Archivio del Tag ‘blog’
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Delusi da Facebook? Venti buone ragioni per abbandonarlo
Come consulente informatico ed esperto web, ho usato Facebook per circa un anno, sia come utente normale, sia come tecnico per integrarlo con siti terzi. Come utente finale non ho amato molto la piattaforma, ho notato molte cose che reputo personalmente del tutto deprecabili. Non mi piace la socialità narcisista e voyeuristica che lo permea. Non mi piace il mercato dei profili e lo scempio di privacy, di buon gusto, di buon senso e di pudore. Insomma non mi piace, ma è un’opinione come milioni d’altre, e non ha molta importanza. D’altro canto, ho anche maturato un’idea tecnica e più oggettiva dell’opportunità di integrare social network come Facebook nei nostri siti. Il risultato di misurazioni e riflessioni è che nel 95% dei casi non esiste un vantaggio ma bensì un effetto negativo osservabile e quantificabile. Di seguito, in venti punti, le ragioni tecniche di questa mia convinzione.
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Casaleggio: se il genio “5 Stelle” soffoca la sua creatura
Ho visto l’articolo di Enzo Di Frenna sul “Fatto Quotidiano”. Argomento: il bubbone Casaleggio nel “Movimento 5 Stelle”, che era ora scoppiasse. Da un po’ volevo parlarne, visto che il “5 Stelle” si avvia alle elezioni politiche con consensi che aumentano del 3% al giorno (se continua così, nel 2013 lo voteranno anche gli esquimesi). Cominciamo dall’inizio: Gianroberto Casaleggio è un geniaccio della Rete, su questo non ci piove. Ha capito perfettamente le potenzialità della Rete per creare e coordinare un movimento di democrazia dal basso, unico al mondo, come testimonia l’attenzione dei media di mezzo pianeta. A pensarci ora, era inevitabile che i cittadini prima o poi imboccassero questa strada: Casaleggio ha il merito di averlo pensato per primo. Gli darei una medaglia per questo, francamente.
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Mostri al potere, Hudson: manderete a lavorare i bambini
«Tra vent’anni, per campare, dovrete mandare i vostri bambini a lavorare». Parola di Michael Hudson, eminente economista americano della Modern Money Theory. Il problema si chiama: golpe finanziario. «Vi impongono un nuovo ordine sociale, vi vogliono distruggere», conferma il francese Alain Parguez, il professore che ripudiò come “traditore” il presidente Mitterrand. Scenario cupo: «Ci sarà sangue nelle strade», annuncia Marshall Auerback, altro economista democratico statunitense, “reclutato” per il summit sulla teoria della moneta moderna promosso a Rimini da Paolo Barnard, secondo cui l’unica cosa che il super-potere teme è «la radicalità di Mariarca Terracciano», l’infermiera napoletana che si lasciò morire perché rimasta senza stipendio. Ora il “massacro sociale” è arrivato. La causa? «L’America aveva la schiavitù, voi avete l’euro», dice Stephanie Kelton, dell’università Missouri-Kansas City.
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Macao, Ligresti e la ministra: mamma, rivoglio il grattacielo
“Mamma, rivoglio il grattacielo!”. Sul blog “Il Corsaro”, Claudio Riccio riassume così, con una battuta, la vicenda dell’occupazione-lampo della Torre Galfa di Milano, sgomberata con estrema sollecitudine dalla polizia dopo il tentativo di “Macao”, il collettivo artistico che voleva replicare nel capoluogo lombardo l’esperienza del Teatro Valle di Roma, “restituendo” alla popolazione uno spazio-simbolo rimasto desolatamente vuoto per quindici lunghi anni. «Nonostante i numerosi appelli, anche istituzionali, finalizzati ad aprire il dialogo», il grattacielo è stato rapidamente sgmberato «senza alcuna mediazione e con grande celerità rispetto alla media degli sgomberi in Italia». Per via dello stile “rigoroso” del governo Monti? Forse, ma non solo: perché allo sfratto dei manifestanti è interessato direttamente il figlio del ministro dell’interno.
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Senza un’alternativa, alle urne soltanto un italiano su due
Governo Monti? Ma mi faccia il piacere! A dispetto delle “entusiastiche” notizie sul consenso degli italiani nei confronti del premier “tecnico”, tutti i sondaggi d’inizio 2012 dimostrano che il livello di sfiducia nei partiti è totale, tanto che solo un elettore su due andrebbe a votare in caso di elezioni: quasi il 50% resterebbe a casa. Una drammatica conferma: se ormai la politica viene dettata a Bruxelles e solo ratificata a Roma, a partire della spesa pubblica, addio sovranità nazionale. Elezioni e partiti? Riti e fantasmi di un passato lontanissimo. Se il Pd di Bersani sfiora il 30% dei votanti, non raggiunge il 15% degli aventi diritto: il nuovo “primo partito” non sarebbe votato che da 1,5 italiani su dieci. Gli altri, in attesa di nuove forze politiche capaci di inventare una via d’uscita democratica alla crisi, restebbero a casa.
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Monotono l’impiego fisso? La figlia della Fornero ne ha due
Il posto fisso è “monotono”, come sostiene il premier Mario Monti. Ma per i figli dei potenti, la monotonia non è un problema: tanto che l’erede del ministro al Lavoro Elsa Fornero, Silvia Deaglio, di 32 anni, di posti ne ha addirittura due, anche se uno non è ancora del tutto fisso. Entrambi, guardacaso, contigui ai posti di lavoro di mamma e papà. La cosa era nota da tempo, ma torna chiaramente d’attualità dopo le dichiarazioni del primo ministro, peraltro senatore a vita. Oggi lo fa rilevare con una certa dose di sana perfidia anche il blog del “Popolo viola”, che a questa vicenda tutta torinese dedica un sapido articolo. Perché la Fornero e il Deaglio al posto fisso per la figlia non si sono fieramente opposti, a quanto pare.
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Web nazionale: preparatevi, fra poco oscureranno Internet
Ho sentito parlare per la prima volta del concetto di Internet nazionale più di un decennio fa, durante una visita alla sede della Internet Corporation for Assigned Names e Numbers (Icann) dove si parlava delle minacce a Internet. Era evidente allora, ed è evidente oggi che la maggior parte dei paesi, compresi gli Stati Uniti, avrebbero alla fine spento il “World Wide” Web per utilizzare invece le tecnologie che la comunità Internet ha sviluppato per proteggersi da esso. Ciò risolverebbe gli infiniti problemi politici che il Web provoca in quasi tutti i paesi. Di nuovo, mi trovo qui ad includere gli Stati Uniti in questo movimento, dato che noi, come paese, stiamo ovviamente cercando di limitare e di controllare Internet.
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Liberi giornalisti in rete, contro il medioevo del potere
Prima dell’internet ma soprattutto dopo, in Italia s’è formata tutta un’area di giornalisti professionisti (di solito, ma non necessariamente, iscritti anche all’albo ufficiale) che costituiscono ormai buona parte delle fonti d’informazione sugli argomenti “difficili”. Più liberi e più aggressivi delle grandi testate, hanno ormai consolidato un’esperienza di cui è difficile fare a meno. Siti, giornali locali, piccole televisioni, libri: provate a immaginare questo paese senza un reticolato d’informazione di questo tipo. Sul versante della lotta alle mafie, in particolare, si può dire che i colleghi dipendenti dalle testate “ufficiali” sono ormai (con tutto il rispetto per i singoli) una minoranza rispetto ai nostri. E spesso, quando vogliono trattare un argomento che la proprietà non ama, si rivolgono ai blog o ad altri contenitori “non ufficiali”.
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La patria è morta, ma stavolta non ci sono patrioti
«Siamo caduti in schiavitù», da quando «il capitale straniero», servendosi dei suoi uomini di fiducia, «dopo aver creato i consumatori italiani, li ha indebitati». Non solo i poveri, ma anche il ceto medio: destinato anch’esso a scivolare nel baratro depressivo dentro al quale Mario Monti riuscirà sicuramente a precipitarci, «prima che sarà chiara anche ai ciechi la necessità di uscire dalla Ue e dall’euro». L’economista Stefano D’Andrea non ha dubbi: quella che stiamo vivendo è la “seconda morte della patria”. Forse definitiva, perché «l’idea di un partito dei patrioti lambisce soltanto le menti di qualche migliaio di internauti, che tuttavia in gran parte non aspirano nemmeno a staccarsi dalla tastiera e ad uscire dalle catacombe del web», ormai una nuova «prigione».
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Basta sprechi: No Impact Day, video-diari a impatto zero
Decrescita? Eccola in arrivo: invocata da Latouche e Pallante come nuovo orizzonte e zattera di salvataggio verso un nuovo umanesimo non più consumistico, la servirà a breve – sotto forma di drastica cura dimagrante – il professor Mario Monti col suo euro-governo ligio ai diktat della Bce, mentre l’economia sta per naufragare in quella che i tecnici chiamano ormai recessione. Non resta che arrendersi al peggio? Niente affatto, sostiene Daniel Tarozzi, direttore de “Il Cambiamento”, newsmagazine web nato per testimoniare la praticabilità di alternative reali e quotidiane: come quelle promosse dal “No Impact Day”, divertente concorso per video e testi. Una scommessa: ridurre consumi inutili e impronta ecologica non è solo virtuoso e “risparmioso”, ma anche bello. Provare per credere.
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Barnard: attenti, non c’è la Fed dietro all’euro-golpe
Non è stata la Federal Reserve, direttamente, a mettere in ginocchio l’Europa attraverso le super-banche di Wall Street spingendole a comprare i 641 miliardi del nostro debito e fidando nel fatto che poi le avremmo ripagate a suon di euro grazie al provvidenziale intervento della Bce. La manovra è stata più aggirante e raffinata: la super-finanza americana, certamente salvata dalla Fed con 29 trilioni di dollari, ha “inguaiato” le banche francesi e tedesche: sono state loro ad accollarsi il grosso del nostro debito, proprio grazie al sostegno arrivato da Wall Street. La finanza Usa non ha scommesso sull’euro, moneta zoppicante, ma sul tasso di interesse: i finanzieri americani hanno emesso a loro volta titoli di debito, i cui proventi hanno prestato a francesi e tedeschi, “sapendo” che ne avrebbero ricavato tassi maggiori.
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Da marginali a decisivi, ora i grillini spaventano il Pd
Per una volta Beppe Grillo si concede un’ironia leggera, senza additivi e senza insulti: «In Molise abbiamo fatto perdere il Pd-meno-elle? Loro a perdere ci riescono da soli, non hanno bisogno di appoggi esterni». Da due giorni, non appena si è scoperto che il centrosinistra avrebbe vinto le elezioni in Molise se avesse intercettato i voti andati invece ai grillini, è partito un refrain recriminatorio: Grillo, hai regalato la vittoria a Berlusconi. Ma il comico-guru non sembra scomporsi: «Prima delle elezioni, per i media, il “Movimento Cinque Stelle” non esisteva e adesso i voti sono diventati di proprietà privata» del Pd e non una «libera scelta dei cittadini».