Archivio del Tag ‘Amazzonia’
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Il mondo fino a ieri: se governa la saggezza, non il potere
Recentemente è stato tradotto e pubblicato per Einaudi il libro dell’antropologo premio Pulitzer Jared Diamond che già dal titolo, “Il mondo fino a ieri. Che cosa possiamo imparare dalle società tradizionali”, si pone a confronto con la modernità. Nelle isole del Pacifico e dalle testimonianze sugli Inuit, sugli Indios dell’Amazzonia, sui San del Kalahari, sui Nuer o sugli Andamani e molti altri popoli, emerge il mondo di ieri e qui, fuori da una scontata nostalgia, torna per confrontarsi con la verità stessa della vita, che – ereticamente, per i contemporanei – non è fatta di desideri individuali da trasformare in diritti. Dai viaggi in aereo ai telefoni cellulari, dall’alfabetizzazione all’obesità, la maggior parte di noi dà per scontate le caratteristiche della modernità, ma la società umana, per la quasi interezza dei suoi svariati milioni di anni di vita, non ha conosciuto nulla di tutto ciò. E se il baratro che ci divide dai nostri antenati primitivi può apparirci incolmabile, osservando le società tradizionali ancora esistenti, o esistenti fino a poco tempo fa, possiamo farci un’idea di com’era il nostro antico stile di vita.
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Europa cannibale: prima divoratrice mondiale di foreste
In meno di vent’anni, tra il 1990 e il 2008, i consumi europei hanno causato l’abbattimento di foreste in varie parti del mondo per un’estensione pari ad almeno 9 milioni di ettari, una superficie paragonabile a quella dell’Irlanda. Peggio ancora di Usa e Canada: siamo noi europei i primi consumatori di foreste al mondo. Un triste primato, registrato il 2 luglio dalla stessa Unione Europea nel rapporto “The impact of Ee consumption on deforestation”. Secondo il Wwf, «emergono prove inquietanti su come l’Unione importi prodotti derivanti dalla deforestazione in quantità superiore a quella prevista, nonostante il suo impegno a ridurre la deforestazione tropicale del 50% entro il 2020». E dire che Bruxelles aveva promosso lo studio nel 2011 per contribuire a contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità a livello mondiale. Obiettivo: valutare l’impatto del consumo europeo sulla perdita delle foreste nel mondo. A quanto pare, i migliori boschi del pianeta li divoriamo alla velocità della luce: più che il legname, ci interessa il pascolo che si ottiene radendo al suolo gli alberi.
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Monika, figlia di nazisti, riuscì a vendicare Che Guevara
Amburgo, Germania, ore 9.40 del 1° aprile 1971. Una bella donna elegante, dagli occhi azzurri, entra nell’ufficio del console della Bolivia, al quale ha chiesto un incontro qualche giorno prima, e attende pazientemente di essere ricevuta. Quando entra nell’ufficio nel suo abito scuro, il console Roberto Quintanilla Pereira resta folgorato dalla bellezza dell’ospite “australiana”, che nell’attesa sta osservando i quadri appesi alle pareti. La ragazza lo fissa negli occhi, poi estrae un revolver e gli spara. Tre colpi a freddo, tutti a segno. Nessuna resistenza, nessuna lotta. Nella fuga, la donna si lascia alle spalle una parrucca, la sua borsa, la sua Colt Cobra 38 Special. E un foglio, sul quale si legge: “Victoria o muerte. Eln”. Il console a terra privo di vita è l’ex colonnello responsabile, meno di quattro anni prima, dell’ultimo oltraggio a Ernesto “Che” Guevara: gli amputò le mani, dopo averlo fatto fucilare a La Higuera il 9 ottobre 1967.
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Classifica-horror: ecco le 10 multinazionali più pericolose
Il costume di Babbo Natale è rosso, ma non da sempre: il conducente di renne più famoso del pianeta smise la tradizionale casacca verde precisamente nel 1931, anno in cui lo “rivestì” del colore aziendale nientemeno che la CocaCola. Lo rivela “Ecosas.com”, in una vera e propria galleria degli orrori firmati dalle “dieci multinazionali più pericolose del mondo”, architrave economica della globalizzazione del pianeta realizzata a spese dei poveri della Terra e poi ovviamente anche degli ignari consumatori. Storie quotidiane, regolarmente ignorate dai media, in cui la realtà supera di gran lunga la più perversa fantasia. Come nel caso del colosso petrolifero Chevron, già Texaco, accusato di aver riversato 18 miliardi di galloni di acqua tossica nei boschi tropicali dell’Ecuador, distruggendo i mezzi di sussistenza degli agricoltori locali e facendo ammalare le popolazioni indigene.
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Fitzcarraldo e Mick Jagger, la conquista dell’inutile
«Mick Jagger è venuto da noi in taxi, ma siccome l’autista si è rifiutato di procedere per gli ultimi cento metri tra le buche piene di fango, nemmeno al doppio della tariffa, l’ho trovato che camminava a tentoni al buio, in smoking e scarpe da ginnastica». A parlare è il grande visionario Werner Herzog, regista di “Fitzcarraldo”, capolavoro del 1982 che evoca la spericolata odissea amazzonica di un battello fluviale, organizzata per finanziare un grande sogno: costruire un grande teatro dell’opera a Iquitos, per farvi esibire la star dell’epoca, Enrico Caruso. Herzog affida singolari memorie al diario del suo film-limite, scritto durante i due anni e mezzo di lavorazione nella giungla, tra il giugno 1979 e il novembre 1981: un’impareggiabile avventura, tra enormi difficoltà logistiche e mutamenti nel cast che, alla fine, comprenderà Klaus Kinski e Claudia Cardinale. Mick Jagger invece sciolse il contratto, essendo troppo occupato nell’ambiente musicale: Herzog scelse di eliminare il suo personaggio piuttosto che affidarlo ad un altro attore.
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Copenaghen, le potenze emergenti e il futuro del clima
Il countdown è finito. A Copenaghen è partita la quindicesima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: il summit nel corso del quale, secondo le attese, si dovrebbero decidere i destini ambientali del pianeta. Dopo le dichiarazioni politiche dei giorni scorsi e gli incontri bilaterali fra le nazioni si è capito chiaramente che le sorti dei futuri accordi dipendereanno dagli Usa e dal gruppo noto come “Bric” e formato da Brasile, Russia, India e Cina, ovvero i paesi che hanno incrementato il proprio Pil in modo esponenziale dall’inizio del millennio.
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Il Brasile: grazie alla crisi, la salvezza dell’Amazzonia
Dalla crisi finalmente una buona notizia. Secondo il governo brasiliano la deforestazione dell’Amazzonia, il polmone del mondo, è crollata. Tra l’agosto del 2008 e il luglio del 2009 il disboscamento della più grande foresta del mondo si è ridotto del 45%. Livello più basso registrato negli ultimi 21 anni. Lo ha reso noto il governo nel corso di una cerimonia alla quale erano presenti il presidente Lula, vari ministri, nonché governatori e sindaci dei 43 municipi della regione amazzonica.
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Addio a Lévi-Strauss, grande sciamano dell’Occidente
«Con il passare degli anni, ogni giorno di più provo la sensazione di usurpare il tempo che mi resta da vivere e penso che niente giustifichi più il posto che occupo ancora su questa terra», aveva dichiarato Claude Lévi-Strauss quattro anni fa, quando non ne aveva ancora novantasette. L’ultimo grande maestro del nostro tempo, l’autore di “Tristi Tropici”, del “Pensiero selvaggio”, del “Crudo e il cotto”, ma anche di quel meraviglioso compimento che è “Guardare, ascoltare, leggere”, il pensatore che ha segnato il Novecento mettendo in questione non solo la centralità della cultura occidentale, ma anche quella dell’uomo nel sistema vivente
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Usa-Cina, il G2 che ha in tasca le chiavi del mondo
Lo pensavano da tempo in tanti, ora hanno iniziato a dirlo gli stessi partecipanti: Francia, Germania, pure il nostro primo ministro. Il G8 è, in sostanza, ormai irrilevante. Un’occasione dove mettere in scena le proteste popolari per un mondo più equo, ma non certo per raggiungere decisioni consensuali sulla direzione da dare al pianeta. Ma mentre già si dà per scontato un allargamento del “club dei grandi”, è in realtà a una relazione ben più ristretta che bisogna guardare per capire dove stiamo andando.
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Scrittore ucciso, alla sbarra Shell e signori del petrolio
Si parla ormai da anni delle aziende petrolifere, vere garanti del mantenimento in vita delle società della crescita, e di tutto quello che sono disposte a fare per mettere le mani su nuovi giacimenti piuttosto che per incrementare i propri profitti. Si sa molto sui danni ambientali o su quelli alla salute che queste compagnie causano in giro per il mondo. Nei mesi scorsi si è perfino parlato e scritto abbondantemente sulle speculazioni finanziarie che stanno dietro ad un singolo barile di petrolio. Ma non bisogna scordare un altro aspetto importante della questione petrolifera: quello dei diritti umani. E delle migrazioni che ne conseguono.
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Latouche: osare la Decrescita felice, contro la teologia del Pil
Attenti, c´è una parola nuova in orbita. Ha solo sei anni, gli stessi dell’emergenza terrorismo. È stata lanciata quasi per caso nel marzo del 2002, a un incontro dell´Unesco a Parigi. Oggi vola alta, indica una rotta luminosa in un caos di disastri