Archivi degli autori 
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Porca Italia, le elezioni e il popolo dei morti
In un saggio recente che forse resterà tra i più importanti di questi anni e degli studi sulle origini dell’Italia repubblicana, “Il popolo dei morti”, sottotitolo “La repubblica italiana nata dalla guerra (1940-1946)”, edizioni Il Mulino, Leonardo Paggi ricostruisce in un capitolo il percorso accidentato e doloroso di due grandi poeti, Montale e Sereni, nel turbine del conflitto mondiale e del dopoguerra. Montale l’ho visto in qualche occasione pubblica, troppo intimidente perché osassi accostarlo, mentre Sereni l’ho frequentato abbastanza, e non era solo un grande poeta ma anche un uomo di rara civiltà e umanità.
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Travaglio: il suicidio del Pd, malgrado l’Sos di Grillo
Il Partito Democratico ha perso due milioni di voti sulle ultime elezioni regionali e ha sbagliato un bel po’ di candidati, e poi se l’è presa con Beppe Grillo, il “fuoco amico” che gli avrebbe sottratto voti, specialmente in Piemonte dove Mercedes Bresso ha perso di misura su Roberto Cota. Grillo ha risposto alla sua maniera, ha detto: «No, è la Bresso che ci ha tolto un sacco di voti: se non si presentava lei vincevamo noi». E’ questione di punti di vista. Il programma della Bresso somigliava paurosamente a quello di Cota, specie sul Tav, il treno che per trasportare le merci ad alta velocità sventrerà la valle di Susa con un cantiere che durerà, secondo le stime, una ventina d’anni.
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Cecenia, la guerra spietata del soldato Lilin
Un libro spietato, che racconta una guerra spietata, senza prigionieri. Dopo il fortunato esordio col romanzo autobiografico “Educazione siberiana”, Nicolai Lilin trascina ora i suoi lettori nell’inferno della Cecenia, dove ha combattuto per due anni come soldato di leva, tiratore scelto in un reparto speciale di truppe d’assalto. Orrore e terrore, bombe e macelleria umana condotta senza testimoni scomodi, senza avere intorno giornalisti o telecamere. La guerra cecena come nessuno l’aveva mai raccontata: dall’interno, dal punto vista – micidiale come il mirino di un fucile di precisione – di chi l’ha sofferta giorno per giorno, infliggendo a sua volta sofferenze, prendendo la mira e sparando per uccidere.
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Revelli: Lega, la rivolta della provincia dimenticata
La vittoria della Lega nelle campagne è la rivolta dei dimenticati dalla globalizzazione. Nella Lega, gli abitanti dei paesi cercano la tutela. Molto spesso la geografia leghista coincide quella della vecchia Dc, con il fatto che la risposta dei leghisti è, in molta parte del territorio, l’unica disponibile. In molti paesi il centrosinistra è evaporato, è altrove. Sta nelle città, nei gangli dove la vita scorre veloce, dove passa il flusso delle decisioni; in molti paesi quelle decisioni si subiscono con timore.
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Intercettazioni, no al bavaglio: ci faremo arrestare
Pronti ad andare anche in prigione, pur di non sottostare al «grande bavaglio alla stampa» che tra due settimane il Senato licenzierà, col disegno di legge Alfano sulle intercettazioni telefoniche. «Da un giorno all’altro sui giornali, sulle tv e sul web, non sarà più possibile raccontare le malefatte delle classi dirigenti di un Paese in cui la corruzione, secondo la Banca Mondiale e la Corte dei Conti, costa ai contribuenti più di 50 miliardi di euro l’anno», scrive Peter Gomez sul “Fatto Quotidiano”, annunciando la “disobbedienza civile” del giornale: «Noi violeremo quella legge, a costo di finire in carcere».
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Piemonte: punita la sinistra trincerata nel potere
E’ arrivata l’ora di mandare in pensione chi fa politica nei palazzi e si ricorda della gente e dei mercati solo in campagna elettorale. E bisogna farlo da subito, con la convocazione delle primarie per l’elezione del segretario provinciale. Abbiamo perso perché abbiamo balbettato sui contenuti, a partire dal nucleare, e sui diritti civili. Abbiamo perso perché sono state fatte alleanze decise a tavolino. Tutti parlano di un partito del territorio, ma quando vedo gli assessori di punta della giunta Bresso restare a casa allora mi chiedo dove sia questo radicamento di un partito che vuole essere di governo e popolare.
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Nelle urne la secessione economica del Nord
«Questo voto assomiglia a una secessione economica». Giuseppe Berta, storico dell’industria, docente all’Università Bocconi di Milano, esamina la mappa del voto regionale che indica il monocolore della destra, in larga parte leghista, dal Piemonte al Veneto passando per la Lombardia. Sono le cifre del Nord, ovvero: oltre 19 milioni di abitanti, più del 30% del prodotto interno lordo, almeno un terzo dell’export e degli occupati, la più alta concentrazione industriale e di servizi avanzati.
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Ezio Mauro: il Pd ha bisogno di un Papa straniero
L’effetto simbolico del Lazio e del Piemonte che cambiano di segno politico fa pendere la bilancia elettorale dalla parte di Silvio Berlusconi, che era entrato indebolito nella cabina elettorale e ne è uscito rafforzato: tutto il resto è chiacchiera. Secondo Ezio Mauro, direttore di “Repubblica”, il risultato delle regionali è così riassumibile: «Bossi che diventa il Lord Protettore di un berlusconismo declinante nella sua parabola, ma ancora capace di costruire vittorie», anche con l’aiuto della Chiesa che, nel 2010, «scende in campo come una qualsiasi lobby secolare».
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Grillo: non cercate scuse, avete sbagliato tutto
Vi avevamo avvertito: stiamo arrivando. Malgrado la partita «tra bari», in cui «la combine elettorale era preparata a tavolino», mezzo milione di italiani ha votato per il “Movimento 5 Stelle”, tra l’altro presente in sole cinque regioni. «Hanno votato molti giovani che erano disinteressati della gestione della cosa pubblica: è l’inizio di un percorso». Beppe Grillo, vincitore delle elezioni regionali al nord insieme a Umberto Bossi, commenta la sua irruzione sulla scena politica italiana: non cercate alibi, avverte, per giustificare la sconfitta di una nomenklatura deludente, che sta letteralmente franando.
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Vendola: perdono i partiti che hanno paura del popolo
Spero che non si sottovaluti il dato negativo, di questa consultazione elettorale, per il centrosinistra: negativo nella misura in cui fa emergere un’illusione, quella che basti un inizio di crisi del berlusconismo, e un inzio di deflgrazione dentro il centrodestra, per farci guadagnare una vittoria. Il centrosinistra non se la può cavare secondo l’adagio cinese, “mettersi seduti sulla sponda del fiume in attesa che passi il cadavere dell’avversario”. Il centrosinistra ha un discorso frammentario, caotico, disomogeneo, non ha una proposta di alternativa che parli alle viscere del Paese, al cuore profondo di questa Italia smarrita
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Lerner: sconfitta storica per il centrosinistra
Torno dalla cena pasquale e faccio i conti con quella che si profila come una sconfitta di proporzioni storiche. Perchè non solo ribadisce l’egemonia della destra, anche dopo la pessima prova di governo che ha dato, ma ne modifica pure i connotati. Facendo della Lega – decisivo lo sfondamento di Roberto Cota in Piemonte – il perno culturale intorno a cui si riorganizza il conservatorismo italiano. La sinistra perde il modello emiliano, impoverito dal dalemismo di Vasco Errani (sopravvive invece la più aperta esperienza toscana) senza trovare né in Puglia né in Lazio un’alternativa interna al Partito Democratico.
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Grillo e No-Tav: la val Susa affonda Mercedes Bresso
E’ il risultato più clamoroso d’Italia, al fotofinish: meno di 10.000 voti di differenza. Con Roberto Cota e appena lo 0,4% di vantaggio, la Lega Nord conquista il Piemonte e mette fine al lungo regno di Mercedes Bresso. Decisivo il voto della valle di Susa, che malgrado sia schierata a sinistra si è affidata largamente a Beppe Grillo, l’unico a gridare “No-Tav” traducendo la protesta in proposta elettorale: dopo un mese di oscuramento mediatico totale, a seggi chiusi, finalmente è stato concesso al suo candidato, Davide Bono, di fare dichiarazioni davanti alle telecamere: «Sbagliato pensare che abbiamo affondato la sinistra: senza di noi, semplicemente, il 4% degli elettori non avrebbe votato».