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Viene dal futuro, è la Forza che sta per cambiare il mondo
Io parlo di un messaggio diretto all’umanità. E’ il Messaggio Vitale, lo stesso citato dai Vangeli. Gesù ha definito se stesso come il “Messiah”, ovvero il messaggero, nome cancellato nel primo Concilio di Nicea, nel 325 d. C. con il dogma secondo cui Gesù è “consustanziale al Padre”, un “Dio” che avrebbe bisogno di suoi “rappresentanti” sulla Terra per comunicare con gli uomini. Il Messaggio Vitale si riconosce nel codice genetico o Dna di cui sono evidenti l’intelligenza e il contatto diretto con tutti gli organismi. Le scienze dello spazio si limitano a osservare la luce elettromagnetica, portata dai fotoni, messaggeri privi di massa, e non l’unica esistente. “C’è un’altra Luce”, è scritto nei Vangeli. Nel 1973, la fisica infine la scopre: è una Forza portata da bosoni, messaggeri massicci, capaci di animare, co-muovere le macromolecole che compongono tutti i corpi viventi. La Forza è la sintesi di due forze già note – elettromagnetica e debole – perciò chiamata “elettrodebole”. La sua scoperta è stata premiata con vari Nobel, per la teoria e per la conferma sperimentale avvenuta al Cern a Ginevra. Definita come una “nuova” forma di luce, la Forza è sempre esistita in natura, è una e trina, portata da tre tipi di bosoni vettoriali (noti come W+, Z e W-) che cooperano tra loro, ed è onnipresente.La Forza ha le stesse note attribuite a “Dio”, con una sorpresa in più: il corpo umano è in comunione naturale con il flusso dei bosoni neutri Z che possiamo chiamare “il lato luminoso”. È invisibile con gli occhi, ma sensibile come emozioni, sensazioni o intuizioni. Per me coincide con il “fiume della vita” già cantato da Eraclito 2500 anni fa, testimoniato da tanti saggi, poeti e civiltà considerate “primitive”. Non si è parlato molto di questo flusso nella divulgazione scientifica, è stato ignorato. Le relazioni tra questo flusso e i metalli, di cui sono composti gli strumenti scientifici, sono rare e difficili da osservare. Sono facili invece le sue relazioni con le molecole organiche che ci compongono, quelle che i fisici di norma non considerano. Per riconoscerle dovremmo superare i “confini” tra fisica e biologia e soprattutto riportare al centro della ricerca l’essere umano, cioè noi stessi. Citando i Vangeli, possiamo dire che questo flusso “discerne il grano dal loglio”, cioè il vivente da ciò che lo inquina. Come l’alchimista che separa il puro dall’impuro: il flusso dei bosoni Z può favorire l’alchimia, il transito dal Nigredo all’Albedo, cioè consentirci di passare dal caos, legato a Saturno e all’inverno, alla Primavera Cosmica, l’alba di una nuova era. È quello che sta succedendo, secondo me, e questo spiega perché i “potenti” cercano di provocare guerre.I “potenti” dominano il mondo con la paura e “devono” esasperarla per conservare il loro potere, perché la Forza sta mutando ciò che finora abbiamo creduto immutabile: il tempo. Il tempo comune è il giorno, legato alla rotazione della Terra che sta… rallentando. Per ben 36 volte negli ultimi 30 anni hanno aggiunto un “leap second” agli orologi atomici. Ciò significa che non c’è un unico tempo sul quale basare tutti i conti (finanze, lavoro, scienze, ecc.). Siamo alla “fine dei tempi” com’è scritto nell’Apocalisse di Giovanni, e non è la fine del mondo, ma la Rivelazione della Grande Opera che compone i tempi, suscitando in noi sensazioni. Ora abbiamo trovato la “scarpetta di Cenerentola” e non è una favola, bensì la Materia Bianca, la porzione più cospicua del nostro cervello. Questa Materia forma la “calzatura” della materia grigia – Cenerentola ridotta a un servomeccanismo – e può riportarla a un ruolo sovrano. La Materia Bianca usa un’energia oscura ed è composta di cellule speciali, dalle forme stellari: sono le cellule chiamate astrociti. Connettono ad alta velocità i neuroni, le cellule della lenta e rigida materia grigia. Per questo la Materia Bianca è anche chiamata “la metropolitana del cervello”.È la sede biologica della coscienza, secondo i neuro-scienziati; il senso d’identità che ci accompagna sempre, indipendente dall’età, dal tempo e dal momento storico, secondo me. La descrivo nel mio ultimo video “Universo organico e l’evoluzione umana”. La nostra identità è quindi data dalla materia bianca del cervello, dalla sua abilità a usare l’altra Luce che agli occhi appare “oscura”, il Messaggio Vitale o flusso dei bosoni Z, il “fiume della vita” che è eterno e unisce ogni essere vivente all’infinito universo. L’identità è il contatto con il Messaggio Cosmico che anima tutti e che quasi tutta la “conoscenza” ignora. Messaggio che mina qualsiasi potere, perché connette ogni individuo all’intera collettività umana, alla terra e al cielo; il Messaggio implica un’etica naturale, non ha bisogno di morale imposta, né di leggi che ci vincolano a un unico tempo immutabile. Il Messaggio è come un abile direttore d’orchestra, dirige gli infiniti tempi o ritmi della Grande Opera.Siamo uniti al cosmo? Sì, siamo uniti al tutto, e non solo alla misera porzione osservata che, secondo i calcoli, è appena il 5% della massa totale. Siamo uniti anche al restante 95% che non vediamo, ma che possiamo sentire, effetti dell’Intelligenza Organica che ha creato la Matrix. Intendo che siamo in una realtà virtuale di cui osserviamo lo schermo – lo spazio-tempo in 4d – e di cui ignoriamo il cyberspazio e il Messaggio Vitale, il campo o Forza che lo percorre e ci rende vivi. Se è la Forza Elettrodebole, abbiamo la conferma della millenaria tradizione ermetica. Secondo il modello standard della fisica, i tre bosoni (W+, Z e W-) sono in comunione con tre generi di materia composti ciascuno di quattro particelle, in totale dodici, come gli apostoli intorno a Gesù. I tre generi di materia possono comporre i tre corpi di ogni essere umano, quelli che la tradizione ermetica chiama fisico, eterico e astrale. Sono tutti e tre mortali ma in comunione con quello eterno, composto dei tre bosoni, il corpo igneo, o di fuoco. Quest’ultimo è l’identità eterna che oggi possiamo riconoscere più facilmente perché assistiamo a eventi travolgenti, tra cui la comparsa dell’antimateria.L’antimateria è materia con cariche e rotazioni opposte a quelle della materia. Se la materia gira in senso orario, l’antimateria in quello antiorario e proviene dal futuro che… già esiste. Non lo vediamo perché la “mela”, la magnetosfera che ci avvolge, lo nasconde. Forse per questo “mangiare la mela” è un “peccato”: significa ignorare l’eternità di cui siamo partecipi. Ora l’antimateria sta apparendo all’improvviso ovunque, persino nei nuclei atomici che compongono i corpi fisici. In noi si manifesta come sensazione di un cambio epocale. L’antimateria compare in molti modi diversi. Il più evidente è connesso ai Flash Gamma Terrestri (Tgf – Terrestrial Gamma Flashes, in inglese). Le sonde spaziali li osservano in alta atmosfera ma possono avvenire anche al suolo ed essere inosservabili, perché l’atmosfera è opaca per queste frequenze. Sono osservati 1.100 Tgf al giorno e ogni flash emette in millisecondi tanta energia quanta ne emette il sole in miliardi di anni. Inoltre i Tgf precedono i fulmini luminosi che osserviamo con gli occhi …I Flash Gamma portano antimateria, e questo è un indizio della loro provenienza: un mondo nel futuro che già esiste e ora si svela in modo improvviso, ma già annunciato da molte profezie, sin dall’antichità. I Flash Gamma sono processi nucleari e non sono nocivi come si crede; al contrario sono benefici, partecipi del grandioso Progetto della Vita. È l’evoluzione genetica, un cambio della materia organica che compone il corpo umano e consente a chi vuole di divenire il sale della terra. Guarda caso, i fisici chiamano oggi “sapore” il numero quantico che dipende dalle relazioni tra un corpo e il Messaggio, relazioni che dipendono in fondo dalla nostra volontà. Oggi possiamo contribuire a un nuovo sapore del mondo, compiere l’alchimia organica. C’è un allineamento degli “spin” nucleari che compongono il nostro corpo, una sintropia che ci può guarire dal caos, ovvero l’entropia che determina la malattia, come oggi dimostra una diagnosi ben nota, la Risonanza Magnetica Nucleare. L’allineamento implica coerenza con il Progetto della Forza e il suo lato luminoso: la libertà individuale e l’armonia collettiva.Il lato luminoso della Forza… fa pensare a “Guerre Stellari”. E’ uno dei suoi tanti nomi. In pratica è la comunione, ovvero il contatto, con il Messaggio Vitale che non vediamo, ma che sentiamo come sensazione o intuizione, creatività o innovazione. E l’attenzione al Messaggio dipende dalla nostra volontà. Io do una interpretazione particolare del termine “pane quotidiano” che nel “Padre Nostro” sembra una richiesta di nutrimento materiale. Secondo me il “pane quotidiano” è il pacchetto di ormoni secreti dalle nostre ghiandole endocrine ogni notte poco prima dell’alba. Sono centinaia di ormoni, grosse molecole organiche che appaiono dal nulla e influenzano i nostri umori. La secrezione ormonale è diretta dalla ghiandola pineale al centro della testa. Ghiandola che corrisponde al “chakra della corona”. E’ un’altra occasione per uscire dalla babele dei nomi. Chakra, in sanscrito, significa “ruota”. Secondo me, i chakra sono buchi bianchi ruotanti che emettono materia (ormoni) e sono in istantaneo contatto con i buchi neri ruotanti che, invece, l’assorbono. Molti sanno dei buchi neri in cielo. Se i chakra sono buchi bianchi ruotanti, c’è la comunione tra ogni essere umano e l’universo.Giordano Bruno parlava di “invisibili fili” che lo connettono al tutto. Oggi possiamo capire che il corpo umano è un terminale intelligente di una realtà cibernetica. Una realtà che si potrebbe paragonare a Internet, con in più l’elemento cruciale che manca a Internet: il Messaggio Vitale. Gli “invisibili fili” sono stati ritrovati. Un’équipe mondiale di astronomi ha studiato i movimenti dei nuclei di 100.000 galassie e ha riconosciuto che sono tutti allineati lungo fili. Il campo elettromagnetico impiegherebbe miliardi di anni per allinearli. Che cosa li lega all’istante? Il Messaggio, il flusso dei bosoni neutri che i fisici ora chiamano “corrente neutra debole”. Qualunque sia il nome, gli effetti sono i movimenti che ci uniscono al tutto, quelli che possiamo sentire come emo-zioni (moti del sangue – “emo” è sangue, in greco), espressioni di quella Forza straordinaria che è la Vita, capace di superare catastrofi, morire e risorgere.Ci sarà un grande cambiamento imminente sulla terra? Secondo me si, e non solo sulla superficie, ma anche nel cielo in alto e nel cuore della Terra in basso, soprattutto nella sensibilità umana. I moti in basso sono osservati dai geofisici che studiano la propagazione dei sismi – in fondo, onde acustiche. Questi moti hanno scarsa eco nei media, più attenti agli astrofisici che osservano solo le luci, cioè le onde elettromagnetiche. Inoltre l’antimateria è stata osservata anche nei nuclei atomici e potrebbe essere perciò anche nei nostri corpi, percepita come progetto, cambio imminente. Secondo certe teorie esoteriche abbiamo sette corpi? Si, è proprio così. Ho detto che la Forza comunica con tre generi di materia, per semplicità, ma è provato che comunica anche con tre generi di antimateria. Quelli di materia ruotano in senso orario, vanno dal passato al futuro, quelli di antimateria viceversa (senso antiorario), e il corpo igneo è l’eterno presente. Con il risveglio della Forza i sette corpi possono essere le sette note di un’ottava. La loro sintonia è il matrimonio alchemico, prima riservato a pochi eroi e ora, grazie al risveglio della Forza, esteso a tutti quelli che lo vogliono.Come dicono certe scuole esoteriche, certe persone cambieranno vibrazione e saranno in sintonia con i tempi e altre no. E’ probabile una selezione, in fondo un’auto-selezione. Attenzione ai nomi ingannevoli. Le “vibrazioni” sono effetti effimeri, legati all’illusoria luce elettromagnetica. Le rotazioni o “spin” coinvolgono i nuclei atomici che hanno una massa pari al 99,99% di ogni corpo. Se cambiano le rotazioni del “cuore”, il balzo è pratico e reale. Comunque questa è una realtà cibernetica, in fondo una scuola di emozioni. E lo scopo è la loro comprensione, necessaria per fondersi con l’identità vera, il corpo di luce che è eterno e non muore. È difficile dire quando si realizzerà il balzo, perché dipende anche da noi. A livello individuale molti lo stanno compiendo o lo hanno già compiuto. Il balzo collettivo potrebbe avvenire nel giro di pochi anni. La piccola mela – la magnetosfera terrestre – sta svanendo con ritmi accelerati. Secondo le accademie è uno “scudo protettivo”, ma chi sente e ama la vita sa che è una Forza cosmica e non ha alcun bisogno di protezione.Ora c’è un’altra novità, osservata anche dalla Nasa: la riconnessione magnetica tra la piccola magnetosfera terrestre e la Grossa Mela che avvolge l’intero sistema solare, l’eliosfera. Quest’ultima s’inverte ogni undici anni. La sua prossima inversione dovrebbe avvenire nel 2025 e potrebbe coinvolgere anche quella della piccola mela. Porterà catastrofi? Il cambiamento è già evidente in eventi naturali che stanno avvenendo, e non comportano catastrofi. Secondo me saranno provocate più dai conflitti umani che dalla natura. Per questo, gli “eletti” o meglio gli auto-eletti possono svolgere un ruolo importante. La natura sta ascendendo sulla scala celeste, i cui gradini sono gli “spin”. Quelli che partecipano all’ascesa – cioè compiono azioni pratiche e utili al bene comune – cambiano le proprie relazioni con il Messaggio, che così diventa più intenso e favorisce l’ascesa degli altri, pronti ad abbandonare il gradino inferiore. Quest’ultimo è dominato dal credo nel bipolarismo e/o nella lotta tra i presunti “opposti”, è il gradino che ci ha reso “nemici”. L’ascesa ci rende amici, disposti ad amare il prossimo, ad abbandonare armi e produzioni nocive, a superare i limiti, cioè capire che sono falsi.(Giuliana Conforto, dichiarazioni rilasciate a Florinda Balli per l’intervista “La Forza che sta per cambiare il mondo”, pubblicata sul sito della Conforto, luglio 2017. Astrofisica, impegnata di una intensa azione divulgativa, la professoressa Conforto ha pubblicato recenti ricerche come quella su Giordano Bruno, le cui rivelazioni vengono messe in relazione diretta con le più recenti scoperte scientifiche. Florinda Balli è giornalista, traduttrice e scrittrice, autrice di romanzi premiati).Io parlo di un messaggio diretto all’umanità. E’ il Messaggio Vitale, lo stesso citato dai Vangeli. Gesù ha definito se stesso come il “Messiah”, ovvero il messaggero, nome cancellato nel primo Concilio di Nicea, nel 325 d. C. con il dogma secondo cui Gesù è “consustanziale al Padre”, un “Dio” che avrebbe bisogno di suoi “rappresentanti” sulla Terra per comunicare con gli uomini. Il Messaggio Vitale si riconosce nel codice genetico o Dna di cui sono evidenti l’intelligenza e il contatto diretto con tutti gli organismi. Le scienze dello spazio si limitano a osservare la luce elettromagnetica, portata dai fotoni, messaggeri privi di massa, e non l’unica esistente. “C’è un’altra Luce”, è scritto nei Vangeli. Nel 1973, la fisica infine la scopre: è una Forza portata da bosoni, messaggeri massicci, capaci di animare, co-muovere le macromolecole che compongono tutti i corpi viventi. La Forza è la sintesi di due forze già note – elettromagnetica e debole – perciò chiamata “elettrodebole”. La sua scoperta è stata premiata con vari Nobel, per la teoria e per la conferma sperimentale avvenuta al Cern a Ginevra. Definita come una “nuova” forma di luce, la Forza è sempre esistita in natura, è una e trina, portata da tre tipi di bosoni vettoriali (noti come W+, Z e W-) che cooperano tra loro, ed è onnipresente.
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La Rowling: solo il fallimento ci insegna il potere della vita
Ho deciso di parlare dei vantaggi del fallimento. E voglio esaltare l’importanza fondamentale dell’immaginazione. Mezza vita fa, quando avevo 21 anni, ero convinta che l’unica cosa che avrei voluto fare era scrivere romanzi. Tuttavia, i miei genitori, entrambi provenienti da un ambiente povero (nessuno di loro era stato all’università) pensavano che la mia immaginazione iperattiva fosse solo un hobby divertente, che mai avrebbe pagato un’ipoteca o assicurato una pensione. Ora so che l’ironia colpisce con la forza di un’incudine, come nei cartoni animati. Così, i miei speravano che avrei preso una laurea professionale, mentre io volevo studiare la letteratura inglese. Fu raggiunto un compromesso, che poi non ha soddisfatto nessuno. Non ricordo di aver mai detto ai miei che stavo studiano i classici: l’avrebbero scoperto solo il giorno della laurea. Di tutte le materie pratiche di questo pianeta, non sarebbe stato facile trovarne una meno utile della mitologia greca. Chiarisco, tra parentesi, che non biasimo i miei: c’è una data di scadenza, entro la quale i genitori possono guidarti nella direzione sbagliata, ma dal momento in cui sei abbastanza grande per prendere il timone, la responsabilità è tua. Inoltre, non posso criticarli per aver sperato che non avrei mai sperimentato la povertà. Erano stati poveri, e lo sono stata anch’io. E sono d’accordo con loro: la povertà non è un’esperienza che nobiliti.
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Zurlini: quelli che cercano i super-poteri nella New Age
Il fenomeno della New Age ci ha portati nel mondo dei chakra, della kundalini, della meditazione, della respirazione forzata, delle iniziazioni a pagamento ed ha alimentato, con l’esaltazione della “tecnica” da imparare in seminari di un giorno in grandi auditorium, il desiderio di “saltare i gradini” per acquisire i poteri sulla materia. Ha presentato ai curiosi e ai ricercatori, la “Via Veloce del Potere” e dell’Energia da manipolare a piacimento, partendo da una base egoistica. In altre parole, ha presentato la possibilità di acquisire Potere personale, senza gli altri due punti del triangolo basilare della Vita Universale: l’Amore e l’Intelligenza. Praticare tecniche fisiche o mentali per accelerare la realizzazione dei propri desideri, permette un grande afflusso di energia sul Plesso Solare, il Centro Sacrale, il Cuore e la Gola. Questo prova congestioni, problemi fisici e psichici. Anche se molti partono da “buone intenzioni”, quest’ultime non bastano. L’energia è neutra e non guarda le intenzioni di partenza, ma espande quello che trova! Le fasi alchemiche di trasformazione di sé richiedono pazienza e anni di lungo e lento lavoro, quelli che vogliono tutto e subito rischiano di bruciare tutto e rovinare la “cottura”…All’inizio non ci si accorge di questi “errori spirituali”, poi pian piano si avverte di essere sotto l’effetto di forze fisiche, emotive e mentali che hanno aumentato gli impulsi sessuali, hanno aumentato l’irascibilità, la separatività, la critica continua verso chi pratica forme diverse di ricerca spirituale, l’egoismo, l’insensibilità verso gli eventi negativi (esempio: “questo evento negativo accaduto a queste persone non mi tocca per niente, perché è il loro karma negativo che li sta punendo”), oppure l’indifferenza verso i bisogni degli altri, nonostante i mantra, gli esercizi di risveglio e le tecniche utilizzate per attrarre a sé il partner e la macchina nuova, si rimane ancora fondamentalmente egoisti, separativi e con il “cuore chiuso”. Ci sono persone che dopo dieci anni di meditazioni sono diventate peggio di prima, poiché non avendo seguito un solo percorso, hanno mescolato (senza uso del discernimento e la saggezza di una Guida dal cuore puro) fra di loro diverse energie creando ingorghi e blocchi energetici. Questo non aiuta l’umanità a prendere fiducia e iniziare un cammino di risveglio su scala più ampia, ma permette all’opinione pubblica di aumentare la separazione e il giudizio, creando maggiore conflitto tra materialità e spiritualità.I grandi problemi dei Movimenti Spirituali, delle Scuole Esoteriche, delle Chiese e della moltitudine di insegnanti e guide spirituali, sono sempre stati la coerenza e l’esempio. Il fatto, cioè, della contraddizione tra il parlato e il vissuto. Perché questo? Perché noi stiamo vivendo in un periodo storico in cui lo “spirituale” sta emergendo sempre più potentemente come reazione al materialismo dilagante. Molti quindi si dedicano allo spirituale e all’esoterismo, entrano in scuole e movimenti vari. Perché lo fanno? Alcuni perché sono in crisi esistenziale e pensano di risolverla col Divino e con le tecniche spirituali. Quindi per sollievo. Altri perché hanno paura del mondo e dunque si ritirano in luoghi appartati, comunitari, eco-villaggi, ecc. Altri ancora perché hanno bisogno di lavorare e di affermarsi e trovano nello “spirituale” un terreno molto fertile. Si guadagna bene e possono dispensare consigli di vita e promesse miracolose di illuminazione a tutti gli inconsapevoli. Così fanno del male a se stessi e anche agli altri, rovinando la credibilità di Scuole, Movimenti, Insegnanti e Guide.Sono pochi purtroppo quelli che nello Spirituale riconoscono se stessi come strumenti di servizio verso l’umanità e la Natura. Proprio questa è stata la crisi delle Religioni, delle Scuole e dei Movimenti Spirituali: la mancanza di credibilità. Perché, a parole, tutti dicono frasi molto belle e meravigliose ma poi nei fatti si comportano all’opposto perché non sono pronti al servizio, nel quale si deve dimenticare se stessi per cercare di aiutare gli altri ad evolvere. Molti hanno ancora bisogno di affermare se stessi e di compiere la loro esperienza nell’ego e nella personalità. Anche se l’Anima fa sentire la sua voce e chiama il suo discepolo, egli è ancora perso nel successo e nell’auto realizzazione attraverso lo spirituale. Bisogna porre attenzione a quel mondo dell’energia che è stato presentato in modo estremo e parossistico, tipicamente infantile e adolescenziale (es. l’apertura dei chakra a tutte le ore, le attivazioni di codici numerici a pagamento, “pulizia del karma” con una passata della mano, magliette che trasformano l’aura, canalizzazioni di ogni tipo con angeli, santi, morti, ecc.).Il Sentiero Spirituale è un’esperienza di Magia e Alchimia, di Osservazione lenta e paziente nella conoscenza di se stessi, di lavoro profondo sul dolore del proprio sistema familiare, di manipolazione di energia psichica e spirituale fatta in modo totalmente consapevole e ordinato. E soprattutto non è un processo veloce (dove basta la lettura di un paio di libri) per imparare l’arte. Il primo passo, basilare e fondamentale è la “purificazione” dei corpi. Solo questo protegge l’individuo dalla forza che sta muovendo. Nelle antiche Scuole non si permetteva mai di meditare quando l’Aspirante aveva una bassa vitalità, emozioni ancora negative o pensieri di critica e separazione perché, come abbiamo detto prima, la meditazione rafforza quello che trova! Prima occorre purificare i veicoli con vari esercizi fisici, emotivi e mentali, bisogna radicare una visione elevata nel cuore e nella mente dell’aspirante, insegnandogli ad alimentarsi senza intossicarsi. A relazionarsi con gli altri senza intossicarsi. A lavorare quotidianamente senza farsi depredare dal lavoro stesso. Ci sono persone che mangiano al ristorante (carne e formaggi) fino alle metà pomeriggio, e con il corpo pieno di cibo (e tossine), di sera, fanno la loro meditazione e la loro pratica spirituale! Questa è follia pura.Studiare e leggere, meditare, volere educare se stessi e l’ego a sviluppare la comprensione amorevole, la consapevolezza di sé, il perdono e la gioia, tenendo però il tutto solo sul piano mentale, senza azione, crea una congestione energetica. Se sul piano dell’azione, quello quotidiano e ordinario, con la propria famiglia, datori di lavoro, colleghi, amici e partner, si esprimono solo le forze della personalità, quelle ordinarie e conformi alla norma della massa, questo fa sbagliare strada e ritarda notevolmente il progresso sul Sentiero Evolutivo. In ultimo, ma non per complicare le cose, ma solo per esigenza di totale chiarezza: il Sentiero Spirituale non è mai repressivo, chiuso, forzato, bensì spontaneo, fatto di entusiasmo e gioia. Se c’è tristezza, eccessivo rigore, incapacità a sorridere di sé, freddezza, critica verso tutti gli altri movimenti spirituali e insegnanti, separatività e mancanza di collaborazione col “diverso da sé”, allora è bene riflettere: si sta sbagliando qualcosa! Che il fuoco del discernimento di questo scritto possa essere utile ai cercatori della verità sugli errori da evitare e la strada da percorrere al meglio.(Andrea Zurlini, “Le trappole sul sentiero spirituale”, dal blog di Zurlini del 18 dicembre 2016).Il fenomeno della New Age ci ha portati nel mondo dei chakra, della kundalini, della meditazione, della respirazione forzata, delle iniziazioni a pagamento ed ha alimentato, con l’esaltazione della “tecnica” da imparare in seminari di un giorno in grandi auditorium, il desiderio di “saltare i gradini” per acquisire i poteri sulla materia. Ha presentato ai curiosi e ai ricercatori, la “Via Veloce del Potere” e dell’Energia da manipolare a piacimento, partendo da una base egoistica. In altre parole, ha presentato la possibilità di acquisire Potere personale, senza gli altri due punti del triangolo basilare della Vita Universale: l’Amore e l’Intelligenza. Praticare tecniche fisiche o mentali per accelerare la realizzazione dei propri desideri, permette un grande afflusso di energia sul Plesso Solare, il Centro Sacrale, il Cuore e la Gola. Questo prova congestioni, problemi fisici e psichici. Anche se molti partono da “buone intenzioni”, quest’ultime non bastano. L’energia è neutra e non guarda le intenzioni di partenza, ma espande quello che trova! Le fasi alchemiche di trasformazione di sé richiedono pazienza e anni di lungo e lento lavoro, quelli che vogliono tutto e subito rischiano di bruciare tutto e rovinare la “cottura”…
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Le truffe della “spiritualità” e il Manuale del Partigiano Zen
Ti si sono aperti tutti i chakra e stai fluendo in sincronia perfetta con l’esistenza? Senti l’amore cosmico che ti fa salire la kundalini? Sei certo di essere a un passo dall’illuminazione? Senti energeticamente, dici che tutto è Uno, vedi le vite passate, hai preso 23 livelli di Reiki e hai 5 nomi sannyasin? Sei convinto che il mondo sia un’illusione e te ne freghi di tutto? O hai davvero qualcosa da insegnarci, o com’è più probabile, ci sei davvero dentro fin sopra il collo. Sei infettato dall’ego spirituale, un altro astuto nemico sulla strada verso la vittoria. L’ego spirituale è una delle più astute maschere dell’Io. È l’uso e il consumo di tutto ciò che è “spirituale” per la gratificazione dell’ego. È il nuovo vestito di quel vecchio ego che prima faceva classifiche mondane e misurava chi era il più figo, ma ora vuole accumulare cose nel mondo dello spirito. Però la puzza dell’ego è sempre la stessa. Solo che adesso vuole farsi bello con conquiste interiori, cambiamenti metafisici, seminari che danno i superpoteri, terapie che guariscono da tutti i problemi, ricette belle e fatte sulla felicità permanente.L’ego spirituale non guarda in faccia a nessuno, anche se spesso le sue prede preferite sono le persone sensibili, idealiste, sognatrici. L’ego spirituale è subdolo e pericoloso, perché meno visibile, molto astuto e più difficile da smascherare. Cerca di pompare la tua presunta intelligenza e la tua cosiddetta saggezza spacciandoli per verità e alla fine ci caschi anche tu. Le persone in preda all’ego spirituale sono in genere anime belle che cercano rifugio dal loro disagio in quello che ritengono il mondo dello spirito. Non bisogna dimenticare che la stragrande maggioranza delle persone arriva a un percorso “spirituale” perché avverte sofferenza e disagio, perché è in crisi, perché è confusa; e questo è sacrosanto, naturale. Essere in crisi è la porta di accesso al cambiamento e all’evoluzione, e tutti, prima o poi, passiamo di lì. Ma a volte ci si attacca forzatamente anche alle nostre presunte conquiste interiori per paura di restare vuoti e senza appigli. Dopo che hai sofferto trovi un insegnamento o qualcosa che ti fa stare bene: pensi di essere arrivato, di aver trovato la chiave, “the secret”, e ti dici: finalmente, ora ho capito! Così rischi di cristallizzarti in una nuova identità spirituale.Dietro c’è il bisogno di considerazione e di approvazione, e la voglia di fuggire dalle cose che non hai risolto. Indossare il nuovo vestito spirituale è una nuova bellissima e illusoria sicurezza: ti senti maggiormente accettato, ti piace avere un certo tipo di potere (io ti posso guarire!), di conoscenza, di amicizie, o un nuovo nome spirituale; senti che puoi avere le risposte, ti senti più utile, figo, sicuro, protetto, arrivato. Non c’è niente di male, ma è sempre il giochino dell’ego che prima o poi si romperà, e tu dovrai fare i conti con quelle cose che ti hanno legato all’ego spirituale: la ricerca di sicurezza, di potere, la paura di non essere accettato, il bisogno d’amore, la mancanza di senso, il dolore e l’angoscia, il desiderio di essere visto. Ecco che il mondo spirituale ti offre una meravigliosa occasione: prendi otto iniziazioni, fai diecimila corsi diversi cercando di risolverti, vuoi l’illuminazione in tre giorni, cerchi nelle presunte coincidenze la conferma a una tua credenza, leggi 10.000 frasi spirituali senza metterne in pratica nemmeno una. Vuoi diventare qualcuno nel mondo dello Spirito, ma attento, perché se incontri un vero Maestro diventerai Nessuno.Il grande pericolo di tutte le esperienze mistiche – esperienze di illuminazione, liberazione, e così via – è che verranno utilizzate dall’ego e trasformate in materiale usato dall’ego per i suoi fini. Quando il contesto della vita di un individuo è l’auto-referenzialità egoica – vale a dire che l’identificazione è con l’ego come unità separata – le esperienze mistiche, i momenti di illuminazione, le credenziali spirituali, diventano tutti beni potenzialmente pericolosi. La “valuta” della verità può essere velocemente scambiata per la valuta dell’ego, e tali esperienze ben presto diventano un altro ancora dei mezzi dell’ego per rafforzare il suo potere nella sua lotta contro la vera liberazione. L’ego può tentare e tenterà di trasformare tutto a suo beneficio. Ecco perché l’ambito delle esperienze mistiche e di illuminazione è così pericoloso. È proprio perché il loro valore è così alto per il sé essenziale che tali esperienze sono così interessanti, e anche minacciose, per l’ego.L’ego vuole fortificarsi, e vuole anche bloccare efficacemente la liberazione che percepisce come la propria fine. Perciò, diventare un “ego spirituale” è un travestimento geniale attraverso cui infiltrarsi nella vita spirituale sincera dell’individuo e sedurre la sua attenzione distogliendola dalla Verità o da Dio (M. Caplan). Anche l’esperienza della cosiddetta illuminazione (così ambita dall’ego spirituale) è sostanzialmente un’illusione egoica. Non che non esista l’illuminazione, ma l’ego non si può illuminare, quindi da questo punto di vista tu in quanto identità non ti illuminerai mai. Il tuo ego vuole una cosa per la quale è necessaria la sua morte e quindi volersi illuminare è una contraddizione in termini. La parola “spirituale” è una parola molto pericolosa, che ha creato spesso divisioni e fraintendimenti, e che io a questo punto abolirei e la sostituirei con naturale. Ecco, non mi diventare spirituale, diventa naturale! Scopri il tuo essere vero, autentico, selvaggio, musicale, libero, incondizionato, ignoto. Non ti atteggiare da quello che ci ha capito qualcosa. Lo sappiamo tutti che non sai niente! Sii quel niente!Una autentica ricerca spirituale ti mostra l’illusione dell’identità personale, ma allora come farai a far cadere la tua identità spirituale? Se sei un praticante spirituale, un maestro di meditazione, un grande ricercatore della via, un terapeuta dello spirito, un facilitatore olistico, un sannyasin o un religioso fervente, sei potenzialmente più nei casini che se fossi uno spazzino o un pizzaiolo. A un certo punto il giudice interiore ti romperà le scatole dicendoti: ma sono anni che ti occupi di queste cose, e guarda: non ti sei illuminato, ogni tanto stai da culo, a volte non sai che pesci pigliare, dio non sai dove sta di casa, e pretendi di aiutare gli altri e di mostrare loro la via? Oppure sarai così su di giri al pensiero di essere su un percorso spirituale da pompare l’ego finché non scoppia come un palloncino. Spesso si fugge dal dolore e dalla sofferenza attraverso qualcosa di spirituale, ma a volte proprio il dolore e la sofferenza sono “spirituali’’, nel senso che possono essere preziosi strumenti per comprendere, evolvere, amare. Stare con quello che c’è non è facile, ma è prezioso, disarmante, ed è la chiave del vero cambiamento.Se smettiamo di cercare, cosa ci resta? Ci resta ciò che è sempre stato qui, al centro. Dietro alla ricerca c’è l’angoscia, c’è il disagio. Quando lo capiamo, vediamo che il punto non è la ricerca, ma l’angoscia e il disagio che spingono a cercare. Capire che cercare all’esterno non è la via, è un momento magico. Ci rendiamo conto che qualunque cosa cerchiamo, saremo sempre delusi (C. Joko Beck). Se vai alla radice, se hai il coraggio di non prenderti per il culo, se vai a guardare come ti manipoli, se riconosci con coraggio come e quanto ti sei voluto ingannare, se lasci bruciare il tuo cuore in fiamme, se attraversi con pienezza quel dolore… allora diventi sempre più leggero e la luce inizia a filtrare. Io sono stato in India, ho fatto gruppi di terapia, ho conosciuto il mondo di Osho, ho conosciuto Maestri e persone meravigliose, mi hanno dato un nome spirituale, ho studiato tecniche di meditazione, ho girato in tondo come i sufi, ho recitato mantra, ho fatto viaggi sciamanici, e tante altre cose.Senza portare nessuna bandiera e senza sposare nessun credo, volevo e dovevo esplorare tutto questo perché in questa ricerca c’è sicuramente qualcosa che vale la pena. E ancora non ho finito. E quindi? Cosa ho compreso di essenziale? Quello che non ho mai perso e non potrò perdere. Questo semplice spazio di non sapere, questo cuore vulnerabile, questo lasciar andare quello che non sono. La Vita che spinge per riconoscere se stessa. Non c’è altro. E’ bellezza. E più comprendo e più non so. E’ tutto qui, per fortuna. L’unica Vera spiritualità è la totale autenticità verso ciò che sta accadendo nella tua Vita in questo momento. Alleluia.(“Ricerca spirituale a chi?! Cazzi e mazzi della ricerca spirituale”, estratto dal “Manuale del Partigiano Zen”, 22 agosto 2016).Ti si sono aperti tutti i chakra e stai fluendo in sincronia perfetta con l’esistenza? Senti l’amore cosmico che ti fa salire la kundalini? Sei certo di essere a un passo dall’illuminazione? Senti energeticamente, dici che tutto è Uno, vedi le vite passate, hai preso 23 livelli di Reiki e hai 5 nomi sannyasin? Sei convinto che il mondo sia un’illusione e te ne freghi di tutto? O hai davvero qualcosa da insegnarci, o com’è più probabile, ci sei davvero dentro fin sopra il collo. Sei infettato dall’ego spirituale, un altro astuto nemico sulla strada verso la vittoria. L’ego spirituale è una delle più astute maschere dell’Io. È l’uso e il consumo di tutto ciò che è “spirituale” per la gratificazione dell’ego. È il nuovo vestito di quel vecchio ego che prima faceva classifiche mondane e misurava chi era il più figo, ma ora vuole accumulare cose nel mondo dello spirito. Però la puzza dell’ego è sempre la stessa. Solo che adesso vuole farsi bello con conquiste interiori, cambiamenti metafisici, seminari che danno i superpoteri, terapie che guariscono da tutti i problemi, ricette belle e fatte sulla felicità permanente.
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Dario Fo: io, ladro per amore. Innamorato della meraviglia
Creare meraviglia vuol dire suscitare l’incanto in chi ti guarda. E attraverso il coinvolgimento passano al pubblico molte cose, per questo fare teatro è il mestiere più straordinario del mondo. Sono sempre stato un ladro: di conoscenze, di sapere, di esperienza. Ho guardato i miei amici lavorare, li ho ascoltati e ho rubato, da tutti un po’. Quando ero ragazzino andavo in campagna a dipingere con i pittori adulti: li osservavo attentamente, copiavo. E pure all’Accademia. Io raccontavo storie, favole. Mi esibivo. Come giullare ero già famoso. E poi io chiedevo a mia volta di farmi vedere come si facevano le cose: ho sempre imparato rubando. Gaber, Jannacci mi chiamavano maestro: sono stati i primi. Ho insegnato loro alcune cose… Cadenzare senza esagerare, stare in scena naturalmente. Gli consigliavo di parlare con il pubblico, di creare un rapporto con chi li ascoltava. Ho avuto una fortuna esagerata nella mia vita. Tutto quello che andava male, le crisi, i momenti distruttivi si sono sempre capovolti. Mi sono trovato spostato dal vento verso orizzonti diversi, cambiamenti, novità. Nessun rimpianto, davvero.I libri più importanti della mia vita? Tantissimi. “Memorie di un ottuagenario”, di Ippolito Nievo, che ho letto da ragazzo e amato moltissimo. Fino a un certo punto sono stato un vorace lettore di romanzi. Adoravo Dos Passos e Hemingway. Poi a un certo punto avevo delle curiosità che volevo togliermi, sulla storia per esempio. Ho cominciato a leggere saggi e pubblicazioni scientifiche. Se il giorno in cui mi hanno assegnato il Premio Nobel è stato il più bello della mia vita? No! Il giorno più bello è stato quando è finita la guerra: ricordo come se fosse ieri la festa dei paesi, mentre si allontanava l’incubo della morte, delle bombe, di quella distruzione orrenda. Quando ho vinto il Nobel con Franca ci siamo detti: ‘Adesso non montiamoci la testa’. E abbiamo ricominciato a lavorare.Cos’è la vecchiaia? Perché lo chiedete a me? Io non mi sono accorto di nulla. Ogni tanto qualcuno mi diceva: ‘Guarda che tra un po’ compi novant’anni’, e io non ci davo peso. La vecchiaia ti viene addosso, all’improvviso. Io però mi sento anziano, non vecchio. E spiego perché: i vecchi sono conservatori, sono nostalgici. Non fanno che ripetere ‘ai miei tempi’, hanno una mentalità chiusa, a volte ottusa. Non accettano le cose nuove, ridono poco. Sono ostili alla diversità. Io non mi trovo bene con quelli della mia età: peraltro i vecchi di solito votano a destra. E io a destra mai!(Dario Fo, dichiarazioni rilasciate a Silvia Truzzi per l’intervista che il grande attore, morto il 13 ottobre 2016, aveva concesso al “Fatto Quotidiano” in occasione dei suoi 90 anni, il 24 marzo).Creare meraviglia vuol dire suscitare l’incanto in chi ti guarda. E attraverso il coinvolgimento passano al pubblico molte cose, per questo fare teatro è il mestiere più straordinario del mondo. Sono sempre stato un ladro: di conoscenze, di sapere, di esperienza. Ho guardato i miei amici lavorare, li ho ascoltati e ho rubato, da tutti un po’. Quando ero ragazzino andavo in campagna a dipingere con i pittori adulti: li osservavo attentamente, copiavo. E pure all’Accademia. Io raccontavo storie, favole. Mi esibivo. Come giullare ero già famoso. E poi io chiedevo a mia volta di farmi vedere come si facevano le cose: ho sempre imparato rubando. Gaber, Jannacci mi chiamavano maestro: sono stati i primi. Ho insegnato loro alcune cose… Cadenzare senza esagerare, stare in scena naturalmente. Gli consigliavo di parlare con il pubblico, di creare un rapporto con chi li ascoltava. Ho avuto una fortuna esagerata nella mia vita. Tutto quello che andava male, le crisi, i momenti distruttivi si sono sempre capovolti. Mi sono trovato spostato dal vento verso orizzonti diversi, cambiamenti, novità. Nessun rimpianto, davvero.
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La meglio gioventù è questa, che scava tra le macerie
Ero a L’Aquila, come volontario. Pareva il fronte. Un veneto di ventotto anni mi passava le brande da campo, mentre un toscano ed io, le posizionavamo dentro la tenda, qualificati da anni di corsi ed esercitazioni. Eravamo stanchi insieme; nei giorni passati tra le macerie, fusi nel nostro essere italiani. Contrariamente al pensiero comune, fratello è chi parla la mia lingua, riconosce il mio confine e condivide la mia tragedia. Amico è tutto il resto. Sardi, veneti, laziali, toscani. Liceali, universitari, disoccupati, già sposati. Giovanotti già dati per dispersi nelle pagine della storia. L’Aquila, Emilia Romagna, Genova. Amatrice. Centro Italia. La meglio gioventù, spala e scava. La meglio gioventù sta tra fango e macerie, la trovi là, a donare il proprio sangue, non la cercate nelle rivolte di piazza, i tempi cambiano. Non la cercate in un bonifico, è squattrinata, né a chiedere un mutuo o nei parchi, nei villaggi vacanze, tra le tette della donna o negli aeroporti verso l’estate arrembante; neanche nelle sezioni di partito. Non esistono più.Che la terra abbia tremato o si sia sciolta come il pianto dei disperati, la gioventù d’Italia ha risposto all’appello. Una corsa, vera, che fotografa i tempi. Non c’è colore, né distinzione. Un minimo comune multiplo, una linea di continuità, non esclusivamente tappe di un unico dolore. Tra drammi incredibili che piegano i rami carichi di una quercia stanca in mezzo al Mediterraneo. Tra drammi che sono, però, un segnale che incarna una speranza da non sottovalutare, rappresentano un esempio. Se il divenire storico vuole etichettare i propri eventi per ricordare dove li aveva messi, allora forse, ci siamo. Forse sarà questo che identificherà la “Generazione Duemila”, quella dei millenials – ufficialmente buona a nulla, lobotomizzata su un divano, costretta a pensarla alla stessa maniera, a frequentare vernissage o a fraternizzare con le Ong, a dimenticare davanti alla Playstation, annichilita e vecchia tuffarsi in un tormentone per avere un’overdose di vitalità, costretta a morire intirizzita ancora prima dei vent’anni – che come un milite ignoto, esiste senza un nome, un cognome, un volto. Allora sarà questo agire spontaneo e ripetuto che potrebbe offrirle un appellativo, fornendole una carta d’identità agli occhi della storia, come prima d’essa, ogni blocco generazionale.Tragedie in cui i giovani italiani c’erano, al pieno della loro gioventù, delle loro braccia forti e di un cuore pulsante. Come nel lontano 1966, con l’Inghilterra, per la prima ed unica volta, campione del mondo e Firenze sotto strati d’acqua e miseria, si rivedono i fanti della dignità. Volontari. Ragazzi e ragazze, figli della normalità, con i jeans sporchi ed i calli alle mani, come i loro padri. Con la divisa gialla e blu, con quella rossa. Una cordata che va oltre il senso bigotto e populista di solidarietà, un esercito armato di pala e piccone che supera le mode ed accorre, si scrolla da dosso la muffa da annichilimento ed accorre, lascia a casa fidanzata e genitori, curriculum, portfolio, disoccupazione ed accorre. Nessuna santificazione in un estasi di Gloria, piuttosto un segnale di vita: i giovani d’Italia ci sono. Spicca un ritorno all’origine che ossigena le anime e rinvigorisce la coscienza nazionale. Si torna a vedere esempi puliti tra i pezzi di case venuti giù come un apocalisse di stelle cadenti. Come per L’Aquila, l’Emilia Romagna, Genova, Amatrice e per tante altre ferite, c’erano i volontari della Protezione Civile, della Croce Rossa Italiana, con le proprie divise, le chiamate a casa per rassicurare ed i panini a pranzo e cena tra una tenda da montare e brandelli di muro da buttar via.Dunque occorre necessariamente riflettere. Proprio come i coetanei classe ’66, divisi tra rivoluzioni culturali, pantaloni a zampa e capigliature alla Paul McCartney, anche i nostri, noti alle cronache per essere figli mai liberi della crisi di un’epoca, dei valori, dell’etica e del buon senso, lavoratori a prestazione gratuita, senza speranza, senz’arte né parte, tormentoni o stereotipi, bendati verso il futuro, stanno raggiungendo la redenzione agli occhi della storia? Forse l’emblema della Generazione Duemila potrà essere proprio il cuore grande, che va oltre ogni cosa, oltre il nichilismo, la velocità siderale, la plastica, il denaro, l’ingozzamento dei nostri tempi? Forse l’appellativo di questa generazione sarà “volontaria”. Potremmo pensare di ricordare, prima di sprofondare nell’oblio da Tablet sul divano, la generazione degli anni ’10 come i ragazzi del soccorso, la “Generazione Duemila”, quella dei volontari. E per pietà, non copriate ciò che vuole andare oltre con nessuna passerella elettorale, con nessuna passeggiata mediatica.(Emanuele Ricucci, “La meglio gioventù sta tra le macerie – la Generazione Duemila, quella dei volontari”, dal blog “Contraerea” su “Il Giornale” del 26 agosto 2016).Ero a L’Aquila, come volontario. Pareva il fronte. Un veneto di ventotto anni mi passava le brande da campo, mentre un toscano ed io, le posizionavamo dentro la tenda, qualificati da anni di corsi ed esercitazioni. Eravamo stanchi insieme; nei giorni passati tra le macerie, fusi nel nostro essere italiani. Contrariamente al pensiero comune, fratello è chi parla la mia lingua, riconosce il mio confine e condivide la mia tragedia. Amico è tutto il resto. Sardi, veneti, laziali, toscani. Liceali, universitari, disoccupati, già sposati. Giovanotti già dati per dispersi nelle pagine della storia. L’Aquila, Emilia Romagna, Genova. Amatrice. Centro Italia. La meglio gioventù, spala e scava. La meglio gioventù sta tra fango e macerie, la trovi là, a donare il proprio sangue, non la cercate nelle rivolte di piazza, i tempi cambiano. Non la cercate in un bonifico, è squattrinata, né a chiedere un mutuo o nei parchi, nei villaggi vacanze, tra le tette della donna o negli aeroporti verso l’estate arrembante; neanche nelle sezioni di partito. Non esistono più.
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Gender a scuola, i bambini e l’orco. Ma la famiglia dov’è?
Gender: tutti diversi, tutti uguali. Bellissimo, ma se poi la faccenda scappa di mano e la scuola diventa il paradiso degli orchi? A rimetterci sarebbero loro, i minori. A meno che non entri in scena un soggetto troppo spesso assente: la famiglia, con le sue responsabilità educative. «Quando sentii parlare di questa teoria e della sua diffusione nelle scuole, lì per lì pensai a una bufala perché veniva proposta come una specie di invito esplicito alla masturbazione e all’omosessualità anche per i bambini delle elementari e dell’asilo». L’ideologia Gender in classe? Superficialmente, scrive Paolo Franceschetti, si potrebbe credere che tutta la questione si riduca a un derby tra gay e omofobi, sinistra progressista e Vaticano conservatore. Già il governo Letta invitava gli insegnanti a educare alla diversità (“Rosa e i suoi due papà hanno comprato tre lattine di tè freddo al bar; se ogni lattina costa 2 euro, quanto hanno speso?”). «La necessità di approfondire la questione – ammette Franceschetti – mi è venuta quando ho letto che il ministro dell’istruzione minacciava querele contro chi osasse sostenere che la riforma Renzi introducesse la teoria Gender».A livello teorico, tutto nasce dagli studi di Margareth Mead, che dimostrano che i ruoli possono benissimo ribaltarsi, come in certe società tribali dell’Oceania: le donne a caccia, gli uomini a casa a farsi belli. Succede anche da noi, scrive Franceschetti nel suo blog: c’è l’amico Maurizio, «che fa il supermacho superscopatore, ma in privato mi confessa che gli piacciono le gonne e i vestiti femminili e quando è solo si veste con le scarpe coi tacchi della moglie». E all’opposto c’è l’amica Ambra, a cui domandi “cosa facciamo stasera?” e ti risponde “andiamo a tirare col fucile”, e al poligono «fa cento colpi e cento centri, una cosa mai vista in vita mia». Autore di clamorose denunce sul “lato oscuro del potere” (gli omcidi rituali, il Mostro di Firenze, la misteriosa setta criminale denominata Ordine della Rosa Rossa), l’ex avvocato Franceschetti, autore di un recentissimo libro, “Le Religioni”, che indaga sulla comune matrice spirituale delle grandi confessioni religiose del pianeta, si è anche distinto per i ripetuti allarmi lanciati in favore dei minori: ne spariscono troppi, anche in Italia. Centinaia, ogni anno. Dove finiscono? Nel traffico di organi e nelle reti potentissime dei pedofili d’alto bordo.Di fronte alle istanze “Gender”, Franceschetti riconosce che «la rigida divisione tra sessi che per secoli ha dominato la società ha portato, e porta tuttora, a degli squilibri». Una donna in carriera è considerata “poco femminile” e temuta dagli uomini, mentre un uomo “casalingo” «è visto con sospetto, come un parassita nullafacente». L’uomo che va con molte donne «è guardato con ammirazione», mentre la donna che ha molti uomini «è quasi sempre una troia». La divisione in sessi? Ha penalizzato chiunque, uomo o donna, rifiutasse gli obblighi sociali. «Non parliamo poi delle problematiche che sorgono se una persona vuole cambiare sesso, o se durante il matrimonio scopre di avere tendenze omosessuali». La teoria Gender vuole sicuramente «porre rimedio a questo stato di cose, introducendo una nuova mentalità, rispettosa delle differenze individuali, per educare la popolazione a una nuova concezione della sessualità e delle differenze di genere». E fin qui, tutto bene. Si prefigura «un meraviglioso mondo, dove l’uomo che voglia andare in giro con i tacchi a spillo e il rossetto venga rispettato, così come una donna che si metta a ruttare e fare a braccio di ferro bestemmiando al bar».Idem per i piccoli: «Nessun trauma arrivi a un bambino che sia allevato da due papà o due mamme, perchè la salute psichica del bambino si misurerà in funzione dell’affetto e degli insegnamenti che riceve, e non dal fatto che abbia necessariamente un padre maschio e una mamma femmina». Ma le ricadute pratiche? Utile leggere il dossier “Standard per l’educazione sessuale in Europa”, commissionato dall’Oms, per capire cosa si vuole fare nelle scuole. Rispetto, equilibrio, attenzione: un documento “amorevole”. Ma «il bello viene da pagina 37 in poi, dove ci sono le direttive sintetiche che gli insegnanti di educazione sessuale dovrebbero applicare sui bambini di varie fasce di età». Sono 144 disposizioni: «Il problema sorge per solo una ventina di direttive in tutto, sparse qua e là quasi innocentemente», specie quelle rivolte ai bambini dai 9 ai 12 anni. L’educatore deve «mettere il bambino in grado di decidere se avere esperienze sessuali o no, effettuare una scelta del contraccettivo e utilizzarlo correttamente, esprimere amicizia e amore in modi diversi, distinguere tra la sessualità nella vita reale e quella rappresentata dai media». E deve «aiutare il bambino a sviluppare l’accettazione della sessualità (baciarsi, toccarsi, accarezzarsi)», nonché «trasmettere informazioni su masturbazione, piacere e orgasmo».Amarcord inevitabile: «Il pensiero corre ai miei professori del liceo», dice Franceschetti. «Quello di matematica che toccava sempre i seni alle ragazze, tranquillo dell’impunità del preside, tanto che quando fu denunciato da una ragazza fu la ragazza a dover cambiare istituto, non il professore». O quello di storia e filosofia, che sprecava intere lezioni «coi suoi racconti tesi a dimostrare che il sesso è peccato». Già alle elementari fioccavano ceffoni: rudi maestre, anziché «improvvisati educatori sessuali protetti dallo scudo delle direttive europee». L’idea Gender? «Meravigliosa e auspicabile se fossimo in un mondo ideale, e se chi la dovesse applicare fosse un essere umano ideale». Ovvero: un educatore «equilibrato, centrato, e amorevole», capace di «saper amare davvero l’altro e il prossimo e saperlo rispettare», dopo «essersi confrontato con la propria parte omosessuale ed essersi interrogato, ove tale parte sussista, su come viverla».L’insegnante-modello, inoltre, dovrebbe essere «monogamo per scelta, convinto che la fedeltà sia un dono, non un obbligo», dunque «una persona sessualmente attiva», che desidera altri partner ma si trattiene, e inoltre è «disposta ad accettare la poligamia del proprio». Di fronte al tradimento subito, massima comprensione: «Caro/a, ho scoperto che mi tradisci; è evidente che ho sbagliato in qualcosa». E poi dev’essere «uno che, scoperta l’omosessualità del figlio, anziché preoccuparsi, veda questo come un’opportunità di crescere insieme e apprendere di più dalla vita e da se stessi». E ancora, scoprendo l’omosessualità del partner, gli dovrebbe dire: «Ti amo, e per rispetto vorrei che tu vivessi appieno questa tua esperienza, finché non deciderai in che ruolo collocare il nostro rapporto». Tutto bene, «se esistesse un essere umano che ha raggiunto un tale grado di consapevolezza». Quanti ne conosciamo, nella vita quotidiana? Ovviamente, «questo ritratto di essere umano quasi perfetto è praticamente introvabile».La realtà, infatti, è desolatamente opposta: «Dal punto di vista sessuale, la maggior parte delle persone non solo non è affatto equilibrata, ma ha quelle che in psicologia sono considerate devianze o problemi: eiaculazione precoce, impotenza, anorgasmia, sadomasochismo, feticismo». E poi le “stranezze”, «come l’eccitarsi solo in determinate condizioni ambientali», magari con l’impiego di “oggetti particolari”, «per non parlare della percentuale, altissima, di coloro che hanno delle vere e proprie perversioni criminali». Morale: «Il problema dell’ideologia Gender è, molto semplicemente, che non esiste un numero sufficiente di educatori che abbia l’equilibrio tale da poter insegnare ai bambini il rispetto di genere (altrui e proprio) per il semplice motivo che ancora non hanno raggiunto tale equilibrio in loro stessi». Che medico sei, se non sai nemmeno curare te stesso?Sicché, le «demenziali 20 regole» indicate da Franceschetti «porteranno a una conseguenza inevitabile nelle scuole: abusi, facilitazioni della pedofilia e traumi vari ai bambini». Quindi, anche se «l’obiettivo teorico della riforma è lodevole e teoricamente condivisibile», visto che propone che i bambini devono essere educati al rispetto di genere, di fatto «la riforma conseguirà (volutamente, è il caso di dirlo) l’obiettivo opposto: aumenterà gli abusi sui minori nel lungo termine, e nel breve termine creerà la falsa contrapposizione tra progressisti e conservatori omofobi». Una riforma di questo tipo, «in mano a insegnanti e politici inconsapevoli e non in grado di gestire una problematica come quella del genere», secondo Franceschetti produrrà scontri, tensioni e cause legali: «Cattolici contro omosessuali, omosessuali contro eterosessuali, politici contro politici, genitori contro insegnanti, magistrati contro cittadini». Tutto questo, «in un clima in cui a risentirne e a restarne traumatizzati saranno soprattutto i bambini».Tradotto: anche questa del Gender «si inquadra in quel contesto di riforme volute dal Parlamento Europeo in tutti i campi (economico, politico, finanziario, sociale, scolastico) per distruggere i fondamenti della società e ricostruirne una nuova, basata sul Nwo, creando caos sociale ad ogni livello». Nuovo ordine mondiale? «La tecnica è nota», insiste Franceschetti: «Si parte da una premessa giusta (educare al rispetto delle diversità) e si fa una legge in parte giusta (educare i bambini alla sessualità) con qualche appiglio per ribaltare completamente il risultato e creare più caos di quanto già non ce ne sia (dando mano libera ai pedofili e ai pervertiti di poter agire liberamente nelle scuole)». E i primi frutti dell’introduzione dell’ideologia Gender si vedono già: «Alcuni sindaci hanno ritirato alcuni libri ispirati all’ideologia Gender dalle scuole. Una maestra è stata denunciata da un rappresentante dell’Arcigay e linciata mediaticamente, su tutti i giornali, per aver detto a scuola che l’omosessualità è una malattia (salvo poi essere scagionata dagli allievi, che hanno detto “ma no, veramente ha detto tutt’altro”)».Stefania Giannini, ministro dell’istruzione, minaccia denunce contro chi sostiene che la riforma Renzi della “buona scuola” obblighi a educare sessualmente i giovani secondo le teorie Gender: la riforma imporrebbe solo di “educare al rispetto della diversità”. «Ogni tanto sui giornali escono notizie di genitori preoccupati per i vibratori a scuola. Una preside ha inviato una lettera al ministero per denunciare l’introduzione della teoria Gender nelle scuola, e il ministero ha mandato gli ispettori (sic!) ritenendo inaccettabile il comportamento della preside». E ancora: «In una scuola sono state denunciate delle suore che, stando ai giornali, avevano fatto educazione alla masturbazione a bambini di 10 anni». In alcuni Comuni già si raccolgono firme “contro”. Ma attezione: «La maggior parte delle notizie sono false e volutamente distorte, per poter essere interpretate come uno preferisce. Come è falso che questa teoria sia “imposta” dall’Ue», che in realtà «impone solo, con vari regolamenti, direttive e indicazioni, di abolire le differenze di genere tra uomo e donna in tutti gli ambiti, il che è sacrosanto».Le teorie Gender a scuola sono già applicate in diversi paesi europei, «ma la situazione è di estremo caos». La confusione impazza, anche nel privato: «Solo per fare un esempio personale – racconta Franceschetti – ho postato sulla mia pagina Facebook un video dell’avvocato Amato, di tendenza dichiaratamente cattolica. Una ragazza omosessuale mi ha ritirato l’amicizia sentendosi profondamente ferita dal video (sue parole testuali). Un altro mi ha dato del fascista, dicendo in aggiunta che probabilmente poi di nascosto vado a trans». Tutto questo, «a riprova che non si può discutere serenamente di Gender senza creare conflitti: se sei contro questa nuova tendenza, sei omofobo e retrogrado; se sei a favore, sei un pedofilo o un frocio». Dobbiamo quindi preoccuparci, gridare allo scandalo e arroccarci sulle vecchie posizioni, o sposare le teorie Gender? «Nulla di tutto ciò. C’è invece la possibilità di trasformare la questione Gender in un’occasione favorevole per la crescita dei nostri figli e di noi stessi». E come? Mobilitando – per la prima volta, in molti casi – la cara, vecchia famiglia, troppo spesso assente, o peggio.«Lo sfascio del sistema in cui viviamo è inevitabile, e questa ideologia porterà, col tempo, allo sfascio della famiglia tradizionale e dei valori tradizionali», insiste Franceschetti. «I bambini saranno spesso abusati e traumatizzati. Ma purtroppo, occorre dirlo, i bambini sono da sempre stati abusati e traumatizzati perché – in questo ha ragione l’ideologia Gender – l’imposizione rigida dei ruoli ha provocato da sempre una serie di problemi psicologici». Il bambino è inoltre traumatizzato su vari fronti, non solo quello sessuale, e peraltro in tutte le epoche, «perché la maggior parte dei genitori riversa inevitabilmente i propri disturbi personali sul bambino stesso, che fin da piccolo è costretto a subire limitazioni prive di senso, ad essere sgridato senza criterio, talvolta picchiato, costretto a subire le urla dei genitori tra di loro, gli abbandoni, la violenza verbale e fisica che a volte sussiste nella coppia». Basta rileggere gli studi di Alice Miller: “Il dramma del bambino dotato”, “Il bambino inascoltato”, “La fiducia tradita”, “La chiave abbandonata”.Niente di nuovo sotto il sole: i bambini «saranno “solo” costretti a un ulteriore abuso, oltre a quelli che quotidianamente subiscono dagli ignari genitori», spesso convinti di essere impeccabili. «Questa situazione di caos e ulteriore abuso, però, potrà avere effetti positivi qualora le famiglie si riappropriassero del proprio ruolo, senza delegare alla scuola l’educazione dei bambini», sostiene Franceschetti. «Se fino ad oggi, a casa, di sesso non se ne parlava, o se ne parlava male», a questo punto «per arginare l’effetto traumatico della riforma Gender l’unica possibilità è che i genitori si sforzino sempre di più di dialogare con i figli, di accettare davvero le diversità e di spiegare loro che se l’insegnante si masturba in classe è solo un pervertito, non un educatore». E a fronte di un insegnante che vorrà “far provare nuove esperienze” al bambino di 9-12 anni, come da protocollo, «gli si spieghi che forse, a quell’età, tali esperienze potrebbero provocargli un trauma: sarà meglio rimandarle magari a quando sarà adulto e in grado di decidere da solo quali esperienze diverse provare».E di fronte a un insegnante che magari «esalterà l’omosessualità dicendo che è normale, invitando i bambini di 9 anni a farne esperienza», il genitore dirà: «Sì tesoro, in effetti è normale, ma statisticamente l’80% delle persone è ancora eterosessuale, quindi direi che potrai fare queste prove più in là, magari dopo i vent’anni». Così, «invece di portarli al doposcuola, forse sarà la volta buona che un genitore anaffettivo trovi una buona scusa per portare i figli con sé e passarci più tempo insieme», conclude Franceschetti. In pratica, proprio perché la riforma Gender è arrivata nel momento in cui l’istituzione familiare «si era deresponsabilizzata dal suo ruolo educativo», forse «è proprio questo il momento buono affinché l’educazione sessuale dei figli venga riportata nel luogo principale dove dovrebbe essere effettuata: la famiglia».Gender: tutti diversi, tutti uguali. Bellissimo, ma se poi la faccenda scappa di mano e la scuola diventa il paradiso degli orchi? A rimetterci sarebbero loro, i minori. A meno che non entri in scena un soggetto troppo spesso assente: la famiglia, con le sue responsabilità educative. «Quando sentii parlare di questa teoria e della sua diffusione nelle scuole, lì per lì pensai a una bufala perché veniva proposta come una specie di invito esplicito alla masturbazione e all’omosessualità anche per i bambini delle elementari e dell’asilo». L’ideologia Gender in classe? Superficialmente, scrive Paolo Franceschetti, si potrebbe credere che tutta la questione si riduca a un derby tra gay e omofobi, sinistra progressista e Vaticano conservatore. Già il governo Letta invitava gli insegnanti a educare alla diversità (“Rosa e i suoi due papà hanno comprato tre lattine di tè freddo al bar; se ogni lattina costa 2 euro, quanto hanno speso?”). «La necessità di approfondire la questione – ammette Franceschetti – mi è venuta quando ho letto che il ministro dell’istruzione minacciava querele contro chi osasse sostenere che la riforma Renzi introducesse la teoria Gender».
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Yogananda: la conquista della felicità è nelle nostre mani
La mente è come un miracoloso elastico che si può tendere all’infinito senza che si strappi. Vivete soltanto nel presente, non nel futuro. Fate del vostro meglio oggi; non aspettate il domani. Cercare felicità all’esterno di noi stessi è come cercare di prendere al laccio una nuvola. La felicità non una cosa della mente. Dev’essere vissuta. La libertà dell’uomo è definitiva ed immediata, se così egli vuole; essa non dipende da vittorie esterne, ma interne. Spesso noi continuiamo a soffrire senza fare uno sforzo per cambiare; ecco perché non troviamo pace durevole e appagamento. Se noi perseverassimo, saremmo certamente capaci di superare tutte le difficoltà. Dobbiamo fare lo sforzo, perché possiamo passare dalla miseria alla felicità, dallo sconforto al coraggio. Il regno della mia mente è infangato dall’ignoranza. Con le piogge incessanti della scrupolosa autodisciplina, possa io rimuovere dalle città della mia negligenza spirituale gli annosi detriti dell’illusione.I vostri due occhi fisici vi inducono erroneamente a pensare che questo mondo di dualità sia reale. Aprite il vostro occhio spirituale e vedete la vostra forma invisibile. Se, nel silenzio interiore, il vostro occhio spirituale è aperto, l’invisibile diviene visibile. La mente è l’artefice di tutte le cose. Voi dovete indurla a creare soltanto il bene. Se, con tutta la forza della volontà dinamica, vi concentrerete su un determinato pensiero, alla fine lo vedrete prendere una tangibile forma esteriore. Quando riuscirete a servirvi della volontà esclusivamente per scopi costruttivi diverrete padroni del vostro destino. Il sucesso e l’insucesso sono la diretta conseguenza del vostro abituale modo di pensare. Quale di questi pensieri predomina in voi: il successo o l’insuccesso? Se il vostro consueto atteggiamento mentale è negativo, uno sporadico pensiero positivo non sarà sufficiente ad attirare il successo. Se invece è costruttivo, raggiungerete la meta, anche se vi sembra di essere avvolti dalle tenebre.La volontà dell’uomo è il grande generatore di energia. Con la volontà e il giusto atteggiamento è possibile attingere rapidamente all’infinita riserva della forza interiore. Una persona che compie malvolentieri i propri doveri quotidiani soffrirà di una mancanza di energia. Un uomo che invece lavora sodo ma con buona volontà, è sostenuto fisicamente e moralmente dalla corrente cosmica. Se vuoi essere triste nessuno al mondo può renderti felice. Ma se decidi di essere felice nessuno e niente può toglierti la felicità! L’anima non può essere rinchiusa entro confini creati dall’uomo, la sua nazionalità è lo spirito; il suo paese l’Onnipresenza. Ci sono persone che ti trasmettono la sensazione immediata di conoscerle da sempre. Sono i tuoi amici dalle incarnazioni precedenti. Rafforza l’amicizia che esiste tra voi. Gli amici sono la tua collezione di gioielli splendenti dell’anima… In queste scintillanti galassie dell’anima contemplerai l’unico Grande Amico… è Dio che viene a trovarti, travestito da amico nobile e sincero, per servirti, ispirarti, guidarti.Abbatti i muri dell’egoismo. Rendi il tuo amore così vasto e profondo da contenere tutti gli esseri viventi. Ogni forte risoluzione che prendete con grande decisione può diventare subito un’abitudine. Perchè non dovreste essere capaci di fare ciò che desiderate fare, guidai dalla ragione? Dovete tentare. Via tutti i vostri difetti! Rivedete le vostre azioni dell’anno passato. Vedete quali abitudini inopportune potete aver messo in atto: forse litigate con la gente, o mangiate troppo o siete gelosi. Prendete la decisione oggi e sappiate che non farete quelle cose mai più. I romani usavano legare i prigionieri ai loro carri e trascinarli sul terreno: un’usanza terribile. Eppure essa racchiude una lezione per noi, perchè noi permettiamo alle nostre abitudini di trattarci allo stesso modo. Dovremmo fare delle nostre abitudini le nostre prigioniere, piuttosto che le nostre carceriere; dovremmo attaccarle al carro della nostra volontà e trascinarle, invece di essere trascinate. Essere in grado di fare qualunque cosa che sappiamo di dover fare e non solo ciò che vorremmo fare per capriccio, significa essere liberi. Rimani calmo, sereno, sempre padrone di te. Allora scoprirai quanto è facile andare d’accordo. La tua religione non e’ il vestito che indossi esteriormente, ma l’abito di luce che tessi intorno al tuo cuore.(“Le più belle frasi di Paramahansa Yogananda”, dal blog “Il Giardino degli Illuminati”. Nato in India nel 1893 e spentosi a Los Angeles nel 1952, Yogananda è stato un filosofo e mistico indiano, autore di besteller come “Autobiografia di uno Yogi”. In India entrò in stretto contatto col Mahatma Gandhi e con lui condivise gli ideali della resistenza passiva e della nonviolenza. Era maestro nella tecnica del Kriya Yoga, particolare tecnica meditativa per l’evoluzione personale. Considerato un “grande iniziato”, sarebbe appartenuto alla fratellanza dei Rosacroce, il cui ultimo gran maestro fu il pittore Salvador Dalì).La mente è come un miracoloso elastico che si può tendere all’infinito senza che si strappi. Vivete soltanto nel presente, non nel futuro. Fate del vostro meglio oggi; non aspettate il domani. Cercare felicità all’esterno di noi stessi è come cercare di prendere al laccio una nuvola. La felicità non una cosa della mente. Dev’essere vissuta. La libertà dell’uomo è definitiva ed immediata, se così egli vuole; essa non dipende da vittorie esterne, ma interne. Spesso noi continuiamo a soffrire senza fare uno sforzo per cambiare; ecco perché non troviamo pace durevole e appagamento. Se noi perseverassimo, saremmo certamente capaci di superare tutte le difficoltà. Dobbiamo fare lo sforzo, perché possiamo passare dalla miseria alla felicità, dallo sconforto al coraggio. Il regno della mia mente è infangato dall’ignoranza. Con le piogge incessanti della scrupolosa autodisciplina, possa io rimuovere dalle città della mia negligenza spirituale gli annosi detriti dell’illusione.
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Tsipras: tedeschi, prima risarciteci per i danni di Hitler
Oggi prendo la parola in questa riunione storica per ragioni che non sono solo simboliche ma anche sostanziali. In primo luogo, vorrei rendere omaggio alle vittime della Seconda Guerra Mondiale. Ma vorrei anche rendere omaggio a tutti i combattenti e alle combattenti del mondo intero che hanno dato la loro vita per la libertà della loro patria, che hanno dato la vita per la sconfitta del nazismo, che aveva gettato la sua ombra mortifera sui popoli del mondo. Prendo anche la parola per rendere omaggio ai combattenti della resistenza greca, che hanno dato la loro vita affinché il nostro paese fosse liberato dalla barbarie dell’occupazione nazista. Affinché noi avessimo, oggi, una patria libera e sovrana. Alcune persone ci chiedono: “Perché vi occupate del passato? Occupatevi del futuro!”. Ma quale paese può mai avere futuro senza rendere omaggio alla propria storia e alle proprie lotte? Quale popolo può andare avanti cancellando la memoria collettiva, lasciando le proprie lotte e i propri sacrifici senza un giudizio storico? D’altra parte, il tempo trascorso da quei fatti non è così lungo.La generazione dell’occupazione e della resistenza nazionale è ancora in vita. E nella memoria collettiva del nostro popolo, le immagini e i rumori delle torture e delle esecuzioni a Disromo e Kaisariani, a Kalavryta e Vianno sono ancora freschi. Nella memoria del nostro popolo i crimini e la distruzione causati dalle armate del III Reich ai quattro angoli del territorio greco, ma anche dell’Europa intera, sono ancora vivi nella memoria. E la propria memoria deve essere preservata per le nuove generazioni. Preservarla è un nostro dovere storico, politico e morale. Non per preservare l’odio e il sospetto fra i popoli, ma per ricordare sempre che cosa sia il nazismo, che cosa significhi il nazismo. Per ricordarsi che quando la solidarietà, l’amicizia, la cooperazione e il dialogo fra i popoli sono rimpiazzati dal senso di superiorità e di destino storico, quando il rispetto è rimpiazzato dall’odio razziale o sociale, è allora che la guerra e l’oscurità prendono il sopravvento.E l’Europa ha conosciuto questa oscurità. L’ha conosciuta e l’ha odiata. È stata una delle ragioni per le quali i popoli europei hanno deciso insieme di lanciare il processo del 1957, affinché le sirene della guerra non risuonassero mai più. Non bisogna dimenticare che anche il popolo tedesco ha sofferto la barbarie nazista. E che il nazismo ha dominato in Germania perché in precedenza il popolo tedesco era stato umiliato. Ovviamente questa non è una giustificazione, ma una spiegazione. È la lezione del XX secolo, del secolo breve, per citare Eric Hobsbawm. In seguito alla Prima Guerra Mondiale furono l’odio e il revanscismo a farla da padrone. Ciò che dominava era la logica a corto termine dell’umiliazione dei vinti per aver sbagliato, la logica del ripudio e dell’impoverimento di un popolo intero per essere stato vinto. E questa scelta è stata pagata poco dopo, con il sangue dei giovani del mondo intero. Germania inclusa. I popoli d’Europa e i loro dirigenti devono ricordarlo e trarre dalla storia europea contemporanea le conseguenze. Perché l’Europa non deve – né le è permesso – commettere oggi gli stessi errori del passato.Dopo la Seconda Guerra Mondiale questa lezione fu compresa. A dispetto dei crimini commessi dal III Reich e dalle orde hitleriane, che misero il mondo a ferro e fuoco, a dispetto del male assoluto della Shoah, la Germania ha beneficiato – e a giusto titolo – di una serie di aiuti. I principali dei quali erano l’annullamento del suo debito contratto a seguito della Prima Guerra Mondiale, con la Convenzione di Londra del 1953, e naturalmente, gli enormi capitali sborsati dagli Alleati per la ricostruzione del paese. Ma la Convenzione di Londra riconosceva anche che restavano da pagare le riparazioni di guerra relative alla Seconda Guerra Mondiale, riparazioni che avrebbero dovuto essere regolate con il trattato finale di pace, che non fu firmato a causa della divisione della Germania perdurata fino al 1990. La riunificazione delle due Germanie creò le condizioni giuridiche e politiche necessarie per la risoluzione del problema, ma da allora in poi i governi tedeschi hanno optato per il silenzio, per i sotterfugi giuridici, per procrastinare e ritardare. E io mi chiedo: questo comportamento è morale? Ho parlato di sotterfugi giuridici e, trattandosi di un punto particolarmente importante, vorrei spiegare chiaramente cosa intendo affinché non ci sia alcun equivoco.Quando la Germania accetta di prendere posizione a proposito del suo debito verso la Grecia a seguito della Seconda Guerra Mondiale, evoca il nostro accordo bilaterale del 1960. Allora la Germania, di propria iniziativa, versò 115 milioni di marchi a titolo di riparazioni, mentre il Regno di Grecia riconobbe di non avere più ulteriori recriminazioni. Tuttavia quell’accordo non concerneva le riparazioni dovute per i danni subiti dal paese, ma riguardava solo i danni patiti dalle vittime del nazismo in Grecia. E, beninteso, non riguardava affatto il prestito forzoso imposto dagli occupanti né le riparazioni e i danni per i crimini di guerra, con la distruzione quasi totale delle infrastrutture del paese e della sua economia durante la guerra e l’occupazione. Lo so bene, tutto ciò è allo stesso tempo estremamente tecnico e particolarmente sensibile, e probabilmente non è qui né la sede né il momento per parlarne. Non sarò io, ma gli specialisti, i giuristi e gli storici, che daranno le necessarie delucidazioni e tratteranno la questione sul piano tecnico.Per parte mia voglio assicurare, tanto il popolo greco quanto il popolo tedesco, che affronteremo la questione con sensibilità, con senso di responsabilità e sincerità, e con la volontà di dialogo e intesa. Ma ci aspettiamo che il governo tedesco faccia altrettanto. Per ragioni che sono politiche, storiche, simboliche, ma anche morali. Di fronte ai discorsi moralizzanti che da qualche anno hanno dominato il dibattito in Europa, noi non scegliamo né il ruolo dello scolaretto che abbassa lo sguardo di fronte alle ingiunzioni morali che arrivano dall’alto, né rivendichiamo il ruolo del maestro di morale, che leva il proprio dito di fronte al presunto peccatore, ingiungendogli di pagare per i propri peccati. Al contrario, noi scegliamo la via del negoziato e del dialogo, dell’intesa comune e della giustizia. Non si tratta di teodicea, ma d’altra parte non rinunciamo alle nostre imprescrivibili pretese. Non ci interessa dare lezioni di morale, ma d’altra parte non le accetteremo più. Perché, come voi ben sapete, negli ultimi tempi, e a sentire le numerose dichiarazioni provocatorie che arrivano dall’estero, mi viene in mente il celebre passo del Sermone della montagna di Gesù: “Vedono la pagliuzza nell’occhio del loro fratello, ma non vedono la trave nei loro occhi”.Concludendo questo breve intervento, vorrei assicurare che il governo greco opererà senza soste affinché, su di un piano di uguaglianza e attraverso il dialogo, nel quadro di un sincero negoziato, si possa trovare una soluzione ai complessi problemi ai quali l’Europa è messa di fronte. Lavorerà affinché i suoi patti e obblighi siano rispettati nella loro integralità. Ma allo stesso tempo lavorerà affinché siano rispettate tutte le obbligazioni che non sono state assolte nei confronti della Grecia e del popolo greco. E, così come noi ci impegniamo a rispettare i nostri obblighi, tutte le parti devono fare altrettanto. Perché la moralità non può essere “a discrezione”. E non può dipendere dalle circostanze. Il nuovo governo greco sosterrà concretamente e con tutte le proprie forze l’iniziativa di ricostruzione e di miglioramento proposta dalla Commissione per la rivendicazione dei debiti tedeschi verso la Grecia. Noi la sosterremo concretamente e in maniera essenziale e giuridica, affinché gli sforzi fatti dalla Commissione siano fruttuosi. E portino un risultato importante nel quadro del suo mandato. Che portino una soluzione. Che giustizia sia fatta a questo debito morale ma anche materiale, non nei confronti del popolo greco ma nei confronti di tutti i popoli d’Europa che hanno lottato, hanno versato il loro sangue e hanno vinto il nazismo. Ne va del nostro dovere verso la storia. Ne val del nostro dovere verso le vittime della Seconda Guerra Mondiale. Ne va del nostro dovere verso l’Europa e i suoi popoli che hanno il diritto alla memoria e ad un avvenire libero da ogni totalitarismo.(Alexis Tsipras, discorso pronunciato il 10 marzo 2015 alla commissione sulle riparazioni di guerra del Parlamento Europeo, ripreso da “Come Don Chisciotte”. L’indomani, la Germania ha nuovamente rigettato le richieste greche. Così, Atene ha annunciato di non escludere un ricorso alla giustizia e alla confisca del patrimonio che lo Stato tedesco detiene sul suo territorio).Oggi prendo la parola in questa riunione storica per ragioni che non sono solo simboliche ma anche sostanziali. In primo luogo, vorrei rendere omaggio alle vittime della Seconda Guerra Mondiale. Ma vorrei anche rendere omaggio a tutti i combattenti e alle combattenti del mondo intero che hanno dato la loro vita per la libertà della loro patria, che hanno dato la vita per la sconfitta del nazismo, che aveva gettato la sua ombra mortifera sui popoli del mondo. Prendo anche la parola per rendere omaggio ai combattenti della resistenza greca, che hanno dato la loro vita affinché il nostro paese fosse liberato dalla barbarie dell’occupazione nazista. Affinché noi avessimo, oggi, una patria libera e sovrana. Alcune persone ci chiedono: “Perché vi occupate del passato? Occupatevi del futuro!”. Ma quale paese può mai avere futuro senza rendere omaggio alla propria storia e alle proprie lotte? Quale popolo può andare avanti cancellando la memoria collettiva, lasciando le proprie lotte e i propri sacrifici senza un giudizio storico? D’altra parte, il tempo trascorso da quei fatti non è così lungo.
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Io, il greco e la spagnola. Felici al macello, senza saperlo
Quello che le élites neoliberiste sono riuscite a fare é così grande che non riusciamo neanche ad accorgecene. La sinistra é morta. Morta. Sopravvive in piccole nicchie, intellettuali o no. Ma dire una goccia nell’oceano forse è dire troppo. Che cos’é il cosmopolitismo? Ognuno è cittadino del mondo. Che cos’é l’individualismo? L’individuo è al centro del mondo. Questa sera ad Atene ho avuto una discussione con una ragazza spagnola e un ragazzo greco. Lui 36 anni, di Atene. Lei molti meno, credo meno di 25. Entrambi hanno girato parecchio. Lei molto di più. Fra noi ci si parla in inglese. Tre nazioni del sud Europa per capirsi fra di loro devono parlare una lingua del nord Europa. Come fare a cambiare il mondo? Lei e lui dicono all’unisono: «Per cambiare il mondo bisogna che ognuno di noi cerchi di cambiare se stesso e le persone che gli stanno vicino». Poi il mondo cambierà.Io a lei le ho detto, mentre lui era in bagno: «Marx diceva che non è la coscienza degli uomini a creare il loro essere sociale; al contrario, è il loro essere sociale che crea la loro coscienza». Per lei non era giusto. Lui mi dice: «Se il figlio del padrone della Nike fosse un mio amico, io parlando con lui riuscirei a cambiarlo. E poi quano prenderà il posto del padre non sarà una merda come lui». E io gli rispondo: «Ma lui ha interessi diversi dai tuoi, dai miei. Davvero speri di cambiarlo?». Lui mi risponde deciso: «Sì». Lei: «Non credo nei muri e nelle frontiere». Lui: «Il cambiamento deve partire da noi stessi», e poi sparecchia al posto della cameriera. Perché dei valori buoni finiscono ad asservire gli interessi del grande capitale internazionale?Lei ha una fotocamera Canon, lui una macchina giapponese credo, non so la marca. Mi dicono che i soldi non sono niente. Io gli dico: «Allora la birra che ci stiamo bevendo é niente?». Sguardo in un altra direzione. Nel frattempo i manager dell’Hitachi stavano brindando per l’acquisto dell’Ansaldo. I soldi che faranno non saranno redistribuiti fra i lavoratori, verranno investiti in borsa in qualche titolo ad alto rendimento. La discussione é iniziata perché lui nota al mio polso un braccialetto comprato dai giamaicani in piazza Monastiraki. Loro dicono che i giamaicani sono invandenti, non rispettano il volere degli altri e assillano la gene finché non comprano un braccialetto. Io provo a dire loro che per i giamaicani immigrati è questo il lavoro che possono fare, perché la comunità giamaicana qui fa così. Poi si é passati ai pakistani che lapidano le donne. Da lì gli ho detto che dobbiamo lasciare in pace quei popoli e dare loro la possibilità di autodeterminarsi. Da lì i lavoratori sfruttati della Nike, ecc.Persone che viaggiano molto, vedono diverse culture, diverse storie poi non capiscono un cazzo di come funziona la società. Perché l’individuo sta al centro, le genti si mischiano, ecc. Ma in un mondo di genti mischiate, se noi viaggiamo, in realtà sarà come viaggiare sempre nello stesso posto. E gli individui saranno tutti così uguali che parlare diventerà come pensare fra noi stessi. Della politica non gliene frega un cazzo. Non conta, dicono. A lui gli ho detto io l’ultima proposta di legge di Varoufakis. Lei fa video girando il mondo, prendendo due soldi di qua e di là. E li spende tutti viggiando. Lui non so che lavoro fa. Ma a 36 anni se esci la sera a bere è perché non guadagni abbastanza. Quando provo a dirgli che i nostri genitori alla nostra età guadagnavano più di noi il discorso si blocca. La politica, l’economia, non contano un cazzo. Siamo tutti cittadini del mondo. Dobbiamo avere rispetto gli uni degli altri e tutte le cose andranno bene. Il mondo cambierà. Elites neoliberiste brindate. Un esercito di schiavi consapevoli della loro libertà vi sta dinnanzi. La spagnola me la sono giocata. E ci stava. Ma non riesco a fare sì con la testa.(“Il cosmopolitismo individualista”, dal blog “Vox Populi” del 6 marzo 2015).Quello che le élites neoliberiste sono riuscite a fare é così grande che non riusciamo neanche ad accorgecene. La sinistra é morta. Morta. Sopravvive in piccole nicchie, intellettuali o no. Ma dire una goccia nell’oceano forse è dire troppo. Che cos’é il cosmopolitismo? Ognuno è cittadino del mondo. Che cos’é l’individualismo? L’individuo è al centro del mondo. Questa sera ad Atene ho avuto una discussione con una ragazza spagnola e un ragazzo greco. Lui 36 anni, di Atene. Lei molti meno, credo meno di 25. Entrambi hanno girato parecchio. Lei molto di più. Fra noi ci si parla in inglese. Tre nazioni del sud Europa per capirsi fra di loro devono parlare una lingua del nord Europa. Come fare a cambiare il mondo? Lei e lui dicono all’unisono: «Per cambiare il mondo bisogna che ognuno di noi cerchi di cambiare se stesso e le persone che gli stanno vicino». Poi il mondo cambierà.
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Hey Joe, indifferente al Male (proprio come il Mercato)
Sono anni che ci penso. Ma come prima cosa va capita la differenza fra amorale e immorale. L’immorale è un depravato (dicono), l’immoralità è una depravazione che viola un codice che in qualche maniera è stato stabilito (da chissà chi) come giusto, probo. Invece l’amorale è chi si astiene dai codici, non va né di qua, né di là, sta sospeso nel vuoto del giudizio. Hendrix scrive “Hey Joe”, forse la canzone dal contenuto più amorale che il rock abbia mai prodotto. L’ascolto sempre, a volte in modo ossessivo, particolarmente nella versione che ne hanno fatto Slash e Steve Winwood (Slash mozzafiato). Tu hai questo tizio che presumibilmente se ne sta ad un angolo di strada di Harlem, New York, e che vede un amico, Joe, con la pistola in mano che va spedito da qualche parte. Uno che se ne va spedito con una pistola in mano non è proprio una cosa comune. Ma il tizio gli dice solo un piatto «dove vai con quella pistola?». L’altro gli risponde che va ad uccidere una donna, una donna che non ha fatto null’altro di male se non tradirlo.Il tizio non dice nulla, non lo ferma, non chiama la polizia, niente. Sa che una donna morirà, una donna che non ha fatto nulla di terribile, ma non si muove. La lascia morire. Non dice «fermati!», ma attenti, non dice neppure «fai bene!». Il testo non ci dice questo, Jimi non ci dice cosa passa per la mente del tizio all’angolo della strada di Harlem, Jimi non prende posizione. Amoralità pura. Tutto sto maledetto testo rimbomba di questo distillato di assenza di giudizio, ma talmente forte che spacca il cranio, e io sto male tutte le volte. Joe uccide, e ripassa per quell’angolo di Harlem dove lo stesso tipo adesso si preoccupa di sapere cosa farà, ora, che ha ucciso. Joe gli dice che col cazzo che si farà mettere una corda attorno al collo, e scapperà in Messico. Fine. Tutto qui.Jimi non dedica alla donna uccisa una singola parola, né una nota. Né dedica una singola parola o nota di approvazione o di condanna dell’assassino. Nulla. Amoralità pura. Perché uno come lui ha pensato a un testo così? Perché? Jimi aveva unmistakable eyes, occhi che non si possono confondere, gli occhi di quei “vascelli troppo fragili” che De André ha così magistralmente descritto. E ne è morto infatti. Perché un’anima così scrive un testo del genere? Gli fu mai chiesto? Se qualcuno lo sa me lo dica. L’amoralità mi terrorizza, non ho mezzi per affrontarla. Il Mercato è “Hey Joe” ogni singolo minuto della sua esistenza. E’ amorale, distillato, ed è per questo che le sue note sono immortali. Come lo si affronta? Hey Joe…(Paolo Barnard, “Amoralità, Hey Joe, Mercato”, dal blog di Barnard del 26 luglio 2014).Sono anni che ci penso. Ma come prima cosa va capita la differenza fra amorale e immorale. L’immorale è un depravato (dicono), l’immoralità è una depravazione che viola un codice che in qualche maniera è stato stabilito (da chissà chi) come giusto, probo. Invece l’amorale è chi si astiene dai codici, non va né di qua, né di là, sta sospeso nel vuoto del giudizio. Hendrix scrive “Hey Joe”, forse la canzone dal contenuto più amorale che il rock abbia mai prodotto. L’ascolto sempre, a volte in modo ossessivo, particolarmente nella versione che ne hanno fatto Slash e Steve Winwood (Slash mozzafiato). Tu hai questo tizio che presumibilmente se ne sta ad un angolo di strada di Harlem, New York, e che vede un amico, Joe, con la pistola in mano che va spedito da qualche parte. Uno che se ne va spedito con una pistola in mano non è proprio una cosa comune. Ma il tizio gli dice solo un piatto «dove vai con quella pistola?». L’altro gli risponde che va ad uccidere una donna, una donna che non ha fatto null’altro di male se non tradirlo.