nosferatu: conosciamo il suo passato e le sue malefatte». Per Bizzi il governo Draghi resta pericoloso: «Un esecitivo che conferma Speranza alla sanità e inserisce al proprio interno personaggi come Colao è tutt’altro che raccomandabile». Per contro, la sua funzione sarebbe quella di «portare l’Italia a una de-escalation, a una uscita graduale da questa operazione, a tappe pianificate (ma in modo da lasciare indenne la politica, facendola uscire a testa alta». Torneremo a respirare, dunque, ma i “collaborazionisti” la faranno franca. «E questo non è accettabile: dobbiamo esigere che ci vengano restituite le libertà che la Costituzione ci garantisce».
    Se l’Operazione Corona è scattata per motivi finanziari – dice ancira Bizzi – sicuramente è stata sfruttata dai pericolosi fanatici che coltivano apertamente precisi piani mondiali per il depopolamento. Ci sono personaggi come il francese Jacques Attali (mentore di Macron), o come lo stesso Bill Gates, che da trent’anni ci dicono in faccia che siamo in troppi, sulla Terra, e che occorre ridurre forzatamente (con le buone o con le cattive) la popolazione globale, che sta sfuggendo al loro controllo finanziario e politico. «Non è vero che siamo in troppi, per le risorse terrestri. E’ vero invece che le risorse sono mal distribuite: l’1-2% detiene il 90% della ricchezza, non vuole perderne il controllo e la vuole incrementare ulteriormente». Le lezione da trarre? I golpe esistono, ma non sempre vanno in porto come previsto. «Questa operazione era partita con “pacchetti precofenzionati” a cui tutti avrebbero dovuto adeguarsi, e invece molti paesi se ne sono smarcati fin da subito: l’Africa, per esempio, non ha aderito al piano. I paesi dell’Africa nera e del Nordafrica non volevano veder distrutta la loro economia, e soprattutto non volevano partecipare a un piano genocida: perché è qui il vero nodo della questione».
    Già negli anni ‘80, Jacques Attali scriveva: nel futuro prossimo – visto che non possiamo più ridurre la popolazione coi campi di concentramento e le esecuzioni sommarie – sarà necessario ridurla con altri sistemi: anche con certe terapie iniettabili, che la gente stessa sarà spinta a richiedere. «E infatti ci siamo arrivati», secondo Bizzi, che segnala un sito americano molto inquietante, “Deagel.com”, che si occupa di armamenti. Nel 2017 aveva presentato strane proiezioni statistiche demografiche, immaginando – Stato per Stato – la popolazione mondiale nel 2025. Il sito dichiarò di essersi basato su fonti di intelligence (senza citare quali) e su dati di organizzazioni internazionali (probabilmente la Fao, il Fmi, l’Oms). Un quadro allarmante, che vedeva tutto l’Occidente depopolato. Un’Italia ridotta a 40 milioni di abitanti, una altrettanto drastica riduzione prevista per Francia e Spagna, e una Germania con una popolazione destinata a crollare (da 80 a 28 milioni). Analoga previsione per gli Usa: appena 90 milioni di abitanti, contro gli attuali 320. Stessa sorte per il Canada, mentre il fenomeno non avrebbe investito gli altri paesi del mondo, sostanzialmente stabili.
    «So che le stime sono andate correggendosi, col tempo, ma la tendenza resta: a essere colpite – secondo “Deagel” – sarebbero solo l’Europa occidentale e il Nord America, più l’Australia e la Nuova Zelanda: cioè  quei paesi che hanno adottato le misure più restrittive, applicando alla lettera i dettami di questo colpo di Stato globale, incluse le vaccinazioni forzose (i vaccini mRna)». C’è un nesso, tra queste previsioni e quello che sta realmente avvenendo o che avverrà? Nel 2017 qualcuno già “sapeva” che in Occidente sarebbe stata introdotta una vaccinazione mRna, e che questa – magari – sarebbe stata tale da produrre un simile depopolamento? «Diciamo c’è di che riflettere», dice Bizzi. «La mia opinione – sostiene – è che questa sia una “guerra” contro l’umanità occidentale, contro la nostra civiltà». Guardiamoci attorno: «I paesi africani, asiatici ed est-europei hanno respinto al mittente le richieste dell’Oms. Il vero fulcro di questa operazione sono L’Europa e il Nord America». E’ un fatto: «Stiamo vivendo un’epoca di censura, di medioevo orwelliano», conclude Bizzi. «Io non possiedo tutte le risposte, però mi sto adoperando affinché le verità vengano alla luce».
    (Il libro: “Operazione Corona, colpo di Stato globale”, Edizioni Aurora Boreale, 588 pagine, euro 22,80. Bizzi ne è co-autore, editore e curatore insieme a Matteo Martini, chimico farmaceutico, che esamina gli aspetti scientifici e virologici dell’affare-coronavirus, dimostrando la premeditazione dell’esplosione pandemica. Un medico come il dottor Stefano Scoglio, già candidato al Nobel, approfondisce invece gli aspetti clinici della sindrome Covid. Il biologo David Suraci, a sua volta, affronta il tema vaccini, denunciando i pericoli della vaccinazione mRna. All’economista Andrea Cecchi e al giornalista Luca La Bella, analista finanziario, il compito di illuminare i retroscena bancari che sarebbero all’origine della crisi, mentre l’avvocato Marco Della Luna, già autore di “Oligarchia per popoli superflui”, approfondisce gli aspetti giuridici introdotti con le restrizioni. Gli psicologi Alfonso Guizzardi e Alessandro Gambugiati, infine, analizzano le tecniche di manipolazione adottate e i danni psicologici inferti alla popolazione, soprattutto agli anziani e ai bambini. In vetta alle classifiche, “Operazione Corona” è stato realizzato a tempo di record per offrire una panoramica completa ed esaustiva sulla considetta pandemia, illuminandone le principali zone d’ombra).

    Un colpo di Stato mondiale, progettato contro una vittima in particolare: la nostra società occidentale. Doveva scattare nel 2022, ma la crisi bancaria dei Repo ne ha accelerato i tempi. Ora il golpe è fallito, ma ha lasciato macerie: ha disastrato la democrazia e rottamato l’economia, proprio come volevano i golpisti, ingigantendo la paura e trasformando i cittadini in docilissime pecore, private delle libertà più elementari in nome di un pericolo virtuale, manipolato da cima a fondo. Ormai è cominciata una grande retromarcia, segretamente pattuita, ma a caro prezzo: non si può smontare da un giorno all’altro un “giocattolo” come quello, che ha distribuito miliardi e sta ancora arricchendo intere filiere di beneficiari, migliaia di persone. E il fardello più inquietante è quello rappresentato dai vaccini “genici” in circolazione: aleggia il vecchio incubo del depopolamento, predicato da una certa élite. Una cosa è certa: l’establishment del lockdown spera di passarla liscia, evitando una nuova Norimberga che metta in chiaro i crimini commessi. E il governo Draghi servirebbe proprio a questo: a far uscire l’Italia dall’emergenza, incanalandola però nei binari del Grande Reset in corso. E soprattutto: assolvendo la politica che ha eseguito gli ordini golpisti.

  • Il senso di Fedez per l’emergenza democratica italiana

    Scritto il 03/5/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Tempo di profeti, tatuati e non: dopo l’urgentissimo “ius soli” per riconoscere l’italianità dei figli degli stranieri emigrati (lo propone l’euro-vaticano Enrico Letta, quello di “Morire per Maastricht”), ecco il Ddl Zan “contro l’omofobia” rilanciato dal rapper-influencer Fedez direttamente dalla messa solenne del Primo Maggio, irrinunciabile palestra di democrazia televisiva, pagata dal canone Rai nelle bollette Enel e dunque per definizione inclusiva e non divisiva. Nel paese più felice del mondo, per giunta nel momento più felice della sua storia, ecco un altro tema-chiave su cui finalmente far crescere l’opinione pubblica, mobilitando un confronto entusiasmante, nella piena consapevolezza delle vere emergenze con le quali si sta attualmente confrontando il popolo italiano (o quel che ne resta, tra un decreto e l’altro). Nel pianeta-Covid, in cui ormai è obbligatorio specificare che chi parla non è un omicidia seriale, un terrorista “negazionista”, è addirittura increscioso dover premettere che ogni eventuale critica alla gestione polemica di certi temi avviene ovviamente a valle delle acquisizioni date per scontate: i diritti civili sono sacri, così com’è sacrosanto il contrasto di qualsiasi, odiosa discriminazione.

  • Bizzi: siamo in dittatura, chi non disobbedisce è complice

    Scritto il 27/4/21 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Il 22 aprile 2021 è stata sabotata la trasmissione della diretta “L’Orizzonte degli Eventi”, che conduco insieme a Tom Bosco e Matt Martini, il giovedì sera, sul canale YouTube di “Border Nights”. Non dobbiamo darla vinta, a chi tenta di soffocare e reprimere la libera informazione. C’è un clima molto pericoloso: siamo in dittatura conclamata, signori. Chi non lo vede, o non lo vuole vedere, o ha gli occhi foderati di prosciutto, o è complice di questa dittatura conclamata. Siamo in un regime ben più pericoloso di certi regimi che hanno interessato l’Europa negli anni Trenta. I regimi totalitari erano chiari, erano diretti. Quando ti trovavi davanti un ufficiale delle SS, con il teschio sulle mostrine e sul cappello, il messaggio era chiaro: io porto la morte, porto un certo ordine; se vi adeguate a questo ordine, bene, ma se non vi adeguate, peggio per voi. Qui è ben diverso, perché si presentano sotto mentite spoglie. Si presentano in maniera subdola, manipolano l’informazione.
    Mentre trasmettono delle puttanate solenni del tenere buone le masse, come “L’Isola dei Famosi” dove tutti si baciano e si abbracciano, nelle scuole i nostri figli non possono neanche toccarsi, farsi una carezza o stringersi la mano. Vi rendete conto, della situazione distopica? Ebbene: gli italiani non la stanno vedendo. E sono un pericolo: ci sono degli italiani che si stanno rendendo complici di questo regime, semplicemente con le loro azioni e con il loro adeguarsi a questa schifosa, sedicente “nuova normalità”. Chi porta mascherine, chi rispetta follie come il coprifuoco, chiudendosi in casa. Ci sono persone che non escono di casa da un anno, ve ne rendete conto? Ci sono persone che non escono di casa. Non sono mai uscite, neanche l’estate scorsa, perché hanno paura: di che cosa, dei fantasmi? E ci sono persone che si stanno mettendo in fila, come tanti lemming che si gettano nel precipizio. Si stanno mettendo in fila per la pozione magica: un qualcosa che non è obbligatorio, e che vi stanno facendo credere che sia obbligatorio.
    Bisogna aprire gli occhi. Chi l’ha già fatto li apra ancora di più, perché non è più il momento di stare sulla difensiva. Non è più il momento di subire, di incassare: è il momento di passare al contrattacco: non solo con l’informazione, ma anche con una sana resistenza civile attiva. Non voglio incitare nessuno alla violenza, e non voglio dare adito a sospetti di incitamento ad alcunché. Si tratta semplicemente di far valere i nostri diritti costituzionali. Quindi: rispettate la Costituzione, e praticatela. Esercitate i vostri diritti, e non abbiate paura di chicchessia. Non abbiate paura delle uniformi. Soprattutto, non dovete temere le uniformi di quelle forze dell’ordine che hanno giurato sulla Costituzione: perché loro sanno che cosa significa, giurare sulla Costituzione. E oggi sono in forte crisi di identità: sanno benissimo che stanno violando la Costituzione su cui hanno giurato, imponendo ai cittadini cose assurde e anticostituzionali.
    Le polizie municipali non hanno giurato sulla Costituzione, ma non abbiate timore nemmeno di quelle. Vi fanno una multa? E’ illegittima: ricorrete. Li portate in tribunale. Diteglielo: sì, signori, fatemi il verbale, e mettete ben in vista i vostri nomi; poi ci vedremo in tribunale, e dovrete giustificare, davanti a un giudice, per quale motivo avete vessato un cittadino che circolava liberamente e a volto scoperto, come impone la legge. In Italia ci sono leggi antiterrorismo, perfezionate anche dopo l’11 Settembre, che vietano di circolare in luogo pubblico con il volto coperto o comunque non riconoscibile. Chi commina una multa può quindi essere punito, in tribunale: non solo per aver imposto una vessazione del tutto illegittima, ma anche per aver incitato il cittadino a delinquere (perché circolare a volto coperto è un reato penale).
    (Nicola Bizzi, intervento nella trasmissione “Anteprima – L’Orizzonte degli Eventi”, sul canale YouTube di “Border Nights” il 23 aprile 2021. Storico e saggista, Bizzi è il fondatore delle Edizioni Aurora Boreale. Nello stesso video, Matt Martini – co-autore del saggio “Operazione Corona, colpo di Stato globale”, lancia a sua volta un appello: «Violiamo sistematicamente il coprifuoco, come atto di disobbedienza civile: il tribunale di Macerata ha appena annullato una multa comminata per violazione del coprifuoco, imponendo anche alla Prefettura a pagare le spese processuali, e ricordando che la Costituzione tutela in ogni caso l’assoluta libertà di circolazione delle persone»).

    Il 22 aprile 2021 è stata sabotata la trasmissione della diretta “L’Orizzonte degli Eventi”, che conduco insieme a Tom Bosco e Matt Martini, il giovedì sera, sul canale YouTube di “Border Nights”. Non dobbiamo darla vinta, a chi tenta di soffocare e reprimere la libera informazione. C’è un clima molto pericoloso: siamo in dittatura conclamata, signori. Chi non lo vede, o non lo vuole vedere, o ha gli occhi foderati di prosciutto, o è complice di questa dittatura conclamata. Siamo in un regime ben più pericoloso di certi regimi che hanno interessato l’Europa negli anni Trenta. I regimi totalitari erano chiari, erano diretti. Quando ti trovavi davanti un ufficiale delle SS, con il teschio sulle mostrine e sul cappello, il messaggio era chiaro: io porto la morte, porto un certo ordine; se vi adeguate a questo ordine, bene, ma se non vi adeguate, peggio per voi. Qui è ben diverso, perché si presentano sotto mentite spoglie. Si presentano in maniera subdola, manipolano l’informazione.

  • La missione di Draghi e l’inferno dell’ipocrisia pandemica

    Scritto il 24/4/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Ristoranti riaperti ma solo se hanno tavoli all’esterno: per cenare come ai vecchi tempi, come se fossimo in un paese libero, bisognerà attendere un altro mese, fino al 1° giugno. Non solo: permane una “legge di guerra” come l’infame coprifuoco, nell’Italia delle Regioni “colorate”, dove – per passare da un territorio all’altro, se di diverso “colore” – i sudditi dovranno esibire un certificato che dimostri che sono stati vaccinati o che sono appena risultati negativi al tampone. C’è qualcosa di serio, in tutto questo? No: i non-cerebrolesi ormai sanno che i tamponi non sono attendibili, e che i cosiddetti “vaccini Covid” (terapie geniche ancora sperimentali) non garantiscono affatto che il soggetto vaccinato non sia più contagioso. E nonostante questo, il governo ne ha imposto l’inoculo al personale sanitario: violando la Costituzione, oltre che il Codice di Norimberga che vieta i Tso con farmaci non collaudati. E addio diritti umani, dunque. Ma il governo Draghi non doveva dire basta, a tutto questo? Non doveva farla finita, dopo un anno di “arresti domiciliari” imposti da Conte, Speranza, D’Alema e soci, in linea con i compagni di merende del potere cinese?

  • Reset: il dirigismo della paura, al passo col potere cinese

    Scritto il 17/4/21 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    «Negli Usa sembra che qualcuno stia pensando di contrapporsi al vincente dirigismo totalitario cinese, inventandosi una forma di dirigismo totalitario occidentale, con la scusa del Covid e l’opportunità di attuare un altro nuovo Great Reset». Lo afferma Ettore Gotti Tedeschi, banchiere e accademico italiano, dal 2009 al 2012 presidente dello Ior, l’istituto finanziario vaticano. Il Nuovo Great Reset, scrive Gotti Tedeschi in una lettera aperta a “La Verità”, ripresa da “Rinascimento Italiano”, sembra proporsi obiettivi altamente umanitari, giusti, buoni e salvifici: «Esattamente come se li proponeva 50 anni fa l’Old Great Reset, cioè il Nuovo Ordine Mondiale di Kissinger, un po’ utopistico e un po’ contrario a leggi naturali, e pertanto fallito». E nonostante il suo fallimento, «invece di pensare a perché è successo», viene oggi proposta «una versione aggiornata, ma pressoché identica, di nuovo-nuovo ordine mondiale». Quest’ultimo progetto di Reset «si propone di ripensare la finanza, privilegiando la società (cioè gli “stakeholders”) verso i capitalisti azionisti (gli “shareholders”), imponendo un nuovo modello economico sostenibile ambientalisticamente».
    Niente di nuovo sotto il sole, se non i metodi: come già il New World Order disegnato mezzo secolo fa, scrive l’ex banchiere di Ratzinger, il Nuovo Reset è agevolato dal digitale, dal 5G e dall’intelligenza artificiale, ma stavolta si impone «anche con la “minaccia” di nuove pandemie, se non si realizzasse tutto ciò in una forma di cooperazione globale». Secondo Gotti Tedeschi, ci si dimentica che «ciò che è successo fino ad oggi è proprio dovuto agli errori del primo Reset, cioè al fallimentare Old Great Reset di 50 anni fa». E’ questo, infatti, che ha provocato «una innaturale e insostenibile crescita economica», fatta di «iper-consumismo e delocalizzazone delle produzioni in Cina», che poi hanno fatto esplodere il problema ambientale, insieme al maxi-debito e a infinite bolle finanziarie. «La delocalizzazione ha anche però creato il gigantesco potere cinese, che spaventa: per fronteggiarlo ora si pensa al Reset n° 2, che lascia intendere una proposta di un totalitarismo occidentale al posto della vecchia democrazia, inefficace e perdente».
    Il primo sospetto evocato da Gotti Tedeschi si riferisce al sogno del capitalista “nudo”, cioè alla volontà di “statalizzarsi” per controllare il mercato: «Ciò diventa possibile grazie al Covid che, creando una serie di paure (di morire, di impoverirsi) giustifica e fa accettare ogni soluzione ed accelera le implementazioni». Il secondo sospetto è che, con questo nuovo Reset, si stia concependo «un nuovo sistema capitalistico occidentale», messo a punto «per contrastare quello orientale». Come? «Trasformando il capitalismo liberista occidentale (perdente) in capitalismo dirigista socialista, in grado di contrapporsi a quello cinese totalitario (e vincente)». Infatti, aggiunge l’ex banchiere vaticano, il modello capitalistico autoritario cinese «ha dimostrato di esser vincente verso quello democratico, in un momento come quello attuale, di crisi economico-finanziaria, sociale, sanitaria, politica». Vincente, il modello cinese, proprio perché autoritario. La gestione della crisi pandemica sembra volerci convincere di questo: che l’autoritarismo pragmatico «funzioni meglio» delle nostre democrazie, “mature” e un po’ stanche.
    Cosicché, chi ha immaginato questo Nuovo Reset, «con la scusa di volere realizzare una solidarietà distributiva, altruistica, concepita dai nuovi benefattori dell’umanità», in realtà «sta probabilmente concependo, con una astuta manovra, la strategia di adattamento del capitalismo al modello competitivo necessario in questi tempi». Certo, aggiunge il professore, per convincere tutti «aveva bisogno di un “rating etico”, di una legittimazione morale da parte della massima autorità morale al mondo», che Gotti Tedeschi individua nel Vaticano: chiaro riferimento al via libera che Bergoglio ha dato all’operazione. Un piano che «con il Covid è più facilmente imponibile, senza discussioni e senza più eccessive riserve morali». Sicché, tra Occidente e Oriente «potrebbe ora iniziare una nuova “guerra fredda”», ben diversa però da quella – storica – che nel dopoguerra oppose «il dirigismo economico pianificato sovietico (che perdette)», alla libertà di mercato americano (che vinse). «Oggi il confronto potrebbe essere tra un dirigismo economico totalitario cinese, già sperimentato, con un neo-modello sperimentale, dirigistico economico-sanitario american-europeo». Fondato su tutto – sistemi e modelli, struttura e tecnologie – tranne che «sull’uomo che dovrebbe usarli».

    «Negli Usa sembra che qualcuno stia pensando di contrapporsi al vincente dirigismo totalitario cinese, inventandosi una forma di dirigismo totalitario occidentale, con la scusa del Covid e l’opportunità di attuare un altro nuovo Great Reset». Lo afferma Ettore Gotti Tedeschi, banchiere e accademico italiano, dal 2009 al 2012 presidente dello Ior, l’istituto finanziario vaticano. Il Nuovo Great Reset, scrive Gotti Tedeschi in una lettera aperta a “La Verità”, ripresa da “Rinascimento Europeo“, sembra proporsi obiettivi altamente umanitari, giusti, buoni e salvifici: «Esattamente come se li proponeva 50 anni fa l’Old Great Reset, cioè il Nuovo Ordine Mondiale di Kissinger, un po’ utopistico e un po’ contrario a leggi naturali, e pertanto fallito». E nonostante il suo fallimento, «invece di pensare a perché è successo», viene oggi proposta «una versione aggiornata, ma pressoché identica, di nuovo-nuovo ordine mondiale». Quest’ultimo progetto di Reset «si propone di ripensare la finanza, privilegiando la società (cioè gli “stakeholders”) verso i capitalisti azionisti (gli “shareholders”), imponendo un nuovo modello economico sostenibile ambientalisticamente».

  • Io sono tutto, disse la paura: ed eccoci schiavi del virus

    Scritto il 03/4/21 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Non farti mai imporre la loro narrazione, disse a se stesso, inutilmente. L’aveva sentita arrivare: vaghi allarmi, notizie ancora lontane. Poi la vide avvicinarsi, ne intuì la vocazione. Io sarò tutto, proclamava. E aveva ragione: era nata per travolgere, schiacciare, soffocare, sovrastare. Le prime fanterie furono sbaragliate in modo tragicomico, tra un involtino primavera e una birretta sui Navigli milanesi. Il tempo di guardarsi attorno, di scoprirsi già accerchiati. Voci metalliche, elicotteri. Ma la televisione – cantava Lucio Dalla – ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione. “Garage Olimpo”, il cupo film di Marco Bechis, parlava ancora di abissi materiali, l’inferno argentino quasi ingenuo degli orrori caserecci di una dittatura atroce che ti faceva scomparire, poteva ridurti a pezzettini nelle cantine dell’Esma e poi scaraventarti da un aereo oltre l’estuario della Plata, in mare aperto. Ora è come se fossero scomparsi tutti quanti, ma volontariamente: senza colpo ferire.
    Tutto ormai scorre silenziosamente, in tempi di sofisticazione digitale, di auto senza rumore e quasi prive di pilota, di droni sapientissimi e algoritmi. Gironi grigi e ammutoliti, bocche bendate e infagottate. La parodia scolastica affidata alla mestizia di lezioni fantasmatiche, grazie alla connessione solo digitale del codice binario che dà vita al monitor. Tutti nell’Orrida Gheenna, sotto forma di influenza universale. Triste ironia, per chi smaniava di poter essere virale, come se fosse una virtù, una fantastica conquista, dentro la planetaria smaterializzazione progressiva di qualsiasi cosa avesse ancora addosso il vecchio odore di umanità possibile, e dunque impresentabile. Del mondo antico, quello più familiare e tridimensionale, restano quasi solo le affabili menzogne dell’affabulazione giornaliera, con il sinistro contorno di ululati e feretri. Menzogne virtuali a badilate, a once, a tonnellate: le tenebrose fantasie di ogni leggenda, l’antologia di aneddoti che annebbia qualunque palingenesi presunta.
    Imporre un solo tema, sempre quello, per un anno e oltre: anche per sempre, stando agli umori dei peggiori aruspici. Imporre il modo di pensare, di vestirsi, di parlare e respirare, di calcare marciapiedi e magazzini. Imporre l’orizzonte, dopo aver plasmato su misura ogni sussurro, ogni recondito sentire, persino l’aritmetica drogata di elezioni presentate come cruciale appuntamento escatologico, spada d’arcangelo a separare il bene e il male. Nelle paludi torbide, gli alligatori ancora ufficialmente addetti alla politica si limitano oggi a un agitarsi goffo, tra le sabbie di un’impotenza definitivamente conclamata. Sono ben altri, lassù, a disegnare traiettorie concepite per convogliare in modo conveniente tutto il bestiame umano, che ancora non capisce e perde tempo ad azzuffarsi in liti di cortile. Se il piano infine non sarà condotto a termine, non sarà merito di alcuna schiera di soldati semplici. Ci sono pure quelli, dotati di animo ribelle: hanno imparato a farsi ben valere, ma restano sparuta minoranza.
    Intanto ha vinto l’onda anomala, la vibrazione scura concepita come alibi per la dominazione ultima, imposta col terrore. Ha vinto la paura, la quiete artificiale dell’allevamento in cui trionfa la superstizione. Niente è credibile, nell’assordante macrocosmo delle frottole: le rare verità ormai sfuggono a qualsiasi radar, non trovano parole capaci di bucare le corazze della sordità atterrita. Ancora si ragiona di cerotti, aghi e svariate altre stupidaggini, mentre i signori dell’imperio giocano all’onnipotenza, all’illusoria eternità televisiva, trafficando coi loro palinsesti, le loro facce di cartone, i loro numeri truccati. Chi mai l’avrebbe detto, un anno fa, che avrebbe dilagato in modo così folle e incontrastato il totalitarismo della narrazione unica, prescritta dalla sera alla mattina, per decreto? E’ come essersi scordati di avere corpo e gambe, raziocinio, cuore. Sostanza umana di memorie, dignità di esistere.
    (Giorgio Cattaneo, “Io sono tutto, disse la paura”, dal blog del Movimento Roosevelt del 20 marzo 2020).

    Non farti mai imporre la loro narrazione, disse a se stesso, inutilmente. L’aveva sentita arrivare: vaghi allarmi, notizie ancora lontane. Poi la vide avvicinarsi, ne intuì la vocazione. Io sarò tutto, proclamava. E aveva ragione: era nata per travolgere, schiacciare, soffocare, sovrastare. Le prime fanterie furono sbaragliate in modo tragicomico, tra un involtino primavera e una birretta sui Navigli milanesi. Il tempo di guardarsi attorno, di scoprirsi già accerchiati. Voci metalliche, elicotteri. Ma la televisione – cantava Lucio Dalla – ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione. “Garage Olimpo”, il cupo film di Marco Bechis, parlava ancora di abissi materiali, l’inferno argentino quasi ingenuo degli orrori caserecci di una dittatura atroce che ti faceva scomparire, poteva ridurti a pezzettini nelle cantine dell’Esma e poi scaraventarti da un aereo oltre l’estuario della Plata, in mare aperto. Ora è come se fossero scomparsi tutti quanti, ma volontariamente: senza colpo ferire.

  • Bizzi: la farsa-Covid è finita, grazie a Putin e ai Rothschild

    Scritto il 22/3/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Qualcosa è cambiato, dopo un anno di bugie e sofferenze? Sembrerebbe di sì: persino il massimo portavoce degli spaventapasseri-Covid, cioè il catastrofico Roberto Speranza, ha stranamente annunciato l’imminente uscita graduale dal tunnel, nel corso della primavera, in vista di un’estate finalmente quasi normale. Facile la spiegazione di comodo offerta dal ministro-carceriere: i vaccini garantiranno l’immunità di massa, dopo che i lockdown hanno limitato i danni. Falsità visibili dalla Luna: l’Italia delle zone rosse ha collezionato centomila morti (dichiarati, almeno). E gli attuali non-vaccini (cioè i preparati genici che inseguono le varianti del coronavirus) non riusciranno mai – secondo autorevoli infettivologi come Pietro Luigi Garavelli, primario a Novara – a proteggere davvero la popolazione, perché il virus (mutante) sarà sempre più veloce di loro. Come se ne esce? Lo spiegano i medici che guariscono i pazienti: le cure precoci, prescritte ai primi sintomi, molto spesso permettono di curarsi da casa, evitando il ricovero.
    Così si sgonfiano i numeri dell’emergenza: ci crede il Piemonte, prima Regione italiana ad adottare il protocollo-base che il ministero della sanità si è finora rifiutato di fornire ai medici di famiglia. Niente più panico, dunque. I primi a raccomandare l’opposto della linea adottata dai governi occidentali erano stati i luminari che un anno fa sottoscrissero la Dichiarazione di Great Barrington, negli Usa: bisogna lasciarlo correre, il virus, per raggiungere in fretta l’immunità di gregge, stando pronti a usare i farmaci giusti per curare (a casa, presto e bene) chi si ammala. I vaccini? Non indispensabili. Parola dei maggiori epidemiologi del mondo, quelli che per primi affrontarono l’Ebola. Unica accortezza: proteggere anziani e malati, tenendoli isolati (loro sì), ma evitando assolutamente i lockdown e ogni forma di distanziamento, pena il trascinarsi del Covid per anni. Recenti studi pubblicati da “Science” e “Nature” lo confermano: se ci si contagia a milioni, il Sars-Cov-2 diventa progressivamente innocuo, come un banale raffreddore.
    Se è così, perché mai abbiamo sbagliato tutto – distanziando, chiudendo, ospedalizzando – per un anno intero? «Non è stato affatto un errore, ma una scelta deliberata». Lo sostiene Nicola Bizzi, storico ed editore di Aurola Boreale, co-autore del saggio “Operazione Corona, colpo di Stato globale”. Nella trasmissione web-streaming “L’orizzonte degli eventi”, condotta sul canale YouTube di “Border Nights” insieme a Tom Bosco e Matt Martini, Bizzi sintetizza: l’anonimo “sequestro” del pianeta, in virtù di una semplice sindrome influenzale (sia pure pericolosa, se non curata tempestivamente) faceva parte di un piano preciso, coltivato da élite oscure. L’altra notizia è che questo piano mostruoso è tecnicamente fallito: già a novembre, dice Bizzi, i “golpisti” hanno trattato la resa, accettando un esito diverso: la “pandemia” sarebbe terminata a fine aprile. Ultima concessione, il lauto business dei vaccini. Poi, la ritirata: cioè l’annuncio che il virus sarebbe stato sconfitto. «L’alternativa sarebbe stata un Processo di Norimberga, per crimini contro l’umanità».
    In altre parole: sbrigatevi a vendere i vostri inutili vaccini, ancora per qualche mese, e poi toglietevi di torno. Credibile? Per Bizzi, assolutamente sì: «Fate caso ai segnali che provengono dal mondo che conta, quello della finanza: stranamente, da settimane, le agenzie di rating prevedono la fine della pandemia entro aprile e il grande rilancio di settori come il turismo e l’immobiliare». Eppure, per i media, siamo ancora alle prese con il peggio. «Appunto: i media si adegueranno rapidamente». Non potendo ammettere che i numeri dell’emergenza erano gonfiati, oltre che propiziati dal pazzesco rifiuto di curare i pazienti in modo tempestivo, a casa, ora parleranno dell’effetto miracoloso dei vaccini. «Una recita, ampiamente prevista e concordata coi vincitori». Chi sono? «Una parte dell’élite mondiale, che non ha mai approvato il Grande Reset disegnato a Davos, il progetto di schiavizzazione dell’umanità». Nomi? Uno, enorme: «I Rothschild: hanno contrastato la cordata di Bill Gates e Fauci, della Cina, dell’Oms. Evidentemente, quel tipo di Great Reset contrastava coi loro interessi».
    Non solo: Bizzi – che vanta importanti relazioni col mondo dell’intelligence – parla di una storica “guerra” all’interno della stessa, potente massoneria sovranazionale: una fazione importante si sarebbe opposta con ogni mezzo al “totalitarismo sanitario”, che secondo i “falchi” «doveva durare fino a tutto il 2023, cancellando per sempre diritti, libertà e democrazia». Se quel piano è fallito – sottolinea Bizzi – lo dobbiamo in gran parte alla Russia di Vladimir Putin: «Col suo vaccino Sputnik, che è sostanzialmente un antinfluenzale, si è portata dietro tre quarti del mondo, dall’India al Sudamerica». Abile, Putin: «Ha usato la Bielorussia come apripista. Ricordate? Il presidente Lukashenko – immediatamente aggredito con la solita “rivoluzione colorata” finanziata da Soros – denunciò il tentativo di corruzione da parte di Oms e Fmi: avrebbero coperto di soldi la Bielorussia, se avesse accettato di attuare il lockdown “come l’Italia”. Una denuncia che non è rimasta inascoltata».
    Putin, il presidente che Joe Biden ha appena definito «un assassino», ha messo fine per primo allo stato d’emergenza, abolendo ogni forma di distanziamento: «La scorsa settimana ha celebrato a furor di popolo la riunificazione con la Crimea: nel più grande stadio di Mosca c’erano duecentomila persone strette l’una all’altra, mano nella mano, e senza mascherina». Messaggi eloquenti, in mondovisione: «E’ il segnale: l’incubo ha le settimane contate, ormai, anche in Occidente, che – attenzione – resta di gran lunga l’area del mondo più colpita: sia in termini sanitari che in termini economici. E non credo proprio sia un caso». Alla luce del Bizzi-pensiero, le traduzioni nostrane sembrano più agevoli: Mario Draghi, che ha adottato la sottigliezza del soft-power, ha pubblicamente elogiato lo stesso Speranza (la maschera del rigore) irritando moltissimi italiani, ormai insofferenti di fronte al “regime” sanitario delle restrizioni. Ma ecco che, in capo a pochi giorni, proprio Speranza comincia a intonare la nuova canzone (”ne usciremo presto”) che, secondo Bizzi, era stata concordata già a novembre, nelle segrete stanze del grande potere: quello che poi, a cascata, spiega anche ai Roberto Speranza cosa dire, e quando.

    Qualcosa è cambiato, dopo un anno di bugie e sofferenze? Sembrerebbe di sì: persino il massimo portavoce degli spaventapasseri-Covid, cioè il catastrofico Roberto Speranza, ha stranamente annunciato l’imminente uscita graduale dal tunnel, nel corso della primavera, in vista di un’estate finalmente quasi normale. Facile la spiegazione di comodo offerta dal ministro-carceriere: i vaccini garantiranno l’immunità di massa, dopo che i lockdown hanno limitato i danni. Falsità visibili dalla Luna: l’Italia delle zone rosse ha collezionato centomila morti (dichiarati, almeno). E gli attuali non-vaccini (cioè i preparati genici che inseguono le varianti del coronavirus) non riusciranno mai – secondo autorevoli infettivologi come Pietro Luigi Garavelli, primario a Novara – a proteggere davvero la popolazione, perché il virus (mutante) sarà sempre più veloce di loro. Come se ne esce? Lo spiegano i medici che guariscono i pazienti: le cure precoci, prescritte ai primi sintomi, molto spesso permettono di curarsi da casa, evitando il ricovero.

  • Non è stato un incidente: avanza un’agenda inesorabile

    Scritto il 27/2/21 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Un temporale fa dei gesti grigi, racconta Paolo Conte in una bella canzone di qualche anno fa, quando ancora le persone circolavano libere e a viso scoperto, sapendo di non dover temere niente più di quanto gli ordinari programmi dell’universo avessero in cantiere, quanto a imprevisti e inconvenienti. Le agende dell’epoca non avevano raggiunto il grado totalitario, elettromagnetico e satellitare della cyber-zootecnia di oggi: esistevano ancora menti pensanti e dissonanti, zone-rifugio, individui non armati di smartphone e non schedati sui social. Poi crollarono imperi e torri, terrorismi e guerre sbriciolarono le ultime sicurezze insieme alle cosiddette crisi finanziarie. E infine – come da copione – arrivò la grande peste, lungamente annunciata. Irruppe al momento giusto, su uno scenario sbilanciato: la narrazione totalmente ipnotica della leggenda climatica, la santificazione dell’esodo umano sui barconi come destino inevitabile e persino desiderabile, e poi il feudo atlantico momentaneamente fuori controllo, e il marchesato cinese ansioso di servire da clava, nella guerra santa del globalismo mercantile fatto solo di numeri e obbiedenza cieca.
    Il grande strappo era necessario, per l’agenda dei sommi pianificatori, che a loro volta hanno l’aria di essere meri esecutori, sia pure dotati di formidabile talento per la zootecnia antropologica. Non è stato un incidente, il vortice che ha spalancato il baratro del 2020. Non è stato un incidente, si suppone, nemmeno la disavventura in cui è incorso Boris Johnson, l’uomo che si era schierato contro la follia dei lockdown. Ad avanzare sospetti è Gioele Magaldi: ne parlerà nel suo prossimo libro, in uscita a ottobre, con risvolti allucinanti sulla genesi del grande strappo. Il premier inglese sarebbe stato prima spaventato a morte e quasi ucciso, e poi blandito con sapienza, perché non si sognasse di fare del Regno Unito un cattivo esempio, cioè un paese che esce dalla peste col minimo di vittime, senza devastare l’economia e l’esistenza stessa di milioni di persone. Qualcosa del genere, in piccolo, dice sempre Magaldi, era avvenuto nella Francia sconvolta dagli attentati terroristici: si trattava di piegare François Hollande, investito come leader anti-rigore (in opposizione alla nefasta leadership della Merkel) e poi ricondotto alla ragione, tra minacce e promesse.
    Piccolezze, forse, di fronte alla magnitudo planetaria del grande strappo in corso, il cui copione prevede l’attesa messianica di un vaccino anomalo, un preparato genico che agisce direttamente sul Dna, senza che si conoscano gli effetti dell’innesto, per poi passare – progettandola da subito – a una sorta di riconversione universale del vivere, pensata dall’alto, sulla base di calcoli riservati e proiezioni inconfessabili, fidando come sempre nella docilità della politica, ormai ridotta a intrattenimento imbarazzante, e nella lingua biforcuta della narrazione, parole e voci a cui la maggioranza dormiente non sa ancora staccare la spina. Le acuminate analisi dei non pochi eretici si spingono tra le nubi a bassa quota, nei cieli intermedi dove i globocrati esercitano il loro imperio incontrastato, affidato a volti rassicuranti che declinano parole d’ordine soavemente decantate a reti unificate. Rasoterra c’è chi ancora guarda alle scimmiette dei partiti; qualcuno riconosce addirittura gli ordini degli invisibili manovratori, ma poi non indovina da dove vengano, a loro volta, gli ordini che anche costoro ricevono. E intanto il temporale avanza, come ricorda Paolo Conte, e fa i suoi gesti grigi.

    Un temporale fa dei gesti grigi, racconta Paolo Conte in una bella canzone di qualche anno fa, quando ancora le persone circolavano libere e a viso scoperto, sapendo di non dover temere niente più di quanto gli ordinari programmi dell’universo avessero in cantiere, quanto a imprevisti e inconvenienti. Le agende dell’epoca non avevano raggiunto il grado totalitario, elettromagnetico e satellitare della cyber-zootecnia di oggi: esistevano ancora menti pensanti e dissonanti, zone-rifugio, individui non armati di smartphone e non schedati sui social. Poi crollarono imperi e torri, mentre terrorismi e guerre sbriciolarono le ultime sicurezze, con l’aiuto delle cosiddette crisi finanziarie. E infine – come da copione – arrivò la grande peste, lungamente annunciata. Irruppe al momento giusto, su uno scenario sbilanciato: la narrazione totalmente ipnotica della leggenda climatica, la santificazione dell’esodo umano sui barconi come destino inevitabile e persino desiderabile. E poi il feudo atlantico momentaneamente fuori controllo, e il marchesato cinese ansioso di servire da clava, nella guerra santa del globalismo mercantile fatto solo di numeri e obbedienza cieca.

  • Il Virus del Terrore e il sottile alchimista Mario Draghi

    Scritto il 20/2/21 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Il Virus del Terrore ha le settimane contate? E’ quello che si augurano tutti: sia la maggioranza dei cittadini, ipnotizzati per un anno dalla sovragestione del panico, sia la vasta minoranza vigile che non ha smesso di porsi domande, ascoltando i medici indipendenti (quelli che al Covid hanno preso le misure a partire dall’aprile 2020, con farmaci in grado di disinnescarne l’evoluzione peggiore). Generalmente, dalle catastrofi si può uscire in due modi: con un Processo di Norimberga che metta alla sbarra i protagonisti delle scelte più sciagurate, oppure optando per un risanamento silenzioso e pragmatico, che faccia a meno della vendetta politica e affidi semmai alla storia il giudizio sugli errori commessi. Evidente la natura della scelta adottata da Mario Draghi: amnistiare i partiti che hanno partecipato al disastro direttamente, dai banchi del governo Conte, o anche indirettamente, attraverso Regioni che non si sono mai discostate dal delirio fobico-mediatico nazionale, basato sui numeri “impazziti” della pandemia e su una imbarazzante impreparazione del sistema sanitario, colonizzato da Big Pharma (a partire dalla ricerca scientifica) e falcidiato da decenni di tagli selvaggi e sconsiderati.
    A scagliare la pietra dello scandalo sono i sanitari estranei al circo televisivo del mainstream: medici in prima linea negli ospedali e, prima ancora, impegnati sul territorio nei loro ambulatori. La loro denuncia si basa ormai anche su evidenze statistiche: è rarissimo che possa incorrere in seri pericoli chi viene curato a casa in modo tempestivo, ai primi sintomi, ricorrendo a farmaci appropriati (di uso comune, collaudati, sicuri). La strage – dicono i sanitari, come quelli riuniti in modo volontaristico in associazioni come “Ippocrate” – sarebbe stata determinata proprio dalla rinuncia alle cure tempestive, domiciliari: gli ospedali, incluse le terapie intensive, sarebbero stati intasati da malati abbandonati a se stessi per giorni, lasciati a casa senza terapie, dando tempo al Covid di sviluppare le conseguenze più gravi. Questo, dicono, spiegherebbe anche l’elevata percentuale di insuccessi, nei centri ospedalieri, troppo spesso costretti ad assistere pazienti ormai gravemente compromessi.
    Devastante, in questo, l’assenza dello Stato: si commenta da sola la scelta, da parte di molti medici, di condividere un loro efficace protocollo terapeutico, da utilizzare per trattare i pazienti: l’invito, se si vuole guarire, è a saltare i passaggi ordinari (medico di famiglia, pronto soccorso) rivolgendosi direttamente a loro, i medici che sanno come guarire dal Covid. Medici – altro aspetto increscioso – che prestano la propria opera in modo gratuito, assistendo pazienti a cui il sistema sanitario, troppe volte, non offre risposte efficaci, cioè appropriate e tempestive. Di sfuggita, lo stesso Draghi ne ha accennato nel suo discorso al Senato, quando ha sottolineato l’assoluta necessità di riabilitare innanzitutto la medicina territoriale, lasciando agli ospedali solo i casi più gravi. Non una parola, in questo senso, si era sentita in tutto il 2020, quando l’unica preoccupazione di Conte e dei suoi tecnici sembrava quella di terrorizzare la popolazione, rinchiusa in casa a colpi di Dpcm, mentre il ministro della sanità – anziché mettersi al lavoro per proteggere gli italiani in vista dell’autunno – perdeva l’estate a scrivere un libro surreale sui suoi “successi”, che poi non ha neppure osato distribuire nelle librerie.
    Ogni Norimberga – la spada simbolica della giustizia – necessita di un esercito nettamente vincitore. Non è il nostro caso: nessuno, dei partiti italiani, può dirsi innocente. Tutti hanno ceduto alla tentazione della paura, collaborando in vario modo (sia pure con gradazioni diverse) alla Legge del Terrore, che – con Conte – ha messo l’Italia sul binario morto della depressione: sanitaria, sociale, economica e psicologica. A essere defunto è il peggior governo possibile, non contrastato da un’opposizione degna (capace cioè di avanzare proposte radicalmente alternative, anche sulla gestione della pandemia). E’ per questo, probabilmente, che tutti i partiti neo-governativi – nessuno escluso – oggi sono ricoverati in terapia intensiva, nello strano ospedale del dottor Draghi, sperando che l’illustre clinico li possa miracolare. Cosa che, evidentemente, non succederà: almeno, non nei termini auspicati dalle attuali, incolori dirigenze, tutte largamente impresentabili. La fedina in discussione non è penale, ma politica: non hanno saputo leggere il mondo, e tradurre i bisogni in risposte.
    Tra gli ousider, poi, non manca chi paventa – con Draghi – l’avvento di una sorta di sottomissione definitiva, post-democratica, all’insegna del cosiddetto post-umanesimo vaticinato dalle élite di Davos, quelle del Grande Reset: una riconversione globale (ecologistica ma anti-sociale), capace di rendere permanente la mutazione anche antropologica della società che l’irruzione del virus ha indotto, distanziando le persone e costringendole a un auto-isolamento infinito: a scuola, al lavoro, in ognuno dei luoghi in cui fino a ieri si esprimeva liberamente la socialità. Un incubo distopico, figlio – ancora e sempre – della paura: in questo, il coronavirus (presentato come minaccia invincibile) ha rimpiazzato ottimamente le fobie di ieri, scatenate con le crisi finanziarie e con il ricorso al terrorismo. Il virus è un nemico ancora più subdolo: può sempre colpire chiunque, ovunque. Per soccombere, basta fingere di non sapere che le cure esistono (e funzionano), rendendo quindi sostanzialmente superflua la stessa vaccinazione, presentata invece come unica possibile salvezza.
    Sembra la storiella dell’alleanza clandestina tra il vetraio e il monello con la fionda, se poi si scopre che i profeti della vaccinazione universale sono i medesimi soggetti che hanno a lungo maneggiato i virus, nei loro laboratori. L’enormità degli accadimenti del 2020 – lo scontro epocale con la Cina, la manipolazione delle presidenziali negli Usa – è stata in qualche modo preparata anche da fenomeni mediatici come la bolla-Greta, sostenuta da precisi settori della grande finanza mondiale per deformare la realtà e convincere miliardi di persone che le alterazioni del clima (sempre avvenute, e oggi gravi) dipendano dall’attività antropica. I creatori di Greta sono gli stessi protagonisti dell’inquinamento terrestre, che oggi hanno imposto la loro agenda “green” basata su suggestive interpretazioni (industriali, finanziarie) della pretesa riconversione ecologica del sistema, partendo dalla colpevolizzazione del singolo, mortificato nelle sue capacità di consumo anche “grazie” agli effetti devastanti della sovragestione terroristica della crisi epidemica, con la brutale imposizione degli inutili, disastrosi lockdown.
    E’ soverchiante, la narrazione (disonesta) che è stata imposta dal pensiero unico, nella sua dimensione inevitabilmente mondiale, sorretta dal grande potere onnipervasivo che nei decenni precedenti – anche a suon di ricatti e guerre – ha attuato una rivoluzione violenta, imposta dall’alto, come la globalizzazione finanziaria, sottomettendo interi popoli attraverso il regime dell’emissione monetaria “privatizzata”, che trasforma il debito in schiavitù. Sono bastate le mediocri fanterie giornalistiche, nei singoli paesi, a sbaragliare i cosiddetti sovranismi politici, intimiditi e neutralizzati con pochissima fatica, mentre si lascia volentieri al complottismo chiassoso il ruolo di opposizione solo virtuale, cioè verbosa e sostanzialmente innocua, nell’immensa deriva di società un tempo vitali e democratiche, oggi narcotizzate dalla digitalizzazione che trasforma l’individuo in uno spettatore apatico, ormai indifferente persino alle più feroci limitazioni della libertà personale.
    La verità è che nessun soggetto politico, in questi anni, ha saputo organizzare una risposta all’altezza dei pericoli, dopo aver elaborato un’analisi dei problemi. Ogni denuncia è rimasta circoscritta nel perimetro ristretto di sparuti gruppuscoli, di fronte alla storica diserzione di intellettuali, artisti e pensatori. Gli stessi partiti si sono ridotti a comitati elettorali, affidati a piccoli leader acefali e, di conseguenza, pronti a eseguire semplicemente direttive calate dall’alto, in un pianeta in cui tutti i grandi agglomerati – Big Tech, Big Money – sono riconducibili al controllo esercitato da una manciata di persone, sempre le stesse, che siedono a turno nei consigli di amministrazione dei tre maggiori fondi d’investimento (State Street, Vanguard e BlackRock) che dominano banche e multinazionali in ogni angolo della Terra.
    E’ questo, il pianeta in cui si muovono determinate élite che hanno cominciato in vario modo a mostrarsi dissonanti, rispetto alla narrazione corrente: per esempio, quelle che nel 2016 sostennero l’eretico tentativo di Donald Trump: proteggere la comunità nazionale dagli effetti più deteriori del globalismo. Già dopo le proteste di Occupy Wall Street, alcune voci autorevoli – Premi Nobel come Paul Krugman – iniziarono a denunciare il carattere calamitoso del capitalismo finanziarizzato. Oggi, con l’alibi del Covid e grazie a Christine Lagarde, la Bce si è trasformata in una vera banca centrale, teoricamente pronta a sostenere l’economia in misura virtualmente illimitata. In questo percorso fatto di autorevolissime voci di dissenso si è fatta notare quella di Mario Draghi: ieri spietato architetto dell’austerity, e oggi profeta di una possibile conversione post-keynesiana dell’economia, sia pure tenendo conto (inevitabilmente) delle disastrose condizioni di partenza, quelle di un pianeta che si è lasciato ipnotizzare dagli stregoni del virus, dopo aver tolto la parola persino al presidente degli Stati Uniti, mettendolo al bando, per mano di poteri oligarchci che pretendono di plasmare le vostre vite al punto da imporre un’unica verità, la loro.
    Non essendo ancora stata smantellata la democrazia formale, ed essendo lo Stato (o quel che ne rimane) l’unità-base su cui si articola l’esercizio del potere, pare evidente la necessità di calarsi nella dimensione politica, parlamentare e governativa, se si vuole agire direttamente nella materia, per provare a trasformarla. La fisionomia del governo Draghi – affollato di zombie e superstiti grotteschi – sembra dimostrare la volontà di intraprendere un procedimento tipicamente alchemico, partendo cioè dalla “nigredo” della putrefazione, la decadenza fisiologica di partiti-fantasma, nel tentativo di trasmutarne l’essenza attraverso un percorso virtuoso che possa portare un giorno all’oro filosofale, dopo una dolorosa e incessante revisione delle proprie devastanti manchevolezze. Se il sistema unico mondiale prescrive i vaccini per fermare il Covid, è scontato che Draghi si concentri nell’immediato proprio su quelli (garantendo però che vengano finalmente somministrati in tempi velocissimi), ma è fondamentale che non si fermi alla sola campagna vaccinale, sia pure depurata dalle impressionanti cialtronerie della gestione Conte.
    Nel neonato esecutivo sembra di poter ravvisare una notevole specularità, pratica e simbolica: al “nuovo” Mario Draghi, distanziatosi da un passato prestigioso ma funestato da immani, colpevoli tragedie (le privatizzazioni, l’euro-rigore finanziario) corrisponde, a vista, una pletora di parlamentari e di partiti che, in quasi trent’anni, non hanno saputo far altro che piegarsi ai diktat del potere sovranazionale ultra-privatizzatore, e che da oggi possono cogliere la prima vera occasione per emendare se stessi, verso una rigenerazione culturale e democratica da cui non si può prescindere, se si vuole uscire dall’autismo neoliberista del “non ci sono alternative”, pur in un mondo dominato dall’istinto totalitario di forze potentemente distruttrici, mimetiche e manipolatrici, veri e propri lupi travestiti da agnelli. In piccolo, sarà dirimente la stessa “prova del Covid”: rassicurati gli atterriti (e placata la bulimia di Big Pharma), dopo l’overdose vaccinale non ci saranno più alibi. Riuscirà il governo a resuscitare la sanità, mettendo i medici in condizione di intervenire tempestivamente, contro il Covid e qualsiasi altra minaccia? E soprattutto: riuscirà il sottile alchimista Mario Draghi a inaugurare una diplomazia della lungimiranza, che permetta all’Italia di distinguersi e tornare nella storia, come protagonista di una politica non-orwelliana, in questo fatidico millennio aperto da menzogne sanguinose, come quelle esplose insieme alle Torri Gemelle?

    Il Virus del Terrore ha le settimane contate? E’ quello che si augurano tutti: sia la maggioranza dei cittadini, ipnotizzati per un anno dalla sovragestione del panico, sia la vasta minoranza vigile che non ha smesso di porsi domande, ascoltando i medici indipendenti (quelli che al Covid hanno preso le misure a partire dall’aprile 2020, con farmaci in grado di disinnescarne l’evoluzione peggiore). Generalmente, dalle catastrofi si può uscire in due modi: con un Processo di Norimberga che metta alla sbarra i protagonisti delle scelte più sciagurate, oppure optando per un risanamento silenzioso e pragmatico, che faccia a meno della vendetta politica e affidi semmai alla storia il giudizio sugli errori commessi. Evidente la natura della scelta adottata da Mario Draghi: amnistiare i partiti che hanno partecipato al disastro direttamente, dai banchi del governo Conte, o anche indirettamente, attraverso Regioni che non si sono mai discostate dal delirio fobico-mediatico nazionale, basato sui numeri “impazziti” della pandemia e su una imbarazzante impreparazione del sistema sanitario, colonizzato da Big Pharma (a partire dalla ricerca scientifica) e falcidiato da decenni di tagli selvaggi e sconsiderati.

  • Eversione incompleta: niente impeachment a Trump

    Scritto il 14/2/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Battuto col favore delle tenebre dall’oceano di voti postali riconteggiati dai computer Dominion: schede arrivate anche fuori tempo massimo e grazie a regole elettorali cambiate all’ultimo minuto, in barba alla Costituzione di alcuni Stati-chiave. Ora lo ammettono, su “Time”, i manovratori a lungo rimasti nell’ombra come Mike Podhorzer, dirigente sindacale Afl-Cio. Potenti “illusionisti”, finanziati con mezzi larghissimi: rivendicano di aver congegnato una vasta “operazione” per escludere Donald Trump e insediare alla Casa Bianca l’esile Joe Biden, eletto in anticipo dagli stessi media che avevano tolto il diritto di parola al presidente degli Stati Uniti, per la prima volta nella storia. Il partito repubblicano, complice della manovra, sa che Trump – poi massacrato per lo sgangherato assalto a Capitol Hill, largamente infiltrato – potrebbe scalare il Gop o addirittura svuotarlo, cambiando per sempre il tradizionale bipolarismo americano, avendo con sé almeno 75 milioni di elettori che si sentono defraudati da un voto percepito come non trasparente.
    I repubblicani però non hanno osato tradire Trump al punto da sostenere l’impeachment promosso dai baroni finto-progressisti come Nancy Pelosi. Così il Senato ha respinto l’ultima congiura contro l’uomo che, intanto, in Florida ha aperto l’Ufficio dell’Ex Presidente, non avendo mai ammesso la regolarità del risultato attribuito a Biden. Così ora The Donald festeggia: «La mia avventura politica è appena iniziata», avverte. Se fosse passato l’impeachment, il secondo che ha dovuto subire (caso unico, nella storia), non avrebbe potuto ricandidarsi nel 2024. Secondo tutti i sondaggi, la maggioranza degli americani è convinta che il risultato delle presidenziali sia stato tutt’altro che nitido: lo ammette anche una percentuale di elettori “dem”, ostili a Trump e insofferenti di fronte alla sua retorica. Nessuno infatti dimentica le immagini della campagna elettorale: folle straripanti ai comizi di Trump. Deserti invece i raduni del fantasmatico Biden, che peraltro – stando ai conteggi, stranamente sospesi nella notte – avrebbe poi colto un quasi-plebiscito, surclassando addirittura la popstar Obama.
    Al netto dei molti errori che Trump ha commesso nell’ultimo anno, resta in bocca il sapore amaro di una frode concepita da un Deep State eversivo, deciso a cancellare la libertà democratica sequestrando le elezioni. Trump ha sicuramente sottovalutato l’emergenza-Covid, lasciando che la sua gestione securitaria e psico-terroristica restasse nelle mani di personaggi come Anthony Fauci, sommo sacerdote di Big Pharma, alleato dei più acerrimi nemici di Trump, dall’iper-vaccinista Bill Gates a George Soros, grande vecchio della manipolazione politically correct. Prima ancora, Trump si era mostrato troppo timido di fronte agli abusi razzisti della polizia (che hanno armato la speculazione neofascista di Antifa, poi trasformatasi in violentissima strategia della tensione, con morti e feriti nelle strade). Accanto a sé, Trump ha tollerato la presenza dei gruppuscoli del suprematismo bianco, che hanno allarmato i moderati, così come gli appelli dell’ultra-tradizionalista monsignor Viganò (accorati, ma “medievali” nel loro millenarismo manicheo e reazionario) gli hanno alienato il voto dei cattolici progressisti.
    C’è chi valuta Donald Trump come uno dei migliori presidenti della storia statunitense, se si guarda al bilancio del suo quadriennio: ha azzerato la disoccupazione ricorrendo al deficit e tagliando le tasse, ha fatto letteralmente volare l’economia, ha risollevato lavoratori e classe media con misure quasi “socialiste”, di stampo keynesiano. Altro dato statistico, clamoroso: non ha avviato nessuna nuova guerra (vero record, per un presidente americano). Nonostante cio – o forse, proprio per questo – è stato letteralmente fatto a pezzi dal sistema mediatico, dominato dalla finanza che controlla Big Tech. Un ostracismo indegno di una democrazia, culminato con la censura spudoratamente imposta da televisioni e social media. Il grande merito di Trump, al di là della sua ruvida oratoria nazional-populista, sta nell’aver reso manifesto – e dalla Casa Bianca, addirittura – il male oscuro che minaccia il pianeta, ora anche manipolando l’epidemia di Wuhan nel modo indicato dagli oligarchi che a Davos hanno disegnato il loro ideale Great Reset, basato sulla retrocessione del cittadino al rango di suddito, senza più libertà.
    Si sottolinea, tra i meriti storici di Trump, quello di aver imposto l’alt alla dilagante egemonia dell’impero mercantile cinese, sdoganato dal gruppo di Kissinger già negli anni Settanta come possibile modello alternativo all’Occidente: massima efficienza economica, ma senza diritti democratici. Oggi, la sovragestione dell’amministrazione Biden conferma in modo bipartisan la politica strategica di Trump: non è più pensabile lasciare libertà di azione al regime di Pechino, l’unico che ha tratto enormi vantaggi (anche economici) dalla crisi pandemica, orchestrata da un’Oms filo-cinese. Per contro, il team che utilizza Biden come “presidente eletto” sta già esasperando le tensioni con la Russia, anche manovrando l’ex quasi-neonazista Navalny, secondo il collaudato modello-Ucraina, quello della “rivoluzione colorata” che ha arricchito la famiglia Biden con operazioni di estremo squallore, a cominciare dall’impero petrolifero Burisma affidato all’inquietante Hunter Biden.
    In un mondo letteralmente sfigurato dall’opaca gestione di un virus dall’origine misteriosa, al quale si pretende di rispondere solo con campagne vaccinali a tappeto (basate non su veri vaccini, ma su vettori genetici sperimentali e poco rassicuranti), ci si domanda quale ruolo potrà assumere, il grande perseguitato Donald Trump, a cui – si scopre – guardano con grandi aspettative ingenti masse di popolazione, non solo statunitensi. Con modalità forse anche ingenue, ci si attende una sorta di rigenerazione generale del pianeta, su base democratica, mettendo fine allo strapotere della menzogna mediatica che ha pervertito la realtà in stile orwelliano. Lascerà il segno, il fatto che a “picconare” il sistema sia stato il presidente degli Stati Uniti, trattato come un criminale dalle facce di bronzo che, quand’erano al governo, fingevano di non vedere le imprese mediorientali dell’Isis. Già, perché – come sa bene chi osserva le cronache – con l’avvento di Trump, il terrorismo “islamico” si era praticamente estinto, anche in Europa.
    L’apoteosi è stata raggiunta con la monumentale frode elettorale delle presidenziali 2020: centinaia di migliaia di schede-fantasma avrebbero costruito il “successo” di Biden, tale da certificare la fine della giustizia e della democrazia elettorale negli Stati Uniti. Scandalosi anche i dinieghi della Corte Suprema, che non ha mai accettato di pronunciarsi nel merito delle contestazioni: i ricorsi sono stati tutti respinti solo sulla base di rilievi procedurali. Per seppellire lo scandalo “occorreva” un contro-choc, come appunto l’assalto al Parlamento, utilizzato per tentare di cancellare Trump dall’anagrafe politica americana. L’operazione però è fallita, nonostante il tentativo – vagamente totalitario – di negare a Trump e ai suoi supporter anche il diritto alla rabbia, per la frode subita. Tutto il resto, naturalmente, rimane sul tappeto: se il gruppo che utilizza Biden come “presidente eletto” continuerà a cancellare i caposaldi dell’azione di Trump, a cominciare dalla politica fiscale, l’America dei dimenticati (maggioritaria, a quanto pare) tornerà prestissimo a far sentire la sua voce.

    Battuto col favore delle tenebre dall’oceano di voti postali riconteggiati dai computer Dominion: schede arrivate anche fuori tempo massimo e grazie a regole elettorali cambiate all’ultimo minuto, in barba alla Costituzione di alcuni Stati-chiave. Ora lo ammettono, su “Time”, i manovratori a lungo rimasti nell’ombra come Mike Podhorzer, dirigente sindacale Afl-Cio. Potenti “illusionisti”, finanziati con mezzi larghissimi: rivendicano di aver congegnato una vasta “operazione” per escludere Donald Trump e insediare alla Casa Bianca l’esile Joe Biden, “eletto” in anticipo dagli stessi media che avevano tolto il diritto di parola al presidente degli Stati Uniti, per la prima volta nella storia. Il partito repubblicano, complice della manovra, sa che Trump – poi massacrato per lo sgangherato assalto a Capitol Hill, largamente infiltrato – potrebbe scalare il Gop o addirittura svuotarlo, cambiando per sempre il tradizionale bipolarismo americano, avendo con sé almeno 75 milioni di elettori che si sentono defraudati da un voto percepito come non trasparente.

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