Archivio del Tag ‘camorra’
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Caso Vassallo: un nuovo tipo di politico da ammazzare
Segnatevi questa data sul calendario: per la prima volta, in Italia, la criminalità organizzata ammazza un politico ambientalista e proprio per il suo impegno sull’ambiente, la sostenibilità, la riqualificazione, l’energia. Mi auguro sia anche l’ultimo, ma qualcosa mi dice che probabilmente non sarà così. Finora, gli amministratori locali che sono finiti crivellati dalle “menti raffinatissime” si erano messi per traverso sui soliti traffici di cemento e calcestruzzo, appalti, opere pubbliche. Stavolta no. Mi dicono amici vicini ad Acciaroli che, da quando Vassallo era sindaco, sembrava di stare in una città del Trentino. E non solo per quanto riguarda gli spazi pubblici: anche i negozi, le aree private, erano rinate ad una nuova vita.
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Cilento, ucciso l’uomo simbolo di un’Italia pulita
Sindaco anti-camorra e uomo del buon governo: energia pulita, ecologia, agricoltura, qualità e territorio. Angelo Vassallo, 57 anni, primo cittadino del comune salernitano di Pollica, è caduto sotto i colpi di pistola dell’agguato che lo ha stroncato a due passi dalla sua abitazione, nella notte fra il 5 e il 6 settembre, mentre rincasava dopo una riunione di lavoro. «La notizia dell’uccisione ci ha lasciati sconvolti», scrivono Maurizio Pallante e Andrea Bertaglio su “Il Fatto Quotidiano”: oltre al lutto che accomuna «tutte le persone impegnate nella difesa della legalità e dell’ambiente», in questo caso si aggiunge «una nota di dolore e di coinvolgimento particolare», dato che il Movimento per la Decrescita Felice, presieduto da Pallante, stava per inaugurare ad Acciaroli, frazione di Pollica, un evento per valorizzare il coraggioso impegno di quel territorio.
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Guerra dei rifiuti, lo Stato scioglie il Comune Virtuoso
“Io so e ho le prove”, scrive Saviano nel passo più forte del libro “Gomorra”. “Io so. Le prove non sono nascoste in nessuna pen-drive celata in buche sotto terra… né possiedo documenti ciclostilati dei servizi segreti. Le prove sono inconfutabili perché parziali, riprese con le iridi, raccontate con le parole e temprate con le emozioni rimbalzate su ferri e legni”. “Io so”, dice Saviano. Ma quanti di noi sanno? Quanti di noi hanno ripreso con le iridi lo schifo che ci circonda, ma preferiamo optare per il silenzio? E allora mi viene il forte dubbio che, forse, Gomorra, la Camorra, il Sistema… siamo anche noi.
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Smascherare i gattopardi della camorra
Trecento pagine sono tante, ma non se si tratta di narrare una vicenda lunga più di centocinquant’anni che ci riporta alla Napoli dei Borbone e trova già allora le associazioni camorristiche che organizzano la loro presenza parassitaria sulle attività produttive, i mercati, le case da gioco, la prostituzione. Impossibile batterla, la camorra, se la logica è sempre quella dell’emergenza e della repressione momentanea invece di una volontà diffusa e generale di affrontare il fenomeno mafioso mobilitando la società a livello culturale ma anche politico, economico e sociale contro l’anomalia che caratterizza il sottosviluppo meridionale.
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Saviano: la paura e il potere anarchico della parola
Com’è possibile che delle semplici parole possano mettere in crisi organizzazioni criminali potenti, capaci di contare su centinaia di uomini armati e su capitali forti? E come è possibile che uno scrittore, coi suoi libri, possa insidiare il potere di clan capaci di fatturare miliardi di euro l’anno e di dominare territori vastissimi? Risposta: è la parola, a mettere paura. Non lo scrittore in sé, né il suo libro. La parola, innanzitutto: «Quel che spaventa è che qualcuno possa d’improvviso avere la possibilità di capire come vanno le cose». Se poi lo scrittore si chiama Roberto Saviano, ecco che tutto si fa ancora più chiaro.
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Maroni: status di rifugiati a tutti gli africani feriti a Rosarno
Lo statuts di protezione internazionale sarà concesso agli immigrati vittime delle violenze a Rosarno. Lo ha annunciato il 17 gennaio il ministro dell’interno, Roberto Maroni, ospite di Fabio Fazio nel corso del programma “Che tempo che fa”, su RaiTre. «Si tratta di una decina di feriti: a loro concederemo questo status», ha spiegato il responsabile del Viminale, distintosi per l’intransigenza nei “respingimenti” di migranti verso le carceri libiche, pratica contestata anche dalle Nazioni Unite a causa del mancato rispetto dei diritti umani. Il caso-Rosarno ha ora cambiato l’atteggiamento del governo italiano?
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Rosarno, Saviano: solo gli africani osano dire no alla mafia
«Gli immigrati sembrano avere un coraggio contro le mafie che gli italiani hanno perso». Lo scrittore Roberto Saviano commenta così, al Tg3, la rivolta scatenatasi il 7-8 gennaio a Rosarno, dove i braccianti africani aggrediti dai caporali della ‘ndrangheta hanno dato vita a una guerriglia urbana, incendiando auto in sosta. Quella del comune reggino, aggiunge Saviano, è la quarta rivolta degli africani in Italia contro le mafie: i lavoratori migranti sono più coraggiosi degli italiani e non vanno criminalizzati ma, al contrario, scelti come preziosi alleati contro l’illegalità mafiosa.
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Camorra e capitalismo, le domande mai poste a Saviano
Davanti a quasi tre milioni di telespettatori, ospite l’11 novembre di Fabio Fazio in una puntata speciale di “Che tempo che fa”, Roberto Saviano ha parlato dei libri che ama. del valore della testimonianza e di scrittori perseguitati come Ken Saro-Wiwa, Varlam Salamov e Anna Politkovskaja. «Saviano offre numerosi spunti ai suoi critici», osserva Alessandro Gnocchi sul “Giornale” diretto da Vittorio Feltri. «La difficilissima condizione in cui si trova a vivere a causa della camorra diventa talvolta uno strumento per evitare di rispondere a eventuali osservazioni».
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Scrivere di mafia, giornalisti minacciati di morte
L’ultimo è Gianni Lannes, direttore del giornale online “Terranostra”, impegnato in inchieste su navi dei veleni e inceneritori. La sua auto è saltata in aria all’inizio di novembre a Orta Nuova, a 23 chilometri da Foggia. A luglio gli avevano messo a fuoco un’altra auto. Prima di lui Alessandro Bozzo di “Calabria Ora”, Angelo Civarella della “Gazzetta del Mezzogiorno”, Josè Trovato del “Giornale di Sicilia”. Cinque solo nell’ultimo mese. Attentati, minacce, intimidazioni. Sono oltre 40 i giornalisti nel mirino delle mafie, 10 quelli ormai sotto scorta. Lo rivela il Rapporto Ossigeno dell’Osservatorio Fnsi sui giornalisti minacciati e le notizie oscurate.
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Politica e mafia, Spinelli: sono anni che sappiamo tutto
Sono anni che ci domandiamo come tutto ciò sia potuto accadere: il senso della legge che si sfibra, lo Stato che suscita timore o disprezzo perché s’accomoda con l’illegalità e rinuncia al controllo del territorio, che non interviene prima delle catastrofi ma solo ai funerali. E la democrazia che si perverte, divenendo qualcosa di prevaricatore: come un diritto divino che si dà all’Unto delle urne. Il diritto a giocare con le leggi come il dittatore-Charlot gioca con il mappamondo: a considerare legittimo quello che è illegale, illegittimo quello che è legale, dunque a sovvertire categorie, istituzioni, leggi che nella Repubblica sono ferme, durevoli, non legate alla durata effimera delle maggioranze e legislature.
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Marrazzo e le primarie Pd, non può essere solo sfortuna
Di sicuro non se la immaginavano così, questa fredda domenica delle primarie. E certo non alla fine di un percorso interminabile e già costellato – qua e là – di «incidenti» più che imbarazzanti. Non potevano supporre che il colpo finale fosse quello che trovano stampato proprio oggi sulla prima pagina di ogni quotidiano. Magari titoli del tipo «Ricatti e trans, Marrazzo si dimette»: il primo tra i governatori del Pd – per l’importanza della Regione che amministra – costretto, insomma, a gettare la spugna per una storia di “vizi privati”, ricatti non denunciati, carabinieri arrestati e zone d’ombra ancora tutte da rischiarare.
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Minacce di morte a Ruotolo, informazione in pericolo
Minacciato di morte, pedinato, sorvegliato: momenti da incubo per il numero due di “Annozero”, Sandro Ruotolo, che si è visto recapitare a casa una lettera minatoria con alcuni riferimenti al caso Boffo, il direttore di “Avvenire” dimessosi dopo la campagna del “Giornale” di Vittorio Feltri. La missiva, anonima, avverte Ruotolo che è “il secondo” di una lista di “obiettivi”. Non solo: l’anonimo fa capire che non scherza, mostrando di conoscere particolari della vita familiare del giornalista. La Digos ha subito aperto un fascicolo e le indagini sono in corso. Reporter televisivo di punta, Rutolo ha affrontato temi caldi dell’attualità italiana, denunciando lo strapotere delle mafie.