Archivio del Tag ‘conservatori’
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L’avvocato del diavolo: vinci se nessuno sa chi sei davvero
Vinco perché nessuno mi nota, nessuno mi vede mai arrivare: lo dice Al Pacino al giovane Keanu Reeves nel film “L’avvocato del diavolo”. Una parte che sembra attagliarsi bene a un attore come Giuseppe Conte, fino a ieri perfettamente sconosciuto. Ma il due volte premier, prima al servizio del sovranismo-populismo gialloverde e ora prediletto dall’Ue, non era l’avvocato del popolo? Tutto si tiene, se si rilegge la storia con le lenti della pellicola di Taylor Hackford, uscita nel ‘97: puoi fare bingo, se nessuno sa veramente chi sei. Quando lo scoprono è ormai troppo tardi: siedi già a Palazzo Chigi. Da lì obbedirai ai tuoi veri padrini. Dietro a Conte, sostiene Fausto Carotenuto (già analista strategico dei servizi segreti) c’è lo stesso potentissimo club vaticano sul quale poteva contare l’eterno Giulio Andreotti, ininterrottamente in sella per mezzo secolo. Altra stoffa, certo. Ma identici mandanti? «Conte può, come Di Maio, essere interprete ed esecutore di spartiti anche opposti», scrive il giornalista della “Stampa” Jacopo Iacoboni, nel libro “L’esecuzione”, edito da Laterza. «È un Di Maio 2.0 nel momento in cui Di Maio non viene creduto più». Del resto ne ha fatta, di strada, il devoto di Padre Pio. «Partito da Volturara Appula, a Roma ha costruito un network trasversale di relazioni che spazia tra il mondo dei giuristi-grand commis dello Stato e il Vaticano».
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Sovragestione buia: Epstein sacrificato in nome della Rosa
La Rosa, l’entità, ma se vogliamo chiamarla diversamente, la sovragestione, conosce la psicologia di massa, sa come produrre casi giudiziari per celebrarsi, potenziarsi, aggiornarsi, difendersi, ed anche questa volta è riuscita nei suoi intenti. Ha volutamente abbandonato il miliardario Epstein al suo destino, favorendo il suo arresto, eliminando le sue protezioni politiche e altolocate, distogliendo l’attenzione dal vero mercato pedofilo, strutturato su base nazionale e internazionale, e infine ammonendo i suoi epigoni ricattabili, in questo caso solo di una parte politica. Due piccioni con una fava, anzi, tre piccioni, se ci mettiamo anche parte dell’opinione pubblica, che poi diventerà succube di questo marketing dell’orrore giustizialista, e sarà ovviamente incanalata politicamente verso chi saprà sfruttare la giusta propaganda del momento. Il potere pedofilo usa i social per veicolarsi giustiziere. Mentre il grande traffico criminale di bambini, il traffico di organi, di “snuff movie”, le reti statali e private che gestiscono il mercato della pedofilia si espandono a dismisura, qualcuno dall’alto ha capito come salvare l’albero secolare, sacrificando un piccolo ramoscello, con l’ausilio dei media.Dare in pasto al popolino in astinenza da rogo un singolo caso di un presunto colpevole, talvolta innocente, come fu in piccolo per il caso di Kevin Spacey, oppure, di un vero colpevole, in modo da fare distrazione di massa. La cosa importante è spostare i bersagli e l’attenzione in modo da non far percepire l’elefante in salotto, continuando ad aggiornare questo secolare sistema criminale, con il suo annesso mercato, mentre si fa credere alla massa dei sudditi che si combatte strenuamente il problema, che sia in corso addirittura una rivoluzione dei “buoni”, che interverrà la giustizia divina e sanerà tutto. E’ lo stesso semplice e basico meccanismo che avviene quando si fanno le guerre ai vertici delle mafie, che a loro volta fanno le loro guerre interne per il controllo del narcotraffico, facendo credere che si stia operando per il bene della comunità, quando invece si sacrifica il superfluo (morto un Papa…). Alcuni reparti dei servizi segreti, attigui soprattutto a una certa ala conservatrice americana, trasversale partiticamente, quelli che appunto gestiscono storicamente il narcotraffico, i colpi di Stato, il mercato di minori e la pedofilia, si sono inventati il vendicatore Q, fantomatico vendicatore degli oppressi che, curiosamente, colpisce solo una certa parte politica e determinati ambienti, salvandone altri.Il potere pedofilo usa i social per veicolarsi giustiziere, e la gente ci crede; una parte della controinformazione si affida a questo nuovo Zorro digitale 2.0, un po’ come nel film “V x Vendetta”, credendo di essere riscattata dall’oppressione dell’élite; invece, questo rappresenta il punto massimo della manipolazione che si presenta al grande pubblico con la maschera dei buoni. Epstein, il miliardario pedofilo arrestato e ucciso in carcere dallo stesso sistema di cui in piccolo faceva parte, come monito e ricatto a tutti gli altri attori coinvolti riguardo a cosa potrebbe succedere se qualcuno si esponesse malamente o rischiasse di svuotare il sacco per crisi di coscienza od opportunità, rientra in questo gioco. Sacrificato per evitare che altri parlino, ucciso perché non si sappia cosa c’è oltre al suo specifico caso giudiziario, per evitare che si vada oltre e si comprenda la vera natura sacrificale ed infernale della nostra realtà. Nessuna giustizia è stata fatta, anzi, il sistema si è parato il culo e ha fatto credere si trattasse della solita mela marcia da dare in pasto ai media e agli indignati di ogni dove, affinché le persone ingenuamente pensassero che l’autorità, lo status quo, li difende come un buon padre di famiglia è solito fare, rimuovendo, come nella sindrome di Stoccolma, il vero padre padrone pedofilo.Cambiare tutto per non cambiare nulla: Trump prova a colpire il Deep State per proteggersi dagli attacchi dei nemici e dal “fuoco amico”, c’è una guerra in atto fatta a suon di scandali sessuali; ma lo stesso Stato Parallelo lo controlla, nel senso che si aspetta proprio questo dal suo operato, essendo in qualche modo un suo prodotto o sottoprodotto. Il presidente Usa, essendo da sempre uomo di quel sistema, conoscendolo ed avendolo frequentato assiduamente in passato, ha piazzato trappole e uomini chiave in molte stanze dei bottoni, per salvarsi e difendersi dalle minacce di morte che riguardano la sua persona e anche i suoi figli. A sua volta, però, Trump è stato costretto, “convinto”, a scendere in campo, come successe in piccolo in Italia per Berlusconi, proprio perché è un prodotto di questo sistema, restituendo in questo modo favori all’entità, che sono stati parte della sua fortuna imprenditoriale. Tutti gli attori sono coinvolti loro malgrado nella stessa sceneggiatura; anche se talvolta se lo scordano o fingono di non saperlo, sono manipolabili dallo stesso network di potere.Esiste una sovrastruttura che attende in silenzio si “faccia un po’ di apparente pulizia”, tramite araldi come Trump, tramite inchieste come quella contro Epstein e altri personaggi, per aggiornare il sistema. Un po’ come per Mani Pulite, lo schema è identico; i giudici furono occultamente protetti e spinti nella loro opera di destrutturazione della 1° Repubblica dai servizi Usa, utilizzati come cavalli di Troia, strumentalmente per poter aggiornare il nostro sistema in termini più liberisti, creando i presupposti di una nuova Italia che rispondesse maggiormente ai bisogni della globalizzazione in atto. Una sovragestione “permette” si colpiscano alcuni attori, alcune comparse, alcuni più noti (per rendere credibile l’operazione), altri meno, 4 mosche in croce in una palude immensa di insetti, per cambiare alcuni vertici nelle posizioni chiave dello Stato Parallelo, per spostare in termini reazionari e sempre più antidemocratici il sistema e magari giustificare nuovi Patriot Act, leggi liberticide, implementare lo stato marziale, ove questo ancora non ci fosse.Tre sono i livelli di potere in campo. 1- Il primo livello è quello del backstage di certi poteri massonici che hanno favorito strumentalmente l’ascesa di Trump, proprio per cercare di produrre discontinuità positiva e costruttiva nel sistema, in modo da poter impostare in futuro nuove politiche keynesiane che ribaltino l’attuale paradigma neocon, ma che rischiano di aver creato un mostro che si ribella al proprio creatore e che potrebbe favorire, direttamente o indirettamente, la fazione dei poteri forti avversari. Una trappola rischiosa che, a mio avviso, si sta rivelando una fregatura. 2- Il secondo livello è quello che riguarda il Deep State, quello che controlla il traffico di bambini, la vendita illegale di organi, si occupa della gestione e delle controversie riguardo la guerra per il controllo del narcotraffico, produce conflitti e colpi di Stato, invisibili e meno invisibili, nel terzo mondo, e di cui spesso ignoriamo l’esistenza, con i relativi indotti bellici, ma anche come agenzia criminale di omicidi mediatici, politici, rituali; una sovragestione assolutamente apolitica, anche se, nel metodo, conservatrice e reazionaria.3- Infine, esiste un terzo livello che riguarda la sovragestione complessiva che “contiene” tutte le fazioni in campo e le guerre fratricide interne in atto, che permette possa accadere qualcosa, per poi raccoglierne i frutti. Questo processo occulto e magico servirà a favorire una trasformazione più dispotica e distopica dell’intera globalizzazione, colpendo il cuore delle democrazie mondiali, facendola accettare alla popolazione, attraverso i vari capri espiatori o pesci piccoli sbattuti in prima pagina, veicolandosi sistema buono e saggio dalla parte della gente. I social giocano un ruolo importante, ovvero: far credere ci sia un vero cambiamento, per far accettare nuove visioni totalitarie e incanalare il pensiero e la psicologia di massa verso altri lidi. L’avallo politico, energetico e religioso dei sudditi è fondamentale per la riuscita del progetto. L’accettazione dal basso di certe dinamiche è di primaria importanza. Ogni attore in campo lavora per il suo livello di appartenenza, spesso non conosce e non ha interesse a comprendere il progetto e la sua visione complessiva.Il 3° livello, che oltre ad essere incarnato da uomini, è anche un modello astratto e concettuale, potrebbe coincidere con tutto ciò che incarna lo schema del potere attuale e che, a mio modesto avviso, sta ben sopra le massonerie, le Ur-logge, le Corporation, l’apparato militare, i servizi segreti e ovviamente la politica, che conta poco più di zero. Vive come “idea del potere”, questa è la sua linfa vitale. Anche all’interno di questo livello di potere “arcontico” esistono scissioni dell’atomo infinite e contrapposizioni fratricide, perché esse fanno parte della natura di tutti gli esseri viventi. Questo permettere di scorgere gli scheletri nei vari armadi, di capire le contraddizioni e le dinamiche del potere al suo interno, e ci consente di sopravvivere in questo inferno. Quando non sarà più così, se un giorno mai ci sarà solo un grande vecchio al timone dell’arca – e la visione generale del progetto tende proprio a questo modello unico – saremo in pieno transumanesimo realizzato e potremo candidamente implodere. “Snowpiercer”, capolavoro del sud-coreano Bong Joon-ho, è un film che parla in termini metaforici di come la testa del serpente caldeggi e prepari il terreno per colui che lo sostituirà; con la sua morte favorirà una rinascita, nuova vita e nuova linfa allo schema del potere: quello che, in altri termini, chiamo “aggiornamento di sistema”.(“Epstein sacrificato in nome della Rosa”, post pubblicato il 29 agosto 2019 dal blog “Maestro di Dietrologia”, curato da Simone Galgano).La Rosa, l’entità, ma se vogliamo chiamarla diversamente, la sovragestione, conosce la psicologia di massa, sa come produrre casi giudiziari per celebrarsi, potenziarsi, aggiornarsi, difendersi, ed anche questa volta è riuscita nei suoi intenti. Ha volutamente abbandonato il miliardario Epstein al suo destino, favorendo il suo arresto, eliminando le sue protezioni politiche e altolocate, distogliendo l’attenzione dal vero mercato pedofilo, strutturato su base nazionale e internazionale, e infine ammonendo i suoi epigoni ricattabili, in questo caso solo di una parte politica. Due piccioni con una fava, anzi, tre piccioni, se ci mettiamo anche parte dell’opinione pubblica, che poi diventerà succube di questo marketing dell’orrore giustizialista, e sarà ovviamente incanalata politicamente verso chi saprà sfruttare la giusta propaganda del momento. Il potere pedofilo usa i social per veicolarsi giustiziere. Mentre il grande traffico criminale di bambini, il traffico di organi, di “snuff movie”, le reti statali e private che gestiscono il mercato della pedofilia si espandono a dismisura, qualcuno dall’alto ha capito come salvare l’albero secolare, sacrificando un piccolo ramoscello, con l’ausilio dei media.
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Magaldi: Salvini tifa per il Conte-bis, un regalone alla Lega
Seriamente: c’è qualcuno così sprovveduto da credere che Matteo Salvini, l’uomo che ha portato la Lega a decuplicare i suoi voti in una manciata di anni, si sia improvvisamente bevuto il cervello, sulla spiaggia del Pepeete? Davvero si pensa che il “capitano”, inesperto e pasticcione, si sia fatto mettere all’angolo, aprendo in modo avventato una crisi di cui lui, povero scemo, non ha saputo calcolare l’esito? Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, si dichiara allibito dalla dabbenaggine di tanti narratori manistream: se c’è qualcuno che non vede l’ora di veder nascere il Conte-bis, assicura, è proprio Matteo Salvini. «Il motivo è palese, anche se a molti giornalisti sembra sfuggire: Salvini sapeva perfettamente di dover staccare la spina, perché il cappio gli si stava stringendo attorno al collo. Grazie a personaggi come Tria e Conte, che hanno sabotato le sue politiche, non sarebbe stato in grado di mantenere le promesse fatte all’elettorato. Il piano era quello: demolirlo politicamente, un po’ alla volta». Magaldi conferma l’analisi già fornita a ferragosto, allo scoppio della crisi: «Salvini non è solo, in questo suo sganciamento: è stato sapientemente consigliato». E ora aggiunge, a scanso di equivoci: «C’è chi gli ha suggerito, precisamente, come e quando rompere».
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L’infame guerra di Bergoglio, che ora insulta la democrazia
Condannando senza appello il sovranismo e accostandolo alla guerra e al nazismo, Papa Bergoglio ha fatto nell’agitato clima d’agosto una dichiarazione di guerra mondiale nel nome della pace e dei migranti. Non ha solo scomunicato Salvini e benedetto la santa alleanza tra grillini e Pd, come molti hanno sottolineato, ma ha colpito tutti i sovranisti del mondo, da Trump a Putin, dal nazionalista indiano Modi al cattolico Orban e al brasiliano Bolsonaro che guida il paese cattolico più popoloso al mondo. Non ricordo un’accusa politica così radicale ed esplicita da parte di un Papa, almeno negli ultimi settant’anni con un paragone così infamante col nazismo e la guerra. Per trovare un vago precedente bisogna risalire alla scomunica di Papa Pio XII, nell’estate del 1949, nei confronti dei comunisti. Ma il comunismo era un regime totalitario e ateo in atto, perseguitava i credenti e i dissidenti, soffocava nel sangue e nel gulag la libertà. Qui siamo a una scomunica a priori nei confronti di leader e movimenti popolari, democratici e liberamente eletti che non si sono macchiati di alcun crimine e non hanno fatto nessuna azione o dichiarazione ostile verso la fede, la Chiesa e i credenti.Scomunicandoli, Bergoglio si è lanciato in uno spericolato paragone tratto dalla propaganda corrente, tra il sovranismo di oggi e il nazismo e la guerra di ieri e di domani. Sarebbe come accusare di comunismo antioccidentale o di complicità col fanatismo islamico chiunque voglia far sbarcare i clandestini e imporne l’accoglienza. Un processo alle intenzioni senza fondamento. Del resto quante guerre recenti sono state combattute nel nome della pace e del Bene contro le potenze del Male; quante guerre pacifiste, quanti stermini umanitari, quante bombe progressiste sganciate sulle popolazioni, quante invasioni a fin di bene, quanti maltrattamenti e respingimenti democratici di immigrati clandestini. Fu il democratico e pacifista Kennedy a far la guerra in Vietnam e a sfiorare la guerra a Cuba con l’Urss; toccò al “cattivo conservatore” Nixon chiudere la sciagurata guerra in Vietnam e dialogare col comunismo cinese.Con la sua dichiarazione di guerra ai sovranisti, Bergoglio ha compiuto tre atti ostili in uno: ha offeso i cattolici che liberamente votano per i “sovranisti” riducendoli a potenziali seguaci di Htler e nemici dell’umanità e della cristianità, erigendo così un muro d’odio e disprezzo nei loro confronti; proprio lui che dice di voler abbattere tutti i muri ne ha eretto uno gigantesco, insormontabile. Ha poi schiacciato la Chiesa su un versante politico a fianco di movimenti, governi e organi laicisti, atei, massonici, di sinistra radicale o all’opposto filo-islamici, comunque avversi alla cristianità e ai suoi valori, alla civiltà cattolica e alla famiglia cristiana. E si è schierato con l’Europa anticristiana degli eurocrati, con l’establishment laicista e col peggior capitalismo finanziario, contraddicendo anche il suo populismo cristiano-terzomondista. Peraltro Bergoglio deve ancora raccontarci che rapporti ebbe con la dittatura argentina quando era influente prelato in patria.I catto-bergogliani sono insorti con livore e disprezzo (ma sempre in nome della carità) contro chi muove queste obiezioni al Papa, accusandoli d’insolenza. E’ ridicolo che questi cattolici progressisti ricorrano al dogma dell’infallibilità del Papa e si trincerino dietro quel principio di autorità che hanno calpestato fino a ieri, diciamo fino a che era Papa Ratzinger. Il problema è opposto: non è chi critica le dichiarazioni politiche di Bergoglio a mettersi al di sopra del Papa, ma è Bergoglio a scendere al di sotto del suo ruolo di Papa, fino a usare strumenti della propaganda politico-mediatica di sinistra che accusa di nazismo chiunque non la pensi come loro. Un vero Pontefice dovrebbe innalzare ponti e non steccati, dovrebbe porsi al di sopra delle parti e delle ideologie, esortare a trovare un punto di sintesi, sforzandosi di salvare un nucleo di verità in ciascuna delle parti in campo. Per i catto-bergogliani la verità del Vangelo e della cristianità non è quella trasmessa da duemila anni di tradizione cristiana, di fede, dottrina, esempio di santi e teologi, di papi e martiri. Ma è solo nella lettura che ne fa ora Bergoglio in un volo pindarico dal cristianesimo delle origini al Concilio Vaticano II, con un breve scalo francescano. Il resto è cancellato.È puerile e riduttiva questa rappresentazione manichea del Bene e del Male. I mali di cui è infestata la società sono molteplici, evidenti e remoti dal sovranismo: la droga e la criminalità derivata, il terrorismo e il fanatismo, la persecuzione dei cristiani nel mondo, la delinquenza diffusa e il traffico di bambini, di uteri, di organi, di donne, di migranti, solo per citarne alcuni. Mali rispetto a cui il sovranismo è considerato da molti come argine e antidoto. Elevando il sovranismo a male sovrano dell’epoca, passano in sordina questi mali globali, coi loro agenti e alleati. In un mondo dominato dall’ateismo e minacciato dall’islamismo, Bergoglio addita come nemico principale il sovranismo e come suo gesto di massimo sfregio l’esibizione del rosario. Intanto la civiltà cristiana e la fede cristiana vengono cancellate dalla vita pubblica e privata, le chiese, i fedeli e le vocazioni sono in caduta libera, il senso religioso sparisce nell’orizzonte della gente; ma quel che conta è la mobilitazione umanitaria pro-migranti e resistenza contro un presunto pericolo nazista. E intanto i cattolici praticanti in Europa, una volta esclusi i sovranisti, si riducono all’otto per mille della popolazione…(Marcello Veneziani, “Bergoglio va alla guerra” dal numero 38 di “Panorama”, ripreso dal blog di Veneziani).Condannando senza appello il sovranismo e accostandolo alla guerra e al nazismo, Papa Bergoglio ha fatto nell’agitato clima d’agosto una dichiarazione di guerra mondiale nel nome della pace e dei migranti. Non ha solo scomunicato Salvini e benedetto la santa alleanza tra grillini e Pd, come molti hanno sottolineato, ma ha colpito tutti i sovranisti del mondo, da Trump a Putin, dal nazionalista indiano Modi al cattolico Orban e al brasiliano Bolsonaro che guida il paese cattolico più popoloso al mondo. Non ricordo un’accusa politica così radicale ed esplicita da parte di un Papa, almeno negli ultimi settant’anni con un paragone così infamante col nazismo e la guerra. Per trovare un vago precedente bisogna risalire alla scomunica di Papa Pio XII, nell’estate del 1949, nei confronti dei comunisti. Ma il comunismo era un regime totalitario e ateo in atto, perseguitava i credenti e i dissidenti, soffocava nel sangue e nel gulag la libertà. Qui siamo a una scomunica a priori nei confronti di leader e movimenti popolari, democratici e liberamente eletti che non si sono macchiati di alcun crimine e non hanno fatto nessuna azione o dichiarazione ostile verso la fede, la Chiesa e i credenti.
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Moiso: Salvini è l’unico a parlare di ritorno alla democrazia
Ho sentito in questi giorni grande soddisfazione per il discorso di Conte al Senato. Incredibile. A sentire Conte, il “governo del cambiamento” sembrava destinato a seguire la strada del governo del Pd. Il discorso di Conte era ben articolato, forbito e pieno di spunti validi nei quali ci si riconosce facilmente; per esempio nella critica costruttiva a questa dis-Unione Europea, della quale c’è grande bisogno ma che tradisce i valori sui quali era costruita, divenendo invisa e dannosa per il popolo. Peccato che, come nel caso del Pd, questa analisi non si tramuti in una irriducibile lotta politica ma rimanga parola morta a uso e consumo della nuova aristocrazia finanziaria. Questa analisi e questa visione non si traducono in una vera lotta per la democratizzazione dell’Europa, o in una lotta contro il primato della finanza sulla politica, ma si traducono nel voto per la von der Leyen, in chiacchiere con la Merkel sulle elezioni e nell’urgenza di fare le riforme suggerite da questa dis-Unione Europea. E infatti, a seguito del discorso di Conte il M5S, mostrando la più disarmante mancanza di visione politica, apre una porta nei confronti del Pd. Possibile che fosse questa la traiettoria del “governo del cambiamento”?Come può, chi voleva cambiare il paese, governare con i rappresentanti delle élites? Come possono quei parlamentari animati da un sincero spirito (che io definisco) progressista, come Pino Cabras, accettare di governare con l’ultraconservatorismo economico? Se questi erano i presupposti ideologici alla base dell’attività politica del M5S (ce ne sono? o si va a caso?) non mi stupisco che si sia fatto molto poco sulle questioni economiche ed europee. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni… Ad ogni modo, pochi parlano invece del discorso di Salvini… e credo che pochi lo abbiano visto (ecco il link). I pidioti si sperticano nell’irriderne la forma semplice e popolare (cosa abbia il Pd di progressista ormai va davvero ricercato con difficoltà e ardore – chissà che qualcosa non possa rinascere dalle ceneri) ma ne ignorano completamente il senso. In una narrativa a tratti demagogica – tra rosari, madonne, federalismo e attacchi al mondo Lgbt (tutte cose criticabili per gusto e direzione politica) – Salvini ha posto il problema del nostro tempo: la sostanzialità dei processi democratici.Ovviamente, questo punto non può che passare per il rapporto tra finanza, economia e politica, la ridefinizione delle istituzioni europee (l’Europa deve essere un mezzo, non un fine), e una discussione su quelle che devono essere le finalità stesse della politica: rappresentare gli interessi del popolo su mandato del popolo, il contrario di quello che fa la sedicente sinistra oggi. Insomma, vedendo i video dei discorsi relativi alla crisi di governo, la percezione è stata quella che il problema della politica italiana continui ad esasperarsi. Da una parte abbiamo schieramenti politici incapaci di sviluppare una visione politica che dia risposta alle sfide del nostro tempo (Pd, +Europa, Fi, M5S, FdI, Leu), dall’altra l’unica forza politica che, a parole, si pone il problema della democrazia sostanziale, lo fa partendo da posizioni conservatrici sui diritti sociali e civili.Serve davvero una forza, o una volontà, politica capace di coniugare la necessità di ristabilire la sostanzialità dei processi democratici e il giusto rapporto tra finanza e politica, con una visione progressista, moderna ed inclusiva sulle questioni civili, sociali e comunitarie. Al momento questo manca. Sicuramente non viene dagli scranni di “democratici” che avrebbero apertamente voluto impedire all’avversario di parlare (a tale proposito bisognerebbe davvero analizzare come i sedicenti democratici, a causa della questione morale, vorrebbero minare i principi delle democrazie liberali, come la libertà di parola). Peccato, è dalle parti dell’elettorato con sensibilità progressista che più si sente la mancanza di una proposta politica non piegata al neoliberismo e coerentemente progressista sui temi economici, sociali e civili.(Marco Moiso, “Crisi di governo: dove sono i democratici?”, dal blog del Movimento Roosevelt del 22 agosto 2019).Ho sentito in questi giorni grande soddisfazione per il discorso di Conte al Senato. Incredibile. A sentire Conte, il “governo del cambiamento” sembrava destinato a seguire la strada del governo del Pd. Il discorso di Conte era ben articolato, forbito e pieno di spunti validi nei quali ci si riconosce facilmente; per esempio nella critica costruttiva a questa dis-Unione Europea, della quale c’è grande bisogno ma che tradisce i valori sui quali era costruita, divenendo invisa e dannosa per il popolo. Peccato che, come nel caso del Pd, questa analisi non si tramuti in una irriducibile lotta politica ma rimanga parola morta a uso e consumo della nuova aristocrazia finanziaria. Questa analisi e questa visione non si traducono in una vera lotta per la democratizzazione dell’Europa, o in una lotta contro il primato della finanza sulla politica, ma si traducono nel voto per la von der Leyen, in chiacchiere con la Merkel sulle elezioni e nell’urgenza di fare le riforme suggerite da questa dis-Unione Europea. E infatti, a seguito del discorso di Conte il M5S, mostrando la più disarmante mancanza di visione politica, apre una porta nei confronti del Pd. Possibile che fosse questa la traiettoria del “governo del cambiamento”?
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Pedofilia al governo? La morte di Epstein fa comodo a tanti
Una morte stranissima e soprattutto provvidenziale, quella di Jeffrey Epstein, arrestato il 6 luglio con l’accusa di sfruttamento della prostituzione su minori e violenza carnale su oltre 30 ragazze minorenni, almeno dal 2002 al 20045, nella sua residenza di New York e nella sua tenuta in Florida. Già dieci anni fa era stato condannato per gli stessi reati, ma ora a tremare erano i pezzi da novanta dell’establishment, americano e non solo: da Trump a Clinton, dall’ex premier israeliano Ehud Barak al principe Andrea d’Inghilterra. Strana morte, scrive Zara Muradyan su “Sputnik News”, in una nota tradotta da “Come Don Chisciotte”: l’improvvisa fine di Epstein arriva poche settimane dopo «le affermazioni secondo cui il finanziere americano il 23 luglio era stato trovato ferito e inconscio sul pavimento della sua cella a Manhattan», nel Metropolitan Correctional Center. All’epoca, diversi media avevano suggerito che avrebbe potuto tentare il suicidio. Eppure, «la dinamica degli eventi non è stata chiarita». Epstein era stato trovato privo di sensi e «con segni sul collo che, apparentemente, sembravano autoinflitti». Da allora, «era stato messo sotto sorveglianza speciale anti-suicidio». Risultato: si sarebbe suicidato lo stesso, il 10 agosto. Una storia che puzza da lontano: Wayne Madsen, già dirigente della Nsa, accusa esplicitamente il Mossad israeliano.
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Sei di destra? Allora sei un cretino, oppure un delinquente
Se sei di destra sei deficiente o delinquente. La destra è una massa di deficienti guidata da delinquenti. Anzi a volte basta non essere di sinistra per essere proclamato deficiente o delinquente. Prendi il caso di Jerry Calà. O prendi il caso di Salvini, prototipo dei delinquenti politici nella definizione di Roberto Saviano. Cerchiamo di capire le origini di questa teoria razzista. L’anno scorso, a Macerata, dopo l’orrendo massacro di una ragazza ad opera di spacciatori nigeriani, un giovane fanatico spara alla vetrina di un bar dove ci sono nigeriani. Non ci sono vittime ma il gesto oscura il crimine orrendo che lo ha originato. E non solo. Quel giovane isolato diventa il prototipo dell’uomo di destra, del suprematista bianco o del sovranista nero, diventa l’emblema del mondo di Putin, Trump e Salvini. Gli si dedicano perfino libri per dimostrare che c’è l’uomo “normale” (di destra) dietro il cretino-delinquente. Voltiamo pagina. A Bibbiano si scopre la storia orrenda di bambini strappati ai genitori tra false accuse, menzogne e lavaggi del cervello, padri a cui vengono sottratti i figli perché considerati omofobi, beatificazioni delle coppie lesbiche, affidi sconcertanti, ecc.Una rete criminale che coinvolge onlus, psicologi, assistenti sociali, attivisti lgbt, sindaci del Pd. Ma guai a parlare di sistema. Perché non si dovrebbe elevare Bibbiano, come nel caso di Macerata, a emblema e prototipo della sinistra radical-progressista, politically correct e famigliofoba? Perché un caso isolato a Macerata diventa la prova del razzismo in Italia e serve a criminalizzare chi è di destra e invece un sistema “collettivo” d’intrusione nelle famiglie dev’essere sottratto a ogni generalizzazione politica, ideologica, antropologica? Perché a sinistra sono solo casi isolati, a destra sono prototipi di genere. Se sei di destra sei deficiente o delinquente. Se sei di destra, sei per forza di estrema destra, dunque sei fascista, o di CasaPound, e perciò sei razzista, cioè nazista. Nella reductio sommaria a destra rientra tutto ciò che merita pubblico disprezzo: sovranisti, nazional-populisti, leghisti, conservatori, catto-tradizionalisti, e in genere chiunque sia alleato alla destra o simili. Detto con mirabile sintesi a priori: sono tutti carogne.Per la proprietà transitiva, ogni caso Macerata ti vede moralmente e ideologicamente complice nel crimine. Anzi è la prova che il razzismo, il nazifascismo è alle porte, bisogna perciò mobilitarsi contro il pericolo imminente (benché perpetuo). Nel caso raro e malaugurato tu sia un intellettuale di destra sappi che la definizione è un ossimoro impossibile, inammissibile: se sei intellettuale non puoi essere di destra, e viceversa se sei di destra non puoi essere intellettuale. Dunque sei un impostore o un ignorante. A volte per farti un complimento ti dicono: ma tu sei intelligente, non puoi essere davvero di destra. Sei un fingitore, fingi d’essere di destra per godere di tutti gli svantaggi previsti dalla collocazione. Sei in malafede (e sei per giunta un fesso masochista). Puoi salvarti in extremis solo in tre casi: se sei di destra ma disprezzi ogni destra vigente e soprattutto vincente, se sei di destra ma voti a sinistra, se sei di destra ma sei defunto. Un tempo si procedeva all’eliminazione fisica del dissidente, oggi si prevede l’eliminazione morale, civile, intellettuale, cioè ti considerano morto o mai vissuto.Se qualcuno dal versante opposto ripagasse con lo stesso odio assoluto e militante il loro razzismo etico e ideologico, il risultato sarebbe il seguente. Se sei di sinistra sei deficiente o delinquente, sei per la dittatura, la violenza partigiana e i gulag. Se sei di sinistra sei per forza di estrema sinistra, ergo sei comunista, quindi sei brigatista rosso, terrorista o anarco-insurrezionalista, stai coi violenti dei centri sociali, sei un seguace di Pol Pot, Mao e Stalin. Se leggi Saviano stai coi terroristi islamici. Se leggi la “Repubblica” sei tra lo spacciatore nero e lo psicologo di Bibbiano. Ogni episodio vero o presunto d’abuso, corruzione e violenza attribuito a uno di sinistra ti vede colluso e correo. Bibbiano è il tuo modo di concepire il rapporto genitori-figli, ogni delinquente anarco-comunista conferma la matrice criminale della sinistra intera, ogni violenza di migrante che la sinistra copre, giustifica o minimizza, mostra la tua complicità coi delinquenti. Capisco la tentazione di ripagare la faziosità con la faziosità e di ritorcere gli stessi argomenti, perché in tanti non ce la fanno più a vedere così distorta la realtà e mortificata la dignità di chi non la pensa come loro. Ma così non se ne esce dalla spirale di odio e demenza.Sarà più difficile e impopolare, ma preferisco dire che a destra come a sinistra e altrove, ci sono tanti deficienti e non pochi delinquenti; ma non tutti sono così, c’è anche gente per bene, intelligente e in buona fede. Che essere di destra o di sinistra non comporta automaticamente l’iscrizione all’albo dei mostri, al nazismo o al comunismo, al terrorismo rosso o nero. Che un immigrato delinquente non prova che la sinistra stia sempre coi delinquenti, per la stessa ragione che un aggressore di migranti, gay o donne non è il top model della gente di destra, il suo prototipo. Che si può essere buoni o pessimi padri, madri, nonni e figli sia se si è di destra che se si è di sinistra. Che si può essere intellettuali di destra o di sinistra, senza vergognarsi, quel che conta è la qualità che si esprime; e ci sono più cose in cielo, in terra e nell’intelligenza, che non passano dalla destra o dalla sinistra. Insomma, smettetela di dividere il mondo in due razze. Provate a fare uno sforzo, a non seguire l’incarognimento bilaterale e il rincoglionimento generale e andare oltre. Il comune buonsenso diventa uno sforzo epico, titanico…(Marcello Veneziani, “Cretini o delinquenti”, da “La Verità” del 28 luglio 2019; articolo ripreso sul blog di Veneziani).Se sei di destra sei deficiente o delinquente. La destra è una massa di deficienti guidata da delinquenti. Anzi a volte basta non essere di sinistra per essere proclamato deficiente o delinquente. Prendi il caso di Jerry Calà. O prendi il caso di Salvini, prototipo dei delinquenti politici nella definizione di Roberto Saviano. Cerchiamo di capire le origini di questa teoria razzista. L’anno scorso, a Macerata, dopo l’orrendo massacro di una ragazza ad opera di spacciatori nigeriani, un giovane fanatico spara alla vetrina di un bar dove ci sono nigeriani. Non ci sono vittime ma il gesto oscura il crimine orrendo che lo ha originato. E non solo. Quel giovane isolato diventa il prototipo dell’uomo di destra, del suprematista bianco o del sovranista nero, diventa l’emblema del mondo di Putin, Trump e Salvini. Gli si dedicano perfino libri per dimostrare che c’è l’uomo “normale” (di destra) dietro il cretino-delinquente. Voltiamo pagina. A Bibbiano si scopre la storia orrenda di bambini strappati ai genitori tra false accuse, menzogne e lavaggi del cervello, padri a cui vengono sottratti i figli perché considerati omofobi, beatificazioni delle coppie lesbiche, affidi sconcertanti, ecc.
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Il partito di Conte esiste, lo vuole Grillo. Sponsor: De Mita
Il partito di Conte? Esiste, eccome: lo vuole Beppe Grillo in persona, con l’appoggio (elettorale) di sua santità Ciriaco De Mita, 91 anni, rieletto sindaco di Nusco e nuovamente in campo con il suo nuovo progetto di partito “Italia è popolare”. Grillo e De Mita con Conte, visto il flop di Di Maio e l’avanzata incontenibile di Salvini? Ad affermarlo è Dino Iamasvili sul “Sussidiario”, dopo le ultimissime mosse del premier (che ha spiazzato Di Maio sul Tav e Salvini sul Russiagate). Attenti a De Mita, da sempre vicino all’ex comico genovese: «La sinistra Dc portò in Rai Beppe Grillo», ricorda Iamasvili. «E un demitiano a tutto tondo come il direttore generale di allora, Biagio Agnes, lo usò come un maglio contro Bettino Craxi e i socialisti con lo scopo di tenere in scacco lo scomodo partner di governo. Corsi e ricorsi». Guarda sempre avanti, De Mita, presidente del Consiglio tra il 1988 e il 1989. E’ stato tra i maggiori leader della Democrazia Cristiana negli anni Ottanta. E ora, lanciando il nuovo partito, sembra voler sparigliare le carte: «Non invento, rifaccio la sinistra Dc», ha detto al “Mattino” di Napoli. Dalla sinistra Dc viene anche l’ex ministro Vicenzo Scotti, che con il suo Link Campus ha dato una formazione universitaria a parecchi grillini. Il cerchio si chiude calcolando che proprio Conte ha la stima di Mattarella, altro veterano della sinistra Dc.Quanto a De Mita, la presentazione ufficiale del nuovo soggetto politico è avvenuta il 1° luglio, ma entro ferragosto tutto sarà pronto perché il neo-partito diventi realtà. De Mita non esclude alleanze col Pd per le regionali in Campania, ma resta in sintonia con molti temi grillini. «Giuseppe Conte, presidente del Consiglio di matrice grillina ma di animo moroteo – osserva Iamasvili sul “Sussidiario” – si è più volte definito “un centrista radicale”». Per l’analista, si tratta di «una contraddizione solo apparente, perché suggerisce la volontà di inserirsi in un solco storico che l’ultima deriva post-Mani Pulite ha annientato e assorbito: quello della Democrazia Cristiana di sinistra, guarda caso quella di De Mita». Una tradizione politica che significa «associazionismo cattolico, terzo settore, capacità di relazione con il liberalismo europeo e con gli Stati Uniti, ideologia di conservazione e tenuta che tiene in gran conto le istituzioni (infatti Conte ha ribadito, a dispetto di Salvini, la volontà di essere trasparente davanti al Parlamento)».Ma la verità sul “partito di Conte”, scrive Iamasvili, è semplice e tremenda insieme: «Il partito di Conte lo vuole Beppe Grillo in persona». Il fondatore del Movimento 5 Stelle «ha capito che il movimento, senza alleati, non ha futuro». Non solo: «Ha capito di aver preso al Sud il voto degli elettori di centro e con forti pulsioni stataliste. E ha capito che Di Maio è ancora acerbo e in parte già caricaturale, a forza di giustificare le “toninellate” e i “mandati zero”. Conte, invece, conserva intatto non solo il suo aplomb, ma anche un consenso inaspettato». Vero: nei sondaggi, il “premier venuto dal nulla” avrebbe la stima del 51% degli italiani, contro il 48% di Salvini (e il 29% del declinante Di Maio). «Ben venga allora la carta Conte in casa 5 Stelle», scrive Iamasvili. «Salvini ci ha messo un po’ a capirlo, e non gli è piaciuto». Specie quando Conte, «su disposizione del suo azionista di riferimento, anche lui moroteo e della sinistra Dc e con molti capelli bianchi» (Mattarella), si è recato in Senato e, «fingendo di difenderlo lo ha inchiodato alle sue responsabilità. Come un vero leader di partito».Il partito di Conte? Esiste, eccome: lo vuole Beppe Grillo in persona, con l’appoggio (elettorale) di sua santità Ciriaco De Mita, 91 anni, rieletto sindaco di Nusco e nuovamente in campo con il suo nuovo progetto di partito “Italia è popolare”. Grillo e De Mita con Conte, visto il flop di Di Maio e l’avanzata incontenibile di Salvini? Ad affermarlo è Dino Iamasvili sul “Sussidiario”, dopo le ultimissime mosse del premier (che ha spiazzato Di Maio sul Tav e Salvini sul Russiagate). Attenti a De Mita, da sempre vicino all’ex comico genovese: «La sinistra Dc portò in Rai Beppe Grillo», ricorda Iamasvili. «E un demitiano a tutto tondo come il direttore generale di allora, Biagio Agnes, che lo usò come un maglio contro Bettino Craxi e i socialisti con lo scopo di tenere in scacco lo scomodo partner di governo. Corsi e ricorsi». Guarda sempre avanti, De Mita, presidente del Consiglio tra il 1988 e il 1989. E’ stato tra i maggiori leader della Democrazia Cristiana negli anni Ottanta. E ora, lanciando il nuovo partito, sembra voler sparigliare le carte: «Non invento, rifaccio la sinistra Dc», ha detto al “Mattino” di Napoli. Dalla Dc viene anche l’ex ministro Vicenzo Scotti, che con il suo Link Campus ha dato una formazione universitaria a parecchi grillini. Il cerchio si chiude calcolando che proprio Conte ha la stima di Mattarella, altro veterano della sinistra Dc.
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Vogliono il golpe, con Draghi? Magaldi: non vinceranno più
Mario Draghi & friends? Saranno sconfitti dalla storia, perché la gente gli si rivolterà contro. Finora hanno stravinto, a mani basse, rottamando la democrazia. Ma non durerà per sempre: il loro potere sta scricchiolando. Lo dimostra il solo fatto di puntare su Draghi per Palazzo Chigi al posto di Conte, per sfrattare Salvini. «Una scelta debole, che rivela le inquietudini del superpotere europeo, in stato confusionale». Lo afferma con convinzione, Gioele Magaldi, il primo (e unico, per ora) a spiegare chi è veramente il banchiere europeo, che a differenza di Bruno Amoroso e Nino Galloni tradì la lezione keynesiana del maestro, Federico Caffè, per passare armi e bagagli alla concorrenza, svendendo il paese (con le privatizzazioni selvagge) all’oligarchia finanziaria che, dal Britannia in poi, ha imposto il globalismo neoliberista e neo-feudale. Ha ancora incredibilmente buona stampa, Draghi, presentato dai media come una specie di salvatore dell’euro e paladino dell’Italia. «Ridicolo: Draghi non ha mosso un dito, in questi anni, per impegnare la Bce nello spegnere l’incendio dello spread. Anzi: ha atteso che paesi come la Grecia e l’Italia venissero ricattati, per subire il regime di austerity, permettendo a svariati soggetti di lucrare denaro speculando sulla crisi. Solo a cose fatte è finalmente intervenuto, legittimando in tal modo il feroce commissariamento».La Grecia in ginocchio, e l’Italia affidata alle “cure” di Monti, «di cui Draghi era uno dei grandi sponsor, insieme a Napolitano». Nel libro “Massoni” uscito nel 2014, Magaldi lo chiama “il venerabile Draghi”, vero e proprio frontman europeo e internazionale delle superlogge più reazionarie, protagoniste della rivoluzione neo-conservatrice che ha piegato l’economia sociale azzoppando gli Stati e impoverendo la classe media a favore dell’élite finanziaria. Magaldi non ama la parola “complotto”, preferisce il termine “progetto”: un piano condotto alla luce del sole, per disarticolare la democrazia sostanziale e sbaraccare i diritti sociali. Ove non bastasse, si è ricorso anche alla guerra e persino al terrorismo, targato prima Al-Qaeda e poi Isis. Oggi abbiamo un’Europa dominata da burattinai come Macron e la Merkel (“socia occulta” di Putin nella superloggia “Golden Eurasia”), che possono essere visti a loro volta come burattini, manovrati dal potere-ombra ora impaurito, che si blinda con Christine Lagarde alla Bce e Ursula von del Leyen alla Commissione Europea, puntando su Draghi per mettere il guinzaglio all’Italia gialloverde.«Fa bene, Antonio Maria Rinaldi, a denunciare i preparativi di quello che chiama “golpe bianco” contro Salvini, ma non so se Draghi accetterà davvero di farsi incastrare a Palazzo Chigi, sorretto da Pd e 5 Stelle: Draghi ambisce al Quirinale, e sa benissimo che si brucerebbe, se dovesse guidare il governo che gli chiedono di fare, incaricato di firmare manovre “lacrime e sangue”». E’ uno schema che si ripete, ricorda Magaldi: riuscì col massone Ciampi, primo ministro e poi presidente della Repubblica. Ritentarono col “fratello” Monti, «ma agli italiani bastò vederlo all’opera: scoprirono presto di quali disastri era capace quello che sembrava un pensoso professore della Bocconi». Ecco perché il “venerabile” Draghi non ha nessuna voglia di essere paracadutato a Palazzo Chigi, almeno secondo Magaldi. «Peraltro, una simile sciagura sarebbe paradossalmente una fortuna: tutti finalmente capirebbero chi è davvero, Mario Draghi. Sarebbe la fine dell’quivoco, e anche delle speranze di Draghi di ascendere un giorno al Quirinale, dopo Mattarella. Il fatto è che il primo a saperlo è proprio “Super-Mario”, uomo accorto e navigatissimo».Come andrà a finire? Impossibile dirlo, perdurando la rissa quotidiana tra Conte, Salvini e Di Maio. Pessimi, i 5 Stelle: «Sono stati decisivi nel far nominare alla guida della Commissione la von der Leyen, cioè il peggior candidato possibile». Certo, aggiunge Magaldi, non ha brillato nemmeno la Lega: «I grillini accusano i leghisti di non aver posto pregiudiziali su nessun candidato, salvo poi bocciare la tedesca in extremis. Una condotta non lineare. Certo, almeno la Lega non l’ha votata, la fedelissima della Merkel. Ma il minimo che ci si poteva aspettare, da parte delle due forze gialloverdi, era che convergessero su un candidato comune, anche solo di bandiera, per rivendicare a testa alta il radicale cambiamento di cui l’Europa ha bisogno». In altre parole, restiamo in alto mare. Ma sarebbe un errore disperarsi: l’élite neoaristocratica, che ora a quanto pare si aggrappa a Mario Draghi per tentare di normalizzare l’Italia, secondo Magaldi in realtà è nei guai. «Hanno deliberatamente impoverito i popoli, con la menzogna del neoliberismo, e ora non sanno come fronteggiare il malcontento dialagante», dice il presidente del Movimento Roosevelt: «Il loro potere nefasto è destinato a tramontare: la gente sta scoprendo chi sono, davvero, gli oligarchi della post-democrazia che ha sabotato le nostre economie spegnendo il futuro».Mario Draghi & friends? Saranno sconfitti dalla storia, perché la gente gli si rivolterà contro. Finora hanno stravinto, a mani basse, rottamando la democrazia. Ma non durerà per sempre: il loro potere sta scricchiolando. Lo dimostra il solo fatto di puntare su Draghi per Palazzo Chigi al posto di Conte, per sfrattare Salvini. «Una scelta debole, che rivela le inquietudini del superpotere europeo, in stato confusionale». Lo afferma con convinzione, Gioele Magaldi, il primo (e unico, per ora) a spiegare chi è veramente il banchiere europeo, che a differenza di Bruno Amoroso e Nino Galloni tradì la lezione keynesiana del maestro, Federico Caffè, per passare armi e bagagli alla concorrenza, svendendo il paese (con le privatizzazioni selvagge) all’oligarchia finanziaria che, dal Britannia in poi, ha imposto il globalismo neoliberista e neo-feudale. Ha ancora incredibilmente buona stampa, Draghi, presentato dai media come una specie di salvatore dell’euro e paladino dell’Italia. «Ridicolo: Draghi non ha mosso un dito, in questi anni, per impegnare la Bce nello spegnere l’incendio dello spread. Anzi: ha atteso che paesi come la Grecia e l’Italia venissero ricattati, per subire il regime di austerity, permettendo a svariati soggetti di lucrare denaro speculando sulla crisi. Solo a cose fatte è finalmente intervenuto, legittimando in tal modo il feroce commissariamento».
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Yahvè SpA: chi domina il mondo, oltre la geopolitica visibile
Data fatidica, il 14 luglio: nel 1789 a Parigi veniva assaltata la Bastiglia, evento culminante della Rivoluzione Francese che segnò la fine dell’Ancien Régime, il sistema plurisecolare dell’assolutismo monarchico. Solo tre anni fa, invece – ma sempre in Francia, e sempre il 14 luglio – il killer franco-tunisino Mohamed Lahouaiej-Bouhle faceva strage a Nizza col suo camion, travolgendo i passanti sulla Promenade des Anglais: 86 morti e 302 feriti. Ovviamente l’attenatatore era già stato segnalato alla polizia, come poco di buono. E ovviamente nessuno aveva pensato di controllare e sgomberare quel camion bianco, fermo da giorni sul lungomare divenuto “off limits” in vista della festa nazionale francese. E ancora: l’assassino – prima di essere freddato dalle forze dell’ordine, come d’abitudine, prima che potesse parlare – aveva anche avuto cura di lasciare a disposizione dei poliziotti i suoi documenti, ben in vista nell’abitacolo del veicolo. Un caso da manuale, secondo Gioele Magaldi, autore del saggio “Massoni”: un messaggio intimidatorio rivolto alla massoneria progressista, che considera proprio il 14 luglio la prima pietra miliare verso la conquista della democrazia, almeno in Occidente.Fu l’Isis a rivendicare la strage di Nizza, ma le menti dello Stato Islamico sono altrove: Abu Bakr Al-Bahdadi, il sedicente Califfo, secondo Magaldi è affiliato alla superloggia “Hathor Pentalpha”, dominata dai Bush e responsabile del super-attentato del terzo millennio, quello dell’11 Settembre, comodamente attribuito al “barbaro jihadista” Bin Laden, in realtà massone, affiliato anch’esso alla medesima Ur-Lodge. La “Hathor Pentalpha”, sorta all’inizio degli anni ‘80 per volere di Bush padre, appena battuto da Reagan alle primarie repubblicane, raccolse il gotha dei golpisti del Pnac, il Piano per il Nuovo Secolo Americano: George W. Bush e suo fratello Jeb Bush, Dick Cheney e Donald Rumsfeld, Paul Wolfowitz e la stessa Condoleezza Rice. Oltre a Bin Laden (Al-Qaeda) e Al-Baghdadi (Isis), la “Hathor” avrebbe reclutato un ideologo come Samuel Huntington (“La crisi della democrazia”), insieme a Donald e Robert Kagan, Douglas Freith, Irving e William Kristol, Dan Quayle. Con loro Richard Perle, Karl Rove, Bill Bennett e il politologo Michael Leeden. Una rete trasversale, con affiliati in Medio Oriente: Oman, Bahrein, Qatar, Arabia Saudita e persino Iran (tra gli iraniani coinvolti, l’ex presidente Hashemi Rafsanjani).Obiettivo: destabilizzare ferocemente il pianeta, creando a tavolino il presunto “scontro di civiltà” tra Occidente e mondo arabo. Punta di lancia dell’operazione: Israele (era il premier Ariel Sharon l’uomo della “Hathor” a Tel Aviv). Ma arabi e israeliani non dovevano essere acerrimi nemici, anziché compagni di merende e di avventure anche terroristiche? Certo, ma solo in teoria, spiega Magaldi: in realtà sono tutti massoni, nella cabina di regia. E la vera geopolitica – al di là della narrazione dei media – passa per i circoli come la “Hathor”, incarnazione infernale dell’ala più reazionaria della supermassoneria occulta, apolide e sovranazionale. Convergenze insospettabili: dirigenti sauditi in riunione con Sharon e col presidente turco, il “fratello” Recep Tayyip Erdogan, insieme a un bel po’ di potenti europei: l’ex cancelliere tedesco Gehard Schröder, l’allora primo ministro spagnolo José Maria Aznar, l’intramontabile Tony Blair, il polacco Aleksander Kwasniewski e il francese Nicolas Sarkozy – più un paio di italiani: l’allora presidente del Senato, Marcello Pera, nonché Antonio Martino, all’epoca ministro berlusconiano e già segretario della Mont Pelerin Society, vero e proprio tempio ideologico dell’ultra-destra economica europea, culla dell’oligarchia neoaristocratica che ha incubato, progettatto e imposto l’austerity per infliggere la camicia di forza a paesi come l’Italia, alle prese con la nascente globalizzazione.Il primo a parlarne in termini espliciti è stato Paolo Barnard, nel saggio “Il più grande crimine”, uscito prima ancora della crisi italiana del 2011. La tesi: si trattava, semplicemente, di cancellare la memoria della Presa del Bastiglia. Il mitico 14 luglio? Un incidente della storia: aprì l’Europa a qualcosa di mai prima sperimentato – la democrazia – spalancando le porte alla modernità del futuro: Stato di diritto, suffragio universale. Traduzione euro-atlantica successiva: economia sociale, conquiste civili e diritti del lavoro. Bene, tutto questo doveva finire. E in modo drammatico: col terrorismo stragista della strategia della tensione (Al-Qaeda, Isis) o col terrorismo finanziario (rigore europeo). Per volere di chi? Dei soliti noti, gli antichi baroni. O meglio: di quella che un tempo costuitiva il nerbo dell’Ancient Régime, cioè l’aristocrazia feudale più parassitaria. Le era toccato finire sfrattata dal potere (politico) dal 14 luglio in poi? Niente paura: si è ripresa tutto, e con gli interessi, mantenendo le grandi leve della finanza. Ha finanziarizzato l’economia e ridotto gli Stati in bolletta, senza più sovranità monetaria. Il gioco perfetto dei leggendari Rothschild, padroni d’Europa (e di un pezzo d’America) da tre secoli questa parte.Nei suoi libri, un ricercatore come Pietro Ratto ricostruisce il ruolo di casati ebraici come quello dei Warburg, in realtà di origine veneta, poi soci in affari con i Rothschild – di cui sempre Ratto prova anche l’apparentamento coi Rockefeller, mediante matrimoni strategici. Dettaglio inquietante: furono i grandi finanzieri ebrei a sovvenzionare Hitler all’alba della sua tragica epopea. Non solo: è stato accertato che proprio il Terzo Reich – al suo esordio – fu un poderoso sponsor occulto del sionismo, favorendo l’espatrio degli ebrei tedeschi verso la Palestina e finanziando il primo colonialismo ebraico in Terrasanta. Scioccante? Quasi quanto il libro “L’altra Europa”, pubblicato dal vicentino Paolo Rumor, nipote del più volte primo ministro democristiano Mariano Rumor. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il padre dell’autore – Giacomo Rumor – agiva come 007 per conto di monsignor Montini, futuro Paolo VI, allora responsabile dell’intelligence vaticana. Gli Alleati già sapevano che avrebbero vinto, e volevano progettare in anticipo l’Europa del dopoguerra. Fin qui, tutto bene: logico che gli Usa si rivolgessero al Papa, visto che l’Italia era ancora in mano a Mussolini, e che l’antifascismo era largamente comunista. Ma un giorno l’esoterista francese Maurice Schumann, gollista e interlocutore di Rumor, svelò al cattolico italiano chi c’era veramente, dietro al piano: la Struttura. Una cupola esclusiva, ininterrottamente al potere, nel mondo, da quasi 12.000 anni.Follia? Non secondo l’archeologo Loris Bagnara, che ha verificato sul campo: le indicazioni di Rumor (cioè di Schumann) corrispondono in modo impressionante con la geografia e la toponomastica dei luoghi dove si sarebbe costituito quell’antico potere, nato in Mesopotamia e poi trasferitosi nell’Egitto dei faraoni prima di approdare in Palestina e quindi nel Mediterraneo fenicio e poi greco-romano. L’eminente politoligo Giorgio Galli, autore della prefazione del libro di Rumor, conferma: i nomi citati dal dossier-Schumann sono perfettamente coerenti con la mappa del vero potere, anche di quello euro-atlantico del Novecento. Politici, industriali e finanzieri: tutti esoteristi, vincolati al reciproco segreto sull’origine della Struttura, sostanzialmente iniziatica, risalente – a loro dire – attorno al 9.500 avanti Cristo, tra le rive del Tigri e quelle dell’Eufrate, cioè dove Zecharia Sitchin attribuisce agli Anunnaki, i misteriosi Figli delle Stelle, la “fabbricazione” dell’homo sapiens nella versione poi narrata dai Sumeri. Di quella storia – avverte Mauro Biglino, già traduttore ufficiale delle Edizioni San Paolo – la Bibbia non è che la fotocopia: la Genesi descrive la nascita di Eva mediante clonazione genetica, proprio come la pecora Dolly, ad opera degli Elohim come Yahvè, cioè i Figli delle Stelle palestinesi.Autore di culto in Italia, pubblicato anche da Mondadori (trecentomila copie vendute), a Biglino nessuno contesta la riscoperta letterale della Bibbia: l’interpretazione teologico-spiritualista del testo si rivela completamente infondata (Yahvè non era “Dio”, ma solo uno dei tanti Elohim citati). Semmai, la Bibbia – ammesso sia attendibile, visto che è stata riscritta ininterrottamente fino al medioevo – propone un’altra storia: la nascita dell’umanità attuale, così improvvisamente evoluta, sarebbe opera dell’ibridazione genetica dei Figli delle Stelle, che avrebbero immesso il loro Dna in quello dei primitivi ominidi. Biglino è rispettato anche ad Harvard, dove alla facoltà di medicina si raccomandano i suoi libri. E sulla sua ipotesi stanno convergendo decine di scienziati, che lo hanno messo a capo di un progetto di ricerca senza precedenti: studi interdisciplinari, anche archeologici, per verificare quel che la Bibbia racconta, alla lettera. E le religioni monoteiste? La prima, l’ebraismo, secondo Biglino sarebbe nata attorno al VI secolo avanti Cristo, quando Yahvè sparì di colpo, in seguito all’avvento dei babilonesi che sottomisero gli ebrei. Da allora, dice lo studioso, ad assumere la leadership del popolo ebraico furono i sacerdoti, cioè la casta degli ex “maggiordomi” di Yahvè: furono loro, manipolandola, a trasformare la Bibbia nel “libro sacro” che non era mai stato.Quando poi l’Impero Romano – oltre mezzo millennio dopo, nel 70 dopo Cristo – represse duramente gli ebrei distruggendo il Tempio di Salomone a Gerusalemme, gli stessi sacerdoti contrattarono il loro futuro con i nuovi padroni: cedettero ai romani il Tesoro del Tempio, in cambio di una vita agiatissima nella capitale imperiale, da cui poi – attraverso svariati passaggi – diedero vita alla nuova religione, il Cristianesimo cattolico, ufficialmente coniato da Costantino nel 325 al Concilio di Nicea. Lo stesso Paolo Rumor, attingendo al memoriale Schumann, sostiene che la mitica Struttura si sarebbe spezzata in due tronconi, a Gerusalemme, proprio attorno all’Anno Zero. Di recente, Biglino ha accennato a libri di prossima uscita, dal contenuto sconcertante: attraverso accurate analisi di fonti d’archivio, emerge una sbalorditiva continuità nel potere europeo attraverso i secoli, con in primo piano – da Gerusalemme a Roma, fino al Nord Europa – sempre le stesse famiglie. La sua tesi è nota: attraverso la Bibbia, siamo stati finora governati da un unico schema di potere, concepito sotto forma di dominio. Lo stesso sistema finanziario attuale, che regge il pianeta, è quello enunciato da Yahvè: potrai prestare denaro ma non richiederlo, perché chi riceve denaro in prestito ne diventa schiavo. E a proposito: dov’è finito, Yahvè? Sicuri che sia sparito per sempre dalla circolazione?Se un giorno si scoprisse che gli Elohim come quello che gestiva la famiglia di Giacobbe sono qui tra noi e controllano tutto – dice Biglino – certo non me ne stupirei: secondo la Bibbia potevano vivere anche 30.000 anni. Assurdo? Mica tanto: la distanza fra i loro 30 millenni e i nostri 90 anni è infinitamente più piccola di quella che separa una tartaruga gigante (200 anni) da una farfalla che viva solo 24 ore. Di giorno in giorno, si moltiplicano scoperte che sconquassano le vecchie certezze archeologiche: la Piramide di Cheope (vera datazione, 20.000 anni) è una potente “fabbrica di energia”: è presidiata dai fisici che vi osservano gli stranissimi fenomeni che ospita, come l’abbattimento di particelle subatomiche. A Visoko, in Bosnia, sono state scoperte le più grandi piramidi della Terra, risalenti a 30.000 anni fa. E al largo dell’India spuntano città sommerse – probabilmente dal maremoto di 11.500 anni fa (il Diluvo Universale?), scatenatosi proprio nel periodo in cui a Göbekli Tepe, in Turchia, fu costruito il tempio più antico della Terra, in un’area in cui gli scavi rivelano che la nascita dell’agricoltura risale addirittura al Mesolitico. Scoperte che costringono a retrodatare la nostra storia, cancellando quello che fino a ieri credevamo di sapere.Sotto certi aspetti, è come se le incredibili scoperte dell’archeologia odierna costringessero a ripensare la stessa geopolitica attuale. Si perde tempo, ripete Magaldi, se ci si ferma ancora a valutarla come scontro tra nazioni: c’è ben altro, dietro le quinte. Se lo domandava anche Barnard: vi siete mai chiesti come mai la politica non riesce mai a mantenere le sue promesse? E perché le cose vanno di male in peggio, nonostante il pianeta non sia mai stato così ricco, vista la nostra capacità esponenziale di produrre beni, grazie alla vertiginosa rivoluzione tecnologica degli ultimi decenni? Colpa dell’élite neo-feudale, si risponde Barnard. Ed è un’élite non certo illuminata, aggiunge Magaldi: si tratta di un’oligarchia del denaro, reazionaria, neo-conservatrice, il cui massimo livello di potere – al di sopra delle entità paramassoniche come il Bilderberg – è rappresentato dalle 36 Ur-Lodges che dominano il globo. E se ci fosse dell’altro ancora, sopra le midiciali superlogge? Magari la “Yahvè SpA”, affidata a emissari collaudatissimi? E’ l’interrogativo che rilancia Biglino, convinto che gli Elohim (come gli Anunna sumeri, i Theoi greci, i Deva indiani) non siano affatto scomparsi, dimenticandosi delle loro “creature”. Anzi, aggiunge lo studioso: sarebbe perfettamente plausibile scoprire, un giorno, che dietro ai maggiori potentati terrestri vi siano proprio “quelli là”, i Figli delle Stelle, l’un contro l’altro armati: è uno schema ripetuto in tutti i libri antichi, compresa la Bibbia.Data fatidica, il 14 luglio: nel 1789 a Parigi veniva assaltata la Bastiglia, evento culminante della Rivoluzione Francese che segnò la fine dell’Ancien Régime, il sistema plurisecolare dell’assolutismo monarchico. Solo tre anni fa, invece – ma sempre in Francia, e sempre il 14 luglio – il killer franco-tunisino Mohamed Lahouaiej-Bouhle faceva strage a Nizza col suo camion, travolgendo i passanti sulla Promenade des Anglais: 86 morti e 302 feriti. Ovviamente l’attentatore era già stato segnalato alla polizia, come poco di buono. E ovviamente nessuno aveva pensato di controllare e sgomberare il suo camion bianco, fermo da giorni su quel lungomare divenuto “off limits” in vista della festa nazionale francese. E ancora: l’assassino – prima di essere freddato dalle forze dell’ordine, come d’abitudine, prima che potesse parlare – aveva anche avuto cura di lasciare a disposizione dei poliziotti i suoi documenti, ben in vista nell’abitacolo del veicolo. Un caso da manuale, secondo Gioele Magaldi, autore del saggio “Massoni”: un messaggio intimidatorio rivolto alla massoneria progressista, che considera proprio il 14 luglio la prima pietra miliare verso la conquista della democrazia, almeno in Occidente.
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Magaldi: dietro a Dugin (e Putin) c’è l’oligarchia più antica
Pensavate fosse amore, e invece era un calesse? Ma non serve ricorrere a Massimo Troisi per smontare la Quarta Via del filosofo Alexander Dugin, ideologo vicinissimo al Cremlino. Basta e avanza Gioele Magaldi, massone progressista e presidente del Movimento Roosevelt, di impronta keynesiana. Curiose coincidenze: Dugin gira l’Europa (e l’Italia) spacciando per nuovissima la sua ricetta obsoleta – il ritorno alla tradizione pre-democratica – proprio mentre Vladimir Putin, sul “Financial Times”, decreta il decesso del liberalismo. Messaggio di forza, da parte dell’autocrate russo? «Al contrario: dopo anni di ascesa costante, oggi il consenso di Putin è meno solido. E la sua uscita ricorda quella di Licio Gelli, che accettò di parlare al “Corriere” proprio alla vigilia del crollo della P2». Questo non significa che Putin stia per cadere. L’invito, semmai, è a leggere tra le righe: è davvero così invitante, la “democratura” di Mosca – magnificata da Dugin – dove i giornalisti vengono messi a tacere? Sul tappeto c’è davvero uno scontro geopolitico con l’Occidente, come ai tempi della guerra fredda? O per caso, invece, non sarebbe meglio inforcare gli occhiali giusti e ricordarsi che Putin, prima ancora che ai russi, risponde ai “fratelli” della Golden Eurasia, potente superloggia neoconservatrice nella quale milita anche Angela Merkel?
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Fassina: solo la destra sa che la politica deve proteggerci
Penso che il Ddl firmato da 5 Stelle e Lega sulla Banca d’Italia sia parte della ricostruzione del primato della politica sull’economia. La politica monetaria è uno degli strumenti politici più importanti. E ritenere che la politica debba rimanere fuori dalla politica monetaria è stato un errore, frutto di un pensiero unico che si è affermato in modo assolutamente trasversale. Il disegno di legge che hanno presentato i capigruppo di Lega e 5 Stelle al Senato è sostanzialmente un passo avanti; non è che finisca l’indipendenza di Bankitalia, c’è un richiamo esplicito ai trattati europei. Si introduce il meccanismo previsto per la Bundesbank, quindi non una misura nord-coreana. E cioè: il governo nomina presidente e direttore generale, un membro del direttorio (vicepresidente), e altri due membri del direttorio (anch’essi vicepresidenti) vengono nominati uno dalla Camera e l’altro dal Senato. E’ esattamente il modello vigente in Germania. E solo una sinistra che ha completamente smarrito un minimo di autonomia culturale può considerare eversivo e inaccettabile questa proposizione, che a mio avviso invece fa fare un passettino avanti, alla politica, nel governo di uno strumento fondamentale come quello della politica monetaria.