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Archivio del Tag ‘bombardamenti’

  • Erri De Luca: non illudetevi, i giovani chiedono giustizia

    Scritto il 22/10/11 • nella Categoria: idee • (2)

    «Le devastazioni nel centro della capitale sono danni collaterali: c’è una ragione molto più forte di quei danni, una ragione che può oscurare i poteri costituiti». Il pericolo: «La lotta armata», il fantasma che si nasconde dietro alla legge Reale evocata da Di Pietro per ridurre, insieme a Maroni, la libertà di manifestare. «Quella legge ha incrementato la lotta armata: il rischio è sempre quello di costringere a reagire». Lo scrittore Erri De Luca, in visita al centro sociale studentesco “Bartleby” di Bologna, non ha dubbi su quello che potrebbe significare la reintroduzione di norme liberticide: per lui, che da membro di spicco di “Lotta Continua” non volle seguire le sirene del terrorismo quando il gruppo dell’extra-sinistra si sciolse, quella legge porterebbe solo a radicalizzare lo scontro, mettendo a tacere le piazze e rischiando di trasformare la guerriglia urbana in terrorismo.

  • La Nato si avvicina al “tesoro” di Gheddafi, ormai in fuga

    Scritto il 11/5/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Muhammar Gheddafi in fuga nel deserto? La voce si rincorre con sempre maggiore insistenza dal 1° maggio, quando la Nato bombardò pesantemente la sua residenza-bunker di Tripoli, uccidendo – pare – il figlio Saif al Arab e tre nipoti del Colonnello. Come già nel 1986, quando sfuggì per un soffio alle bombe di Ronald Reagan perché avvisato all’ultimo minuto dai servizi segreti italiani su ordine del premier Bettino Craxi, sembra che anche stavolta Gheddafi sia uscito incolume dall’attentato grazie a sofisticate attrezzature tecnologiche fornite alla Libia da «un’ambasciata straniera», scrive “La Stampa”. Truppe del regime intanto in rotta anche a Misurata: l’Occidente si avvicina così al “tesoro” libico, sterminati giacimenti di greggio e di gas, nonché un’ingente riserva di denaro, miliardi di dollari.

  • L’Italia bombarda Gheddafi e la Siria scruta la crisi libica

    Scritto il 26/4/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Anche l’Italia entra ufficialmente in guerra con la Libia di Gheddafi: d’ora in poi i caccia tricolori spareranno missili, per stroncare la resistenza militare del Colonnello. E’ stato Barack Obama a ottenere l’ok di Berlusconi, che ora dovrà vedersela con le barricate già annunciate dalla Lega, contraria all’intervento armato diretto, dopo la concessione delle basi e i sorvoli ricognitivi dei caccia in funzione anti-radar. Sotto il comando unificato della Nato, peraltro richiesto proprio dall’Italia, ora le artiglierie di Gheddafi saranno colpite da cacciabombardieri come i Tornado e gli Amx, specializzati nell’attacco a terra. Non solo: le forze italiane sono considerate strategiche per “illuminare” gli obiettivi dei missili Nato.

  • «Uccidere Gheddafi: il vero obiettivo della Gran Bretagna»

    Scritto il 21/3/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Gli inglesi vogliono uccidere Gheddafi: obiettivo vero dei raid, l’eliminazione fisica del raìs per porre fine alla resistenza delle sue forze armate, duramente colpite dai raid della coalizione internazionale: l’alleanza agisce su mandato delle Nazioni Unite per imporre la “no-fly zone” sulla Libia, ma di fatto sta martellando l’esercito del Colonnello sperando che anche i reparti d’élite abbandonino il dittatore. Secondo fonti dell’opposizione, sarebbe morto a Tripoli il figlio militare del leader libico, Khamis Gheddafi, colpito dal fuoco di un pilota passato agli insorti. Khamis, alla guida dell’omonima brigata – massimo baluardo a difesa del regime paterno – sarebbe stato colpito a morte nel complesso fortificato di Bab-el-Aziziya, dove poco dopo si è abbattuto un missile che ha distrutto un edificio dell’amministrazione militare.

  • Obama, la Cia e la guerra segreta degli aerei invisibili

    Scritto il 10/12/09 • nella Categoria: Recensioni • (Commenti disabilitati)

    L’escalation militare ordinata dal presidente Obama non riguarda solo l’invio di rinforzi in Afghanistan, ma anche – stando alle rivelazioni pubblicate nei giorni scorsi dal New York Times – l’espansione della campagna di bombardamenti aerei in Pakistan. Finora gli attacchi missilistici sferrati dagli aerei telecomandati della Cia sono stati limitati alle remote zone montuose delle Aree Tribali. Secondo fonti ben informate del quotidiano newyorkese, la Casa Bianca ha autorizzato l’estensione dei raid alla provincia del Balucistan, in particolare alla zona di Quetta, dove si nasconderebbe la dirigenza talebana capeggiata dal Mullah Omar.

  • Maoz: non c’è perdono, la guerra ci trasforma in assassini

    Scritto il 18/10/09 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    In una situazione tra la vita e la morte, in cui la seconda è tangibile quanto la prima, non si può avere un codice etico. In guerra ogni morale sparisce. Se fai questioni morali, i tuoi soldati muoiono. Le persone normali non uccidono, ma la guerra crea una formula perché questo possa accadere. E’ facile: metti un soldato in una situazione di pericolo di vita e lui inizierà ad ammazzare, perché l’istinto di sopravvivenza è più forte di tutto. Al mondo ci sono buoni e cattivi, in guerra ci sono solo cattivi. Ma tutti sono vittime.

  • Morire a Kabul, tra i signori dell’oppio e dell’uranio

    Scritto il 18/9/09 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Via le truppe dall’Afghanistan? Lo chiedono Umberto Bossi (Lega Nord) e Paolo Ferrero (Rifondazione comunista) dopo l’attentato a Kabul che il 17 settembre ha ucciso 6 parà della Folgore, ferendone altri 4 e infliggendo all’Italia il più grave lutto, dopo la strage irachena di Nassiriya. Mentre Bossi auspica che «i nostri ragazzi» tornino a casa «per Natale», Ferrero chiede il ritiro immediato: «La presenza del contingente italiano in Afghanistan è figlia di una politica assurda e sbagliata. Non è bastata neppure a garantire elezioni regolari, visti i colossali brogli da parte del governo-fantoccio di Hamid Karzai, denunciati dagli osservatori internazionali».

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