Archivio del Tag ‘cittadini’
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Krugman: fine della farsa, solo il deficit ci salva dall’incubo
Sarebbe davvero tanto facile mettere fine alla piaga della disoccupazione? Ebbene sì. Basta aumentare la spesa pubblica a deficit per creare subito posti di lavoro. Problema: «Chi ha il potere in mano non ci vuole credere». Qualcuno di quei potenti, scandisce il Premio Nobel americano per l’economia, Paul Krugman, «ha una sensazione viscerale che la sofferenza sia un bene». Lo dicevano anche alcuni “padri” dell’Eurozona, come l’ex ministro prodiano Tommaso Padoa Schioppa, che auspicava «riforme che vi facciano soffrire». La mania delle élites? Far pagare (a noi) un prezzo per i “peccati” del passato, «anche se i peccatori di allora e chi soffre oggi sono dei gruppi sociali di persone completamente diverse». Qualcuno di quei potenti, accusa Krugman, vede nella crisi una magnifica opportunità per smantellare tutta la rete di sicurezza sociale. «E quasi tutti, nelle élites politiche, prendono le parti di una minoranza benestante che in realtà non sta sentendo molto dolore».
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Per Bruxelles siamo solo bestiame: fanno zootecnia sociale
Tanto rumore per il solito commissariamento del governo italiano. Si dà grande risalto mediatico al fatto che Pd e Pdl si mettano insieme, per nascondere la vera notizia: «Lo fanno per imporre decisioni prese al di fuori dell’Italia, sebbene si dimostrino rovinose». Ci portano al macello: con metodi di “allevamento” sperimentati precisamente nella zootecnia. Parola di Marco Della Luna, scettico nei confronti del governo Letta per un motivo semplicissimo: «Il potere politico è nelle mani di chi ha le leve macroeconomiche, soprattutto di decidere quanta moneta mettere in circolazione, a chi darla, a che tassi, a che condizioni, e di decidere se e quanto lo Stato possa investire, anche a deficit, per indurre l’attivazione dei fattori di produzione, l’occupazione, la crescita», oltre che «decidere sulla regolazione dei cambi valutari e regolamentare le importazioni di beni, servizi e capitali». Quindi, il conflitto d’interessi «non è tra Pd e Pdl, ma tra chi impone quelle decisioni e la gente che ne subisce gli effetti».
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Macelleria Italia: tagli selvaggi, stipendi ai livelli del 1979
Tagliare gli sprechi della spesa pubblica, gonfiati dalla “casta” del pubblico impiego? Balle: l’Italia è scesa al di sotto della media Ocse per numero di occupati nella pubblica amministrazione. Dal 2006 al 2011, lo Stato ha tagliato 232.000 dipendenti pubblici. Una drastica “spending review” sostanziale, in ossequio all’ideologia neoliberista di Bruxelles, cominciata molto prima delle invettive di Brunetta contro i “pelandroni” o l’allarme scatenato da Grillo. Oltre alla salutare denuncia di sprechi intollerabili, la strana stagione delle crociate contro i privilegi della “casta” ha prodotto il disastro definitivo del tecno-governo “nominato” dalla Troika. A conti fatti, stanno letteralmente “smontando” lo Stato, costantemente sotto ricatto finanziario a partire dall’adesione all’Eurozona. Ora siamo alla “terza fase” dell’austerità, quella senza ritorno: devastazione dell’economia nazionale e, naturalmente, privatizzazione lucrosa dei servizi pubblici, a danno dei cittadini.
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Nato e Bce, con tanti saluti all’Italia (e minacce a Grillo)
Dall’ultra-atlantista Emma Bonino, pronta a tutte le più sanguinose guerre decise da Washington, all’ultra-europeista Fabrizio Saccomanni, direttore di Bankitalia con esperienze sia alla Bce che al Fmi, dopo gli studi alla Bocconi e alla Princeton University. Due ministri-chiave, esteri ed economia, già delimitano in modo inequivocabile il perimetro del secondo “governo Napolitano”, con Letta premier e Alfano vice, più altri mestieranti della nomenklatura: Gaetano Quagliariello alle riforme, probabilmente per una legge elettorale anti-Grillo e un presidenzialismo all’italiana, Maurizio Lupi a infrastrutture e trasporti (leggasi: Tav Torino-Lione), nonché il redivivo Dario Franceschini (rapporti col Parlamento) e i “presentabili” Nuzia De Girolamo (agricoltura), Beatrice Lorenzin (sanità) e l’ex sindaco padovano Flavio Zanonato (sviluppo). Ministri-vetrina: la campionessa Josefa Idem (sport), il direttore della Treccani, Massimo Bray (cultura), il presidente dell’Istat Enrico Giovannini (altro“saggio”, ora incaricato di gestire lavoro e welfare) e la italo-congolese Cécile Kyenge, medico e primo ministro di colore nella storia italiana, delegata all’integrazione.
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E dopo l’inciucio i ragli di Renzi: sulla crisi, idee zero
Renzi è andato vicino all’incarico di premier già questa volta, e molti pensano che presto lo diventerà. Ma qual è il fondamento della sua auto candidatura? Vuole guidare l’Italia, verso dove? Riporto dalla sua intervista su “Repubblica” del 22 aprile, Renzi: «Il Pd dica che governo vuole, eviti le formule. La smetta con gli aggettivi e inizi con i sostantivi. Si faccia avanti con le sue idee, e le imponga al nuovo governo». Tito: «Lei ha qualche suggerimento?». Renzi: «Basta con le discussioni tecniche, basta annunciare provvedimenti di legge che poi non si realizzano mai. Bisogna semplificare e sburocratizzare. Nei primi cento giorni di governo si semplifichi la normativa sul lavoro». Tito: «Vuole misure più liberiste?». Renzi: «Io voglio qualcosa che crei più occupati, che consenta ai giovani di trovare lavoro». Se un asino potesse ragliare di economia, non farebbe peggio.
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Tamponare il disastro, stampando 10 miliardi: di lire
Vorrei sottoporre all’attenzione di coloro che sono interessati la proposta che l’Italia provveda al soccorso dei cittadini più bisognosi mediante la stampa di moneta. Prego il lettore di prendere sul serio la frase “sottoporre all’attenzione”: è possibile che la proposta sia assurda, o che non lo sia ma ci siano ostacoli molto seri, o che sia inopportuna, e in generale che abbia dei difetti che io non ho visto. Penso però che valga comunque la pena di discuterne, eventualmente per decidere che è impraticabile. Qui di seguito i dettagli. L’Italia dovrebbe stampare una moneta parallela all’euro, chiamiamola lira, da usarsi per distribuire un sussidio di disoccupazione generalizzato. Vari interventi, su cui non mi dilungo, suggeriscono che il valore complessivo dovrebbe essere dell’ordine di 10 miliardi di euro all’anno. Il tasso nominale di cambio più comodo sarebbe ovviamente 1 lira = 1 euro; la lira però non dovrebbe essere convertibile in euro né in altre valute, né dare origine a depositi fruttiferi.
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Barnard: altro che Liberazione, ci vogliono sterminare
Siamo in guerra, ma ufficialmente nessuno ce l’ha detto. Al processo di Norimberga contro la gerarchia nazista, il procuratore generale Benjamin Ferencz sancì che la guerra d’aggressione contro una nazione sovrana sarebbe stato da quel momento considerato «il crimine supremo». Bene, ci risiamo: quello che ci sta accadendo, dice Paolo Barnard, non è altro che «la pianificazione e l’esecuzione di una guerra d’aggressione guidata da Germania e Francia per distruggere nazioni, popoli, economie, e per depredare risorse, esattamente come fu la Seconda Guerra Mondiale». Amaro 25 Aprile: dov’è finita la libertà conquistata col sangue dei partigiani? Se il fiore della Resistenza fu la Costituzione democratica, ora quel documento sta diventando carta straccia. Il nemico si chiama Eurozona: è micidiale, perché priva la repubblica del potere vitale di spesa pubblica a favore dei cittadini. Norme brutali, quelle di Bruxelles, figlie dell’ideologia neoclassica: lo Stato non serve, anzi ostacola il business perché tutela il popolo. Va neutralizzato, svuotato, paralizzato. E amputato del suo potere sovrano fondamentale: la libera creazione di denaro.
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Italia kaputt, a Palazzo Chigi il super-piazzista dell’euro
“Euro sì. Morire per Maastricht”. Era il 1997 ed Enrico Letta annunciava, nel suo saggio pubblicato da Laterza, che sarebbe valsa la pena di morire per l’euro e Maastricht come nel 1939 valeva la pena di “morire per la Polonia”. «Non c’è un paese che abbia, come l’Italia, tanto da guadagnare nella costruzione di una moneta unica», disse al “Corriere della Sera”, al termine del suo primo incarico importante, la partecipazione alla commissione per l’introduzione dell’euro. «Abbiamo moltissimi imprenditori piccoli e medi che, quando davanti ai loro occhi si spalancherà il grandissimo mercato europeo, sarà come invitarli a una vendemmia in campagna: è impossibile che non abbiano successo, il mercato della moneta unica sarà una buona scuola, ci troveremo bene». Questo è l’uomo a cui l’appena rieletto Napolitano affida il “governissimo”.
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Hollande: diritti gay per mascherare le purghe neoliberiste
La chiamano “primavera francese”, in consonanza con le celebrate rivolte arabe: in apparenza, un milione di cittadini è sceso in piazza per opporsi al nuovo disegno di legge sui matrimoni gay, adozioni incluse, ma in realtà la folla protestava contro le nuove politiche neoliberali del detestato governo Hollande, che ha reagito con la brutalità della polizia antisommossa e l’arresto di 67 dimostranti. Stando ai sondaggi, il “compagno” Hollande è il presidente di gran lunga più impopolare di sempre: il suo partito, teoricamente socialista, «va avanti con le sue politiche neoliberali, stavolta d’accordo con sindacati docili». La malvagia Strega dell’Ovest è morta, ma il suo spirito è ancora con noi, dice Israel Shamir, riferendosi alla Thatcher. I ministri “con conti all’estero” stanno rovinando i francesi: col nuovo “accordo nazionale”, le aziende potranno aumentare le ore di lavoro, ridurre i salari al minimo e applicare la “mobilità lavorativa” coatta: chi rifiuta il trasferimento può essere licenziato su due piedi e senza indennizzo.
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Alto rischio: il bunker dei partiti e lo spettro della violenza
Che la situazione sia ormai esplosiva – sul piano civile, istituzionale, economico e ambientale – l’hanno compreso un po’ tutti, ad eccezione dei soliti noti che, in queste ore, si preparano con il sostegno attivo di Napolitano a formare un governo di larghe intese. Insomma, la rabbia cresce un po’ ovunque e Grillo, in varie occasioni, ha fatto bene a ricordare che l’entrata in politica del “Movimento 5 Stelle” ha permesso di canalizzare questa energia potenzialmente distruttiva in un progetto pacifico rispettoso della Costituzione. Il fatto stesso di aver indirizzato il malcontento e il malessere popolare verso il Parlamento a qualcuno non sembra così utile. Un articolo di Valerio Lo Monaco esprime bene la difficoltà dei critici del sistema ad integrare emozioni e prospettive di cambiamento conservando un minimo di buon senso.
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Orrore Grecia: lager fiscale per chi non può pagare le tasse
Dietro le sbarre chi non paga le tasse, anche se non le paga semplicemente perché non ha più un soldo in tasca. E niente carcere civile: la Grecia si sta preparando ad aprire un “campo di concentramento” per micro-evasori, una sorta di Guantanamo dove rinchiudere chi deve al fisco anche solo qualche migliaio di euro. Allo scopo, il governo pensa a riconvertire vecchie caserme abbandonate, trasformandole in “pseudo-prigioni”. Anche a causa delle assurde politiche applicate dai vari governi negli ultimi anni sotto dettatura della Troika, la Grecia pullula di cittadini debitori e insolventi, spesso nei confronti dello Stato, visto che la pressione fiscale continua a salire a fronte di una ricchezza sociale sempre minore, mentre si diffondono la disoccupazione e addirittura la fame. L’importante, per il governo di Atene, è spremere ad ogni costo i cittadini, aziende e famiglie, imponendo loro di pagare il debito pubblico dello Stato, in base alla dottrina neoliberista di Bruxelles che, con l’adozione dell’euro e del Fiscal Compact, è diventata legge.
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Rita Pani: ci riteniamo merda, ecco perché ci calpestano
E quando l’atto sarà compiuto, Napolitano si dimetterà per raggiunti limiti di età: «E a noi non resterà nulla, nemmeno un orto di guerra». Grido di dolore firmato da Rita Pani, “scrittrice comunista” con alle spalle diversi romanzi, all’indomani della rielezione del presidente uscente. «Non è un delirio di onnipotenza, è il mio schifo che detta», premette l’autrice, perché il 20 aprile 2013 «è stata scritta la pagina più patetica della non-politica italiana», vergata a più mani da molti autori. «Io vorrei tenere per me le ultime righe, quelle che nessuno ha voluto leggere se non pochi sconclusionati come me». Sono le righe «che narrano dell’ultima labile occasione che il tempo ci consegna, e che temo non riusciremo a cogliere nemmeno questa volta». Ovvero: «Il bisogno di sinistra, e la possibilità di averla, anche per coloro i quali nemmeno sanno di avere a cuore questa speranza, continuando a confonderla con qualcosa che a sinistra non ci sarà mai».