Archivio del Tag ‘Diego Fusaro’
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Bizzi: l’universo spazzerà via gli scarafaggi dell’Apocalisse
«La Bestia tanto attesa sta arrivando, ormai è qui». Emmanuel Macron parlava del Covid, ma nessuno ha potuto equivocare la suggestione maneggiata: quella dell’Apocalisse di Giovanni. Viene proprio da Parigi la “Porta dell’Inferno”, di ispirazione dantesca, cuore della mostra su Auguste Rodin che verrà inaugurata alle Scuderie del Quirinale proprio il 15 ottobre, in coincidenza con l’entrata in vigore del Green Pass esteso a tutti i lavoratori italiani. L’intento simbolico sembra palesemente sinistro: prospettare “l’inferno” per tutti, sempre alimentando una tetra visione apocalittica ormai costellata di mille segni infausti e minacciosi, copiosamente mutuati dalla trita simbologia del satanismo. Il che, però – obietta Nicola Bizzi – dimostra solo di che pasta è fatta e in cosa crede, l’élite “nera” che s’è inventata l’Operazione Corona. Un piano devastante, secondo Bizzi destinato a fallire rovinosamete: i suoi stessi esecutori, sottolinea lo storico fiorentino, sanno benissimo che si sta avvicinando l’immane rivolgimento cosmico che cambierà i destini della Terra.«Non avranno scampo: finiranno in galera», profetizza Bhante Dhammasila, monaco buddista dell’antica tradizione Theravāda, ospite della trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi” condotta da Tom Bosco con Matt Martini e lo stesso Bizzi. Ordinato nello Sri Lanka, Dhammasila (“verità e disciplina morale”) è un “operatore spirituale” di primissimo piano, nel mondo buddista. All’anagrafe risponde al nome di Silvio Strano, e vanta un impressionante currulum culturale: laureato a pieni voti in filologia tedesca e spagnola a Messina, nonché in lettere classiche con indirizzo archeologico a Roma, si è specializzato con un master in beni archeologici alla Sapienza e un altro master (management degli enti locali) a Reggio Calabria. Ha studiato, insegnato e svolto attività di ricerca in varie università italiane, tedesche (Ingolstadt) e spagnole (Barcellona). Grazie ai suoi studi anche esoterici padroneggia alla perfezione il linguaggio meno esplicito del potere, quello simbolico e cifrato, ormai però chiaramente leggibile.«Non si nascondono più, hanno sdoganato i loro rituali: ora ci sbattono direttamente in faccia quello che fino a ieri veniva fatto passare in modo subliminale». Macron e la Bestia in arrivo? «Vergognoso e inquietante. Ma credo che quella Bestia tanto decantata arriverà per loro: così come sarà per loro che si aprirà quella porta collocata alle Scuderie del Quirinale, l’inferno dantesco di Rodin. Pensano che la gente non se ne accorga, ma hanno fatto i conti senza l’oste: c’è una parte di umanità meno dormiente, che si è accorta di quello che ci stanno facendo». Ergo: «E’ giunto il momento di aprire gli occhi, tutto questo dev’essere assolutamente confinato: non è più tollerabile – dice ancora Dhammasila – assistere a queste espressioni di satanismo, a questo pugno dato continuamente in faccia alla popolazione mondiale». L’elenco è lungo: dall’increscioso show “pandemico” messo in scena nel 2012, in occasione della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra nel 2012, fino alla scultura del caprone installata a Milano, lo scorso aprile, in piazza Gae Aulenti.Una maratona di orrori, che passa per «lo spettacolo osceno dell’inaugurazione della galleria del Gottardo nel 2016», cui si aggiunge «l’installazione del Moloch al Colosseo nel 2019» e infine «l’imbarazzante presepe 2020 a piazza San Pietro», affollato di astronauti e divinità cornute. Come dire: la Porta di Rodin è solo l’ultimo atto di una sorta di sinistro rituale a puntate. In particolare, per Matt Mattini, l’apertura della Porta dell’Inferno vorrebbe essere anche «un’operazione di magia nera, sincronizzata con precisi passaggi astrologici e un particolare indice ciclico planetario». Una cerimonia per “accogliere” – nel segno dell’inferno, appunto – l’avvento del “lasciapassare verde” esteso in modo universale. E’ evidente come si intenda mettere in scena, in modo sfacciato, l’estetica apocalittica della tradizione cristiana. E non solo in Italia: la Slovenia ha appena imposto l’obbligo del Green Pass persino per accedere ai negozi e fare la spesa.«Nelle intenzioni dei promotori – dice Martini – quella che Diego Fusaro chiama “l’infame tessera verde” non sembra essere altro che il “marchio della Bestia”, evocato nell’Apocalisse: marchio senza il quale – è scritto – non si potrà più né vendere, né comprare». Il piano-Covid è stato convalidato dal Dalai Lama e da Bergoglio, nel frattempo scomunicato e colpito dall’anatema delle Chiese orientali. Ma, nonostante la morte sospetta di personaggi come Gangchen Tulku Rinpoche, «notissimo Lama guaritore che si opponeva alle forze oscure che manipolano le coscienze spaventandole con l’eggregore nero che sta dietro al Covid», gli architetti del disastro umanitario non rusciranno a prevalere, secondo gli osservatori de “L’Orizzonte degli Eventi”. E’ vero, ammette Martini, nel frattempo dovremo soffrire ancora: «Se usiamo la raffigurazione del Tao, siamo alla massima estensione del campo nero, che riduce a un’esigua luce il campo bianco: quello che viviamo è il momento di massima oscurità».Lo stesso Dhammasila indica altri segni esibiti in questi giorni: dalle modelle sfilate a Cannes («la donna-grafene, tutta nera e coi tentacoli, e la donna-ragno, senza più occhi») alla stessa Greta Thunberg, che il “Guardian” utilizza per una copertina inquietante, coprendole il lato destro del volto con una colata nera di petrolio. Greta, cioè «la bimba che utilizzano come mascotte per questo ipocrita piano “ecologico” di finta salvezza del pianeta». Eppure, dice il monaco-filosofo, non ce la faranno: «A questi demoni non sarà consentito di portare a compimento la loro agenda criminale: faranno nuovi danni e lasceranno altre macerie, ma il loro progetto apocalittico, nutrito di satanismo, svanirà nel nulla». Ne è certo anche Nicola Bizzi, che dice: «Ci stiamo approssimando, astrologicamente, a un giro di boa che sta provocando qualcosa di veramente incredibile».«A volte sorrido, nell’osservare questi fanatici dell’Apocalisse», premette Bizzi: «Li vedo come piccoli uomini, granelli di sabbia che si arrogano il diritto di manifestare il loro Anticristo, il loro demone, la loro malvagità». Ma attenzione: «L’universo è infinito, grande e potente: potrebbe mai prendere davvero in cosiderazione questi insignificanti, piccoli uomini?». Insiste lo storico: «Siamo a un giro di boa determinate, che per il nostro pianeta potrebbe comportare un grande balzo evolutivo. Un salto quantico, una vera evoluzione della coscienza: qualcosa che si verifica solo ogni 26.000 anni. E loro lo sanno. Proprio per questo vogliono consolidare il loro marcio potere: per essere come quell’élite che si impose 12.000 anni fa, quando la civiltà umana finì sommersa dai cataclismi innescati da impatti cometari». Quelli che oggi mettono in scena l’arrivo imminente «del loro Anticristo, del loro avatar», in realtà «sono gli eredi di quei sacerdoti-scienziati che 12.000 anni fa emersero dalle ceneri, dal fango di un’umanità che era collassata».Sacerdoti-scienziati che «pretesero di gestire la ricostruzione, il nuovo mondo, che da allora infatti hanno ininterrottamente gestito. Ma restano piccoli uomini, granelli di sabbia infinitesimali». La Porta dell’Inferno? Mezzucci: si illudono di sprofondarci nella sottomissione, ma falliranno. E a proposito, segnala Bizzi: «Sono lieto che decine di migliaia di persone, sui social, abbiano risposto al mio appello: mettere in evidenza la Porta del Paradiso, che orna il Battistero di Firenze». Addirittura, è previsto che in migliaia, il 15 ottobre, la visiteranno. «Non che io creda nel paradiso cattolico, beninteso», premette lo storico, di religione eleusina. Però, aggiunge, «questo gesto simbolico è una risposta all’eggregore malvagia: perché i gestori attuali del potere sono malvagi fino al midollo, fin nel profondo dell’anima (che non hanno)».Sono pericolosi? Certamente: lo si è visto. E ce ne daranno ulteriori dimostrazioni. Basta però non fraintendere la portata effettiva della loro manipolazione simbologica. «Ritengo che le loro azioni “magiche” siano decisamente sopravvalutate», sostiene Bizzi. «So benissimo che utilizzano anche l’astrologia, insieme alla magia, per ogni loro azione: ogni seduta del governo viene pianificata in base all’astrologia, ogni introduzione di un decreto legge, anche la data di pubblicazione di una legge sulla Gazzetta Ufficiale. Tutto viene ponderato sulla base di calcoli astrologici. E questo è normale, perché loro ritengono – in questo modo – di tutelarsi». Ma, sempre secondo Bizzi, stanno già pensando al dopo: «Sanno benissimo che arriverà qualcosa di epocale. E si illudono di mantenere (anche dopo) il loro potere, sperando di ricostruire dalle ceneri un’umanità secondo i parametri della loro malvagità, del loro egoismo, della loro frustrazione».La verità è che, oggi, «stiamo andando incontro a un ciclo cosmico persino superiore, come impatto, a quello di 12.000 anni fa. Siamo veramente a una svolta, nella galassia. E secondo me – sottolinea Bizzi – questi piccoli insetti, questi scarafaggi, saranno veramente spazzati via come fuscelli». Insiste lo storico: «Saranno spazzati via dal fango, dalle macerie che loro stessi avranno creato. Ci saranno lutti e dolore, come profetizzato da Rasputin per l’Italia nel lontano 1916?». Cent’anni fa, il controverso consigliere dell’ultimo Zar “vide” un futuro in cui, letteralmente, «i cieli avranno l’alito della morte e le fonti non daranno più che acque amare». Acque «più tossiche del sangue marcio del serpente». Impressionante, certo: «Gli uomini allora moriranno di acqua e di aria, ma si dirà che sono morti in seguito a malattie cardiache o polmonari». Sembrano parole scritte oggi, in piena Era Pandemica, sotto cieli inquinati dalle scie rilasciate dagli aerei.Scrisse ancora Rasputin: l’Italia finirà stritolata da lotte intestine, e l’umanità «sarà schiacciata dal frastuono dei pazzi e dei malfattori: la saggezza sarà messa in catene, e saranno l’ignorante e il prepotente a dettare legge». Ancora: «Il sangue scorrerà a fiumi, nella Roma dei Papi e dei lestofanti». Il monaco visionario parlava di una rivolta sanguinosa, al termine della quale «un uomo venerando sarà trascinato per le strade», su cui rimarranno «lembi della sua pelle». E solo allora «si scoprirà che l’uomo venerando era in realtà un serpente». Rasputin parla della «santa insurrezione del popolo contro il lupo famelico vestito da agnello». Curioso, annota Matt Martini: il lupo vestito d’agnello è proprio il simbolo della Fabian Society, molto influente – attraverso politici di sinistra – nella gestione italiana dell’Operazione Corona. Nicola Bizzi, però, invita a non lasciarsi condizionare da certe suggestioni: «Vorrei lanciare un messaggio ottimistico: so che la forza dell’universo è molto superiore al potere di questi miserabili».«La Bestia tanto attesa sta arrivando, ormai è qui». Emmanuel Macron parlava del Covid, ma nessuno ha potuto equivocare la suggestione maneggiata: quella dell’Apocalisse di Giovanni. Viene proprio da Parigi la “Porta dell’Inferno”, di ispirazione dantesca, cuore della mostra su Auguste Rodin che verrà inaugurata alle Scuderie del Quirinale proprio il 15 ottobre, in coincidenza con l’entrata in vigore del Green Pass esteso a tutti i lavoratori italiani. L’intento simbolico sembra palesemente sinistro: prospettare “l’inferno” per tutti, sempre alimentando una tetra visione apocalittica ormai costellata di mille segni infausti e minacciosi, copiosamente mutuati dalla trita simbologia del satanismo. Il che, però – obietta Nicola Bizzi – dimostra solo di che pasta è fatta e in cosa crede, l’élite “nera” che s’è inventata l’Operazione Corona. Un piano devastante, secondo Bizzi destinato a fallire rovinosamente: i suoi stessi esecutori, sottolinea lo storico fiorentino, sanno benissimo che si sta avvicinando l’immane rivolgimento cosmico che cambierà i destini della Terra.
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Vilipendio, Toscano: la libertà sta diventando un reato?
«Eravamo cresciuti sapendo che la libertà di pensiero e di espressione era sacra: unico strumento certo, in grado di distinguere la civiltà dalla barbarie, la democrazia dalla dittatura». Così, Francesco Toscano (coordinatore di “Ancora Italia”, con Diego Fusaro) commenta su “Visione Tv” quelli che gli paiono segnali inquietanti, come l’indagine per “vilipendio all’onore e al prestigio del Capo dello Stato”, scattata nei confronti di personaggi come il progessor Marco Gervasoni, docente universitario in Molise, nonché il direttore di “Imola Oggi”, Armando Manocchia, e la giornalista Francesca Totolo. Vilipendio? «E’ un reato di origine monarchica», ricorda il saggista Enzo Pennetta, «pensato per il Re e poi rinforzato nel 1930 – dal Codice Rocco – in un periodo in cui Mussolini si preoccupava di “blindare” la sua stessa autorità». Altri tempi, dice Pennetta, quando presidenti come Leone e Cossiga accettavano critiche anche pesanti. «Poi le cose sono cambiate, con Napolitano». Ora, i media mainstream sparano nel mucchio: associano al professor Gervasoni anche ipotesi di reato come l’istigazione a delinquere, accostandolo a imprecisate frange estremistiche.«L’unico reato per cui sono indagato è vilipendio al presidente della Repubblica a mezzo social, su Twitter», precisa Gervasoni all’agenzia “AdnKronos”. «La cosa curiosa è che il mio profilo è pubblico: tutti possono andare a vedere cosa ho scritto, quindi non so perché ci sia stato bisogno di cercare altre prove scaricando tutti i miei materiali e portando via due pc». Il professore definisce «molto corretti, gentili e attenti» i carabinieri del Ros, senza nascondere il proprio stupore nel ricevere la visita mattuta di uomini che «normalmente si occupano di Totò Riina e dei jihadisti». Gervasoni ammette di aver apertamente biasimato Mattarella: «Però erano tweet di critica politica, assolutamente non minacce. E se diventa vilipendio la critica politica, allora vuol dire che siamo in regimi di altro tipo: fa effetto». Aggiunge lo storico: «Avevo 21.000 follower, e l’account mi è stato sequestrato: in questo modo la mia libertà di espressione è stata fortemente limitata». In ogni caso, aggiunge: «Io sono tranquillo: non troveranno nei miei dispositivi nessun contatto con ambienti eversivi. E i tweet sono pubblici, quindi non vedo che elementi di novità possano emergere dalle indagini, se non a mio discarico».Da storico, Marco Gervasoni evoca una sorta di “guerra” interna alla magistratura italiana (scossa dal caso Palamara e ora anche dal dossier sulla Loggia Ungheria). «Non è la prima volta che qualcuno viene indagato per vilipendio, è successo anche recentemente, ma si sta alzando il tiro colpendo figure più note e collocate in una certa area politica», afferma il professore, che charisce: «Io non sono di estrema destra: sono vicino a Fratelli d’Italia, quindi non ho nulla a che vedere con l’estremismo». Protesta il docente, sempre parlando con l’agenzia di stampa: «Alcuni giornali hanno sbattuto il mostro in prima pagina, scrivendo anche cose false: che sarei indagato per istigazione alla violenza o associazione per delinquere, e perfino che sarei antisemita: ma uno degli ultimi post che avevo fatto era pro-Israele». Secondo Gervasoni, c’è il tentativo di «deviare su altri problemi» la critica legittima alla gestione dell’emergenza Covid, e ci sarebbe anche il desiderio «di zittire, di impaurire: perché, com’è successo a me, può accadere ad altri. E quindi, prima di scrivere qualcosa contro il Capo dello Stato, la prossima volta ci si penserà due volte, anche perché si tratta di un reato che comporta in teoria fino a 5 anni di carcere».Poi c’è la questione politica che investe i partiti: «Sui social possono istigare alla violenza contro la Meloni e contro Salvini, e non succede niente. E’ vero che loro non sono il capo dello Stato, ma nessun magistrato se ne occupa. E invece si occupano della critica politica al presidente della Repubblica, come quella avanzata dal sottoscritto e dalla giornalista Francesca Totolo, ad esempio». Gervasoni intravede una deriva liberticida, in Italia e in tutti i paesi occidentali, che ora «sta interessando anche media e social, che fino a poco tempo fa erano uno strumento di libertà individuale e adesso sono censurati, sia dai propri ‘editori’ sia dalla magistratura». Verità e diritti a senso unico? L’economista Ilaria Bifarini, autrice del bestseller “Il Grande Reset”, è stata minacciata in modo esplicito: «So dove vivi, sei avvertita», recitava il messaggio ricevuto tempo fa, corredato con la foto di un coltello insanguinato. «Le minacce di morte valgono solo se rivolte a chi è allineato al potere?», si è domandata la vittima, che si rammarica che non abbia avuto alcun seguito la denuncia immediatamente presentata alla Polizia Postale.Francesco Toscano si fa portavoce delle inquietudini di una parte del paese: siamo ancora in una piena democrazia, o chi esprime dissenso politico deve cominciare a preoccuparsi? «Gli occidentali hanno passato gli ultimi trent’anni a fare la morale ai restanti paesi del mondo, nel nome di una supposta supremazia valoriale, garantita proprio dal rispetto dei diritti umani e della dignità della persona», ricorda Toscano. «I fautori dell’atlantismo più acritico hanno benedetto i continui bombardamenti “umanitari” in danno di paesi considerati oscurantisti e violenti, guidati da satrapi che godono nel sottomettere uomini ridotti al rango di sudditi». Adesso, però, «finita l’euforia attorno al mito della globalizzazione dei diritti», ecco che «scopriamo amaramente che le dittature ce le abbiamo in casa». Ovvero: «Coprifuoco, restrizioni, certificati per vivere e viaggiare, repressione del dissenso e divieto di manifestare (valido solo per gli oppositori politici) scandiscono una realtà divenuta improvvisamente pericolosa. Nel silenzio di una società intontita da un clima di emergenza permanente, stiamo scivolando verso una nuova forma di autoritarismo».Un clima come quello che stiamo vivendo oggi è purtroppo “nuovo”, ammette – sempre su “Visione Tv” – il prestigioso vaticanista Aldo Maria Valli: «Questa cappa di conformismo oggi è allarmante, perché è quasi inavvertita dall’opinione pubblica: e sappiamo che le dittature più pericolose sono proprio quelle “morbide”, nelle quali si casca con tutte le scarpe senza quasi averne la cognizione, e da un giorno all’altro ci si ritrova schiavi, senza nemmeno sapere come sia avvenuto». Aggiunge lo stesso Toscano: «Ho l’impressione che si stia scivolando verso un regime, dati i segni che si manifestano: attacco alla libertà di parola e di espressione, utilizzo della forza pubblica per reprimere condotte costituzionalmente tutelate, misure come il coprifuoco, demonizzazione dell’avversario politico (al quale viene impedito di manifestare». Paradossale, per Toscano, la lettura pubblica dell’emergenza sanitaria: «Il mainstream vuole per forza dividere il campo tra chi nega l’esistenza del virus e chi invece legittima l’adozione di misure assolutamente sproporzionate, rispetto al reale pericolo». Tutti i regimi, anche quelli del passato, chiosa Toscano, cavalcano sempre un problema, vero o presunto: «Lo ingigantiscono, per attuare una dittatura politica che viene legittimata proprio dalla strumentalizzazione del problema. Mi domando: dire questo, oggi, sta diventando un reato?».«Eravamo cresciuti sapendo che la libertà di pensiero e di espressione era sacra: unico strumento certo, in grado di distinguere la civiltà dalla barbarie, la democrazia dalla dittatura». Così, Francesco Toscano (coordinatore di “Ancora Italia”, con Diego Fusaro) commenta su “Visione Tv” quelli che gli paiono segnali inquietanti, come l’indagine per “vilipendio all’onore e al prestigio del Capo dello Stato”, scattata nei confronti di personaggi come il professor Marco Gervasoni, docente universitario in Molise, nonché il direttore di “Imola Oggi”, Armando Manocchia, e la giornalista Francesca Totolo. Vilipendio? «E’ un reato di origine monarchica», ricorda il saggista Enzo Pennetta, «pensato per il Re e poi rinforzato nel 1930 – dal Codice Rocco – in un periodo in cui Mussolini si preoccupava di “blindare” la sua stessa autorità». Altri tempi, dice Pennetta, quando presidenti come Leone e Cossiga accettavano critiche anche pesanti. «Poi le cose sono cambiate, con Napolitano». Ora, i media mainstream sparano nel mucchio: associano al professor Gervasoni anche ipotesi di reato come l’istigazione a delinquere, accostandolo a imprecisate frange estremistiche.
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Meluzzi: guerra mondiale, l’élite gnostica spegne l’umano
C’è una grande, potentissima élite intellettuale, che nasce intorno a un mondo a cavallo tra il ‘500 e il ‘600: nell’Inghilterra elisabettiana, nella Germania dei Rosacroce, nella Francia del pre-Illuminismo. Un’élite fondamentalmente gnostica, che pensa ci sia un sapere elitario che renda alcuni uomini “più uomini degli altri”, più liberi degli altri, e degni (per ragioni sapienziali, scientifiche o pseudo-scientifiche) di governare il mondo. Come i libri di storia ci insegnano, dall’Encyclopédie francese alla Rivoluzione Americana (passando anche per la massoneria e la rivoluzione scientifica), questa élite da luogo a quelle che io chiamo le quattro grandi rivoluzioni. La Rivoluzione Francese distrugge la classe dirigente di prima, composta da clero e aristocrazia, e dà luogo a un dominio del mondo della borghesia produttiva e capitalistica: e questo in America si accentua ancora di più.Poi c’è una seconda rivoluzione – quella industriale, ben analizzata da Marx – che si realizza soprattutto in Inghilterra, ma anche nell’Europa continentale, e distrugge la società contadina. Poi c’è una terza rivoluzione, che si compie immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, e attraverso la cultura della “società dell’Acquario”, del Sessantotto, della liberazione sessuale, distrugge la famiglia. E adesso siamo entrati nella quarta rivoluzione: quella che deve “algoritmizzare”, robotizzare, separare gli esseri umani attraverso una dimensione di distanziamento fisico e sociale. Deve distruggere le dimensioni della differenza tra i sessi, tra i popoli e le culture, le etnie, le religioni. E darci un unico uomo-monade, isolato come un atomo, collegato a un computer, “algoritmizzato” e “datizzato”, e proprio per questa ragione – in un mondo globalizzato – molto più facilmente governabile fa questa stessa élite gnostica che governa il mondo da molto tempo.E’ un’élite che in parte conosco, e di cui forse posso anche apprezzare alcuni aspetti. Naturalmente, mi fa orrore pensare che ci siano alcuni che negano agli altri la conoscenza della realtà, e che pensano che – se questo accadesse, nella democrazia – ci sarebbe un caos irrimediabile. Quindi adesso ci dev’essere il Great Reset, ci devono essere le cose che sono state dette a Davos, quelle presenti nella cosiddetta “Agenda 2030″, che prevedono la distruzione della proprietà privata, l’annilichilazione della famiglia tradizionale, l’algoritmizzazione dell’uomo, e questa classe – gnostica – che governa più facilmente la riduzione dei consumi, a partire da quello dell’energia, la cosiddetta “rivoluzione verde”, la denatalità (vera ossessione del malthusianesimo espresso dal Club di Roma). E ci arriveranno: basta vedere quest’anno quanto sono diminuite le nascite, in Italia e in Europa. Avranno ragione? Avranno torto? Saranno gli ecologisti di domani?Questi gnostici ci porteranno alla felicità, in un pianeta non più abitato da 6-7 miliardi di esseri umani ma, come dicono loro, da non più di un miliardo e mezzo? Staremo a vedere. Certamente, non possiamo fingere che tutto questo non sia in atto. E non possiamo fingere che tutto questo non si traduca in fatti economico-politici. E non possiamo pensare che quelli che in questo momento governano il mondo (e l’Italia, da Draghi in giù) non siano legati a questi poteri internazionali: se non lo fossero, semplicemente, non sarebbero lì. Chiunque tenti di discostarsi da questa linea è destinato all’annichilazione, o al tentativo di annichilazione. A costo di apparire troppo apocalittico, vorrei ricordare a tutti che ormai vengono annunciati i venti di una Terza Guerra Mondiale che, come Soros ha detto, deve partire dall’Ucraina. E ci stiamo avvicinando a questo, credetemi: le navi americane stanno entrando nel Mar Nero.Putin è sicuramente un ostacolo, a questi disegni, per il semplice fatto in una nazione ortodossa, che non vuole farsi calpestare. In qualche modo è un ostacolo persino Erdogan. La sconfitta di Trump negli Stati Uniti ha aperto le porte a un demone infinito, che è il mondo “dem”, “radical” e politically correct americano, che è pronto a schierare i missili per affermare la cultura gender. Non possiamo fingere che questa élite gnostica non stia governando il nostro mondo. La Cina ha già fatto patti stretti, con questa élite gnostico-globalista, mentre la Russia no. Il mondo islamico? E’ spezzato in almeno tre tronconi: uno è rappresentato dal “sultano” turco, un altro dal mondo arabo (quello che piace tanto a Renzi) e un terzo dal mondo iraniano. Poi c’è il resto del terzo mondo: l’Africa, ormai largamente comprata dai cinesi, e l’America Latina tributaria degli Usa. L’Europa è un vaso di coccio tra vasi di ferro, destinato in qualche misura a essere smembrato.Anche le attuali politiche economico-sanitarie vanno in questa direzione. Ma ripeto: la distruzione della proprietà privata, del ceto medio, della piccola economia degli artigiani e dei professionisti è ben programmata. Non si dovrà più andare a cena nella trattoria sotto casa, ma al fast food di un catena multinazionale. Il caffè non lo si prenderù più al bar sotto casa, ma in uno Starbucks di una catena internazionale. I bagnini non dovranno più fare i bagnini, ma dovrà esserci la direttiva Bolkenstein che svende le spiagge attraverso gare internazionali. Cioè: il potere dev’essere accentrato, dall’élite gnostica. Quindi non si può permettere che i bambini vedano altri bambini, devono stare a casa. Non si può permettere che l’artigiano tiri su la saracinesca. Non si può permettere che ognuno sia padrone di casa sua, perché la casa dovrà essere gestita “a uso”, con un reddito stabilito da un computer, in maniera tale che nessuno sia libero di fare quello che vuole.Questo è lo scenario che hanno in mente. Può darsi che sia uno scenario bellissimo. Hanno fatto uno spot, “Agenda 2030″, in cui una povera ragazza (danese, credo) dice: «Non posseggo più niente e non ho più la privacy, ma non sono mai stata così felice». Come dire: è già iniziata una campagna di preparazione, rispetto a questo disegno. Se noi non capiamo che l’obiettivo è questo, non potremo neanche provare a difenderci. Oppure, se ci piace, teniamocelo. Basta leggere quello che disse Schäuble al Forum di Davos, l’anno scorso, per capire che queste cose sono scritte su libri, non su semplici documenti: e fa impressione che non si voglia neppure provare a leggerli. Sia chiaro: quello che deciderà Draghi lo hanno già deciso a Davos. Il ministro leghista Giorgetti lo capisce, questo, o fa parte anche lui dello stesso giro? E’ funzionale anche lui a questo disegno? E Giorgia Meloni? Anche lei è funzionale al piano? E lo stesso Salvini? Voglio saperlo, dovendo scegliere chi votare. E’ difficile scostarsi dalla logica conformistica del potere.Le cose che racconto, credetemi, espongono a rischi inimmaginabili. Di vaccini non posso più parlare, perché temo di essere radiato dall’Ordine dei Medici (e ho ancora bisogno di lavorare, come medico). Se l’avete notato, in televisione non mi invitano più. Succede anche, per esempio, a Diego Fusaro. La linea, ormai, è di farci passare per pazzi. E adesso, preparatevi ai container: gli 8.000 container, per ogni regione, riservate ai dissenzienti (altra cosa che è sotto gli occhi di tutti: allestire campi profughi per chissà quale catastrofe; campi esattamente come quelli preparati in Canada e in Cina, e che probabilmente dovrebbero servire a isolare i contagi: l’idea che si stiano preparando campi di concentramento, in Italia, la trovo una prospettiva terrorizzante, e la cosa peggiore è che nessuno ne parli). La stessa Chiesa è governata dai gesuiti bergogliani, e quindi il mondo cattolico è azzerato. Io però confido nella fede, e anche in quella parte buona e santa di quel popolo eletto d’Israele, che nei “tempi ultimi” avrà un ruolo molto importante. La salvezza verrà dai giudei: quelli che invece hanno scelto il potere – la finta scienza, la finta sapienza, la finta gnosi, l’Arbatax e la potenza di Lucifero – saranno sprofondati, mi auguro, nelle fiamme del nulla.(Alessandro Meluzzi, dichiarazioni rilasciate a Roberto Maggi a “Radio Padania Libera” l’11 aprile 2021).C’è una grande, potentissima élite intellettuale, che nasce intorno a un mondo a cavallo tra il ‘500 e il ‘600: nell’Inghilterra elisabettiana, nella Germania dei Rosacroce, nella Francia del pre-Illuminismo. Un’élite fondamentalmente gnostica, che pensa ci sia un sapere elitario che renda alcuni uomini “più uomini degli altri”, più liberi degli altri, e degni (per ragioni sapienziali, scientifiche o pseudo-scientifiche) di governare il mondo. Come i libri di storia ci insegnano, dall’Encyclopédie francese alla Rivoluzione Americana (passando anche per la massoneria e la rivoluzione scientifica), questa élite dà luogo a quelle che io chiamo le quattro grandi rivoluzioni. La Rivoluzione Francese distrugge la classe dirigente di prima, composta da clero e aristocrazia, e dà luogo a un dominio del mondo della borghesia produttiva e capitalistica: e questo in America si accentua ancora di più.
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Toto e il Messia “nascosto”: Apocalisse, istruzioni per l’uso
«In quel tempo di grande angoscia sorgerà Michele, il capo dei principi dell’esercito celeste, e il popolo sarà salvato». Carlo Toto è tra quanti citano la Bibbia (il Libro di Daniele, in questo caso) per trarne insegnamenti universali, sempre validi, a partire da quelli dei tantissimi Vangeli che narrano frammenti della vita del predicatore più famoso di sempre: un personaggio forse esistito davvero, duemila anni fa. E’ esattamente l’oggetto d’indagine che Toto – autore e regista, studioso di Francesco d’Assisi e appassionato templarista – propone nel saggio “Logos”, sottotitolo “I messaggi nascosti di Gesù”, con prefazioni del filosofo Diego Fusaro e del cantante Giuseppe Povia. Atmosfere remote, come le sabbie egizie di Nag Hammadi: la scoperta dei manoscritti gnostici, che sfaccettano il ritratto del famoso personaggio in base a cui ancora contiamo gli anni (prima e dopo Cristo). Eppure, sembrano parole vicinissime ai nostri giorni tormentati, in questo 2020. «Tempi difficili vive l’umanità: crisi economiche, guerre, cambiamenti climatici, terremoti, pandemie, difficoltà nelle relazioni sociali». Uno scenario inquietante, «simile a quello descritto nel testo dell’Apocalisse».Lo si vede benissimo: «Ogni essere umano è immerso nel campo di battaglia in cerca di soluzioni a problemi complicatissimi e risposte sul senso della vita». Attenzione, avverte Toto: apocalisse significa “rivelazione”. E cita la Summa Teologica di Tommaso D’Acquino: «La fine dei tempi non è la fine del mondo, è la finalità di Dio: a finire sarà quest’epoca di grosso travaglio dell’umanità, che dovrà accettare un passaggio traumatico». Premonizioni anticipate dallo stesso Toto nel libro “La via dell’amore”, presentato anche nella trasmissione “Mistero”, su “Italia 1″. Quattro anni dopo, il pianeta sembra precipitato nella catastrofe. «Ma proprio quando la guerra sembra persa – scrive Toto – la forza di volontà dell’essere umano, nel tempo del ritorno del Messia, invertirà il nefasto corso degli eventi, utilizzando l’arma invisibile ed invincibile donata da Dio: il Logos». Carlo Toto recupera il tomismo aristotelico (la convergenza tra ragione e fede) e il platonismo agostiniano, che attinge alla dimensione spirituale (il Mondo delle Idee). «Sono le due colonne portanti del Cristianesimo, per chiunque si approcci a un Cristianesimo esoterico, fatto di trascendenza».Logos, il “motore immobile” di Aristotele: «Qualcosa che pervade l’intero universo, e che nel mistero cristiano diventa anche materia, il Verbo che si fa carne». Il libro, che indaga tra le pieghe della vasta letteratura evangelica, è «adatto a tutti coloro che amano la ricerca di un contatto con il Cristo senza intermediazioni». Esaminando il valore simbolico del protagonista dei Vangeli, Carlo Toto promette «un viaggio alla scoperta di una piccolissima parte degli insegnamenti nascosti e rivelati di Gesù», che secondo l’autore «spaziano dalla sapienza spirituale, alla scienza, all’alchimia, alle relazioni d’amore e sociali». In altre parole: «Un testo che invita alla ricerca e alla scoperta individuale del “tempio di Dio”, che è in noi: un luogo misterioso e invisibile, arduo da trovare e percorrere, simile a un labirinto». Il lavoro di Toto – sottolinea Fusaro – recupera gli strumenti della teologia e della filosofia, quindi dell’elemento culturale, simbolico e spirituale, come strumenti di lotta all’ateismo “liquido” dei nostri giorni. Un ateismo che, per Toto, «vuole emarginare il trascendente che porta alla comunione con Dio e quindi conduce l’essere umano a diventare se stesso».Insiste Toto: «E’ fondamentale conoscere se stessi, con mezzi come gli strumenti della teologia e della filosofia. Ed è possibile farlo proprio oggi, in mezzo al disastro che stiamo vivendo, proprio perché si palesa l’opportunità di entrare in comunione con in Logos». Il libro di Toto, scrive Fusaro, «non fa pace con il mondo». E in più «resiste eroicamente» al nuovo ateismo che non si preoccupa più di contestare l’idea di Dio, ma si limita ad agire come se non esistesse. «L’ateismo liquido dice formalmente di credere in Dio e, insieme, aderisce ai canoni del nichilismo relativista della civiltà dei consumi, nei cui spazi ogni valore e l’idea stessa di verità sono negoziabili». Una critica che finisce per coinvolgere le stesse istituzioni religiose: «Uno dei drammi delle religioni – dice Toto – è che, da mezzo, si sono trasformate esse stesse in fine: quindi non rappresentano più un’indagine, un mezzo che conduce a porsi delle domande e casomai a ricevere risposte ai tre questiti fondamentali: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo».Tracce che, invece, un cantautore come Povia dichiara di intravedere tra le pagine di “Logos”: «Mai come in questo momento, in un mondo di fabbriche di degrado culturale e spirituale – scrive – c’era bisogno di un libro così profondo e di avvicinamento al Dio-Speranza, con un linguaggio giovane e semplice». Esplicito il messaggio all’autore: «Grazie, Carlo: mi hai fatto sentire meno solo e ancora più sveglio». Il testo trasporta il lettore in un viaggio tra il passato, il presente e il futuro, immergendolo nel mistero della vita con i suoi aspetti naturali e “soprannaturali”, cioè sovrumani, partendo dall’analisi dei testi evangelici, riletti in chiave teologica (la dichiarata presenza del divino, nella letteratura cristica) e simbologico-esoterica (il “vero significato”, cifrato, dei suoi tanti messaggi, inclusi quelli politico-sociali). Fusaro concorda: «Il messaggio cristico è ampiamente politico: il “regno dei cieli” diventa l’ideale in nome del quale contestare il regno terreno». Qualcosa che, secondo il fondatore di Vox Italia, risuona nella stessa “Politica” di Aristotele, laddove si critica la “crematistica” (il proto-capitalismo, la ricerca del profitto illimitato) contrapposta «alla giusta economia, quella che mira a soddisfare bisogni finiti», primari.Prendendo a prestito l’interpretazione teologica dei Vangeli, lo stesso Fusaro cita la cacciata dei mercanti dal tempio, che avrebbero «dissacrato un luogo non deputato a vendere merce»: il testo sanzionerebbe «la profanazione che il mercato fa degli spazi sacri». Altro insegnamento, dal “miracolo” della moltiplicazione dei pani e dei pesci: «Con una giusta distribuzione dei beni c’è abbondanza per tutti: un comunitarismo che rovescia le logiche iper-egoistiche del profitto». Chiosa Carlo Toto: «Significa che bisogna passare dalla competizione alla condivisione, che infatti produce abbondanza. Non come il capitalismo, che fatalmente lascia sempre indietro qualcuno, essendo incapace di un’inclusione totale». E Dio dove sarebbe, in tutto questo? Sempre inforcando gli occhiali della teologia cristiana che ha reinterpretato la Bibbia ebraica, fusaro vede già nella Genesi «il limite a cui attenersi», assegnato dalla divinità: «La hybris scaturisce quando l’uomo supera quel limite sostituendosi a Dio, ascoltando il serpente che lo esorta a violare la legge del limite: e l’alta finanza è una violazione permanente, la promessa di fare ciò che vogliamo del mondo soggiogandolo al nostro desiderio di volontà di potenza».All’esplosione della crisi Covid, c’è stato anche chi ha sostenuto che la divinità opererebbe anche attraverso le pandemie, come castigo inflitto all’umanità. Forse non è esattamente una novità, dice sempre Fusaro, se persino l’Iliade si apre con Apollo che scatena proprio una pandemia per punire gli Achei, che non avevano trattato in modo conveniente il suo sacerdote. Carlo Toto ricorre all’astrazione anche simbolica, riflettendo sulla catarsi che nasce proprio dall’inabissarsi nella “nigredo” alchemica, in un mondo trasformato in gigantesco Athanor: non tutto il male viene per nuocere? «Solo da un grande male può nascere un grande bene: è la crisi, che fa crescere». L’autore evoca la croce francescana, la fatale intersezione «tra spirito e materia, Logos e Polis». E cita “La Repubblica” di Platone, «la piramide dei saggi che governano l’armonia». L’indagine tra i “messaggi nascosti di Gesù” «vuole stimolare la coscienza a guardare oltre, verso una nuova umanità». Carlo Toto ci crede: «Sarà un’umanità d’oro, che godrà il ritorno del Messia». Traduzione: i disastri di oggi sono pietre preziose, inciampi dolorosi ma decisivi per imparare finalmente a vivere seguendo “la via dell’amore”.(Il libro: “Logos. I messaggi nascosti di Gesù”, Terre Sommerse, 16 euro. Prefazioni di Diego Fusaro e Giuseppe Povia. Toto è anche animatore dell’associazione United Artists for Human Rights).«In quel tempo di grande angoscia sorgerà Michele, il capo dei principi dell’esercito celeste, e il popolo sarà salvato». Carlo Toto è tra quanti citano la Bibbia (il Libro di Daniele, in questo caso) per trarne insegnamenti universali, sempre validi, a partire da quelli dei tantissimi Vangeli che narrano frammenti della vita del predicatore più famoso di sempre: un personaggio forse esistito davvero, duemila anni fa. E’ esattamente l’oggetto d’indagine che Toto – autore e regista, studioso di Francesco d’Assisi e appassionato templarista – propone nel saggio “Logos”, sottotitolo “I messaggi nascosti di Gesù”, con prefazioni del filosofo Diego Fusaro e del cantante Giuseppe Povia. Atmosfere remote, come le sabbie egizie di Nag Hammadi: la scoperta dei manoscritti gnostici, che sfaccettano il ritratto del famoso personaggio in base a cui ancora contiamo gli anni (prima e dopo Cristo). Eppure, sembrano parole vicinissime ai nostri giorni tormentati, in questo 2020. «Tempi difficili vive l’umanità: crisi economiche, guerre, cambiamenti climatici, terremoti, pandemie, difficoltà nelle relazioni sociali». Uno scenario inquietante, «simile a quello descritto nel testo dell’Apocalisse».
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“Il piano di Conte: 5.000 contagi e lockdown a novembre”
«Ci restano 2-3 settimane», avrebbe detto Walter Ricciardi a “Repubblica”, il giornale degli Elkann che è in prima linea nella drammatizzazione della “crescita dei contagi” (per lo più di asintomatici) registrata di pari passo con l’aumento dei tamponi. Lo fa notare Diego Fusaro su YouTube: l’intento sarebbe quello di tornare rapidamente alla fase-1, cioè al lockdown, incolpando i cittadini “irresponsabili” e “negazionisti”. «Il piano del governo Conte per arrivare al lockdown si sta delineando nella sua chiarezza», scrive “Il Mondo Quotidiano”, rilanciando l’allarme di Fusaro. «Dopo una estate a cui è stato dato modo alla gente di rilassarsi e un numero di test giornaliero risibile, si è passati alla Fase 2 con l’innalzamento del numero dei tamponi alla caccia di nuovi positivi», scrive il blog. «Vi è però una sostanziale differenza rispetto ai primi mesi dell’epidemia: i nuovi positivi sono per lo più asintomatici, poiché il virus è mutato e si è adattato all’organismo ospite. Ciò ha portato il professor Zangrillo a concludere che, dal punto di vista clinico, il coronavirus era da considerarsi finito». In compenso, «dal punto di vista della strumentalizzazione politica il coronavirus è più vivo che mai», e anche se «non è più in grado di mettere a rischio la tenuta delle strutture sanitarie», come parrebbe, «la proroga dello stato d’emergenza viene giustificata in funzione preventiva».In breve, secondo “Il Mondo Quotidiano”, Conte afferma che con i Dpcm è più facile intervenire laddove si renda necessario; ma se le strutture sanitarie non sono in affanno, «non ha senso prorogare lo stato di eccezione che il premier, a questo punto, vorrebbe infinito». Anche da questo punto di vista, il discorso di Conte non regge: «Nel caso in cui si rendesse necessario intervenire rapidamente, basterebbe una seduta d’urgenza del Consiglio dei Ministri per ripristinare lo stato d’emergenza». Secondo il blog, il vero fine di Conte è quindi quello di gestire il potere in maniera assoluta, e prepararsi a “spendere” i soldi dell’eventuale Recovery Fund. «Pd e M5S non hanno altra scelta che sostenerlo. Conte lo sa e ne approfitta per ricattarli (”o me o Salvini”)». L’attuale emergenza – sostiene il “Mondo Quotidiano” – non potrebbe esistere «senza il terrorismo mediatico attuato da giornali, Tv e scienziati compiacenti (come Burioni, Crisanti, Ilaria Capua, Lopalco) presentati come autorità nel campo della virologia quando in realtà non lo sono». Il piano di Conte sarebbe dunque quello di attuare in Italia «una dittatura personale», addirittura «come quella di Mussolini». Per ottenere questo risultato, «gli occorre procedere a passi spediti verso il lockdown».Nuovo “coprifuoco” in arrivo? Magari «non proprio come a marzo, ma chiudendo tutte le attività pubbliche, salvo quelle produttive: i cittadini saranno quindi reclusi nelle loro case, da cui potranno uscire solo per andare al lavoro». Il “Mondo Quotidiano” sottoscrive la più inquietante delle previsioni: «Tutte le attività commerciali falliranno e milioni di disoccupati dovranno essere sfamati dal governo». Conte avrebbe pensato anche a loro: «Con la politica dei bonus darà agli italiani come mangiare, proprio come se si fosse in guerra. Ma non si potrà lavorare, se non in fabbrica o negli uffici». Ed ecco il pronostico: «Per raggiungere questo obiettivo, Conte deve arrivare almeno a 5.000 contagiati al giorno». E per fare ciò «il numero dei test dovrà essere portato almeno a 300.000 tamponi al giorno (rispetto agli attuali 120.000)». La volontà di aumentare il tracciamento – che di per sé rappresenta una forma di monitoraggio – è dimostrata dall’allestimento di 24 nuovi laboratori. «Non farà differenza il fatto che il 95% o più dei positivi risulteranno asintomatici», avverte il blog: «Nella propaganda terroristica del coronavirus, anche chi non ha sintomi viene considerato malato e potenzialmente un untore».Sempre secondo “Il Mondo Quotidiano”, la nuova chiusura totale «scatterà verso novembre», e addirittura «sarà mantenuta fino ad aprile», ovvero quando arriverà «il micidiale vaccino di AstraZeneca, multinazionale già al centro di vari scandali». Non c’è da sperare che un’inversione di rotta, «nella grande fiction del coronavirus», possa giungere dal Quirinale: anche Mattarella ha convalidato la preoccupazione governativa per l’aumento dei contagi, senza distinguere tra sintomaci e non. Per il “Mondo Quotidiano”, si evita di ammettere che «la crescita della curva è la diretta conseguenza dell’abnorme aumento del numero dei test, come denunciato dalla dottossa Maria Rita Gismondo», dell’ospedale Sacco di Milano. «A drammatizzare il quadro», inoltre, «è arrivata la notizia dell’intervento dei militari che aiuteranno le forze dell’ordine nei controlli». Secondo il blog «il vaccino non sarà reso obbligatorio, ma verrà presentato come via d’uscita dalla “reclusione de facto” a cui milioni di cittadini saranno stati costretti». Si vivrebbe quindi «in un regime autoritario, controllato e senza più possibilità di tornare alla vita di un tempo». Anche il “Mondo Quotidiano” guarda alle presidenziali americane di novembre: «Se vincerà Trump, il mondo avrà una chance di tornare libero. Se vincerà Biden, il mondo intero precipiterà in una dittatura di stampo cinese».«Ci restano 2-3 settimane», avrebbe detto Walter Ricciardi a “Repubblica”, il giornale degli Elkann che è in prima linea nella drammatizzazione della “crescita dei contagi” (per lo più di asintomatici) registrata di pari passo con l’aumento dei tamponi. Lo fa notare Diego Fusaro su YouTube: l’intento sarebbe quello di tornare rapidamente alla fase-1, cioè al lockdown, incolpando i cittadini “irresponsabili” e “negazionisti”. Già dirigente dell’Oms, Ricciardi (consulente di Speranza al ministero della sanità) appare di fatto come uno dei massimi ispiratori della strategia anti-Covid. «Il piano del governo Conte per arrivare al lockdown si sta delineando nella sua chiarezza», scrive “Il Mondo Quotidiano“, rilanciando l’allarme di Fusaro. «Dopo una estate a cui è stato dato modo alla gente di rilassarsi e un numero di test giornaliero risibile, si è passati alla Fase 2 con l’innalzamento del numero dei tamponi alla caccia di nuovi positivi», scrive il blog. «Vi è però una sostanziale differenza rispetto ai primi mesi dell’epidemia: i nuovi positivi sono per lo più asintomatici, poiché il virus è mutato e si è adattato all’organismo ospite. Ciò ha portato il professor Zangrillo a concludere che, dal punto di vista clinico, il coronavirus era da considerarsi finito». In compenso, «dal punto di vista della strumentalizzazione politica il coronavirus è più vivo che mai», e anche se «non è più in grado di mettere a rischio la tenuta delle strutture sanitarie», come parrebbe, «la proroga dello stato d’emergenza viene giustificata in funzione preventiva».
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Abolire la normalità: il futuro mostruoso che ci imporranno
Sono fermamente convinto che si possa delineare uno scenario grosso modo analogo a quello seguente: gli amministratori del nuovo ordine terapeuticamente corretto non smetteranno di tormentarci fintantoché la nuova normalità non sarà stata introiettata e accettata dai più come naturale. La vecchia normalità sarà obliata, rimossa. Quasi come non fosse mai esistita. Nel nuovo ordine terapeuticamente corretto che stanno forgiando con zelo giorno dopo giorno mediante pratiche fra il grottesco e il terroristico, si porteranno sempre e comunque le mascherine. Il ceto medio sarà stato annientato, le aziende e le botteghe chiuse per sempre, i lavoratori licenziati. Anziché cittadini con diritti e doveri, vi saranno solo plebi private di tutto, analoghe per stile di vita ai migranti, cioè il nuovo modus che il capitale dominante te ha scelto come modello antropologico ed esistenziale. È solo per questo che finge di amarli: per estendere e generalizzare il nuovo modus vivendi all’intera popolazione mondiale. Queste nuove plebi condannate alla miseria saranno private di tutto e rigorosamente distanziate dai villini dei patrizi.Il fondamento socio-economico del nuovo capitalismo terapeutico sarà un collettivismo oligarchico, per dirla con Orwell. Avremo da un lato masse di disperati a cui avranno portato via tutto, costrette a vivere nel distanziamento e rinchiuse in casa. Dall’altro avremo élite milionarie senza mascherina, in ville spaziose e fortificate, tranquille perché le plebi saranno state finalmente messe nelle condizioni di non nuocere più un alcun modo al nuovo spietato ordine. Sarà la società più rigorosamente asimmetrica dell’intera storia umana. Appariranno addirittura democratiche e piene di diritti forme del passato: l’antico Egitto con i faraoni e gli schiavi che trascinavano i blocchi potrà addirittura apparire meno disumano rispetto al nuovo collettivismo oligarchico che prende forma sotto i nostri occhi ogni giorno. In nome della lotta al virus occorre rinunziare a tutto, è questo il teorema fondativo del nuovo capitalismo terapeutico. È in nome di questo teorema che ci hanno già portato via la vecchia normalità, rubricata ormai come qualcosa di passato, di superato. È con la nuova normalità che bisogna fare i conti. Qui bisogna apprendere a esistere.(Diego Fusaro, “Il terribile futuro che stanno architettando sarà spietato: il prossimo passo è cancellare per sempre la normalità”, da “Radio Radio” del 25 agosto 2020. Filosofo, saggista e opinionista, Fusaro è il fondatore del movimento Vox Italia, di orientamento sovranista. Si considera «allievo indipendente» di pensatori come Hegel e Marx, mentre tra gli italiani predilige Antonio Gramsci e Giovanni Gentile. Nelle sue pubblicazioni ha trattato del pensiero di Marx nell’ottica dell’idealismo tedesco, accostando alla critica del sistema capitalistico elementi tratti dalla tradizione “comunitarista” teorizzata dal filosofo italiano Costanzo Preve).Sono fermamente convinto che si possa delineare uno scenario grosso modo analogo a quello seguente: gli amministratori del nuovo ordine terapeuticamente corretto non smetteranno di tormentarci fintantoché la nuova normalità non sarà stata introiettata e accettata dai più come naturale. La vecchia normalità sarà obliata, rimossa. Quasi come non fosse mai esistita. Nel nuovo ordine terapeuticamente corretto che stanno forgiando con zelo giorno dopo giorno mediante pratiche fra il grottesco e il terroristico, si porteranno sempre e comunque le mascherine. Il ceto medio sarà stato annientato, le aziende e le botteghe chiuse per sempre, i lavoratori licenziati. Anziché cittadini con diritti e doveri, vi saranno solo plebi private di tutto, analoghe per stile di vita ai migranti, cioè il nuovo modus che il capitale dominante te ha scelto come modello antropologico ed esistenziale. È solo per questo che finge di amarli: per estendere e generalizzare il nuovo modus vivendi all’intera popolazione mondiale. Queste nuove plebi condannate alla miseria saranno private di tutto e rigorosamente distanziate dai villini dei patrizi.
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Partitini antisistema: tanti galli nel pollaio, ma poche galline
Pochi giorni fa, alla trasmissione televisiva “Fuori dal Coro”, il giornalista e parlamentare ex M5S Gianluigi Paragone fa un annuncio che la stampa ha preso troppo sotto gamba, come successe analogamente per il Movimento di Grillo e Casaleggio. L’ex conduttore di “La Gabbia” comunica la nascita di un nuovo partito antieuropeista e antisistema: la copia all’italiana del Brexit party di Nigel Farage con il quale ha già preso contatti, insieme ad altri think-thank. Paragone fissa l’obiettivo del partito nel primo articolo di un ipotetico statuto o manifesto: l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea e conseguentemente dall’Eurozona. «Non troppo ambizioso!», direbbe un Plutoniano (di Plutone) appena sbarcato sul pianeta Terra. Intendiamoci, un Vero Partito che avesse finalità chiare su questi temi cruciali sarebbe quanto mai necessario e urgente. Quindi, prendiamo positivamente questo annuncio fatto a “Fuori dal Coro”, ma esprimiamo anche una grossa riserva: nella patria della moda, da troppo tempo, creiamo ciclicamente movimenti o partiti che però non sembrano sapersi distaccare dal modus operandi della vecchia politica; imbarcare da subito e in maniera trasversale un sacco di gente, indipendentemente dalla loro provenienza politica, basta riempire. Peraltro, colmando contenitori politici sempre più improvvisati e, quindi, provvisori.Il panorama politico attuale è già pieno zeppo di movimenti e partiti sovranisti o pseudosovranisti. Prendiamo la realtà più recente e concreta: i rossobruni Vox Italia di Toscano, Sottile e Fusaro. Alle comunali di Gioia Tauro, con il loro precedente movimento, Risorgimento Meridionale per l’Italia, non raggiunsero nemmeno il 3% delle preferenze (281 voti su 10.208 totali), un vero flop elettorale. Sempre in Vox ritroviamo l’avvocato Marco Mori che precedentemente aveva militato in CasaPound, con cui aveva collezionato una serie di débacle alle politiche nazionali non riuscendo mai a superare il 2% delle preferenze. Poi abbiamo il Fronte Sovranista Italiano (Fsi) che alle regionali umbre del 2019 non arriva nemmeno al 0,2%, così come i Gilet Arancioni del “personaggio” Pappalardo: un misero 0,13%. Alle politiche del 2018 la Lista del Popolo per la Costituzione non supera lo 0,03%, i Forconi nemmeno lo 0,1%. Inoltre, in rampa di lancio per la prova del voto, abbiamo anche i nuovi movimenti come quello della deputata Sara Cunial (ex 5 Stelle) con R2020 e il Movimento 3V.Insomma, il panorama politico italiano anti-sistema è molto variegato e troppo spesso capeggiato da persone o personaggi di discutibile credibilità, che potrebbero anche ritrovarsi in qualche contenitore politico nuovo di zecca, magari proprio quello annunciato dall’ex M5S Gianluigi Paragone, vista la tendenza italica alle ammucchiate, al sorbire continuamente all’elettorato la zuppa stagionale: patate, porri, qualche zucchina e, soprattutto, cetrioli. Tanti cetrioli. Il giornalista varesino dovrà stare molto attento, perché non è più il tempo di scherzare o pensare a racimolare voti ovunque per dire “poi vedremo”, “poi sistemeremo”, “poi ci penseremo”. E’ il momento dei fatti, e per farli bisogna farsi rappresentare da persone credibili, pulite e sincere. L’Italia sforna direttivi, movimenti e partiti-pollaio da una vita: tanti galli da combattimento, senza galline. Ecco perché niente di politicamente fecondo è giunto fino ad oggi. Il nostro paese, come sa bene Gianluigi Paragone, non se lo può più permettere.(Andrea Leone, “Partito Italexit: Paragone, attento al contenitore”, da “Come Don Chisciotte” del 25 giugno 2020).Pochi giorni fa, alla trasmissione televisiva “Fuori dal Coro”, il giornalista e parlamentare ex M5S Gianluigi Paragone fa un annuncio che la stampa ha preso troppo sotto gamba, come successe analogamente per il Movimento di Grillo e Casaleggio. L’ex conduttore di “La Gabbia” comunica la nascita di un nuovo partito antieuropeista e antisistema: la copia all’italiana del Brexit party di Nigel Farage con il quale ha già preso contatti, insieme ad altri think-thank. Paragone fissa l’obiettivo del partito nel primo articolo di un ipotetico statuto o manifesto: l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea e conseguentemente dall’Eurozona. «Non troppo ambizioso!», direbbe un Plutoniano (di Plutone) appena sbarcato sul pianeta Terra. Intendiamoci, un Vero Partito che avesse finalità chiare su questi temi cruciali sarebbe quanto mai necessario e urgente. Quindi, prendiamo positivamente questo annuncio fatto a “Fuori dal Coro”, ma esprimiamo anche una grossa riserva: nella patria della moda, da troppo tempo, creiamo ciclicamente movimenti o partiti che però non sembrano sapersi distaccare dal modus operandi della vecchia politica; imbarcare da subito e in maniera trasversale un sacco di gente, indipendentemente dalla loro provenienza politica, basta riempire. Peraltro, colmando contenitori politici sempre più improvvisati e, quindi, provvisori.
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Il bluff Covid smascherato da Zangrillo, Tarro e De Donno
Il paradigma emergenziale si regge su questo presupposto: le misure di emergenza sarebbero illegittime in una condizione di normalità, ma fintanto che vi è l’emergenza hanno la loro ragione d’esistere. E’ ovvio che in questo modo, per dirne una, la Costituzione è in alcuni sui punti cardinali sospesa non al livello formale, ma in ragione dell’emergenza. In sintesi: il modello narrativo è quello di mantenere viva l’emergenza per poter mantenere sempre vive le misure emergenenziali. Cosa ha fatto il dottor Zangrillo? Ha smascherato il dispositivo, specificando testualmente che il virus clinicamente non esiste più, che da tre mesi vengono sciorinati tutta una serie di numeri che hanno evidenza zero, che si usa il dato come foglia di fico obiettiva per far passare elementi soggettivi e politici, e che qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di aver terrorizzato il paese. Il problema, per virologi e vaticinanti, è che Zangrillo non è un terrapiattista della medicina o un rozzo incolto della piazza che non ha competenze, ma uno di loro a tutti gli effetti, e per di più direttore della terapia intensiva a Milano, che quindi rovescia il paradigma narrativo ribaltando la loro narrazione. E’ questo il problema della comunità scientifica.Paradossalmente vi faccio notare come ieri in un telegiornale venissero contrapposte alle parole di Zangrillo quelle del ministro Speranza, che non è medico. Quando si tratta di contestare una tesi antagonista rispetto a quella dominante, allora valgono anche le parole di un non esperto. Se tu sei un medico giustamente hai tutto il diritto di criticarlo e confutarlo, ma non puoi dissociarti con una presa di posizione che ha il sapore di una presa di posizione politica, dicendo “l’emergenza c’è ancora”. Va bene, ma spiegaci come. La verità è questa, che la scienza va rispettata perché vi sono persone oneste e corrette come Zangrillo, come Tarro e come De Donno, che si differenziano dai teologi della scienza, cioè da quelli che usano la scienza come semplice regime narrativo del capitalismo terapeutico. Il potere una volta si fondava sul regime del teologo, oggi si fonda sul regime narrativo del medico. Io creerei di tutta risposta questo piccolo Pantheon a cui credo si aggiungeranno altri con Zangrillo, Tarro e De Donno, che in questi mesi sono andati controcorrente in modo disinteressato.(Diego Fusaro, “Zangrillo, Tarro e De Donno li hanno smascherati, perciò li diffamano”; dichiarazioni rilasciate a “Radio Radio” il 7 giugno 2020, riprese sul sito dell’emittente. «L’occhio del ciclone della narrazione virologica cambia continuamente protagonisti, e stavolta sembra essere il turno del dottor Alberto Zangrillo», scrive “Radio Radio”. «Le sue parole a “Mezz’ora in più” sulla rete pubblica hanno generato un vero e proprio parapiglia tra medici di due opposte fazioni: chi vive il reparto e perciò testimonia la una sorta di indebolimento del Covid, non più aggressivo come nei mesi scorsi, e chi invece ribatte: “L’emergenza c’è ancora”». Cambiano i protagonisti ma non il tema: «Le restrizioni in ragione delle quali per mesi la popolazione è stata in quarantena, confidando nella buona riuscita di tale provvedimento, sembrano rivelarsi secondo una cospicua parte di scienziati e del comitato tecnico scientifico la causa del calo dei contagi, ma sebbene non siano ancora finite se ne minacciano già di nuove parlando di un ipotetico ritorno del virus in autunno».Il paradigma emergenziale si regge su questo presupposto: le misure di emergenza sarebbero illegittime in una condizione di normalità, ma fintanto che vi è l’emergenza hanno la loro ragione d’esistere. E’ ovvio che in questo modo, per dirne una, la Costituzione è in alcuni sui punti cardinali sospesa non al livello formale, ma in ragione dell’emergenza. In sintesi: il modello narrativo è quello di mantenere viva l’emergenza per poter mantenere sempre vive le misure emergenenziali. Cosa ha fatto il dottor Zangrillo? Ha smascherato il dispositivo, specificando testualmente che il virus clinicamente non esiste più, che da tre mesi vengono sciorinati tutta una serie di numeri che hanno evidenza zero, che si usa il dato come foglia di fico obiettiva per far passare elementi soggettivi e politici, e che qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di aver terrorizzato il paese. Il problema, per virologi e vaticinanti, è che Zangrillo non è un terrapiattista della medicina o un rozzo incolto della piazza che non ha competenze, ma uno di loro a tutti gli effetti, e per di più direttore della terapia intensiva a Milano, che quindi rovescia il paradigma narrativo ribaltando la loro narrazione. E’ questo il problema della comunità scientifica.
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Censura: vietato indagare sugli Usa all’origine del Covid-19
Quando ci fu l’epidemia di Ebola in Africa, nell’autunno del 2014, pubblicammo su “Luogo Comune” la notizia, uscita su un quotidiano della Liberia, il “Daily Observer”, nella quale uno scienziato locale, il dottor Broderick, accusava apertamente gli americani di aver ingegnerizzato in laboratorio il virus dell’Ebola. Il nostro articolo fece un certo scalpore, e la redazione di “Matrix” mi invitò in trasmissione per andare a parlarne. Io sapevo benissimo quello che sarebbe successo, ma decisi di andarci comunque. «So che lei ha pronto del materiale, su Ebola: anche qui c’è una teoria e un sospetto dietrologico», mi presentò Luca Telese. Spiegai che non avevo nessuna informazione particolare. I sospetti affioravano, ad esempio, proprio sul “Daily Observer”, citato anche da “Matrix” (ma per un altro articolo). «Sullo stesso giornale, la settimana scorsa – spiegai – un noto scienziato ha pubblicato un articolo nel quale lui (non io) accusa apertamente gli Stati Uniti, o quantomeno il Pentagono, di aver bio-ingegnerizzato questo virus, e poi di averlo portato in Africa. Di qui poi la teoria del complotto si dirama in due direzioni». Quali?Telese interpella una virologa, Silvia Meschi, che sembra non rispondere alla domanda. In realtà in studio mi avevano lasciato parlare e la discussione con Telese si era effettivamente sviluppata, ma i produttori della trasmissione, in fase di montaggio, avevano poi deciso di tagliarla. «Bio-ingegnerizzato vuol dire cambiato, modificato», spiega la Meschi, che afferma di “non credere” che questo possa realmente avvenire. «Eppure – obietta Telese – spesso i virus sono stati usati per la guerra batteriologica». Per la Meschi, il virus dell’Ebola è «poco diverso» da quelli che avevano causato epidemie negli anni precedenti. Visto? Quando ho iniziato a spiegare che la cosiddetta teoria del complotto si dirama in due direzioni, la parola viene subito data alla virologa, che dice: non ci credo. In realtà, in tramissione io avevo approfondito la questione: Telese mi aveva lasciato parlare fino in fondo. Poi, evidentemente, in montaggio, i produttori hanno deciso che fosse meglio non approfondire troppo, “tagliando” sulla virologa (che poi, di fatto, ha ammesso lei stessa che il virus era stato modificato).Comunque, il succo della faccenda è che il mainstream non vuole affrontare quell’argomento: lo sfiora, al massimo, col brivido del peccato; ma poi, prima di accusare seriamente gli americani di qualunque cosa, ci pensa due volte. Nel pezzo che è stato tagliato, infatti, io avevo suggerito che, una volta finita l’epidemia, i giornalisti scavassero più a fondo, sulle vere responsabilità di chi aveva messo in giro questo virus. Ma naturalmente, sul mainstream, questo dibattito non c’è mai stato. Adesso sta succedendo la stessa cosa: parte l’epidemia in Cina e mette la sua economia in ginocchio, proprio mentre gli americani stavano cercando di contrastare la poderosa crescita economica dei cinesi. Cioè: quello che gli americani non sono riusciti a fare in due anni di guerra sui dazi, il virus è riuscito a farlo in soli due mesi. Ovviamente a qualcuno viene il sospetto: che ci sia stata, magari, una “manina” americana, che abbia lasciato in giro distrattamente, da qualche parte, in Cina, il virus bio-ingegnerizzato? E non è un sospetto fondato sul nulla.Il 31 gennaio, infatti, l’università di Nuova Delhi pubblica una ricerca intitolata: “Strane somiglianze di inserti unici, nel coronavirus 19, di proteine di Hiv”. Per chi è interessato, esiste su YouTube un video intitolato “Gli studi dell’università di Delhi”, che traduce praticamente tutta la ricerca, passo per passo. In sintesi, viene fuori che i ricercatori hanno trovato nel virus delle tracce evidenti di una manipolazione genetica. Curiosamente, due giorni dopo la ricerca viene ritirata senza una valida spiegazione, e scompare nel nulla: nessuno ne parla più. Naturalmente sappiamo tutti quanto è facile obbligare un’università a ritirare una qualunque cosa, se dà fastidio: basta ricattarli, dicendo che non riceveranno più finanziamenti, e saranno disposti anche a sostenere che la Terra è piatta. Questa è dietrologia, d’accordo. Ma resta il fatto che nessuno ha mai smentito, scientificamente, i dati contenuti nella ricerca.A supporto della tesi del virus bio-ingegnerizzato interviene anche il professor Francis Boyle dell’università dell’Illinois, cioè l’uomo che nel 1989 ha scritto la legge americana sull’utilizzo di armi biologiche. Nelle scorse settimane, Boyle ha rilasciato diverse interviste, nelle quali sostiene che il coronavirus attuale sia un prodotto di ingegneria genetica. Quindi non è l’ultimo dei cretini, ad affermarlo. Poi succede che, il 26 febbraio, Roberto Quaglia produce un video intitolato “Sbalorditive coincidenze”, nel quale riprende l’ipotesi della “manina” americana. E trova anche quella che sarebbe stata l’occasione propizia per trasportare comodamente il virus in Cina: i giochi militari internazionali, a cui hanno partecipato anche 300 soldati americani, che si svolti proprio a Wuhan nell’ottobre del 2019 (cioè alcune settimane prima della comparsa dell’epidemia in quella zona). «Guardacaso – dice Quaglia – due settimane sono proprio i tempi dell’incubazione». L’affluenza di militari da tutto il mondo, aggiunge, «ad una eventuale nazione-canaglia fornirebbe l’occasione perfetta per contrabbandare in loco eventuali patogeni da rilasciare segretamente».Naturalmente, Quaglia non afferma con certezza che siano stati gli americani. Ma sottolinea, appunto, la “curiosa coincidenza”. Tra le altre cose, Quaglia ha anche fatto notare che lui aveva già anticipato l’ipotesi di un utilizzo di armi anche di tipo biologico in un suo libro, pubblicato 15 anni fa, “Il mito dell’11 Settembre”, in cui si parla di armi biologiche “etniche”. Il video di Quaglia ha avuto un successo enorme: ha raggiunto mezzo milione di visualizzazioni in pochi giorni, oggi è arrivato a oltre 900.000 visualizzazioni e sta per raggiungere il milione. E temo che questo gli sia costato caro: perché, curiosamente, proprio in questi giorni Amazon ha deciso, senza motivo apparente, di togliere dalla vendita il libro di Quaglia. Gli hanno dato solo una motivazione generica, del tipo “non rispetta i nostri standard”. Chiaramente è una motivazione che non sta in piedi, visto che il libro è stato su Amazon per alemeno 10 anni. Non se n’erano accorti, prima, che quel libro “non rispettava gli standard”? Evidentemente quel libro dava molto fastidio. E il fatto che adesso avesse cominciato a vendere molto ha portato qualcuno a decidere che era meglio toglierlo di mezzo.Capito come funziona, il sistema? Si chiama “censura soft”, è una censura invisibile. Chi è interessato, sappia che il libro ormai è disponibile solo sul sito di Roberto Quaglia, all’indirizzo www.mito11settembre.it. Chiusa la parentesi torniamo al virus, perché adesso succede una cosa interessante, Accade infatti che il 13 marzo la Cina accusa ufficialmente gli Stati Uniti di averle portato in casa il virus, e proprio durante le esercitazioni militari di Wuhan. L’accusa è partita da un video nel quale si vede il direttore del Cdc americano, Robert Redfield, che risponde a un’interrogazione parlamentare e ammette che, in America, nei mesi scorsi, ci sono stati dei casi di coronavirus che sono stati fatti passare per normale influenza. La domanda: «In assenza di test, è possibile che coloro che sono stati colpiti dall’influenza possano essere stati catalogati erroneamente, mentre in effetti avevano il Covid-19? Negli Stati Uniti potremmo avere delle persone che muoiono per ciò che sembra un’influenza, mentre in realtà potrebbe essere il coronavirus Covid-19?». Risponde Redfield: «In effetti, oggi negli Usa alcuni casi sono stati diagnosticati in quel modo».Giustamente, quindi, adesso i cinesi chiedono dei chiarimenti, agli americani, per sapere esattamente da quando, effettivamente, il Covid-19 sia in circolazione negli Stati Uniti. Questo è il testo del tweet che è stato fatto il 13 marzo da Lijan Zhao, portavoce del ministero degli esteri cinese: «Il Cdc è stato colto in flagrante. A quando risale il “paziente zero” negli Stati Uniti? Quante persone sono state contagiate? Quali sono i nomi degli ospedali? Potrebbe essere stato l’esercito americano a portare l’epidemia a Wuhan. Stiate trasparenti! Rendete pubblici i vostri dati! Gli Stati Uniti ci debbono una spiegazione». Naturalmente i cinesi non hanno detto che gli americani l’hanno fatto apposta, a portagli il virus: non possono dire una cosa del genere, scatenerebbero una crisi internazionale. Però hanno fatto notare la cosa, e il dubbio l’hanno posto pubblicamente, in forma ufficiale.Quindi, qui le possibilità sono due: o cinesi passano il loro tempo a guardare i video di Roberto Quaglia e si fanno venire delle strane idee di notte, oppure c’è davvero qualcosa ce bolle in pentola (e Quaglia ha semplicemente avuto l’intuizione giusta, due settimane prima che fossero fatte queste dichiarazioni). Fra l’altro, i cinesi hanno protestato con gli americani anche per un’altra cosa: e cioè la strana chiusura del laboratorio di biotecnologia di Fort Detrick, nel Maryland, avvenuta l’estate scorsa. Ufficialmente, il laboratorio è stato chiuso per motivi di sicurezza nazionale, dovuti al fatto che mancavano i controlli per il contenimento dei materiali pericolosi. Quindi i cinesi, giustamente – di nuovo – chiedono chiarimenti anche qui: perché magari, dicono, il virus può essere uscito da lì. E i virus non è scappano dai laboratori da soli, a piedi, di notte: qualcuno deve metterseli in tasca e portarli fuori. Ma anche in questo caso la notizia è caduta nel nulla, e l’argomento non è mai stato ripreso dai media mainstream.Ora, se tutte queste notizie venissero amplificate dai media occidentali, ci sarebbe un certo tipo di pressione pubblica, sugli americani, per fare chiarezza sulla gestione di questi laboratori. Invece, nessuno dei grandi media riprende mai queste notizie. Oppure, peggio ancora: le etichettano subito come bufale, senza fondamento. Dobbiamo tutti accettare questo virus come se fosse una maledizione divina, che ci è piovuta addosso “tramite il pipistrello”. E nessuno si deve mai permettere neppure di suggerire l’ipotesi di una diffusione intenzionale del virus. Questo è il messaggio che sta passando dal mainstream. E’ una cosa che sa bene Diego Fusaro, che in una trasmissione televisiva recente ha provato a suggerire proprio questa ipotesi, ed è stato immediatamente aggredito a messo a tacere dal conduttore e dagli altri, presenti in studio. Fra l’altro, che questa ipotesi sia assolutamente plausibile non lo diciamo solo noi, dell’informazione alternativa. Lo dicono gli stessi documenti della John Hopkins University, la stessa che nel 2019 ha condotto l’ormai arcinota simulazione di pandemia mondiale chiamata “Evento 201″, nella quale si ipotizzava una pandemia di coronavirus che partiva dal Sudamerica per poi diffondersi in tutto il mondo.E c’è anche un altro documento della John Hopkins, che parla chiaramente della possibilità di una diffusione intenzionale del virus. Il documento si chiama “Preparazione per una pandemia da patogeno respiratorio ad alto impatto”, ed è del settembre 2019 (le date sono importanti). Dal documento leggiamo: «Se dovesse presentarsi un patogeno respiratorio ad alto impatto, sia in modo naturale o come risultato di rilascio accidentale, oppure intenzionale, avrebbe probabilmente delle conseguenze significative sulla salute pubblica, sull’economia, sul sociale e sulla politica». Ancora: «I governi nazionali devono prepararsi per l’uso intenzionale di un patogeno di tipo respiratorio. La preparazione ad un evento intenzionale deve includere il riconoscimento del fatto che la diffusione intenzionale di un patogeno respiratorio ad alto impatto potrebbe andare ad aggravare in maniera sostanziale le conseguenze straordinare di una pandemia naturale con lo stesso agente».Quindi non solo prevedono apertamente un rilascio intenzionale, ma dicono anche che le conseguenze sarebbero addirittura peggiori. Ed ecco il motivo: «Una differenza fondamentale tra una situazione di rilascio intenzionale e una in cui il patogeno respiratorio ad alto impatto si diffonde in modo naturale sarebbe la possibilità di perpetrare attacchi multipli, o un “reload”, nel caso di attacco intenzionale». Ad esempio: si potrebbe fare un primo attacco intenzionale in Cina, per mettere in ginocchio la loro economia troppo esuberante, e poi magari un “reload” in Italia, forse per punirci dell’accordo stipulato di recente proprio con la Cina. Un “reload” fatto magari con un virus simile a quello rilasciato in Cina, ma non necessariamente identico. Suona familiare? A questo punto, qualcuno dirà: ma l’ipotesi della diffusione intenzionale non sta piedi, perché comunque, alla fine, sono gli stessi americani che adesso si ritrovano il virus in casa, ed è la loro economia che rischia di essere messa in ginocchio; quindi, non possono averlo fatto loro. All’apparenza è un ragionamento valido, ma in realtà non è così.E’ un po’ come quando senti dire, rispetto all’11 Settembre: gli americani non si farebbero mai, da soli, una cosa del genere. E’ vero: gli americani – intesi come nazione, come popolo nel suo insieme – non si farebbero mai, da soli, una cosa del genere: quella è gente normale, è gente come noi, e le persone normali non si fanno delle cose del genere, da sole. Ma qui non stiamo parlando di un popolo: stiamo parlando di un ristrettissimo gruppo di psicopatici, a cui non può fregare di meno di mettere in ginocchio l’economia di mezzo mondo, perché loro – magari – ne traggono un vantaggio personale. E chi mai, vi chiederete, potrebbe trarre un vantaggio personale da una situazione del genere? Per esempio, potrebbe essere un grande fondo d’investimento internazionale, che abbia scommesso – per esempio, sempre – su un crollo generalizzato di tutte le Borse più importanti entro il mese di marzo di quest’anno. Apriamo a caso il “Wall Street Journal” del 22 novembre scorso, cioè un mese dopo i giochi di Wuhan, e leggiamo il titolo: “Bridgwater scommette un miliardo e mezzo di dollari, in opzioni, sulla caduta dei mercati”.Bridgwater è il più grande fondo d’investimento mondiale, maneggia un capitale complessivo di circa 160 miliardi di dollari. «La Bridgwater e associati – dice l’articolo – ha scommesso oltre un miliardo di dollari che i mercati mondiali crolleranno entro marzo, secondo fonti che sono a conoscenza della faccenda». Ma che strano… Mentre noi siamo tappati in casa, nemmeno fossimo agli arresti domiciliari, mentre ci scanniamo per stabilire quanto sia veramente pericoloso il virus, mentre ormai andiamo in giro per strada evitandoci l’un l’altro come degli appestati, mentre i negozi chiudono, le fabbriche chiudono e la gente si preoccupa seriamente del proprio futuro, c’è qualcuno che sta tranquillamente seduto a guardare gli indici delle Borse che crollano e si prepara magari a incassare qualche miliarduzzo di guadagno, pulito pulito, grazie a tutto quello che succede. Ora, io non posso sostenere che sia questa, per forza, la spiegazione di tutto quello che sta succedendo. Ho solo messo in fila una serie di elementi, che portano a una conclusione sensata.Se ce ne sono altre, cari giornalisti, ben vengano: fatevi avanti. Ma smettetela, per favore, di raccontarci che questo virus ce l’ha portato il pipistrello. Perché, a questo punto, non ci credono più neppure i bambini. A questo punto, voi non offendete più neppure la nostra intelligenza, nel raccontarci queste cose: offendete direttamente la vostra. Fate il vostro dovere, una volta tanto, cari giornalisti. Provate a scavare un po’ più a fondo. Provate a fare due più due, per vedere se – per caso – fa quattro. Lo dico solo per evitare che situazioni del genere si ripetano in futuro. Dovrebbe quindi essere anche il vostro interesse primario, quello di scavare a fondo, senza paura, in queste faccende.(Massimo Mazzucco, video-editoriale “Coronavirus, è stato il pipistrello”, trasmesso in anteprima da “Contro Tv” e poi pubblicato su YouTube e sul blog “Luogo Comune” il 19 marzo 2020).Quando ci fu l’epidemia di Ebola in Africa, nell’autunno del 2014, pubblicammo su “Luogo Comune” la notizia, uscita su un quotidiano della Liberia, il “Daily Observer”, nella quale uno scienziato locale, il dottor Broderick, accusava apertamente gli americani di aver ingegnerizzato in laboratorio il virus dell’Ebola. Il nostro articolo fece un certo scalpore, e la redazione di “Matrix” mi invitò in trasmissione per andare a parlarne. Io sapevo benissimo quello che sarebbe successo, ma decisi di andarci comunque. «So che lei ha pronto del materiale, su Ebola: anche qui c’è una teoria e un sospetto dietrologico», mi presentò Luca Telese. Spiegai che non avevo nessuna informazione particolare. I sospetti affioravano, ad esempio, proprio sul “Daily Observer”, citato anche da “Matrix” (ma per un altro articolo). «Sullo stesso giornale, la settimana scorsa – spiegai – un noto scienziato ha pubblicato un articolo nel quale lui (non io) accusa apertamente gli Stati Uniti, o quantomeno il Pentagono, di aver bio-ingegnerizzato questo virus, e poi di averlo portato in Africa. Di qui poi la teoria del complotto si dirama in due direzioni». Quali?
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Sardine, pesci pagliaccio del potere: epilogo dalla De Filippi
E ora è giunto l’epilogo. Quod erat demonstrandum. Da subito lo dicemmo. E ora ne abbiamo la conferma: esilarante, certo. Abbiamo, cioè, la conferma che si scrive “Sardine” e si legge “pesci pagliaccio”. Pesci pagliaccio prodotti e inscatolati dal potere globalcapitalistico: che li ha prodotti affinché nuotassero nelle acque melmose, basse e fetide del pelago globalista, sempre muovendosi secondo le correnti del politicamente corretto e del nuovo ordine mentale. E ora la conferma definitiva giunge dall’ultimo esilarante episodio della saga tragicomica di questi fenomeni ittici da baraccone, che si sono esibiti alla corte di “Amici” della signora De Filippi. Uno spettacolo che parla da sé. E che rivela l’alto grado di apprezzamento da parte dello stesso potere che li ha macchinati, ideati e inscatolati per gestire il consenso e il dissenso ad usum sui: eccoli, i pesci pagliaccio sul palco di “Amici” a recitare la parte dei dissidenti, dei dissidenti amici del potere finanziario cosmopolitico. Il quale spaccia per dissenso tutto ciò che il vero dissenso possa delegittimare e destituire.Più globalizzazione contro il populismo, più mercato contro il sovranismo, più Europa e meno Italia: un dissenso che non combatte contro nulla e che solo serve a rinsaldare il mortifero giogo del globalismo mercatista che l’ha prodotto in vitro. E che ora, dopo averlo usato, può all’occorrenza scaricarlo in modo esilarante: garantendo, appunto, alle Sardine la fine dei pesci pagliaccio che da sempre sono, sul palco di “Amici”, tra applausi e luci, con nasi incipriati e sorrisoni inebetiti di una gioventù la cui testa è stata sacrificata sull’altare dell’incubo globalista. Una gioventù, in sostanza, che ama le proprie catene e che solo è disposta a lottare contro tutto ciò che eventualmente possa spezzarle, si chiami sovranismo o populismo, socialismo o lotta di classe. Ve le immaginate le Giubbe Gialle o Assange da “Amici”? Certo che no. E infatti il potere massacra senza pietà e le Giubbe Gialle e Assange. E invece celebra i pesci pagliaccio e Greta, Carola e tutti gli altri teatranti messi in scena dal sistema stesso.Sembravano, davvero, fatti apposta per “Amici” più che per le piazze, questi pesci pagliaccio dal futuro garantito da mamma e papà: cerchietto genderisticamente corretto in testa ed erre blesa, sguardo spento o malmostoso a seconda dei casi, nemici in ogni atomo della classe lavoratrice e degli sconfitti del globalismo, questi pesci pagliaccio cresciuti e allevati nell’acquario del padronato cosmopolitico hanno per ora esaurito la loro missione. Hanno servito a dovere il sistema dominante, che distrattamente li ringrazia e, per ora, li ripone nel suo comodo e ben servito acquario, pronto a rispolverarli ove ve ne fosse bisogno. Intanto, assistiamo al temporaneo epilogo di queste creature ittiche prive di spina dorsale: epilogo di cattivo gusto, almeno quanto il loro funambolico esordio, che li aveva fatti apparire un prodotto spontaneo delle piazze. Proprio loro, cresciuti e allevati ad arte con il mangime omologato del sovraffollato acquario del globalismo mercatista.(Diego Fusaro, “Sardine? Semmai sono pesci pagliaccio. Il triste epilogo dalla De Filippi”, da “Affari Italiani” del 29 febbraio 2020).E ora è giunto l’epilogo. Quod erat demonstrandum. Da subito lo dicemmo. E ora ne abbiamo la conferma: esilarante, certo. Abbiamo, cioè, la conferma che si scrive “Sardine” e si legge “pesci pagliaccio”. Pesci pagliaccio prodotti e inscatolati dal potere globalcapitalistico: che li ha prodotti affinché nuotassero nelle acque melmose, basse e fetide del pelago globalista, sempre muovendosi secondo le correnti del politicamente corretto e del nuovo ordine mentale. E ora la conferma definitiva giunge dall’ultimo esilarante episodio della saga tragicomica di questi fenomeni ittici da baraccone, che si sono esibiti alla corte di “Amici” della signora De Filippi. Uno spettacolo che parla da sé. E che rivela l’alto grado di apprezzamento da parte dello stesso potere che li ha macchinati, ideati e inscatolati per gestire il consenso e il dissenso ad usum sui: eccoli, i pesci pagliaccio sul palco di “Amici” a recitare la parte dei dissidenti, dei dissidenti amici del potere finanziario cosmopolitico. Il quale spaccia per dissenso tutto ciò che il vero dissenso possa delegittimare e destituire.
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Usa-Cina, la guerra sporca del coronavirus. Le vittime: noi
Epidemia artificiale, virus da laboratorio appositamente coltivato: attacco alla Cina da parte degli Usa o, addirittura, mossa cinese per contagiare l’Occidente e “vaccinarsi”, in anticipo, da qualsiasi analoga minaccia occidentale? Tutte domande che Simone Galgano riassume in tre possibili scenari, per spiegare il boom del coronavirus, partito in sordina con la notizia del primo contagio a Wuhan, a fine 2019. Premessa geopolitica: gli Usa hanno messo la Cina nel mirino, accusandola di competere in modo sleale nel mercato globale (prodotti a basso costo, senza tutele per i lavoratori e per l’ambiente). Ma fu proprio l’élite del capitalismo occidentale ad affidare al Sud-Est Asiatico il ruolo di “manifattura del pianeta”, che poi i cinesi hanno interpretato alla perfezione. Il potere globalista sapeva benissimo che la delocalizzazione delle industrie avrebbe creato disoccupazione in Occidente, e che il nuovo turbo-capitalismo cinese (controllato dall’oligarchia comunista) avrebbe messo in crisi l’Europa e gli Stati Uniti, imponendo prezzi insostenibilmente bassi. Oggi la leadership Usa “si ricorda” improvvisamente che la Cina non è democratica.Per inciso: Pechino detiene una fetta rilevante del mostruoso debito estero statunitense, il maggiore del mondo (gli Usa consumano, ma il costo lo scaricano sui cinesi). Comodo, oggi, per il debitore insolvente, dichiarare guerra proprio alla Cina, il creditore: guerra ufficiale, con i dazi, e guerra segreta a colpi di virus? L’ipotetica “guerra batteriologica Usa” è il primo dei tre scenari esplorati da Galgano, sul blog “Maestro di Dietrologia”. La cronistoria è precisa. Nel 2017, proprio a Wuhan (l’avanzatissima Silicon Valley cinese) viene aggiornato un importante centro di ricerca di livello 4: oltre al personale cinese operano l’Oms, scienziati inglesi e americani. Obiettivo delle ricerche: un progetto condiviso per la salute pubblica mondiale. Il laboratorio esiste dal 2014, e nel 2015 viene brevettato un vaccino per un nuovo ceppo di coronavirus, molto più pericoloso dell’attuale, grazie anche agli ingenti fondi della Commissione Europea e della Fondazione Gates. A marzo 2019, il Canada invia un pacchetto di virus letale da studiare in caso di contagio a Wuhan. Operazione inizialmente segreta, poi desecretata dallo stesso governo cinese, preoccupato per la pericolosità della circolazione di tali agenti patogeni nel suo territorio.Il 18 ottobre del 2019, il Global Security Studies della John Hopkins University, di concerto con la Fondazione Gates, Bloomberg e il World Economic Forum, riunisce 15 leader mondiali (politici, economisti, filantropi, scienziati e militari) per simulare una pandemia partita ipoteticamente dal Brasile. Lo studio, chiamato Evento 201, riproduce virtualmente un’emergenza di 18 mesi per una pandemia globale, con 65 milioni di morti. Precisamente, l’Evento 201 simula lo scoppio di un coronavirus “zoonotico” che si trasmette da pipistrelli e maiali all’uomo, esattamente come nella spiegazione “scientifica” che ci hanno raccontato i media dopo i primi casi di contagio. Sempre a Wuhan, il 15 ottobre scorso, in occasione dell’evento Military World Games si registra una presenza massiccia di militari occidentali e funzionari del Pentagono, oltre che apparati di intelligence. «Ed è curioso – scrive Galgano – che due settimane dopo, proprio nella stessa città e dopo tutti i precedenti studi virologici e le simulazioni effettuate, sia nata la pandemia: il tempo di incubazione può variare entro un range di 15 giorni e, guarda caso, i primi casi ufficiali sono venuti fuori lo scorso inverno».Secondo la rivista “The Lancet”, il primo caso di infezione risale ipoteticamente al 1° dicembre, e la persona contagiata non si sarebbe mai recata al famoso mercato ittico di Wuhan. Il primo decesso ufficiale è invece dell’11 gennaio 2020. L’emergenza massima cade proprio durante il capodanno cinese, il 25 gennaio, con flussi migratori di centinaia di milioni di persone in viaggio dalle campagne alle città, a bordo di treni e aerei: quale migliore occasione per estendere il contagio? Negli Usa, il super-esperto Francis Boyle lo afferma candidamente, evitando di ricordare che nei laboratori militari di Wuhan non ci sono solo scienziati cinesi. «Il coronavirus è un’arma da guerra biologica creata in un laboratorio di Wuhan, e l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne è già a conoscenza», afferma Boyle in un’intervista video rilasciata al sito “Geopolitics and Empire”. Il professor Boyle, docente di diritto all’Università dell’Illinois, nel 1989 ha redatto il Biological Weapons Act, la legge antiterrorismo per le armi biologiche. Boyle sostiene che il coronavirus, «un’arma da guerra biologica potenzialmente letale», sarebbe «fuoriuscito da un laboratorio di massima sicurezza» di Wuhan.Il governo cinese avrebbe quindi inizialmente cercato di coprire il caso, mentre ora sta adottando misure drastiche per contenere l’epidemia. E visto che il laboratorio Bsl-4 di Wuhan è anche un centro di ricerca dell’Oms, secondo Boyle la stessa organizzazione sanitaria mondiale «non poteva non sapere». Galgano ricorda gli avvertimenti del genarale Fabio Mini, già dirigente Nato: la guerra batteriologica sarà una delle più insidiose, nel futuro. In un mondo fino a ieri traumatizzato dall’Isis, creatura terroristica “fabbricata” in provetta da settori dell’intelligence occidentale, perché escludere che gli stessi poteri occulti che hanno scatenato l’Isis possano ricorrere anche ad agenti patogeni per provocare epidemie letali? «Ci sono troppi investimenti e studi in joinventure con l’apparato militare, per non solleticare certe idee e per non testare e utilizzare tali strumenti», riflette Galgano. «Perché mai gli Usa e altri paesi del blocco occidentale non dovrebbero utilizzare, come armi, eventuali virus da tempo studiati», visto che «il Pentagono, la Nato, l’Oms e tutte le Fondazioni occidentali hanno speso migliaia di miliardi di dollari e fatto ingenti investimenti ovunque in questo settore strategico?».Nella peggiore delle ipotesi, il Covid-19 potrebbe rappresentare «la prima di una lunga serie di pandemie non casuali, un primo vero test di massa per studiare gli effetti su larga scala, non più solamente relegati alle simulazioni teoriche, comprendendo il grado di sostenibilità delle popolazioni e dei diversi governi colpiti dalla “cattiva sorte”». Servirebbe a «verificare sul campo il funzionamento delle quarantene, la reazione delle persone e di eventuali isterie di massa», e in più – fatto non secondario – favorirebbe «una vaccinazione di massa sempre più accettata», oltre a provocare, nel frattempo, ingenti danni collaterali, e cioè «diverse conseguenze negative dal punto di vista finanziario, militare e geopolitico». Una “piccola pandemia” sembra tragicamente funzionale: può destabilizzare l’economia del “rivale”, «senza innescare necessariamente una guerra militare, che forse non converrebbe a nessuno». Per i suoi ipotetici ideatori sarebbe addirittura «un male minore», secondo “Maestro di Dietrologia”, «proprio ora che la Cina stava primeggiando economicamente, proprio durante il capodanno cinese, proprio nella stessa città dove la Fondazione Gates e la “sovragestione” hanno investito e operato nei laboratori di ricerca di Wuhan».Attenzione, sono solo ipotesi: «Non ci sono prove documentabili, ad oggi, che possa essere una strategia voluta». Ci sono semmai «ottimi indizi», sicuramente più numerosi di quelli che depongono a favore della pura casualità, a cui sembrano invece credere i media. Sono gli stessi media che, peraltro – lo ricordano vari medici italiani intervistati da Claudio Messora su “ByoBlu” – stanno trattando il coronavirus come fosse la peste, scatenando il panico tra la popolazione in modo criminale e irresponsabile, data anche la bassissima pericolosità del virus in Italia, che a quanto pare minaccia seriamente solo gli individui anziani e già molto malati. Ma guai a fare ipotesi complottistiche: in televsione, Diego Fusaro è stato zittito (e insultato, come se fosse pazzo) per il solo fatto di aver ipotizzato, a rigor di logica, la possibilità di includere, tra le altre, anche l’eventuale origine dolosa. Su Twitter, Paolo Barbard mette a fuoco un altro indizio preoccupante: a svelare la correlazione tra uomo e pipistrelli, nella propagazione del virus, è stata l’università californiana di Berkeley, e l’ha fatto con uno studio finanziato – con largo anticipo sull’epidemia – proprio dalla Darpa, l’agenzia del Pentagono specializzata in armi sperimentali, biologiche e batteriologiche. Interpellati i diretti interessati, Barnard registra le risposte: «Duemila righe di email firmate da Jared Adams, responsabile della comunicazione della Darpa, e silenzio assoluto invece da parte di Cara Brook, la biologa responsabile della ricerca».Tutta colpa dei soliti “amerikani”, cioè del famigerato Deep State che, dopo aver assassinato i Kennedy e Martin Luther King, avrebbe organizzato l’auto-attentato dell’11 Settembre? Non è detto, osserva “Maestro di Dietrologia”: per Simone Galgano, c’è pure la possibilità che la Cina, ormai messa in stato di assedio dalla superpotenza atlantica, possa aver esibito «la prova di forza del Drago», auto-sabotandosi per dimostrare la sua capacità di resistenza, nel caso qualcuno pensasse davvero di sterminare i cinesi, altrimenti inarrestabili. Galgano la definisce un’eventualità non troppo remota: «La Cina mostrerebbe i muscoli, mettendo in campo una copertura sanitaria su larga scala difficilmente replicabile in altri paesi». Un paese che si presenta «più forte e unito che mai, dinnanzi a sciagure di qualsiasi natura». In pratica: «Sacrificando solo sul breve termine la sua economia», Pechino colpirebbe il business occidentale «puntando su un’economia autarchica, nazionalista, in netto contrasto con la globalizzazione vigente». Un avvertimento alla comunità internazionale: la Cina si salverebbe comunque, mentre a sprofondare saremmo noi. Beninteso: a partire dall’Africa, è in corso una guerra segreta, anche per il controllo delle materie prime.Da parte sua, Pechino non tollera il dissenso e non esita a schiacciare la protesta di Hong Kong. Sarebbe capace di attuare una simile strategia della tensione, tra lacrimogeni e virus, per cristallizzare il potere centrale? In questo – ed è il terzo scenario contemplato da Galgano – è impossibile non tenere conto delle Ur-Lodges, le potenti superlogge internazionali di cui parla Gioele Magaldi nel saggio “Massoni”, pubblicato da Chiarelettere nel 2014: si tratta di «un network di poteri transnazionali, composto da multinazionali di ogni settore strategico “senza patria”, da eserciti senza appartenenza nazionale, da poteri massonici, “magici” ed economici globalisti, che lavorano al di sopra delle entità statuali». Anche la Cina è coinvolta nelle sovragestioni supermassoniche. Reti elusive, che non agiscono per schemi rigidi: «Sono infinitamente più elastiche, non ideologiche. Mutano forma come camaleonti e la loro trasversalità determina la loro forza». In questa piramide di poteri, «ogni livello mette in atto le proprie strategie per soddisfare i suoi bisogni, e le due possibilità descritte precedentemente (una guerra batteriologica Usa e una prova di forza della Cina) possono in questo mondo essere valide entrambe e convivere come opzioni, senza contraddizioni sostanziali».Manipolazioni a catena: «Noi ingenuamente pensiamo che il potere si realizzi e finisca all’interno di Stati sovrani, ma quello è solo un nostro limite culturale e uno dei motivi per i quali viviamo ai piedi dell’oracolo», scrive Galgano. Questa, aggiunge, è «una sovragestione che necessita di abbeverarsi al capitalismo occidentale e di implementare nuove visioni orwelliane distopiche e dispotiche, che si nutre della medicalizzazione di massa e delle tecnologie pervasive di controllo strutturale, per governare i tempi della modernità dall’alto dei cieli, ad libitum». Dacci oggi il nostro virus quotidiano: «Perché dare limiti al potere quando, per definizione, esso non ha forma?». Lo stesso Magaldi ricorda che, nel 1981, le superlogge – soprattutto reazionarie, ma anche progressiste – firmarono lo storico patto “United Freemasons for Globalization”. Alla Cina di Deng Xiaoping – segretamente affiliato al club delle Ur-Lodges neoaristocratiche – fu permesso di entrare nel Wto, senza pretendere che il colosso asiatico si democratizzasse. Oggi, l’ala progressista della supermassoneria sovranazionale contesta questa scelta e pretende che Pechino cambi passo, aprendo alla democrazia. Simmetricamente, il fronte reazionario (rappresentato, al di là delle etichette, da politici “dem” come i Clinton) si intendeva benissimo, fino a ieri, con l’oligarchia cinese.Un equilibrio infranto ora dal protezionismo di Trump, che negli ultimissimi anni ha coagulato attorno a sé l’intera classe dirigente degli Usa, divenuta ostile alla Cina, come conferma un osservatore del calibro di Edward Luttwak. E’ la stessa Nancy Pelosi, boss del partito democratico e acerrima rivale di Trump, a sparare a man salva su Huawei, anche incorrendo in una gaffe clamorosa come quella segnalata da Massimo Mazzucco a “Contro Tv”, in collegamento con Giulietto Chiesa: la Pelosi ha ammesso di temere la tecnologia 5G made in China, proprio perché sa che il digitale (quando è di marca Usa) serve a controllare direttamente gli utenti, attraverso un poderoso spionaggio di massa. «C’è un grande conflitto in atto da diversi anni tra Usa e Cina, e uno dei tanti motivi oggi è rappresentato dal colosso Huawei per il controllo dell’etere globale», ribadisce Galgano. La conferenza sulla sicurezza di Monaco – aggiunge – è diventata l’arena di un nuovo scontro fra gli Usa di Trump e la Cina, che in questa occasione si è difesa sfoderando l’orgoglio socialista, all’insegna dello slogan “non ci fermerà nessuno”.Cuore del confronto, il veto americano su Huawei: «Un cavallo di Troia dei servizi cinesi», secondo il segretario di Stato americano Mike Pompeo, l’uomo che ha brindato all’uccisione in Iraq del leader iraniano Qasem Soleimani, alleato della Cina, assassinato dagli Usa in modo terroristico, con un missile. L’impero non scherza, se vede minacciati i suoi privilegi feudali: consentire a Huawei di installare la rete 5G in Europa «potrebbe arrivare a mettere a rischio la Nato», secondo il ministro della difesa Usa, Mark Esper. Il ministro degli esteri cinese Wang Yi replica senza mezzi termini: «Le accuse sulla Cina sono bugie. Negli Usa non si accetta l’idea del successo in uno Stato socialista, ma questo è ingiusto, i cinesi meritano una vita migliore». Aggiunge: «Nessuno potrà fermarci, la Cina uscirà più forte di prima dall’emergenza del coronavirus», che quindi – secondo Pechino – non comprometterà la crescita del gigante asiatico. «Non vogliamo conflitti con la Cina», dichiara Pompeo, che però avverte: Pechino deve smettere di esercitare pressioni «palesi e nascoste» su nazioni come Italia, Corea del Sud e Iran. «Tutti paesi – chiosa Galgano – curiosamentre tra i più colpiti da questo virus».Epidemia artificiale, virus da laboratorio appositamente coltivato: attacco alla Cina da parte degli Usa o, addirittura, mossa cinese per contagiare l’Occidente e “vaccinarsi”, in anticipo, da qualsiasi analoga minaccia occidentale? Tutte domande che Simone Galgano riassume in tre possibili scenari, per spiegare il boom del coronavirus, partito in sordina con la notizia del primo contagio a Wuhan, a fine 2019. Premessa geopolitica: gli Usa hanno messo la Cina nel mirino, accusandola di competere in modo sleale nel mercato globale (prodotti a basso costo, senza tutele per i lavoratori e per l’ambiente). Ma fu proprio l’élite del capitalismo occidentale ad affidare al Sud-Est Asiatico il ruolo di “manifattura del pianeta”, che poi i cinesi hanno interpretato alla perfezione. Il potere globalista sapeva benissimo che la delocalizzazione delle industrie avrebbe creato disoccupazione in Occidente, e che il nuovo turbo-capitalismo cinese (controllato dall’oligarchia comunista) avrebbe messo in crisi l’Europa e gli Stati Uniti, imponendo prezzi insostenibilmente bassi. Oggi la leadership Usa “si ricorda” improvvisamente che la Cina, non è democratica.
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Casca il mondo, l’Italia sparisce. E nessuno dice la verità
“La guerra infinita”, “Il più grande crimine”, “Massoni”. Tre libri – italiani – senza precedenti nel mondo, quando uscirono. Nel primo, edito da Feltrinelli nel 2003, Giulietto Chiesa svelava la drammatica inconsistenza della versione ufficiale sull’11 Settembre, oggi conclamata: i tremila architetti e ingegneri dell’associazione 9/11 Thruth (e i pompieri di New York) dimostrano la “demolizione controllata” delle Torri Gemelle, certo non abbattute da aerei dirottati. Otto anni dopo, archiviato l’inferno dell’Iraq e neutralizzato il supertestimone Julian Assange, di fronte alla crisi finanziaria globale e alla micidiale austerity europea è stato Paolo Barnard ad afferrare il torno per le corna, con un instant-book diffuso sul web e ora pubblicato da Andromeda: il golpe tecnocratico dell’Eurozona riletto in chiave criminologica, dalle sue premesse (la svendita dell’Italia affidata a Prodi e Draghi) fino all’estrema conseguenza del devastante “economicidio” eseguito da Monti. Infine, nel 2014, è stato il massone progressista Gioele Magaldi ad aggiungere una spiegazione decisiva, facendo luce sul missing link che separa la cronaca dalla verità del potere: il ruolo delle superlogge sovranazionali, presentate per la prima volta con nomi e cognomi.Che fine hanno fatto, questi tre autori che il mainstream continua a ignorare? Due di loro – Chiesa e Magaldi – presidiano canali di informazione critica, mentre il terzo (Barnard) ha abbandonato anche il web, deluso dall’immobilismo italiano: cittadini ipnotizzati da un’offerta politica demenziale o cialtrona, come quella dei 5 Stelle, e “leoni da tastiera” incapaci di strutturarsi in opinione pubblica militante, in grado di impegnarsi politicamente per cambiare qualcosa. Giulietto Chiesa è passato per l’esperimento deludente della “Lista del Popolo” con Antonio Ingroia e ora segue da vicino Vox Italia, la formazione di Diego Fusaro. Soprattutto, anima le trasmissioni web di “Pandora Tv” e quelle nuovissime di “Contro Tv”, emittente fondata con Massimo Mazzucco, il cui esplosivo documentario “11 Settembre, inganno globale” fu trasmesso in prima serata nel 2006 su Canale 5 da “Matrix”, talkshow allora condotto da Mentana. Magaldi, dal canto suo, ha fondato il Movimento Roosevelt, entità trasversale meta-partitica: missione, inoculare il virus del risveglio democratico nei partiti italiani. E’ anche tra i promotori del “Partito che serve all’Italia”, piattaforma politica keynesiana, e partecipa a trasmissioni web-tv sui canali YouTube di “Border Nights” che ospitano lo stesso Mazzucco.A che punto è la notte? Difficile dirlo, data la nebbia che avvolge l’Italia: buio pesto, là fuori. A Palazzo Chigi siede il prestanome Giuseppe Conte, ottimamente relazionato con il Vaticano (nel frattempo divenuto socio di Lapo Elkann tramite il fondo Centurion basato a Malta), mentre le cosiddette Sardine fanno la guerra all’opposizione ignorando le eroiche imprese del governo più imbarazzante di sempre, attorno a cui ronzano statisti del calibro di Renzi, Di Maio e Zingaretti. L’Italia nel frattempo cade a pezzi: il crollo del viadotto Morandi e l’oscena vicenda del Tav Torino-Lione ne emblematizzano il declino, causa morte civile della politica, insieme all’agonia dell’Ilva, all’ignobile silenzio ufficiale sulla rete 5G, alla scandalosa gestione dell’obbligo vaccinale che nel 2019, per la prima volta, ha escluso 130.000 bambini da nidi e asili. Nel frattempo, la Exor di John Elkann si compra “Repubblica” e “L’Espresso”, cede ai francesi il timone dell’ex Fiat e non concede alcuna garanzia sul futuro degli stabilimenti italiani. In compenso ne aprirà uno in Marocco e si prepara a intascare altri 136 milioni di euro, stavolta dal governo Conte (che dichiara guerra al contante e ai micro-evasori, mentre la Fca continua a pagare le tasse in Olanda anziché in Italia).Argomenti caldi, sui media: gli sbarchi dei migranti e il malvagio Salvini. In compenso si lascia credere che il mondo verrà salvato da Greta Thunberg, cioè dai mega-investitori planetari alle spalle della ragazzina, Goldman Sachs e BlackRock in testa, che si apprestano a riverniciare di “green” i fondi-pensione da vendere a centinaia di milioni di persone, una torta da oltre 100 trilioni di dollari. Riassunto delle puntate precedenti? Non disponibile: i media non se ne occupano. Magari pontificano sulle altrui “fake news” sorvolando sulle proprie, ma si sono ben guardati dal recensire “La guerra infinita”, “Il più grande crimine” e “Massoni”, tre volumi risultati preziosissimi per gli italiani desiderosi di capire almeno qualcosa dello smisurato caos nel quale sembra finito il mondo, senza più distinzione tra destra e sinistra, buoni e cattivi, progressisti e conservatori. Si è appena celebrato l’anniversario della caduta del Muro di Berlino: poteva essere l’anno zero, l’avvento dell’epoca di pace sognata da Gorbaciov? Errore: Wall Street si gettò subito sulla Russia per spolparla, mentre alla Cina fu permesso di entrare nel grande giro mondiale del Wto ma in modo selvaggio, senza tutele per gli operai e per l’ambiente. Risultato: globalizzazione feroce e lavoratori occidentali nei guai, alle prese con la sciagura delle delocalizzazioni e la competizione impossibile con prodotti a bassissimo costo.Riassume Barnard: fu l’avvocato Lewis Powell, nel lontano 1971, a dettare il vademecum con cui l’élite “feudale” si sarebbe ripresa il pianeta, privatizzandolo. Con il libraccio “La crisi della democrazia” (di Gianni Agnelli la prefazione all’edizione italiana), la Trilaterale di Kissinger e soci spiegò che “l’eccesso di democrazia” si cura solo tagliando la democrazia. In Europa, gli oligarchi crearono un’Unione Europea concepita come il Sacro Romano Impero, fatta di sudditi da ridurre all’obbedienza. Bersaglio numero uno: gli Stati, pericolosi “competitor” del grande capitale. Vittima illustre: la ricchissima Italia dell’economia mista, supportata dall’Iri. Utili leggende fabbricate dal neoliberismo: il debito pubblico come malattia, come colpa (come se il governo avesse dovuto prima “risparmiare”, per poter poi finanziare le infrastrutture strategiche che permisero all’Italia del boom economico di uscire dall’età della pietra in cui l’aveva sprofondata la guerra fascista). Ora siamo agli sgoccioli: dopo la cura Monti il paese è a pezzi, ma i partiti pensano alle poltrone (e le Sardine a Salvini). Nel frattempo, la guerra – quella che Gorbaciov avrebbe voluto cancellare dalla faccia della Terra – è ridiventata una prassi ordinaria, fisiologica, a cui non si fa più neppure caso. Afghanistan e Iraq, Yemen, Somalia, Libia e Siria. Normalissimo, spararsi addosso per conto terzi: gli americani con le portaerei, i russi con i missili.Spiega Chiesa: l’11 Settembre fu creato a tavolino come casus belli per attuare il Pnac, il Piano per il Nuovo Secolo Americano redatto dai neocon, i signori del Deep State. Guerra planetaria, per terremotare l’economia e ridare fiato agli Stati Uniti, la superpotenza con il maggior debito estero del globo. A peggiorare ulteriormente il quadro provvede Magaldi: quei signori erano e sono massoni, che militano nelle superlogge reazionarie (che, attenzione: sono diffuse in tutto il pianeta, reclutando politici di ogni grande paese). Riletta così, la geopolitica si riduce a una serie di spaventosi regolamenti di conti, a guerre per bande. L’11 Settembre? E’ stata l’abominevole trovata di una Ur-Lodge terroristica, la Hathor Pentalpha dei Bush, per accelerare – manu militari, con la guerra innescata dal terrorismo “false flag” – questa folle globalizzazione neoliberista e mercantile, questa guerra mondiale dei super-ricchi contro il resto del mondo. I cocci, ovviamente, ci stanno cadendo addosso. C’è il sangue del terrorismo “domestico”, targato Al-Qaeda e poi Isis, e c’è lo sfacelo delle economie nazionali, dove neppure il Pil corrisponde più al benessere medio: più cresce, e più la maggioranza soffre, data la forbice ormai mostruosa tra produttori e rendita finanziaria.Era il 2010 quando Barnard cominciò a diffondere il suo contro-Vangelo sulla dominazione dell’euro, la moneta “privatizzata” per schiavizzare il 99% degli europei. Rimase lettera morta il clamoroso meeeting di economia promosso nel 2012 a Rimini con le migliori menti finaziarie dell’economia keynesiana. Inutile anche il viaggio di Warren Mosler in Italia, i consigli dispensati al governo romano. Tesi elementare: se si recupera sovranità monetaria si può tornare a investire nel mercato interno, battendo la crisi creata dalla globalizzazione. E i media nazionali? Silenzio, su tutta la linea. Non c’è pericolo che ai vari Floris, Formigli e Gruber venga in mente di sfiorare l’argomento: mutismo assoluto, anche ora che persino sua maestà Mario Draghi ha osato evocare la Modern Money Theory di Mosler. Da “La guerra infinita” sono passati 16 anni. Chi ha letto anche “Il più grande crimine”, e poi “Massoni”, si domanderà cosa mai potrà scuotere i dormienti, oggi lobotomizzati da Facebook, Twitter e WhatsApp. Si apre il 2020, e l’oscurità è fittissima. Julian Assange resta in prigione, anche se 80 medici raccomandano che sia ricoverato, essendo in pericolo di vita. L’Italia è in via di estinzione anche in Libia, ma quel che importa sono le regionali in Emilia. Qualcuno spieghi alle Sardine che l’Italia era un grande paese: c’èra giusto bisogno di innocue e appetitose Sardine per finire di divorarlo in santa pace.“La guerra infinita”, “Il più grande crimine”, “Massoni”. Tre libri – italiani – senza precedenti nel mondo, quando uscirono. Nel primo, edito da Feltrinelli nel 2003, Giulietto Chiesa svelava la drammatica inconsistenza della versione ufficiale sull’11 Settembre, oggi conclamata: i tremila architetti e ingegneri dell’associazione 9/11 Thruth (e i pompieri di New York) dimostrano la “demolizione controllata” delle Torri Gemelle, certo non abbattute da aerei dirottati. Otto anni dopo, archiviato l’inferno dell’Iraq e neutralizzato il supertestimone Julian Assange, di fronte alla crisi finanziaria globale e alla micidiale austerity europea è stato Paolo Barnard ad afferrare il torno per le corna, con un instant-book diffuso sul web e ora pubblicato da Andromeda: il golpe tecnocratico dell’Eurozona riletto in chiave criminologica, dalle sue premesse (la svendita dell’Italia affidata a Prodi e Draghi) fino all’estrema conseguenza del devastante “economicidio” eseguito da Monti. Infine, nel 2014, è stato il massone progressista Gioele Magaldi ad aggiungere una spiegazione decisiva, facendo luce sul missing link che separa la cronaca dalla verità del potere: il ruolo delle superlogge sovranazionali, presentate per la prima volta con nomi e cognomi.