Archivio del Tag ‘Filippo Rossi’
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Farefuturo: i cani sono fedeli al padrone, gli uomini ai valori
Vogliamo ancora giocare con la categoria del tradimento? È quello che sembra voler fare lo stato maggiore del Pdl insieme ai suoi mazzieri a mezzo stampa. Un articoletto apparso oggi sul quel foglio sporco di propaganda che corrisponde indecorosamente al nome di “Libero” racconta di quando il deputato finiano Enzo Raisi tradì per la prima volta all’età di… quindici anni. Quindici anni, avete letto bene. Sicuramente la puzza rancida di questo articolo non è la stessa delle foto sbattute in prima pagina, ma dimostra comunque quanto il berlusconismo “culturale” sia arrivato a un punto di non ritorno, di quanto stia rimestando nelle fogne dell’animo umano, nella putrida melma di biechi sentimenti che si fingono idee.
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Fini si è sdoganato da solo e ora deberlusconizzerà l’Italia
Nessuno più di Berlusconi poteva rimettere in gioco una destra missina ridotta a pura testimonianza, ma solo Gianfranco Fini ha potuto “sdoganarla” davvero, quella destra, riempiendola di nuovi contenuti politici anche a costo di strappi dolorosi. Dal magazine della fondazione “Farefuturo”, Filippo Rossi è netto: «Il vulnus del rapporto tra destra e uomo di Arcore è tutto lì. In quella stupidissima e pericolosissima bugia che vuole Berlusconi unico splendido magnifico sdoganatore della destra italiana. Una bugia perfida che nasconde una semplice verità: la destra italiana si è sdoganata da sola, con mille difficoltà, con tanta sofferenza, con la politica, quella vera. E non con la declinazione aziendalista che abbiamo tutti conosciuto in questi anni».
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Farefuturo: vergogna, Berlusconi è davvero il Caimano
Eravamo convinti che fosse un semplice dibattito politico, il confronto tra due idee di centrodestra. Eravamo convinti che si trattasse di un normale dialogo tra idee diverse, opzioni diverse, leadership complementari. Eravamo sinceramente convinti che tutto potesse scorrere tranquillamente nei canali della democrazia interna a un partito. Era una sicurezza che derivava da una certezza cresciuta negli anni: Berlusconi non era il Caimano descritto dagli antiberlusconiani di professione; Berlusconi era un leader atipico ma liberale; Berlusconi non era uno da “editti bulgari”; certo, Berlusconi aveva tante questioni personali e aziendali (quante se ne potrebbero elencare) ma era comunque un leader con un sogno
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Farefuturo: guai al potere che teme la libertà di stampa
A quelli che dicono che non esistono due destre, a quelli che dicono che non possono esistere due idee di politica all’interno del Pdl, garbatamente rispondiamo che per fortuna in Italia c’è una destra democratica alla quale non verrebbe mai in mente di affermare che la libertà di stampa non è un diritto assoluto, alla quale non verrebbe neanche in mente di recriminare politicamente contro una stampa che - può fare più o meno piacere – fa solo il suo sacrosanto lavoro.
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Chiamatela come volete, ma questa non è politica
Ma non chiamatela politica. Dategli almeno un altro nome, meglio se inventato: chiamatela “pasticcia” o magari “raffazzona”, o anche “rabbercia”. Insomma, dategli il nome che volete ma vi prego non chiamatela “politica”. Perché lo spettacolo di questi giorni, di queste ore, di faldoni, carte bollate, decreti, azzeccagarbugli, circolari, firme, controfirme, telefonate, liste vere, liste finte, urla, manifestazioni, ricorsi, dichiarazioni, accuse infondate e di scuse mai arrivate, responsabili irresponsabili, non può assomigliare nemmeno da lontano all’arte magnifica di governare la città.
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Se la politica si suicida, non resta che la corruzione
Mettiamo le cose in chiaro: la magistratura, le inchieste, le intercettazioni, gli indagati e gli arresti non c’entrano (quasi) nulla. La questione è tutta politica. E della politica. Anche perché, altrimenti, il garantismo estremizzato diventa una sudditanza uguale e contraria al giustizialismo esasperato: fino a quando non si è condannati in terzo grado tutto è ok, tutto fila liscio, tutti sono irresponsabili. E così ogni decisione politica, ogni scelta e ogni giudizio di merito sono delegati, nel bene e nel male, alla magistratura. Come se i giudici fossero il centro di gravità permanente di ogni potere democratico.
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Il più pulito ha la rogna? Da Bertolaso a John Belushi
Il metodo di difesa è sempre lo stesso. E si può sintetizzare così: il più pulito ha la rogna. C’è qualcuno che è accusato di qualcosa? C’è qualcun altro di qualcos’altro? La risposta arriva sempre pronta: eh sì vabbè, ma Tizio due anni fa aveva chiesto un favore; e poi c’è Caio che quanto a moralità… ecco a voi la prova, ve lo ricordate dieci anni fa? Per non parlare di Sempronio… E poi stai attento tu, sì proprio tu che scagli la prima pietra, sei così sicuro di non aver mai rubato la marmellata? E così via, in un continuo rimescolamento della melma nazionale in modo che, alla fine, tutti sembrino luridi.
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Bertolaso, se cade un eroe civile abbiamo perso tutti
Ha ragione Vittorio Feltri: speriamo sinceramente che non sia vero. Speriamo che Guido Bertolaso esca quanto prima dall’inchiesta. Speriamo che i magistrati accertino in tempi brevissimi la sua estraneità ai fatti raccontati oggi dai giornali. Da quelli penalmente rilevanti a quelli, anche, che sembrano mostrare comportamenti che non dovrebbero avere nulla a che fare con la splendida figura di un eroe civile.
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Evviva i pirati postmoderni che solcano il mare della Rete
Consigli per la lettura: quel che segue non è un’esortazione a violare le leggi. Figuriamoci: non potremmo proprio permettercelo. Però – e sì, c’è un però grande come una casa – una cosa va detta: la notizia che il sito svedese Pirate Bay ha trovato il modo di aggirare (aggirare, non violare) le leggi restrittive su Internet non può che suscitare un sorriso di malcelata soddisfazione. Perché è così che deve essere. Saremo degli inguaribili romantici, ma per noi Internet è il territorio della libertà individuale, il mondo in cui l’uomo sconfigge ogni santo giorno il moloch totalitario.
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Barbari alle porte, se l’Italia ha paura dello straniero
Alcuni recenti fatti di cronaca – come ha scritto Filippo Rossi nel suo editoriale “I barbari siamo noi”, ispirato dai maltrattamenti nell’asilo di Pistoia e da tanti episodi di criminalità comune e organizzata – ci stanno ricordando che il “nemico” è dentro di noi. È inutile, ipocrita e pericoloso identificarlo con i “diversi” e, soprattutto, con i migranti che vengono nel nostro paese, quasi sempre solo in cerca di lavoro. Eppure agli italiani l’immigrazione clandestina fa paura. Otto italiani su dieci la guardano con grande preoccupazione: è la percentuale più alta nel mondo occidentale.
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Ma il Saviano-pensiero che c’entra con la sinistra?
A dar retta alla propaganda dei cervelli all’ammasso di un bipolarismo drogato, lo speciale di ieri sera di Che tempo che fa con Roberto Saviano sarebbe dovuto essere “roba di sinistra”. E invece, lo diciamo così, senza intermediazioni intellettualistiche, quello apparso per due ore su Rai 3 è stato un grande pensatore di destra. Mettiamo le mani avanti: è una provocazione, ovviamente, convinti come siamo che – soprattutto adesso e soprattutto nei nuovi territori della cultura – le categorie di destra e sinistra lasciano davvero il tempo che trovano.
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Stefano Cucchi: in Italia non si può morire così
Verità. Naturalmente verità. Verità e legalità per tutti, ma proprio tutti: in fondo è semplice. Deve essere semplice. Perché uno Stato democratico non può nascondersi dietro la reticenza degli apparati burocratici. Perché verità e legalità devono essere “uguali per tutti”, come la legge. Non è possibile che, in uno Stato di diritto, ci sia qualcuno per cui questa regola non valga: fosse anche un poliziotto, un carabiniere, un militare, un agente carcerario o chiunque voi vogliate. Non può esistere una “terra di mezzo” in cui si consente quello che non è consentito, in cui si difende l’indifendibile