Archivio del Tag ‘diavolo’
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Debito, nuovo colonialismo: ma oggi le colonie siamo noi
Dimentichiamo l’“austerità” e tutto il teatrino politico; per riuscire a capire veramente la zona euro, l’unico modo è cercare di comprendere come funziona il modello neocoloniale della finanziarizzazione, perché questo è il motore della zona euro. Nel vecchio modello del colonialismo, la potenza colonizzatrice conquistava o cooptava le élite di potere della regione conquistata e cominciava a sfruttare le risorse e la manodopera della nuova colonia, per arricchire il “centro” dell’impero. Nel neocolonialismo, le forze della finanziarizzazione (debito e leva finanziaria controllati dai cartelli bancari che appoggiano lo Stato) sono utilizzati per obbligare le élite locali e il popolo a stipulare contratti con le banche: le “colonie periferiche” prendono in prestito soldi per comprare i prodotti finiti, venduti dal “core/centro dell’impero”, arricchendo così il centro in due modi: guadagnado con gli interessi che maturano sul debito e facendo una “scrematura” dei beni patrimoniali di maggior valore finanziario, ad esempio quello immobiliare; guadagnando con la vendita dei beni comprati dai debitori.
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L’avvocato del diavolo: chi piazza bombe pone questioni
È morto a 88 anni Jacques Vergès, una delle figure più controverse di Francia. Nato in Thailandia da padre francese e madre vietnamita, crebbe sull’isola di Reuniòn. Esponente della resistenza anti-nazista accanto a De Gaulle, divenne avvocato, approdò al comunismo maoista, strinse amicizia con Pol Pot e si distinse nell’impegno a favore dell’anticolonialismo. Dal ‘70 al ‘78 disparve nel nulla senza che mai alcuno sia riuscito a sapere dove fosse vissuto nei cosiddetti “anni misteriosi”. Ricomparso sulla scena civile legò la sua fama all’attività forense in difesa di noti criminali. Iniziò col terrorista libanese Georges Ibrahim Abdallah e con l’ex capo della Gestapo Klaus Barbie, conosciuto anche come “il macellaio di Lione”.
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L’Ue: piccoli ortaggi fuorilegge, vietato prodursi il cibo
Una nuova legge proposta dalla Commissione Europea renderebbe illegale “coltivare, riprodurre o commerciare” i semi di ortaggi che non sono stati “analizzati, approvati e accettati” da una nuova burocrazia europea denominata “Agenzia delle Varietà Vegetali europee”. Si chiama “Plant Reproductive Material Law”, e tenta di far gestire al governo la regolamentazione di quasi tutte le piante e i semi. Se un contadino della domenica coltiverà nel suo giardino piante con semi non regolamentari, in base a questa legge, potrebbe essere condannato come criminale. Questa legge, protesta Ben Gabel del “Real Seed Catalogue”, intende stroncare i produttori di varietà regionali, i coltivatori biologici e gli agricoltori che operano su piccola scala. «Come qualcuno potrà sospettare – afferma Mike Adams su “Natural News” – questa mossa è la “soluzione finale” della Monsanto, della DuPont e delle altre multinazionali dei semi, che da tempo hanno tra i loro obiettivi il dominio completo di tutti i semi e di tutte le coltivazioni sul pianeta».
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Il Papa divide l’Argentina: non denunciò la dittatura
Jorge Bergoglio, ora Papa Francesco? «Il diavolo, in abito talare». Parola di Néstor Kirchner, presidente democratico della rinascita argentina. Era il 2002 e già marciva nella disistima reciproca il rapporto tra l’allora prelato e il capo dello Stato, «guarda caso maturato dopo la riapertura dei dossier sulla dittatura», scrive il “Corriere della Sera”. Bergoglio denunciò «l’esibizionismo e gli annunci altisonanti» di Kirchner e della moglie Cristina, attuale presidente, «poi si è battuto come un leone contro il matrimonio gay e l’aborto, perdendo entrambe le battaglie». Che faccia avrà fatto Cristina Kirchner alla notizia? La stessa del leader polacco Edward Gierek quando dal conclave del 1978 spuntò il peggior Papa che potesse capitargli? La Kirchner ora annuncia che sarà presente a Roma all’insediamento, ma per emettere la prima nota ha impiegato tre ore. E il quotidiano “Pagina 12”, vicino al governo, ha titolato “Dios Mio!”, sostenendo, nell’editoriale, che «errare è divino».
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Rabbia e dolore: Tempest, capolavoro firmato Dylan
Chi è Bob Dylan? Una domanda a cui è difficile rispondere, nonostante quest’uomo sia in giro da più di mezzo secolo. Tra i tanti che ci hanno provato c’è il regista Todd Haynes con il film Io non sono qui. La sua idea (geniale) è stata quella di raccontare Dylan attraverso sei diverse identità. Una di queste è Woody Guthrie, un ragazzino nero vestito come il leggendario folk singer che gira gli Stati Uniti a bordo di un treno sgangherato. Ecco, Dylan nonostante i suoi 71 anni è ancora come quel ragazzino. Un ibrido tra un cantante folk bianco e un bluesman che ha venduto la sua anima al diavolo, proprio come Robert Johnson. E che nonostante tutto fa ancora dischi bellissimi come Tempest. Gira voce che questo sarà il suo ultimo album, il suo canto del cigno. Difficile dirlo, nonostante i riferimenti alla vecchiaia e alla morte siano sparsi un po’ ovunque tra i testi dei pezzi. Ma Dylan è un fuorilegge della canzone. E quindi, come sempre, c’è poco da fidarsi.
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Italia spacciata, anche Goldman Sachs vota per il Pd
Abbattersi sul sito ufficiale del Partito Democratico può nuocere gravemente alla salute. Più che altro, occhio alla rassegna stampa. Soprattutto se vi sentite (ancora) di sinistra, vostro malgrado. «Goldman Sachs vota per il Pd», titola un pezzo di “Milano Finanza” inserito sul sito. Che culo, ora sì che mi avete convinto. Non si capisce cosa sia più grave. L’idea che Goldman Sachs speri nella vittoria nel Pd o il fatto che la notizia sia considerata una specie di vanto, per cui meritevole di essere citata nella rassegna stampa nel Pd? E soprattutto, c’è qualche dirigente del Pd che non si senta mediamente offeso da un articolo del genere?
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Il Telegraph: muoia la Grecia, un piano deciso dall’inferno
L’establishment europeo è felice per la vittoria di Nuova Democrazia ed è disponibile a tenere ancora in vita un paziente che non riesce più a respirare. Ma, questa sensazione, non potrà andare avanti ancora per molto. I nuovi leader della Grecia hanno ricevuto un mandato dall’inferno. In un modo o nell’altro quasi il 52% del voto popolare è andato a partiti che si opponevano al salvataggio previsto dal Memorandum. Comunque la nazione non ha accettato le politiche di austerità della troika. La sinistra dura del partito Syriza di Alexis Tsipras adesso è forse più pericolosa all’opposizione, con un gran numero di seggi in Parlamento, e potrà tartassare il governo senza assumersene la responsabilità, dato che lo Stato sta mandando a casa 150 mila lavoratori del settore pubblico, un quinto del totale.
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Legge elettorale: la nuova “porcata” della Banda dei Tre
Il diavolo sta nei dettagli: non è detto che una nuova legge elettorale veda la luce in tempo per le prossime politiche, ma intanto si sono già messi d’accordo sulle linee fondamentali e chiamarlo “inciucio” è perfino riduttivo. Bersani, Casini e Alfano esibiscono l’aria soddisfatta del gatto col sorcio in bocca, scrive Paolo Flores D’Arcais: peccato che la loro preda siamo noi elettori, cornuti e mazziati. Dopo la “porcata” di Calderoli, sembrava impossibile fare ancora peggio, e invece la nostra “banda dei tre” sembra intenzionata a riuscirci: il modello elettorale delineato da Pd, Pdl e Udc «riesce a mettere insieme, in fatto di scippo ed espropriazione della volontà dei cittadini, il meglio (cioè il peggio) dei diversi sistemi esistenti». Possibile che in Italia sia proibito votare per il meglio? Verrà mai il giorno in cui in Parlamento siedano intellettuali come Camilleri?
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Spieghiamo a questi cialtroni che non finiremo come Atene
Ma quante belle notizie, madama Dorè. Bisogna dire la verità: quel Berlusconi era davvero un po’ sovietico, a pensarci bene; la sua réclame era ossessiva ma anche un po’ arcigna, qualcosa di simile alla propaganda dei tempi brezneviani – era soltanto un pochino allietata, come ricordiamo, dalle scollature delle veline e dai pizzi delle mutandine quasi inesistenti. Invece Mario Monti, bisogna ammetterlo, quale altro stile! Ha il fascino della seduzione casta, hollywoodiana, anni ’50. I principali giornali italiani, abbagliati dall’aplomb britannico del nostro nuovo premier, balbettano tutti le stesse cose. Nessuno nota, per esempio, che l’Italia è stata venduta a Bruxelles, con destrezza – venduta alle banche europee, per i prossimi vent’anni. Solo che invece di incassare, cosa che di solito si fa quando si vende, noi dovremo pagare.
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Addio al regime, Fini ha stracciato il patto col diavolo
Un governo balneare, di fine regime: è tutto quello che resta della «grande illusione berlusconiana» che prometteva di cambiare l’Italia e durare per «almeno tre legislature». Dopo la rottura definitiva decretata ufficialmente da Fini, è quasi certo che il terzo esecutivo Berlusconi, nato due anni fa con la più schiacciante maggioranza parlamentare della storia repubblicana, «non arriverà a concludere nemmeno la sua prima legislatura». E attenzione, non tramonta solo un’illusione di governo: muore anche l’illusione di una nuova destra, moderna ed europea, «che in questo Paese, sotto le insegne del Cavaliere non ha e non avrà mai la possibilità di esistere».
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Ferrero: liberiamoci di Berlusconi, poi una Linke italiana
Riforma elettorale per metter fine al bipartitismo e legge sul conflitto d’interessi per neutralizzare il vantaggio mediatico di Berlusconi. All’indomani del voto tedesco, che ha liquidato la sinistra moderata rilanciando la Linke di Oskar Lafontaine, il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, si dichiara disponibile a sostenere, nel caso, un governo d’emergenza che in Italia riscriva le regole. «Sono pronto ad allearmi anche col diavolo». Persino con l’Udc di Cuffaro, gli domanda il “Riformista”? «Se c’è un problema di democrazia si fa un’alleanza per ripristinare le regole democratiche e poi si vota». Dopodiché, aggiunge Ferrero, serve una federazione di sinistra per archiviare il Pd.
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La nostra patria è il mondo, come per i pesci il mare
Scrivere è trascrivere. Anche quando inventa, uno scrittore trascrive storie e cose di cui la vita lo ha reso partecipe: senza certi volti, certi eventi grandi o minimi, certi personaggi, certe luci, certe ombre, certi paesaggi, certi momenti di felicità e disperazione, tante pagine non sarebbero nate. Soltanto guardando quei volti posso vedere il mio, come in uno specchio, che altrimenti sarebbe vuoto, come se avessi venduto anch’ io la mia immagine al diavolo, secondo la leggenda. Soltanto grazie a loro posso dire, come Don Chisciotte, «io so chi sono».