Archivio del Tag ‘fake news’
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Paura e delirio senza fine: quanto manca alla mezzanotte?
Dopo un anno esatto di Covid, eccoci nel nuovo Impero della Paura. A regnare è il caos, in ogni campo, persino tra le analisi: c’è chi ancora non vede (o almeno, dice di non vedere) la regia mondiale di quanto sta avvenendo, e chi – al contrario – sostiene che un giorno ringrazieremo questa catastrofe, una medicina (amarissima, ma salutare) per uscire dalla Matrix delle finzioni, dove i buoni in realtà sarebbero i veri cattivi. Eterogenesi dei fini: tanto peggio, tanto meglio. L’ascia del Covid è spietata: falcia diritti e libertà, ma tanti bravi cittadini preferiscono tacere e subire, all’infinito, in attesa di non si sa cosa, fingendo di non aver mai sentito nominare l’espressione Grande Reset, formulata nel santuario di Davos. Quando tutte le notizie scomode diventano complottismo negazionista, ci si ritrova in una pessima sala d’aspetto: a separarci dalla dittatura sono ormai poche parole in libertà, sempre più clandestine, ostracizzate “worldwide” da chi criminalizza il diritto alla verità. Ad accecare gli ipovedenti sono, ancora una volta, le maschere teatrali della politica: «Se l’ha detto quel cretino, allora non è vero. Preferisco l’usato sicuro, i leader affidabili». Quali? Quelli che da quasi 12 mesi tengono i consimili “faccia a terra”, in attesa della seconda ondata e poi della terza, della quarta, della centesima?Attenti alle parole: “lockdown” viene dal lessico carcerario, “coprifuoco” da quello bellico. Lo ha ricordato lo scrittore Roberto Quaglia, in un video di fine anno in cui constata il trionfo, per via pandemica, della Decrescita Infelice vaticinata e invocata da Greta Thunberg. Detto fatto: solo in Italia hanno già chiuso i battenti trecentomila aziende, e la flessione paurosa del Pil preannuncia lacrime e sangue per il 2021. “Andrà tutto bene”, belavano le pecore dai balconi, mentre i medici – a cui era stato impedito di effettuare autopsie – finivano col causare la morte di molti pazienti, in terapia intensiva, trattandoli con ossigeno anziché con eparina. Tuttora manca un protocollo nazionale che metta i sanitari in condizione di intervenire tempestivamente e sistematicamente, a domicilio, con farmaci efficaci (nel frattempo individuati), come se l’emergenza non dovesse finire mai. Anziché Plaquenil e cortisonici, dal cielo sono piovuti tamponi: servivano a gonfiare il panico e i numeri da sciorinare a reti unificate, giustificando sia il “carcere” per i cittadini che la “guerra” contro di noi, cioè il lockdown e il coprifuoco. Misure insensate, feroci, ingiuste e disperatamente inutili, inefficaci e vane sul piano sanitario, ma provvidenziali per ottenere il vero risultato atteso dal Grande Reset, il genocidio socio-economico dello zoo a beneficio dei supremi gestori dell’allevamento.Sul piano estetico, a spiegare l’inguardabilità dello spettacolo italiano bastano i nomi: Conte e Casalino, Arcuri e Ricciardi, Di Maio, Speranza, Renzi, Zingaretti. Non una denuncia, forte e chiara, dai colleghi Salvini, Meloni e Berlusconi: solo variazioni sul tema, pigolii e flebili distinguo, mentre Big Tech fa a pezzi quel che resta della privacy e, insieme al mainstream cartaceo e radiotelevisivo, getta nella spazzatura persino l’uomo della Casa Bianca, trasformato in delinquente seriale e trattato come si sarebbe fatto in altre epoche, giustiziato senza processo e senza diritto di parola. Brutta anticamera, quella in cui stiamo scivolando, in cui una fanfara alza il volume per coprire gli ultimi, disperati muggiti umani. Il microfono viene invece lasciato aperto per i ragli del complottismo terrapiattista, quello vero, che vaneggia di uomini-lucertola e giustizieri altrettanto favolosi. Si scandalizzano e si meravigliano, i millenaristi del neo-catastrofismo apocalittico, come se non sapessero che fine fece Giordano Bruno il 17 febbraio dell’anno 1600. Un caso troppo lontano? Niente paura: parlano da sole le morti di Martin Luther King, Salvador Allende, Olof Palme, Thomas Sankara, Yitzhak Rabin. Un mondo perfetto, capace di macellare in diretta Tv il presidente degli Stati Uniti d’America, a Dallas, nel 1963.Il campionato di calcio è l’unica fonte di notizie che, in Italia, riesca a competere con il dominio psico-sanitario dell’Agenda del Terrore. Fantasmi mascherati nelle strade, fantocci imbavagliati persino alla guida dell’auto, lemuri impauriti che rincasano rigorosamente entro le 22. Fino a quando? Non se lo domandano? Credono ancora che basti un attimo di pazienza in più, come quando – nel marzo scorso – si illusero che tutto finisse, come solennemente promesso, in una manciata di settimane? E allora avanti così, per sempre: didattica a distanza, lavoro a distanza, vita a distanza. Ravvicinatissimo, invece, l’ago della siringa per il fatale inoculo della Salvezza. Incubi? No: fotografie. Istantanee quotidiane, della nuova zootecnia regimata dall’intelligenza artificiale, dalle onde millimetriche del wireless satellitare, dalle fantomatiche molecole sperimentali interattive. Fake news? Magari, lo fossero. La maggior disonestà dei censori, reticenti e faziosi, consiste in questo: fingere di non sapere che Antigone, in realtà, si augura sempre che i suoi infausti presagi possano essere fallaci.Al netto dei bullismo dei cospirazionisti, che vivono di esibizionismo sensazionalistico basato su indizi travisati e allarmi infondati, una rilevante quota di umanità condivide preoccupazioni serie, basate su informazioni ormai reperibili soltanto negli scantinati: quelli che Big Web sta sprangando, uno ad uno, nel timore che possano illuminare verità imbarazzanti e dare coraggio ai naufraghi dispersi, rassegnati alla morte civile della politica. In simili frangenti, l’inerzia dei ciechi – il loro ottuso egoismo, la loro pavidità individuale e sociale – rischia di fare più danni dei governi: trascina in basso l’asticella della dignità, il minimo sindacale del vivere comune, incoraggiando progressivamente i maggiori abusi. Non a tutti capita di vivere, in prima persona, tornanti storici come questo: sono i momenti in cui un gesto vale una vita. Chi si volta dall’altra parte, e chi invece accende il cervello. E’ come se l’umanità si stesse fatalmente dividendo, in modo drammatico e forse definitivo. Da una parte la paura, madre dell’odio e della menzogna, e dall’altra la resistenza. Chi teme, vive sperando: e così resta inerte e si vota alla disfatta, la sua e quella altrui.Nessuno insorge, per ora: in compenso, si susseguono risvegli. Rassegnarsi a sopravvivere come topi? No, grazie. Neppure di fronte alla dose quotidiana di magime che gli scienziati del Grande Reset garantirebbero, giusto per scongiurare disordini. E’ una ricetta antica, quella di Friedrich von Hayek: meglio che il povero non cada nella disperazione, perché la ribellione renderebbe instabile il sistema che i poveri li produce in batteria, a milioni. Nella Bibbia, è Yahweh a stabilire il valore monetario di ciascuno. Nel libro “L’altra Europa”, Paolo Rumor – nipote del cinque volte primo ministro – parla di una “Struttura”, sempre la stessa, che gestirebbe il bestiame umano, da millenni. Papa Bergoglio, quello che ha concesso alla dittatura di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, ha appena stipulato in Vaticano un accordo con il Council for Inclusive Capitalism, organismo promosso da Lynn Forester de Rothschild. Fa politica, Bergoglio: accetta di oscurare il Natale, ma in compenso promuove i vaccini. Arriva a sostenere che chi non si vaccina mette in pericolo la vita degli altri: come se il siero, quindi, non bastasse di per sé a proteggere il soggetto vaccinato.Dove arriveremo, di questo passo? Alla chiusura terminale della recinzione attorno allo zoo, o alla liberazione dei prigionieri? Il carceriere parte in vantaggio. O meglio, il suo vantaggio è smisurato: ha connesso in rete il pianeta, dunque può sottoporlo in modo simultaneo a qualsiasi trattamento (politico, economico, finanziario, culturale, sanitario, ecologico, climatico). Gli ottimisti dicono che le zampate del drago testimoniano una sua recondita paura: il timore del mitico, grande risveglio collettivo, ormai imminente. Sbirciando l’Italia, non si direbbe: la televisione propone il solito menù dell’ipnosi, tra virologi e ordinari nientologi. Lo schianto planetario non arriva ancora nei salotti: si ferma alla rivolta dei ristoranti, all’esasperazione di chi ha già perso tutto. Quanto manca, alla mezzanotte? A che ora si spegnerà la luce, seppellendo la farsa dell’odio e della paura? L’enormità avanza, dilagando: ha una dimensione mostruosa, planetaria, psicologica. E’ in atto una mutazione dell’antropologia: sta crollando un intero sistema di credenze, di stili di vita, e non è la popolazione ad aver votato per il crollo. La popolazione non sceglie: subisce. Alla conta, manca la risposta alla domanda principale: perché. Perché così, perché proprio adesso.(Giorgio Cattaneo, 17 gennaio 2021).Dopo un anno esatto di Covid, eccoci nel nuovo Impero della Paura. A regnare è il caos, in ogni campo, persino tra le analisi: c’è chi ancora non vede (o almeno, dice di non vedere) la regia mondiale di quanto sta avvenendo, e chi – al contrario – sostiene che un giorno ringrazieremo questa catastrofe, una medicina (amarissima, ma salutare) per uscire dalla Matrix delle finzioni, dove i buoni in realtà sarebbero i veri cattivi. Eterogenesi dei fini: tanto peggio, tanto meglio. L’ascia del Covid è spietata: falcia diritti e libertà, ma tanti bravi cittadini preferiscono tacere e subire, all’infinito, in attesa di non si sa cosa, fingendo di non aver mai sentito nominare l’espressione Grande Reset, formulata nel santuario di Davos. Quando tutte le notizie scomode diventano complottismo negazionista, ci si ritrova in una pessima sala d’aspetto: a separarci dalla dittatura sono ormai poche parole in libertà, sempre più clandestine, ostracizzate “worldwide” da chi criminalizza il diritto alla verità. Ad accecare gli ipovedenti sono, ancora una volta, le maschere teatrali della politica: «Se l’ha detto quel cretino, allora non è vero. Preferisco l’usato sicuro, i leader affidabili». Quali? Quelli che da quasi 12 mesi tengono i consimili “faccia a terra”, in attesa della seconda ondata e poi della terza, della quarta, della centesima?
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Imbarazzante: Biden “eletto” col favore delle tenebre
E’ pensabile che si possa vivere nella vergogna, cioè all’ombra del Presunto Presidente Eletto? L’autorità giudiziaria statunitense si è finora categoricamente rifiutata di esaminare l’oceano di prove a supporto del presunto maxi-broglio che avrebbe decretato la “magica” vittoria dell’ectoplasmatico Joe Biden, mentre un ex dirigente della Cia come Bradley Johnson sostiene che il trionfo elettorale di Trump sia stato così enorme da spiazzare i bari, costretti nella notte a sospendere lo spoglio dei voti e potenziare l’algoritmo-truffa, che avrebbe definitivamente frodato gli elettori americani “restituendo” le schede (taroccate) alle macchine digitali di Dominion, addirittura via satellite, dall’Italia. La sede operativa della truffa, affidata a esecutori dell’intelligence inglese, sarebbe stata l’ambasciata statunitense di Roma: avrebbe utilizzato la tecnologia satellitare di Leonardo, sotto il controllo degli 007 di “Giuseppi”. Tutto da provare, certo. Ma intanto: non è scandaloso, il rifiuto sistematico di analizzare indizi, sospetti ed evidenze? La difesa legale di Trump ha inutilmente presentato oltre 1.000 testimoni, disposti a giurare di aver assistito ad ogni sorta di irregolarità.Si parla di voti attribuiti a morti, a elettori non registrati e non residenti negli Stati dove hanno votato. In alcuni Stati si calcola che abbiano votato anche 2-300.000 persone in più, rispetto a quelle previste, e con modalità improvvisate all’ultimo minuto, violando le disposizioni costituzionali in materia elettorale. Negli Stati-chiave si parla anche di pacchi di 50 schede, sempre le stesse, fatte conteggiare – fino a 8 volte consecutive – dagli scanner di Dominion. Accadde in quell’inspiegabile blackout notturno: due ore, in capo alle quali il trionfatore Trump (che stava dilagando, ovunque) si scoprì sconfitto grazie a centinaia di migliaia di voti prodigiosamente arrivati, in ritardo e tutti insieme, per Sleepy Joe. «Sarà l’imbroglio più colossale della storia», si lasciò scappare in un lapsus, alla vigilia, il Presidente-Fantasma, del cui declino mentale sono in pochi a dubitare. Si può lasciar cadere tutto questo nel nulla? Certo, che si può. Si può anche fingere di non vedere che la sgangherata invasione del Congresso, il 6 gennaio, era speculare allo sgangheratissimo election-day: la rabbia popolare contro il Falso Tempio della Democrazia, per rispondere simbolicamente alle False Elezioni.Sangue e fake: il drammatico epilogo (la dimostrante inerme, colpita a morte) sembra la bara politica perfetta, in cui inchiodare il Trump che aveva osato sfidare l’establishment neoliberista, il Covid, la Cina e il Vaticano, il Deep State terroristico in quota “dem” e il globalismo-canaglia delle Ong di Soros. Delenda Carthago: la damnatio memoriae è giunta all’atto finale, col presidente degli Stati Uniti insultato dai media, espulso dalla televisione, oscurato dai social (privati) come se si trattasse di un teppista criminale. Gli si è tolta la parola, per paura che dicesse la sua, come si fa in Cina e in Corea del Nord, calpestando anche i diritti degli 80 milioni di americani che hanno votato per lui. Non un riflesso di giornalismo, di sincerità, di verità: il mascalzone deve sparire, e nessuno deve sognarsi di riparire il dossier delle presidenziali, scoprendo cos’è accaduto davvero – all’America e al mondo – il 3 novembre 2021, quando Joe Biden è stato dichiarato vincitore col favore delle tenebre. Come se si pensasse davvero, per i prossimi anni, di poter vivere senza onore: nell’impunità, nella menzogna e nella vergogna.E’ pensabile che si possa vivere nell’imbarazzo, cioè all’ombra del Presunto Presidente Eletto? L’autorità giudiziaria statunitense si è finora categoricamente rifiutata di esaminare l’oceano di prove a supporto del presunto maxi-broglio che avrebbe decretato la “magica” vittoria dell’ectoplasmatico Joe Biden, mentre un ex dirigente della Cia come Bradley Johnson sostiene che il trionfo elettorale di Trump sia stato così enorme da spiazzare i bari, costretti nella notte a sospendere lo spoglio dei voti e potenziare l’algoritmo-truffa, che avrebbe definitivamente frodato gli elettori americani “restituendo” le schede (taroccate) alle macchine digitali di Dominion, addirittura via satellite, forse dall’Italia. La sede operativa della truffa, affidata a esecutori dell’intelligence inglese, sarebbe stata l’ambasciata statunitense di Roma: avrebbe utilizzato la tecnologia satellitare di Leonardo? Tutto da provare, certo. Ma intanto: non è scandaloso, il rifiuto sistematico di analizzare indizi, sospetti ed evidenze? La difesa legale di Trump ha inutilmente presentato oltre 1.000 testimoni, disposti a giurare di aver assistito ad ogni sorta di irregolarità.
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Scordatevelo, la storia non finisce con Donald Trump
Alla fine doveva succedere. L’America era spaccata in due non da mercoledì, e nemmeno dalle presidenziali; già all’indomani dell’elezione di Donald Trump partì una campagna di odio che delegittimava il presidente, democraticamente e liberamente eletto e spaccava in due razze l’America, i trumpiani e i dem. Vari furono i tentativi di impeachment per rovesciare Trump e le campagne mondiali per colpirlo e ridicolizzarlo. Fu considerato subito un guerrafondaio in lotta contro il mondo e un dittatore che avrebbe riportato indietro gli States. E invece Trump, pur con i suoi atteggiamenti da guascone, non ha fatto nessuna guerra e ha fatto crescere gli Usa sul piano economico e del lavoro come non succedeva da anni. Il consenso a Trump cresceva e la sua conferma alla Casa Bianca era nell’aria un anno fa. Poi arrivò il Covid e da un verso la campagna mondiale contro di lui, dall’altro le spavalderie di Trump lo portarono a perdere consensi e generare insicurezza.
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Evviva: il mondo libero festeggia la sconfitta del demonio
Ora è tutto chiaro: gli Stati Uniti sono popolati da 75 milioni di “terroristi interni”, che però sono stati finalmente sgominati dai cavalieri virtuali di Dominion Voting System, a volte rappresentati in forma umana, a beneficio dei fedeli, dall’ologramma di Joe Biden. L’ora è grave: a nulla è valsa l’eroica resistenza dei 7-8 poliziotti schierati a Washington davanti al Parlamento, per arginare quella che si annunciava come una manifestazione oceanica. Sicché i barbari hanno potuto agevolmente commettere l’empio sacrilegio: sono penetrati nel Tempio della Democrazia, mettendo fine (prima ancora che cominciassero) alle procedure di contestazione delle presidenziali 2020, inclusa la richiesta di una commissione d’inchiesta per esaminare, una buona volta, le migliaia di prove a suffragio dell’accusa. Prove che finora le autorità giudiziarie si sono sempre rifiutate di analizzare, accampando dinieghi solo formali e procedurali. La buona notizia è che le Forze del Bene hanno infine prevalso, schiacciando la coda del Serpente e togliendogli la parola, il microfono e l’accesso ai social, dopo avergli già tolto la stampa, la televisione e infine la Casa Bianca.Va tutto bene, è giusto così: succede sempre, quando il Bene prevale sul Male. Accadde già nel 1963, a Dallas, quando fu prontamente assicurato alla giustizia Lee Harvey Oswald, che aveva assassinato John Kennedy su ispirazione di Batman e dell’Uomo Ragno. A volte il Bene, per scatenarsi, ha bisogno che le coscienze si risveglino, anche attraverso eventi traumatici: accadde l’11 settembre 1973, quando in Cile fu rovesciato e ucciso il presidente Salvador Allende per mano del generale Augusto Pinochet, assistito spiritualmente da Mazinga Zeta e altre divinità infere. Accadde anche nel 2001 (casualmente, in un altro 11 settembre), quando a New York i due grattacieli più indistruttibili del mondo, per la cui demolizione il Comune aveva previsto l’impiego della bomba atomica, furono rasi al suolo da due Boeing pilotati da scolaretti: i velivoli eseguirono manovre da jet militari a velocità folle, e fu la stessa Boeing ad ammettere che – a quella quota, a 8-900 chilometri all’ora – le ali avrebbero dovuto staccarsi dalla fusoliera. Ma niente può fermare il Male, quando si manifesta, secondo l’oscuro disegno che poi porta, infine, al trionfo del Bene.La trama provvidenziale si dipanò negli anni seguenti, quando Moloch, Ahriman e George Walker Bush mossero guerra contro la più grave minaccia per il mondo libero, i Talebani, e subito dopo riuscirono ad annientare le micidiali Armi di Distruzione di Massa che si celavano in Iraq, ora trasformato nel paese più felice del pianeta. La stessa mano divina guidò il successore, l’impavido Barack Obama, che riportò la giustizia sulla Terra mettendo fine all’Impero di Wall Street e alla vita di migliaia di “terroristi esterni”, meticolosamente assassinati con i droni, settimana dopo settimana, attraverso ordini esecutivi firmati ogni lunedì. Gli eroici sforzi di Bush e Obama, è vero, non debellarono del tutto la minaccia rappresentata dalle incarnazioni del Male, prima Al-Qaeda e poi l’Isis. Ma si sa, le vie del Signore sono imperscrutabili. Nel 2016, infatti, il Male abbandonò il Medio Oriente e le città europee (fino ad allora devastate dagli attentati) per insediarsi direttamente a Washington, alla Casa Bianca. Da allora, il Bene ingaggiò una lotta senza quartiere per liberare il mondo dal più grave pericolo che fosse mai sorto, nella storia dell’umanità: il demonio chiamato Donald Trump.Da allora, i cavalieri alati hanno dato battaglia senza risparmiarsi: tanto per cominciare hanno svelato che è la Russia, in realtà, a stabilire chi vince le elezioni in America. E’ vero, Donald Trump aveva smesso di fare guerre nel resto del mondo: ma si sa che il demonio conosce mille trucchi. La sua perfidia è illimitata: può arrivare a far scomparire la disoccupazione, a resuscitare l’economia, a moltiplicare il benessere diffuso. E’ un inganno: lo hanno dimostrato gli arcangeli di Antifa, anche incendiando interi quartieri – e sparando, e uccidendo – mentre la polizia stava a guardare. Il demonio comunque dilagava, nei sondaggi: la sua rielezione era data per scontata. Fu allora che si manifestò la Volontà Divina nella sua potenza, con due fenomeni miracolosi: l’Influenza Cinese e l’epifania metafisica del Voto Postale, celestialmente corroborato dal pallottoliere elettronico di Dominion.Ora, fortunatamente, l’incubo è finito: la vittoria del Bene è di portata storica. Onore quindi ai nuovi eroi della virtù, ai soavi censori di Facebook e Twitter, agli algoritmi di Google, ai sabotatori che oscurano puntualmente i video che i seguaci del demonio provano ancora a pubblicare su YouTube. Il Male va rimosso alla radice: deve tacere, scomparire. Può godersi, al massimo, lo spettacolo spensierato del capodanno di Wuhan, mentre tutti gli altri bipedi (saggi e prudenti) se ne stanno rintanati come topi. Il Bene parla chiaro: parla da Pechino, la nuova patria della civiltà, spiegando che i frutti avvelenati del demonio – la libertà, i diritti, la salute, la serenità – erano solo squallide illusioni, quelle di cui è lastricata la strada per l’inferno, come l’effimera felicità terrena e la certezza dello Stato di diritto, l’umana dignità, l’impegno a esercitare a mezzo stampa l’arte della verità, della sincerità. Sgombrato il campo dai “terroristi interni”, finalmente si festeggia: Batman e l’Uomo Ragno brindano con Dominion, in una sala delle cerimonie in cui – se state attenti – in fondo, potrebbe anche apparire il premio più gradito, l’incarnazione del soprannaturale: l’ologramma del tenero Joe Biden.Ora è tutto chiaro: gli Stati Uniti sono popolati da 75 milioni di “terroristi interni”, che però sono stati finalmente sgominati dai cavalieri virtuali di Dominion Voting System, a volte rappresentati in forma umana, a beneficio dei fedeli, dall’ologramma di Joe Biden. L’ora è grave: a nulla è valsa l’eroica resistenza dei 7-8 poliziotti schierati a Washington davanti al Parlamento, per arginare quella che si annunciava come una manifestazione oceanica. Sicché i barbari hanno potuto agevolmente commettere l’empio sacrilegio: sono penetrati nel Tempio della Democrazia, mettendo fine (prima ancora che cominciassero) alle procedure di contestazione delle presidenziali 2020, inclusa la richiesta di una commissione d’inchiesta per esaminare, una buona volta, le migliaia di prove a suffragio dell’accusa. Prove che finora le autorità giudiziarie si sono sempre rifiutate di analizzare, accampando dinieghi solo formali e procedurali. La buona notizia è che le Forze del Bene hanno infine prevalso, schiacciando la testa del Serpente e togliendogli la parola, il microfono e l’accesso ai social, dopo avergli già tolto la stampa, la televisione e infine la Casa Bianca.
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Strategia del terrore: la vera barbarie, nell’anno del Covid
La pandemia è stata una prova generale di quel che può succedere se l’emergenza sanitaria diventa o viene usata come la priorità assoluta: libertà sospese, diritti elementari negati, arresti domiciliari per un popolo intero, strategie del terrore per tenere sotto scacco e sotto coperta un paese. Prima tutti accusavano Salvini di farsi impresario della paura (dei migranti); il governo Conte è diventato col Covid-19 impresario della paura del contagio, e ha costruito su quello il suo consenso e la sua permanenza al potere. Ma il discorso della dittatura sanitaria, naturalmente, va al di là del governo italiano, riguarda un pericolo latente d’involuzione delle democrazie, di sospensione della libertà, di democrazia sorvegliata e irregimentata, sul modello cinese. Nel timore di rischiare la pelle, siamo disposti a perdere ogni libertà e ogni dignità: qualcuno in futuro potrà veicolare le pandemie o usarle in questo modo per imporre regimi di sorveglianza. La pandemia ha assegnato al mondo scientifico un primato che la politica ha ceduto volentieri.
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Binney: frode storica: 13 milioni di voti ‘inventati’ per Biden
I conti non tornano: l’operazione-Biden potrebbe aver “rubato” (o meglio, “fabbricato”) qualcosa come 13 milioni di voti, trasformando le presidenziali 2020 nelle elezioni americane più corrotte della storia. Lo afferma un popolare divulgatore statunitense come Bill Binney, sul canale “The Gateway Pundit”, vicino a Trump. In tutta la nazione – è la tesi di Binney – avrebbero votato più persone di quante avessero diritto al voto. Lo riporta Nicola Zegrini sul blog “UnUniverso”, che segue attentamente i convulsi sviluppi della devastante controversia attorno al futuro della Casa Bianca. Che la partita sia tutt’altro che chiusa, a quasi due mesi dal voto, lo conferma Roberto Mazzoni, osservatore speciale dello scenario americano in veste di giornalista indipendente, basato in Florida. Preso atto che la Corte Suprema non intende pronunciarsi in tempo utile in merito ai presunti, colossali brogli – riasssume Mazzoni sul canale “MazzoniNews” – l’attenzione è puntata sul 6 gennaio, quando i parlamentari apriranno le buste dei grandi elettori (compresi quelli di Trump). Prima notizia: i repubblicani rifiuteranno di riconoscere Biden vincitore, avviando un lungo iter parlamentare in cui affioreranno molte prove a sostegno delle accuse di frode, già ora esibite in una speciale commissione istituita dal Senato.Nel frattempo – aggiunge Mazzoni – un colpo di scena potrebbe giungere da John Ratcliffe, capo della direzione nazionale dell’intelligence: nell’atteso rapporto, potrebbero emergere evidenze fornite dai servizi segreti, riguardo alla manipolazione informatica che avrebbe “gonfiato” l’apparente bottino elettorale di Biden, falsando il risultato. Che ci sia qualcosa nell’aria lo conferma lo scandalo SolarWinds: si apprende che un software (grazie ad hacker cinesi?) avrebbe violato, dalla scorsa primavera, i sistemi digitali che sovrintendono alla gestione di tutte le infrastrutture strategiche degli Stati Uniti. La relazione di Ratcliffe potrebbe quindi far scattare la procedura d’emergenza dell’Insurrection Act, prevista per proteggere le elezioni da ingenenze straniere. La sensazione, aggiunge Mazzoni, è che gli eventuali sviluppi in questa direzione potrebbero deflagrare appena dopo Natale: se esplodesse uno scandalo di quella portata, è ovvio che l’evento avrebbe un impatto decisivo anche sulla seduta parlamentare del 6 gennaio. Intanto, da Rudolph Giuliani si apprende che la strategia legale di Trump si starebbe spostando sull’acquisizione delle macchine elettorali di Dominion, nel tentativo di dimostrare la frode algoritmica che sarebbe stata programmata per truccare le elezioni. Saranno sequestrati, i dispositivi elettronici di Dominion?A farlo – sostiene “Brighteon”, in un post ripreso sempre da Zegrini – potrebbe essere l’avvocato Sidney Powell, appena nominata “consigliere speciale” del presidente Trump. La Powell ha avuto un lungo incontro alla Casa Bianca con il generale Michael Flynn e lo stesso Rudy Giuliani. Il giorno prima, Trump aveva avuto un lungo colloquio riservato con il nuovo ministro della difesa, Christopher Miller. Se Flynn ha chiesto apertamente Trump di ricorrere all’Insurrection Act per far ripetere le elezioni – sotto il controllo delle forze armate – nei 6 Stati dove i brogli avrebbero ribaltato i risultati, è stato lo stesso Trump a definire “fake news” le voci sul possibile intervento dei militari nella gravissima crisi politica e istituzionale che sta scuotendo l’America, dove i sondaggi confermano che la maggioranza degli statunitensi si sia convinta che le elezioni sarebbero state “rubate”. Esplosivo, in questo senso, lo scandalo SolarWinds: le macchine elettorali della Dominion potrebbero essere state violate durante le elezioni a causa della vulnerabilità della “backdoor” di SolarWinds.A confermare un’enorme alterazione dei numeri è lo stresso Bill Binney. L’analista sottolinea che, secondo il “Washington Post”, le presidenziali 2020 hanno registrato la più alta affluenza alle urne, da oltre un secolo. Ma è proprio vero? «Se tiriamo le somme, scopriamo un grosso problema», sostiene Binney su “Brighteon”, che spiega: «Gli elettori registrati negli Usa sono 213,8 milioni, e di questi risulta aver votato il 66,2% (cioè 141,5 milioni di votanti). Ma se Trump ha avuto 74 milioni di voti, rimangono solo 67,5 milioni di voti per Biden. Ciò significa che 13 milioni di schede sono state “create” – duplicate o inventate – in modo da essere contate per Biden». Secondo “The Gateway Pundit”, «Biden ha commesso frodi in ogni modo immaginabile, ma il grande furto è stato in milioni di voti fraudolenti che sono stati creati per rubare le elezioni». Milioni di voti, addirittura? «Questa è matematica: matematica molto semplice, che anche quelli di sinistra dovrebbero essere in grado di capire. Il team di Biden ha chiaramente commesso una frode di altissimo livello».I conti non tornano: l’operazione-Biden potrebbe aver “rubato” (o meglio, “fabbricato”) qualcosa come 13 milioni di voti, trasformando le presidenziali 2020 nelle elezioni americane più corrotte della storia. Lo afferma un popolare divulgatore statunitense come Bill Binney, sul canale “The Gateway Pundit”, vicino a Trump. In tutta la nazione – è la tesi di Binney, già dirigente della Nsa – avrebbero votato più persone di quante avessero diritto al voto. Lo riporta Nicola Zegrini sul blog “UnUniverso“, che segue attentamente i convulsi sviluppi della devastante controversia attorno al futuro della Casa Bianca. Che la partita sia tutt’altro che chiusa, a quasi due mesi dal voto, lo conferma Roberto Mazzoni, osservatore speciale dello scenario americano in veste di giornalista indipendente, basato in Florida. Preso atto che la Corte Suprema non intende pronunciarsi in tempo utile in merito ai presunti, colossali brogli – riasssume Mazzoni sul canale “MazzoniNews” – l’attenzione è puntata sul 6 gennaio, quando i parlamentari apriranno le buste dei grandi elettori (compresi quelli di Trump). Prima notizia: i repubblicani rifiuteranno di riconoscere Biden vincitore, avviando un lungo iter parlamentare in cui affioreranno molte prove a sostegno delle accuse di frode, già ora esibite in una speciale commissione istituita dal Senato.
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Fake-2020, i bari brindano coi ladri: può davvero finire così?
Grottesco 2020: non poteva finire che con l’elezione “fake” di un presidente “fake”, dopo un anno intero di fake news terroristiche sul coronavirus? Sinistro, l’avvio del temuto anno bisestile: inaugurato con lo strano assassinio del generale iraniano Qasem Soleimani, eroe della guerra contro l’Isis in Siria, ucciso da un drone mentre si trovava in un paese neutrale, l’Iraq, a condurre trattative – pare – per mettere pace tra le fazioni sciite e sunnite. Altrettanto strana la tempestiva rivendicazione dell’omicidio, da parte dell’amministrazione Trump, che proprio in Siria aveva lasciato campo libero ai russi e ai loro alleati (siriani, libanesi e, appunto, iraniani) per sgominare le bande di tagliagole prosperate in modo incontrastato sotto la presidenza Obama. Di che pasta fosse fatto, il 2020, lo si sarebbe capito poco dopo, con il famoso virus di Wuhan che ha risparmiato la Cina e inguaiato il resto del mondo, a cominciare dal bersaglio grosso: l’America di Trump. E ora si vorrebbe davvero far credere che l’opinione pubblica libera e democratica dovrebbe rassegnarsi allo spettacolo di un’America rappresentata da un presidente-burla, eletto solo grazie all’imbroglio più colossale che la storia ricordi?E’ vero, ammoniscono i più saggi: i brogli vanno provati in una sede legale. Si deve dimostrare che sono avvenuti davvero, e che sono stati determinati per derubare gli elettori. Non occorre invece dimostrare ciò che è sotto gli occhi di tutti: il web censura chiunque osi mettere in dubbio la versione ufficiale (su tutto: dalle presidenziali Usa alle notizie mediche sul Covid), mentre il maninstream media – televisioni in testa – ormai oscura apertamente il presidente Trump, ancora in carica, trattandolo come un vecchio pazzo ostinato, incapace di ammettere la sconfitta. Dall’imbarazzante fogna elettorale americana, devastata dal voto postale giustificato con la pandemia e poi “aggiustato” con gli algoritmi elettronici di Dominion, emerge una specie di anziano cadavere politico (Joe Biden, su cui grava l’accusa di trent’anni di estesa corruzione) e spunta l’ombra della donna che lo sostituirebbe: Kamala Harris, sostenuta da Obama e dai super-finanziatori di Hillary Cinton, cioè la peggiore élite di Wall Street. Ridono, le maschere del nuovo terrore sanitario, da Fauci a Bill Gates, passando per Soros e per il patron del Forum di Davos, Klaus Schwab, l’uomo che evocava la pandemia come una manna dal cielo, provvidenziale per far accettare all’umanità il famigerato Grande Reset.Funzionerà, il piano? Se si guarda l’Italia, c’è da piangere. Il Belpaese è tramortito dalla cura-Conte: vanta la peggior performance europea, in termini di vittime, e il più pesante bilancio economico, per via del disastro causato da lockdown e coprifuoco (misure che non hanno certo evitato la strage, quella almeno di cui parlano le cifre ufficiali). Italia 2020: non pervenuta. “Andrà tutto bene”, era il motto degli italioti. Ancora a gennaio, il Popolo delle Sardine (non ancora Popolo delle Mascherine) aveva individuato il demonio: Matteo Salvini, la causa di ogni male. Subito dopo, Salvini è scomparso (insieme alle Sardine) e tutti i problemi sono esplosi. I famosi pieni poteri, contestati al Cazzaro Verde? Se li è presi Conte, non eletto da nessuno: e gli italiani, zitti. Decreti deliranti: sospesa la libertà, archiviata la democrazia. Dalla prigione-Italia, messa in liquidazione e prossima a essere svenduta a peso (alla Francia, alla Germania, alla Cina) non manca chi esulta per la Fake-Election del Fake-President americano: sono gli stessi illuminati, del resto, che scalpitavano per Fake-Greta, i cui padrini (ora lo si vede) stanno predisponendo il piano super-finanziario “green”, quello vero, per il cui lancio la fanciulla svedese era stata utilizzata. Fine anno: i bari brindano coi ladri, mentre l’umanità resta in carcere. Domanda: può davvero finire così?Grottesco 2020: non poteva finire che con l’elezione “fake” di un presidente “fake”, dopo un anno intero di fake news terroristiche sul coronavirus? Sinistro, l’avvio del temuto anno bisestile: inaugurato con lo strano assassinio del generale iraniano Qasem Soleimani, eroe della guerra contro l’Isis in Siria, ucciso da un drone mentre si trovava in un paese neutrale, l’Iraq, a condurre trattative – pare – per mettere pace tra le fazioni sciite e sunnite. Altrettanto strana la tempestiva rivendicazione dell’omicidio, da parte dell’amministrazione Trump, che proprio in Siria aveva lasciato campo libero ai russi e ai loro alleati (siriani, libanesi e, appunto, iraniani) per sgominare le bande di tagliagole prosperate in modo incontrastato sotto la presidenza Obama. Di che pasta fosse fatto, il 2020, lo si sarebbe capito poco dopo, con il famoso virus di Wuhan che ha risparmiato la Cina e inguaiato il resto del mondo, a cominciare dal bersaglio grosso: l’America di Trump. E ora si vorrebbe davvero far credere che l’opinione pubblica libera e democratica debba rassegnarsi allo spettacolo di un’America rappresentata da un presidente-burla, eletto solo grazie all’imbroglio più colossale che la storia ricordi?
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Della Luna: brevetti già dal 2006 per vaccinare i “Covidioti”
A furia di lockdown e di paura alimentata dalle istituzioni col gonfiare il numero dei morti e col nascondere i veri dati (quasi nessuno muore di Covid-19, l’età media dei morti è 82 anni – Istituto Superiore di Sanità), il popolo è stato portato ad agognare il vaccino per esasperazione e senza pensare. Eppure ci sarebbe molto, su cui riflettere. Voci insistenti, ovviamente dichiarate ‘fake’, di un brevetto americano (US7888102B1-2[i]) per il Covid-19 nel 2006, e anche di uno europeo per il suo vaccino (EP 3172319B1) – controllate voi stessi! – entrambi legati a Pfizer, Glaxo, Gates, Pirbright Foundation, che ritroviamo con l’Oms e lo Usaid nel famoso laboratorio di Wuhan. Un forte dubbio che tutto sia stato programmato oltre 10 anni fa, che tutto si svolga come da copione. Un vaccino dagli ignoti effetti collaterali, perché non testato: ci vorrebbero 10 anni per quelli normali, ma questo è il primo che agisce su Rna e Dna, modifica il nostro Dna in modo che produca le proteine del virus, che scatenano le difese immunitarie contro di noi – un alto rischio di autodistruzione, secondo alcuni medici. E diversi esperti, persino Burioni, ammettono che non se lo inietteranno o aspetteranno un anno (intanto si vedrà che cosa succede a chi lo riceve).Il rischio primario sono malattie degenerative, tumori e demenze in testa, nonché autoimmuni – un rischio che si potrà verificare solo fra 10 anni: è una vaccinazione sperimentale, proibita dal Trattato di Norimberga. Un pensiero unico, o storytelling, obbligato e difeso con la censura e l’oscuramento del dissenso: da radiazioni ai medici che parlano; da una classe di scienziati che, per i fondi e per la carriera, dipendono da Big Pharma; dalla grande finanza; dalla politica; dal militare. Quindi non sono indipendenti né affidabili. Non disponiamo di esperti indipendenti dal business. Dobbiamo perciò valutare e decidere in base alle nostre capacità personali. Una classe politica che vive di corruzione e un’industria farmaceutica abituata a corromperla per guadagnare (De Lorenzo, Poggiolini – ricordate?) e con una lunghissima fedina penale (anche per stragi compiute con vaccini), che non esiterebbe, per lucro, a sabotare la salute della gente onde aumentare gli acquisti di farmaci, e a pagare i parlamentari per rendere i vaccini obbligatori per legge.Un Parlamento che non rappresenta più l’elettorato e ha sospeso la Costituzione, che appoggia golpe governativi a ripetizione, dominato da un partito, il M5S, che conserva la poltrona facendo il contrario di ciò che aveva promesso per farsi eleggere, e da un altro, il Pd, storico braccio politico del capitalismo finanziario globale e predatore; due partiti pronti a togliere diritti costituzionali a chi non si lascerà vaccinare. Un popolo ancora ignaro del disastro economico che lo aspetta in primavera, e in gran parte ormai ammaestrato con la paura e con l’inganno a richiudersi in casa a comando, come le galline, rinunciando ai diritti fondamentali civili e politici e al principio di legalità, per non parlare della dignità. Un mondo che scoppia di inquinamento e di sovrappopolazione, con un’economia automatizzata e finanziarizzata che ha bisogno di sempre meno gente come lavoratori e consumatori, e non sa dove mettere i disoccupati. Se la popolazione va ridotta, allora meglio eliminare chi si vuole vaccinare… Confesso che quello sopra era il mio pensiero finché non ho ascoltato governi seri, come quello britannico, quello giapponese, quello statunitense, dichiarare ufficialmente di aver accertato che i vaccini sono efficaci e persino innocui. Non è la parola di Faraone o Speranza o Conte: ora possiamo fidarci, quando verrà il nostro momento di subire la vaccinazione.(Marco Della Luna, “Covidioti di tutto il mondo, vaccinatevi!”, dal blog di Della Luna del 4 dicembre 2020).A furia di lockdown e di paura alimentata dalle istituzioni col gonfiare il numero dei morti e col nascondere i veri dati (quasi nessuno muore di Covid-19, l’età media dei morti è 82 anni – Istituto Superiore di Sanità), il popolo è stato portato ad agognare il vaccino per esasperazione e senza pensare. Eppure ci sarebbe molto, su cui riflettere. Voci insistenti, ovviamente dichiarate ‘fake’, di un brevetto americano (US7888102B1-2[i]) per il Covid-19 nel 2006, e anche di uno europeo per il suo vaccino (EP 3172319B1) – controllate voi stessi! – entrambi legati a Pfizer, Glaxo, Gates, Pirbright Foundation, che ritroviamo con l’Oms e lo Usaid nel famoso laboratorio di Wuhan. Un forte dubbio che tutto sia stato programmato oltre 10 anni fa, che tutto si svolga come da copione. Un vaccino dagli ignoti effetti collaterali, perché non testato: ci vorrebbero 10 anni per quelli normali, ma questo è il primo che agisce su Rna e Dna, modifica il nostro Dna in modo che produca le proteine del virus, che scatenano le difese immunitarie contro di noi – un alto rischio di autodistruzione, secondo alcuni medici. E diversi esperti, persino Burioni, ammettono che non se lo inietteranno o aspetteranno un anno (intanto si vedrà che cosa succede a chi lo riceve).
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Natale negato, Magaldi: scandaloso, il silenzio della Chiesa
C’è qualcosa di oscuro e profondo che aleggia su di noi, se si arriva a “negare” persino il Natale (niente messa di mezzanotte, vietati i raduni familiari fuori dal Comune di residenza). Peggio ancora: il Vaticano tace, la Cei non protesta. «La Chiesa cristiana, nella sua storia, è stata anche eroica: ha avuto martiri sbranati dai leoni. Dov’è finito, adesso, quel coraggio?». Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” – straordinaria rivelazione sul ruolo del back-office del potere, che oggi qualcuno chiama Deep State – denuncia il mutismo dell’alto clero cattolico di fronte al Natale 2020 “silenziato” da Conte con l’alibi della pandemia. Cattolico lui stesso, anche se “eretico”, Magaldi prende nota: è come se venisse colpita, anche simbolicamente, la valenza archetipica del Sol Invicuts, la “rinascita cosmica” emblematizzata dalla stessa, potente figura del Cristo, ovvero dalla celebrazione cristiana della natività. Come se “non dovessimo” risorgere, neppure noi, dalle tenebre nelle quali siamo stati sprofondati, da ormai quasi un anno? E’ un messaggio anomalo e sinistro (una specie di resa), quello convalidato da Bergoglio e dai sui vescovi: dovremmo dunque fingere di credere che è meglio stare chiusi in casa «ancora per settimane e mesi, forse per anni, magari per sempre», nell’attesa di uno strano messia – non esattamente cristiano – come il mitico vaccino, presentato come unica soluzione di un problema ingigantito in modo orwelliano?I fatti sono sotto gli occhi di tutti, nonostante la grancassa terroristica dei media mainstream, fondata su dati non trasparenti: per la prima volta nella storia, il mondo è stato paralizzato da un virus influenzale pericoloso, ma la cui letalità non supera lo 0,3%. Un virus che comunque colpisce essenzialmente persone anziane e già prostrate da gravi malattie. Le terapie ormai esistono, per trasformare il Covid in una patologia controllabile da casa, con opportuni farmaci. Ma si continua a fingere di avere di fronte l’Ebola, la peste bubbonica. Si sperava che “passasse”, come un temporale, dopo la drammatica primavera 2020. Così non è stato: in un paese sanitariamente disastrato, con un governo incapace e senza più una medicina territoriale all’altezza della situazione, gli ospedali sono tornati inevitabilmente ad affollarsi, nel corso dell’autunno. E ora, che cosa si ripropone? Le stesse misure (fallimentari) che non hanno eliminato il problema nei mesi precedenti. Fermare l’economia, chiudersi in casa: ma in attesa di che cosa, visto che il virus ha l’aria di essere diventato endemico?L’unica certezza, infatti, riguarda le conseguenze catastrofiche dei lockdown, del coprifuoco, delle zone rosse: l’economia sta crollando, il debito pubblico rischia di esplodere per via dei sussidi (comunque insufficienti) e della cassa integrazione (erogata spesso in scandaloso ritardo). L’Italia, poi, vanta veri e propri record: tra i grandi paesi, è quello più colpito. Registra la peggior performace economica e il più alto numero di vittime. Un fallimento cocente, quello italiano. Il governo più severo e inflessibile coi cittadini è anche quello che sta collezionando i risultati peggiori, in ogni campo: il rigore psico-panico del distanziamento affonda il Pil, disastra interi comparti economici, mette in pericolo la sicurezza sociale ma anche la salute, non garantendo più la giusta assistenza ai pazienti affetti da malattie gravi (cardiologiche, oncologiche) e senza nemmeno riuscire ad alleggerire il pesante bilancio della catastrofe Covid, che vede l’Italia tra i paesi meno efficaci nel contrastare le conseguenze peggiori del virus.La cosa sconcertante, osserva Magaldi, è che un vasto strato della popolazione si sia sottomesso ai diktat, senza protestare: a che serve stare a casa, ancora, se poi – finito il lockdown – i contagi torneranno a salire? Non è già abbastanza evidente il fatto che il distanziamento non può essere la soluzione? Lo dimostrano paesi come la Svezia: niente coprifuoco, verso un’immunità di gregge da raggiungere velocemente. Lo affermano anche i maggiori epidemiologi, quelli che hanno contastrato l’Ebola e che – insieme a decine di migliaia di medici – hanno sottoscritto la Dichiarazione di Great Barrington: dall’incubo Covid si esce in un solo modo, e cioè contagiandosi. In altre parole: secondo quei luminari occorre avere più contagi (non meno) per consentire al virus di adattarsi al nostro organismo e diventare gradualmente inoffensivo. Si tratta insomma di accettare un rischio ragionevole (e comunque inevitabile, come ben si vede anche in Italia), dopo aver messo in sicurezza gli anziani e i malati gravi – quelli sì, da isolare strettamente, in attesa che la situazione migliori. E invece no: si continua a fare la guerra ai contagi (distanziamento, mascherine) come se servisse a qualcosa.Una parte della popolazione, nel frattempo, è come impazzita: manipolata dalla politica e dai media, teme il ruolo degli “untori” e contribuisce così alla disgregazione della società, della scuola, del lavoro e dei redditi, cominciando dal turismo e dal commercio. «A chi ha paura, io dico: stia a casa. Ma non pretenda di rinchiudere chi invece accetta di essere contagiato, e quindi poi immunizzato, come in tutte le epidemie della storia». Gioele Magaldi è battagliero: il Movimento Roosevelt, di cui è presidente, assiste da mesi – in modo gratuito – i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste: gli avvocati del Sostegno Legale impugnano le multe, «che non saranno pagate mai, visto in carattere illegittimo dei Dcpm». Non solo: i “rooseveltiani” hanno anche stoppato, insieme ai medici, la folle imposizione del vaccino antinfluenzale pretesa nel Lazio da Zingaretti, ma annullata dal Tar. A proposito: Zingaretti ha fatto spendere al Lazio 14 milioni di euro per mascherine mai consegnate, e poi – insieme alla Calabria – ha speso 118 milioni di euro per vaccini contro l’influenza, che sperava di inoculare obbligatoriamente ad anziani, medici e infermieri.Un classico esempio di sottopolitica a disposizione delle grandi lobby, come quella del farmaco, che hanno bisogno di personaggi disposti a fare da apriprista, da battistrada. Il ruolo dell’Italia – cavia prescelta, in Occidente, a causa dell’inconsistenza dei suoi politici – è ormai vistosamete lampante: e ora infatti si aprirà l’analogo balletto dei vaccini, che gli stessi virologi televisivi temono, e che il “British Medical Journal” definisce prematuri, non sicuri e di efficacia non dimostrata. L’altra notizia, pessima, è lo stato narcolettico dell’opinione pubblica, letteralmente rincoglionita dalle quotidiane fake news psico-terroristiche erogate dai media e controllate, anche sul web, dal grottesco Ministero della Verità che Conte ha affidato al sottosegretario Andrea Martella, nemmeno fossimo in Corea del Nord (e senza un fiato di protesta da parte delle redazioni e degli organismi di garanzia, a cominciare dall’Ordine dei Giornalisti). “Andrà tutto bene”, recitava a marzo lo slogan perfetto della catastrofe incombente. S’è visto, infatti, quanto è andato “tutto bene”.E il peggio è che, davanti, c’è il nulla: nessuna via d’uscita, né economica né sanitaria. In pratica: una trappola micidiale, che qualcuno chiama Great Reset: un’epidemia influenzale “cinese”, prontamente dichiarata pandemica dall’Oms e usata come pretesto per disarticolare l’economia, in un sol colpo, verticalizzando il controllo socio-economico (con lo strumento della paura) su sette miliardi di esseri umani, che ora si vorrebbe sottoporre anche al dominio tecno-vaccinale universale, pena la perdita delle libertà elementari. Gioele Magaldi maneggia con cura la parola “fascismo”: allude proprio al deprecato ventennio mussoliniano il nome della Milizia Rooseveltiana, formazione destinata a mobilitarsi per risvegliare l’Italia dall’ipnosi. Le parole “milizia” e “Roosevelt” fanno a pugni, compongono un ossimoro: evocano l’attivismo battagliero per reclamare il pieno ritorno alla democrazia, «combattendo in modo nonviolento ma anche con durezza, contro il fascismo strisciante di oggi: quello vero, imposto con la sopraffazione in nome di un pericolo sanitario vergognosamente sopravvalutato per danneggiare l’Occidente e soffocarne la libertà».Fascismo? «Attenti alle parole», raccomanda Magaldi: «A dare del fascista (cioè del dittatore) a chiunque non la pensasse come loro erano i comunisti, che democratici non erano mai stati». Lo si è visto anche di recente: «Non si è esitato a evocare il fascismo, quindi il razzismo e il militarismo, anche nei confronti di Trump: ridicolo, visto che Trump è stato il meno bellicoso dei presidenti americani, avendo risolto ogni crisi con la diplomazia e senza ricorrere alle armi». Eppure, è stato attaccato anche con il teppismo (squadristico) di una organizzazione come Antifa, che pratica azioni violente (come quelle delle milizie fasciste) ma nel nome dell’antifascismo, bandiera gloriosa ma oggi abusata da fascistelli d’ogni risma. Fascio-comunisti, li definisce Magaldi. «Quale “fascismo” fa paura, oggi? Quello di minoranze testimoniali come CasaPound e Forza Nuova?». Siamo seri, per favore: che cosa sta attentando, in questo preciso istante, alla nostra libertà?Risposta facile: a metterci nei guai è l’altro “fascismo”, quello vero: tecnocratico, finanziario, politico-sanitario. E globale: «E’ un vero e proprio fascio-comunismo, che mette insieme la dittatura cinese e l’oligarchia occidentale, euro-atlantica, che sta provando a mettere fine – con l’aibi del coronavirus – alla lunga “parentesi” della democrazia, per restaurare una sorta di neo-feudalesimo, il potere assoluto dei pochi sui molti». Anche con l’aiuto del Vaticano? Dolenti note: «Alla vigilia delle presidenziali, Mike Pompeo venne a Roma per “strigliare” Bergoglio in mondovisione. La sua colpa? Aver concesso al regime di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, un paese brutalizzato dall’assenza totale di diritti». A sdoganare la Cina – come possibile modello alternativo per l’Occidente – fu la Commissione Trilaterale di Kissinger, campione della superloggia massonica “Three Eyes”, quella che progettò il golpe in Cile contro Allende (a proposito di fascismo). Per chi ancora non l’avesse capito: la “malattia” da cui siamo aggrediti non è curabile all’ospedale. E’ un morbo insidioso: sembra nuovissimo, e invece è antico. Si chiama: dittatura.«Poveri illusi, quelli che ancora adesso – dopo un anno di mostruosi sacrifici completamente inutili – tuttora sperano che basti aspettare ancora un po’, rintanati in casa, confidando che la bufera passi da sola, prima o poi». Non passerà, da sola: e non è per scansare la tempesta che siamo stati rinchiusi, maltrattati come animali d’allevamento. Oggi, il “morbo” prevede la folle clausura – teoricamente infinita, sine die – di un’umanuità imbavagliata e traumatizzata, impoverita e ridotta a gregge impaurito. Si scrive Covid, ma si legge Grande Reset: e non ha niente a che fare, con il virus “scappato” dal laboratorio di Wuhan giusto in tempo per sabotare la rielezione (scontata) di Trump, vigoroso avversario del Great Reset. A confermare la gravità della situazione, e la vastità della compromissione dei poteri coinvolti nel progetto, ecco l’inaudita arrendevolezza di Bergolio di fronte alla tesi – bugiarda, e già smentita – degli autori del piano: stiamo a casa (fino a quando?) e “andrà tutto bene”. Una menzogna epocale, capace di oscurare persino il Natale. Ora sì, siamo davvero in pericolo, se è vero che il “progetto” non si ferma davanti a niente, e pretende di privare i nonni dell’abbraccio dei nipoti anche in un giorno sacro come il 25 dicembre. Niente rinascita: è proibita, per decreto. Stavolta, l’agnello sacrificale siamo noi.C’è qualcosa di oscuro e profondo che aleggia su di noi, se si arriva a “negare” persino il Natale (niente messa di mezzanotte, vietati i raduni familiari fuori dal Comune di residenza). Peggio ancora: il Vaticano tace, la Cei non protesta. «La Chiesa cristiana, nella sua storia, è stata anche eroica: ha avuto martiri sbranati dai leoni. Dov’è finito, adesso, quel coraggio?». Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” – straordinaria rivelazione sul ruolo del back-office del potere, che oggi qualcuno chiama Deep State – denuncia il mutismo dell’alto clero cattolico di fronte al Natale 2020 “silenziato” da Conte con l’alibi della pandemia. Cattolico lui stesso, anche se “eretico”, Magaldi prende nota: è come se venisse colpita, anche simbolicamente, la valenza archetipica del Sol Invicuts, la “rinascita cosmica” emblematizzata dalla stessa, potente figura del Cristo, ovvero dalla celebrazione cristiana della natività. Come se “non dovessimo” risorgere, neppure noi, dalle tenebre nelle quali siamo stati sprofondati, da ormai quasi un anno? E’ un messaggio anomalo e sinistro (una specie di resa), quello convalidato da Bergoglio e dai sui vescovi: dovremmo dunque fingere di credere che è meglio stare chiusi in casa «ancora per settimane e mesi, forse per anni, magari per sempre», nell’attesa di uno strano messia – non esattamente cristiano – come il mitico vaccino, presentato come unica soluzione di un problema ingigantito in modo orwelliano?
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La Francia: virus “sfuggito” a Wuhan. Ma i media tacciono
Cina e Oms tornano a collaborare, almeno sulla carta, per capire le origini del Covid-19. Una collaborazione che doveva partire già lo scorso maggio, ma il governo cinese si oppose perché temeva una «estrema politicizzazione» e «indagini fondate sulla presunzione di colpevolezza». La Cina aveva paura di essere incolpata: «Una responsabilità che ormai tutti denunciano, anche enti del tutto non politicizzati e assolutamente non complottisti», spiega il sociologo Massimo Introvigne, fondatore e direttore del Cesnur, intervistato da Paolo Vites per il “Sussidiario”. A puntare il dito su Wuhan è il Centro nazionale delle ricerche scientifiche francese, «considerato dagli stessi cinesi il secondo più autorevole al mondo». Secondo il Cnrs, il coronavirus sarebbe stato creato in laboratorio per studi sul salto genetico, producendo virus alterati: qualcosa di legittimo, fatto anche dai francesi stessi, ma sfuggito per le scarse capacità di sicurezza dei cinesi. «Qualcosa che la Cina non ammetterà mai, visto che la notizia non è stata riportata praticamente da nessuno», dice Introvigne, sottolineando la denuncia francese: «Non dicono che il virus sia stato portato fuori appositamente, ma che un incidente è possibile in un laboratorio che produce virus alterati per studiarne il salto».I francesi chiedono una moratoria su questi esperimenti, e hanno smesso di collaborare con Wuhan proprio perché non ci sarebbero le necessarie condizioni di sicurezza. «Questo rapporto sarebbe stato una bomba mediatica, ma – come si dice – è finito in cavalleria», accusa Introvigne: «Senza la collaborazione cinese ci saranno molte illazioni, ma poche parole». Si sa da tempo – osserva Vites – che l’Oms è gravemente compromessa con la Cina, che annovera molti suoi uomini all’interno della struttura. Che senso ha questo nuovo annuncio di collaborazione? «Potranno portare avanti la nuova favola complottista che li discolpa, come avevano già fatto con il salmone norvegese importato in Cina». A cosa si attaccano adesso? «Hanno ideato una nuova favola, appunto, portata avanti con molta più convinzione, tanto che ne hanno parlato in una conferenza stampa il viceministro degli esteri e tutti i quotidiani del partito comunista: il Covid sarebbe giunto in Cina tramite cibo congelato proveniente da non si sa quale paese occidentale». La cosa interessante, aggiunge Introvigne, è che ricercatori dell’Ue “specializzati in fake news” hanno identificato “Sputnik”, rete televisiva russa, come il soggetto che lanciato la notizia, subito ripresa dai cinesi.«La cosa più grave è che un funzionario dell’Oms ha rilasciato interviste in Cina dicendo che è una storia credibile e che indagheranno su di essa», sottolinea Introvigne. Russi e cinesi starebbero lavorando insieme per produrre false informazioni sul virus? «Esatto. C’è stato recentemente un incontro tra ministri della propaganda russo e cinese in cui è stata messa a punto questa strategia». Nel frattempo, si domanda Paolo Vites, l’Oms continua quindi a recitare una sorta di commedia? «Molte attenzioni sono da tempo concentrate sul segretario etiope Ghebreyesus, amico della Cina». Ma prima di lui, aggiunge Introvigne, bisogna ricordare che – per due mandati – l’Oms ha avuto una segretaria generale cinese: «Molti dei funzionari sono persone assunte durante quel periodo». Dopo quei due mandati, «la Cina ha poi manovrato perché ci fosse comunque un amico, come l’attuale segretario». Sempre secondo Introvigne, se gli Usa saranno guidati da Joe Biden faranno bene, come annunciato, a rientrare nell’Oms, proprio per condizionarla e “correggerla” dall’interno. Quanto all’Italia, le cose si complicano: a quanto pare, la Penisola è sempre più al centro delle mire cinesi.Una relazione approvata dal Copasir – ricorda Vites – sostiene che, da quando è cominciata la pandemia, la penetrazione commerciale e finanziaria cinese in Italia è aumentata moltissimo: e questo grazie al Movimento 5 Stelle, da sempre filo-cinese. «È un problema molto grave – conferma Introvigne – ma va al di là dei Cinquestelle». Attraverso il Cesnur, Introvigne si occupa anche di rifugiati cinesi che chiedono asilo politico in Italia, e su questo tema «ci sono sentenze eccellenti». Di recente, però, sarebbe stata emessa «una sentenza palesemente costruita», in favore del governo di Pechino. Sempre secondo Introvigne, l’episodio «dimostra che sull’Italia c’è uno sforzo capillare, da parte della Cina: su giornali di seconda fila, si leggono spesso articoli che sembrano veline dell’ambasciata cinese». E i 5 Stelle? «Sono stati richiamati all’ordine e Di Maio un po’ si è moderato, ma esiste un capillare lavoro cinese nel mandare veline ai giornali».Cina e Oms tornano a collaborare, almeno sulla carta, per capire le origini del Covid-19. Una collaborazione che doveva partire già lo scorso maggio, ma il governo cinese si oppose perché temeva una «estrema politicizzazione» e «indagini fondate sulla presunzione di colpevolezza». La Cina aveva paura di essere incolpata: «Una responsabilità che ormai tutti denunciano, anche enti del tutto non politicizzati e assolutamente non complottisti», spiega il sociologo Massimo Introvigne, fondatore e direttore del Cesnur, intervistato da Paolo Vites per il “Sussidiario“. A puntare il dito su Wuhan è il Centro nazionale delle ricerche scientifiche francese, «considerato dagli stessi cinesi il secondo più autorevole al mondo». Secondo il Cnrs, il coronavirus sarebbe stato creato in laboratorio per studi sul salto genetico, producendo virus alterati: qualcosa di legittimo, fatto anche dai francesi stessi, ma sfuggito per le scarse capacità di sicurezza dei cinesi. «Qualcosa che la Cina non ammetterà mai, visto che la notizia non è stata riportata praticamente da nessuno», dice Introvigne, sottolineando la denuncia francese: «Non dicono che il virus sia stato portato fuori appositamente, ma che un incidente è possibile in un laboratorio che produce virus alterati per studiarne il salto».
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Massoni muti sul Covid, Bizzi: e vi chiamate liberi muratori?
Adesso, che questo anno che così gravemente ha visto mettere in discussione i supremi ideali di libertà ai quali l’autentica massoneria ha sempre aspirato – un anno che ha visto il tentativo da parte delle tenebre di prevalere sulla luce – sta giungendo al termine, rivolgo un appello a tutti i liberi mutatori del mondo che ancora conservano raziocinio e onestà intellettuale. E mi appresto a farlo con la speranza che queste mie parole possano essere fonte di ispirazione e incoraggiamento per tutti gli autentici iniziati e, al contempo, un severo monito a tutti i falsi e indegni massoni che hanno tradito la loro missione. Essi sono molti, troppi, e presto saranno giudicati dalla storia. Questo è il mio appello: alzatevi in piedi, smettete di tacere e adoperatevi per difendere la libertà! Si presume che i fratelli e le sorelle che ornano le colonne di una loggia abbiano acquisito un minimo di consapevolezza in più rispetto alle moltitudini che affollano il mondo “profano”. Si presume (anche se, purtroppo, non è sempre così) che, oltre a conoscere meglio sé stessi, abbiano sviluppato una certa consapevolezza delle cose del mondo, come ad esempio chi tira realmente i fili della politica, dell’economia, della finanza, della cultura e dell’informazione.Si presume – dico sempre si presume – che sappiano riconoscere una notizia falsa da una vera, o che comprendano un minimo cosa si cela dietro un certo accadimento o una certa decisione politica. Si presume – e dico ancora si presume – che conoscano il linguaggio dei simboli, che sappiano correttamente interpretare il discorso di un leader politico o un semplice articolo di giornale. Altrimenti potrebbero benissimo iscriversi a un corso di cucina, a una società polisportiva, a un circolo di caccia e pesca, di bocce o a un fan club di qualche cantante. Nessuno ha ordinato loro di stare in massoneria, non glielo ha certo prescritto il medico! Nessuno ha ordinato loro di ricevere un’iniziazione e di intraprendere un lungo cammino di elevazione e di ricerca interiore in un contesto di fratellanza. Un lungo cammino di lotta contro sé stessi (quello che, del resto, rappresenta il vero e autentico Jihad islamico), contro i propri difetti, contro i propri limiti, contro le proprie paure e insicurezze, per smussare sempre più quell’informe pietra grezza che ognuno di noi ha dentro di sé e per renderla squadrata e levigata, contribuendo così all’edificazione del Vero Tempio. Ma, purtroppo, per pochi è veramente così.Un grande uomo e libero mutatore chiamato Benjamin Franklin pronunciò queste illuminanti parole: «Chi è disposto a cedere i propri diritti fondamentali in cambio di briciole di sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza». Come non condividerle? So molto bene che migliaia di fratelli e sorelle stanno lottando da mesi, in tutto il mondo, per difendere i diritti costituzionali dei cittadini e per salvare la democrazia, ma lo stanno facendo a titolo individuale e agendo secondo coscienza. La maggior parte degli ordini massonici nazionali, sia europei che di altri continenti, hanno perso fino ad oggi una grande occasione e, continuando a tacere, stanno perdendo onorabilità e credibilità. Tali ordini, se vogliono veramente avere un futuro e se veramente vogliono riscattare il loro nome e la loro credibilità, devono prendere ufficialmente una posizione di condanna contro questo colpo di Stato globale e contro il progetto del grande reset economico e sociale. Altrimenti farebbero bene a chiudere per sempre i loro templi. La libertà deve essere un valore fondamentale, per un libero muratore, e la difesa di tale valore dovrebbe essere per ogni massone un impegno morale e un imperativo categorico. Migliaia di fratelli in passato non hanno esitato a sacrificare la propria vita per difendere la libertà e l’autodeterminazione dei popoli, e oggi è sconcertante vedere che un massone venga attaccato e criticato da altri “fratelli” perché difende tali valori. Ci rendiamo conto dell’assurdo? Quindi, alzatevi in piedi, smettete di tacere e adoperatevi per difendere la libertà. Chi di voi non lo farà sarà complice della schiavitù e dell’oppressione.(Nicola Bizzi, “Liberi muratori, alzatevi in piedi: smettete di tace, e adoperatevi per difendere la libertà”, da “Database Italia” del 25 novembre 2020. Storico, autore di svariati saggi tra cui “Da Eleusi a Firenze”, Bizzi è l’editore di Aurola Boreale).Adesso, che questo anno che così gravemente ha visto mettere in discussione i supremi ideali di libertà ai quali l’autentica massoneria ha sempre aspirato – un anno che ha visto il tentativo da parte delle tenebre di prevalere sulla luce – sta giungendo al termine, rivolgo un appello a tutti i liberi mutatori del mondo che ancora conservano raziocinio e onestà intellettuale. E mi appresto a farlo con la speranza che queste mie parole possano essere fonte di ispirazione e incoraggiamento per tutti gli autentici iniziati e, al contempo, un severo monito a tutti i falsi e indegni massoni che hanno tradito la loro missione. Essi sono molti, troppi, e presto saranno giudicati dalla storia. Questo è il mio appello: alzatevi in piedi, smettete di tacere e adoperatevi per difendere la libertà! Si presume che i fratelli e le sorelle che ornano le colonne di una loggia abbiano acquisito un minimo di consapevolezza in più rispetto alle moltitudini che affollano il mondo “profano”. Si presume (anche se, purtroppo, non è sempre così) che, oltre a conoscere meglio sé stessi, abbiano sviluppato una certa consapevolezza delle cose del mondo, come ad esempio chi tira realmente i fili della politica, dell’economia, della finanza, della cultura e dell’informazione.
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Green Deal, maxi-raggiro: raddoppia la razzia della Terra
Ogni anno l’uomo estrae dal suolo e dal sottosuolo terrestre 50 miliardi di tonnellate di materiali da costruzione, combustibili fossili, minerali e metalli. Per intenderci, una massa pari a quella di 140.000 Empire State Building. A questo gigantesco prelievo di risorse naturali è correlato un devastante impatto ambientale. Tutti abbiamo in mente le immagini delle petroliere in avaria che riversano in mare migliaia di tonnellate di greggio. Non tutti sanno, invece, che uno dei disastri ambientali più gravi degli ultimi decenni è stato causato da una miniera di rame (il disastro di Ok Tedi) o che una delle principali cause degli incendi boschivi in Amazzonia e in Africa è proprio l’attività estrattiva. Per allentare la pressione antropica (umana) sull’ecosistema terrestre un gruppo agguerrito di scienziati, comunicatori, attivisti e politici è riuscito gradualmente a imporre a un’ampia fetta dell’opinione pubblica occidentale una nuova prospettiva di sviluppo, incentrata apparentemente su un consumo più razionale delle risorse naturali. Invece di estrarre miliardi di tonnellate l’anno di carbone, petrolio e gas naturale dovremo imparare a sfruttare l’energia del Sole e del vento, risorse rinnovabili il cui sfruttamento non danneggia l’ecosistema. Tutto giusto, no? No, tutto sbagliato.Pannelli solari, pale eoliche, batterie e auto elettriche sono dispositivi tecnologici fatti di cemento, plastica, acciaio, titanio, rame, argento, cobalto, litio e decine di altri minerali. Un commentary uscito su “Nature Geoscience” pochi anni fa stima che, solo per convertire un settimo della produzione di energia primaria mondiale (25.000 TWh), potrebbe essere necessario triplicare la produzione di calcestruzzo (da poco più di 10 miliardi di tonnellate l’anno a quasi 35), quintuplicare quella di acciaio (da poco meno di due miliardi di tonnellate a poco più di 10) e moltiplicare di varie volte quella di vetro, alluminio e rame. E stiamo parlando di convertire alle energie rinnovabili neanche il 15% del fabbisogno energetico mondiale. Non solo, va considerato anche un aspetto tecnico: il “filone d’oro” esiste solo nei fumetti. Per fare un esempio, in un giacimento di rame, mediamente il rame è presente con una concentrazione di circa lo 0,6%. Questo vuol dire che per estrarre una tonnellata di metallo bisogna sbriciolare più di 150 tonnellate di roccia. Le grandi miniere d’oro sudafricane macinano 5/6.000 tonnellate di roccia al giorno per estrarre meno di 20 tonnellate di metallo prezioso l’anno. Ma non basta.Come si produce l’alluminio? Beh, con un procedimento che consuma moltissima energia: per produrre una tonnellata di alluminio, infatti, sono necessari circa 30.000 kwh (tra energia termica ed elettrica). E anche la siderurgia è un’attività energivora: la produzione di una tonnellata di acciaio richiede tra gli 800 e i 5.000 kwh equivalenti. Quindi, solo per produrre l’acciaio necessario a costruire pannelli e turbine eoliche sufficienti a generare 25.000 Twh l’anno di energia rinnovabile, potremmo avere bisogno di 7.000/40.000 Twh l’anno di energia fossile in più. E non è finita qui. Di circa una decina di materiali alla base della “rivoluzione verde”, infatti, le riserve conosciute basterebbero a coprire solo pochi di anni di consumo in uno scenario 100% rinnovabili. L’Unione Europea, per esempio, prevede che, per centrare gli ambiziosi target del Green Deal, avrà bisogno di molte più terre rare di quante ne vengano estratte attualmente in tutto il mondo. È bene sottolineare che queste stime non sono le maldicenze di un mercante di dubbi pagato da Big Oil. L’Onu, la Commissione Europea, la Banca Mondiale hanno prodotto ampi rapporti in cui arrivano a conclusioni analoghe: serviranno moltissime risorse naturali in più. Gli studi che approfondiscono l’argomento d’altro canto sono numerosi, e pubblicati sulle riviste scientifiche più autorevoli del mondo: “Pnas”, “Science”, “Nature”.Eppure, nonostante il vasto panorama di riviste divulgative che seguono da vicino la “rivoluzione verde”, da “Le Scienze” alle tante testate digitali, curiosamente in lingua italiana non esiste un singolo approfondimento su questo aspetto, così enorme e così contraddittorio. La percezione, piuttosto diffusa a dire il vero, è che chi fa divulgazione scientifica da un po’ di tempo si sia arrogato il diritto di scegliere cosa divulgare e cosa no. Abbia deciso di fare politica invece che informazione, insomma. Non si spiega, altrimenti, come sia possibile scagliarsi quasi quotidianamente contro il paradigma della crescita e, nello stesso tempo, appoggiare una “rivoluzione verde” che immagina di raddoppiare – quantomeno – il prelievo di risorse naturali in pochi decenni. Oppure come sia possibile che, mentre ci si indigna per i disastri ambientali in Amazzonia o in Australia, si progetti di scavare fosse profonde 170 km per cercare i metalli necessari a soddisfare il fabbisogno dell’industria eolica e solare (una prospettiva che per il momento, tra l’altro, è fantascienza pura, dato che si parla di operare a temperature e pressioni ingestibili con la tecnologia attuale).La miniera d’oro di TauTona, in Sud Africa, è la miniera a cielo aperto più profonda del mondo e arriva a 3,9 km di profondità. Immaginatela 40 volte più grande. Su “Econopoly” ci eravamo già occupati di questo aspetto e lo avevamo fatto ben prima che la pandemia di Covid-19 mettesse in luce che la scienza non è affatto monolitica come la dipingono alcuni media (sul clima impazzito ascoltate gli scienziati: ok, ma quali?). In definitiva, dietro a quella che chiamiamo “rivoluzione verde” si nasconde in realtà un programma per accrescere rapidamente e drasticamente il prelievo di risorse naturali. Con tutto quello che consegue per la salute degli ecosistemi e anche degli esseri umani: per estrarre miliardi tonnellate di ghiaia, argilla, ferro, bauxite e rame in più, distruggeremo altre foreste incontaminate, inquineremo ulteriormente aria e acqua, spingeremo verso l’estinzione decine di migliaia di specie animali. Quindi, in buona sostanza, uno scenario molto diverso da quello che viene venduto all’opinione pubblica.Non si tratta di una distopia, di un futuro lontano avvolto nelle nebbie del probabilmente e del forse: la Commissione Europea ha appena annunciato un programma di finanziamenti per l’industria mineraria europea e il prezzo del rame vola (+40% da marzo a oggi), trainato proprio dalla domanda legata alle auto elettriche cinesi e al Green Deal europeo. Ci siamo già dentro, stiamo già devastando centinaia di ecosistemi alla ricerca di litio e cobalto per le batterie o terre rare per i magneti delle turbine eoliche. Sospinti dall’emotività, alimentiamo una bolla epocale. Ci sono altre soluzioni? La temperatura continua ad aumentare, non possiamo fare finta di niente. Certo che ci sono altre soluzioni. E di nuovo, ci si scontra con il muro di gomma della divulgazione: l’opinione pubblica è stata convinta che non ci siano altre strade ma in realtà non è così. Prendiamo un caso esemplare: la Cattura Diretta in Atmosfera (Dac). La cattura diretta è una tecnologia dall’apparenza pionieristica, ma in realtà molto semplice, che permette di separare l’anidride carbonica dall’aria. Niente di fantascientifico, esistono decine di impianti pilota perfettamente funzionanti in tutto il mondo.Genericamente questa tecnologia viene ridicolizzata in quanto molto costosa: i risultati certificati a livello scientifico si attestano su un costo minimo di 94 dollari per ogni tonnellata di anidride carbonica catturata dall’atmosfera. Oggettivamente, un costo non indifferente dato che ne emettiamo quasi 37 miliardi di tonnellate l’anno. Chiunque faccia notare che stiamo parlando dei dati relativi a un impianto pilota, molto piccolo, e che in un impianto di grandi dimensioni i costi potrebbero essere già ora molto più bassi, viene accusato di pensiero magico, nonostante il potenziale delle economie di scala sia noto e facilmente misurabile. Oltretutto, si pretende che la cattura diretta competa con le rinnovabili senza beneficiare di incentivi pubblici, mentre le rinnovabili vengono generosamente sussidiate. Beh, la cosa curiosa è che le stime attuali sui costi della “rivoluzione verde” si aggirano intorno ai 5.000/6.000 miliardi l’anno, mentre catturare l’anidride carbonica direttamente dall’atmosfera a 94 dollari la tonnellata (ripetiamolo: un costo irragionevolmente gonfiato immaginando un impiego su larga scala) costerebbe “solo” 3.000 miliardi l’anno! È veramente difficile capire come si possa definire la cattura diretta costosa, appoggiando contemporaneamente una soluzione che costa il doppio.Da non dimenticare, poi, come sottolinea proprio “Nature”, che la cattura diretta ha un vantaggio fondamentale rispetto a tutte le altre soluzioni: minimizza l’incertezza, aggredisce il nocciolo del problema. Da una parte parliamo di ridurre l’aumento della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera attraverso complessi meccanismi culturali e sociali, dall’altra di toglierla direttamente con una tecnologia. Ancora più curioso è il caso della riforestazione e dell’agricoltura rigenerativa (da non confondere con l’agricoltura biologica o biodinamica: parliamo di agricoltura intensiva con rese superiori a quella chimica tradizionale), due opzioni perfettamente ecosostenibili che ci permetterebbero di tamponare rapidamente il problema del cambiamento climatico, con un dispendio di risorse limitato e ricadute socioeconomiche allettanti. Eppure, le iniziative in questa direzione sono continuamente sotto il fuoco degli scienziati, dei divulgatori e degli attivisti green. Un paradosso. L’accusa è spiazzante: l’adozione di queste soluzioni potrebbe rallentare la transizione verso le energie rinnovabili.Ma l’obiettivo finale di questo gigantesco sforzo è mettere al sicuro il pianeta dall’incertezza climatica oppure far fare un mucchio di soldi alla lobby delle energie rinnovabili? Oramai è diventato molto difficile capirlo. Elon Musk è indubbiamente un imprenditore brillante, un genio del nostro tempo, ma non per questo ci dobbiamo sentire obbligati a versargli 1.000/2.000 miliardi di dollari l’anno, generosamente irrorati da fondi pubblici che togliamo alla sanità o all’educazione, solo per fare due esempi. Sarebbe bello poter chiosare, come d’altronde va molto di moda in questi tempi, dicendo che è sempre più importante studiare, informarsi, approfondire, perché ne va del nostro futuro. Ma se a monte c’è un filtro che seleziona quali informazioni devono arrivare ai media e quali no, questo diventa solo l’ennesimo esercizio di stile altezzoso e inconcludente. «Va notato che l’Ipcc nel suo quinto rapporto, coerentemente con tutte le precedenti relazioni di valutazione, non affronta esplicitamente la questione delle implicazioni materiali degli scenari di sviluppo climatico» (World Bank).(Enrico Mariutti, “La grande eresia: la rivoluzione verde è un’enorme fake news?”, dal “Sole 24 Ore” dell’11 novembre 2020; l’articolo è pubblicato nel supplemento “Econopolis”. Ricercatore e analista in ambito economico ed energetico, nonché autore de “La decarbonizzazione felice”, Mariutti è il “founder” della piattaforma di microconsulenza Getconsulting e presidente dell’Isag, Istituto Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie).Ogni anno l’uomo estrae dal suolo e dal sottosuolo terrestre 50 miliardi di tonnellate di materiali da costruzione, combustibili fossili, minerali e metalli. Per intenderci, una massa pari a quella di 140.000 Empire State Building. A questo gigantesco prelievo di risorse naturali è correlato un devastante impatto ambientale. Tutti abbiamo in mente le immagini delle petroliere in avaria che riversano in mare migliaia di tonnellate di greggio. Non tutti sanno, invece, che uno dei disastri ambientali più gravi degli ultimi decenni è stato causato da una miniera di rame (il disastro di Ok Tedi) o che una delle principali cause degli incendi boschivi in Amazzonia e in Africa è proprio l’attività estrattiva. Per allentare la pressione antropica (umana) sull’ecosistema terrestre un gruppo agguerrito di scienziati, comunicatori, attivisti e politici è riuscito gradualmente a imporre a un’ampia fetta dell’opinione pubblica occidentale una nuova prospettiva di sviluppo, incentrata apparentemente su un consumo più razionale delle risorse naturali. Invece di estrarre miliardi di tonnellate l’anno di carbone, petrolio e gas naturale dovremo imparare a sfruttare l’energia del Sole e del vento, risorse rinnovabili il cui sfruttamento non danneggia l’ecosistema. Tutto giusto, no? No, tutto sbagliato.