Archivio del Tag ‘esercito’
-
Sfida alla Cina, le portaerei Usa traslocano nel Pacifico
Alleanza Atlantica da museo: un pezzo di storia, secolo scorso. A Monaco, durante la “Conferenza internazionale sulla sicurezza” di febbraio, il vicepresidente statunitense Joe Biden ha indicato i due obiettivi strategici a breve termine per il suo paese. Uno, l’Iran, per bloccarne «l’illecito e destabilizzante programma nucleare». Due, lo spostamento strategico dell’interesse statunitense dall’Atlantico al Pacifico, divenuto nuovo baricentro geopolitico. Provando a tradurre: cari lontani cugini europei, le grane del bacino mediterraneo e mediorientali sono ormai tutte vostre. Avete la Nato, sotto il nostro comando, ma soldi e armi ora toccano a voi. Esempio? Libia e Mali, dove noi vi diamo satelliti e, al massimo, qualche drone assassino per i lavori più sporchi. In Siria in realtà stiamo facendo qualche cosa in più, ma solo per giocare di sponda contro l’Iran. Perché sia chiaro, direbbe Biden o lo stesso Obama: tutto ciò che minaccia Israele resta “cosa nostra”. Chiarito ciò, il resto sono affari vostri.
-
Trattativa Stato-mafia, fin dai tempi del bandito Giuliano
Avvelenato in carcere, come da copione, per impedirgli di parlare. E’ la tragica fine di Gaspare Pisciotta, noto come il luogotenente “infedele” di Salvatore Giuliano, rievocata nel film di Francesco Rosi del 1962. La tesi: Pisciotta fu assassinato per evitare che raccontasse la verità, smentendo la versione ufficiale. Ovvero: Giuliano non cadde in un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine, ma fu “venduto”, tradito e giustiziato in un vero e proprio agguato. Sicuri? No, non più. Perché Pisciotta forse custodiva altri segreti, ancora peggiori. Per esempio: è possibile che a cadere nell’imboscata di Castelvetrano, 5 luglio 1950, non sia stato Salvatore Giuliano, ma un suo sosia. Il vero Giuliano non è morto quella notte in provincia di Trapani, ma è riparato negli Usa sotto falso nome? Se fosse ancora vivo, oggi avrebbe 90 anni. Fantasma scomodo, quello del “bandito” di Montelepre. Autore del massacro di Portella della Ginestra, la “madre di tutte le stragi”: all’origine di quello che oggi si chiama “trattativa Stato-mafia”. Obiettivo: strategia della tensione, per condizionare la democrazia.
-
Si combatte in Mali, ma il vero obiettivo francese è Algeri
L’appetito vien mangiando, dice il proverbio. Così, una volta «ricolonizzate» la Costa d’Avorio e la Libia, e «dopo aver tentato di accaparrarsi anche la Siria», la Francia «mira di nuovo al Mali per attaccare di spalle l’Algeria». Lo sostiene l’inviato speciale francese Thierry Meyssan, da anni in prima linea sui fronti caldi del Mediterraneo: è l’Algeria, dice Meyssan, il vero obiettivo dell’attivismo militare francese nel Mali, che resta peraltro un paese-chiave per il futuro energetico europeo: si diramano infatti nel sottosuolo maliano gli immensi giacimenti algerini di petrolio e gas, lungo frontiere di sabbia oltre le quali il Niger custodisce l’enorme riserva di uranio che alimenta le centrali nucleari della Francia. Naturalmente, per far intervenire l’esercito, la Francia ha avuto bisogno di utilizzare, sul campo, le solite pedine: i jihadisti di Al-Qaeda, reclutati dall’intelligence parigina.
-
Io, israeliano, cedo il mio voto a un cittadino palestinese
Chi salva una vita, salva il mondo intero. L’antico adagio della cultura ebraica si riverbera nella decisione che, nel 2013, alla vigilia delle elezioni, hanno preso alcuni cittadini israeliani indignati per la condizione dei palestinesi, vessati dal governo di Tel Aviv che nega loro anche il diritto di voto. Come fare per non sentirsi “complici” di Netanyahu? Semplice: basta “cedere” il proprio voto a un cittadino palestinese che non può votare. «Caro Mohamed, tu come voteresti? Dimmelo, via Facebook, e lo farò io per te». L’hanno chiamata “ribellione elettorale”, come spiega Rossana Zena sul newsmagazine “Nena News”: «I cittadini israeliani rinunciano al loro voto alle prossime elezioni a favore di un qualsiasi palestinese che viva in Cisgiordania, a Gaza o a Gerusalemme Est, sotto l’occupazione israeliana».
-
Petrolio, gas e uranio: la Guerra Infinita ora trasloca in Mali
Tripoli e Gaza, Damasco e Kabul, Baghdad e Mogadiscio. Missili, droni e petroliere che salpano con scorta militare, per paura dei pirati. Ricchi contro poveri, secondo un copione sempre più confuso: la secessione filo-occidentale del Sud-Sudan petrolifero appena infrastrutturato dalla Cina e il rapido congelamento della “primavera araba”. Eliminato Gheddafi, ora tocca al Mali, il “nuovo Afghanistan”, raccontato come ultimo terreno di lotta scelto dal radicalismo islamico per battersi contro l’Occidente. Non è solo quello, avverte Ennio Remondino: al contrario dell’Afghanistan, il Mali custodisce immense riserve di petrolio e gas algerino, accanto a nuovi giacimenti scoperti in Niger e in Mauritania. Inoltre, il Mali confina con le maggiori riserve mondiali di uranio, ed è al centro delle rotte europee dei clandestini e della droga. Dall’aprile 2012, “Al Qaeda nel Maghreb islamico” (Aqim) controlla questo territorio: e da lì può influire sulla trasformazione radicale delle rivolte nei paesi arabi.
-
La vera storia dei due marò: colpevoli e mai incarcerati
Hanno davvero ucciso due pescatori innocenti scambiandoli per pirati, sparando da una nave che non si trovava affatto in acque internazionali ma vicina alla costa indiana. Una volta arrestati, non hanno trascorso un solo giorno in carcere ma sono stati sempre ospitati in strutture confortevoli e hotel di lusso. Il governo italiano ha ammesso il loro errore e, intanto, ha provveduto in via extragiudiziale a risarcire le famiglie delle vittime. Questa la vera storia dei due marò del San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trasformati in eroi nazionali: per “Giap”, il magazine curato dalla Wu Ming Foundation, si tratta di «una delle più farsesche “narrazioni tossiche” degli ultimi tempi». Verso Natale, la “narrazione tossica” «ha oltrepassato la soglia dello stomachevole, col presidente della Repubblica intento a onorare due persone che comunque sono imputate di aver ammazzato due poveracci (vabbe’, di colore…), ma erano e sono celebrate come… eroi nazionali. “Eroi” per aver fatto cosa, esattamente?».
-
Noi, lo zoo degli zombie e l’assedio della mediocrità
Ti guardi attorno, e vedi quasi solo mediocrità. Cialtroneria, mancanza di rispetto, ignoranza. L’amore per il lavoro libero, fatto bene: è roba in via di estinzione. Il piacere del lavoro ben fatto, lo chiamava Primo Levi. Tutto è fatica mentale: scostarsi dal binario, aggregare anime affini. Fatica sterminata. Psicologica, prima ancora che politica. Paure, dipendenze, pigrizia. Siamo stati rincoglioniti con sapienza, con metodo. Letterati, filosofi, poeti e teologi si occupano di parole come valori, dignità. Uno zoo di addetti ai lavori. Lo siamo tutti, addetti ai lavori. Siamo noi, lo zoo. E tuttavia: trovo la mediocrità infallibilmente offensiva. C’è una sciatteria universale fatta di imprecisione, intempestività, approssimazione. La banale, semplice puntualità è stata derubricata. Le parole viaggiano velocissime, ma non contengono quasi più niente.
-
Polizia violenta? Troppi agenti provengono dall’esercito
Picchiano senza pietà: indossano la divisa della polizia, ma provengono dall’esercito. Precisamente: dalle forze speciali inviate sui fronti di guerra della Bosnia, dell’Iraq e dell’Afghanistan. Polizia sotto accusa per gli eccessi di violenza contro studenti inermi? Il problema, scrive il “Manifesto”, imbarazza moltissimi agenti e funzionari della polizia antisommossa: da tempo è carente l’addestramento, fondamentale per formare in modo adeguato i reparti incaricati di mantenere l’ordine pubblico secondo regole civili, e non militari: «Anche il più violento dei manifestanti non deve mai essere considerato un “nemico”», come avviene invece in guerra, cioè nei luoghi da cui ormai provengono moltissimi agenti. Troppi, secondo poliziotti e dirigenti, preoccupati per il ricorso ormai sistematico alla “mano pesante” durante le manifestazioni di piazza.
-
Chomsky: i nostri padroni temono libertà e democrazia
«Tutto per noi stessi e nulla per le altre persone»: in ogni età del mondo, sembra sia stata proprio questa «la ignobile massima dei padroni del genere umano». Così la pensava Adam Smith, «un conservatore vecchia maniera, con principi morali», pensando al suo paese, l’Inghilterra, che allora era padrona del pianeta: sono i produttori di merci e i mercanti, diceva Smith, a plasmare la politica secondo i loro interessi, «per quanto sia doloroso l’impatto sugli altri, compreso il popolo inglese» o magari quello indiano, vittima di una «ingiustizia selvaggia» da parte degli europei. E’ la legge del più forte: quella che ancora oggi, secondo Noam Chomsky, guida la supremazia dell’Occidente. Una leadership declinante ma spietata, che – nel resto del mondo – teme una cosa su tutte, la democrazia: guai se i “sudditi” si ribellano alle dittature filo-occidentali, reclamando diritti.
-
Europei profughi per fame: la Svizzera sigilla i confini
Profughi della fame e della disperazione, in fuga dall’Unione Europea appena premiata col Nobel per la Pace: il giornale elvetico “Schweizer Zeitung” informa che la Svizzera ha mobilitato esercito e polizia alle frontiere, temendo – con l’aggravarsi della crisi economica e sociale europea – un vero e proprio esodo di greci, spagnoli, portoghesi e anche italiani verso la Confederazione. Preoccupazioni che la stampa svizzera ricava da un’intervista con il capo di stato maggiore elvetico, Andrè Blattman, e il ministro della difesa di Berna, Ueli Maurer. Il giornale lascia capire che la Svizzera teme una migrazione di disoccupati in caccia di lavoro e di famiglie in cerca di un rifugio sicuro dove mettere al riparo i risparmi messi in pericolo dalla scure del “rigore”.
-
Onore al criminale Graziani, ma in Italia non è scandalo
Fa scandalo ovunque, tranne che in Italia, la notizia del monumento dedicato al criminale di guerra Rodolfo Graziani, il “macellaio d’Etiopia” che sperimentò i gas contro gli africani e finì la sua brillante carriera facendo fucilare partigiani come ministro della difesa della Repubblica di Salò. Dal “New York Times” alla “Bbc”, fino a “El Paìs”, la stampa internazionale oscilla tra indignazione e incredulità l’inaugurazione dell’11 agosto ad Affile, non lontano da Roma: il Comune, da cui proviene il ramo materno della famiglia di Graziani, ha dedicato al capo dell’esercito coloniale di Mussolini una sorta di sacrario della memoria. «Stupisce e preoccupa – scrive Antonio Maria Morone – lo scarso interesse dedicato alla vicenda dalla stampa nazionale, che ha relegato la notizia a una posizione marginale, soffermandosi più sul possibile sperpero di fondi pubblici in tempi di crisi economica per un manufatto che sarebbe costato 160.000 euro».
-
Ma l’Europa siamo noi, non la larva che ci impone sacrifici
Che cos’è, insomma, l’Europa? Lontano da qui, disseminata tra Bruxelles e Strasburgo, c’è una selva di edifici in acciaio e cristallo, di uffici lussuosi, di sale da riunione e da conferenza; una pletora di dirigenti, di parlamentari, di funzionari, d’interpreti e di consulenti ben pagati, qualcuno strapagato; una Commissione Europea, un Consiglio d’Europa, un Parlamento Europeo, ma nessun leader nel quale la gente possa identificarsi o col quale possa prendersela se e quando le cose vanno male. C’è una Banca Centrale Europea che non è pubblica, quindi è in mano ai suoi anonimi o semianonimi azionisti: stampa euri e detta legge sui nostri bilanci e sulle nostre tasche.