Archivio del Tag ‘elezioni anticipate’
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La grande paura: se vince Grillo, nuove elezioni a ottobre
C’è chi la chiama la “rivoluzione d’ottobre”: elezioni anticipate, nel caso Grillo alle europee bruciasse Renzi e Berlusconi restasse molto indietro. Ormai sono in tanti a parlarne, persino “Repubblica”: nuove elezioni a ottobre, «se tutto dovesse andare per il verso sbagliato», per il Pd e per Forza Italia. Se ne parla «nel centrosinistra e nel centrodestra, nel governo e nel partito democratico. Certo quel “se” è ancora molto grande. Eppure per molti, nel corso di questa campagna elettorale, sta diventando via via sempre più piccolo». Dopo l’inchiesta Expo, l’arresto di Scajola e il voto su Genovese, anche a Palazzo Chigi «i calcoli sono diventati sempre più serrati». Un boom dei grillini riuscirebbe a rompere l’attuale equilibrio? Dipende dai numeri dell’eventuale exploit dei 5 Stelle e dal loro distacco rispetto a Pd e Fi. «Tra i democratici e forzisti sta avanzando una sorta di “demone”, una paura per certi aspetti incontrollata che i pentastellati si avvicinino a insidiare la soglia di successo del Pd e che il distacco da Berlusconi riduca Forza Italia definitivamente al ruolo di terzo partito».Grillo, che ostenta sicurezza, annuncia che in caso di vittoria chiederebbe subito le dimissioni di Napolitano e nuove elezioni. A sua volta, intervistato da Lucia Annunziata, Caseleggio spiega che – per la prima volta – i 5 Stelle si presenterebbero alle eventuali elezioni anticipate con una squadra di super-specialisti, personaggi di primo piano selezionati dai 130.000 iscritti in base a competenze riconosciute. L’altro giorno, scrive Claudio Tito in un servizio su “Repubblica” ripreso da “Dagospia”, nel Transatlantico di Montecitorio è scattato l’allarme tra deputati di prima nomina e veterani: «Un turbinio di bigliettini passava di mano in mano con i dati degli ultimi sondaggi. E ogni volta tutti sgranavano gli occhi. Scuotevano la testa e se ne andavano. Se quei numeri venissero confermati – è il ragionamento che molti fanno nel governo e nelle istituzioni – il primo effetto sarebbe il disconoscimento da parte del Cavaliere del cosiddetto “patto del Nazareno”», in base al quale Renzi si è accordato con Berlusconi per abolire il Senato e peggiorare ulteriormente il “Porcellum” con una legge elettorale ancora più antidemocratica, l’Italicum, che abbassa la quota per ottenere il maxi-premio di maggioranza e innalza muraglie per sbarrare il passo ai partiti minori.«L’ex premier – scrive Tito – non potrebbe più accettare una legge elettorale che prevede il ballottaggio tra i primi due partiti e quindi la sua ininfluenza. La riforma costituzionale – l’abolizione del Senato – salterebbe un minuto dopo. Senza contare che diventerebbe più complicato cambiare il sistema di voto e il quadro istituzionale senza o addirittura contro il M5S eventualmente irrobustito dalle urne europee». Far saltare le riforme – sia pure le pessime riforme di Renzi – significherebbe «far precipitare il governo nella “palude”: una delle “ragioni sociali” di questo esecutivo verrebbe di fatto meno». Anche secondo l’“Economist”, che segnala la carica del fronte euroscettico e no-euro, «la disillusione degli elettori può provocare una nuova crisi». E in autunno, aggiunge Tito, quando entrerà in gioco la “legge di stabilità”, in base ai programmi «il governo dovrà procedere con un’altra gigantesca opera di “spending review”, circa 19 miliardi». In tanti si domandano: possibile tagliare in modo così pesante la spesa pubblica «senza un mandato elettorale e con le urla dell’opposizione ingigantite dal megafono elettorale del 25 maggio?».Il percorso si prospetta costellato di enormi incognite. La prima riguarda proprio la legge elettorale: «Il rischio del voto a ottobre sarebbe quello di presentarsi agli italiani con il cosiddetto “Consultellum”, un sistema completamente proporzionale corretto solo dalle soglie di sbarramento», cioè il sistema che la Corte Costituzionale – in mancanza di una nuova legge elettorale – dispone di utilizzare, dopo aver bocciato come incostituzionale il “Porcellum”, col quale è stato eletto l’attuale Parlamento. «La possibilità che si riprecipiti nell’ingovernabilità sarebbe assai consistente», scrive “Repubblica”. «Non a caso sia nel Pd, sia in Forza Italia sta rispuntando l’idea di una sorta di “riforma transitoria”: il ritorno al “Mattarellum”», ovvero il sistema maggioritario uninominale varato col referendum Segni negli anni ‘90. La seconda incognita, infine, è quella del Quirinale. «Napolitano ha più volte fatto sapere che non intende sciogliere le Camere senza una nuova legge elettorale. Piuttosto sarebbe pronto a dimettersi». Ma se tutto dovesse precipitare, aggiunge Tito, le sue dimissioni risponderebbero anche ad un’altra esigenza: quella di far eleggere dall’attuale Parlamento il nuovo capo dello Stato. Ipotesi alla quale i grillini ovviamente si opporrebbero strenuamente. Anche per questo sarà determinante il risultato delle urne.C’è chi la chiama la “rivoluzione d’ottobre”: elezioni anticipate, nel caso Grillo alle europee bruciasse Renzi e Berlusconi restasse molto indietro. Ormai sono in tanti a parlarne, persino “Repubblica”: nuove elezioni a ottobre, «se tutto dovesse andare per il verso sbagliato», per il Pd e per Forza Italia. Se ne parla «nel centrosinistra e nel centrodestra, nel governo e nel partito democratico. Certo quel “se” è ancora molto grande. Eppure per molti, nel corso di questa campagna elettorale, sta diventando via via sempre più piccolo». Dopo l’inchiesta Expo, l’arresto di Scajola e il voto su Genovese, anche a Palazzo Chigi «i calcoli sono diventati sempre più serrati». Un boom dei grillini riuscirebbe a rompere l’attuale equilibrio? Dipende dai numeri dell’eventuale exploit dei 5 Stelle e dal loro distacco rispetto a Pd e Fi. «Tra i democratici e forzisti sta avanzando una sorta di “demone”, una paura per certi aspetti incontrollata che i pentastellati si avvicinino a insidiare la soglia di successo del Pd e che il distacco da Berlusconi riduca Forza Italia definitivamente al ruolo di terzo partito».
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La Germania fa i conti senza l’oste: il partito anti-euro
E’ vero, il partito anti-euro ha mancato l’accesso al Parlamento – però l’ha sfiorato, nonostante la brutale interdizione dei media mainstream. L’attuale risultato di “Alternativa per la Germania” non sarebbe preoccupante, per la Merkel, se le prossime elezioni fossero lontane, ma si voterà per il Parlamento Europeo fra appena nove mesi. E anche se l’assemblea di Strasburgo «conta quanto il Ducato di Hannover al Congresso di Vienna», per Aldo Giannuli si tratterà comunque di un test politico della massima importanza: «Uno sfondamento dell’Afd in quella sede (poniamo con un 9-12%) metterebbe rapidamente in crisi l’eventuale governo di larga coalizione che sembra si stia formando». Attenzione: «Se la propaganda Afd dovesse sfondare verso le grandi praterie dell’elettorato democristiano, potrebbe verificarsi un secondo caso M5S a livello europeo». E questa volta «non nella povera e marginale Italia, ma nella ricca e centrale Germania».
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Giulietto Chiesa: sono allo sbando, aspettiamoci di tutto
Aspettiamoci di tutto: la crisi sta precipitando e il “governuccio” di Enrico Letta punta solo ad arrivare fino alle elezioni tedesche di settembre, mentre i pm di Palermo vorrebbero convocare Napolitano come testimone al processo sulla trattativa Stato-mafia. E Berlusconi è al governo inseguito dalle condanne: interdizione dai pubblici uffici per quattro anni, che la Boccassini vorrebbe diventasse “perpetua”. Tentazione forte: elezioni anticipate, visto che il Pdl (evaporato il Pd e frenato Grillo) è nuovamente in pole position. Stiamo per vivere un’estate anomala e pericolosa, avverte Giulietto Chiesa, perché i politici di Roma sono allo sbando, obbediscono solo a Bruxelles e ora hanno l’esatta percezione della loro precarietà: tutto potrebbe crollare, con scenari aperti a possibili “colpi di testa”. Prima domanda: «Ma il presidente Napolitano non poteva pensarci prima? Perché questo governo l’ha voluto lui. L’ha voluto in primo luogo lui, l’ha fatto lui». Diceva Mao: spesso i reazionari sollevano i massi sopra la loro testa, e poi se li lasciano cadere sui piedi. «Bisogna vedere dove andrà a cadere questo sasso: sicuramente sui piedi di Napolitano, ma anche sui nostri».
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Destra e sinistra? Scordiamoci il meno peggio: non esiste
Il pantano maleodorante della politica italiana si va allargando ad alta velocità e, secondo ogni probabilità, noi andremo a votare anticipatamente – non si sa su che cosa, non si sa neanche per chi – ma questo è quello che si delinea. Andremo a votare con la stessa legge elettorale che abbiamo adesso, il che significa un Parlamento se possibile ancora peggiore, ancora più imbelle, più inetto, più controllato, più mafioso. In ogni caso, quelli che verranno – se verranno, dopo l’attuale disastro – saranno degli ostaggi: ostaggi consenzienti dell’attuale sistema della finanza europea e mondiale; un altro tipo di balordi, perfino più pericolosi degli attuali.
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Prostituzione, Berlusconi a giudizio: prepariamoci a tutto
Ripeterlo è perfino inutile. In qualsiasi altra democrazia al mondo un premier indagato per prostituzione minorile non sarebbe restato un minuto di più al suo posto. Pensate a Cameron, a Sarkozy, a Zapatero. Come avrebbero potuto tirarla in lungo accusando di qualsiasi cosa magistratura e informazione senza rischiare una rivolta di piazza? Figuriamoci se rinviati a giudizio con una motivazione di un giudice terzo, il gip, che parla di “evidenza delle prove”.
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Si vota, ma solo per la Camera: elezioni ad personam?
Silvio Berlusconi come Matteo Renzi: i leader del centrosinistra, dice il premier, ripetendo una battuta del sindaco di Firenze, hanno un’età in cui i leader stranieri come Blair ormai scrivono le loro memorie: i nostri «professionisti della politica» possono aspirare a Palazzo Chigi «solo attraverso decisioni di palazzo, agendo come se la gente non esistesse», dice Berlusconi intervenendo alla convention “Dalla parte del Cavaliere”, in cui annuncia il suo piano: fiducia al Senato, ed eventuali elezioni solo per la Camera se il governo non dovesse reggere al voto dei deputati. Coro di fischi tra gli avversari, da Fini a Bersani: tocca al Quirinale decidere, quello del premier è «un escamotage preoccupante». Siamo arrivati alle “elezioni ad personam”?
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Fini verso la crisi: nuovo governo? Non sarebbe un golpe
«Un nuovo governo non sarebbe un colpo di Stato». Con una sola frase, pronunciata durante l’incontro di Asolo con Massimo D’Alema, Gianfranco Fini ha lanciato l’ultima fase dello scontro con l’ex alleato e cofondatore Silvio Berlusconi. A stendere il tappeto rosso al leader di “Futuro e libertà” è stato il Quirinale, definendo «irragionevole» lo Scudo per il Colle, trasformando così il Lodo Alfano in una legge ad personam per il Cavaliere. E Fini non ha perso tempo. Si è scagliato contro qualsiasi provvedimento concepito ad esclusiva tutela del capo del governo. E se non si trova l’accordo, aggiunge il presidente della Camera, di fronte alla crisi il voto anticipato non sarà l’unica strada: un governo tecnico sarebbe perfettamente legittimo.
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Voto anticipato? I partiti incassano 200 milioni in più
Con la fine del 2010 sembrava fosse arrivato finalmente l’anno in cui gli elettori italiani avrebbero smesso di pagare due euro a testa l’anno per finanziare l’attività politica dei partiti “morti” (An, Forza Italia, Ds e Margherita), l’anno in cui avremmo finito di ringraziarli per aver partecipato alle elezioni politiche del 2006 per la XV legislatura, defunta appena due anni più tardi, ma dal punto di vista “contabile” tuttora viva e vegeta. Ora, in piena crisi politica, mentre gli strateghi valutano se sia meglio votare in autunno o in primavera, una cosa è certa: continueremo a versare, fino al 2012, due euro a testa agli attuali partiti presenti in Parlamento, che sopravvivano o meno.
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Berlusconi: voto a marzo, rottura con Fini sulla giustizia
Elezioni il 27 marzo 2011: Silvio Berlusconi ha già in tasca la data del voto anticipato. La fiducia ottenuta dai finiani è servita solo a scongiurare la nascita di un governo tecnico. La nomina di Paolo Romani ministro dello sviluppo è stata accolta il 4 ottobre dal gelo di Napolitano, irritato dai toni bellicosi del premier contro la magistratura alla festa del Pdl. Berlusconi avrebbe già deciso di interrompere la durata dell’esecutivo. Il momento cruciale? Fra due settimane, con una nuova forzatura proprio sulla giustizia: se i finiani non la sottoscriveranno, via libera al ritorno alle urne a marzo, nell’anniversario dello storico trionfo dell’esordio nel ’94, per poi puntare stavolta direttamente al Quirinale.
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Fiducia fragile, governo appeso ai voti di Fini
Mai più con Berlusconi: il presidente della Camera, Gianfranco Fini, vero vincitore della prova di forza del 29 settembre alla Camera – dove la fiducia al governo è passata con il sostegno determinante di “Futuro e libertà”, insieme all’Mpa di Raffaele Lombardo – annuncia al fedelissimi nella sede di “FareFuturo” che dal 2 ottobre avvierà l’iter per trasformare Fli in soggetto politico: sostegno “di legislatura” al governo, senza firmare cambiali in bianco (specie sulla giustizia), sapendo che l’ex fondatore di An non si potrà più candidare a fianco di Berlusconi alle prossime elezioni, che il ministro Maroni (intercettato dalle telecamere de “La7”) scommette che saranno anticipate, a marzo 2011.
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Grillo: attenti, un operaio incazzato vi entrerà in salotto
«Per 54 secondi», giovedì 23 settembre in prima serata su RaiDue, «la realtà ha fatto irruzione ad Annozero». Dal suo blog, Beppe Grillo commenta così il clamoroso sfogo, sullo schermo, di un operaio di Pomigliano che sta per perdere il posto di lavoro: secondo Grillo, quel giovane lavoratore dal microfono di Sandro Ruotolo «ha fotografato il Paese», scattando «un’istantanea di disperazione». Urla, esasperato: «E’ ora di finirla, state mangiando coi nostri soldi da quarant’anni. Qui si perde il posto di lavoro, e voi passate il tempo a discutere della casa di Montecarlo? Ma quale cazzo di casa! Ho 36 anni, ci avete già rimesso 100 miliardi di debiti. I miei figli hanno i vostri debiti».
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L’eterno derby ad personam fa naufragare l’Italia
Michele Santoro che attacca in prima serata la Rai che vorrebbe impedirgli di condurre con serenità “Annozero”, programma di successo con bilancio in attivo (4 milioni di euro l’anno), i giornali della famiglia Berlusconi che agitano dossier su Fini per la storia della casa a Montecarlo finita al cognato, i finiani che giurano si tratti di carta straccia di cui accusano direttamente i servizi segreti, mentre salta il vertice Unicredit e frana tra mille crisi occupazionali l’Italia ad personam ancora senza un ministro per lo sviluppo economico e col Parlamento occupato da incresciose “compravendite” di deputati per scongiurare la nascita di un “governo tecnico” e blindare il premier pericolante da possibili rischi processuali. Uno spettacolo desolante, accusa Piero Ostellino dal “Corriere della Sera”.