Archivio del Tag ‘denuncia’
-
Bizzi: la farsa-Covid è finita, grazie a Putin e ai Rothschild
Qualcosa è cambiato, dopo un anno di bugie e sofferenze? Sembrerebbe di sì: persino il massimo portavoce degli spaventapasseri-Covid, cioè il catastrofico Roberto Speranza, ha stranamente annunciato l’imminente uscita graduale dal tunnel, nel corso della primavera, in vista di un’estate finalmente quasi normale. Facile la spiegazione di comodo offerta dal ministro-carceriere: i vaccini garantiranno l’immunità di massa, dopo che i lockdown hanno limitato i danni. Falsità visibili dalla Luna: l’Italia delle zone rosse ha collezionato centomila morti (dichiarati, almeno). E gli attuali non-vaccini (cioè i preparati genici che inseguono le varianti del coronavirus) non riusciranno mai – secondo autorevoli infettivologi come Pietro Luigi Garavelli, primario a Novara – a proteggere davvero la popolazione, perché il virus (mutante) sarà sempre più veloce di loro. Come se ne esce? Lo spiegano i medici che guariscono i pazienti: le cure precoci, prescritte ai primi sintomi, molto spesso permettono di curarsi da casa, evitando il ricovero.Così si sgonfiano i numeri dell’emergenza: ci crede il Piemonte, prima Regione italiana ad adottare il protocollo-base che il ministero della sanità si è finora rifiutato di fornire ai medici di famiglia. Niente più panico, dunque. I primi a raccomandare l’opposto della linea adottata dai governi occidentali erano stati i luminari che un anno fa sottoscrissero la Dichiarazione di Great Barrington, negli Usa: bisogna lasciarlo correre, il virus, per raggiungere in fretta l’immunità di gregge, stando pronti a usare i farmaci giusti per curare (a casa, presto e bene) chi si ammala. I vaccini? Non indispensabili. Parola dei maggiori epidemiologi del mondo, quelli che per primi affrontarono l’Ebola. Unica accortezza: proteggere anziani e malati, tenendoli isolati (loro sì), ma evitando assolutamente i lockdown e ogni forma di distanziamento, pena il trascinarsi del Covid per anni. Recenti studi pubblicati da “Science” e “Nature” lo confermano: se ci si contagia a milioni, il Sars-Cov-2 diventa progressivamente innocuo, come un banale raffreddore.Se è così, perché mai abbiamo sbagliato tutto – distanziando, chiudendo, ospedalizzando – per un anno intero? «Non è stato affatto un errore, ma una scelta deliberata». Lo sostiene Nicola Bizzi, storico ed editore di Aurola Boreale, co-autore del saggio “Operazione Corona, colpo di Stato globale”. Nella trasmissione web-streaming “L’orizzonte degli eventi”, condotta sul canale YouTube di “Border Nights” insieme a Tom Bosco e Matt Martini, Bizzi sintetizza: l’anonimo “sequestro” del pianeta, in virtù di una semplice sindrome influenzale (sia pure pericolosa, se non curata tempestivamente) faceva parte di un piano preciso, coltivato da élite oscure. L’altra notizia è che questo piano mostruoso è tecnicamente fallito: già a novembre, dice Bizzi, i “golpisti” hanno trattato la resa, accettando un esito diverso: la “pandemia” sarebbe terminata a fine aprile. Ultima concessione, il lauto business dei vaccini. Poi, la ritirata: cioè l’annuncio che il virus sarebbe stato sconfitto. «L’alternativa sarebbe stata un Processo di Norimberga, per crimini contro l’umanità».In altre parole: sbrigatevi a vendere i vostri inutili vaccini, ancora per qualche mese, e poi toglietevi di torno. Credibile? Per Bizzi, assolutamente sì: «Fate caso ai segnali che provengono dal mondo che conta, quello della finanza: stranamente, da settimane, le agenzie di rating prevedono la fine della pandemia entro aprile e il grande rilancio di settori come il turismo e l’immobiliare». Eppure, per i media, siamo ancora alle prese con il peggio. «Appunto: i media si adegueranno rapidamente». Non potendo ammettere che i numeri dell’emergenza erano gonfiati, oltre che propiziati dal pazzesco rifiuto di curare i pazienti in modo tempestivo, a casa, ora parleranno dell’effetto miracoloso dei vaccini. «Una recita, ampiamente prevista e concordata coi vincitori». Chi sono? «Una parte dell’élite mondiale, che non ha mai approvato il Grande Reset disegnato a Davos, il progetto di schiavizzazione dell’umanità». Nomi? Uno, enorme: «I Rothschild: hanno contrastato la cordata di Bill Gates e Fauci, della Cina, dell’Oms. Evidentemente, quel tipo di Great Reset contrastava coi loro interessi».Non solo: Bizzi – che vanta importanti relazioni col mondo dell’intelligence – parla di una storica “guerra” all’interno della stessa, potente massoneria sovranazionale: una fazione importante si sarebbe opposta con ogni mezzo al “totalitarismo sanitario”, che secondo i “falchi” «doveva durare fino a tutto il 2023, cancellando per sempre diritti, libertà e democrazia». Se quel piano è fallito – sottolinea Bizzi – lo dobbiamo in gran parte alla Russia di Vladimir Putin: «Col suo vaccino Sputnik, che è sostanzialmente un antinfluenzale, si è portata dietro tre quarti del mondo, dall’India al Sudamerica». Abile, Putin: «Ha usato la Bielorussia come apripista. Ricordate? Il presidente Lukashenko – immediatamente aggredito con la solita “rivoluzione colorata” finanziata da Soros – denunciò il tentativo di corruzione da parte di Oms e Fmi: avrebbero coperto di soldi la Bielorussia, se avesse accettato di attuare il lockdown “come l’Italia”. Una denuncia che non è rimasta inascoltata».Putin, il presidente che Joe Biden ha appena definito «un assassino», ha messo fine per primo allo stato d’emergenza, abolendo ogni forma di distanziamento: «La scorsa settimana ha celebrato a furor di popolo la riunificazione con la Crimea: nel più grande stadio di Mosca c’erano duecentomila persone strette l’una all’altra, mano nella mano, e senza mascherina». Messaggi eloquenti, in mondovisione: «E’ il segnale: l’incubo ha le settimane contate, ormai, anche in Occidente, che – attenzione – resta di gran lunga l’area del mondo più colpita: sia in termini sanitari che in termini economici. E non credo proprio sia un caso». Alla luce del Bizzi-pensiero, le traduzioni nostrane sembrano più agevoli: Mario Draghi, che ha adottato la sottigliezza del soft-power, ha pubblicamente elogiato lo stesso Speranza (la maschera del rigore) irritando moltissimi italiani, ormai insofferenti di fronte al “regime” sanitario delle restrizioni. Ma ecco che, in capo a pochi giorni, proprio Speranza comincia a intonare la nuova canzone (”ne usciremo presto”) che, secondo Bizzi, era stata concordata già a novembre, nelle segrete stanze del grande potere: quello che poi, a cascata, spiega anche ai Roberto Speranza cosa dire, e quando.Qualcosa è cambiato, dopo un anno di bugie e sofferenze? Sembrerebbe di sì: persino il massimo portavoce degli spaventapasseri-Covid, cioè il catastrofico Roberto Speranza, ha stranamente annunciato l’imminente uscita graduale dal tunnel, nel corso della primavera, in vista di un’estate finalmente quasi normale. Facile la spiegazione di comodo offerta dal ministro-carceriere: i vaccini garantiranno l’immunità di massa, dopo che i lockdown hanno limitato i danni. Falsità visibili dalla Luna: l’Italia delle zone rosse ha collezionato centomila morti (dichiarati, almeno). E gli attuali non-vaccini (cioè i preparati genici che inseguono le varianti del coronavirus) non riusciranno mai – secondo autorevoli infettivologi come Pietro Luigi Garavelli, primario a Novara – a proteggere davvero la popolazione, perché il virus (mutante) sarà sempre più veloce di loro. Come se ne esce? Lo spiegano i medici che guariscono i pazienti: le cure precoci, prescritte ai primi sintomi, molto spesso permettono di curarsi da casa, evitando il ricovero.
-
Attenti ai rooseveltiani: negazionisti, mangiano i bambini
Roma, notoriamente, è la città più amata dai trinariciuti cosacchi: i comunisti cannibali amano abbeverare i loro cavalli alle fontane di piazza San Pietro, dopo essersi rimpinzati di rosei pargoletti. Ma i neonati non sono al sicuro nemmeno in un’altra piazza romana, Campo dei Fiori, dove a mangiare i bambini, oggi, sono i militanti del Movimento Roosevelt. Una ciurma di facinorosi, non si sa dementi o proprio criminali, talvolta affiancati da elementi pericolosissimi come l’attore Enrico Montesano. I sedicenti “rooseveltiani” scontano una tara mentale inguaribile: sono “negazionisti”. Se poi cenano in un locale che dovrebbe essere chiuso, e arriva la polizia, nemmeno se ne accorgono: continuano a mangiare e bere, spensieratamente. E quando poi si trasferiscono ai piedi della statua di Giordano Bruno, e la polizia li sanziona severamente, loro nemmeno li vedono, gli agenti: si comportano come se nulla fosse accaduto. Ma davvero? No, ovviamente: di vero non c’è niente, in quello che è stato scritto. Da chi? Dai giornali. Possibile? Ma certo: il contrario esatto della verità, offerto in pasto ai lettori. Tecnicamente: letame, servito come fosse risotto.
-
Il Virus del Terrore e il sottile alchimista Mario Draghi
Il Virus del Terrore ha le settimane contate? E’ quello che si augurano tutti: sia la maggioranza dei cittadini, ipnotizzati per un anno dalla sovragestione del panico, sia la vasta minoranza vigile che non ha smesso di porsi domande, ascoltando i medici indipendenti (quelli che al Covid hanno preso le misure a partire dall’aprile 2020, con farmaci in grado di disinnescarne l’evoluzione peggiore). Generalmente, dalle catastrofi si può uscire in due modi: con un Processo di Norimberga che metta alla sbarra i protagonisti delle scelte più sciagurate, oppure optando per un risanamento silenzioso e pragmatico, che faccia a meno della vendetta politica e affidi semmai alla storia il giudizio sugli errori commessi. Evidente la natura della scelta adottata da Mario Draghi: amnistiare i partiti che hanno partecipato al disastro direttamente, dai banchi del governo Conte, o anche indirettamente, attraverso Regioni che non si sono mai discostate dal delirio fobico-mediatico nazionale, basato sui numeri “impazziti” della pandemia e su una imbarazzante impreparazione del sistema sanitario, colonizzato da Big Pharma (a partire dalla ricerca scientifica) e falcidiato da decenni di tagli selvaggi e sconsiderati.A scagliare la pietra dello scandalo sono i sanitari estranei al circo televisivo del mainstream: medici in prima linea negli ospedali e, prima ancora, impegnati sul territorio nei loro ambulatori. La loro denuncia si basa ormai anche su evidenze statistiche: è rarissimo che possa incorrere in seri pericoli chi viene curato a casa in modo tempestivo, ai primi sintomi, ricorrendo a farmaci appropriati (di uso comune, collaudati, sicuri). La strage – dicono i sanitari, come quelli riuniti in modo volontaristico in associazioni come “Ippocrate” – sarebbe stata determinata proprio dalla rinuncia alle cure tempestive, domiciliari: gli ospedali, incluse le terapie intensive, sarebbero stati intasati da malati abbandonati a se stessi per giorni, lasciati a casa senza terapie, dando tempo al Covid di sviluppare le conseguenze più gravi. Questo, dicono, spiegherebbe anche l’elevata percentuale di insuccessi, nei centri ospedalieri, troppo spesso costretti ad assistere pazienti ormai gravemente compromessi.Devastante, in questo, l’assenza dello Stato: si commenta da sola la scelta, da parte di molti medici, di condividere un loro efficace protocollo terapeutico, da utilizzare per trattare i pazienti: l’invito, se si vuole guarire, è a saltare i passaggi ordinari (medico di famiglia, pronto soccorso) rivolgendosi direttamente a loro, i medici che sanno come guarire dal Covid. Medici – altro aspetto increscioso – che prestano la propria opera in modo gratuito, assistendo pazienti a cui il sistema sanitario, troppe volte, non offre risposte efficaci, cioè appropriate e tempestive. Di sfuggita, lo stesso Draghi ne ha accennato nel suo discorso al Senato, quando ha sottolineato l’assoluta necessità di riabilitare innanzitutto la medicina territoriale, lasciando agli ospedali solo i casi più gravi. Non una parola, in questo senso, si era sentita in tutto il 2020, quando l’unica preoccupazione di Conte e dei suoi tecnici sembrava quella di terrorizzare la popolazione, rinchiusa in casa a colpi di Dpcm, mentre il ministro della sanità – anziché mettersi al lavoro per proteggere gli italiani in vista dell’autunno – perdeva l’estate a scrivere un libro surreale sui suoi “successi”, che poi non ha neppure osato distribuire nelle librerie.Ogni Norimberga – la spada simbolica della giustizia – necessita di un esercito nettamente vincitore. Non è il nostro caso: nessuno, dei partiti italiani, può dirsi innocente. Tutti hanno ceduto alla tentazione della paura, collaborando in vario modo (sia pure con gradazioni diverse) alla Legge del Terrore, che – con Conte – ha messo l’Italia sul binario morto della depressione: sanitaria, sociale, economica e psicologica. A essere defunto è il peggior governo possibile, non contrastato da un’opposizione degna (capace cioè di avanzare proposte radicalmente alternative, anche sulla gestione della pandemia). E’ per questo, probabilmente, che tutti i partiti neo-governativi – nessuno escluso – oggi sono ricoverati in terapia intensiva, nello strano ospedale del dottor Draghi, sperando che l’illustre clinico li possa miracolare. Cosa che, evidentemente, non succederà: almeno, non nei termini auspicati dalle attuali, incolori dirigenze, tutte largamente impresentabili. La fedina in discussione non è penale, ma politica: non hanno saputo leggere il mondo, e tradurre i bisogni in risposte.Tra gli ousider, poi, non manca chi paventa – con Draghi – l’avvento di una sorta di sottomissione definitiva, post-democratica, all’insegna del cosiddetto post-umanesimo vaticinato dalle élite di Davos, quelle del Grande Reset: una riconversione globale (ecologistica ma anti-sociale), capace di rendere permanente la mutazione anche antropologica della società che l’irruzione del virus ha indotto, distanziando le persone e costringendole a un auto-isolamento infinito: a scuola, al lavoro, in ognuno dei luoghi in cui fino a ieri si esprimeva liberamente la socialità. Un incubo distopico, figlio – ancora e sempre – della paura: in questo, il coronavirus (presentato come minaccia invincibile) ha rimpiazzato ottimamente le fobie di ieri, scatenate con le crisi finanziarie e con il ricorso al terrorismo. Il virus è un nemico ancora più subdolo: può sempre colpire chiunque, ovunque. Per soccombere, basta fingere di non sapere che le cure esistono (e funzionano), rendendo quindi sostanzialmente superflua la stessa vaccinazione, presentata invece come unica possibile salvezza.Sembra la storiella dell’alleanza clandestina tra il vetraio e il monello con la fionda, se poi si scopre che i profeti della vaccinazione universale sono i medesimi soggetti che hanno a lungo maneggiato i virus, nei loro laboratori. L’enormità degli accadimenti del 2020 – lo scontro epocale con la Cina, la manipolazione delle presidenziali negli Usa – è stata in qualche modo preparata anche da fenomeni mediatici come la bolla-Greta, sostenuta da precisi settori della grande finanza mondiale per deformare la realtà e convincere miliardi di persone che le alterazioni del clima (sempre avvenute, e oggi gravi) dipendano dall’attività antropica. I creatori di Greta sono gli stessi protagonisti dell’inquinamento terrestre, che oggi hanno imposto la loro agenda “green” basata su suggestive interpretazioni (industriali, finanziarie) della pretesa riconversione ecologica del sistema, partendo dalla colpevolizzazione del singolo, mortificato nelle sue capacità di consumo anche “grazie” agli effetti devastanti della sovragestione terroristica della crisi epidemica, con la brutale imposizione degli inutili, disastrosi lockdown.E’ soverchiante, la narrazione (disonesta) che è stata imposta dal pensiero unico, nella sua dimensione inevitabilmente mondiale, sorretta dal grande potere onnipervasivo che nei decenni precedenti – anche a suon di ricatti e guerre – ha attuato una rivoluzione violenta, imposta dall’alto, come la globalizzazione finanziaria, sottomettendo interi popoli attraverso il regime dell’emissione monetaria “privatizzata”, che trasforma il debito in schiavitù. Sono bastate le mediocri fanterie giornalistiche, nei singoli paesi, a sbaragliare i cosiddetti sovranismi politici, intimiditi e neutralizzati con pochissima fatica, mentre si lascia volentieri al complottismo chiassoso il ruolo di opposizione solo virtuale, cioè verbosa e sostanzialmente innocua, nell’immensa deriva di società un tempo vitali e democratiche, oggi narcotizzate dalla digitalizzazione che trasforma l’individuo in uno spettatore apatico, ormai indifferente persino alle più feroci limitazioni della libertà personale.La verità è che nessun soggetto politico, in questi anni, ha saputo organizzare una risposta all’altezza dei pericoli, dopo aver elaborato un’analisi dei problemi. Ogni denuncia è rimasta circoscritta nel perimetro ristretto di sparuti gruppuscoli, di fronte alla storica diserzione di intellettuali, artisti e pensatori. Gli stessi partiti si sono ridotti a comitati elettorali, affidati a piccoli leader acefali e, di conseguenza, pronti a eseguire semplicemente direttive calate dall’alto, in un pianeta in cui tutti i grandi agglomerati – Big Tech, Big Money – sono riconducibili al controllo esercitato da una manciata di persone, sempre le stesse, che siedono a turno nei consigli di amministrazione dei tre maggiori fondi d’investimento (State Street, Vanguard e BlackRock) che dominano banche e multinazionali in ogni angolo della Terra.E’ questo, il pianeta in cui si muovono determinate élite che hanno cominciato in vario modo a mostrarsi dissonanti, rispetto alla narrazione corrente: per esempio, quelle che nel 2016 sostennero l’eretico tentativo di Donald Trump: proteggere la comunità nazionale dagli effetti più deteriori del globalismo. Già dopo le proteste di Occupy Wall Street, alcune voci autorevoli – Premi Nobel come Paul Krugman – iniziarono a denunciare il carattere calamitoso del capitalismo finanziarizzato. Oggi, con l’alibi del Covid e grazie a Christine Lagarde, la Bce si è trasformata in una vera banca centrale, teoricamente pronta a sostenere l’economia in misura virtualmente illimitata. In questo percorso fatto di autorevolissime voci di dissenso si è fatta notare quella di Mario Draghi: ieri spietato architetto dell’austerity, e oggi profeta di una possibile conversione post-keynesiana dell’economia, sia pure tenendo conto (inevitabilmente) delle disastrose condizioni di partenza, quelle di un pianeta che si è lasciato ipnotizzare dagli stregoni del virus, dopo aver tolto la parola persino al presidente degli Stati Uniti, mettendolo al bando, per mano di poteri oligarchci che pretendono di plasmare le vostre vite al punto da imporre un’unica verità, la loro.Non essendo ancora stata smantellata la democrazia formale, ed essendo lo Stato (o quel che ne rimane) l’unità-base su cui si articola l’esercizio del potere, pare evidente la necessità di calarsi nella dimensione politica, parlamentare e governativa, se si vuole agire direttamente nella materia, per provare a trasformarla. La fisionomia del governo Draghi – affollato di zombie e superstiti grotteschi – sembra dimostrare la volontà di intraprendere un procedimento tipicamente alchemico, partendo cioè dalla “nigredo” della putrefazione, la decadenza fisiologica di partiti-fantasma, nel tentativo di trasmutarne l’essenza attraverso un percorso virtuoso che possa portare un giorno all’oro filosofale, dopo una dolorosa e incessante revisione delle proprie devastanti manchevolezze. Se il sistema unico mondiale prescrive i vaccini per fermare il Covid, è scontato che Draghi si concentri nell’immediato proprio su quelli (garantendo però che vengano finalmente somministrati in tempi velocissimi), ma è fondamentale che non si fermi alla sola campagna vaccinale, sia pure depurata dalle impressionanti cialtronerie della gestione Conte.Nel neonato esecutivo sembra di poter ravvisare una notevole specularità, pratica e simbolica: al “nuovo” Mario Draghi, distanziatosi da un passato prestigioso ma funestato da immani, colpevoli tragedie (le privatizzazioni, l’euro-rigore finanziario) corrisponde, a vista, una pletora di parlamentari e di partiti che, in quasi trent’anni, non hanno saputo far altro che piegarsi ai diktat del potere sovranazionale ultra-privatizzatore, e che da oggi possono cogliere la prima vera occasione per emendare se stessi, verso una rigenerazione culturale e democratica da cui non si può prescindere, se si vuole uscire dall’autismo neoliberista del “non ci sono alternative”, pur in un mondo dominato dall’istinto totalitario di forze potentemente distruttrici, mimetiche e manipolatrici, veri e propri lupi travestiti da agnelli. In piccolo, sarà dirimente la stessa “prova del Covid”: rassicurati gli atterriti (e placata la bulimia di Big Pharma), dopo l’overdose vaccinale non ci saranno più alibi. Riuscirà il governo a resuscitare la sanità, mettendo i medici in condizione di intervenire tempestivamente, contro il Covid e qualsiasi altra minaccia? E soprattutto: riuscirà il sottile alchimista Mario Draghi a inaugurare una diplomazia della lungimiranza, che permetta all’Italia di distinguersi e tornare nella storia, come protagonista di una politica non-orwelliana, in questo fatidico millennio aperto da menzogne sanguinose, come quelle esplose insieme alle Torri Gemelle?Il Virus del Terrore ha le settimane contate? E’ quello che si augurano tutti: sia la maggioranza dei cittadini, ipnotizzati per un anno dalla sovragestione del panico, sia la vasta minoranza vigile che non ha smesso di porsi domande, ascoltando i medici indipendenti (quelli che al Covid hanno preso le misure a partire dall’aprile 2020, con farmaci in grado di disinnescarne l’evoluzione peggiore). Generalmente, dalle catastrofi si può uscire in due modi: con un Processo di Norimberga che metta alla sbarra i protagonisti delle scelte più sciagurate, oppure optando per un risanamento silenzioso e pragmatico, che faccia a meno della vendetta politica e affidi semmai alla storia il giudizio sugli errori commessi. Evidente la natura della scelta adottata da Mario Draghi: amnistiare i partiti che hanno partecipato al disastro direttamente, dai banchi del governo Conte, o anche indirettamente, attraverso Regioni che non si sono mai discostate dal delirio fobico-mediatico nazionale, basato sui numeri “impazziti” della pandemia e su una imbarazzante impreparazione del sistema sanitario, colonizzato da Big Pharma (a partire dalla ricerca scientifica) e falcidiato da decenni di tagli selvaggi e sconsiderati.
-
Rivoluzione Draghi: cure a domicilio per guarire dal Covid
Nel paese dove ora si indaga sugli oltri 50 milioni di euro che sarebbero stati intascati come “compenso” per le primissime forniture di mascherine, lo scandalo forse maggiore riguarda l’approccio sanitario alla pendemia: tuttora, come denunciano molti medici coraggiosi, l’Italia non ha ancora un protocollo terapeutico che preveda, in modo sistematico, efficaci cure (domiciliari) per disinnescare il Covid già ai primi sintomi della malattia. «Per questo – affermano i sanitari di associazioni come “Ippocrate” – gli ospedali sono stati presi d’assalto da pazienti in condizioni ormai gravi: erano stati abbandonati a casa e lasciati senza cure, grazie a disposizioni che tuttora prescrivono la somministrazione della sola Tachipirina, farmaco completamente inutile in caso di Covid». Parole che non sono rimaste inascoltate, se è vero che il neo-premier, Mario Draghi, ha chiarito che (accanto alle misure d’emergenza, come una adeguata fornitura di vaccini efficacemente distribuiti) sarà strategico l’allestimento di una risposta sanitaria territoriale, capace di curare in modo tempestivo i malati, evitando il ricovero in ospedale.Proprio la demenziale inefficienza del sistema sanitario, imputabile in primis a Giuseppe Conte e Roberto Speranza, ha gonfiato i numeri del bilancio pandemico italiano (oltre 90.000 vittime, stando ai dati ufficiali – pur contestati da medici come Matteo Bassetti, secondo cui sarebbero stati conteggiati come Covid moltissimi pazienti deceduti per via di altre, gravi malattie). In ogni caso, si tratta di «cifre che hanno messo a dura prova il sistema sanitario nazionale, sottraendo personale e risorse alla prevenzione e alla cura di altre patologie, con conseguenze pesanti sulla salute di tanti italiani», sottolinea Mario Draghi. «L’aspettativa di vita, a causa della pandemia, è diminuita: fino a 4 – 5 anni nelle zone di maggior contagio; un anno e mezzo – due in meno per tutta la popolazione italiana. Un calo simile non si registrava in Italia dai tempi delle due guerre mondiali». Attenzione: «La diffusione del virus ha comportato gravissime conseguenze anche sul tessuto economico e sociale del nostro paese, con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne: un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento».Si è anche aggravata la povertà, aggiunge Draghi: la Caritas rivela che, in appena un anno, l’incidenza dei “nuovi poveri” è passata dal 31% al 45%: quasi una persona su due che oggi si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. «Tra i nuovi poveri aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, degli italiani che sono oggi la maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa, di fasce di cittadini finora mai sfiorati dall’indigenza». E’ catastrofico, il bilancio del governo Conte: «Il numero totale di ore di cassa integrazione per emergenza sanitaria dal 1° aprile al 31 dicembre dello scorso anno supera i 4 milioni. Nel 2020 gli occupati sono scesi di 444.000 unità», lasciando a casa in particolare i titolari di contratti a termine e i lavoratori autonomi. «La pandemia ha finora ha colpito soprattutto giovani e donne: una disoccupazione selettiva, ma che presto potrebbe iniziare a colpire anche i lavoratori con contratti a tempo indeterminato».Gravi e con pochi precedenti storici – aggiunge Draghi – gli effetti sulle diseguaglianze: «Il nostro sistema di sicurezza sociale è squilibrato, non proteggendo a sufficienza i cittadini con impieghi a tempo determinato e i lavoratori autonomi». Altra brutta notizia: l’Italia è il fanalino di coda, in Europa. E’ vero, le previsioni della Commissione Europea indicano che la recessione continentale sia stata meno grave di quanto ci si aspettasse, e che quindi nel giro di un anno si dovrebbero recuperare i livelli di attività economica pre-pandemia. Ma questo in Italia «non accadrà prima della fine del 2022», e per giunta «in un contesto in cui, prima della pandemia, non avevamo ancora recuperato pienamente gli effetti delle crisi del 2008-09 e del 2011-13». Tutto questo, senza contare le «ferite profonde» non solo sul piano sanitario ed economico, «ma anche su quello culturale ed educativo». I ragazzi devono tornare subito a scuola, insiste Draghi, che cita un dato deprimente: solo il 61% degli studenti ha avuto accesso alla didattica a distanza, spesso impraticabile al Sud.Ovviamente, le priorità immediate per ripartire investono la sanità. «Questa situazione di emergenza senza precedenti impone di imboccare, con decisione e rapidità, una strada di unità e di impegno comune», chiarisce Draghi, partendo dalla campagna vaccinale. «La nostra prima sfida è, ottenutene le quantità sufficienti, distribuire il vaccino rapidamente ed efficientemente» (sottinteso: sonora bocciatura per l’operato di Conte, Speranza e Arcuri). «Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari», scandisce Draghi. «Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti» (altro siluro contro le costosissime tensostrutture acquistate da Arcuri). «Abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private, facendo tesoro dell’esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati».E soprattutto, rincara la dose Draghi, occorre procedere «imparando da paesi che si sono mossi più rapidamente di noi, disponendo subito di quantità di vaccini adeguate». Quanto ha dormito, l’inaudito governo Conte? «La velocità è essenziale – insiste Draghi – non solo per proteggere gli individui e le comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus». Sulla base del disastro italiano, il nuovo premier avverte: «Dobbiamo aprire un confronto a tutto campo sulla riforma della nostra sanità», come chiedono i migliori tra i nostri medici in prima linea. Ecco la questione-chiave: «Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base (case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria)». È questa, ribadisce Draghi, «la strada per rendere realmente esigibili i “livelli essenziali di assistenza”», in modo da affidare agli ospedali solo «le esigenze sanitarie acute, post-acute e riabilitative». Parole chiarissime: «La “casa come principale luogo di cura” è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata».Nel paese dove ora si indaga sugli oltre 50 milioni di euro che sarebbero stati intascati come “compenso” per le primissime forniture di mascherine, lo scandalo forse maggiore riguarda l’approccio sanitario alla pendemia: tuttora, come denunciano molti medici coraggiosi, l’Italia continua a non avere un protocollo terapeutico che preveda, in modo sistematico, efficaci cure (domiciliari) per disinnescare il Covid già ai primi sintomi della malattia. «Per questo – affermano i sanitari di associazioni come “Ippocrate” – gli ospedali sono stati presi d’assalto da pazienti in condizioni ormai gravi: erano stati abbandonati a casa e lasciati senza cure, grazie a disposizioni che tuttora prescrivono la somministrazione della sola Tachipirina, farmaco completamente inutile in caso di Covid». Parole che non sono rimaste inascoltate, se è vero che il neo-premier, Mario Draghi, ha chiarito che (accanto alle misure d’emergenza, come una adeguata fornitura di vaccini efficacemente distribuiti) sarà strategico l’allestimento di una risposta sanitaria territoriale, capace di curare in modo tempestivo i malati, evitando il ricovero in ospedale.
-
Covid, cure negate. Medici: rimediate, o vi denunciamo
O ci ascoltate, o stavolta ci rivolgiamo al giudice: serve un protocollo per garantire cure efficaci, a casa, per i malati di Covid. Con i farmaci adeguati – che esistono – è possibile intervenire con successo, se si agisce nelle fasi iniziali. Lo affermano i medici presenti nel “Comitato per il diritto alla cura tempestiva domiciliare nell’epidemia di Covid-19”, presieduto dall’avvocato Erich Grimaldi. L’invito, riporta un periodico altoatesino, è a condividere lo schema terapeutico (redatto da oltre 200 specialisti italiani), per il trattamento del Covid in fase precoce. Si chiede anche di sperimentare con urgenza due sostanze, l’ivermectina e la colchicina, rivelatesi molto promettenti per sconfiggere il virus. L’appello del Comitato è stato recapitato all’Aifa, alla presidenza del Consiglio dei ministri e, naturalmente, al ministero della salute. Devastante la denuncia di sanitari come quelli dell’associazione “Ippocrate”, che curano gratis i malati a casa, guarendoli: «All’ospedale arrivano solo i casi già gravi: pazienti lasciati soli per giorni, senza cure domiciliari, dando tempo al Covid di fare danni anche molto seri e, a quel punto, spesso irreparabili».I medici di “Ippocrate” considerano scandaloso che le indicazioni attuali – dopo un anno di crisi pandemica – si limitino alla semplice somministrazione di Tachipirina, farmaco ritenuto assolutamente inutile. «E’ inaudito che, mentre si parla solo di vaccini, ancora non esista un elementare protocollo nazionale per la cura tempestiva, domiciliare, cioè quando è decisivo “spegnere” il problema sul nascere». Se si fosse agito in questo modo, sostengono i sanitari, «avremmo evitato la strage» e non ci sarebbe stata nessuna “seconda ondata”, negli ospedali, nell’autunno 2020. Un’accusa pesantissima, quella formulata nei confronti del governo Conte e del ministro Speranza. A rilanciarla è ora il “Comitato per il diritto alla cura tempestiva domiciliare”: dopo le prime richieste presentate già il 30 aprile 2020, e poi rinnovate il 13 gennaio scorso, i medici non demordono. Insistono sulla necessità di curare il Covid ai primi sintomi e a livello domiciliare. E ripetono: è inaccettabile che queste richieste siano rimaste prive di riscontro.«Il nostro paese, come ben noto, non dispone di un adeguato protocollo, condiviso con i medici che hanno curato il Covid a domicilio e in fase precoce, sia nella prima, sia nella seconda ondata», scrivono i sanitari, nel comunicato ora trasmesso alle autorità di governo. Sanno di cosa parlano: a gennaio avevano inutilmente invitato il ministero a «considerare uno schema terapeutico di cura domiciliare precoce, realizzato da oltre duecento medici, secondo le evidenze e le esperienze dei territori, condiviso anche negli Stati Uniti dai dottori Harvey Risch e Peter Andrew McCullough», due luminari di fama mondiale. Il primo è professore di epidemiologia alla Yale University; il secondo, cardiologo, è docente e aiuto primario di medicina interna al Medical Center della Baylor University. Nelle ultime settimane, lo schema terapeutico del Comitato è stato sottoposto alla commissione sanità della Regione Lombardia, e richiesto da numerosi medici.Inoltre, l’avvocato Erich Grimaldi invita le autorità sanitarie, in particolare Aifa e ministero della salute, a valutare con urgenza la sperimentazione di nuovi farmaci: «Alcuni studi randomizzati impongono al nostro paese, in assenza di valide alternative terapeutiche in fase precoce, di valutare con urgenza anche la sperimentazione di ivermectina e colchicina». Somministrata a pazienti non ospedalizzati, la colchicina «ha ridotto i ricoveri del 25%, il ricorso alla ventilazione meccanica del 50% e il tasso di mortalità del 44%». Un test importante, effettuato su ben 4.000 pazienti. «All’inizio della sperimentazione, svolta tra Canada, Stati Uniti, Brasile, Spagna e Sudafrica, i pazienti non erano ospedalizzati ma presentavano almeno un fattore di rischio per complicanze di Covid-19». La colchicina, peraltro, «è un farmaco usato da decenni per il trattamento di infiammazioni provocate dall’accumulo di acido urico (gotta), ma anche in cardiologia, per curare pericarditi e prevenirne le recidive».Si tratta, dunque, di una sostanza ben conosciuta: può essere utilizzata in sicurezza dal medico, con costi contenuti. Inieme all’ivermectina, quindi, dunque, potrebbe rappresentare un’arma in più contro il Covid-19, in fase precoce domiciliare. «Motivo per cui è opportuno (come chiarito anche dal Consiglio di Stato, nella recente ordinanza dell’11 dicembre 2020, con riferimento all’idrossiclorochina), sino alla pubblicazione di studi randomizzati, che possano dichiararne l’inefficacia, sperimentarne l’uso off-label in condizioni di sicurezza ed appropriatezza». A sostegno di quanto dichiarato, si cita la documentazione scientifica comprovante l’efficacia dell’ivermectina della colchicina. Il Comitato è determinato a non cedere: qualora rimanesse inascoltato pure quest’ultimo appello, «depositerà esposto presso la competente Procura della Repubblica, al fine di poter accertare le responsabilità penali di tutte le parti coinvolte, per le reiterate omissioni, circa gli inviti e le istanze più volte rivolte, a tutela dei cittadini italiani».O ci ascoltate, o stavolta ci rivolgiamo al giudice: serve un protocollo per garantire cure efficaci, a casa, per i malati di Covid. Con i farmaci adeguati – che esistono – è possibile intervenire con successo, se si agisce nelle fasi iniziali. Lo affermano i medici presenti nel “Comitato per il diritto alla cura tempestiva domiciliare nell’epidemia di Covid-19”, presieduto dall’avvocato Erich Grimaldi. L’invito, riporta un periodico altoatesino, è a condividere lo schema terapeutico (redatto da oltre 200 specialisti italiani), per il trattamento del Covid in fase precoce. Si chiede anche di sperimentare con urgenza due sostanze, l’ivermectina e la colchicina, rivelatesi molto promettenti per sconfiggere il virus. L’appello del Comitato è stato recapitato all’Aifa, alla presidenza del Consiglio dei ministri e, naturalmente, al ministero della salute. Devastante la denuncia di sanitari come quelli dell’associazione “Ippocrate”, che curano gratis i malati a casa, guarendoli: «All’ospedale arrivano solo i casi già gravi: pazienti lasciati soli per giorni, senza cure domiciliari, dando tempo al Covid di fare danni anche molto seri e, a quel punto, spesso irreparabili».
-
Post antisemita: Torino, s’indigna l’impero delle bugie
Non una riga sulle grandi manovre della dinastia Agnelli-Elkann, ma fiumi di inchiostro per lo scivolone “antisemita” di una consigliera comunale di Torino, che veicola incautamente un post nel quale si associa l’antica spazzatura nazi-razzista alla (sacrosanta) denuncia della mega-concentrazione editoriale nelle mani del sempre più potente gruppo Gedi. Succede nell’Italia del 2021, reduce da un anno di lavaggio del cervello – teoria e pratica del terrorismo sanitario, grazie alla banda Conte – in cui, a parte il totalitarismo informativo sul virus, la casata torinese ha compiuto atti epocali, nel silenzio generale: la storica cessione dell’ex Fiat ai francesi e la trattativa per sbolognare anche Iveco (ai cinesi), dopo aver incassato i miliardi ottenuti da “Giuseppi” col pretesto della crisi pandemica, in realtà utilizzati da Exor per confluire in Stellantis. Da notare, soprattutto, la clamorosa requisizione del gruppo “Espresso”, a cominciare da “Repubblica”, senza il minimo accenno di allarme da parte della politica, o dallo stesso Ordine dei Giornalisti con le sue articolazioni sindacali, un tempo vigili di fronte alla creazione di trust dominanti come quello berlusconiano.
-
Magaldi: non temete Biden, ora è nella superloggia Maat
«Joe Biden sta per essere inziato alla superloggia massonica Maat, che è un’espressione di compromesso tra conservatori e progressisti». Lo ha rivelato Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere), nella trasmissione web “Massoneria On Air” del 21 gennaio, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”. Esponente del network massonico progressista internazionale, Magaldi conferma così le sue previsioni, annunciate già prima del contestatissimo voto americano per le presidenziali: «Anche nel caso prevalesse Biden – aveva affermato – il lavoro di Trump non verrebbe disconosciuto: lo garantiscono i sottoscrittori del patto, massonico, stipulato dai sostentori di Trump e da quelli di Biden». Un patto che ora verrebbe formalizzato anche dall’ingresso di Biden nella Maat, una Ur-Lodge nata prima del 2008 per lanciare Obama e mettere fine all’era Bush, grazie a un accordo tra i progressisti e quella parte di massoni “neoaristocratici”, come Zbigniew Brzezinski, già fautori del globalismo neoliberista ma poi spaventati dagli esiti bellicisti e anche terroristici della stagione dei Bush.In altre parole, sostiene Magaldi, quella di Donald Trump non è stata una parentesi: al di là delle inevitabili, contrapposte retoriche elettoralistiche, il gruppo che ha supportato Biden si è impegnato a convalidare i fondamenti di alcune buone politiche varate da Trump. «Non solo si confermerà l’impegno ad arginare l’espansionismo della Cina, ma saranno ribadite anche le linee neo-keynesiane di Trump nella politica economica: lo conferma la nomina di Janet Yellen al Tesoro». Insiste Magaldi: «Non temano, i tanti elettori che hanno apprezzato alcuni aspetti di Trump: da certe posizioni l’America non tornerà indietro». Un messaggio anche ai “complottisti”, che con l’opaco insediamento dell’ex vice di Obama vedono spalancarsi l’inferno distopico della polizia sanitaria universale, la pandemia brandita come un’arma per mettere fine alla democrazia: «Non ci sarà nessun Grande Reset, prevarrà un’impronta cauta e moderata: e l’azione di Biden sarà concordata, passo passo, con gli elementi della massoneria progressista che ieri appoggiavano Trump e che oggi sono presenti nella “cabina di regia” dell’amministrazione Biden».Le parole di Magaldi possono apparire dissonanti, alla vastissima platea (non solo statunitense) allarmata per le clamorose svolte in atto: alla gestione “dittatoriale” dell’emergenza Covid si è aggiunto l’anomalo “cambio della guardia” alla Casa Bianca, inquinato da estesi brogli e dall’inaudita, minacciosa censura mediatica imposta al presidente Trump mentre ancora era in carica. Parlano da soli i peggiori propositi messi nero su bianco dagli uomini di Davos, che definiscono il Covid un’ottima occasione per approdare alla “quarta rivoluzione industriale” all’insegna della verticalizzazione del potere. Digitale, wireless ed economia “green” sembrano la foglia di fico per addolcire la pillola: un pianeta destinato a cambiare per sempre, a cominciare dalle sconcertanti misure di distanziamento (mascherine, lockdown, coprifuoco, smart working e didattica a distanza) che qualcuno vorrebbe rendere permanenti, anche attraverso i pass vaccinali e il quasi-obbligo della somministrazione di vaccini ancora sperimentali.Magaldi è stato tra i primi, a denunciare il problema: «La gestione della psico-pandemia ha una chiara origine massonica: c’è davvero chi vorrebbe schiavizzare la popolazione del pianeta, esportando ovunque il sistema-Cina». Ma aggiunge: «A tradire questi “apprendisti stregoni” sarà proprio la loro eccessiva volontà di potenza: faranno la fine di Napoleone e Hitler, quando vollero invadere la Russia». Lo stesso Magaldi, ormai quasi un anno fa, segnalò la clamorosa denuncia di Bob Dylan (rivelando anche l’identità massonico-progressista del grande cantautore) in occasione dell’uscita del brano “Murder Most Foul” sull’omicidio di John Kennedy, anteprima dell’album “Rough and Rowdy Ways”, con un brano come “False Prophet” che allude ai rischi della “vaccinazione universale” agognata da Bill Gates e Anthony Fauci, vicinissimi a Biden. Per Magaldi, un gesto chiarissimo: «Un guanto di sfida, da parte della massoneria progressista, alla controparte reazionaria che – dall’assassinio di Dallas fino alle Torri Gemelle e oltre – coltiva progetti di smantellamento della democrazia, ora anche con il pretesto di un’epidemia sapientemente manipolata con il “terrorismo sanitario”».La vera notizia, però – per Magaldi – non è tanto l’evidenza di un piano che ormai sta sta chiaramente delineando, con gli oligarchi che utilizzano la Cina (e l’Oms) per tentare di imporre il loro distopico “nuovo ordine mondiale”, ieri finanziario (rigore, austerity), poi terroristico (11 Settembre, Isis) e ora anche psico-sanitario, con risvolti sempre più inquietanti. A rompere questa trama, afferma il leader “rooveltiano” del Grande Oriente Democratico, è l’offensiva della massoneria progressista, a cominciare da clamorose diserzioni. Clamorose quelle di Christine Lagarde e Mario Draghi, che hanno abbandonato il tradizionale campo “neoaristocratico”: la prima usando la Bce per pompare miliardi a costo zero negli Stati europei, e il secondo arrivando a sdoganare la Modern Modern Theory, per arrivare a proporre (sul “Financial Times”) un piano keynesiano anti-crisi, basato su aiuti finanziari virtualmente illimitati, che però non si trasformino in nuovo debito. Idee non certo estranee a Janet Yellen, già presidente della Fed e ora sistemata al Tesoro per continuare la politica di assistenza finanziaria varata da Trump.Il punto nodale, infatti, per Magaldi è proprio questo: «Guai, se si pensa che la partenza di Trump equivalga a una sconfitta». Beninteso: «Io avrei preferito che Trump restasse alla Casa Bianca: se lo sarebbe meritato, anche al netto degli errori commessi nell’ultimo anno, come le incertezze sul Covid e sulle proteste antirazziste, per non parlare del “suicidio” rappresentato dallo sgangherato assalto dei manifestanti a Capitol Hill, puntalmente strumentalizzato dagli avversari del tycoon». Su Biden, inutile negarlo, pesa l’ombra dei brogli: una frode che, stando ai dati raccolti dalla difesa legale trumpiana, sembra non avere precedenti – per dimensioni – nella storia delle elezioni americane. «Per contro, però, i brogli vanno comunque provati», sottolinea Magaldi, pur sapendo che nessuna corte di giustizia (nemmeno la Corte Suprema, teoricamente vicina a Trump) ha mai accettato di esaminare nel dettaglio i dossier che inchioderebbero Biden. «C’era poi un’altra opzione, estrema e spericolata ma costituzionale: di fronte a prove di infiltrazioni straniere nel voto americano, Trump poteva instaurare la legge marziale e magari far ripetere il voto negli Stati contesi, ma non l’ha fatto».Oggi, anche per questo, gli animi sono esacerbati: il sistema mainstream continua a demonizzare il presidente che ha azzerato la disoccupazione, tagliato le tasse, riportato il lavoro in America e imposto l’alt alla concorrenza sleale della Cina, senza peraltro aprire nuove guerre (un vero record, nella storia statunitense). Sul fronte opposto, una criminalizzazione quasi analoga colpisce Biden, indicato come pericoloso agente del Great Reset. Un uomo sbiadito e corrotto, al centro di scandali insieme al figlio, Hunter. Un mediocre dall’apparenza moderata, Joe Biden, ma – fino a ieri – pronto a schierarsi coi Bush per le guerre in Medio Oriente, e rimasto in prima linea (come vice di Obama) negli eccessi “imperiali” degli Usa, dall’Iraq (dove di fatto si diede via libera all’Isis) al “golpe di piazza” in Ucraina, accanto a personaggi come la “neocon” Victoria Nuland, tuttora imbarcata nella nuova squadra della Casa Bianca. A fare la differenza, però – assicura Magaldi – ora sarà la componente massonico-progressista, che fungerà da contrappeso: e proprio l’esordio di Biden nella Maat, aggiunge il presidente del Movimento Roosevelt, «garantirà il pieno rispetto, da parte di Biden, di precisi vincoli – massonici – di segno democratico e progressista».«Joe Biden sta per essere inziato alla superloggia massonica Maat, che è un’espressione di compromesso tra conservatori e progressisti». Lo ha rivelato Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere), nella trasmissione web “Massoneria On Air” del 21 gennaio, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”. Esponente del network massonico progressista internazionale, Magaldi conferma così le sue previsioni, annunciate già prima del contestatissimo voto americano per le presidenziali: «Anche nel caso prevalesse Biden – aveva affermato – il lavoro di Trump non verrebbe disconosciuto: lo garantiscono i sottoscrittori del patto, massonico, stipulato dai sostentori di Trump e da quelli di Biden». Un patto che ora verrebbe formalizzato anche dall’ingresso di Biden nella Maat, una Ur-Lodge nata prima del 2008 per lanciare Obama e mettere fine all’era Bush, grazie a un accordo tra i progressisti e quella parte di massoni “neoaristocratici”, come Zbigniew Brzezinski, già fautori del globalismo neoliberista ma poi spaventati dagli esiti bellicisti e anche terroristici della stagione dei Bush.
-
Paura e delirio senza fine: quanto manca alla mezzanotte?
Dopo un anno esatto di Covid, eccoci nel nuovo Impero della Paura. A regnare è il caos, in ogni campo, persino tra le analisi: c’è chi ancora non vede (o almeno, dice di non vedere) la regia mondiale di quanto sta avvenendo, e chi – al contrario – sostiene che un giorno ringrazieremo questa catastrofe, una medicina (amarissima, ma salutare) per uscire dalla Matrix delle finzioni, dove i buoni in realtà sarebbero i veri cattivi. Eterogenesi dei fini: tanto peggio, tanto meglio. L’ascia del Covid è spietata: falcia diritti e libertà, ma tanti bravi cittadini preferiscono tacere e subire, all’infinito, in attesa di non si sa cosa, fingendo di non aver mai sentito nominare l’espressione Grande Reset, formulata nel santuario di Davos. Quando tutte le notizie scomode diventano complottismo negazionista, ci si ritrova in una pessima sala d’aspetto: a separarci dalla dittatura sono ormai poche parole in libertà, sempre più clandestine, ostracizzate “worldwide” da chi criminalizza il diritto alla verità. Ad accecare gli ipovedenti sono, ancora una volta, le maschere teatrali della politica: «Se l’ha detto quel cretino, allora non è vero. Preferisco l’usato sicuro, i leader affidabili». Quali? Quelli che da quasi 12 mesi tengono i consimili “faccia a terra”, in attesa della seconda ondata e poi della terza, della quarta, della centesima?Attenti alle parole: “lockdown” viene dal lessico carcerario, “coprifuoco” da quello bellico. Lo ha ricordato lo scrittore Roberto Quaglia, in un video di fine anno in cui constata il trionfo, per via pandemica, della Decrescita Infelice vaticinata e invocata da Greta Thunberg. Detto fatto: solo in Italia hanno già chiuso i battenti trecentomila aziende, e la flessione paurosa del Pil preannuncia lacrime e sangue per il 2021. “Andrà tutto bene”, belavano le pecore dai balconi, mentre i medici – a cui era stato impedito di effettuare autopsie – finivano col causare la morte di molti pazienti, in terapia intensiva, trattandoli con ossigeno anziché con eparina. Tuttora manca un protocollo nazionale che metta i sanitari in condizione di intervenire tempestivamente e sistematicamente, a domicilio, con farmaci efficaci (nel frattempo individuati), come se l’emergenza non dovesse finire mai. Anziché Plaquenil e cortisonici, dal cielo sono piovuti tamponi: servivano a gonfiare il panico e i numeri da sciorinare a reti unificate, giustificando sia il “carcere” per i cittadini che la “guerra” contro di noi, cioè il lockdown e il coprifuoco. Misure insensate, feroci, ingiuste e disperatamente inutili, inefficaci e vane sul piano sanitario, ma provvidenziali per ottenere il vero risultato atteso dal Grande Reset, il genocidio socio-economico dello zoo a beneficio dei supremi gestori dell’allevamento.Sul piano estetico, a spiegare l’inguardabilità dello spettacolo italiano bastano i nomi: Conte e Casalino, Arcuri e Ricciardi, Di Maio, Speranza, Renzi, Zingaretti. Non una denuncia, forte e chiara, dai colleghi Salvini, Meloni e Berlusconi: solo variazioni sul tema, pigolii e flebili distinguo, mentre Big Tech fa a pezzi quel che resta della privacy e, insieme al mainstream cartaceo e radiotelevisivo, getta nella spazzatura persino l’uomo della Casa Bianca, trasformato in delinquente seriale e trattato come si sarebbe fatto in altre epoche, giustiziato senza processo e senza diritto di parola. Brutta anticamera, quella in cui stiamo scivolando, in cui una fanfara alza il volume per coprire gli ultimi, disperati muggiti umani. Il microfono viene invece lasciato aperto per i ragli del complottismo terrapiattista, quello vero, che vaneggia di uomini-lucertola e giustizieri altrettanto favolosi. Si scandalizzano e si meravigliano, i millenaristi del neo-catastrofismo apocalittico, come se non sapessero che fine fece Giordano Bruno il 17 febbraio dell’anno 1600. Un caso troppo lontano? Niente paura: parlano da sole le morti di Martin Luther King, Salvador Allende, Olof Palme, Thomas Sankara, Yitzhak Rabin. Un mondo perfetto, capace di macellare in diretta Tv il presidente degli Stati Uniti d’America, a Dallas, nel 1963.Il campionato di calcio è l’unica fonte di notizie che, in Italia, riesca a competere con il dominio psico-sanitario dell’Agenda del Terrore. Fantasmi mascherati nelle strade, fantocci imbavagliati persino alla guida dell’auto, lemuri impauriti che rincasano rigorosamente entro le 22. Fino a quando? Non se lo domandano? Credono ancora che basti un attimo di pazienza in più, come quando – nel marzo scorso – si illusero che tutto finisse, come solennemente promesso, in una manciata di settimane? E allora avanti così, per sempre: didattica a distanza, lavoro a distanza, vita a distanza. Ravvicinatissimo, invece, l’ago della siringa per il fatale inoculo della Salvezza. Incubi? No: fotografie. Istantanee quotidiane, della nuova zootecnia regimata dall’intelligenza artificiale, dalle onde millimetriche del wireless satellitare, dalle fantomatiche molecole sperimentali interattive. Fake news? Magari, lo fossero. La maggior disonestà dei censori, reticenti e faziosi, consiste in questo: fingere di non sapere che Antigone, in realtà, si augura sempre che i suoi infausti presagi possano essere fallaci.Al netto dei bullismo dei cospirazionisti, che vivono di esibizionismo sensazionalistico basato su indizi travisati e allarmi infondati, una rilevante quota di umanità condivide preoccupazioni serie, basate su informazioni ormai reperibili soltanto negli scantinati: quelli che Big Web sta sprangando, uno ad uno, nel timore che possano illuminare verità imbarazzanti e dare coraggio ai naufraghi dispersi, rassegnati alla morte civile della politica. In simili frangenti, l’inerzia dei ciechi – il loro ottuso egoismo, la loro pavidità individuale e sociale – rischia di fare più danni dei governi: trascina in basso l’asticella della dignità, il minimo sindacale del vivere comune, incoraggiando progressivamente i maggiori abusi. Non a tutti capita di vivere, in prima persona, tornanti storici come questo: sono i momenti in cui un gesto vale una vita. Chi si volta dall’altra parte, e chi invece accende il cervello. E’ come se l’umanità si stesse fatalmente dividendo, in modo drammatico e forse definitivo. Da una parte la paura, madre dell’odio e della menzogna, e dall’altra la resistenza. Chi teme, vive sperando: e così resta inerte e si vota alla disfatta, la sua e quella altrui.Nessuno insorge, per ora: in compenso, si susseguono risvegli. Rassegnarsi a sopravvivere come topi? No, grazie. Neppure di fronte alla dose quotidiana di magime che gli scienziati del Grande Reset garantirebbero, giusto per scongiurare disordini. E’ una ricetta antica, quella di Friedrich von Hayek: meglio che il povero non cada nella disperazione, perché la ribellione renderebbe instabile il sistema che i poveri li produce in batteria, a milioni. Nella Bibbia, è Yahweh a stabilire il valore monetario di ciascuno. Nel libro “L’altra Europa”, Paolo Rumor – nipote del cinque volte primo ministro – parla di una “Struttura”, sempre la stessa, che gestirebbe il bestiame umano, da millenni. Papa Bergoglio, quello che ha concesso alla dittatura di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, ha appena stipulato in Vaticano un accordo con il Council for Inclusive Capitalism, organismo promosso da Lynn Forester de Rothschild. Fa politica, Bergoglio: accetta di oscurare il Natale, ma in compenso promuove i vaccini. Arriva a sostenere che chi non si vaccina mette in pericolo la vita degli altri: come se il siero, quindi, non bastasse di per sé a proteggere il soggetto vaccinato.Dove arriveremo, di questo passo? Alla chiusura terminale della recinzione attorno allo zoo, o alla liberazione dei prigionieri? Il carceriere parte in vantaggio. O meglio, il suo vantaggio è smisurato: ha connesso in rete il pianeta, dunque può sottoporlo in modo simultaneo a qualsiasi trattamento (politico, economico, finanziario, culturale, sanitario, ecologico, climatico). Gli ottimisti dicono che le zampate del drago testimoniano una sua recondita paura: il timore del mitico, grande risveglio collettivo, ormai imminente. Sbirciando l’Italia, non si direbbe: la televisione propone il solito menù dell’ipnosi, tra virologi e ordinari nientologi. Lo schianto planetario non arriva ancora nei salotti: si ferma alla rivolta dei ristoranti, all’esasperazione di chi ha già perso tutto. Quanto manca, alla mezzanotte? A che ora si spegnerà la luce, seppellendo la farsa dell’odio e della paura? L’enormità avanza, dilagando: ha una dimensione mostruosa, planetaria, psicologica. E’ in atto una mutazione dell’antropologia: sta crollando un intero sistema di credenze, di stili di vita, e non è la popolazione ad aver votato per il crollo. La popolazione non sceglie: subisce. Alla conta, manca la risposta alla domanda principale: perché. Perché così, perché proprio adesso.(Giorgio Cattaneo, 17 gennaio 2021).Dopo un anno esatto di Covid, eccoci nel nuovo Impero della Paura. A regnare è il caos, in ogni campo, persino tra le analisi: c’è chi ancora non vede (o almeno, dice di non vedere) la regia mondiale di quanto sta avvenendo, e chi – al contrario – sostiene che un giorno ringrazieremo questa catastrofe, una medicina (amarissima, ma salutare) per uscire dalla Matrix delle finzioni, dove i buoni in realtà sarebbero i veri cattivi. Eterogenesi dei fini: tanto peggio, tanto meglio. L’ascia del Covid è spietata: falcia diritti e libertà, ma tanti bravi cittadini preferiscono tacere e subire, all’infinito, in attesa di non si sa cosa, fingendo di non aver mai sentito nominare l’espressione Grande Reset, formulata nel santuario di Davos. Quando tutte le notizie scomode diventano complottismo negazionista, ci si ritrova in una pessima sala d’aspetto: a separarci dalla dittatura sono ormai poche parole in libertà, sempre più clandestine, ostracizzate “worldwide” da chi criminalizza il diritto alla verità. Ad accecare gli ipovedenti sono, ancora una volta, le maschere teatrali della politica: «Se l’ha detto quel cretino, allora non è vero. Preferisco l’usato sicuro, i leader affidabili». Quali? Quelli che da quasi 12 mesi tengono i consimili “faccia a terra”, in attesa della seconda ondata e poi della terza, della quarta, della centesima?
-
“Io Apro”: sacrosanto, non si può vivere come scarafaggi
“Io Apro”, certo. Chi l’avrebbe mai detto, che uscire una sera a cena sarebbe diventato un atto rivoluzionario? La verità è che è in corso un attentato, contro di noi: il settore che si sta colpendo più duramente è quello dell’intrattenimento, della socialità, delle relazioni, dell’espressione dell’essere umano. Ed è colpito anche l’aspetto psico-fisico della nostra salute. Io ho tre figli: ragazzi di 15, 18 e 21 anni. Gli sta calando addosso una forma subdola di depressione: hanno meno entusiasmo per lo studio e per la vita, i loro amici se ne stanno rintanati in casa, l’unica possibilità di vedersi la sera è rappresentata da un caffè all’autogrill. Come esponente del Movimento Roosevelt, aderisco alla “protesta gentile” dei ristoratori di “Io Apro”: a Roma, il 15 gennaio andremo a cena in un ristorante che violerà il divieto di aprire. Ci saranno con noi gli avvocati del Sostegno Legale Rooseveltiano per vigilare sull’operato delle forze dell’ordine, ove intervenissero. La Milizia Rooseveltiana, la nostra formazione di militanti, avrà una sorta di battesimo informale e ovviamente nonviolento.Chiarisco: il miliziano è un amante della vita, la Milizia stessa è un inno alla vita. Ammettiamolo: non possiamo vivere come scarafaggi kafkiani. E’ vero che il “bacarozzo” resiste a tutto, ma che vita fa? Il miliziano è “centrato”, spiritualmente: quindi, quando compie un’azione di protesta, di denuncia, di dissenso, sta difendendo cose molto più importanti di quelle che ci vendono, cioè l’essenza della vita. E attenti: è vero, abbiamo avuto un numero importante di morti, attribuiti al Covid, ma i media non parlano della morte di 400.000 aziende, che da marzo saranno ancora di più, “uccise” dalle restrizioni. Sono tantissime: rappresentano il 10% delle aziende italiane. E dietro ognuna di esse ci sono persone, famiglie, esseri umani. Sono il 10%, capite? Percentualmente, è come se fossero “morte” 6 milioni di persone.Il dramma è che ci hanno messo di fronte a questa scelta: morire di virus o morire di fame. La situazione è drammatica, ve l’assicuro. Aderire alla protesta di “Io Esco” non è fare una rivoluzione: è voler tornare a una vita degna di essere vissuta. E se è diventato “rivoluzionario” andare a cena fuori, farsi un aperitivo o bersi una birra al pub alle 11 di sera, allora siamo veramente messi male. Dunque, protestiamo. Ma non stiamo disobbedendo a delle cose sensate: sono misure insensate. Posso stare in un bar-tabacchi per giocare al superenalotto, mentre se voglio un caffè mi devo accontentare di un bicchiere da asporto. Non c’è logica, in quello che ci stanno proponendo. In compenso però c’è un disegno: ci vogliono soli e tristi. E’ a questo, che il miliziano si ribella. E’ un dovere umano, prima che civico. E’ un dovere di difesa dell’uomo, di quell’essere umano che Silvano Agosti ha proposto come patrimonio universale.Siamo una scintilla divina, dobbiamo tornare a pensarci come qualcosa di divino, non come un “bacarozzo” che deve sopravvivere mettendo da parte la gioia di vivere e la voglia di stare con le altre persone. Noi obbediamo a leggi superiori, quelle del giusnaturalismo: i diritti inviolabili dell’essere umano. E in questo, cito testualmente Bertrand Russell: «Non smettete mai di protestare. Non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste, la verità assoluta. Siate voci fuori dal coro, siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo, perché il dissenso è un’arma. Ma siate anche sempre informati: non chiudetevi alla conoscenza, perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione, e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai».(Claudio Testa, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streaming su YouTube “Disobbedienza civile a Roma”, con Gioele Magaldi e con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Il Movimento Roosevelt aderisce alla protesta di “Io Apro” in due ristoranti, a Roma e a Milano. Magaldi conferma il carattere nonviolento della protesta, ma avverte il governo: «Si sta per superare un limite: se qualcuno attenterà ai fondamenti ultimi della democrazia liberale, non porgeremo più l’altra guancia. La Milizia Rooseveltiana è pacifica e tale vuole restare, fintanto che la dialettica sarà fra persone che hanno solo una differente interpretazione della democrazia. Ma la nonviolenza non è un atteggiamento di acquiescenza e di disponibilità a farsi strappare di dosso la libertà: se poi si arriva alla tirannia, allora la rivoluzione non sarà più nonviolenta».“Io Apro”, certo. Chi l’avrebbe mai detto, che uscire una sera a cena sarebbe diventato un atto rivoluzionario? La verità è che è in corso un attentato, contro di noi: il settore che si sta colpendo più duramente è quello dell’intrattenimento, della socialità, delle relazioni, dell’espressione dell’essere umano. Ed è colpito anche l’aspetto psico-fisico della nostra salute. Io ho tre figli: ragazzi di 15, 18 e 21 anni. Gli sta calando addosso una forma subdola di depressione: hanno meno entusiasmo per lo studio e per la vita, i loro amici se ne stanno rintanati in casa, l’unica possibilità di vedersi la sera è rappresentata da un caffè all’autogrill. Come esponente del Movimento Roosevelt, aderisco alla “protesta gentile” dei ristoratori di “Io Apro”: a Roma, il 15 gennaio andremo a cena in un ristorante che violerà il divieto di aprire. Ci saranno con noi gli avvocati del Sostegno Legale Rooseveltiano per vigilare sull’operato delle forze dell’ordine, ove intervenissero. La Milizia Rooseveltiana, la nostra formazione di militanti, avrà una sorta di battesimo informale e ovviamente nonviolento.
-
Pavidi e ciechi, rassegnati alla “democratura” del Covid
L’Italia non s’è desta: gli italiani sono rassegnati a subire all’infinito ogni genere di vessazione incostituzionale. Restrizioni devastanti, quelle inflitte con la scusa del Covid: pericolose per la democrazia, inefficaci contro la pandemia ma in compenso disastrose per il tessuto economico del paese. E’ una denuncia precisa, quella che il Movimento Roosevelt affida a due avvocati, Pierluigi Winkler e Ivo Mazzone, che intervengono insieme al presidente, Gioele Magaldi, per fotografare l’emergenza civile (sociale, economica, politica e giuridica) che sta investendo l’Italia da ormai quasi un anno. «Uno strumento come il decreto non può intervenire sui diritti fondamentali: per quello serve una legge», premette Winkler, che del sodalizio “rooseveltiano” è uno dei vicepresidenti. «La sostanza non cambia – dice l’avvocato Mazzone – se si passa dal Dpcm al decreto legge, che va convertito in legge entro 60 giorni: se nel frattempo emetto decreti su decreti, mi sottraggo alla possibilità di controllo della legalità democratica, del Parlamento o della Corte Costituzionale».
-
Magaldi: Trump sbaglia, ma chi lo demonizza è peggio
«Dov’erano, le ipocrite vestali del politicamente corretto, quando i fascistissimi miliziani di Antifa uccidevano cittadini anche neri nelle strade d’America, nei mesi scorsi? Chi oggi tuona contro il presunto “attentato alla democrazia” rappresentato dallo sgangherato assalto al Campidoglio continua tacere, di fronte all’infame “dittatura sanitaria” che ha sospeso la nostra libertà col pretesto del Covid». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, si unisce ovviamente all’unanime condanna delle violenze che il 6 gennaio hanno travolto il Parlamento americano, ad opera di «un branco di buffoni esaltati dalla retorica di Trump». Ma precisa: «E’ stato un drammatico autogol, un episodio tragicamente farsesco, ma non certo un tentativo di colpo di Stato». Imperdonabile la condotta di Trump: «Non ha vigiliato affinché non prevalesse, o non fosse infiltrata, la minoranza violenta che ha poi invaso Camera e Senato, mentre la maggioranza dei manifestanti si è limitata a una pacifica protesta popolare, accusando Joe Biden di aver “rubato le elezioni” tramite estesi brogli».Sugli errori di Trump è severo il giudizio di Magaldi, che pure appartiene al network massonico internazionale progressista che ha supportato il presidente uscente. «Sulla scorta di un team legale autorevolmente coordinato da Rudolph Giuliani, Donald Trump denuncia l’opacità del risultato delle presidenziali, che sarebbe stato alterato da pesanti irregolarità facilitate dal vasto ricorso al voto postale, adottato con il pretesto del Covid. Tuttavia – sottolinea Magaldi – già nei mesi scorsi si poteva intuire che le nuove, “anomale” modalità di voto abbero potuto propiziare i brogli: ma Trump non ha fatto nulla, per scongiurare il peggio attraverso l’imposizione di regole più trasparenti». Non solo: «Una volta preso atto dei presunti brogli, avrebbe anche potuto intraprendere iniziative estreme – ma contemplate dalla Costituzione, in caso di interferenze straniere nel voto – per imporre, anche con la legge marziale, che venisse fatta chiarezza: ma, di nuovo, non ha osato farlo».Idem per la gestione del Covid: «Ha giustamente denunciato il carattere manipolatorio dell’emergenza, senza la quale avrebbe stravinto le elezioni, ma non ha avuto il coraggio di adottare una linea nettamente chiara, per esempio licenziando Anthony Fauci». Fin qui, le critiche verso il presidente che nel 2016 era stato appoggiato dall’élite massonica progressista, come “antidoto” contro i finto-progressisti del partito democratico. «E’ stato un ottimo presidente, Trump: ha risollevato l’economia e risolto molte crisi geopolitiche, evitando nuove guerre». Eppure, il tycoon prestato alla politica «è stato scandalosamente demonizzato, fin dall’inizio, dai grandi media e da un establishment sleale: a dare del “fascista” a Trump sono stati i portavoce di un’oligarchia antidemocratica, a lungo complice della dittatura cinese».Impresentabile, secondo Magaldi, il profilo di molti dei suoi attuali contestatori: «A condannarlo, per i disordini in Parlamento, c’è gente del calibro del guerrafondaio George W. Bush, grande padrino massonico del terrorismo islamico, e ci sono altri vecchi tromboni del partito repubblicano, che in questi decenni si sono limitati ad assecondare il neoliberismo oligarchico dei vertici del partito democratico». Fatale, per Magaldi, la scelta di Trump di non distanziarsi «dagli imbarazzanti “suprematisti bianchi”, dai complottisti alla Q-Anon e dai falsi amici come monsignor Carlo Maria Viganò, che per contrastrare gli abusi del peggior mondialismo propongono un ritorno al tradizionalismo più arcaico: il falso progressismo dei “dem”, semmai, si combatte con il vero progressismo».«Dov’erano, le ipocrite vestali del politicamente corretto, quando i fascistissimi miliziani di Antifa uccidevano cittadini anche neri nelle strade d’America, nei mesi scorsi? Chi oggi tuona contro il presunto “attentato alla democrazia” rappresentato dallo sgangherato assalto al Campidoglio continua tacere, di fronte all’infame “dittatura sanitaria” che ha sospeso la nostra libertà col pretesto del Covid». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, si unisce ovviamente all’unanime condanna delle violenze che il 6 gennaio hanno travolto il Parlamento americano, ad opera di «un branco di buffoni esaltati dalla retorica di Trump». Ma precisa: «E’ stato un drammatico autogol, un episodio tragicamente farsesco, ma non certo un tentativo di colpo di Stato». Imperdonabile la condotta di Trump: «Non ha vigiliato affinché non prevalesse, o non fosse infiltrata, la minoranza violenta che ha poi invaso Camera e Senato, mentre la maggioranza dei manifestanti si è limitata a una pacifica protesta popolare, accusando Joe Biden di aver “rubato le elezioni” tramite estesi brogli».
-
Svizzera Connection: il cuore digitale del golpe anti-Trump
Neal Sutz è un cittadino svizzero e americano. Con ogni probabilità, non avrebbe mai immaginato di diventare famoso, ma il destino lo ha messo al centro di un intrigo internazionale. In pratica, Sutz ha avuto un ruolo decisivo nel denunciare il coinvolgimento della Svizzera nella frode elettorale americana. Lo racconta Cesare Sacchetti, nel blog “La Cruna dell’Ago”. «Fino ad ora la pista svizzera ha ricevuto molta poca attenzione, ma questo piccolo paese nel cuore delle Alpi potrebbe essere il pezzo mancante del puzzle che ha dato vita al colpo di Stato internazionale contro Trump». Le macchine elettroniche di Dominion, il server legato a Soros e Clinton che ha spostato migliaia di voti da Trump a Biden, sono direttamente legate a Scytl, un software il cui codice sorgente è stato comprato dalle Poste svizzere, di proprietà dello Stato elvetico. La Svizzera non ha informato Trump e la sua amministrazione dei difetti di Scytl, che erano già ampiamente noti al governo. Sutz dichiara di avere le prove inconfutabili di questa frode, ovvero il codice sorgente che adesso è nelle mani della squadra legale di Trump. Il fratello del generale Michael Flynn, che è uomo molto vicino a Trump, Joseph, ha pubblicamente ringraziato Sutz su Twitter rassicurandolo che le prove adesso «sono in buone mani».I media internazionali hanno completamente ignorato la denuncia di Sutz, scrive Sacchetti. «Dopo la consegna delle prove, alcune persone a Sutz sono state aggredite e minacciate. La cabala mondialista – accusa Sacchetti – sta cercando di mettere a tacere coloro che hanno esposto la frode, ma Sutz ha avuto il coraggio di denunciare tutto e di mostrare le prove del golpe internazionale contro Trump». Per Sacchetti, c’è molto di più in ballo che il risultato di una elezione: «Questa è una battaglia tra bene e male, e il destino dell’umanità è la posta in palio». Neal Sutz avrebbe già fatto la sua scelta: esibire l’ennesima prova del «golpe internazionale pianificato dal mondialismo per rovesciare Trump». Sul blog di Sacchetti, Neal Sutz si presenta: è un cittadino svizzero e americano, nato a New York nel 1970. «Sono un autore, un regista, un consulente d’affari e un attivista per la verità. Ho deciso di farmi avanti – spiega – per la semplice ragione che le informazioni che ho ricevuto hanno stimolato la mia curiosità, ed ero determinato a comprendere la situazione per intero».Aggiunge Sutz: «Quando ho scoperto che la Svizzera, in particolare le Poste, di proprietà del governo, hanno non solo sviluppato il software di Scytl, che ha sede a Barcellona, ma hanno comprato i diritti esclusivi del codice sorgente di Scytl quando questa era in bancarotta, ho deciso di approfondire la mia indagine». E può spiegare, Sutz, come la Svizzera è coinvolta nella frode e che ruolo Scytl ha avuto nelle elezioni americane? «La Svizzera è chiaramente coinvolta in molti aspetti delle elezioni Usa, anche a partire dal fatto che è uno dei finanziatori principali di Citco, una società vicina a Smartmatic, legata a sua volta a Dominion, che è al centro della frode elettorale. Questi finanziamenti provengono dalla Sandoz Family Foundation. C’è un coinvolgimento anche di Novartis, una casa farmaceutica svizzera molto interessata alla situazione relativa al Covid». Per Sutz, la Svizzera è legata sotto numerosi aspetti finanziari alle elezioni anche per un altro elemento importante: «Società cinesi possiedono il 75% della banca svizzera Ubs, che ha finanziato con 400 milioni di dollari Dominion, la società appunto che ha un ruolo chiavo nei brogli elettronici».L’analista li considera fatti incontestabili, non teorie: giudica la Svizzera «un paese piccolo ma immensamente potente», al punto da rivestire un ruolo decisivo nel grande imbroglio delle presidenziali americane 2020. A proposito: la Federazione Elvetica ha poi risposto ufficialmente sui difetti di Scytl e sulle ragioni per le quali non è stato informato il governo americano riguardo al malfunzionamento del programma? Sì, risponde Sutz: Berna ha risposto 24 ore dopo, con un tweet. «Ha riconosciuto di aver acquistato i diritti esclusivi di Scytl». Ma attenzione: «Nessun rappresentante governativo, né svizzero né americano, ha cercato in alcun modo di mettere in dubbio gli interrogativi o le prove che ho presentato». Per Sutz, è fuori discussione che il codice sorgente del software di Scytl sia una sorta di meccanismo di sicurezza legato a Dominion, e che gli elvetici abbiano un ruolo fondamentale, nelle elezione americane. «Posso pensare che la Svizzera non abbia informato gli Usa perché c’è un tentativo in corso di rovesciare Donald Trump», cioè l’uomo che «vuole mantenere libera e indipendente l’America».Recentemente, sottolinea Sacchetti, lo stesso Sutz ha detto di essersi preso dei rischi enormi per denunciare i legami tra la Svizzera e Scytl, consegnando prove incontrovertibili della frode nelle mani dell’amministrazione Trump. Si riferiva al codice sorgente? Sì, conferma Sutz: «Il codice sorgente è fondamentale: perché dirige ogni tipo di programma, a prescindere dal suo scopo o funzione. Chiunque, da ogni parte del mondo, abbia il codice sorgente di un programma (in questo caso, un programma che conta i voti di una elezione) può controllare e manipolare il suo funzionamento». In uno dei suoi tweet, ricorda Sacchetti, sempre Sutz ha dichiarato di aver ricevuto conferma scritta che le prove sono state consegnate a un rappresentante del gruppo di legali di Trump. «L’intero dossier che ho preparato e raccolto per la squadra legale del presidente Trump è stato ricevuto», conferma Sutz. «Me ne è stata data conferma attraverso messaggi di testo e poi dopo anche pubblicamente». Non solo: «Ho anche informato l’amministrazione Trump della situazione che riguarda i miei due figli, cittadini americani, che sono stati presi in custodia illegalmente dai servizi sociali svizzeri».Ritorsioni? «I miei figli sono stati vittime di abusi e torture da parte del governo – denuncia Sutz – e questa storia è strettamente legata alla frode elettorale in America, perché vede coinvolti soggetti quali i leader dei Mormoni e vari politici che hanno avuto un ruolo sia nell’allontanamento dei miei figli sia nei brogli». A quanto pare, minacce inquietanti. Nel frattempo, il team di Trump non sta certo con le mani in mano. Il fratello del generale Flynn, Joseph Flynn, ha pubblicamente ringraziato Sutz: Trump ha quindi la prova definitiva della frode? «Ci sono molte prove per smascherare la frode, e l’intreccio Scytl-Svizzera è sicuramente una di quelle. Mi è stato detto dal team legale di Trump che ci sono decisive e uniche informazioni che io ho messo a disposizione, e che saranno usate da Trump per provare la frode nelle numerose cause in corso. Ciò che ho dato rafforza ulteriormente il quadro probatorio che gli uomini di Trump avevano già in mano».E il governo elvetico come si sta comportando, con Sutz, a parte il “trattamento” riservato ai figli? «Il governo sa perfettamente cosa ho fatto», dice Sutz. «Ho ricevuto visite da ogni parte del mondo, sul mio sito, incluse Ginevra e Zurigo. Sono stato fermato dalla polizia innumerevoli volte, prima e dopo il mio ruolo nelle denuncia della frode elettorale che vede coinvolta la Svizzera». Non mollano, gli svizzeri: «I servizi sociali non mi fanno parlare con i miei figli, e ci sono stati numerosi attacchi nei confronti di persone che mi sono vicine». Esempio: «Una mia cara amica in Arizona è stata aggredita fisicamente tre settimane fa circa. L’ufficio elettorale di Josh Barnett, il candidato al Congresso per l’Arizona che ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato dei miei figli al presidente svizzero Simonetta Sommaruga, è stato messo a soqquadro e trafugato». Cosa pensare? «Non so se il governo svizzero sia coinvolto, ma credo che le persone che vogliono coprire il caso dei miei figli siano le stesse che hanno fatto irruzione nell’ufficio di Barnett. Le persone che ho denunciato sono coinvolte in un giro di pedofilia, pornografia infantile e traffico di bambini. Sono tra i leader dei Mormoni».E la politica elvetica? Qualche partito svizzero ha mostrato interesse per il suo caso? «Un partito conservatore mi ha contattato e mi ha chiesto più informazioni sul sistema di voto elettronico in Svizzera». Tra parentesi, ricorda Sacchetti, gli Usa hanno messo la Svizzera nella lista dei paesi manipolatori di valuta: sa, Sutz, se questa decisione è legata allo scandalo della frode elettorale? «Non posso dirlo con certezza, ma se si guarda a quella lista è molto corta. Ci sono solo Cina e Vietnam. Non credo comunque che tutto questo sia una mera coincidenza». Neal Sutz spera ancora che Donald Trump possa vincere, anche sul piano legale davanti alla Corte Suprema e nei tribunali statali. «Spero davvero che la verità possa trionfare», dice. «Il mondo ha bisogno di un cambiamento per il meglio. Siamo nel mezzo di una battaglia spirituale e sta a noi decidere se siamo disposti o meno ad agire per il bene, perché mi sembra chiaro che coloro che hanno scelto il male non hanno alcuna intenzione di fermarsi».Neal David Sutz è un cittadino svizzero e americano. Con ogni probabilità, non avrebbe mai immaginato di diventare famoso, ma il destino lo ha messo al centro di un intrigo internazionale. In pratica, Sutz ha avuto un ruolo decisivo nel denunciare il coinvolgimento della Svizzera nella frode elettorale americana. Lo racconta Cesare Sacchetti, nel blog “La Cruna dell’Ago“. «Fino ad ora la pista svizzera ha ricevuto molta poca attenzione, ma questo piccolo paese nel cuore delle Alpi potrebbe essere il pezzo mancante del puzzle che ha dato vita al colpo di Stato internazionale contro Trump». Le macchine elettroniche di Dominion, il server legato a Soros e Clinton che ha spostato migliaia di voti da Trump a Biden, sono direttamente legate a Scytl, un software il cui codice sorgente è stato comprato dalle Poste svizzere, di proprietà dello Stato elvetico. La Svizzera non ha informato Trump e la sua amministrazione dei difetti di Scytl, che erano già ampiamente noti al governo. Sutz dichiara di avere le prove inconfutabili di questa frode, ovvero il codice sorgente che adesso è nelle mani della squadra legale di Trump. Il fratello del generale Michael Flynn, che è uomo molto vicino a Trump, Joseph, ha pubblicamente ringraziato Sutz su Twitter rassicurandolo che le prove adesso «sono in buone mani».