Archivio del Tag ‘Francia’
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L’incubo del debito: se la Grecia dicesse addio all’Euro
Un signore, chiamato Pig, sta per fallire. Ha una grande idea. Per sopravvivere, vende i suoi debiti. Li chiama titoli di Stato. Molti li comprano, pretendono solo un piccolo interesse e la restituzione del capitale a termine del prestito. Il Pig ha trovato il sistema per vivere sopra i suoi mezzi. Continua a fare debiti e a venderli. Il suo bilancio familiare, però, peggiora; e chi compra i suoi titoli, per cautelarsi, chiede maggiori interessi. Il Pig è costretto ad aumentare gli interessi. Con il tempo la situazione diventa critica. I compratori del debito diminuiscono per paura del rischio. Il debito non è più “tripla A meno-meno”, ma “tripla B più-più”. Arriva il momento in cui il Pig non è più in grado di pagare gli interessi.
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Abbiamo fame: l’Africa in rivolta, nel nome di Sankara
«Abbiamo fame». Semplice gesso bianco su un povero foglio di cartone trasformato in manifesto, dietro al quale spuntano occhi penetranti. Occhi scuri, quelli dell’Africa nera. Che fino a ieri esprimevano urgenze elementari: fame e paura. Da qualche giorno, la paura sta perdendo terreno: gli Uomini Integri, i “puri” burkinabé, sono in rivolta. Come il Maghreb, il Medio Oriente e metà del continente nero. Fame, paura e rabbia: la speculazione finanziaria mondiale gonfia i prezzi del grano e del riso, la corruzione locale frena la distribuzione e le redini del potere sono ancora in mano ai dittatori-stampella dell’Occidente, che ora è sul piede di guerra anche nel Mediterraneo, dove si sta giocando il suo futuro post-coloniale e l’accesso alle risorse strategiche.
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L’Italia bombarda Gheddafi e la Siria scruta la crisi libica
Anche l’Italia entra ufficialmente in guerra con la Libia di Gheddafi: d’ora in poi i caccia tricolori spareranno missili, per stroncare la resistenza militare del Colonnello. E’ stato Barack Obama a ottenere l’ok di Berlusconi, che ora dovrà vedersela con le barricate già annunciate dalla Lega, contraria all’intervento armato diretto, dopo la concessione delle basi e i sorvoli ricognitivi dei caccia in funzione anti-radar. Sotto il comando unificato della Nato, peraltro richiesto proprio dall’Italia, ora le artiglierie di Gheddafi saranno colpite da cacciabombardieri come i Tornado e gli Amx, specializzati nell’attacco a terra. Non solo: le forze italiane sono considerate strategiche per “illuminare” gli obiettivi dei missili Nato.
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Quest’inutile Europa in frantumi, che ormai litiga su tutto
Europa, aprile 2011. Le elezioni finlandesi potrebbero essere la pietra tombale sull’Unione Europea. La maggioranza dei finnici non vuol sapere di portare una parte del peso che dovrebbe servir a dar una mano a quei terroni dei portoghesi. Figurarsi che cosa si pensa, nel paese di Aalto e di Sibelius, di quegli altri terroni degli spagnoli, dei greci, degli italiani, anch’essi in difficoltà. Frattanto irlandesi, islandesi e svedesi danno a loro volta sfogo al loro malumore. I tedeschi, dal canto loro, mandano a dire di non aver alcuna voglia di accollarsi una parte del peso e dei costi per i tunisini che arrivano in Italia: e ricordano, poco generosamente ma molto realisticamente, che quando furono sommersi dai kosovari dovettero cavarsela da soli.
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Niente rinnovabili: dopo Fukushima, Italia allo sbando
Mercoledì il Senato ha deciso: le centrali nucleari, almeno per ora, non si faranno. Lo stop è stato votato ufficialmente “al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche” sui “profili relativi alla sicurezza nucleare”. Ma quanto durerà l’acquisizione delle “evidenze”? Per ora non è dato saperlo. «Nei prossimi anni, se le evenienze scientifiche daranno delle garanzie maggiori, si potrà riprendere il programma nucleare», ha dichiarato ieri il sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia. Quanti anni passeranno? E soprattutto: nel frattempo saranno adottate strategie alternative?
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Crolla il consenso, l’Europa non si fida più del nucleare
L’Europa ripudia il nucleare: lo dicono i sondaggi diffusi all’indomani del disastro di Fukushima, sull’onda della presa di posizione della Germania contro lo sviluppo dell’energia atomica. Dalla Svezia alla Gran Bretagna, dalla Svizzera alla Finlandia, gli europei ora temono i rischi dei reattori: pur di rinunciare al pericolo delle radiazioni, i tedeschi sono pronti a veder ridurre la propria economia. Dati che spiazzano la Francia, in allarme per la nuova paura nucleare europea: secondo la multinazionale Areva, leader mondiale dell’atomo, Italia e Svizzera potrebbero effettuare una brusca retromarcia, non fidandosi più del “nucleare sicuro”, quello “di quarta generazione”.
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Libia, war game: raid franco-inglesi già pronti dal 2010
C’è un dittatore feroce, che regna col terrore su un “paese del sud”. Un giorno il dittatore cede il potere al figlio, e la situazione peggiora ulteriormente. A quel punto, entrano in azione i “buoni”, Francia e Gran Bretagna: che, con mirati raid aerei, intervengono per fermare i tiranni, padre e figlio. Gheddafi? Mubarak? Chi può dirlo. Il “paese del sud” si chiama semplicemente Southland, e figura in una sorta di war game presentato su un sito web dell’aviazione francese, che – si apprende – fin dal 2010 si addestrava, insieme a quella inglese, per un’evenienza del genere. «L’attacco franco-britannico contro la Libia – ne deducono Pino Cabras e Giulietto Chiesa – pare non avesse niente a che fare con operazioni umanitarie di sorta».
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Basta col ricatto radioattivo: referendum nucleare europeo
La Merkel ha dichiarato che «più presto la Germania uscirà dal nucleare, meglio sarà». La Germania ha 17 reattori che saranno spenti con un anticipo di nove anni, nel 2026 e non più nel 2035 come previsto prima di Fukushima. Nei prossimi tre mesi tutte le centrali tedesche saranno controllate con uno “stress test” e sette reattori saranno spenti per manutenzione e uno definitivamente., altri cinque saranno disattivati in maggio per controlli. Se la matematica non è un’opinione, come vorrebbero i nuclearisti (a proposito, qualcuno sta ancora blaterando sul nucleare sicuro di “nuovissima” generazione?), entro l’estate la Germania, una potenza economica mondiale, disporrà solo di 4 reattori (17 – 8 – 5 = 4). Come potrà sopravvivere? Con lo sviluppo delle energie rinnovabili che valgono già oggi il 17% dell’elettricità prodotta (il nucleare è al 22%).
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Le ipocrisie sulla Libia e il crimine dell’indifferenza
Non è mai semplice giustificare una guerra, per chi è mandato al fronte ma anche per chi ha l’incarico di iniziarla, di deciderne i fini e la fine. Non è facile neanche per chi, sui giornali, cerca di dire la verità della guerra, le sue insidie. «La più grande tentazione è di rifugiarsi nei luoghi comuni, nelle frasi fatte, nelle menzogne. Frasi del tipo: nessuna guerra è buona; nessun politico ragionevole s’impantana in paesi lontani; nessuna guerra, infine, va chiamata guerra». Secondo Barbara Spinelli, «il governo italiano è specialista di quest’ultima menzogna: la più ipocrita. Né si limita a mentire: un presidente del Consiglio che si dice “addolorato per Gheddafi” senza sentir dolore per le sue vittime non sa la storia che fa, né perché la fa».
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Francia e Italia fanno sbandare la coalizione anti-Gheddafi
«Sono addolorato per Gheddafi», dice Berlusconi da Torino la sera del terzo giorno di “guerra umanitaria” in Libia, mentre il ministro Frattini gela l’attivismo bellico del collega La Russa, minacciosamente criticato da Bossi: l’Italia è pronta a revocare l’uso delle proprie basi se la Francia non si rassegna a sottostare al comando unificato della Nato. In mezzo al guado Barack Obama, mentre la Norvegia diserta dalla coalizione (troppo franco-inglese) e la Turchia, fino a ieri sulla linea tedesca dell’astensione, si esprime a favore della guida atlantica, che invece secondo i francesi spaventerebbe la Lega Araba già traballante nel suo appoggio. In quattro giorni, la coalizione anti-Gheddafi rischia la crisi. E il dittatore, riferiscono le agenzie, ne approfitta per massacrare Misurata.
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«Uccidere Gheddafi: il vero obiettivo della Gran Bretagna»
Gli inglesi vogliono uccidere Gheddafi: obiettivo vero dei raid, l’eliminazione fisica del raìs per porre fine alla resistenza delle sue forze armate, duramente colpite dai raid della coalizione internazionale: l’alleanza agisce su mandato delle Nazioni Unite per imporre la “no-fly zone” sulla Libia, ma di fatto sta martellando l’esercito del Colonnello sperando che anche i reparti d’élite abbandonino il dittatore. Secondo fonti dell’opposizione, sarebbe morto a Tripoli il figlio militare del leader libico, Khamis Gheddafi, colpito dal fuoco di un pilota passato agli insorti. Khamis, alla guida dell’omonima brigata – massimo baluardo a difesa del regime paterno – sarebbe stato colpito a morte nel complesso fortificato di Bab-el-Aziziya, dove poco dopo si è abbattuto un missile che ha distrutto un edificio dell’amministrazione militare.
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Raid contro il Colonnello, forze speciali inglesi già in Libia
«Centinaia di soldati delle forze speciali britanniche Sas sarebbero in azione da almeno tre settimane in Libia al fianco dei gruppi ribelli», afferma il 20 marzo il quotidiano “Sunday Mirror”. Due unità di incursori, soprannominate “Smash” per la loro capacità distruttiva, avrebbero «dato la caccia ai sistemi di lancio di missili terra-aria di Muhammar Gheddafi», i Sam 5 di fabbricazione russa, «in grado di colpire bersagli attraverso il Mediterraneo con una gittata di quasi 400 chilometri». Affiancate da «personale sanitario, ingegneri e segnalatori», sempre secondo il “Sunday Mirror” le Sas britanniche hanno «creato posizioni sul terreno in modo da venire in aiuto in caso in cui jet della coalizione fossero stati abbattuti durante i raid».