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Archivio del Tag ‘Big Pharma’

  • Lagarde: Italia, ti salvo io. La Bce sfida il club del rigore Ue

    Scritto il 12/12/20 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Altri 500 miliardi di euro, di cui 80 destinati all’Italia: aumenta così in modo esponenziale la “potenza di fuoco” del programma di acquisto di titoli per l’emergenza pandemica: il “Pepp”, voluto da Christine Lagarde per rilevare titoli di Stato, sale così a 1.850 miliardi. «Non siamo qui per calmare gli spread», esordì la Lagarde la scorsa primavera, alle prime avvisaglie della crisi Covid. «Una mossa volutamente impopolare e sapientemente calcolata, proprio per suscitare unanimi reazioni contrarie e mettere fine all’incubo del rigore», ricorda Gioele Magaldi, che spiega: «Insieme a Mario Draghi, la neo-presidente della Bce ha abbandonato i suoi tradizionali sodali, cioè i circuiti della massoneria neoaristocratica (quella che ha progettato e gestito l’austerity europea) per abbracciare la causa della massoneria progressista». Lo stesso Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), è il frontman italiano del circuito massonico sovranazionale di ispirazione democratica, impegnato in una dura battaglia – sotterranea e non – per ripristinare la sovranità popolare, sostanzialmente soppressa negli ultimi anni con il ricorso al dogma neoliberista e all’artificio della “scarsità di moneta”. «In realtà la moneta la si può emettere in modo virtualmente illimitato, e a costo zero: ed è quello che la “sorella” Christine Lagarde sta dimostrando».
    Gli acquisti della Bce dureranno almeno fino a marzo 2022: sei mesi in più, rispetto a quanto programmato finora. «La decisione era attesa dai mercati, che nei giorni scorsi si sono “posizionati” provocando una discesa dei rendimenti dei titolo di Stato in tutta l’area euro», scrive il “Fatto Quotidiano”. «Se aumentano gli acquisti il valore sale, e quindi l’interesse pagato scende». I rendimenti dei Btp italiani «sono ormai in negativo per scadenze fino a 5 anni, prossime allo zero sui 7 anni e positivi dello 0,4% sui decennali, la durata più rappresentativa». Anche stavolta, la banca centrale europea ha lasciato i tassi d’interesse invariati, e quello principale rimane a zero. «Ha inoltre annunciato che verranno condotte altre tre operazioni Tltro». In sostanza: «Soldi erogati alle banche, con un pagamento di interessi a favore di chi li prende in prestito» (con l’impegno, almeno in teoria, di usarli per erogare crediti all’economia reale). Con il programma di acquisti di debito per l’emergenza pandemica, Christine Lagarde ha annunciato che la Bce acquisterà «con flessibilità, indirizzando le operazioni in maniera finalizzata su classi di titoli, sulla tempistica e sui paesi emittenti». Invariata la motivazione: puntellare l’economia, in un’Europa messa in ginocchio dalle restrizioni varate con il Covid.
    In sostanza, la Bce sta dimostrando la possibilità concreta di emettere denaro dal nulla, a interesse zero: quello stesso denaro (negato, allora) al quale fu “impiccata” la Grecia, ma anche l’Italia all’epoca in cui – proprio col pretesto pilotato dello spread – fu abbattuto Berlusconi per insediare l’uomo dei poteri oligarchici europei, il massone reazionario Mario Monti. Quegli stessi poteri, premendo su Mattarella, tuonarono nel 2018 per bocca del tedesco Günther Oettinger, secondo cui sarebbero stati “i mercati” a insegnare agli italiani come votare. Proprio l’evocazione dei “mercati” spinse il Quirinale a bocciare Paolo Savona come ministro dell’economia: sarebbe stato il “cervello” del neonato governo gialloverde, in una possibile partita con Bruxelles per ridisegnare quote di sovranità partendo esattamente dal ricorso al deficit per rianimare l’economia. Quello che sta accadendo oggi grazie alla Bce sarebbe stato impossibile ieri. Il grande alibi è ovviamente il collasso del Pil, causato dalla gestione pandemica improntata al massimo rigore (con poche eccezioni virtuose, come la Svezia). Il primo a segnalare la necessità di uno storico cambio di passo era stato lo stesso Mario Draghi: sul “Financial Times”, a marzo, aveva enunciato la necessità di tornare a una politica economica keynesiana, fondata sul massiccio sostegno pubblico.
    Dobbiamo agire «come in tempo di guerra», ha ribadito Draghi, smentendo la sua stessa storia di arcigno guardiano dell’austerity. Lo stesso dicasi per Christine Lagarde: inflessibile dama del rigore quand’era a capo del Fmi, e ora pronta a trasformare la Bce in una specie di bancomat, mentre l’inguardabile Unione Europea – al termine dell’orribile anno che va chiudendosi, in modo disastroso – ancora non ha deciso come e quando distribuire le sue elemosine apparenti, nascoste tra le pieghe del Recovery Fund e insidiosamente presenti tra le pieghe del Mes. Un ente anomalo, quest’ultimo, i cui gestori – cominciando dal presidente, il tedesco Klaus Regling – sono protetti anche dall’immunità giudiziaria. E hanno il potere di agire come monarchi indiscutibili, fino a imporre la “ristrutturazione” del debito pubblico a paesi come l’Italia, il cui deficit nel 2020 sta battendo ogni record: un “piano di rientro” che sarebbe sanguinoso, un vero e proprio massacro sociale. Esattamente quello che Draghi raccomandava di evitare, proponendo l’erogazione di centinaia di miliardi a fondo perduto, non destinati a trasformarsi in debito. Libertà o schiavitù: questo è il bivio che l’umanità sembra avere di fronte, oggi più che mai, in un pianeta letteralmente devastato, prima ancora che dal virus “cinese”, dalle drastiche politiche adottate con l’intenzione dichiarata di arginarlo.
    Suona tutto stonato, se non falso: «E prima o poi dovranno essere tribunali speciali – dice Magaldi – a processare chi ha imposto “leggi di guerra” in tempo di pace». Uno schema inquietante: prima la diffusione del coronavirus e l’assenza di risposte tempestive grazie all’ambiguità dell’Oms, poi la catastrofe sanitaria aggravata dal “terrorismo” mediatico che ha diffuso il panico, come se il Covid fosse l’Ebola. Nessuna trasparenza: né sui dati reali (letalità bassa, attorno allo 0,3%), né sulle terapie nel frattempo collaudate. Unico orizzonte proposto: quello del vaccino, ancora inaffidabile secondo molti scienziati. Vaccino da imporre, con le buone o con le cattive, pena l’esclusione dalla vita sociale. E tutto questo, mentre il maggior oppositore mondiale alla politica del Covid – Donald Trump – veniva travolto dai brogli che hanno gravemente inquinato le presidenziali americane: il vantaggio apparente di Joe Biden sembra far felice la Cina, la cui egemonia proprio Trump aveva provato a fermare (prima di essere fermato lui stesso, dall’epidemia: senza il Covid e il crollo economico indotto anche negli Usa dall’emergenza sanitaria, la rielezione di Trump era data universalmente per scontata).
    La situazione è incerta, caotica e scivolosa. In Italia, si fa sempre più precaria l’autocrazia emergenziale di Conte, cara ai poteri forti europei. E se il paese evita di collassare, intanto, lo deve essenzialmente alla “sorella” Lagarde, per dirla con Magaldi: cioè alla rete massonica progressista a cui fa capo, oggi, la presidente della Bce. Il problema semmai è un altro: la remissività degli italiani. «Credono ancora che il vero problema sia il coronavirus, e che per vederlo dissolversi basti aspettare ancora un po’, continuando a sottomettersi ai diktat del governo: non hanno capito che quello è solo il pretesto per attuare un piano di dominio, su scala mondiale». Magaldi è severo, con i connazionali: «Chi è fobico, al punto che vorrebbe chiudersi in casa per sempre, non si rende conto del danno che fa agli altri: il suo conformismo impaurito incoraggia i gestori della crisi a essere ancora più duri, con chi invece vorrebbe riprendere a vivere». E’ come se avessimo oltrepassato, giorno per giorno, la soglia di una sottile follia collettiva: «E’ pazzesco che milioni di persone accettino l’idea di questa nuova aberrante normalità: senza capire che non era mai successo, nella storia umana, che il mondo si fermasse per un virus influenzale. E’ questa, la prassi? D’ora in poi ci chiuderemo in casa al primo virus che passa di qui? Dico, siamo impazziti?».
    Forse sì, siamo impazziti: è il capolavoro della paura. «Barattare la perdita certa della libertà per la sicurezza sanitaria, che oltretutto è solo ipotetica, è davvero l’inizio della fine: per questa strada si smette di essere cittadini e si ridiventa sudditi, come quando la democrazia non esisteva ancora. Ed è esattamente lì che vogliono portarci, gli “apprendisti stregoni” del Covid, che usano il sistema-Cina per eliminare i diritti dall’Occidente. E ci stanno riuscendo, putroppo, grazie alla pavidità di chi trema di fronte a tutto, davanti al contagio di un’influenza (trattata come se fosse la peste bubbonica) e davanti al rischio di una semplice multa, tra l’altro impugnabile, dato il carattere non pienamente legittimo dei Dpcm». Magaldi fotografa con spietata lucidità la situazione italiana, simile a quella di altri paesi ma aggravata dall’inconsistenza della classe politica nazionale, telecomandata dai super-poteri che hanno gradualmente privatizzato il mondo e che ora vorrebbero far retrocedere l’umanità, in blocco, trattandola alla stregua di un gregge da spaventare, disinformare, impoverire e vaccinare. Il Grande Reset, lo chiamano: fine della libertà economica. Obiettivo: la sottomissione di plebi intimorite, da tenere in vita con un mini-reddito “universale” che metta i percettori in ginocchio, di fronte alla “divinità” zootecnica che eroga la dose quotidiana di mangime.
    Il pericolo è drammaticamente reale: è in corso una sfida planetaria, per il destino dell’umanità. I poteri oligarchici giocano sempre la carta della paura: prima il terrorismo, poi la crisi finanziaria indotta, ora un virus trasformato in un incubo. Faglie di resistenza si delineano in controluce: chi denuncia l’Oms come organismo “orwelliano”, chi segnala gli abusi dello strapotere cinese e la sua infiltrazione onnipervasiva, chi accusa Big Pharma di manipolare il business dei vaccini in modo anche spericolato, sdoganando molecole “clandestine” destinate potenzialmente a incidere sullo stesso Dna, per la prima volta nella storia. Sarà proprio la durezza delle imposizioni – immagina Magaldi – a provocare una rivolta civile: a patto però che riaffiori, nelle persone, il coraggio elementare della dignità. Si prevedono anni tempestosi, attraverso i quali sarà fatalmente riscritta anche la grammatica della politica. Di fronte alla scelta fondamentale – libertà o asservimento, democrazia o dittatura – crolleranno miti ed etichette museali, come “destra” e “sinistra”. Crollerà anche il dogma secolare più falso e rovinoso, quello della scarsità di moneta: sta cominciando a sbriciolarlo, in modo spettacolare, la stessa Christine Lagarde.

    Altri 500 miliardi di euro, di cui 80 destinati all’Italia: aumenta così in modo esponenziale la “potenza di fuoco” del programma di acquisto di titoli per l’emergenza pandemica: il “Pepp”, voluto da Christine Lagarde per rilevare titoli di Stato, sale così a 1.850 miliardi. «Non siamo qui per calmare gli spread», esordì la Lagarde la scorsa primavera, alle prime avvisaglie della crisi Covid. «Una mossa volutamente impopolare e sapientemente calcolata, proprio per suscitare unanimi reazioni contrarie e mettere fine all’incubo del rigore», ricorda Gioele Magaldi, che spiega: «Insieme a Mario Draghi, la neo-presidente della Bce ha abbandonato i suoi tradizionali sodali, cioè i circuiti della massoneria neoaristocratica (quella che ha progettato e gestito l’austerity europea) per abbracciare la causa della massoneria progressista». Lo stesso Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), è il frontman italiano del circuito massonico sovranazionale di ispirazione democratica, impegnato in una dura battaglia – sotterranea e non – per ripristinare la sovranità popolare, sostanzialmente soppressa negli ultimi anni con il ricorso al dogma neoliberista e all’artificio della “scarsità di moneta”. «In realtà la moneta la si può emettere in modo virtualmente illimitato, e a costo zero: ed è quello che la “sorella” Christine Lagarde sta dimostrando».

  • Della Luna: brevetti già dal 2006 per vaccinare i “Covidioti”

    Scritto il 10/12/20 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    A furia di lockdown e di paura alimentata dalle istituzioni col gonfiare il numero dei morti e col nascondere i veri dati (quasi nessuno muore di Covid-19, l’età media dei morti è 82 anni – Istituto Superiore di Sanità), il popolo è stato portato ad agognare il vaccino per esasperazione e senza pensare. Eppure ci sarebbe molto, su cui riflettere. Voci insistenti, ovviamente dichiarate ‘fake’, di un brevetto americano (US7888102B1-2[i]) per il Covid-19 nel 2006, e anche di uno europeo per il suo vaccino (EP 3172319B1) – controllate voi stessi! – entrambi legati a Pfizer, Glaxo, Gates, Pirbright Foundation, che ritroviamo con l’Oms e lo Usaid nel famoso laboratorio di Wuhan. Un forte dubbio che tutto sia stato programmato oltre 10 anni fa, che tutto si svolga come da copione. Un vaccino dagli ignoti effetti collaterali, perché non testato: ci vorrebbero 10 anni per quelli normali, ma questo è il primo che agisce su Rna e Dna, modifica il nostro Dna in modo che produca le proteine del virus, che scatenano le difese immunitarie contro di noi – un alto rischio di autodistruzione, secondo alcuni medici. E diversi esperti, persino Burioni, ammettono che non se lo inietteranno o aspetteranno un anno (intanto si vedrà che cosa succede a chi lo riceve).
    Il rischio primario sono malattie degenerative, tumori e demenze in testa, nonché autoimmuni – un rischio che si potrà verificare solo fra 10 anni: è una vaccinazione sperimentale, proibita dal Trattato di Norimberga. Un pensiero unico, o storytelling, obbligato e difeso con la censura e l’oscuramento del dissenso: da radiazioni ai medici che parlano; da una classe di scienziati che, per i fondi e per la carriera, dipendono da Big Pharma; dalla grande finanza; dalla politica; dal militare. Quindi non sono indipendenti né affidabili. Non disponiamo di esperti indipendenti dal business. Dobbiamo perciò valutare e decidere in base alle nostre capacità personali. Una classe politica che vive di corruzione e un’industria farmaceutica abituata a corromperla per guadagnare (De Lorenzo, Poggiolini – ricordate?) e con una lunghissima fedina penale (anche per stragi compiute con vaccini), che non esiterebbe, per lucro, a sabotare la salute della gente onde aumentare gli acquisti di farmaci, e a pagare i parlamentari per rendere i vaccini obbligatori per legge.
    Un Parlamento che non rappresenta più l’elettorato e ha sospeso la Costituzione, che appoggia golpe governativi a ripetizione, dominato da un partito, il M5S, che conserva la poltrona facendo il contrario di ciò che aveva promesso per farsi eleggere, e da un altro, il Pd, storico braccio politico del capitalismo finanziario globale e predatore; due partiti pronti a togliere diritti costituzionali a chi non si lascerà vaccinare. Un popolo ancora ignaro del disastro economico che lo aspetta in primavera, e in gran parte ormai ammaestrato con la paura e con l’inganno a richiudersi in casa a comando, come le galline, rinunciando ai diritti fondamentali civili e politici e al principio di legalità, per non parlare della dignità. Un mondo che scoppia di inquinamento e di sovrappopolazione, con un’economia automatizzata e finanziarizzata che ha bisogno di sempre meno gente come lavoratori e consumatori, e non sa dove mettere i disoccupati. Se la popolazione va ridotta, allora meglio eliminare chi si vuole vaccinare… Confesso che quello sopra era il mio pensiero finché non ho ascoltato governi seri, come quello britannico, quello giapponese, quello statunitense, dichiarare ufficialmente di aver accertato che i vaccini sono efficaci e persino innocui. Non è la parola di Faraone o Speranza o Conte: ora possiamo fidarci, quando verrà il nostro momento di subire la vaccinazione.
    (Marco Della Luna, “Covidioti di tutto il mondo, vaccinatevi!”, dal blog di Della Luna del 4 dicembre 2020).

    A furia di lockdown e di paura alimentata dalle istituzioni col gonfiare il numero dei morti e col nascondere i veri dati (quasi nessuno muore di Covid-19, l’età media dei morti è 82 anni – Istituto Superiore di Sanità), il popolo è stato portato ad agognare il vaccino per esasperazione e senza pensare. Eppure ci sarebbe molto, su cui riflettere. Voci insistenti, ovviamente dichiarate ‘fake’, di un brevetto americano (US7888102B1-2[i]) per il Covid-19 nel 2006, e anche di uno europeo per il suo vaccino (EP 3172319B1) – controllate voi stessi! – entrambi legati a Pfizer, Glaxo, Gates, Pirbright Foundation, che ritroviamo con l’Oms e lo Usaid nel famoso laboratorio di Wuhan. Un forte dubbio che tutto sia stato programmato oltre 10 anni fa, che tutto si svolga come da copione. Un vaccino dagli ignoti effetti collaterali, perché non testato: ci vorrebbero 10 anni per quelli normali, ma questo è il primo che agisce su Rna e Dna, modifica il nostro Dna in modo che produca le proteine del virus, che scatenano le difese immunitarie contro di noi – un alto rischio di autodistruzione, secondo alcuni medici. E diversi esperti, persino Burioni, ammettono che non se lo inietteranno o aspetteranno un anno (intanto si vedrà che cosa succede a chi lo riceve).

  • Vaccini Covid, flop colossale: e nel 2021 il Grande Risveglio?

    Scritto il 07/12/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Più passa il tempo e più mi convinco che la grandiosa “operazione vaccino” del prossimo anno sarà un flop a livello globale. Certamente, i vaccini arriveranno, e certamente ci saranno decine di milioni di persone che correranno a farseli. Ma questo non si trasformerà necessariamente nella grande operazione di vaccinazione globale sognata dai vari Bill Gates, Fauci e Burioni. C’è infatti ormai nella popolazione mondiale una diffidenza molto diffusa verso il nuovo vaccino, e questa diffidenza sarà molto difficile da eliminare nell’arco di pochi mesi. Anzi, rischia solo di aumentare. Ormai il mondo ha assistito in diretta Tv alla svergognata rincorsa fra le varie case farmaceutiche per essere le prime ad assicurarsi una buona fetta di mercato. E questo spettacolo indegno ha lasciato il segno anche nelle persone meno preparate. Diversi sondaggi nei vari paesi occidentali (Italia, Francia, Usa) riportano che una cifra oscillante fra il 30 e il 50% della popolazione non ha intenzione di vaccinarsi, almeno non subito. Oltre tutto, alla svergognata corsa al successo a cui abbiamo assistito nelle scorse settimane verrà anche ad aggiungersi un inevitabile caos sempre crescente nell’informazione: ci saranno giornalisti – pagati da certe farmaceutiche – che metteranno in dubbio la validità dei prodotti di altre farmaceutiche concorrenti; ci saranno discussioni infinite sull’efficacia e sulla sicurezza effettive di questi vaccini.
    Ci saranno polemiche sempre più esasperate fra i virologi, per sostenere l’una piuttosto che l’altra tesi; ci sarà la guerra fra coloro che vogliono mettere l’obbligo a tutti i costi e coloro che vogliono difendere i diritti della persona; ci saranno le prime reazioni avverse alle vaccinazioni, seguite da interminabili discussioni su cosa le abbia veramente causate. Voleranno gli stracci, a tutti i livelli e in tutte le direzioni. E tutto questo caos non potrà che aumentare ancora di più il senso di diffidenza che la gente prova verso i vaccini. A questo si aggiunga che molto probabilmente sarà la stessa classe medica a rifiutare l’obbligo di vaccinarsi, e naturalmente la gente dirà: “Se il mio medico non si vaccina, perché mai dovrei farlo io?”. Naturalmente, a quel punto, i media cercheranno un colpevole, e proveranno ad addossare la colpa ai cosiddetti “no-vax”. Diranno “quest’insuccesso è colpa di tutta quella gente che fa propaganda contro i vaccini”. Ma sarà una tesi molto difficile da sostenere, anche perché significherebbe riconoscere ai cosiddetti “no-vax” un potere mediatico che chiaramente non hanno mai avuto.
    I media cercheranno il colpevole dappertutto, ma non in casa propria. Sono infatti gli stessi media, che continuano a rilanciare con titoli cubitali l’avvento del vaccino come se fosse la venuta del Salvatore, ad alimentare a livello inconscio l’insicurezza e la diffidenza della popolazione. E più aumenta la diffidenza più i media – invece di correggere il proprio errore – calcano la mano per far contenti i loro padroni. Questo non potrà che portare a nuove tensioni e a nuove esasperazioni. E così il prossimo anno sembra destinato a diventare l’anno del caos e del tutti contro tutti. Ma c’è anche qualcosa di più. Quello che molti hanno definito “The Big Reset” potrebbe diventare anche “The Big Awakening”, e cioè il grande risveglio, l’anno in cui la popolazione mondiale inizierà a scrollarsi di dosso definitivamente il giogo imposto nelle loro menti dalla dittatura mediatica. Se questo succederà o meno, dipenderà anche molto da ciò che farà ciascuno di noi. Oggi non basta più capire, bisogna anche agire, cercando di far capire agli altri quello che abbiamo già capito noi.
    (Massimo Mazzucco, “Vaccini Covid, un flop colossale?”, da “Luogo Comune” del 2 dicembre 2020).

    Più passa il tempo e più mi convinco che la grandiosa “operazione vaccino” del prossimo anno sarà un flop a livello globale. Certamente, i vaccini arriveranno, e certamente ci saranno decine di milioni di persone che correranno a farseli. Ma questo non si trasformerà necessariamente nella grande operazione di vaccinazione globale sognata dai vari Bill Gates, Fauci e Burioni. C’è infatti ormai nella popolazione mondiale una diffidenza molto diffusa verso il nuovo vaccino, e questa diffidenza sarà molto difficile da eliminare nell’arco di pochi mesi. Anzi, rischia solo di aumentare. Ormai il mondo ha assistito in diretta Tv alla svergognata rincorsa fra le varie case farmaceutiche per essere le prime ad assicurarsi una buona fetta di mercato. E questo spettacolo indegno ha lasciato il segno anche nelle persone meno preparate. Diversi sondaggi nei vari paesi occidentali (Italia, Francia, Usa) riportano che una cifra oscillante fra il 30 e il 50% della popolazione non ha intenzione di vaccinarsi, almeno non subito. Oltre tutto, alla svergognata corsa al successo a cui abbiamo assistito nelle scorse settimane verrà anche ad aggiungersi un inevitabile caos sempre crescente nell’informazione: ci saranno giornalisti – pagati da certe farmaceutiche – che metteranno in dubbio la validità dei prodotti di altre farmaceutiche concorrenti; ci saranno discussioni infinite sull’efficacia e sulla sicurezza effettive di questi vaccini.

  • Natale negato, Magaldi: scandaloso, il silenzio della Chiesa

    Scritto il 05/12/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    C’è qualcosa di oscuro e profondo che aleggia su di noi, se si arriva a “negare” persino il Natale (niente messa di mezzanotte, vietati i raduni familiari fuori dal Comune di residenza). Peggio ancora: il Vaticano tace, la Cei non protesta. «La Chiesa cristiana, nella sua storia, è stata anche eroica: ha avuto martiri sbranati dai leoni. Dov’è finito, adesso, quel coraggio?». Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” – straordinaria rivelazione sul ruolo del back-office del potere, che oggi qualcuno chiama Deep State – denuncia il mutismo dell’alto clero cattolico di fronte al Natale 2020 “silenziato” da Conte con l’alibi della pandemia. Cattolico lui stesso, anche se “eretico”, Magaldi prende nota: è come se venisse colpita, anche simbolicamente, la valenza archetipica del Sol Invicuts, la “rinascita cosmica” emblematizzata dalla stessa, potente figura del Cristo, ovvero dalla celebrazione cristiana della natività. Come se “non dovessimo” risorgere, neppure noi, dalle tenebre nelle quali siamo stati sprofondati, da ormai quasi un anno? E’ un messaggio anomalo e sinistro (una specie di resa), quello convalidato da Bergoglio e dai sui vescovi: dovremmo dunque fingere di credere che è meglio stare chiusi in casa «ancora per settimane e mesi, forse per anni, magari per sempre», nell’attesa di uno strano messia – non esattamente cristiano – come il mitico vaccino, presentato come unica soluzione di un problema ingigantito in modo orwelliano?
    I fatti sono sotto gli occhi di tutti, nonostante la grancassa terroristica dei media mainstream, fondata su dati non trasparenti: per la prima volta nella storia, il mondo è stato paralizzato da un virus influenzale pericoloso, ma la cui letalità non supera lo 0,3%. Un virus che comunque colpisce essenzialmente persone anziane e già prostrate da gravi malattie. Le terapie ormai esistono, per trasformare il Covid in una patologia controllabile da casa, con opportuni farmaci. Ma si continua a fingere di avere di fronte l’Ebola, la peste bubbonica. Si sperava che “passasse”, come un temporale, dopo la drammatica primavera 2020. Così non è stato: in un paese sanitariamente disastrato, con un governo incapace e senza più una medicina territoriale all’altezza della situazione, gli ospedali sono tornati inevitabilmente ad affollarsi, nel corso dell’autunno. E ora, che cosa si ripropone? Le stesse misure (fallimentari) che non hanno eliminato il problema nei mesi precedenti. Fermare l’economia, chiudersi in casa: ma in attesa di che cosa, visto che il virus ha l’aria di essere diventato endemico?
    L’unica certezza, infatti, riguarda le conseguenze catastrofiche dei lockdown, del coprifuoco, delle zone rosse: l’economia sta crollando, il debito pubblico rischia di esplodere per via dei sussidi (comunque insufficienti) e della cassa integrazione (erogata spesso in scandaloso ritardo). L’Italia, poi, vanta veri e propri record: tra i grandi paesi, è quello più colpito. Registra la peggior performace economica e il più alto numero di vittime. Un fallimento cocente, quello italiano. Il governo più severo e inflessibile coi cittadini è anche quello che sta collezionando i risultati peggiori, in ogni campo: il rigore psico-panico del distanziamento affonda il Pil, disastra interi comparti economici, mette in pericolo la sicurezza sociale ma anche la salute, non garantendo più la giusta assistenza ai pazienti affetti da malattie gravi (cardiologiche, oncologiche) e senza nemmeno riuscire ad alleggerire il pesante bilancio della catastrofe Covid, che vede l’Italia tra i paesi meno efficaci nel contrastare le conseguenze peggiori del virus.
    La cosa sconcertante, osserva Magaldi, è che un vasto strato della popolazione si sia sottomesso ai diktat, senza protestare: a che serve stare a casa, ancora, se poi – finito il lockdown – i contagi torneranno a salire? Non è già abbastanza evidente il fatto che il distanziamento non può essere la soluzione? Lo dimostrano paesi come la Svezia: niente coprifuoco, verso un’immunità di gregge da raggiungere velocemente. Lo affermano anche i maggiori epidemiologi, quelli che hanno contastrato l’Ebola e che – insieme a decine di migliaia di medici – hanno sottoscritto la Dichiarazione di Great Barrington: dall’incubo Covid si esce in un solo modo, e cioè contagiandosi. In altre parole: secondo quei luminari occorre avere più contagi (non meno) per consentire al virus di adattarsi al nostro organismo e diventare gradualmente inoffensivo. Si tratta insomma di accettare un rischio ragionevole (e comunque inevitabile, come ben si vede anche in Italia), dopo aver messo in sicurezza gli anziani e i malati gravi – quelli sì, da isolare strettamente, in attesa che la situazione migliori. E invece no: si continua a fare la guerra ai contagi (distanziamento, mascherine) come se servisse a qualcosa.
    Una parte della popolazione, nel frattempo, è come impazzita: manipolata dalla politica e dai media, teme il ruolo degli “untori” e contribuisce così alla disgregazione della società, della scuola, del lavoro e dei redditi, cominciando dal turismo e dal commercio. «A chi ha paura, io dico: stia a casa. Ma non pretenda di rinchiudere chi invece accetta di essere contagiato, e quindi poi immunizzato, come in tutte le epidemie della storia». Gioele Magaldi è battagliero: il Movimento Roosevelt, di cui è presidente, assiste da mesi – in modo gratuito – i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste: gli avvocati del Sostegno Legale impugnano le multe, «che non saranno pagate mai, visto in carattere illegittimo dei Dcpm». Non solo: i “rooseveltiani” hanno anche stoppato, insieme ai medici, la folle imposizione del vaccino antinfluenzale pretesa nel Lazio da Zingaretti, ma annullata dal Tar. A proposito: Zingaretti ha fatto spendere al Lazio 14 milioni di euro per mascherine mai consegnate, e poi – insieme alla Calabria – ha speso 118 milioni di euro per vaccini contro l’influenza, che sperava di inoculare obbligatoriamente ad anziani, medici e infermieri.
    Un classico esempio di sottopolitica a disposizione delle grandi lobby, come quella del farmaco, che hanno bisogno di personaggi disposti a fare da apriprista, da battistrada. Il ruolo dell’Italia – cavia prescelta, in Occidente, a causa dell’inconsistenza dei suoi politici – è ormai vistosamete lampante: e ora infatti si aprirà l’analogo balletto dei vaccini, che gli stessi virologi televisivi temono, e che il “British Medical Journal” definisce prematuri, non sicuri e di efficacia non dimostrata. L’altra notizia, pessima, è lo stato narcolettico dell’opinione pubblica, letteralmente rincoglionita dalle quotidiane fake news psico-terroristiche erogate dai media e controllate, anche sul web, dal grottesco Ministero della Verità che Conte ha affidato al sottosegretario Andrea Martella, nemmeno fossimo in Corea del Nord (e senza un fiato di protesta da parte delle redazioni e degli organismi di garanzia, a cominciare dall’Ordine dei Giornalisti). “Andrà tutto bene”, recitava a marzo lo slogan perfetto della catastrofe incombente. S’è visto, infatti, quanto è andato “tutto bene”.
    E il peggio è che, davanti, c’è il nulla: nessuna via d’uscita, né economica né sanitaria. In pratica: una trappola micidiale, che qualcuno chiama Great Reset: un’epidemia influenzale “cinese”, prontamente dichiarata pandemica dall’Oms e usata come pretesto per disarticolare l’economia, in un sol colpo, verticalizzando il controllo socio-economico (con lo strumento della paura) su sette miliardi di esseri umani, che ora si vorrebbe sottoporre anche al dominio tecno-vaccinale universale, pena la perdita delle libertà elementari. Gioele Magaldi maneggia con cura la parola “fascismo”: allude proprio al deprecato ventennio mussoliniano il nome della Milizia Rooseveltiana, formazione destinata a mobilitarsi per risvegliare l’Italia dall’ipnosi. Le parole “milizia” e “Roosevelt” fanno a pugni, compongono un ossimoro: evocano l’attivismo battagliero per reclamare il pieno ritorno alla democrazia, «combattendo in modo nonviolento ma anche con durezza, contro il fascismo strisciante di oggi: quello vero, imposto con la sopraffazione in nome di un pericolo sanitario vergognosamente sopravvalutato per danneggiare l’Occidente e soffocarne la libertà».
    Fascismo? «Attenti alle parole», raccomanda Magaldi: «A dare del fascista (cioè del dittatore) a chiunque non la pensasse come loro erano i comunisti, che democratici non erano mai stati». Lo si è visto anche di recente: «Non si è esitato a evocare il fascismo, quindi il razzismo e il militarismo, anche nei confronti di Trump: ridicolo, visto che Trump è stato il meno bellicoso dei presidenti americani, avendo risolto ogni crisi con la diplomazia e senza ricorrere alle armi». Eppure, è stato attaccato anche con il teppismo (squadristico) di una organizzazione come Antifa, che pratica azioni violente (come quelle delle milizie fasciste) ma nel nome dell’antifascismo, bandiera gloriosa ma oggi abusata da fascistelli d’ogni risma. Fascio-comunisti, li definisce Magaldi. «Quale “fascismo” fa paura, oggi? Quello di minoranze testimoniali come CasaPound e Forza Nuova?». Siamo seri, per favore: che cosa sta attentando, in questo preciso istante, alla nostra libertà?
    Risposta facile: a metterci nei guai è l’altro “fascismo”, quello vero: tecnocratico, finanziario, politico-sanitario. E globale: «E’ un vero e proprio fascio-comunismo, che mette insieme la dittatura cinese e l’oligarchia occidentale, euro-atlantica, che sta provando a mettere fine – con l’aibi del coronavirus – alla lunga “parentesi” della democrazia, per restaurare una sorta di neo-feudalesimo, il potere assoluto dei pochi sui molti». Anche con l’aiuto del Vaticano? Dolenti note: «Alla vigilia delle presidenziali, Mike Pompeo venne a Roma per “strigliare” Bergoglio in mondovisione. La sua colpa? Aver concesso al regime di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, un paese brutalizzato dall’assenza totale di diritti». A sdoganare la Cina – come possibile modello alternativo per l’Occidente – fu la Commissione Trilaterale di Kissinger, campione della superloggia massonica “Three Eyes”, quella che progettò il golpe in Cile contro Allende (a proposito di fascismo). Per chi ancora non l’avesse capito: la “malattia” da cui siamo aggrediti non è curabile all’ospedale. E’ un morbo insidioso: sembra nuovissimo, e invece è antico. Si chiama: dittatura.
    «Poveri illusi, quelli che ancora adesso – dopo un anno di mostruosi sacrifici completamente inutili – tuttora sperano che basti aspettare ancora un po’, rintanati in casa, confidando che la bufera passi da sola, prima o poi». Non passerà, da sola: e non è per scansare la tempesta che siamo stati rinchiusi, maltrattati come animali d’allevamento. Oggi, il “morbo” prevede la folle clausura – teoricamente infinita, sine die – di un’umanuità imbavagliata e traumatizzata, impoverita e ridotta a gregge impaurito. Si scrive Covid, ma si legge Grande Reset: e non ha niente a che fare, con il virus “scappato” dal laboratorio di Wuhan giusto in tempo per sabotare la rielezione (scontata) di Trump, vigoroso avversario del Great Reset. A confermare la gravità della situazione, e la vastità della compromissione dei poteri coinvolti nel progetto, ecco l’inaudita arrendevolezza di Bergolio di fronte alla tesi – bugiarda, e già smentita – degli autori del piano: stiamo a casa (fino a quando?) e “andrà tutto bene”. Una menzogna epocale, capace di oscurare persino il Natale. Ora sì, siamo davvero in pericolo, se è vero che il “progetto” non si ferma davanti a niente, e pretende di privare i nonni dell’abbraccio dei nipoti anche in un giorno sacro come il 25 dicembre. Niente rinascita: è proibita, per decreto. Stavolta, l’agnello sacrificale siamo noi.

    C’è qualcosa di oscuro e profondo che aleggia su di noi, se si arriva a “negare” persino il Natale (niente messa di mezzanotte, vietati i raduni familiari fuori dal Comune di residenza). Peggio ancora: il Vaticano tace, la Cei non protesta. «La Chiesa cristiana, nella sua storia, è stata anche eroica: ha avuto martiri sbranati dai leoni. Dov’è finito, adesso, quel coraggio?». Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” – straordinaria rivelazione sul ruolo del back-office del potere, che oggi qualcuno chiama Deep State – denuncia il mutismo dell’alto clero cattolico di fronte al Natale 2020 “silenziato” da Conte con l’alibi della pandemia. Cattolico lui stesso, anche se “eretico”, Magaldi prende nota: è come se venisse colpita, anche simbolicamente, la valenza archetipica del Sol Invicuts, la “rinascita cosmica” emblematizzata dalla stessa, potente figura del Cristo, ovvero dalla celebrazione cristiana della natività. Come se “non dovessimo” risorgere, neppure noi, dalle tenebre nelle quali siamo stati sprofondati, da ormai quasi un anno? E’ un messaggio anomalo e sinistro (una specie di resa), quello convalidato da Bergoglio e dai sui vescovi: dovremmo dunque fingere di credere che è meglio stare chiusi in casa «ancora per settimane e mesi, forse per anni, magari per sempre», nell’attesa di uno strano messia – non esattamente cristiano – come il mitico vaccino, presentato come unica soluzione di un problema ingigantito in modo orwelliano?

  • British Medical: scordatevi i vaccini-Covid, non c’è da fidarsi

    Scritto il 03/12/20 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    Il “British Medical Journal”, una delle riviste sanitarie più prestigiose del mondo, insieme a “The Lancet”, fa a pezzi i vaccini anti-Covid, almeno per quello che sono oggi: manca una trasparenza complessiva sui dati, né è chiaro se funzionino davvero. In più, non sono stati testati su un numero sufficiente di anziani, persone immunodepresse e bambini: è troppo presto, quindi, per capire se funzioneranno davvero (e per quanto tempo). Inoltre, scrive Antonio Amorosi su “Affari Italiani”, le ricerche non vanno nella direzione di dimostrarlo. Lo afferma la rivista inglese, in un articolo del 26 novembre pubblicato da Peter Doshi, docente all’università del Maryland. Secondo il “New York Times”, Doshi è una delle voci più influenti nella ricerca medica di oggi: si occupa con grande efficacia di fornire ai consumatori «il quadro completo» dei dati sui farmaci. E ora, Doshi si domanda: quanta attendibilità hanno gli annunci di Pfizer, Moderna e AstraZeneca in merito all’efficacia dei propri vaccini progettati per contrastare il Covid? La risposta: mancano dati essenziali, per potersi affidare con sufficiente sicurezza a quelle vaccinazioni.
    Sempre Doshi cita Peter Hotez, decano della National School of Tropical Medicine del Baylor College of Medicine di Houston, che ha detto: «Idealmente, un vaccino antivirale deve ridurre la probabilità di ammalarsi gravemente e andare in ospedale, e poi prevenire l’infezione e quindi interrompere la trasmissione della malattia». Nemmeno gli attuali studi di fase III sono stati impostati per dimostrare se questo accade o meno. Doshi pubblica una tabella mostrarlo, e spiega: «Nessuno degli studi attualmente in corso è progettato per rilevare una riduzione di esiti gravi come ricoveri ospedalieri, uso di cure intensive o decessi. Né i vaccini vengono studiati per determinare se possono interrompere la trasmissione del virus». C’è di fondo una mancanza di chiarezza e trasparenza nei dati per quanto riguarda gli effetti collaterali, racconta Doshi: «Il comunicato stampa di Moderna afferma che il 9% del campione ha sperimentato mialgia di grado 3 e il 10% affaticamento di grado 3; la dichiarazione di Pfizer ha riportato che il 3,8% ha sperimentato stanchezza di grado 3 e il 2% mal di testa di grado 3». Non sono numeri insignificanti. «Gli eventi avversi di grado 3 sono considerati gravi».
    In molti casi questi effetti somigliano ai sintomi del Covid, riassume “Affari Italiani”: le persone che hanno fatto il vaccino potrebbero essere semplicemente positive al Covid. Per capire se è così bisognerebbe sottoporle tutte ad un tampone. Ma, si chiede Doshi, è stato fatto? «Questa informazione non è nota, anche se sarebbe fondamentale conoscerla: perché se quelle persone fossero semplicemente positive, il 90% di efficacia comunicato dalle case farmaceutiche si ridurrebbe significativamente». Dal modo di elencare i propri test, spiega il professore, si capisce che i tamponi non vengono fatti a tutti i protagonisti della sperimentazione, ma solo alle persone per le quali i medici lo ritengono necessario. E questo è un problema. Altro aspetto rilevante è l’incertezza sulle prestazioni del vaccino sui 3, 6 o 12 mesi. «Non si sa neppure se una persona vaccinata, oltre a non sviluppare i sintomi del Covid, possa contagiare altre persone». E poi: quali sono le caratteristiche di chi è stato selezionato per testare i vaccini? Scarsissimo, pare, il numero degli anziani: cioè i soggetti notoriamente più esposti al Covid.
    «Se gli anziani fragili, che si ritiene moriranno in numero sproporzionato sia per l’influenza che per il Covid-19, non vengono arruolati negli studi sui vaccini in numero sufficiente per determinare se il numero di casi è ridotto nella loro categoria, ci possono essere poche basi per presumere benefici in termini di meno ricoveri ospedalieri o mortalità», scrive “Affari Italiani”, riprendendo Doshi. «Qualunque sia la riduzione dei casi osservata nella popolazione complessiva dello studio (la maggior parte dei quali è tra adulti sani), il beneficio potrebbe non applicarsi alla sottopopolazione anziana fragile, con l’effetto che poche vite potrebbero essere salvate». Lo conferma il vaccinologo Paul Offit, famoso per aver ricevuto minacce di morte dai No-Vax statunitensi: «Se non disponiamo di dati adeguati nel gruppo di età superiore ai 65 anni – ha detto Offit – queste categorie non dovrebbero ricevere il vaccino: il che sarebbe un peccato, perché sono composte proprio dai soggetti che hanno maggiori probabilità di morire con questa infezione».
    Altri punti deboli: «Solo due studi stanno arruolando bambini o ragazzi di età inferiore ai 18 anni». Tutti, poi, «escludono le persone immunocompromesse e le donne in gravidanza o che allattano». Quindi, «anche su queste categorie l’incertezza regna sovrana». Per testare dei vaccini forse ci vuole più tempo, sintetizza “Affari Italiani”. «E solo una trasparenza e il controllo rigoroso dei dati, che devono essere resi pubblici nella loro interezza, possono farci capire i veri pro e i contro dell’uso». In altre parole: è evidente che l’allarme scatenato sulle strutture ospedaliere, il blocco dell’economia e i decessi per Covid hanno messo i governi sotto pressione, e così tutti vorrebbero una soluzione semplice e immediata per tornare alla normalità. «Gli accordi commerciali tra governi e case farmaceutiche sembrano rispondere a questa esigenza reale, non vi è dubbio. Ma l’approccio che fa abbracciare in modo acritico la “strada vaccini” – conclude “Affari Italiani” – potrebbe avere effetti più negativi che positivi: anche perché sembra mossa da un desiderio irrazionale, umanamente comprensibile ma illogico, vista la mancata piena trasparenza dei dati».

    Il “British Medical Journal”, una delle riviste sanitarie più prestigiose del mondo, insieme a “The Lancet”, fa a pezzi i vaccini anti-Covid, almeno per quello che sono oggi: manca una trasparenza complessiva sui dati, né è chiaro se funzionino davvero. In più, non sono stati testati su un numero sufficiente di anziani, persone immunodepresse e bambini: è troppo presto, quindi, per capire se funzioneranno davvero (e per quanto tempo). Inoltre, scrive Antonio Amorosi su “Affari Italiani“, le ricerche non vanno nella direzione di dimostrarlo. Lo afferma la rivista inglese, in un articolo del 26 novembre pubblicato da Peter Doshi, docente all’università del Maryland. Secondo il “New York Times”, Doshi è una delle voci più influenti nella ricerca medica di oggi: si occupa con grande efficacia di fornire ai consumatori «il quadro completo» dei dati sui farmaci. E ora, Doshi si domanda: quanta attendibilità hanno gli annunci di Pfizer, Moderna e AstraZeneca in merito all’efficacia dei propri vaccini progettati per contrastare il Covid? La risposta: mancano dati essenziali, per potersi affidare con sufficiente sicurezza a quelle vaccinazioni.

  • Buon Natale da Arcuri: liberi, ma solo col pass vaccinale

    Scritto il 28/11/20 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Manca meno di un mese a Natale, e quasi nessuno se n’è accorto. Gli anni scorsi subito dopo Ognissanti iniziava un massiccio martellamento di prodotti, pubblicità, video, canzoni e jingles natalizi, per non parlare di panettoni, luminarie e stelle filanti. Quest’anno no: come mai? Semplice, è arrivato l’ordine dall’alto ai vari editori di cancellare la festività dai media. Ovviamente il motivo è più che valido: il coronavirus! La realtà è un po’ diversa: ci stanno rosolando lentamente sulla piastra, per prepararci al prossimo anno che inizierà con i botti, e non pensiate al capodanno. Il veglione infatti si farà a casa in totale solitudine senza alcun razzetto o fontanella, perché verranno messi al bando dal prossimo Dpcm in quanto i petardi potrebbero svegliare dal sonno notturno il Sars-Cov-2… Non sia mai! Mi riferisco al “patentino” e all’ipotesi di obbligo in base alle fasce di età che sta prendendo forma.
    A dirlo è il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri. «Stiamo disegnando un piano dei vaccini, il primo sarà quello di Pfizer e all’Italia arriveranno 3,4 milioni di dosi nella seconda parte di gennaio, che serviranno a vaccinare 1,7 milioni di italiani perché a ogni persona dovranno essere somministrate due dosi».
    La cosa interessante è che il prodotto Pfizer richiede condizioni particolari per la conservazione: temperature di circa 70/80 gradi sotto lo zero! Ma tranquilli i frigoriferi «ci sono», ha rincuorato Arcuri. Stanno anche «progettando una piattaforma informatica che consentirà di gestire la verifica della somministrazione per sapere come si chiamano le persone che hanno fatto il vaccino e dove lo hanno fatto, per seguire la tracciabilità dei beni sul territorio», ha detto il commissario, rispondendo ad una domanda sulla folle ma purtroppo concreta ipotesi di un patentino. Il “patentino” (o “pass”, come l’ha definito il diversamente-statista del veneto Zaia) darà diritto ai sudditi di tornare ad una pseudo-normalità, che ovviamente normalità non sarà. Ma come si dice: la cosa importante è crederci. Quindi, vuoi andare ai concerti? Usare i mezzi pubblici? Viaggiare all’estero? E perché no, mangiarti una pizzetta in compagnia senza il problema del numero di commensali? Bene, lo potrai fare se e solo se ti sarai fatto sparare in vena un po’ di Rna sintetico, un po’ di materiale modificato geneticamente, creato in laboratorio dalle menti più criminali del pianeta! Buona “normalità” a tutti…
    (Marcello Pamio, “Babbo Natale e il ‘patentino’ vaccinale per tutti”, da “Disinformazione.it” del 20 novembre 2020. Operatore Shiatsu nell’ambito della medicina tradizionale cinese, Pamio ha alle spalle un triennio di studi universitari di fisica. Da anni si occupa di “medicine non convenzionali”, con particolare attenzione ai sistemi terapeutici “dimenticati”, e a quelli boicottati dall’establisment medico).

    Manca meno di un mese a Natale, e quasi nessuno se n’è accorto. Gli anni scorsi subito dopo Ognissanti iniziava un massiccio martellamento di prodotti, pubblicità, video, canzoni e jingles natalizi, per non parlare di panettoni, luminarie e stelle filanti. Quest’anno no: come mai? Semplice, è arrivato l’ordine dall’alto ai vari editori di cancellare la festività dai media. Ovviamente il motivo è più che valido: il coronavirus! La realtà è un po’ diversa: ci stanno rosolando lentamente sulla piastra, per prepararci al prossimo anno che inizierà con i botti, e non pensiate al capodanno. Il veglione infatti si farà a casa in totale solitudine senza alcun razzetto o fontanella, perché verranno messi al bando dal prossimo Dpcm in quanto i petardi potrebbero svegliare dal sonno notturno il Sars-Cov-2… Non sia mai! Mi riferisco al “patentino” e all’ipotesi di obbligo in base alle fasce di età che sta prendendo forma. A dirlo è il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri. «Stiamo disegnando un piano dei vaccini, il primo sarà quello di Pfizer e all’Italia arriveranno 3,4 milioni di dosi nella seconda parte di gennaio, che serviranno a vaccinare 1,7 milioni di italiani perché a ogni persona dovranno essere somministrate due dosi».

  • Vaccini, radiato Gava: e i colleghi zitti, nessuno protesta

    Scritto il 27/11/20 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Il dottor Roberto Gava è stato definitivamente radiato dall’ordine dei medici. La radiazione originale, arrivata nell’aprile del 2017, era rimasta sub judice perché nel frattempo il dottor Gava aveva fatto ricorso. Ora il ricorso l’ha perso, e la radiazione è diventata definitiva. Questo articolo non vuole essere una difesa del dottor Gava da parte mia, ma vuole essere un atto di accusa verso tutti quei colleghi che non l’hanno difeso. La professionalità e la serietà del dottor Gava infatti non sono in discussione. Laureato in medicina all’università di Padova, specializzato in cardiologia, farmacologia clinica e tossicologia medica, con perfezionamento in agopuntura cinese, omeopatia classica e bioetica, il dottor Gava ha anche scritto una ventina di libri sui più diversi aspetti della medicina moderna. Ma ha anche scritto diversi libri sulle vaccinazioni, di cui il più famoso è “Le vaccinazioni pediatriche”, un tomo di oltre 1000 pagine pieno zeppo di informazioni storiche e scientifiche inoppugnabili. E qui per Gava nascono i problemi.
    Pur non essendosi mai dichiarato contrario alle vaccinazioni, infatti, il dottor Gava ne ha messo in luce in maniera metodica e fortemente documentata tutti i limiti e i rischi che queste comportano. E questo, al giorno d’oggi, non si può fare. Oggi il potere straripante delle case farmaceutiche impone una fede cieca e incrollabile nelle vaccinazioni a tutti i costi, senza se e senza ma, e chiunque osi anche leggermente dissentire da questa linea viene punito con la radiazione. Ora la mia domanda è questa: fra tutti i medici che esistono oggi in Italia ce ne saranno certamente molti che concordano in pieno con l’assoluta efficacia e sicurezza delle vaccinazioni. Ma ce ne sono anche molti – decisamente più informati dei primi – che sanno benissimo che le vaccinazioni possono causare dei danni molto gravi ai loro pazienti, e che quindi andrebbero fatte con molta cautela, e non con inoculazioni di massa. In altre parole, ci sono moltissimi medici in Italia che concordano al 100% con le posizioni del dottor Gava. Eppure questi medici tacciono, per evitare di incorrere nell’ira dell’ordine dei medici, che agisce chiaramente sotto il controllo delle multinazionali del farmaco.
    Tacciono perché vogliono proteggere il loro orticello. Tacciono perché “tengono famiglia”, e non vogliono rinunciare a tutti i privilegi che hanno potuto accumulare dopo una carriera certamente impervia e faticosa. Eppure basterebbe così poco. Basterebbe che due o trecento di loro scrivessero una lettera all’ordine dei medici, dicendosi sconcertati per una punizione così severa per quello che in realtà è un semplice “reato di opinione”, e le cose cambierebbero immediatamente. Per tutti. Ma ciascuno di loro ha troppa paura. È così comodo stare seduti dietro la propria scrivania a sfornare ricette con la fotocopiatrice, senza più nemmeno guardare in faccia i propri pazienti, e senza più combattere per la dignità della propria categoria. Lo dico a tutti coloro che condividono le posizioni del dottor Gava ma che tacciono per paura, per interesse personale, o per protezione della posizione acquisita: continuerete tranquillamente per tutta la vita a fare i medici, state tranquilli. Ma non per questo avrete diritto di essere chiamati uomini.
    (Massimo Mazzucco “Caso Gava: medici, dove siete?”, da “Luogo Comune” del 24 novembre 2020).

    Il dottor Roberto Gava è stato definitivamente radiato dall’ordine dei medici. La radiazione originale, arrivata nell’aprile del 2017, era rimasta sub judice perché nel frattempo il dottor Gava aveva fatto ricorso. Ora il ricorso l’ha perso, e la radiazione è diventata definitiva. Questo articolo non vuole essere una difesa del dottor Gava da parte mia, ma vuole essere un atto di accusa verso tutti quei colleghi che non l’hanno difeso. La professionalità e la serietà del dottor Gava infatti non sono in discussione. Laureato in medicina all’università di Padova, specializzato in cardiologia, farmacologia clinica e tossicologia medica, con perfezionamento in agopuntura cinese, omeopatia classica e bioetica, il dottor Gava ha anche scritto una ventina di libri sui più diversi aspetti della medicina moderna. Ma ha anche scritto diversi libri sulle vaccinazioni, di cui il più famoso è “Le vaccinazioni pediatriche”, un tomo di oltre 1000 pagine pieno zeppo di informazioni storiche e scientifiche inoppugnabili. E qui per Gava nascono i problemi.

  • Golpe o guerra civile: il regime che vuole cancellare Trump

    Scritto il 06/11/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Da noi imperversano, tipo bombardamento di Dresda, le fake news. Le rivediamo finalizzate a seminare terrore e assembramenti in ospedali e pronti soccorsi, tramite fake contagiati e fake decessi da fake Covid (fake=falso). Decessi autentici, invece, da intubazioni, ventilazioni, ovviamente in assenza coatta di parenti, e cure salvavita negate agli oncologici, diabetici, infartuati e depressi. E tutti, convinti che i governanti governino per noi, i medici medichino per noi e i media ci diano notizie vere, abboccano e si adeguano. Negli Usa, operando gli stessi mandanti ed eseguendo gli stessi sicari, la differenza la fa un presidente il quale, bene o male che gli vogliate, tutta questa pantomima la contrasta e ridicolizza. Ma il senso profondo di tutto questo pochi lo sanno. Basterebbe l’eresia di un presidente anti-Cupola, degna dei Catari contro il Papa, perché i signori del Nuovo Ordine Mondiale digital-pandemico, ricorrendo a personaggetti come Greta Thunberg, o a personaggioni come Bergoglio, o ad altri chicchirichì del pollaio, lo sostituiscano come “male assoluto” addirittura a Russia, Cina, Iran. E, nella congiuntura, alla maledetta idrossoclorochina ammazza-virus e vaccino.

  • L’America nella nebbia: nel 2000 i brogli favorirono Bush

    Scritto il 05/11/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Nel calcio, quando il campo da gioco è invaso dalla nebbia e la visibilità scende a zero, l’arbitro interrompe la partita: la cosa migliore sarebbe rigiocarla. L’ecltoplasma chiamato Joe Biden, il vecchio che in pubblico sbaciucchia le bambine e in privato manda avanti il figliolo a fare affari inconfessabili coi peggiori oligarchi cinesi e ucraini, sta forse per vincere le elezioni più nebbiose della storia americana? Nella regione industriale dei Grandi Laghi, dove Donald Trump aveva appena incassato una squillante vittoria sulla base delle schede votate da elettori in carne e ossa, la strana nebbia blu dei “democrat” alla Nancy Pelosi, quella secondo cui alla fine vincerà Biden, in un modo o nell’altro, sta facendo letteralmente sparire dalla vista il perimetro dello sport politico più importante del pianeta? Un gioco di prestigio, costruito con tonnellate di schede pre-stampate, sta davvero trasformando in un ricordo la lealtà costituzionale delle presidenziali statunitensi? Elezioni-evento, adrenalinicamente esasperate e decantate come specchio dell’innocenza sostanziale del maggior impero del pianeta, formidabile motore – negli ultimi cent’anni – di tutto il meglio e tutto il peggio che il mondo ha potuto assaggiare. Anche questo (insieme alla nostra sicurezza sanitaria) sta dunque per finire, nella nebbia della Rust Belt invasa da voti postali stampati in serie?
    E’ quanto sostiene il presidente teoricamente destinato a restare in carica fino al 22 gennaio 2021, quell’impresentabile e insopportabile Uomo Nero che è riuscito a mandare in bestia milioni di cittadini, non solo americani, per i suoi modi studiatamente sbrigativi, atipici, deliberatamente alieni rispetto all’ipocrisia corrente del politicamente corretto, che nasconde i suoi orrori geopolitici dietro sorrisi, diplomazia, minuetti e lanci a canestro come quelli nei quali eccelle Barack Obama, l’equivoco vivente più famoso del mondo, iscritto per sbaglio nel campionato dei Buoni in cui milita anche il pontefice romano che ha adottato il nome di Francesco d’Assisi. Dai palazzi vaticani starà certo osservando lo spettacolo della nebbia anche lui, il Papa argentino che convisse a lungo coi generali fascisti tra i fantasmi dei desaparecidos, e che – poche settimane fa – è stato brutalmente accusato, proprio dall’amministrazione Trump, di avere stipulato per la prima volta nella storia una sorta di patto col diavolo, concedendo al governo di Pechino il potere di designare i vescovi cattolici nel subcontinente post-maoista, ora arruolato a pieno titolo nel fronte turbo-mondialista di Davos, quello che da tempo sognava e prevedeva un’epidemia coi fiocchi, come quella che ha paralizzato il mondo e soprattutto inceppato la scontatissima rielezione di Donald Trump.
    A proposito: è letteralmente impazzito, il 45esimo presidente degli Stati Uniti? Nel contestare in modo così aspro il risultato, a spoglio ancora in corso, non si rende conto di lesionare il prestigio istituzionale della superpotenza? Cosa spinge il presidente uscente ad agire in modo tanto avventato, almeno in apparenza, senza curarsi del pericolo di veder riesplodere nelle strade americane la violenza scatenata nei mesi scorsi dalle squadracce neofasciste di Antifa, prezzolate per strumentalizzare le sacrosante proteste per la barbara uccisione di George Floyd da parte della polizia? La celebratissima “prima democrazia del mondo” rischia di dare uno spettacolo di sé paragonabile a quello del magistrale affresco storico realizzato da Martin Scorsese in una pellicola come “Gangs of New York”? Il momento è altamente drammatico: come quando, nel 1991, il mondo intero restò col fiato sospeso di fronte alle imprese dei golpisti di Mosca che avevano deposto e sequestrato Gorbaciov, l’eroe che aveva invano sperato in un vero, umanissimo “nuovo ordine mondiale”, basato sulla concordia e la cooperazione, dopo l’infinito logoramento della guerra fredda, sotto il ricatto incrociato del terrore nucleare.
    In attesa di capire quali colpi di scena si consumeranno ancora dalle parti di Washington, in una partita che non può che includere anche il Pentagono, oltre all’evocazione (fuori misura?) della Corte Suprema come estremo arbitro della contesa più pazza di sempre, è inevitabile scorgere la platea che se lo sta godendo, lo spettacolo della nebbia. Accanto a Obama e Bergoglio, nella platea è facile scorgere il diletto Macron, onorato in Vaticano il giorno dopo aver insultato il governo italiano, due anni fa. Il presidente che faceva picchiare i migranti africani rispedendoli in Italia ha appena bombardato il Mali, per rappresaglia dopo gli attentati di Nizza, con la scusa dell’origine maliana di uno dei killer. Sul suo sito, Mitt Doclino segnala un dettaglio: il Mali aveva tentato di smarcarsi dalla stretta coloniale francese, chiedendo aiuto proprio agli Stati Uniti. Vi rendete conto – si domanda Mitt Doclino – che fine farebbe l’Italia, se venisse meno anche l’ultimo paracadute americano, di fronte all’aggressività dell’ordoliberismo franco-tedesco? Per inciso: siamo il paese che si è lasciato “scippare” dalla Francia persino la vetta del Monte Bianco. Bel simbolo: il tetto d’Europa non sarebbe più italiano, se si continuasse a lasciar fare, seguendo l’esempio degli inesistenti Conte e Di Maio, letteralmente non pervenuti.
    Si dirà che Conte e Di Maio hanno ben altre rogne di cui occuparsi, oggi. Di Maio, poi, può godersi il suo cretaore, Beppe Grillo, che sciorina sul suo blog la mappa del Bengodi, il nuovo planisfero del “reddito universale” cui sarebbero destinati i superstiti del Great Reset, quelli ancora vivi dopo l’accurata distruzione della sovranità economica. Impossibile non notare anche l’ex comico, nella nebbia della tribuna che si sta gustando lo scempio americano. Impossibile non immaginare un intero parterre di potentissimi padreterni, pronti a ridere largo di fronte al voto postale statunitense: George Soros e gli uomini di Davos, il cinese Xi Jinping, i padroni del web e quelli delle televisioni, il mitologico Bill Gates coi suoi vaccini e i suoi microchip, l’altrettanto favoloso Elon Musk con le sue “costellazioni” di satelliti 5G. Tutti a tifare contro il Puzzone della Casa Bianca: interi settori del Deep State più maleodorante, gli “specialisti” di antiterrorismo che hanno assistito al dilagare indisturbato del terrorismo, i club più esclusivi di Big Pharma e il loro guru mondiale Anthony Fauci, buon amico del presidente etiope di un’Oms ormai largamente finanziata dalla Cina, il colosso globalista teleguidato da azionisti come Vanguard, State Street e BlackRock.
    E’ vero che il nebbione è fitto, ma solo un cieco potrebbe non vedere il ponte velenoso che collega Wuhan a Washington. L’ultima volta che negli Usa qualcuno denunciò brogli elettorali, sappiamo come finì: Al Gore rimase a casa, e venne eletto Bush. Era il 2001: poco dopo crollarono le Torri Gemelle ed esplose l’inferno in Afghanistan e in Iraq. Il mondo non sarebbe più stato lo stesso. E’ la medesima canzone che intonano, non da oggi, i profeti del Grande Reset: state a casa, andrà tutto bene, ce ne occuperemo noi. Parola d’ordine: tremare e obbedire. Al netto della cecità dei più ottusi, era proprio questa – la libertà – la vera posta in gioco nelle “elezioni del secolo”, che hanno opposto il controverso “patriota” Trump a un flebile ometto di cartapesta, un semplice prestanome dai capelli bianchi. Finisce qui, l’incontro? Qualche arbitro fischierà la fine e The Donald si ritirerà, come fece Gore nonostante l’imbroglio dei voti della Florida presieduto dal governatore Jeb Bush, fratello del candidato presidente? Questo tempo che stiamo vivendo – tra mascherine e lockdown, distanziamento e coprifuoco, strategia della paura e disinformazione martellante a reti unificate – ha l’aria di essere davvero apocalittico, cioè rivelatore: a questo è servito, essenzialmente, l’indice accusatore agitato, spesso fuori misura, dall’urlatore Donald Trump, che ora si dichiara frodato dalla nebbia, il più subdolo dei trucchi.

    Nel calcio, quando il campo da gioco è invaso dalla nebbia e la visibilità scende a zero, l’arbitro interrompe la partita: la cosa migliore sarebbe rigiocarla. L’ecltoplasma chiamato Joe Biden, l’anziano signore che in pubblico sbaciucchia le bambine e in privato manda avanti il figliolo a fare affari inconfessabili coi peggiori oligarchi cinesi e ucraini, sta forse per vincere le elezioni più nebbiose della storia americana? Nella regione industriale dei Grandi Laghi, dove Donald Trump aveva appena incassato una squillante vittoria sulla base delle schede votate da elettori in carne e ossa, la strana nebbia blu dei “democrat” alla Nancy Pelosi, quella secondo cui alla fine vincerà Biden, in un modo o nell’altro, sta facendo letteralmente sparire dalla vista il perimetro dello sport politico più importante del pianeta? Un gioco di prestigio, costruito con tonnellate di schede pre-stampate, sta davvero trasformando in un ricordo la lealtà costituzionale delle presidenziali statunitensi? Elezioni-evento, adrenalinicamente esasperate e decantate come specchio dell’innocenza sostanziale del maggior impero del pianeta, formidabile motore – negli ultimi cent’anni – di tutto quello che il mondo ha potuto assaggiare. Anche questo (insieme alla nostra sicurezza sanitaria) sta dunque per finire, nella nebbia della Rust Belt invasa da voti postali stampati in serie?

  • Icke, Viganò, Great Reset. Biglino: complottista è la Bibbia

    Scritto il 02/11/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Cosa sta succedendo, se un alto prelato vaticano come monsignor Carlo Maria Viganò oggi si esprime negli stessi termini in cui anni fa si esprimeva nientemeno che l’inglese David Icke, considerato il decano del complottismo contemporaneo? Se lo domanda Mauro Biglino, popolare autore di bestseller basati sulla rilettura testuale, in lingua ebraica, dell’Antico Testamento. La risposta? I cosiddetti complottisti possono forse considerarsi in buona compagnia: è proprio la Bibbia, infatti, a prefigurare in modo esplicito il sistema di dominio basato sul controllo socio-economico assoluto, esercitato dal potere finanziario, oggi accusato – secondo Icke, ma anche Viganò – di manipolare la crisi sanitaria del Covid allo scopo di realizzare il “Great Reset”, il crollo pilotato dell’economia, per ottenere la sottomissione dell’umanità, spaventata a morte con la minaccia della pandemia. In un video sul suo canale YouTube, il cui testo riportiamo integralmente, Biglino ricorda che è lo stesso Talmud a ricordare l’importanza capitale della dominazione monetaria illustrata nella Torah. La ricetta? Prestare denaro a interesse, per soggiogare popoli e nazioni.
    Normalmente non mi piace entrare nei fatti di cronaca e di attualità. Ritengo che possa essere più saggio aspettare che le cose di raffreddino, perché parlare a caldo significa rischiare di dire delle stupidaggini. Oggi però stiamo vivendo una situazione che ha generato in me una serie di considerazioni che ho piacere di condividere, perché riguardano il tema di cui mi occupo, che – come dico da molti anni – è strettamente legato all’attualità. A volte, capire il passato ci aiuta a capire il presente, e questa è una di quelle situazioni in cui questa affermazione, a mio avviso, è validissima. Comincio col leggervi alcuni passi di una lettera, in cui sono contenute delle affermazioni molto pesanti. Per il momento non vi dico ancora chi l’ha scritta, anche se magari molti di voi lo capiranno. Si parla di «quest’ora in cui le sorti del mondo intero sono minacciate da una cospirazione globale». Si legge: «Vediamo i capi delle nazioni e i leader religiosi assecondare questo suicidio della cultura occidentale, mentre ai cittadini sono negati i diritti fondamentali, in nome di un’emergenza sanitaria che sempre più si rivela come strumentale all’instaurazione di una disumana tirannide senza volto».
    «Un piano globale, denominato Great Reset, è in via di realizzazione. Ne è artefice un’élite che vuole sottomettere l’umanità intera, imponendo misure coercitive con cui limitare drasticamente le libertà delle persone e dei popoli». Vi dico subito che Great Reset non è un termine inventato dal redattore di questa lettera, ma si trova già in un documento pubblicato dall’Onu nel 2015, dove è contenuta un’analisi della situazione della popolazione mondiale, e una serie di proposte. Non a caso, quel documento è conosciuto come Agenda 2030: siamo nel ‘20, quindi le date corrisponderebbero. «Scopo del Great Reset è l’imposizione di una dittatura sanitaria finalizzata all’imposizione di misure liberticide, nascoste dietro allettanti promesse di assicurare un reddito universale e di cancellare il debito dei singoli. Prezzo di queste concessioni del Fondo Monetario Internazionale» (altra istituzione che ha usato il termine Great Reset) «dovrebbe essere la rinuncia alla proprietà privata e l’adesione ad un programma di vaccinazione Covid-19 e Covid-21 promosso da Bill Gates con la collaborazione dei principali gruppi farmaceutici».
    «Al di là degli enormi interessi economici che muovono i promotori del Great Reset, l’imposizione della vaccinazione si accompagnerà all’obbligo di un passaporto sanitario e di un ID digitale, con il conseguente tracciamento dei contatti di tutta la popolazione mondiale. Chi non accetterà di sottoporsi a queste misure verrà confinato in campi di detenzione o agli arresti domiciliari, e gli verranno confiscati tutti i beni». Ancora: «Questa crisi serve per rendere irreversibile, nelle intenzioni dei suoi artefici, il ricorso degli Stati al Great Reset, dando il colpo di grazia a un mondo di cui si vuole cancellare completamente l’esistenza e lo stesso ricordo». E più avanti: «Come ormai è evidente – e qui l’autore si riferisce direttamente al Papa -  colui che occupa la Sede di Pietro, fin dall’inizio ha tradito il proprio ruolo, per difendere e promuovere l’ideologia globalista, assecondando l’agenda della Deep Church, che lo ha scelto dal suo grembo».
    Poi l’estensore fa un cenno alle elezioni negli Stati Uniti, e scrive che c’è il rischio che venga eletto un personaggio che «farà agli Stati Uniti ciò che Jorge Mario Bergoglio sta facendo alla Chiesa, il primo ministro Conte all’Italia, il presidente Macron alla Francia, il primo ministro Sanchez alla Spagna, e via dicendo». Poi però l’autore formula una speranza, che anzi per lui è una certezza: dice che, siccome «l’avversario non sa amare, e non comprende che non basta assicurare un reddito universale o cancellare i mutui per soggiogare le masse e convincerle a farsi marchiare come capi di bestiame», questo disegno non si realizzerà. Difatti, dice: questo popolo «sta comprendendo di non esser disposto a barattare la propria libertà con l’omologazione e la cancellazione della propria identità». Aggiunge: «Questo Great Reset è destinato a fallire perché chi lo ha pianificato non capisce che ci sono persone ancora disposte a scendere nelle strade per difendere i propri diritti», e quindi «l’inumanità livellatrice del progetto mondialista si infrangerà miseramente dinanzi all’opposizione ferma e coraggiosa dei figli della Luce».
    Ora, questa lettera non è stata scritta da uno dei tanti complottisti, ma da un alto prelato vaticano come monsignor Carlo Maria Viganò, arcivescovo titolare di Ulpiana e già nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America. Viganò aveva iniziato a creare problemi all’interno della gerarchia, perché già ai tempi di Benedetto XVI aveva messo il dito nella piaga della pedofilia. Poi ha proseguito con Bergoglio, tant’è che è stato promosso per essere allontanato (il vecchio sistema del “promoveatur ut amoveatur”), dopodiché è stato, per così dire, “pensionato” in modo forzato. Ho sottolineato il fatto che questa lettera non è stata scritta da un complottista, perché in realtà contiene tutta una serie di concetti che erano già chiaramente espressi nel 2009, data dell’edizione italiana di “Cospirazione globale”, di David Icke, che è considerato un po’ il padre del complottismo mondiale. Ebbene, ci sono tutta una serie di concetti che si corrispondono: possono essere sovrapposti.
    Monsignor Viganò parla di questo accordo tra Bill Gates e i principali gruppi farmaceutici? Parlando di Big Pharma, David Icke diceva che «le industrie farmaceutiche delle bio-tecnologie non sono altro che il Male legalizzato». Monsignor Viganò presenta questa situazione come la guerra tra i “Figli del Bene” e i “Figli del Male”. «E ancora una volta le modalità sono le stesse», prosegue David Icke: «Queste corporazioni – in realtà si tratta di un’unica corporazione, al singolare – sono controllate dalla stessa forza che controlla i governi, e fondamentalmente ottengono qualunque cosa vogliano, relativamente alle leggi (o alla mancanza di leggi)». Cioè, anche qui si si fa riferimento a queste leggi liberticide. E poi, ancora: quando monsignor Viganò parla del coraggio di chi saprà resistere, David Icke dice: «La paura è il primo strumento di controllo, e smettere di aver paura significa disarmare chi ci manipola».
    Di riferimenti e parallelismi, tra Icke e Viganò, ce ne sono a decine. Colpisce l’accostamento tra due personaggi apparentemente così lontani: un alto prelato del Vaticano e un giornalista che si occupa di tutt’altro. Ma la cosa non si ferma qui, perché Viganò aggiunge: «Il nemico ha dalla sua parte Satana, che non sa che odiare. Noi abbiamo dalla nostra parte il Signore Onnipotente, il Dio degli eserciti schierati in battaglia». Questo è lo Yahweh Tsebaoth, il “Dio degli eserciti” dell’Antico Testamento. Ora, c’è una cosa che sappiamo tutti. Il vero potere che governa l’intero pianeta Terra, tiene soggiogati i popoli e tiene sotto scacco i governi è il potere finanziario, basato sul sistema del debito-credito. Con questo sistema, chi ha in mano le leve tiene il cappio al collo ad ogni forma di governo. Sappiamo che i nostri politici sono sostanzialmente degli esecutori, chiunque essi siano. E quindi questo sistema è addirittura indifferente alle varie forme di governo: chi ha in mano le leve del potere finanziario non si preoccupa se a governare una nazione è una dittatura oppure, facciamo per dire, la più realizzata delle democrazie.
    Ciò che interessa è che chi governa, comunque, non decida di uscire da quel sistema: perché, se decide di uscire, viene durissimamente colpito. Dittatore o governo democratico, deve stare dentro il sistema finanziario che tiene sotto scacco il pianeta. Per fortuna, dice Viganò, noi abbiamo dalla nostra parte Yahweh, il Dio biblico. Ma cosa dice, la Bibbia, a questo proposito? In Esodo, 22 si parla proprio del sistema del debito e del credito: «Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, al povero che è con te, non ti comporterai con lui da usuraio. Non gli imporrete alcun interesse». Cioè, dice Yahweh al suo popolo, agli israeliti: se vi prestate denaro tra di voi, non chiedete interesse. Poi però dà indicazione diverse, per quanto riguarda gli stranieri. La Bibbia cita anche i Giubilei, che avvenivano al termine di ogni ciclo di 7 anni o di 50 anni, per cui bisognava rimettere i debiti. Il Deuteronomio (capitolo 15, versetto 2) illustra le norme che riguardano la remissione dei debiti: «Ogni creditore rimetta quanto ha prestato al suo prossimo», e per “prossimo” la Bibbia intende il tuo vicino, l’appartenente al tuo stesso clan. «Non lo riscuota né dal suo prossimo né dal suo fratello, quando sia proclamato l’anno della remissione per il Signore. Tu potrai esigere il tuo credito dallo straniero, ma al tuo fratello condonerai quanto deve nei tuoi confronti».
    Quindi qui c’è una distinzione netta: tra di voi vi prestate denaro senza interesse, e al settimo anno rimetterete i debiti agli appartenenti allo stesso clan tribale, mentre il debito può essere riscosso dallo straniero. E l’affermazione successiva è ancora più importante e più pesante: «Quando il Signore tuo Dio» (in ebraico c’è: “Quando Yahweh, Elohim tuo”) ti avrà benedetto come ti ha promesso, tu farai prestito a molte nazioni, ma tu non chiederai nulla in prestito; dominerai molte nazioni, ma su di te esse non domineranno». Qui viene quindi introdotto il concetto di una élite che dovrà dominare su tutte le altre nazioni. E lo farà attraverso il sistema finanziario, cioè quello del debito-credito. Sempre in Deuteronomio, al capitolo 23, si ripete: «Non esigerai alcun interesse da tuo fratello, né per i prestiti di denaro, né per prestiti di viveri, né per qualsiasi cosa che si presta a interesse. Dallo straniero potrai esigere un interesse, ma non dal tuo fratello».
    Queste erano leggi precise, anche molto dure. Tant’è che in un volume, dove si analizzano le istituzioni dell’Antico Testamento, l’autore scrive: «L’evoluzione economica e l’esempio dell’estero condussero frequentemente alla violazione di queste leggi», in Israele (cioè: in sostanza, prestavano a interesse anche tra di loro), «e questa è una delle colpe per le quali Gerusalemme è condannata. La situazione non migliorò, dopo l’esilio, e Neemia mostra il popolo oberato di debiti. Il prestito a interesse, a tassi che ci sembrano di usura, era praticato dai giudei di Elefantina. Secondo le fonti rabbiniche, lo stesso Tempio di Gerusalemme prestava a interesse. E la parabola di Matteo, 25 e il passo di Luca, 19 suppongono che l’usanza fosse corrente e ammessa». Cioè: era lo stesso “demanio”, la sede del potere, a esercitare questo prestito a interesse, venendo meno a quelle che erano le disposizioni di Yahweh. Quindi, questo è un sistema che nella Bibbia è descritto con molta chiarezza.
    Nel Libro dei Proverbi si ricorda una distinzione netta, che noi abbiamo ben chiara, e che proprio questa crisi di cui parla la lettera di Viganò sta rendendo ancora più evidente: «Il ricco domina sui debitori, e il debitore è schiavo del creditore». Questa è una frase chiarissima. Se collegata a quelle precedenti, dove viene detto “tu non ti farai prestare denaro dalle nazioni, ma presterai denaro alle nazioni”, e la colleghiamo a questa, «il ricco domina sui debitori, e il debitore è schiavo del creditore», noi comprendiamo molto bene il sistema che ci governa. Quindi, io non so se possiamo formulare la speranza che ha espresso monsignor Viganò, quando dice che dalla nostra parte c’è «il Signore Onnipotente», cioè il “Dio degli eserciti” biblico, perché in realtà è proprio il biblico “Dio degli eserciti” che ha espresso e che ha chiaramente descritto questa formula di governo e di controllo, questa modalità per tenere sotto scacco i popoli e le nazioni.
    Questa cosa era talmente importante che anche nel Talmud, nel Trattato sulle Berakhot, in un passo in cui si sta parlando dei rapporti tra maestro e discepolo, si dice: «Abbiamo infatti studiato, in una Mishnah, che Rabbi Ishmael dice: “Chi vuole diventare saggio si occupi delle leggi monetarie, poiché non c’è materia più grande, nella Torah, essendo esse simili a una sorgente da cui sgorga l’acqua”». Ora, la Torah è il succo dell’Antico Testamento: è la legge. Quindi, se fare questi discorsi significa essere complottisti, allora dobbiamo dire che siamo in ottima compagnia: perché ad essere ad essere complottisti, per primi, sono stati proprio gli autori biblici. Perché, stando a quel che c’è scritto nel Talmud, lo studiare le materie monetarie è, appunto, «la materia più grande, nella Torah». Allora: apriamo gli occhi, vediamo che cosa ci succede attorno; cerchiamo di capire bene e facciamoci le nostre idee, ma documentandoci a 360 gradi.
    (Mauro Biglino, estratto testuale dal video “Great Reset già nella Bibbia?”, pubblicato il 1° novembre 2020 sul canale YouTube “Il vero Mauro Biglino”).

    Cosa sta succedendo, se un alto prelato vaticano come monsignor Carlo Maria Viganò oggi si esprime negli stessi termini in cui anni fa si esprimeva nientemeno che l’inglese David Icke, considerato il decano del complottismo contemporaneo? Se lo domanda Mauro Biglino, popolare autore di bestseller basati sulla rilettura testuale, in lingua ebraica, dell’Antico Testamento. La risposta? I cosiddetti complottisti possono forse considerarsi in buona compagnia: è proprio la Bibbia, infatti, a prefigurare in modo esplicito il sistema di dominio basato sul controllo socio-economico assoluto, esercitato dal potere finanziario, oggi accusato – secondo Icke, ma anche Viganò – di manipolare la crisi sanitaria del Covid allo scopo di realizzare il “Great Reset”, il crollo pilotato dell’economia, per ottenere la sottomissione dell’umanità, spaventata a morte con la minaccia della pandemia. In un video sul suo canale YouTube, il cui testo riportiamo integralmente, Biglino precisa  che è lo stesso Talmud a ricordare l’importanza capitale della dominazione monetaria illustrata nella Torah. La ricetta? Prestare denaro a interesse solo all’esterno del proprio clan, per soggiogare popoli e nazioni.

  • Abbiamo di fronte mesi terribili, avvelenati dalle menzogne

    Scritto il 01/11/20 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    «Abbiamo di fronte dei mesi terribili, in ogni senso. Saranno terribili dal punto di vista economico per molti di noi, ma saranno terribili soprattutto da un punto di vista psicologico per tutti noi, perché ormai la barriera fra il mainstream e quelli che ancora pensano con il proprio cervello è diventata un solco invalicabile. E chi sta da questa parte è destinato a soffrire moltissimo, psicologicamente, perché vede chiaramente come le forze dall’altra parte siano centinaia di volte superiori alle nostre». Parole di Massimo Mazzucco, destinate agli utenti del suo blog, “Luogo Comune”, irrequieti di fronte all’inesorabile sfacelo che si sta manifestando in tutta la sua potenza: paesi verso il baratro del lockdown, economia votata alla catastrofe, società “impazzita” e ospedali descritti come presi d’assalto da migliaia di persone spaventate. In più: totale assenza di piani ordinati per scongiurare il peggio, curando a casa la maggioranza dei pazienti. Teoria e pratica del delirio, elevato a sistema: “Come organizzare un disastro”, titolava già a fine marzo il blog di Paolo Franceschetti, parlando del “diario folle del coronavirus”. La tesi: è stato fatto tutto il contrario di quello che il buon senso avrebbe suggerito, se davvero la volontà fosse stata quella di trovare soluzioni.
    Ad aggiungere sconcerto, fra le tante, è l’ultima intervista di “ByoBly” al professor Pietro Luigi Garavelli, primario infettivologo dell’Ospedale Maggiore di Novara: la corsa autunnale al pronto soccorso nasce dall’inerzia delle autorità, che non hanno predisposto nessun protocollo per creare una diga contro l’epidemia di coronavirus, abilitando i medici di famiglia a intervenire tempestivamente con procedure concordate e farmaci efficaci, ormai notissimi. Peggio: a quasi un anno dall’inizio del dramma, non esiste ancora neppure un unico protocollo ospedaliero nazionale, valido per tutto il paese. E un farmaco salvavita come l’idrossiclorochina, in primavera rivelatosi decisivo nelle fasi iniziali della malattia Covid-19, non è più prescritto da nessuno (salvo esplicita richiesta, del medico e del paziente), dopo la “guerra” con cui Big Pharma – tramite un articolo menzognero del “Lancet” – si è sbarazzata del celebre antimalarico, collaudatissimo ma poco costoso. La tragedia è un’altra ancora: come la stessa “ByoBlu” precisa, l’intervista a Garavelli non viene neppure proposta su YouTube, per evitare l’oscuramento del canale social.
    Siamo a questo: la verità – clinica, nella fattispecie – è diventata clandestina, come negli anni bui delle peggiori dittature, che pensavamo relegati nelle pagine dei libri di storia (oltre che nell’attuale Cina, ormai vicinissima). Vergogna urlante: da YouTube sono spariti gli esemplari video girati da “Come Don Chisciotte”, storica voce indipendente dei blog italiani. Immagini imbarazzanti: il pronto soccorso dell’ospedale Sacco di Milano (quello dell’arcigno professor Galli) praticamente deserto, con solo tre persone in attesa, e le vie di Stoccolma – capitale della Svezia che ha rifiutato lockdown e mascherine, puntando sull’immunità di gregge – affollate di umanità tranquilla, a zonzo per i negozi, con l’ospedale principale della città completamente libero da qualsiasi intasamento. Notizie raggelanti dal Canada, dove un deputato dell’Ontario, Randy Hillier, ha scoperto che il governo di Ottawa pensa a lockdown estesi fino all’estate 2021 e a imprecisati “campi di detenzione” per eventuali renitenti.
    Dal caos rabbioso di questi giorni, in Italia, emergono voci come quelle di Guido Bertolaso, già capo della Protezione Civile: segnala che gli ospedali ricevono dalle Regioni 2.000 euro al giorno per ogni paziente, a prescindere dalla gravità delle sue condizioni di salute, dando quindi forma a una sorta di grottesco business dei ricoveri, dove gli anziani in crisi respitoria vengono contati insieme agli asintomatici positivi al tampone, semplicemente spaventati dall’allarmismo televisivo e non intercettati, a monte, da nessuna rete sanitaria ragionevole costituita dai medici di base. Se l’intero Occidente sembra in preda al panico, coi governi che appaiono in stato confusionale, l’Italia eccelle: il dicastero della sanità è tuttora retto dal ministro che ad aprile rifiutò di rispondere ai 30 specialisti che gli segnalavano l’efficacia del banale cortisone, mentre a Palazzo Chigi, all’ombra dell’oscuro premier venuto dal nulla, opera la “task force” contro le “fake news” che censura il web, oscurando le notizie scomode e privando i cittadini dell’unica fonte potenzialmente attendibile di informazioni vitali.
    Paura, angoscia, insicurezza e rabbia: c’è chi ancora perde tempo a insultare chi la pensa diversamente. Il culmine della follia passeggia sui social, esibendo il revival fotografico di medici e infermieri presentati come gli “eroi” della “prima ondata”, testimonial viventi della verità ufficiale, quella del Grande Terrore, drammaticamente superiore a quella dei poveri scettici, trasformati (medici e scienziati compresi) in mentecatti irresponsabili e incorreggibili “negazionisti”. Visto?, dicono: avevamo ragione noi. La soluzione? Tremare di paura, a vita. Trincerarsi in casa per sempre, e obbedire a qualsiasi ordine. Vietato pensare, vietato informarsi, vietato ragionare sulla base di dati certi. Vietato parlare, vietato respirare, vietato dissentire o anche solo avanzare perplessità. Vietatissimo smascherare i tanti imbrogli di questa storia sanguinosamente fraudolenta e verminosa, fatta di decretazione emergenziale e terapie proibite, autopsie pazzescamente negate e salme incenerite d’imperio, nel silenzio spettrale – televisivo – dei cortei funebri di camion militari.
    La verità è altrove: un pensiero che era solo un sospetto, e che oggi esplode davanti agli occhi di chiunque abbia un briciolo di cervello ancora funzionante, non ancora disabilitato dalla disinformazione terroristica quotidiana, imposta a mano armata da un mainstream che ha gettato la maschera e ormai si mostra violento e aggressivo, con la vocazione totalitaria di chi non tollera più la minima voce dissonante e quindi la emargina, la soffoca, la spegne. A prescindere dalle libere opinioni di ciascuno – in materia sanitaria o politica – non può sfuggire il carattere esiziale del momento, se persino un alto prelato come l’ex nunzio apostolico negli Usa sostiene che il maledetto virus che ha paralizzato il mondo è stato solo il mezzo per instaturare una sorta di dittatura planetaria, destinata ad azzerare la democrazia e le libertà dell’individuo, la sua dignità di essere umano, dando corso a un piano “infernale” di dominazione definitiva, capace di archiviare nel modo più spietato l’intera nostra civiltà, ovvero la modernità forgiata alla fine del Settecento dalle rivoluzioni massoniche contro l’assolutismo dell’Ancien Régime sorretto dal plurisecolare oscurantismo vaticano, nemico della scienza del progresso.
    In uno dei suoi tanti capolavori, “Piccolo testamento”, Eugenio Montale evoca il giorno in cui «spenta ogni lampada, la sardana si farà infernale», e allora «un ombroso Lucifero scenderà su una prora del Tamigi, dell’Hudson, della Senna, scuotendo l’ali di bitume semi-mozze dalla fatica, a dirti: è l’ora». Il grande poeta pensava alla marea hitleriana della Seconda Guerra Mondiale. Quella il corso – la Terza? – obbliga gli spettatori frastornati, molti dei quali atterriti dalla rovina economica che sta per inghiottire le loro famiglie per prime (poi seguiranno anche le altre, inevitabilmente), a farsi qualche domanda sulla natura di questo potere, abbondantemente bugiardo, che sta abilmente “sovragestendo” il panico in tutte le sue declinazioni: sanitaria, sociale, economica, politica, psicologica. Tutto crolla, giorno per giorno: lavoro, scuola, consumi, sicurezza, Pil, certezze, visione del futuro. E la perdita di ogni riferimento socio-culturale, persino antropologico, viene spacciata come fatalità a cui rassegnarsi, verso una “nuova normalità” vagamente mostruosa.
    Il Grande Terrore sta dettando i tempi della sua agenda: si è imposto come un tiranno, ringhiando, e riducendo al silenzio qualsiasi potenziale antagonista. La vita stessa è diventata una questione di coronavirus. Nessuna umanità, da parte dei reggenti: nessuna compassione, nessuno sforzo di sincera comunicazione, di condivisione. Regna il caos, l’incorenza assoluta: si abbaiano ordini, non si spiega mai niente. Ricorda qualcosa, questo? Qualcosa che non avremmo mai voluto rivedere? E’ precisamente di questo, che molti forse hanno bisogno, per cominciare a capire – meglio tardi che mai – in che razza di guaio è sprofondato, il genere umano preso in giro per decenni con leggende economiche e religioni scientiste? Domande inevitabili: in mezzo all’oceano di mediocrità e incapacità esibite a ogni livello politico, governativo e amministrativo, si può leggere anche il filo rosso (o meglio, nero) di una regia sapiente, al servizio dell’apocalisse? L’eventuale guarigione, par di capire, non potrà che passare dalla capacità di trovare finalmente una risposta – chiara, seria – all’unico quesito, decisivo, sulla vera origine di questa crisi, i cui effetti (devastanti) sono solo una conseguenza, aggravata dallo stato comatoso del sistema-mondo.

    «Abbiamo di fronte dei mesi terribili, in ogni senso. Saranno terribili dal punto di vista economico per molti di noi, ma saranno terribili soprattutto da un punto di vista psicologico per tutti noi, perché ormai la barriera fra il mainstream e quelli che ancora pensano con il proprio cervello è diventata un solco invalicabile. E chi sta da questa parte è destinato a soffrire moltissimo, psicologicamente, perché vede chiaramente come le forze dall’altra parte siano centinaia di volte superiori alle nostre». Parole di Massimo Mazzucco, destinate agli utenti del suo blog, “Luogo Comune“, irrequieti di fronte all’inesorabile sfacelo che si sta manifestando in tutta la sua potenza: paesi verso il baratro del lockdown, economia votata alla catastrofe, società “impazzita” e ospedali descritti come presi d’assalto da migliaia di persone spaventate. In più: totale assenza di piani ordinati per scongiurare il peggio, curando a casa la maggioranza dei pazienti. Teoria e pratica del delirio, elevato a sistema: “Come organizzare un disastro”, titolava già a fine marzo il blog di Paolo Franceschetti, parlando del “diario folle del coronavirus”. La tesi: è stato fatto tutto il contrario di quello che il buon senso avrebbe suggerito, se davvero la volontà fosse stata quella di trovare soluzioni.

  • Virus e vaccino, per arrivare al mondo post-umano di Colao

    Scritto il 28/10/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Stanno cercando in ogni modo di prolungare l’emergenza, paventando rischi maggiori di quelli probabilmente effettivi. Più il tempo passa, più verrà indebolito il nostro sistema economico, il nostro tessuto sociale. Più è distrutto, più è facile rifarlo in un altro modo: con nuovi criteri e nuovi padroni, capaci di comprare più facilmente quello che costerà di meno, o i settori che saranno semi-distrutti. Ci stanno imponendo un’emergenza che sembra infinita: tengono alta la paura del Covid, perché altrimenti non potrebbero più presentarci il vaccino come unica possibile vie d’uscita. Ma c’è dell’altro, ed è anche peggio: mentre il Comitato Tecnico-Scientifico sta usando il virus per distruggere l’economia, la task-force per la ricostruzione (ancora più pericolosa) pensa di sfruttare la crisi per cambiare per sempre l’economia, sottraendola al controllo degli italiani. Cts e task-force sono due “corni” di un unico demone. Il Cts è fatto di scienziati abbondantemente venduti al potere, ed è espresso da organismi internzionali come l’Oms e l’Onu. Per loro l’unica salvezza sarà il “messia” vaccino. Ovviamente, il Cts si guarda bene dal dire che la vera salvezza sta innanzitutto nel rafforzare il proprio sistema immunitario. Suggerimenti e indicazioni, da loro? Zero: la gente deve stare male per poi potersi vaccinare, e vacciandosi stare ancora peggio, e quindi assumere ancora più farmaci. Indovinate per chi lavorano, questi?
    Poi c’è il secondo “corno”, la task-force di Colao. Lavora per la ripresa? Non è così, faranno altro. L’ha detto lo stesso Colao: «Non si può sprecare una crisi». E’ un’opportunità unica, per cambiare la struttura economico-sociale del paese. Conoscendoli, significa: globalizzarla, meccanizzarla, robotizzarla, dandola ancora più in pasto alla finanza internazionale, sottraendola agli italiani che lavorano, all’iniziativa individuale, e mascherandola persino da Green New Deal e da ottimistica ripresa dopo il Covid. Vittorio Colao sta a Londra, loro si parlano via web. E’ una sorta di nuvola nera, quella che incombe sopra Palazzo Chigi. Gli uomini della task-force parlano ai loro maggiordomi del governo, a questi burattini prestati ai poteri da masse incoscenti di italiani, che li hanno votati (e nel caso di Conte, nemmeno li hanno votati). E allora scopriamola, la pericolosità di questa task-force e del potere vero che rappresenta. Vittorio Colao è un uomo della finanza internazionale. In questo momento è il grande profeta del 5G, della cosiddetta transizione digitale. E’ passato per Morgan Stanley, McKinsey, poi Rcs, poi Omnitel, Vodafone e ora General Atlantic, un mega-fondo da 35 miliardi di dollari che già lavora (con una task-force sua) studiando come intervenire nel tessuto socio-economico della ripresa.
    Come? Comprando, stravolgendo e finanziando solo chi vuole, nell’ambito dell’imminente programma, una sorta di Piano Marshall nel quale useranno un’economia distrutta dalla crisi per ricostruirla come voglino loro. Vogliono cioè meccanizzarci, tecnologizzarci, verticalizzarci, centralizzarci, mondializzarci. Come dice Colao: «Le peggiori crisi sono quelle che si sprecano». E attenti ai professori della task-force: sembrano italiani, ma sono “amerikani” (con la kappa), allevati nelle grandi università del potere mondiale. Per esempio Enrico Moretti, della Berkeley. Apprezzatissimo da Obama, Moretti vuole una società nella quale le piccole e medie imprese (e il turismo) non siano più al centro. A guidare tutto devono essere solo i colossi connessi all’elettronica, sul modello Seattle-Microsoft. Moretti teorizza la necessità di smontare il tessuto economico e sociale italiano, in cambio di strutture mondiali nelle mani della grande finanza. Poi c’è Marianna Mazzuccato, della London University. Dice: bisogna dare allo Stato, e non più ai privati, la guida della rivoluzione tecnologica. Vuole un dirigismo centralista, che faccia affluire solo a qualcuno i soldi delle nostre tasse, a danno della nostra libera impresa, finora fiorente.
    A completare il “tridente” dei professori “amerikani” è Raffaella Sadun, economista della Harvard Business School. Sogna manager sempre più abili nella transizione tecnologica dall’umano al post-umano. Poi c’è Roberto Cingolani, che oggi lavora a Leonardo (armamenti). E’ un fisico, esperto in robotizzazione. Accanto a loro c’è Stefano Simontacchi, potentissimo avvocato d’affari: ci sarà bisogno, infatti, di far affluire nei posti giusti il mare di soldi in arrivo. E attenti ancora: nella task-force di Colao ci sono gli uomini del famigerato Club di Roma: Enrico Giovannini, Francesco Starace. Il Club di Roma fu fondato a metà del ‘900 da un potere “nero” come il centro studi della Fiat, attraverso il brillante manager Aurelio Peccei. La sua specialità: usare (o creare) emergenze. C’è la sovrappopolazione? Loro fanno finta che questo sia un problema. C’è il riscaldamento climatico? Idem: fingono che sia un’emergenza. C’è un problema di acqua, nel mondo? Lo fanno diventare un dramma planetario, attraverso il quale si faranno le guerre. Le risorse terrestri sono meno disponibili? Loro raccontano che fra vent’anni saranno esaurite: lo dicevano già negli anni ‘70, e non si sono affatto esaurite.
    Gli uomini del Club di Roma sfruttano le emergenze per fare strategia della tensione. Per dire poi: serve più controllo, gli Stati non bastano, serve più mondialismo, occorrono strutture internazionali. Sono grandi artefici del mondialismo, e agiscono sempre nello stesso modo: sfruttando le emergenze, o creandole. Sono specialisti, in questo. E quindi perché non dovrebbero buttarsi a pesce nell’emergenza attuale, per dirigere poi la società nella direzione indicata dal loro club, che è da sempre al servizio dei peggiori poteri mondialisti? Questa task-force avrà a disposizione una quantità incredibile di soldi, gestita dai grandi poteri come l’Ue. Una parte è già stata destibnata al Green New Deal, creato grazie alla finta emergenza climatica. Tantissimi soldi, e per fare cosa? Per digitalizzare il mondo e inondarlo di auto elettriche? E perché il Green New Deal non parla di ridurre i campi elettromagnetici? Li vuole anzi aumentare, tra 5G e satelliti. Vogliono meno imprese, meno libertà. E noi saremo incastrati nella ragnatela di un web sempre più pervasivo e invasivo. Bastone e carota: la cupola dei virologi, questa sorta di Papato finto-scientifico, usa il virus come una volta si adoperavano i terroristi per fare strategia della tensione. Obiettivo: portarci alla carota, cioè il vaccino. Che sarà solo il primo passo, verso il mondo disumano per il quale lavorano questi poteri che oggi maneggiano il Covid nel modo che vediamo, disastrando deliberamente l’economia.
    (Fausto Carotenuto, dichiarazioni rilasciate nel video “Una cupola contro di noi, dove vogliono portaci”, pubblicato su YouTube già nel maggio scorso e ora rilanciato da “Coscienze in Rete”).

    Stanno cercando in ogni modo di prolungare l’emergenza, paventando rischi maggiori di quelli probabilmente effettivi. Più il tempo passa, più verrà indebolito il nostro sistema economico, il nostro tessuto sociale. Più è distrutto, più è facile rifarlo in un altro modo: con nuovi criteri e nuovi padroni, capaci di comprare più facilmente quello che costerà di meno, o i settori che saranno semi-distrutti. Ci stanno imponendo un’emergenza che sembra infinita: tengono alta la paura del Covid, perché altrimenti non potrebbero più presentarci il vaccino come unica possibile vie d’uscita. Ma c’è dell’altro, ed è anche peggio: mentre il Comitato Tecnico-Scientifico sta usando il virus per distruggere l’economia, la task-force per la ricostruzione (ancora più pericolosa) pensa di sfruttare la crisi per cambiare per sempre l’economia, sottraendola al controllo degli italiani. Cts e task-force sono due “corni” di un unico demone. Il Cts è fatto di scienziati abbondantemente venduti al potere, ed è espresso da organismi internazionali come l’Oms e l’Onu. Per loro l’unica salvezza sarà il “messia” vaccino. Ovviamente, il Cts si guarda bene dal dire che la vera salvezza sta innanzitutto nel rafforzare il proprio sistema immunitario. Suggerimenti e indicazioni, da loro? Zero: la gente deve stare male per poi potersi vaccinare, e vacciandosi stare ancora peggio, e quindi assumere ancora più farmaci. Indovinate per chi lavorano, questi?

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