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Altro che crescita, prepariamoci tutti a coltivare patate
Ho visto, e sperimentato di persona, cosa può produrre una, tutto sommato banale, nevicata, in un tutto sommato ancora (per poco), paese industriale “avanzato”. Al di là dei soliti lai dei mass media, che lasciano il tempo che trovano, mi sono trovato a riflettere, in un treno ad alta velocità fermo in mezzo alla neve, sulla fragilità delle nostre società. Riflessione stimolata da un articolo sul “Fatto”, di quel giorno, a firma Massimo Fini, che a sua volta rifletteva su un elemento correlato: la perdita progressiva della nostra manualità umana. Non siamo più capaci di fare niente con le nostre mani. Non siamo più capaci di praticare l’agricoltura. Il pollice è diventato dominante, quanto a trepestare sui tasti del cellulare, ma la mano non riceve più dal cervello ordini sensati che non siano quelli di usare coltello e forchetta.
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Debito sovrano e moneta alternativa: a lezione dai nazisti
I tedeschi hanno il terrore che l’eccesso di debito pubblico spinga la Bce a stampare grandi quantità di moneta, facendo scoppiare l’inflazione. Intransigenza sui bilanci da risanare, niente emissione di Eurobond e zero acquisti di titoli del debito pubblico da parte della Bce: la cancelliera Merkel sta spingendo l’Europa in una pericolosa recessione e in una crisi di fiducia che potrebbero avere conseguenze devastanti. Ma i tedeschi dovrebbero ricordarsi di ciò che accadde dopo la Prima Guerra Mondiale, avverte Stefano Sylos Labini dal blog “Sbilanciamoci”: solo lo Stato, attraverso l’emissione di “moneta alternativa”, permise di far uscire la Germania dal baratro nel quale era sprofondata. Titoli pubblici non spendibili, disoccupazione, imprese ferme: un’enorme disponibilità potenziale, che gli Stati europei potrebbero sbloccare trasformando i titoli di Stato in moneta complementare.
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Frecce Tricolori: piloti uccisi perché tacessero su Ustica?
Ramstein, 29 agosto 1988: collisione in volo tra due aerei delle “frecce tricolori”. Una strage: muoiono tre piloti e 67 spettatori. Forse non è stato un incidente: due dei piloti rimasti uccisi, Ivo Nutarelli e Mario Naldini, pochi giorni dopo avrebbero dovuto testimoniare su un’altra tragedia, quella di Ustica. La fatidica sera del 27 giugno 1980, in cui esplose in volo il Dc-9 Itavia con a bordo quattro membri dell’equipaggio e 77 passeggeri, tra cui 13 bambini, Nutarelli e Naldini erano anch’essi in volo, non lontano dalla rotta del velivolo di linea abbattuto, e avrebbero lanciato via radio un allarme aereo generale. Otto anni dopo, il disastro di Ramstein. E oggi, un dettaglio inquietante: il jet acrobatico di Nutarelli aveva il carrello inspiegabilmente aperto, così come il freno aerodinamico anteriore. I comandi erano stati manomessi?
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Crisi e guerra: contro la Cina, la geopolitica del caos
«È proprio vero il detto che chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. Sembra d’assistere ad una riedizione degli eventi post-1929. E vogliamo dirla tutta? Il 1929 sfociò alfine nella Seconda Guerra Mondiale». Parola di Daniele Scalea, condirettore della rivista “Geopolitica”, che lancia uno sguardo ai pesanti rivolgimenti che hanno segnato il 2011: la Cina che cresce, l’Europa che vacilla, gli Usa che destabilizzano le aree-cerniera come l’Africa e il Mediterraneo, senza però un disegno chiaro: è la “geopolitica del caos” che, dalla Libia alla Siria, punta a generare conflitti regionali, per rallentare l’ascesa di Pechino e prendere tempo, in attesa che il petrolio del Medio Oriente diventi sempre meno strategico.
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Tagliatori di teste: Monti e il governo-ombra del mondo
Come dono emblematico della rinnovata “amicizia italo-libica”, ad opera dei nuovi governi dei due paesi, il premier Mario Monti ha riportato in Libia la testa di Domitilla, che qualcuno aveva rubato vent’anni fa decapitando un’antica statua. Di teste tagliate, Monti in effetti se ne intende. Prima di ricevere l’investitura dal presidente Napolitano, ha fatto parte per anni della banca statunitense Goldman Sachs, le cui speculazioni (tra cui la truffa dei mutui subprime) hanno provocato tagli di posti di lavoro e di vite umane (con l’aumento dei prezzi dei cereali). Come consulente, scrive “Le Monde”, egli aveva «l’incarico di apritore di porte, per sostenere gli interessi della Goldman Sachs nei corridoi del potere in Europa».
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Senza un’alternativa, alle urne soltanto un italiano su due
Governo Monti? Ma mi faccia il piacere! A dispetto delle “entusiastiche” notizie sul consenso degli italiani nei confronti del premier “tecnico”, tutti i sondaggi d’inizio 2012 dimostrano che il livello di sfiducia nei partiti è totale, tanto che solo un elettore su due andrebbe a votare in caso di elezioni: quasi il 50% resterebbe a casa. Una drammatica conferma: se ormai la politica viene dettata a Bruxelles e solo ratificata a Roma, a partire della spesa pubblica, addio sovranità nazionale. Elezioni e partiti? Riti e fantasmi di un passato lontanissimo. Se il Pd di Bersani sfiora il 30% dei votanti, non raggiunge il 15% degli aventi diritto: il nuovo “primo partito” non sarebbe votato che da 1,5 italiani su dieci. Gli altri, in attesa di nuove forze politiche capaci di inventare una via d’uscita democratica alla crisi, restebbero a casa.
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Monotono l’impiego fisso? La figlia della Fornero ne ha due
Il posto fisso è “monotono”, come sostiene il premier Mario Monti. Ma per i figli dei potenti, la monotonia non è un problema: tanto che l’erede del ministro al Lavoro Elsa Fornero, Silvia Deaglio, di 32 anni, di posti ne ha addirittura due, anche se uno non è ancora del tutto fisso. Entrambi, guardacaso, contigui ai posti di lavoro di mamma e papà. La cosa era nota da tempo, ma torna chiaramente d’attualità dopo le dichiarazioni del primo ministro, peraltro senatore a vita. Oggi lo fa rilevare con una certa dose di sana perfidia anche il blog del “Popolo viola”, che a questa vicenda tutta torinese dedica un sapido articolo. Perché la Fornero e il Deaglio al posto fisso per la figlia non si sono fieramente opposti, a quanto pare.
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L’apartheid di Monti: basta posto fisso, tutti precari a vita
«Per fortuna c’è Mario Monti, a salvare noi giovani da una vita monotona», scrive Anna Lami su “Megachip”, facendo eco all’infelice battuta del primo ministro, secondo cui «i giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita». E poi, diciamolo, «che monotonia!», sbotta il banchiere-premier: «E’ bello cambiare e accettare delle sfide», anche per «ridurre il terribile apartheid che esiste nel mercato del lavoro» tra lavoratori di serie A, col posto fisso, e giovani lavoratori di serie B, eternamente precari. E come ridurre l’apartheid: estendendo a tutti garanzie e tutele sociali? «Macchè, troppo banale», ironizza Anna Lami: «Meglio trasformare tutti in lavoratori di serie C».
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Spieghiamo a questi cialtroni che non finiremo come Atene
Ma quante belle notizie, madama Dorè. Bisogna dire la verità: quel Berlusconi era davvero un po’ sovietico, a pensarci bene; la sua réclame era ossessiva ma anche un po’ arcigna, qualcosa di simile alla propaganda dei tempi brezneviani – era soltanto un pochino allietata, come ricordiamo, dalle scollature delle veline e dai pizzi delle mutandine quasi inesistenti. Invece Mario Monti, bisogna ammetterlo, quale altro stile! Ha il fascino della seduzione casta, hollywoodiana, anni ’50. I principali giornali italiani, abbagliati dall’aplomb britannico del nostro nuovo premier, balbettano tutti le stesse cose. Nessuno nota, per esempio, che l’Italia è stata venduta a Bruxelles, con destrezza – venduta alle banche europee, per i prossimi vent’anni. Solo che invece di incassare, cosa che di solito si fa quando si vende, noi dovremo pagare.
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Web nazionale: preparatevi, fra poco oscureranno Internet
Ho sentito parlare per la prima volta del concetto di Internet nazionale più di un decennio fa, durante una visita alla sede della Internet Corporation for Assigned Names e Numbers (Icann) dove si parlava delle minacce a Internet. Era evidente allora, ed è evidente oggi che la maggior parte dei paesi, compresi gli Stati Uniti, avrebbero alla fine spento il “World Wide” Web per utilizzare invece le tecnologie che la comunità Internet ha sviluppato per proteggersi da esso. Ciò risolverebbe gli infiniti problemi politici che il Web provoca in quasi tutti i paesi. Di nuovo, mi trovo qui ad includere gli Stati Uniti in questo movimento, dato che noi, come paese, stiamo ovviamente cercando di limitare e di controllare Internet.
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Più rigore, più crisi: l’Europa firma il suicidio di massa
Non c’è un altro modo di descriverlo. Una volta che abbiamo strappato il velo del gergo tecnico dei burocrati europei, il fiscal compact della Ue non rappresenta altro che una disperata accettazione del declino terminale. L’austerità si farà ora carico della forza della legge. Dimenticate la democrazia, come Angela Merkel ha inflessibilmente annunciato, sarà la Corte Europea di Giustizia ora a determinare le politiche economiche, e «non potrai più cambiarle attraverso una maggioranza parlamentare». L’Europa del sud sta per essere dilaniata dai programmi di austerità. Semplicemente non ci sono prospettive realistiche di ripresa se nel frattempo si prosegue con le politiche dei tagli.
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Strage di scienziati iraniani, Israele ci trascinerà in guerra
«Non farlo, Bibi». Questo il titolo. L’autore era Roger Cohen. Il giorno era il 17 gennaio 2012. Il giornale era “International Herald Tribune”. Bibi è Benjamin Netanyahu. Cosa non dovrebbe fare Bibi? Attaccare l’Iran. Ma non per sempre, per carità: non farlo «questa primavera o questa estate». Cioè non farlo prima che Barack Obama venga rieletto trionfalmente presidente degli Stati Uniti d’America. Poi l’attacco lo faremo insieme, oppure lo promuoverà direttamente il Premio Nobel per la pace, e Bibi, contento, non avrà che da associarsi all’impresa. Insomma, Bibi, abbi pazienza!