Archivio del Tag ‘classe dirigente’
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Monti affonda l’Italia ma vuole lo scalpo dei lavoratori
Il confronto sulla produttività tra governo e parti sociali, che entra nel vivo in questi giorni, è un imbroglio a partire dal suo nome. Non molto tempo fa il Cnel ha annunciato una ricerca che proprio per i suoi risultati sorprendenti è stata subito rimossa. Sulla base di essa, il decennio più produttivo degli ultimi quarant’anni è stato quello tra il 1970 e il 79. Sì, proprio il decennio delle conquiste sindacali, sociali, civili, della scala mobile, del posto fisso, degli orari e dei contratti rigidi, dello stato sociale e della grande industria pubblica. Proprio quel decennio ha visto il nostro paese raggiungere il tasso di produttività più alto di tutto l’Occidente industriale. Da allora quel tasso è progressivamente diminuito, con un andamento parallelo alla regressione delle condizioni del mondo del lavoro. Fino agli anni Duemila, che con l’euro e le privatizzazioni hanno visto un vero e proprio tracollo sia del salario sia della produttività.
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La rabbia dei giovani senza futuro, traditi dalla politica
Non hanno solo protestato contro i tagli ad una scuola stretta tra le mirabolanti promesse tecnologiche e i soffitti che crollano, tra premi per i più bravi e riduzione delle risorse necessarie perché i meritevoli possano davvero provare di esserlo, nonostante disuguali condizioni di partenza. Hanno dichiarato la loro sfiducia a tutta la classe dirigente, agli adulti che hanno il potere di prendere le decisioni cruciali per il loro destino: governo, partiti politici, sindacati, imprenditori. Derubricare questa protesta come manifestazione adolescenziale senza una vera maturità politica, sarebbe grave e forse pericoloso. Dopo essersi sentiti definire da tutti una generazione perduta, questi ragazzi stanno provando a dire che non vogliono fare le vittime sacrificali degli errori altrui.
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Georgia, la disfatta del regime osannato dai philosophes
Quando nel 2004 l’attuale presidente della Georgia vinse le elezioni aveva 34 anni ed era presentato come una stella nell’oscurità di un presente delle ex repubbliche sovietiche che ancora oggi sono in gran parte rette dagli stessi ex leader comunisti che le controllavano allora. Ancora più significativo che la novità si verificasse nel paese che con l’Azerbaijan costituisce il confine della Russia con il Caucaso e che confina direttamente con la Cecenia, che per anni ha alimentato il nazionalismo russo con la sua resistenza a una delle repressioni più brutali del nuovo millennio. Mentre la Cecenia è stata regalata dai russi a un satrapo locale che ne ha fatto una repubblica islamica simile a un porto franco in cambio dell’eliminazione dei “terroristi”, quei ceceni che si erano ribellati Mosca e che sono stati sterminati insieme a una buona parte della popolazione.
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Una black list per schedare chi non arriva a fine mese
Fra gli usurai e gli estorsori che che grazie alla crisi economica vedono fiorire la propria opera di sciacallaggio, accanto a mostri come Equitalia ed ai vari istituti bancari, anche l’Autorità per l’energia sembra decisa a ritagliarsi un posto di primo piano. Lo sciacallo energetico, impegnato da tempo nel mettere in ginocchio una cospicua parte delle famiglie italiane, ha infatti annunciato proprio ieri il quarto rialzo consecutivo di luce e gas dall’inizio del 2012, rispettivamente dell’1,4% per la bolletta della luce e dell’1,1% per quella del gas, motivando la decisione con l’aumento del prezzo del petrolio riscontrato negli ultimi 3 mesi. Un aumento in realtà assai risibile e di natura estemporanea che ha fatto seguito ad un lungo periodo di calo del prezzo del greggio, di fatto mai tradotto in diminuzione delle bollette.
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Bluff Marchionne, quanta gente da rottamare insieme a lui
Improvvisamente l’amministratore delegato della Fiat diventa una persona imbarazzante per tutto il palazzo che l’ha così a lungo esaltato. Il ministro Fornero implora telefonate per capire, tutti vogliono chiarezza. Due anni fa Marchionne avviava a Pomigliano la fase finale della distruzione del sistema contrattuale e dei diritti del lavoro, da quello alle pause, a quello allo sciopero e alle stesse libertà sindacali. Lo scopo era presentato come il rilancio della Fiat come grande multinazionale, che non poteva più tollerare i lacci e lacciuoli delle leggi e dei contratti italiani. Eugenio Scalfari dedicò diversi suoi interventi a spiegare che il mondo era cambiato e che, come diceva il capo Fiat senza tema di sembrare un poco immodesto, Pomigliano segnava una nuova epoca, si entrava nel dopo Cristo della globalizzazione.
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Eutanasia della sanità italiana, e nessuno dice niente
In sanità, prima della “spending review” appena approvata dal Parlamento, la situazione dei cittadini era già disastrosa. Lo confermano i dati resi pubblici dai principali e più autorevoli centri di ricerca, dall’Istat al Censis, dal Ceis a “Osserva salute”. E’ in atto da anni una crescente espropriazione del diritto alla salute. Secondo, avanza una forte privatizzazione del sistema pubblico: milioni di persone, per avere quello a cui hanno diritto, sono costrette a pagare di tasca propria, e chi non può “si arrangi”. Inoltre, le politiche di governance scaturite da ben tre riforme sanitarie e da una modifica della Costituzione, tutte varate dal centrosinistra (aziendalizzazione, titolarità delle Regioni, federalismo), si sono rivelate inadeguate ai cambiamenti sociali e ai condizionamenti economici del nostro tempo.
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Ricatto criminale: è la legge di Mario Monti, il dittatore
Mario Monti comanda in virtù di un’autorità attribuitagli per “stato di eccezione”. È investito di poteri politici pieni per un tempo sinora dichiarato limitato, ma ormai aperto a un appetito che, si sa, vien mangiando. È un classico dittatore, insomma. Ed essendo tale, ragiona e parla come un autocrate. Ma come, diranno gli illusi, lo statista grigio topo, il sobrio uomo del loden, lui, un dittatore? Per far suo lo stile di pensiero totalitario di un dittatore non gli occorre mica farsi prestare una giacca sgargiante da Sacha Baron Cohen, né gli serve ammazzare oppositori con risa perfide durante una visita in sala torture. Può bastare la sua voce monocorde e l’immeritata fama di “tecnico”, per zittire il capo di Confindustria in nome di un precetto che non può tollerare dissensi: la regola dello spread.
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Politica e morti viventi: ma l’Italia non si lascerà seppellire
Di ritorno da Londra, dove con Padellaro, Meletti e Monteverdi abbiamo incontrato centinaia di italiani, quasi tutti giovanissimi, “fuggiti” in Inghilterra da un paese che li trattava da stranieri in patria, mi rimbomba nelle orecchie la domanda che ogni anno questi ragazzi ci pongono: «Quando potremo tornare a casa?». Quest’anno, per la prima volta, ci siamo sentiti di rispondere che, forse, quel momento è meno lontano di quanto possa sembrare. Anzi, se per chi cerca un lavoro l’Italia è ancora terra ostile e campo minato, per chi vuol fare politica l’Italia è il posto giusto. Adesso. Se non ora, quando? C’è il Movimento 5 Stelle, che sta piantando bandierine nel deserto lasciato dai partiti di destra e di sinistra. Ci sono vagiti di liste civiche che sull’onda grillina inevitabilmente, anzi necessariamente dovranno sorgere nei prossimi mesi per non lasciare senza rappresentanza i tanti cittadini (ormai la metà del corpo elettorale) che non la trovano più nelle vecchie e vuote sigle.
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Atene, banchieri in pericolo: il giustiziere è un serial killer
La crisi uccide, ma non come siamo portati a pensare. C’è chi ci lascia la pelle in modo violentissimo: banchieri, finanzieri e funzionari delle agenzie di rating. I corpi sono rinvenuti orrendamente decapitati, a colpi di scimitarra. E tutto fa supporre che l’assassino, che li considera criminali, si sia assunto l’incarico di impartir loro la più plateale delle punizioni. Romanzo criminale dell’abisso nel quale sprofonda la Grecia: Petros Markaris, il più noto autore greco di romanzi gialli, è attualmente impegnato in un’impresa piuttosto ambiziosa: sta lavorando a una “trilogia della crisi”, per raccontare la catastrofe sociale provocata dai tagli imposti dalla Bce. Nel primo volume, “Lixipròsthema Dhàneia” (in italiano “Prestiti scaduti”) l’antieroe nero è un serial killer: è lui che fa pezzi, letteralmente, i “carnefici” del popolo greco.
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Tav, la talpa occulta della Casta che ci scava nelle tasche
Probabilmente non vincerà nessuno e perderemo tutti. Sulle grandi opere si sta scommettendo il futuro delle nostre economie, in particolare in Italia, perché le architetture finanziarie che si costruiscono su queste grandi opere sono meccanismi per scavare un debito pubblico occultato nella contabilità di società di diritto privato. Il cosiddetto project financing, del quale si riempiono la bocca molti politici quando le risorse pubbliche vengono a mancare, è esattamente il meccanismo che ha prodotto la crisi del 2009. In quel caso, il debito era costruito su finanziamenti privati; in questo caso, l’impacchettamento del debito è costruito sul debito pubblico. E il project financing è esattamente questo: una talpa, che provoca un debito pubblico futuro che prima o poi, inevitabilmente, emergerà. Questa talpa è già partita da molti anni – dall’inizio degli anni ’90, dal “dopo Tangentopoli” in poi – ed emergerà, prima o poi, perché è un debito occultato.
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Curzio Maltese: stop alla Torino-Lione, scandalo italiano
Se io o voi fossimo della val di Susa, probabilmente oggi saremmo sulle barricate a difendere la salute dei figli, la nostra e una terra che rischia di essere stravolta e umiliata per sempre. Già questa banale osservazione avrebbe dovuto procurare alle lotte No Tav maggior rispetto di quanto ne sia stato riservato dalla politica e dai media in questi vent’anni, ovvero nessuno. Le ironie dei giornali di destra e del conduttore di uno dei più squallidi programmi radio, “La Zanzara”, sul povero Luca Abbà, caduto mentre stava inscenando una protesta del tutto legittima e pacifica su un traliccio, meritano in pieno la reazione di Alberto Perino: «Sciacalli, jene».
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Il movimento dei forconi: il Sud è il bancomat d’Italia
Li ho incontrati alla scuola di politica di Filaga sui monti Sicani. Mi dissero: siamo alla disperazione, pronti alle armi, ci manca solo un leader. Ed io risposi: guardate che non ho fatto neanche il militare! Non rivogliono il Regno delle due Sicilie ma sono stanchi di essere depredati e di recitare il ruolo di “Bancomat d’Italia”. In Sicilia il Movimento dei Forconi blocca la regione. I giornali ignorano il fatto. E c’è chi ipotizza strani legami politici dietro queste proteste. Ogni volta che il Sud protesta, e vi assicuro che ha tonnellate di ragioni per farlo, si trova sempre qualche motivo per infamare le ragioni della protesta. Io a questo movimento ho dedicato un capitolo del mio ultimo libro “Giù al sud”, quando non ne parlava nessuno.