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Crisi totale: lo spettro della povertà spaventa l’America
La crisi vista finora non è ancora niente: aspettiamoci di tutto nel 2011, quando il capitalismo finanziario Usa rischierà il collasso, precipitando nel panico i cittadini americani, già ora pressati dai debiti e impauriti dallo spettro della povertà. Benvenuti negli United States of Austerity, verso una «gravissima avaria del sistema economico e finanziario mondiale». Firmato: Geap, Global Europe Anticipation Bulletin. Pessime previsioni dal rapporto numero 47 del gruppo di analisti eterodossi che studiano la Grande Crisi in atto. Ripresa apparente, rilancio effimero: esaurite le ricette-tampone dei governi, spaventa il baratro della più grave recessione di tutti i tempi. E senza più nessun tipo di paracadute: perché l’America, senza soldi, potrebbe davvero crollare.
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Strali su Fazio: non sia pavido, inviti gli operai di Melfi
Fabio Fazio? Abbia il coraggio di invitare in trasmissione anche i tre operai licenziati in tronco dalla Fiat di Melfi: così, per par condicio, giusto per dare la parola anche alle “vittime” di Sergio Marchionne. E’ duro l’appello che Giorgio Cremaschi, storico leader della Fiom, lancia attraverso “Micromega”: che invita Fazio a compiere «un atto di informazione e di senso civico», ospitando a “Che tempo che fa” Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, accusati di aver “fermato la produzione” e poi tenuti fuori dall’azienda nonostante fossero stati reintegrati dal giudice, riconosciuta «l’antisindacalità del licenziamento».
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I “terroni” di Terzigno, la Valsusa e Toro Seduto
«A Terzigno cercano il morto», insinua Maroni, e non si capisce se sia una minaccia e di chi stia parlando. Giornali e Tv continuano a pestare sull’argomento “violenza”, sembra che le cattive maniere degli abitanti della Campania non vadano proprio giù: dovrebbero limitarsi ai soliti cortei con canti e balli lasciando cortesemente passare i camion. E’ così che si protesta in democrazia, suonando civilmente i tamburelli senza ottenere mai nulla, altrimenti si è dei facinorosi violenti. Non posso non pensare alla Valsusa e ai maestri di vita che vivono colà. Tra le persone che più ammiro al mondo.
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Antiberlusconiani? Troppi concorrenti, rissosi e divisi
Nonostante «vocina chioccia e taglia sovrappeso», Beppe Grillo, «mercuriale comico genovese riciclatosi in profeta», ha preso le distanze dalla protesta popolare organizzata dalla Fiom il 16 ottobre in nome dei diritti del lavoro e contro la “dittatura” della Casta. Perché Grillo non ha aderito? «L’ermeneutica del sospetto», scrive Pierfranco Pellizzetti su “Repubblica”, «ci porta subito a dire che nell’area emotiva dell’antiberlusconismo duro e puro sta dilagando il nervosismo. Per una ragione semplicissima: il sovraffollamento». Di Pietro, Vendola, Grillo. Se poi ci si mette anche la Fiom, si fa serrata la concorrezza per aggiudicarsi quel 10-15% di elettori arrabbiati. Perché invece non pensare ad unirsi?
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Cantona: la rivoluzione? Ritiriamo i nostri soldi dalla banca
Eric Cantona, ovvero: la rivoluzione. Ma niente armi, per carità. Piuttosto: banche. «E’ facile: si va in banca tutti insieme, si ritirano i soldi dal conto e il sistema crolla. Perché il sistema si regge sulle banche. Non ci ascoltano? Anziché scendere in piazza, andiamo in banca, tutti assieme. Vedrete, a quel punto ci ascolteranno. Oggi la rivoluzione si fa così: in banca». Fedele alla sua fama di ragazzo terribile, l’ex fuoriclasse del calcio europeo – stella del Manchester United, ora attore cinematografico – si sbilancia sul fronte politico. Milioni di francesi manifestano contro Sarkozy che innalza l’età pensionabile? Cantona scuote la testa: manifestazioni e cortei? Roba vecchia. Il miglior sciopero possibile, oggi, è quello finanziario: boicottare le banche. Questa è la rivoluzione. «C’est pas compliqué».
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Fiat a picco, da Marchionne solo alibi e favole
La Fiat è in crisi nera, è costretta a inseguire le rivali europee rincorrendo manodopera a prezzi stracciati: mancati gli obiettivi annunciati, Marchionne spara sui sindacati e rilancia promesse fumose, senza precisarne i contenuti. E’ questo l’umore di molte analisi sulla stampa italiana dopo la sorprendente intervista rilasciata a Fabio Fazio dall’ad del Lingotto il 24 ottobre. Il capo della Fiat aveva previsto 5 miliardi di utile operativo? Si è sbagliato di 3 miliardi: quest’anno il gruppo torinese chiuderà il bilancio fermandosi a quota 2 miliardi. Vero, c’è stata la grande crisi e le americane General Motors e Chrysler sono state salvate dal governo Usa. Ma i concorrenti europei fanno decisamente meglio del gruppo torinese.
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Il parco delle discariche: profanare l’anima del vulcano
Mentre in qualunque nazione realmente progredita un parco naturale come quello del Vesuvio verrebbe considerato, oltre che un luogo da tutelare, una risorsa eccezionale per l’economia locale dei comuni che lo ospitano, nell’Italia di oggi si trasforma in un luogo ideale (l’unico?!) per ubicarvi discariche a cielo aperto. Ora, al di là dei problemi ecologici e politici pur rilevanti riguardanti l’igiene, l’inquinamento dell’aria, delle falde acquifere, delle coltivazioni e alla mancanza di un procedimento democratico “dal basso” coinvolgente le popolazioni locali, questo fatto rappresenta anche, ad un analisi più approfondita, l’ennesimo segno di una vera e propria offensiva contro i parchi naturali già denunciata in altra sede.
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Fiat, addio Italia? Quello che Marchionne non dice
Marchionne da Fazio che spara sull’Italia e dice che la Fiat, campata per decenni di contributi statali, oggi farebbe meglio a chiudere gli stabilimenti italiani. «La Fiat? Coi nostri contributi ce la siamo già pagata due volte», commenta il ministro leghista Roberto Calderoli facendo eco all’ex ministro prodiano Paolo Ferrero, poco tenero col supermanager italo-canadese: «La Fiat è nostra, l’abbiamo pagata noi». Ma la reazione più clamorosa è quella di Gianfranco Fini: «Marchionne? Ha parlato più da canadese che da italiano». Parole di troppo e rumorosi silenzi, quelli dell’ad Fiat, secondo Massimo Mucchetti: «Parole che non vorremmo leggere come il prologo di un addio».
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Petrini: deprediamo l’Africa come fosse il nostro orto
L’ultimo furto ai danni dell’Africa? La terra. Il continente nero sta diventando l’orto semi-gratuito degli speculatori: Occidente, nazioni emergenti e pirati economici internazionali stanno acquisendo a prezzi stracciati milioni di ettari, con la complicità dei governi locali corrotti. E’ l’allarme lanciato a Torino da “Terra Madre”, vertice mondiale delle “comunità del cibo”. Antonio Onorati, presidente della Ong “Crocevia”, chiede al più presto «una moratoria sugli acquisti di terreno in Africa da parte degli operatori stranieri». Obiettivo peraltro condiviso dalla Fao, che chiama le organizzazioni sociali e contadine ai negoziati coi governi di tutto il mondo per riscrivere le regole a tutela della sovranità alimentare.
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Torino: offerta di lavoro, ma solo per non-stranieri
Sei un giovane che ha un’età compresa tra i 18 e i 25 anni? Cerchi un lavoro ben retribuito per sostenere le piccole spese o gli studi universitari? Fare il commesso in un grande centro commerciale potrebbe essere la risposta che cerchi. A patto che disponga di buona dialettica, bella presenza e un minimo di serietà. L’importante è che tu non sia un perditempo. O peggio: uno straniero. Per chi non è italiano, l’offerta non vale. Incredibile ma vero: la proposta di lavoro, allettante per molti giovani in questo difficile periodo di crisi economica, è rivolta a tutti, con una eccezione: niente da fare per chi ha origine straniera.
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Fini verso la crisi: nuovo governo? Non sarebbe un golpe
«Un nuovo governo non sarebbe un colpo di Stato». Con una sola frase, pronunciata durante l’incontro di Asolo con Massimo D’Alema, Gianfranco Fini ha lanciato l’ultima fase dello scontro con l’ex alleato e cofondatore Silvio Berlusconi. A stendere il tappeto rosso al leader di “Futuro e libertà” è stato il Quirinale, definendo «irragionevole» lo Scudo per il Colle, trasformando così il Lodo Alfano in una legge ad personam per il Cavaliere. E Fini non ha perso tempo. Si è scagliato contro qualsiasi provvedimento concepito ad esclusiva tutela del capo del governo. E se non si trova l’accordo, aggiunge il presidente della Camera, di fronte alla crisi il voto anticipato non sarà l’unica strada: un governo tecnico sarebbe perfettamente legittimo.
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Guai all’Iran se aiuta gli Usa a scappare dall’Afghanistan
Per capire com’è conciata la Nato in Afghanistan bastano due episodi accaduti questa settimana. Lunedì c’è stato, a Roma, l’incontro dei rappresentanti dei 45 Stati che occupano quel Paese. Inaspettatamente era presente un iraniano di alto livello, Alì Oanezadeh, verso il quale gli americani si sono mostrati insolitamente cordiali. Alla fine Holbrooke ha detto: «Riconosciamo che l’Iran ha un ruolo da giocare per una soluzione». Ma come? L’Iran non era uno dei tre Paesi dell’“asse del Male“, uno degli “Stati canaglia“, violatore dei “diritti umani“? E la povera Sakineh, in fondo solo colpevole di aver fatto accoppare il marito? Tutto messo nel ripostiglio, per il momento. Per piegare l’Afghanistan va bene anche l’Iran.