Archivio del Tag ‘competitività’
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Suicidi, il cimitero-Italia creato dai criminali del rigore
Romeo, Annamaria e Giuseppe si sono uccisi uno dopo l’altro a Civitanova Marche. Come per i morti sul lavoro, non c è alcuna tragica fatalità nella strage che ha visto autodistruggersi una intera famiglia di sessantenni. Fanno bene i dirigenti della Cgil Marche a rompere il solito velo di ipocrisia che copre questa e le altre tragedie che si susseguono. Questi tre poveri morti sono vittime delle controriforma Fornero delle pensioni. Si può dire tutto quello che si vuole, ma se il lavoratore non avesse subito quella terribile condizione di non avere né lavoro né pensione a 62 anni, una età per cui se perdi il lavoro per il mercato sei già morto. Se a questa sua condizione non si fosse sommata quella della pensione di fame della moglie, e se tutto questo non si collocasse nel massacro dell’austerità, non ci sarebbe stata la terribile catena di suicidi che oggi ci lascia una rabbia tanto profonda quanto impotente.
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Inferno Europa: l’infame Margaret Thatcher è ancora viva
Il modo migliore per onorare Margaret Thatcher? «Privatizziamo il suo funerale. Lo mettiamo sul mercato e accettiamo l’offerta più economica. È quello che avrebbe voluto», dice il regista inglese Ken Loach, autore nel 1984 del drammatico documentario “Wich side are you on”, che racconta lo sciopero dei minatori britannici durante il quale il grande capitale internazionale fece leva sul governo conservatore per scatenare una crudele campagna di violenza e odio contro la classe operaia d’Oltremanica. Al pari di Ronald Reagan, la Lady di Ferro che oggi l’aristocrazia politica europea piange fu inflessibile nell’applicazione dei dettami più brutali dell’ideologia neoliberista, la stessa che orientò le grandi scelte antipopolari del falso riformista francese Mitterrand e degli altri “padri” dell’attuale Europa del rigore, che la crisi trasforma in una sorta di macelleria sociale permanente.
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Stipendi da 250 euro: le multinazionali ricattano la Grecia
Stipendi mensili di 250-300 euro, solo per il lavoro part-time e modifiche nel diritto del lavoro per evitare di incorrere al pagamento degli indennizzi. Questa proposta è stata annunciata durante un incontro tra il ministro greco dello sviluppo economico Kostis Chatzidakis e i delegati di undici società multinazionali, tra cui Barilla, Bic Violex e Nestlé. Secondo l’edizione domenicale del “To Vima”, agli occhi dei dirigenti delle multinazionali, un’ulteriore riduzione degli stipendi sarebbe un prerequisito per l’incremento della competitività. «Investiremmo molto di più, se la Grecia fosse più propensa agli investimenti», hanno dichiarato all’unisono gli undici dirigenti, chiedendo una limitazione delle pratiche burocratiche, una riduzione dei costi energetici e una semplificazione delle procedure per svolgere le attività produttive. Tuttavia, i dirigenti hanno sorpreso il governo greco quando hanno sollevato la questione di un’ulteriore riduzione degli stipendi, in modo particolare per i giovani disoccupati.
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Boldrini denuncia l’emergenza-povertà (ma non la spiega)
Il Papa cattolico che si schiera platealmente con gli “ultimi”, così come l’arcivescovo che si spende per i più bisognosi, fa esattamente il suo “mestiere”, adempie appieno al suo mandato, alla sua missione apostolica. La solidarietà come orizzonte umanitario è anche la nobile funzione sociale di tante Ong, delle mille associazioni di volontariato, della Croce Rossa. E se invece a sedersi alla mensa dei poveri – anche solo per un giorno – è la presidente della Camera? Messaggio chiaro, morale e politico: guai a lasciare indietro chi sta male. Specie se la povertà, come ha detto Laura Boldrini il giorno di Pasqua, prima di pranzare con i derelitti di Ancona, in Italia è diventata «un’emergenza nazionale». Con forte ritardo, persino i media hanno cominciato a ripeterlo: in ogni città è ormai una folla quella che ogni giorno si mette in fila per un piatto di minestra alle mense della Caritas, magari dopo aver frugato nei bidoni della spazzatura o tra gli scarti dei mercati rionali.
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Warren Mosler: volete il benessere? Meno Iva e più deficit
Il problema dell’economia è che il deficit di bilancio è troppo basso: dev’essere molto maggiore. Ci deve essere più spesa pubblica o una minor tassazione, oppure una combinazione delle due. Comunque, il deficit è troppo basso. E il problema è che tutti i vostri leader politici pensano che il deficit sia eccessivo, e quindi fanno tutto il possibile per ridurlo. Il deficit, però, è uguale ai vostri risparmi: i vostri risparmi sono troppo bassi, voi non avete abbastanza reddito. Avete bisogno di più soldi. C’è disoccupazione e tutti sono praticamente a terra, perché il deficit è troppo basso. Purtroppo, per l’Italia – come parte del sistema euro – non si riesce a incrementare il deficit, perché i mercati vi taglierebbero fuori, e quindi è necessaria una garanzia dalla Banca Centrale Europea. Ne ho parlato fin dal ’95 e alla fine è successo: a maggio, quando Trichet ha proposto che la soluzione di tutti i problemi fosse la banca centrale.
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Via gli zombie dell’euro, l’Ue è fondata sull’imbroglio
Addio euro: si avvicina la fine di quella che è stata una pericolosa “avventura forzata” per i popoli europei e, al tempo stesso, un gioco d’azzardo per il mondo della finanza. Il premio in palio era la stabilità economica, come valore-guida di un’Europa immaginata libera, giusta e portatrice di civiltà e benessere? Fallimento totale: stiamo cercando di sopravvivere tra le macerie di un’Europa «instabile, schiavizzata, ingiusta e impoverita», osserva Alberto Conti su “Megachip”. Da noi, la crisi del sistema dominante, made in Usa, è stata aggravata dalla perdita rovinosa della sovranità monetaria – unica vera leva per attutire i colpi – e dal grande imbroglio delle politiche salariali tedesche, che «ha rappresentato la complicanza mortale di un sistema già malato». Puntando all’egemonia, non potendo svalutare la moneta, la Germania ha “svalutato” i salari, «provocando così differenziali d’inflazione che hanno rapidamente messo fuori gioco gli avversari più deboli nella gara della competitività produttiva e commerciale».
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Cremaschi: fallito l’euro, stracciamo i trattati del rigore
Prima di discutere se e quanto durerà l’euro, su cui si abbattono le alterne vicende delle Borse e dello spread, sarebbe necessario misurarsi con il fallimento sociale e politico della moneta unica. Diamo pure credito alle buone intenzioni, quelle di cui è lastricata la via che conduce all’inferno. Sicuramente i governi italiani ed europei, soprattutto di centrosinistra, che hanno partecipato alla costruzione dell’euro pensavano così di contribuire alla unificazione democratica del continente. La moneta unica unificherà paesi che si sono combattuti per secoli e alla fine porterà agli Stati Uniti d’Europa. L’Italia avrà solo da guadagnare ad avere la stessa moneta dei paesi più ricchi ed efficienti del continente, ne riceveranno giovamento i conti pubblici, il sistema produttivo e finanziario, la stessa efficienza della pubblica amministrazione.
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Mosler: zero tasse sul reddito, e la crisi sarà sconfitta
Cari concittadini americani, andrò dritto al punto. Ho tre nuove audaci proposte per riottenere tutti i posti di lavoro persi, e crearne altri ancora. Di fatto, abbiamo bisogno di almeno 20 milioni di nuovi posti di lavoro per recuperare la nostra prosperità e riportare l’America in alto. Prima di tutto, lasciatemi dire che la ragione per cui si sono persi posti di lavoro nel settore privato è sempre la stessa: si perdono posti di lavoro quando le vendite calano. Gli economisti descrivono la situazione con termini ricercati – la chiamano mancanza di domanda aggregata. In realtà, il concetto è molto semplice: un ristorante non licenzia nessuno quando è pieno di clienti, e non importa se il proprietario odia il governo, la burocrazia e la regolamentazione sanitaria. Uno studio di ingegneri non lascia a casa nessuno se ha ordini arretrati.
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Padoa Schioppa: servono riforme che vi facciano soffrire
«I giovani italiani sono bamboccioni», «le tasse sono bellissime». Queste amenità, pronunciate durante il secondo governo Prodi, di cui Tommaso Padoa Schioppa era ministro dell’economia, sono probabilmente l’unico lascito alla memoria collettiva di uno degli ideatori della moneta unica. Oltre a questo, poco rimane; qualche convegno alla memoria tra economisti iniziati, e l’impressione che il personaggio fosse una brava persona colpita da un’avversa sorte (è morto all’improvviso alla fine del 2010). Eppure, scrive Claudio Martini su “Mainstream”, Padoa Schioppa era ben altro. Era l’uomo che, nel 2003, sul “Corriere della Sera” scriveva: «Non restavano che le riforme strutturali, eterno ritornello di quelle che Luigi Einaudi chiamava le sue prediche inutili: lasciar funzionare le leggi del mercato, limitando l’intervento pubblico a quanto strettamente richiesto dal loro funzionamento e dalla pubblica compassione».
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Austerity demenziale: così l’Italia ha sconfitto la Merkel
Angela Merkel è la vera perdente nelle elezioni italiane. Quanto la sua euro-politica sia sbagliata, nei giorni scorsi è diventato chiaro a tutti. Mi aspetto che questa strada ci porti al disastro. La sua politica consisteva nel tentare di risolvere la crisi debitoria e di competitività nei paesi del sud Europa con un processo di aggiustamento unilaterale. Grecia, Portogallo, Spagna e Italia, attraverso una politica di austerità, garantiscono il rimborso del debito e spingono verso una politica di riduzione salariale nel settore pubblico, che si propaga verso il resto dell’economia. In questo modo si pensava di prendere due piccioni con una fava. La speranza era che dopo uno shock breve e acuto, i debiti e i livelli salariali sarebbero tornati in equilibrio. Davvero intelligente, oppure no? Nei sogni. Né l’economia, né la politica funzionano nel modo in cui ci si immagina in Germania. Economicamente è stata un’analisi molto superficiale, senza considerare le conseguenze devastanti sull’economia complessiva.
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Il Guardian: grazie Italia, svolta democratica per l’Europa
«Oh giorno felice. Il risultato elettorale italiano è un trionfo per la democrazia. “Nessun Papa, nessun governo, nessun capo della polizia”, recitava un Tweet a diffusione virale che salutava l’arrivo a Roma della “politica punk”. Il risultato è un antidoto, non solo per la corrotta politica italiana, ma anche per il dogma di austerità che ora prende l’economia dell’Europa per la gola. L’unico modo di allentare la sua presa è attraverso il voto. Congratulazioni, Italia». Così il “Guardian”, attraverso Simon Jenkins, saluta il clamoroso risultato italiano. «Il trionfatore elettorale più spettacolare è Beppe Grillo, un comico satirico scatenato ma con un messaggio chiaro: l’austerità, l’euro e la corruzione tutti insieme sono la causa dei mali continui che tormentano l’Italia. Possiamo discutere i problemi, ma perché preoccuparsi quando nessuno ascolta? Basti dire alle autorità in carica, come fa Grillo, di andare affanculo. Quando i politici hanno bandito Grillo dalle Tv, questi si è messo a usare il blog e la piazza. Il suo colpo da ko è stato il voto».
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Galeano: spaventati e soli, il vero potere ci vuole così
Il lanciatore di scarpe iracheno, che scagliò le proprie calzature verso Bush, è stato condannato a tre anni di carcere. Non merita invece un’onorificenza? Chi è dunque il terrorista? Il lanciatore di scarpe o il suo bersaglio? Il serial killer che ha volutamente determinato la guerra in Iraq su un terreno di bugie massacrando una moltitudine d’individui, legalizzando e ordinando la tortura di altri, non è forse il vero terrorista? Il popolo di Atenco, in Messico, i Mapuche, indigeni del Cile, i Kekchies del Guatemala, i contadini senza terra in Brasile, tutti accusati del crimine di terrorismo per aver difeso i loro diritti e la loro terra, sono forse i colpevoli? Se la terra è sacra, anche se la legge non lo specifica, coloro che la difendono non sono altrettanto sacri?