Diritto alla felicità: raccontare il senso della vita
Scritto il 15/6/10 • nella Categoria:
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Felicità raggiunta: si cammina per te su fil di lama. Agli occhi, sei barlume che vacilla; al piede, teso ghiaccio che s’incrina. E dunque, conclude Montale: non ti tocchi chi più t’ama. Felicità: maneggiare con cura. Il mondo sta crollando, fra crisi e guerre? La piattaforma della Bp sta vomitando petrolio nell’Oceano, manco fosse una piaga biblica? Ok, tutto vero. Ma guai a perdersi d’animo. Se un mondo felice è pura utopia, il diritto alla felicità esiste, eccome: sancito dalla dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America, e ora “interpretato” da un coro di voci e volti, famosi e non, pronti a dire la loro sulla merce più preziosa dell’umanità.
Diritto alla felicità: per ora è un sito internet lo specchio nel quale si riflettono i liberi pensieri di scrittori e artisti, ma anche persone comuni, immigrati, studenti. Uno sguardo, una manciata di parole. I volti sono fotografati dall’ideatrice del progetto, la fotografa Casillo il cui nome (Speranza) vale un’autopresentazione: art director, ha fotografato l’Africa e collabora con Roberto Saviano; l’ultima mostra (Premio Web Italia, “artista dell’anno”) è un racconto di 900 scatti, che illuminano l’anima di «persone che hanno alzato una mano contro la criminalità». E ora, il progetto sul diritto alla felicità: per rimettere le persone al centro dell’umana avventura.
«L’idea è quella di fotografare comunità fra gli studenti universitari, gli immigrati di diverse etnie, i carcerati, le prostitute, i cassintegrati, gli intellettuali, i precari, i magistrati, coloro che sono ai margini e chi ha un ruolo attivo nel paese», racconta Speranza Casillo. «Ognuno di loro sarà fotografato e invitato a scrivere una breve idea di felicità sulla foto stessa». Le foto saranno raccolte in un sito internet, in attesa che se ne faccia magari un libro e una mostra. Il sito è già attivo e iper-assortito: un gran numero di celebrità hanno voluto contribuire ad avviare l’operazione, ciascuno prestando il proprio volto all’obiettivo e regalando un pensiero autografo sulla più cruciale delle domande: che cos’è la felicità?
«La felicità viene dal giocare la tua vita per qualcosa che vale», dichiara Alex Zanotelli. «Se la tua vita la tieni per te, sei morto. Ma se sei capace di giocare la tua vita, sei vivo». Un altro “guerriero”, il giornalista Sandro Ruotolo, dice che la felicità è «avere la schiena diritta». O anche «essere se stessi in ogni momento», per «gioire della propria essenza», come sostiene Roy Paci. La felicità? «E’ l’unico progetto possibile e allo stesso tempo irrealizzabile della vita degli uomini», scrive Claudio Lolli. E mentre l’irriducibile don Andrea Gallo, prete “angelicamente anarchico”, confida nell’amore di Cristo citando San Paolo, il regista Davide Ferrario è telegrafico: «La felicità è speranza».
Lo è per tutti, specialmente per chi – cercandola – è partito per un lungo viaggio. «La felicità si trova nella ricerca della felicità stessa», confida Dagmawi Yimer, regista del documentario “Come un uomo sulla terra”, che racconta la tragedia dei migranti africani. Per Kassim Yassim, da Gibuti, la felicità è che un giorno in Africa, nella sua terra, «la terra più ricca del mondo, le bambine non soffrano mai più la fame e la guerra». Felicità, scrive Raniero Terribili, direttore di produzione per Emergency, «è avere cuore e fegato per prendere una decisione e saper piangere». Piangere e ridere, con Jona Stefanescu, pensionato rumeno: «Credo di essere felice, che potrei far sentire felici quelli che mi stanno attorno, anche i miei nemici». Confida l’ivoriano Abou, che raccoglieva arance a Rosarno: «Ho visto ballare insieme africani e italiani e la cosa più bella è stata vedere che sono tutti uguali».
Filosofia e stati d’animo, storie e verità eterne. Piccole confessioni: «Sono felice quando mi muovo libera», racconta Speranza Casillo. «Quando le mie idee diventano ossessioni a cui lavoro senza desideri di guadagno, di affetto, di visibilità. Quando faccio incontri lievi senza aspettative. La felicità – aggiunge la coordinatrice del progetto – è il tempo di incontrarsi e di lasciarsi, e capire che qualcosa di noi resta fra noi per sempre». Felicità è anche «un film di Totò e i miei gatti che mi dormono addosso».
Il tema è ovviamente sterminato: ci si sono arrovellati pensatori di ogni tempo, scrittori e poeti, registi. “La felicità non costa niente”, avvertiva Mimmo Calopresti, mentre il collega Gabriele Muccino lanciava Will Smith verso “La ricerca della felicità”. Ma cos’è la felicità? «E’ come la verità: non la si ha, ci si è. Per questo nessuno che sia felice può sapere di esserlo», filosofeggia Adorno in “Minima moralia”. Concetto che il romanziere Alessandro Baricco, in “Questa storia”, traduce così: «La gente vive per anni e anni, ma in realtà è solo in una piccola parte di quegli anni che vive davvero, e cioè negli anni in cui riesce a fare ciò per cui è nata. Allora, lì, è felice. Il resto del tempo è tempo che passa ad aspettare o a ricordare».
La felicità, per Cechov, è «una ricompensa che giunge a chi non l’ha cercata». Oppure, lo corregge Dostoevskij, la felicità risiede nel «conoscere le cause dell’infelicità». Per Confucio, «la felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta». Lo fa dire anche Foscolo a Jacopo Ortis: «Coloro che non furono mai sventurati, non sono degni della loro felicità». La questione è complessa, avverte Nietzsche, giocando con le parole: «La felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa». Un altro grande filosofo, Blaise Pascal, giura che «la felicità è una merce favolosa: più se ne dà e più se ne ha».
In “Molto rumore per nulla”, Shakespeare rivela che «il silenzio è il più perfetto araldo della felicità. Se potessi dire quanto sono felice, vorrebbe dire che sarei felice soltanto in piccola misura». George Bernard Shaw va oltre: «Un’intera vita di felicità! Nessun uomo vivente potrebbe sopportarla, sarebbe l’inferno in terra!». L’uomo, conclude Voltaire, «cerca la felicità come un ubriaco cerca casa sua: non riesce a trovarla, ma sa che esiste».
Forse, come suggerisce il progetto di Speranza Casillo, il primo passo sta nella consapevolezza del proprio diritto alla felicità, anche se i tempi sono quel che sono: «Non credo che nel dizionazio di quest’ordine sociale ci sia posto per il termine “felicità”», dice amaro il regista Silvano Agosti. Per non parlare di Roberto Saviano: «Se devo pensare alla felicità oggi, è passeggiare libero. Passeggiare con qualcuno». Ma l’idea di felicità è pur sempre inesauribile: fiorisce «quando gli altri capiscono la tua felicità, quando capiscono che esiste un diritto alla felicità», dice la giornalista Timisoara Pinto. Sulla felicità, il pianista Stefano Bollani avverte: «Bisognerebbe smettere di averne paura e non scappare quando sta per raggiungerci». Un altro musicista, Giulio Risi, giura che «la felicità è riuscire a liberarsi di se stessi». Conclude il maestro Mario Monicelli: la felicità? «E’ non aver bisogno della felicità» (info: www.speranzacasillo.com/dirittoallafelicita/).
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