Archivio del Tag ‘genesi’
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Virus, vaccini, clima, 5G, Ufo: perché proprio adesso?
Perché proprio adesso? La domanda può sembrare fuori luogo, ma probabilmente non lo è. Il pianeta è sottoposto a uno stress-test senza precedenti, nella storia contemporanea. Una congiuntura più che allarmante, fatta di eventi concentrici e convergenti, spesso traumatici, comunque sconcertanti. Tutti eventi pressoché contemporanei, a partire dal più problematico: perché l’operazione Covid è scattata proprio adesso? Un piano dal respiro planetario, che tende a instaurare un controllo totale sulle persone, attraverso la gestione ultra-emergenziale di una strana epidemia influenzale. E perché proprio adesso una certa élite spinge per la digitalizzazione sistematica dell’essere umano, utilizzando – come primo passo – proprio la schedatura di massa ottenuta con la leva “vaccinale”? E poi: perché proprio adesso imporre l’inoculo di un preparato genico controverso e ancora sperimentale, ben poco efficace come misura di protezione, nei confronti – oltretutto – di un patologia molto meno pericolosa di tante altre, facilmente curabile nella maggior parte dei casi?Inoltre: perché, proprio adesso, introdurre la prassi “vaccinale” universale, in previsione della ventilata, progressiva diffusione di nanochip corporei? Qualcuno dirà: è il progresso, tutto qui. Altri alzeranno barricate, evocando il Grande Reset annunciato a Davos: non un oscuro complotto, ma – al contrario – un progetto di ingegneria sociale (e bio-politica) apertamente esposto. Colpiscono le concomitanze, piuttosto ridondanti, che fanno da corollario all’avvento dell’Era Pandemica: per esempio l’estensione della copertura Internet in ogni angolo del globo e la capillare diffusione della rete wireless 5G, supportata da milioni di antenne e migliaia di satelliti. Altra domanda: perché proprio adesso – parallelamente – è diventata ormai vistosa l’attività di geoingegneria atmosferica, condotta attraverso il rilascio quotidiano (da parte degli aerei) di scie biancastre e persistenti, fino a velare regolarmente il cielo sereno? Ancora: perché proprio adesso – dopo decenni di “negazionismo” ufficiale – viene improvvisamente sdoganata la presenza, sempre nei cieli, di oggetti volanti definiti “non identificati”, cioè teoricamente non rispondenti ad alcunché di noto, a livello terrestre?In questo mosaico di fenomenologie non ancora del tutto spiegate in modo convincente, c’è chi include anche l’anomalia dell’atteggiamento del Vaticano. Ovvero: perché, in un momento come questo, la Santa Sede ha avallato – senza esitazioni – tutte le ferree imposizioni dei governi, che hanno provocato enormi sofferenze sociali? E infine: perché, proprio adesso, viene imposta ufficialmente la narrazione ecologistica incarnata dal personaggio Greta Thunberg? E’ notorio, purtroppo, l’impatto antropico sull’ecosistema terrestre: le attività industriali e i consumi di massa hanno aggravato in modo drammatico l’inquinamento dell’aria, delle acque e dei terreni. E allora perché non concentrarsi sull’avvelenamento della Terra? Perché puntare il dito sulle variazioni climatiche, storicamente sempre avvenute per effetto dell’attività solare? E’ possibile che nell’alterazione delle temperature vi sia anche il (minimo) concorso dell’umanità; ma perché dichiarare che, invece, sia l’uomo il vero responsabile del riscaldamento? Perché – proprio adesso – lasciare che venga messo in disparte il vero problema (l’inquinamento, l’erosione delle risorse naturali) per collegare il clima alla soluzione preconfezionata dalla finanza, cioè il “reset” globale emblematizzato dall’auto elettrica?Clima, ambiente, virus e obblighi vaccinali, digitalizzazione universale, “scie chimiche” e reti wireless. E poi Ufo, cibernetica, “quarta rivoluzione industriale”. Su ogni singolo aspetto dell’assillante attualità di oggi, l’establishment fornisce risposte reticenti o contraddittorie, censurando volentieri ogni voce critica. Il che, inevitabilmente, alimenta anche i più fantasiosi “complottismi”, che finiscono per intorbidire la corretta percezione delle analisi eterodosse, quelle scomode perché serie e documentate. Il clima? Tutta colpa nostra. Il Covid-19? Uno sfortunato incidente. I “vaccini” genici? L’unica soluzione possibile (scartando quindi le terapie: che invece funzionano benissimo). Il Green Pass? Inevitabile. Le scie nel cielo? Niente di cui preoccuparsi: sciocchezze. Le antenne 5G? Innocue. L’interazione uomo-macchina, tramite nano-tecnologie anche inoculabili, oltre che inseribili nel corpo umano mediante microchip? Tutte straordinarie opportunità. Gli Ufo? E’ vero, esistono: ma si chiamano Uap, e non si ha idea di cosa possano essere. Astronavi aliene? Forse. Dunque esistono, gli alieni? Certo: lo ha dichiarato il generale Haim Eshed, già a capo della sicurezza aerospaziale israeliana.Secondo i teorici della paleoastronautica, gli alieni sono qui da sempre e controllano i destini dell’umanità. Il sumerologo Zecharia Sitchin rileva la presenza della “fabbricazione aliena” dell’Homo Sapiens nei testi mesopotamici. Parallelamente, il biblista Mauro Biglino riscontra nella Genesi una analoga “fabbricazione”, sempre genetica, da parte della comunità degli Elohim. Niente di così strano, osserva Biglino: tutti i “racconti delle origini” alludono al ruolo dei Figli delle Stelle nella nascita dell’umanità, che poi ha voluto chiamare dèi i suoi “padri celesti”, trasformandoli in materia religiosa. Chi segue con attenzione questi contributi culturali sa benissimo che ci staremmo avvicinando a un momento fatidico, l’inizio del 2024: un possibile punto di svolta. Gli studiosi di astrologia confidano nel carattere “rivoluzionario” dell’ingresso di Plutone in Acquario. Tra chi osserva il cielo dal punto di vista astronomico, invece, non manca chi parla dell’avvento di una nuova “era precessionale”, tale da mutare il corso della storia in termini pluri-millenari.Uno degli argomenti più controversi è il presunto avvicinamento del misterioso Pianeta X, il Nibiru dei Sumeri: lo sfioramento orbitale – si teme – potrebbe comportare cataclismi devastanti. Altri ancora sono convinti che dal 2024 potrebbe non essere più occultabile la presenza di nuovi visitatori dallo spazio, probabilmente ostili a quelli che – secondo l’ufologo Roberto Pinotti – sono attualmente presenti sulla Terra (come confermato dallo stesso Eshed) e controllano direttamente l’azione dei governi. Eshed parla addirittura di “basi condivise”, nell’ambito di una Federazione Galattica, localizzate sul nostro pianeta ma anche sulla Luna, su Marte e su altri corpi celesti del Sistema Solare. In ambito mitologico, poi, la tradizione dei Misteri Eleusini (che permeò segretamente anche il Rinascimento italiano, tramite le fratellanze orfiche e pitagoriche) parla in modo esplicito del ritorno dei Titani, le divinità che secondo Esiodo sarebbero state “sfrattate” dagli dèi olimpici dell’antica Grecia, quelli descritti nei poemi omerici.I Titani? Si tratterebbe di “divinità” extraterrestri provenienti da Tau-Ceti. Ebbene: 80.000 anni fa avrebbero dato vita a un particolare progenitore dell’uomo bianco occidentale, il Cro-Magnon, diffusosi a partire dall’Atlantide minuziosamente descritta da Platone nel “Timeo” e nel “Crizia” sulla scorta di precise fonti egizie. Nulla che oggi sia politicamente spendibile, s’intende: l’archeologia ufficiale si rifiuta categoricamente di concorrere a una possibile riscrittura dei nostri esordi, nonostante la scoperta dell’origine americana del rame presente a Creta, proveniente dalle miniere dell’Isle Royale sul Lake Superior (Michigan) fondate nel 3700 avanti Cristo. E’ ancora “archeologia proibita” quella che propone la reale datazione delle piramidi, molto più antiche della civiltà dei faraoni, mentre – per fortuna – alcuni siti emersi recentemente (come quello di Göbekli Tepe in Turchia) costringono anche le università ad arrendersi all’evidenza: sul nostro pianeta era presente una civiltà evolutissima e molto più anziana di quelle mesopotamiche o di quelle della Valle dell’Indo.Proprio l’archeologia non ufficiale, che ha rinvenuto in Bosnia piramidi datate 30.000 anni (e in Sudafrica gli indizi di una possibile “metropoli mineraria” fondata addirittura 200.000 anni fa) sta compiendo passi da gigante, intrecciando le sue scoperte con il lavoro di geologi e climatologi, epigrafisti, astronomi, palentologi. Sta prendendo forma una possibile verità alternativa, sulla nostra vera storia? Parrebbe. E il processo sembra perfettamente speculare rispetto alle tappe della clamorosa “disclosure” aliena, avviata dal Pentagono. Per chi ama divertirsi a “unire i puntini”, nel dubbio che passato e futuro possano arrivare a toccarsi, sembra prossima l’ora di rivelazioni definitive, a una manciata di mesi dal fatidico 2024. Nel frattempo, lo spettacolo di fronte ai nostri occhi non è equivocabile, almeno sotto l’aspetto cronologico. I virus e i “vaccini digitali”, la possibile cyber-umanità. E poi le scie nel cielo, gli Ufo, le treccine di Greta. Perché adesso, tutto insieme, di colpo? Perché tanta fretta? Che bisogno c’è, di far precipitare il mondo in un’emergenza infinita, utilizzata per imporre cambiamenti planetari e immediati?Perché proprio adesso? La domanda può sembrare fuori luogo, ma probabilmente non lo è. Il pianeta è sottoposto a uno stress-test senza precedenti, nella storia contemporanea. Una congiuntura più che allarmante, fatta di eventi concentrici e convergenti, spesso traumatici, comunque sconcertanti. Tutti avvenimenti pressoché contemporanei, a partire dal più problematico. Dunque: perché l’operazione Covid è scattata proprio adesso? Un piano dal respiro planetario, che tende a instaurare un controllo totale sulle persone, attraverso la gestione ultra-emergenziale di una strana epidemia influenzale. E perché proprio adesso una certa élite spinge per la digitalizzazione sistematica dell’essere umano, utilizzando – come primo passo – proprio la schedatura di massa ottenuta con la leva “vaccinale”? E poi: perché proprio adesso imporre l’inoculo di un preparato genico controverso e ancora sperimentale, ben poco efficace come misura di protezione, nei confronti – oltretutto – di un patologia molto meno pericolosa di tante altre, facilmente curabile nella maggior parte dei casi?
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Eccoci, finalmente: ora comincia la grande diserzione
Le grandi rivoluzioni, si dice, sono sempre state progettate, innescate e dirette da formidabili élite avanguardistiche. Vero, ma poi che fine han fatto, quei rivolgimenti? Quanto alle élite, oggi sembra disastrosamente crollato il loro prestigio: persino l’oceanico astensionismo che ha rimpicciolito le ultime elezioni italiane (amministrative, per giunta: tradizionalmente partecipate) suona come una campana a morto, per chi è solito utilizzare pedine locali. Sembra un avviso rivolto non solo al super-governo del Tecnocrate, ma in fondo anche alle possibilità dell’intera politica liberale, democratica, completamente svuotata. L’arena è ormai percepita come corrotta, infiltrata, devitalizzata: nemica, addirittura. Manipolata proprio dai mediocri, impresentabili terminali di quelle stesse élite che oggi esternano il loro delirio globalista a vocazione totalitaria. Lo fanno senza più nemmeno nascondersi, dichiarando in modo esplicito i loro obiettivi apertamente zootecnici. Imperativi categorici e funesti, monotoni e minacciosi: magari inventano emergenze e pandemie, mettendo in croce i sistemi sanitari con artifici criminosi.
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Vinča, in Europa gli uomini-serpente: sapevano scrivere
Lei è amorevole, come madre, nel tenere in braccio la sua creatura. Ma ha tre problemi: ha almeno 7.000 anni, indossa una tuta da astronauta (o da motociclista) e mostra una testa da lucertola, o da salamandra. E’ una delle tante statuette della misteriosa cultura Vinča, che prende il nome da un villaggio alle porte di Belgrado: una presenza archeologicamente documentata in una vasta area, dai Balcani ai Carpazi, e anche oltre. Divinità animalesche, alieni-rettile o semplici maschere zoomorfe? Gli stessi Dogon del Mali dicono di discendere da una “razza anfibia” venuta dalle stelle, ricorda Marco Enrico de Graya, nel video “Gli uomini-serpente e la cultura Vinča”, con Gianluca Lamberti sul canale YouTube “Facciamo finta che”. Notizia recente: il Dna estratto da 6 scheletri rinvenuti nell’area Vinča – dice l’esperto – non corrisponde ad alcun altro ceppo genico umano conosciuto.Progenitori rettiloidi, come quelli della narrazione complottistica di David Icke? Se a qualcuno viene in mente la vicenda del Nahash, cioè il “serpente” biblico della Genesi che si accoppia con Eva dando origine a Caino, De Graya racconta una storia che rinvia allo stesso Zecharia Sitchin, e quindi alla predilezione degli Anunnaki sumeri per l’oro. In base alla mitologia, la bellissima regina delle terre balcaniche (Echidna, figlia di Zeus) era metà donna e metà serpente, e sovrintendeva alla ricerca dell’oro: proprio nei Carpazi sono state rinvenute le più antiche miniere aurifere d’Europa, sfruttate molto prima che l’uomo imparasse a individuare, estrarre e fondere i metalli, almeno secondo la preistoria finora illuminata dagli studiosi. Ebbene, dall’unione tra Echidna e Ercole sarebbero nati i futuri popoli (europei occidentali, slavi e indo-iraniani): tutti figli di un semidio e di una regina-serpente?In realtà, stando alla narrazione attribuita a Thot – spiega Marco Enrico De Graya – Echidna e Eracle rappresentano la stessa cosa: l’ibrido umano-divino. «Il serpente è solo un simbolo, adottato per indicare le “divinità” del passato, che si presumeva (erroneamente) che fossero immortali». Perché proprio il serpente? «Perché ogni anno cambia pelle, dando la sensazione di restare eternamente giovane». L’origine “divina” spiega anche il fatto che al “serpente” sia sempre stata attribuita una speciale sapienza, compresa quella della medicina. «Se fosse stata davvero un serpente, Echidna, come avrebbe potuto accoppiarsi con Ercole?». Vale anche per Eva e il Nahash, ovviamente. Ma da dove viene, la cultura Vinča degli uomini-serpente? Nebbia fitta: anche sulla loro scrittura. Già, perché quel popolo era in possesso di una “protoscrittura” molto più antica di quella, cuneiforme, delle tavolette sumere.Dopo un primo ritrovamento in Ungheria risalente al 1875, il sistema simbolico Vinča è stato messo in relazione alle Tavolette di Tărtăria, ritrovate solo nel 1961 a Săliștea, in Romania. Secondo la datazione al carbonio, risalirebbero al IV millennio avanti Cristo, ovvero 1300 anni prima della scrittura cuneiforme. Non è tutto: dopo quelle prime scoperte, negli ultimi anni sono stati trovati circa un migliaio di reperti della stessa natura, disseminati nei Balcani (Grecia, Bulgaria, Romania) ma anche in Ungheria, in Moldavia e persino in Ucraina. Dunque è confermato: sapevano scrivere, i misteriosi Vinča, vissuti – assai prima dell’epoca dei sumeri – proprio alle porte dell’Europa occidentale, non lontano dall’Urartu caucasico dove sarebbe approdata l’Arca di Noè. Per intenderci: è la stessa area a nord della Mesopotamia, in cui gli studiosi situano l’Eden, la regione biblica all’origine della nascita di Adamo ed Eva.Lei è amorevole, come madre, nel tenere in braccio la sua creatura. Ma ha tre problemi: ha almeno 7.000 anni, indossa una tuta da astronauta (o da motociclista) e mostra una testa da lucertola, o da salamandra. E’ una delle tante statuette della misteriosa cultura Vinča, che prende il nome da un villaggio alle porte di Belgrado: una presenza archeologicamente documentata in una vasta area, dai Balcani ai Carpazi, e anche oltre. Divinità animalesche, alieni-rettile o semplici maschere zoomorfe? Gli stessi Dogon del Mali dicono di discendere da una “razza anfibia” venuta dalle stelle, ricorda Marco Enrico de Graya, nel video “Gli uomini-serpente e la cultura Vinča“, con Gianluca Lamberti sul canale YouTube “Facciamo finta che”. Notizia recente: il Dna estratto da 6 scheletri rinvenuti nell’area Vinča – dice l’esperto – non corrisponde ad alcun altro ceppo genico umano conosciuto.
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Perché ho scritto “La Bibbia Nuda”, con Mauro Biglino
La grande sala congressi ammutolì quando Benazir Bhutto osò denunciare il generale Pervez Musharraf, allora presidente-dittatore del Pakistan. L’accusa: gli uomini dell’Isi, il servizio segreto di Islamabad (agli ordini della Cia), avevano “allevato” i Talebani e protetto Bin Laden, come richiesto dal “terrorista” Bush. Lei, Benazir, di lì a poco si sarebbe candidata per liberare il Pakistan dalla menzogna. Saltò in aria qualche anno dopo, nelle ultime tappe di una campagna elettorale che l’avrebbe incoronata trionfalmente alla guida del suo paese. Ricordo bene quel fugace incontro, a Torino, a margine dell’assise promossa da Gorbaciov insieme ad altri ex leader mondiali, che avevano messo fine alla guerra fredda. In un palazzo del centro, l’indomani, Benazir Bhutto ripeté a beneficio delle telecamere le sue accuse pericolosamente terribili, ma sempre con quel suo sorriso disarmante: quello di chi sa di avere ragione, e ha deciso che bisogna pur metterla in gioco, la vita, se il nemico è così insidioso da saper pervertire integralmente la verità. Pensieri che oggi, tra coprifuochi e pass vaccinali, suonano stranamente familiari.
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La Bibbia Nuda: dietro la nostra storia, una regia occulta
E’ perfettamente lecito domandarsi a chi mai possa importare, oggi, della eventuale veridicità del libro più famoso e più diffuso al mondo, la Bibbia. Un testo sacro, per i religiosi. Un insieme di codici simbolici, per gli esoteristi. Una collezione di fiabe, per gli atei. E se invece – al di là di come la si possa pensare, e nel pieno rispetto delle convinzioni di chiunque – quell’insieme di rotoli antichi contenesse indizi sull’origine della nostra possibile, vera storia? Per cercare una risposta, risulta utilissimo il metodo (pratico, lineare) adottato da Mauro Biglino, singolare figura del panorama culturale italiano. Prima, traduttore dell’Antico Testamento per le Edizioni San Paolo, e poi autore di 14 saggi che indagano tra le pieghe del testo biblico, riletto testualmente e senza filtri, teologici o sapienziali. Dopo oltre dieci anni di studi, la domanda resta invariata: e se la Bibbia riflettesse l’eco dell’origine della nostra specie, letteralmente “fabbricata” da individui non umani? E’ proprio questa, l’angolazione che – volendo – consente di passare, in modo verticale, dalla Genesi alla difficilissima attualità del momento presente, in cui l’umanità sembra in balia di forze ostili e smisuratamente potenti.Forse è utile fare un bel passo indietro, di almeno vent’anni. Per esempio: fino al 10 settembre 2001, era diffusa la sensazione di vivere nel migliore dei mondi possibili. Non esattamente un pianeta-capolavoro, politicamente parlando, ma distante anni luce da quello che sarebbe venuto dopo, a cominciare dall’alba del giorno seguente: due Boeing contro le Torri Gemelle di New York, senza che un solo jet militare – dopo il primo impatto – si fosse levato a presidiare quelli che erano considerati i cieli più sorvegliati del globo, così da scongiurare almeno la seconda, devastante collisione. Un’avvisaglia poco rassicurante la si era avuta due mesi prima, a Genova, in mezzo a strade e piazze improvvisamente preda della follia di una violenza insensata. Wayne Madsen, già dirigente della Nsa, disse che oltre duemila agenti avevano lavorato, per mesi, a “organizzare” la carneficina del G8 genovese, puntando sul caos scatenato dai misteriosi black bloc, in apparenza venuti dal nulla. Risultato: un temporale anomalo e capace di tramortire l’opinione pubblica, spingendo i giornali a parlare di “sospensione della democrazia”, prima ancora che la vicenda vivesse i suoi pesanti strascichi giudiziari.Solo dieci anni prima, si era aperta una stagione che aveva l’aria di essere straordinariamente promettente, per il pianeta. Mikhail Gorbaciov aveva “scongelato” l’Est Europa facendo cadere il Muro di Berlino: a colpi di spettacolari super-vertici con gli Usa, sembravano spalancarsi orizzonti impensabili. Certo, di lì a poco non erano mancati “incidenti”, anche gravissimi, dopo il golpe contro Gorbaciov e l’ascesa di Eltsin, che aprì le porte alla razzia dell’ex Urss. Esplose l’odioso bagno di sangue dell’ex Jugoslavia: la tragedia infinita della guerra civile balcanica, alle porte della civilissima Europa occidentale, finì per mettere in sordina l’opaco conflitto ceceno, mentre in Israele un estremista ebraico sparava alla schiena di Yitzhak Rabin, uccidendo l’uomo che aveva osato firmare una vera pace con i palestinesi. Pur nell’immane complessità dei focolai di morte, però, la situazione sembrava ancora affrontabile su scala regionale, con gli strumenti geopolitici della diplomazia, della politica estera, della pressione militare proporzionata. Poi, appunto, il mondo esplose: tutto insieme, e di colpo.Da allora, il pianeta non ha più smesso di esplodere: Afghanistan e Iraq, le rivoluzioni colorate e le primavere arabe, la brutale esecuzione di Gheddafi, la comparsa dell’Isis e il martirio della Siria, gli attentati stragistici in Europa. Che l’orizzonte si fosse subito richiuso, dopo la finestra di speranze alimentate dalla stagione di Gorbaciov, lo si era capito anche dal peso smisurato della globalizzazione neoliberista: il via libera a Wall Street grazie a Clinton, l’ingresso della Cina nel Wto, le delocalizzazioni spericolate, la sparizione della sicurezza sociale. Tutto vertiginosamente accelerato, in pochissimi anni: la fine dei diritti del lavoro e l’avvento del precariato come condizione permanente, i tagli devastanti al welfare e la demolizione della “mid class” occidentale, in Europa crollata sotto il peso dell’iper-fiscalità imposta dall’Eurozona. Fino ad arrivare alla tempesta perfetta degli spread, agli orrori della Grecia, al commissariamento di interi paesi. Paura e incertezza: la netta percezione di avere sempre meno benessere, meno diritti, meno democrazia, meno futuro.Ora siamo nell’era universale del virus, della pandemia tendenzialmente permanente, del distanziamento sociale obbligatorio, delle campagne vaccinali come unica soluzione (in assenza di terapie domiciliari precoci, che molti medici invece ritengono efficaci). Si sprecano le narrazioni distopiche amplificate dagli strateghi visionari di Davos, che disegnano una riconversione addirittura antropologica di un’umanità che parrebbe condannata a una sorta di sottomissione tecnocratica, psico-sanitaria, quasi zootecnica secondo i più pessimisti. A questo si è arrivati per gradi, mediante l’orchestrazione planetaria di una narrazione mediatica soverchiante, inarrestabile, che è riuscita a proporre come un’esperienza inevitabile la tragedia dell’emigrazione dai paesi poveri, nonché a ridurre a problema climatico lo scempio della Terra avvelenata, e persino a presentare le evoluzioni del clima come frutto esclusivo della cattiva condotta di un’umanità colpevole e incorreggibile.Inutile sperare che i grandi media illuminino davvero la grande notte: tra giornali e televisioni, è come se parlasse una sola voce, capace di spegnere (per la prima volta, nella storia) quella dello stesso presidente degli Stati Uniti, letteralmente espulso dal sistema e silenziato, trattato come un reietto, bruscamente cancellato dall’anagrafe mondiale. Un anno davvero fatale, il 2020: che ad aprile, tra le altre cose, si è portato via anche Giulietto Chiesa. Da grande giornalista, era stato tra i primi – con Seymour Hersh, Noam Chomsky, Gore Vidal – a puntare il dito contro il nuovo mostro orwelliano oggi dilagante, l’impero della disinformazione a reti unificate. In Italia, Giulietto Chiesa (con il saggio “La guerra infinita”, uscito nel 2002) era stato il primo in assoluto a dimostrare che la versione ufficiale sui fatti dell’11 Settembre era totalmente inattendibile. In parallelo, poco dopo, un regista come Massimo Mazzucco (trasformatosi in reporter) si vide trasmettere da Canale 5 in prima serata i suoi documentari critici sul crollo delle Twin Towers: lavori che mettevano in luce il carattere inverosimile delle spiegazioni governative.Da allora, la parola “complottismo” ha preso il volo, toccando vette impensabili fino a qualche anno prima. Brutta parola, in effetti: alla voce “complottismo” viene facilmente derubricata (e quindi liquidata, ridicolizzata) qualsiasi argomentazione che ipotizzi l’esistenza stessa di possibili complotti. Colpa anche dei cosiddetti complottisti: sicuri che ogni cospirazione abbia puntualmente successo, e che qualsiasi evento planetario sia sempre e solo frutto di macchinazioni oscure. E dunque: chi ha progettato davvero l’abbattimento delle Torri Gemelle? «Non sta a noi l’onere della prova», rispondevano prontamente Giulietto Chiesa e Massimo Mazzucco, certi che la loro funzione fosse quella (preziosissima) di verificare l’inconsistenza della versione ufficiale. E’ un problema di metodo, in fondo: limitarsi ad affermare solo quanto si è sicuri di poter davvero dimostrare, dati alla mano. Una questione di serietà, di trasparenza. Dire solo quello che si sa, parlare esclusivamente di ciò che si conosce: ed esibirne le prove, incontrovertibili.Grazie alla diffusione worldwide del web e dei social come fenomeno di massa, negli ultimi anni si è fatta strada un’editoria parallela, che tra mille incertezze è comunque riuscita a proporre una narrazione alternativa degli eventi, convalidata qua e là da voci sempre più autorevoli. All’orizzonte, alcuni importanti studiosi – in ogni campo, da quello storico a quello scientifico – prospettamo una sorta di riscrittura generale della storiografia, in gran parte basata su scoperte anche recenti, come quelle della geofisica (i maremoti che avrebbero ridisegnato la geografia del pianeta, 12.000 anni fa), senza contare l’ormai inarrestabile valanga di acquisizioni archeologiche: dalle città sommerse alle tracce di civiltà di gran lunga antecedenti, rispetto a quelle registrate nei libri scolastici. Il solo sito turco di Göbekli Tepe, per esempio, costringe a retrodatare di millenni la stessa introduzione dell’agricoltura.Chi siamo, davvero? Da dove veniamo? Risale ad appena qualche anno fa la scoperta, in Siberia, dell’Uomo di Denisova, altra “sorpresa” con cui la paleontogia ora si trova a fare i conti, senza avere risposte: se il darwinismo trasformato in dogma quasi religioso sta ormai franando, emergono tracce che sembrano alludere a svariati “esordi” della nostra specie, nei più disparati angoli del pianeta, senza che sia stato ancora trovato il famoso anello mancante, genetico, tra noi e le scimmie antropomorfe. Di questo, precisamente, parla la Genesi: se la si legge alla lettera, dice Mauro Biglino, si scopre che quel testo sembra esser stato scritto, non si sa neppure da chi, per raccontare l’origine di un ceppo particolarissimo dei nostri antenati. Per Biglino, il racconto biblico è chiarissimo: sono stati gli Elohim a innestare il loro Dna sugli ominidi che popolavano la Terra. Che poi l’espressione al plurale (”gli Elohim”) venga impropriamente tradotta al singolare con la parola “Dio”, in modo del tutto arbitrario, non è che la conferma di una manipolazione ricorrente, vecchia di millenni.Dall’Eden all’11 Settembre, certo, il salto è vertiginoso: ma in fondo, perché stupirsi delle manipolazioni di oggi, se la deformazione sistematica della narrazione ufficiale risale a oltre duemila anni fa? Biglino cita un padre della Chiesa, il vescovo Eusebio di Cesarea, il quale accredita gli studi del greco Filone di Byblos, che a sua volta riporta le scoperte del fenicio Sanchuniaton, vissuto nel 1200 avanti Cristo: in Egitto, il fenicio avrebbe scoperto le prove (scritte) della primissima manipolazione operata dalla casta sacerdotale egizia, che avrebbe trasformato in divinità metafisiche i personaggi che invece camminavano tra noi, proprio come gli dèi omerici, ai tempi della mitica Età dell’Oro. Si commenta da solo, il coraggio di Mauro Biglino, per dieci anni impegnato in una generosissima maratona infinita, tra centinaia di conferenze in tutta Italia. Unica bussola, la Bibbia: la fedeltà letterale a quel testo, rinuciando a fargli dire cose che non ha mai detto. Niente spiritualità, onniscienza, onnipotenza, eternità: vocaboli assenti, nozioni che nell’Antico Testamento non conosce. Sconvolgente? Sì, certo. Ma utile, oggi più che mai, per irrobustire domande importanti.Biglino – beninteso – non si nega certo la possibilità dell’esistenza del divino: si limita a registrare che nella Bibbia, semplicemente, non ve ne sia traccia. Quelle pagine, semmai, sono affollate di velivoli meccanici, oltre che di stragi efferate e di svariate “divinità” presenti in carne e ossa. Affascinante, se l’Antico Testamento lo si considera alla stregua di una sorta di libro di storia, pieno di echi provenienti da civiltà precedenti e, in molti passi, mutuato – quasi in fotocopia – dai testi dell’epopea sumerica. E’ questo, in fondo, lo sguardo che l’ultimo lavoro in uscita (”La Bibbia nuda”) offre, a chi è pronto ad affrontare un viaggio fatto di suggestioni, scoperte e interrogativi, sapendo mettere da parte per un attimo le proprie convinzioni consolidate. E non è solo un fatto culturale: in un recente saggio che Biglino ha scritto con la professoressa Lorena Forni dell’università Milano Bicocca, si scopre che sull’errata traduzione della Bibbia sono fondati alcuni presupposti-cardine del nostro patrimonio giuridico; il legislatore, cioè, si è basato su verità in apparenza presenti nell’Antico Testamento, ma in realtà smentite dalla corretta traduzione del testo.Nel panorama mondiale del 2021, con un’umanità letteralmente travolta dall’emergenza pandemica (e in parallelo, dalle soluzioni preconfezionate per un futuro non esattamente libero e felice), le pagine de “La Bibbia nuda” – in cui l’opera pluriennale di Biglino viene messa sistematicamente a confronto con gli scenari di oggi – concorrono ad arricchirre l’interessante bibliografia che si va componendo, anno dopo anno, in un periodo che sta vistosamente sfornando trasformazioni epocali, con risvolti anche molto spiazzanti. Risale all’autunno 2019 la storica ammissione della Us Navy: i nostri aerei si imbattono frequentemente in astronavi e dischi volanti. Un’affermazione confermata nella primavera 2020 dal Pentagono, e poi ulteriormente sviluppata dal generale Chaim Eshed, per decenni a capo della sicurezza areospaziale di Israele: da trent’anni, ha detto, noi terrestri collaborariamo stabilmente con entità non terrestri, raggruppate in una sorta di alleanza che chiamiamo Federazione Galattica.Fantascienza? Non più, a quanto pare. Ma in fondo è roba vecchia, dice Mauro Biglino, se sfogliamo pagine come quelle del Libro di Enoch: tra quei versetti non si parla che di decolli e atterraggi. Domanda persino ovvia: e se le pagine di Enoch, Ezechiele (e tante altre) non contenessero che resoconti, ante litteram, di incontri ravvicinatissimi con quelle che poi i sacerdoti avrebbero chiamato divinità? Tutto è possibile, parrebbe, a patto di tenere la mente aperta. Mauro Biglino peraltro non è un ufologo, né un teorico della paleoastronautica. Si mantiene rigorosamente nel perimetro del suo ruolo precipuo, quello di traduttore biblico. Dice: impariamo a rispettarla, la Bibbia, per quello che racconta davvero. E’ sincero, l’Antico Testamento? Non possiamo saperlo. Ma oggi sappiamo – grazie a Biglino, soprattutto – che quell’insieme di libri, ininterrottamente “corretti” fino all’età di Carlomagno, non dice affatto le cose che gli vengono attribuite. Ne afferma altre, e sono interessantissime: vogliamo deciderci a prenderle finalmente in considerazione? Anche perché, per inciso, sulla traduzione teologica della Bibbia (in troppi punti inesatta, quando non falsa) si è basato per secoli, o meglio per millenni, il governo di una parte considerevole del pianeta. Come dire: vietato stupirsi, se un giorno crollano torri e i media si affrettano a veicolare invenzioni e verità di comodo, che poi non reggono alla prova dei fatti.(Il libro: Giorgio Cattaneo, “Mauro Biglino. La Bibbia Nuda”, Tuthi, 342 pagine, 18 euro).E’ perfettamente lecito domandarsi a chi mai possa importare, oggi, della eventuale veridicità del libro più famoso e più diffuso al mondo, la Bibbia. Un testo sacro, per i religiosi. Un insieme di codici simbolici, per gli esoteristi. Una collezione di fiabe, per gli atei. E se invece – al di là di come la si possa pensare, e nel pieno rispetto delle convinzioni di chiunque – quell’insieme di rotoli antichi contenesse indizi sull’origine della nostra possibile, vera storia? Per cercare una risposta, risulta utilissimo il metodo (pratico, lineare) adottato da Mauro Biglino, singolare figura del panorama culturale italiano. Prima, traduttore dell’Antico Testamento per le Edizioni San Paolo, e poi autore di 14 saggi che indagano tra le pieghe del testo biblico, riletto testualmente e senza filtri, teologici o sapienziali. Dopo oltre dieci anni di studi, la domanda resta invariata: e se la Bibbia riflettesse l’eco dell’origine della nostra specie, letteralmente “fabbricata” da individui non umani? E’ proprio questa, l’angolazione che – volendo – consente di passare, in modo verticale, dalla Genesi alla difficilissima attualità del momento presente, in cui l’umanità sembra in balia di forze ostili e smisuratamente potenti.
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Biglino: la Bibbia (nuda) ci svela cosa ci sta accadendo
“Mauro Biglino. La Bibbia Nuda”: questo lavoro è nuovo, sotto diversi punti di vista. Nuovo, perché è appena uscito. Nuovo, perché è scritto con un giornalista, Giorgio Cattaneo, che segue il mio lavoro da parecchi anni. E’ un giornalista che, nella sua vita, ha vissuto molte esperienze: ha incontrato Gorbaciov e Benazir Bhutto, ha scritto opere teatrali, ha scritto la sceneggiatura di un film insieme a Gabriele Salvatores, ha collaborato con Giulietto Chiesa. E quindi ha un’esperienza, a livello di conoscenza di eventi politici e sociali internazionali, che gli ha consentito di inserire il mio lavoro all’interno di un quadro molto più generale. Ovviamente il libro l’abbiamo fatto assieme: e in queste pagine parlo anche di temi di cui non avevo mai scritto, prima. Quindi è un libro che può essere interessante per coloro che non hanno mai letto nulla, di me. Ma può essere interessante anche per chi, magari, qualche mio libro l’ha letto.E poi è nuovo, “La Bibbia Nuda”, anche perché – di fatto – rappresenta l’inizio di un inedito progetto di comunicazione, che andrà ben oltre i soliti confini, cioè i “recinti” dell’Italia, anche perché lo stanno già traducendo in inglese (sarà pronto per fine mese). La Bibbia “nuda”, perché spogliata di tutti quei paramenti che le mettono addosso per impedirci di capire che cosa veramente dice. Come ripeto spesso, conoscere la Bibbia ci serve per capire che costa sta succedendo, in questo momento, nel mondo: è un momento veramente importante, per l’umanità. Spesso, anche nel passato, si diceva che si stesse vivendo un momento importante. Oggi, per capirlo, basta guardarsi attorno e vedere quello che succede, sia a livello nazionale che internazionale, sul piano politico, su quello finanziario. E quindi diventa sempre più importante, capire che in che realtà viviamo.Non a caso, il giornalista ha inserito il mio lavoro all’interno di questa visione più generale, sia di carattere politico che sociologico, finanziario e culturale. Per questo, il libro rappresenta l’inizio di un nuovo progetto, al quale stiamo lavorando, con obiettivi precisi che porteremo avanti nel tempo. “E se ci fossimo sbagliati? Bella domanda: sbagliati su cosa? Su tutto: chi siamo, da dove veniamo. Ah, bene: robetta da niente. Capovolgere le proprie convinzioni, gettandole nella spazzatura? Cambiare idea praticamente su ogni cosa. Ribaltare la visione del mondo, dell’umanità, dell’avventura umana sulla Terra. Follia? Ma no: succede. E’ già successo, e succederà ancora. Prima o poi, deve succedere: perché a vincere, a quanto pare, è la natura umana, la nostra curiosità irriducibile”. Ecco: è proprio su questa curiosità, che noi dobbiamo fondare i nostri ragionamenti.(Mauro Biglino, estratto da video “Perché la Bibbia Nuda?”, pubblicato il 4 marzo 2021 sul canale YouTube di Biglino. Il libro presentato – Giorgio Cattaneo, “Mauro Biglino. La Bibbia Nuda”, 342 pagine, 18 euro – è prenotabile in anteprima, autografato, sul sito maurobiglino.it).“Mauro Biglino. La Bibbia Nuda”: questo lavoro è nuovo, sotto diversi punti di vista. Nuovo, perché è appena uscito. Nuovo, perché è scritto con un giornalista, Giorgio Cattaneo, che segue il mio lavoro da parecchi anni. E’ un giornalista che, nella sua vita, ha vissuto molte esperienze: ha incontrato Gorbaciov e Benazir Bhutto, ha scritto opere teatrali, ha scritto la sceneggiatura di un film insieme a Gabriele Salvatores, ha collaborato con Giulietto Chiesa. E quindi ha un’esperienza, a livello di conoscenza di eventi politici e sociali internazionali, che gli ha consentito di inserire il mio lavoro all’interno di un quadro molto più generale. Ovviamente il libro l’abbiamo fatto assieme: e in queste pagine parlo anche di temi di cui non avevo mai scritto, prima. Quindi è un libro che può essere interessante per coloro che non hanno mai letto nulla, di me. Ma può essere interessante anche per chi, magari, qualche mio libro l’ha letto.
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Riaprite l’Italia: anche Montesano a Campo dei Fiori
«Che brutta parola, negazionisti: erano quelli che negavano l’Olocausto. Noi non neghiamo proprio niente: ci permettiamo solo di dubitare di quanto ci viene raccontato, sul Covid. Sono loro, semmai, che negano l’evidenza: la mascherina è inutile e dannosa. La impongono anche ai bambini, a scuola: dobbiamo liberarli». Così parla Enrico Montesano: c’era anche lui a salutare l’esordio della Milizia Rooseveltiana, ai piedi della statua di Giordano Bruno, arso vivo il 17 febbraio del 1600. «Mi sembra di buon auspicio, un governo che ottiene la fiducia il 17 febbraio dopo aver giurato il giorno 13, altro numero significativo», dice Gioele Magaldi, reduce dalla “cena rivoluzionaria” organizzata dal Movimento Roosevelt al ristorante “L’Habituè”, in violazione del “lockdown serale” imposto ai ristoratori. Poco dopo, in piazza Campo dei Fiori, è intervenuta la polizia per identificare i dimostranti, contestando loro l’infrazione del divieto di circolare dopo le ore 22. «Voglio ricordare – annota Roberto Hechich – che il Cts si era limitato a consigliarla, l’adozione di un coprifuoco, ma solo a partire dalla mezzanotte, e a raccomandare “severi controlli” sulle norme anti-Covid a cena: a far chiudere i locali quindi non è stato il Comitato Tecnico-Scientifico, ma il governo Conte».
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Toto e il Messia “nascosto”: Apocalisse, istruzioni per l’uso
«In quel tempo di grande angoscia sorgerà Michele, il capo dei principi dell’esercito celeste, e il popolo sarà salvato». Carlo Toto è tra quanti citano la Bibbia (il Libro di Daniele, in questo caso) per trarne insegnamenti universali, sempre validi, a partire da quelli dei tantissimi Vangeli che narrano frammenti della vita del predicatore più famoso di sempre: un personaggio forse esistito davvero, duemila anni fa. E’ esattamente l’oggetto d’indagine che Toto – autore e regista, studioso di Francesco d’Assisi e appassionato templarista – propone nel saggio “Logos”, sottotitolo “I messaggi nascosti di Gesù”, con prefazioni del filosofo Diego Fusaro e del cantante Giuseppe Povia. Atmosfere remote, come le sabbie egizie di Nag Hammadi: la scoperta dei manoscritti gnostici, che sfaccettano il ritratto del famoso personaggio in base a cui ancora contiamo gli anni (prima e dopo Cristo). Eppure, sembrano parole vicinissime ai nostri giorni tormentati, in questo 2020. «Tempi difficili vive l’umanità: crisi economiche, guerre, cambiamenti climatici, terremoti, pandemie, difficoltà nelle relazioni sociali». Uno scenario inquietante, «simile a quello descritto nel testo dell’Apocalisse».Lo si vede benissimo: «Ogni essere umano è immerso nel campo di battaglia in cerca di soluzioni a problemi complicatissimi e risposte sul senso della vita». Attenzione, avverte Toto: apocalisse significa “rivelazione”. E cita la Summa Teologica di Tommaso D’Acquino: «La fine dei tempi non è la fine del mondo, è la finalità di Dio: a finire sarà quest’epoca di grosso travaglio dell’umanità, che dovrà accettare un passaggio traumatico». Premonizioni anticipate dallo stesso Toto nel libro “La via dell’amore”, presentato anche nella trasmissione “Mistero”, su “Italia 1″. Quattro anni dopo, il pianeta sembra precipitato nella catastrofe. «Ma proprio quando la guerra sembra persa – scrive Toto – la forza di volontà dell’essere umano, nel tempo del ritorno del Messia, invertirà il nefasto corso degli eventi, utilizzando l’arma invisibile ed invincibile donata da Dio: il Logos». Carlo Toto recupera il tomismo aristotelico (la convergenza tra ragione e fede) e il platonismo agostiniano, che attinge alla dimensione spirituale (il Mondo delle Idee). «Sono le due colonne portanti del Cristianesimo, per chiunque si approcci a un Cristianesimo esoterico, fatto di trascendenza».Logos, il “motore immobile” di Aristotele: «Qualcosa che pervade l’intero universo, e che nel mistero cristiano diventa anche materia, il Verbo che si fa carne». Il libro, che indaga tra le pieghe della vasta letteratura evangelica, è «adatto a tutti coloro che amano la ricerca di un contatto con il Cristo senza intermediazioni». Esaminando il valore simbolico del protagonista dei Vangeli, Carlo Toto promette «un viaggio alla scoperta di una piccolissima parte degli insegnamenti nascosti e rivelati di Gesù», che secondo l’autore «spaziano dalla sapienza spirituale, alla scienza, all’alchimia, alle relazioni d’amore e sociali». In altre parole: «Un testo che invita alla ricerca e alla scoperta individuale del “tempio di Dio”, che è in noi: un luogo misterioso e invisibile, arduo da trovare e percorrere, simile a un labirinto». Il lavoro di Toto – sottolinea Fusaro – recupera gli strumenti della teologia e della filosofia, quindi dell’elemento culturale, simbolico e spirituale, come strumenti di lotta all’ateismo “liquido” dei nostri giorni. Un ateismo che, per Toto, «vuole emarginare il trascendente che porta alla comunione con Dio e quindi conduce l’essere umano a diventare se stesso».Insiste Toto: «E’ fondamentale conoscere se stessi, con mezzi come gli strumenti della teologia e della filosofia. Ed è possibile farlo proprio oggi, in mezzo al disastro che stiamo vivendo, proprio perché si palesa l’opportunità di entrare in comunione con in Logos». Il libro di Toto, scrive Fusaro, «non fa pace con il mondo». E in più «resiste eroicamente» al nuovo ateismo che non si preoccupa più di contestare l’idea di Dio, ma si limita ad agire come se non esistesse. «L’ateismo liquido dice formalmente di credere in Dio e, insieme, aderisce ai canoni del nichilismo relativista della civiltà dei consumi, nei cui spazi ogni valore e l’idea stessa di verità sono negoziabili». Una critica che finisce per coinvolgere le stesse istituzioni religiose: «Uno dei drammi delle religioni – dice Toto – è che, da mezzo, si sono trasformate esse stesse in fine: quindi non rappresentano più un’indagine, un mezzo che conduce a porsi delle domande e casomai a ricevere risposte ai tre questiti fondamentali: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo».Tracce che, invece, un cantautore come Povia dichiara di intravedere tra le pagine di “Logos”: «Mai come in questo momento, in un mondo di fabbriche di degrado culturale e spirituale – scrive – c’era bisogno di un libro così profondo e di avvicinamento al Dio-Speranza, con un linguaggio giovane e semplice». Esplicito il messaggio all’autore: «Grazie, Carlo: mi hai fatto sentire meno solo e ancora più sveglio». Il testo trasporta il lettore in un viaggio tra il passato, il presente e il futuro, immergendolo nel mistero della vita con i suoi aspetti naturali e “soprannaturali”, cioè sovrumani, partendo dall’analisi dei testi evangelici, riletti in chiave teologica (la dichiarata presenza del divino, nella letteratura cristica) e simbologico-esoterica (il “vero significato”, cifrato, dei suoi tanti messaggi, inclusi quelli politico-sociali). Fusaro concorda: «Il messaggio cristico è ampiamente politico: il “regno dei cieli” diventa l’ideale in nome del quale contestare il regno terreno». Qualcosa che, secondo il fondatore di Vox Italia, risuona nella stessa “Politica” di Aristotele, laddove si critica la “crematistica” (il proto-capitalismo, la ricerca del profitto illimitato) contrapposta «alla giusta economia, quella che mira a soddisfare bisogni finiti», primari.Prendendo a prestito l’interpretazione teologica dei Vangeli, lo stesso Fusaro cita la cacciata dei mercanti dal tempio, che avrebbero «dissacrato un luogo non deputato a vendere merce»: il testo sanzionerebbe «la profanazione che il mercato fa degli spazi sacri». Altro insegnamento, dal “miracolo” della moltiplicazione dei pani e dei pesci: «Con una giusta distribuzione dei beni c’è abbondanza per tutti: un comunitarismo che rovescia le logiche iper-egoistiche del profitto». Chiosa Carlo Toto: «Significa che bisogna passare dalla competizione alla condivisione, che infatti produce abbondanza. Non come il capitalismo, che fatalmente lascia sempre indietro qualcuno, essendo incapace di un’inclusione totale». E Dio dove sarebbe, in tutto questo? Sempre inforcando gli occhiali della teologia cristiana che ha reinterpretato la Bibbia ebraica, fusaro vede già nella Genesi «il limite a cui attenersi», assegnato dalla divinità: «La hybris scaturisce quando l’uomo supera quel limite sostituendosi a Dio, ascoltando il serpente che lo esorta a violare la legge del limite: e l’alta finanza è una violazione permanente, la promessa di fare ciò che vogliamo del mondo soggiogandolo al nostro desiderio di volontà di potenza».All’esplosione della crisi Covid, c’è stato anche chi ha sostenuto che la divinità opererebbe anche attraverso le pandemie, come castigo inflitto all’umanità. Forse non è esattamente una novità, dice sempre Fusaro, se persino l’Iliade si apre con Apollo che scatena proprio una pandemia per punire gli Achei, che non avevano trattato in modo conveniente il suo sacerdote. Carlo Toto ricorre all’astrazione anche simbolica, riflettendo sulla catarsi che nasce proprio dall’inabissarsi nella “nigredo” alchemica, in un mondo trasformato in gigantesco Athanor: non tutto il male viene per nuocere? «Solo da un grande male può nascere un grande bene: è la crisi, che fa crescere». L’autore evoca la croce francescana, la fatale intersezione «tra spirito e materia, Logos e Polis». E cita “La Repubblica” di Platone, «la piramide dei saggi che governano l’armonia». L’indagine tra i “messaggi nascosti di Gesù” «vuole stimolare la coscienza a guardare oltre, verso una nuova umanità». Carlo Toto ci crede: «Sarà un’umanità d’oro, che godrà il ritorno del Messia». Traduzione: i disastri di oggi sono pietre preziose, inciampi dolorosi ma decisivi per imparare finalmente a vivere seguendo “la via dell’amore”.(Il libro: “Logos. I messaggi nascosti di Gesù”, Terre Sommerse, 16 euro. Prefazioni di Diego Fusaro e Giuseppe Povia. Toto è anche animatore dell’associazione United Artists for Human Rights).«In quel tempo di grande angoscia sorgerà Michele, il capo dei principi dell’esercito celeste, e il popolo sarà salvato». Carlo Toto è tra quanti citano la Bibbia (il Libro di Daniele, in questo caso) per trarne insegnamenti universali, sempre validi, a partire da quelli dei tantissimi Vangeli che narrano frammenti della vita del predicatore più famoso di sempre: un personaggio forse esistito davvero, duemila anni fa. E’ esattamente l’oggetto d’indagine che Toto – autore e regista, studioso di Francesco d’Assisi e appassionato templarista – propone nel saggio “Logos”, sottotitolo “I messaggi nascosti di Gesù”, con prefazioni del filosofo Diego Fusaro e del cantante Giuseppe Povia. Atmosfere remote, come le sabbie egizie di Nag Hammadi: la scoperta dei manoscritti gnostici, che sfaccettano il ritratto del famoso personaggio in base a cui ancora contiamo gli anni (prima e dopo Cristo). Eppure, sembrano parole vicinissime ai nostri giorni tormentati, in questo 2020. «Tempi difficili vive l’umanità: crisi economiche, guerre, cambiamenti climatici, terremoti, pandemie, difficoltà nelle relazioni sociali». Uno scenario inquietante, «simile a quello descritto nel testo dell’Apocalisse».
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Cercano vittime: il rock degli Area 51 contro l’inferno 2020
«Cercano anime, cercano vite senza senso: cercano vittime». L’onda nera del 2020 finisce per infrangersi anche contro chi non vuole lasciarsi «trasportare a bassa quota», e avverte: «Tieniti forte, stringi i denti». Loro si tengono forte alle chitarre, alla tastiere e alla batteria, sfornando un piccolo capolavoro prog-rock che si concede tutta la nostalgia possibile per i fasti italiani della Pfm, delle Orme, del Banco del Mutuo Soccorso. “Vento” è il titolo dell’Ep del combat-group torinese chiamato Area 51, che sa ruggire con una freschezza invidiabile, senza paura di affrontare gli arabeschi struggenti dell’epica pura. La chitarra di Silvio Fasano non ha nulla da inviare a quella della leggendaria “Velasquez” di Vecchioni (”Elisir”, 1976), a sua volta ispirata alla mitica “Cortez the killer”, del miglior Neil Young. Trascinante la regia di Giulio Romiti (tastiere), assistito da Paolo Noce al basso, con la batteria di Daniele Veroli che all’occorrenza sa passeggiare con disinvoltura tra i riverberi gioiosamente fragorosi del grunge, zona Sonic Youth e Nirvana. Un’altalena di emozioni in chiaroscuro, mai leziosa, senza pause: una nave pirata, condotta da capitani coraggiosi in vena di avvertimenti: «Cercano anime da consumare senza pietà: e se ti distrai, fanno centro».Quattro brani, quattro gemme: testi di Romiti e Fasano (più Marco Gaviani). Sempre autorevole e coinvolgente il vocalist, Dennis Savoja Lucchitta. “Bassa quota”, “Vento”, “Cuore di carta” e “Genesi” compongono un quadrante perfetto, da cui guardare il mare tempestoso dell’Annus Horribilis che finalmente sta per essere archiviato, al termine di uno sterminato cimitero di lutti, catastrofi e menzogne. Noi non ci stiamo, è come se dicessero i marinai nella burrasca. Unico imperativo: non tremare. «Vai più veloce che puoi, non avere paura», anche perché «cuore di carta non sente la vita che chiama». Testi danzanti, senza mezze misure: «Il destino è una strada, non smarrire la tua», ben sapendo che «l’inverno darà il suo cielo all’estate». Slanci e abissi, sapienti sospensioni e rincorse, nutrite di profondità: è proprio il mare in tempesta il gran maestro della navigazione. Puoi lasciarti atterrire dalla sua furia o invece cavalcarla come fanno i veri cavalieri, dando fiato all’infinita potenza di quello che, anche nelle canzoni, si chiama amore. La nuda forza della verità, da sciogliere in purezza dentro l’infinito, in cerca di una bellezza inesauribile e invincibile: il sentimento dell’immortalità da conquistare combattendo, riscattando, risvegliando, perdonando e risorgendo come fa la Terra dopo ogni cataclisma.Nel mirino, la nave pirata inquadra «questo mondo ladro e spento», pieno di anime «da consumare all’eternità». Una drammatica caccia all’uomo, sulle acque scure in cui naviga a vista il vascello battezzato Area 51 tanti anni fa, con intatta la sua bussola: solcare i flutti tempestosi sapendo che vanno affrontati, che ogni esitazione può essere fatale. Le mosse dei nemici sono ormai visibili: «Cercano anime a bassa quota, a fuoco lento». Lucida la fotografia della moltitudine che sta «camminando sui carboni ardenti», in questa specie di inaspettato inferno. Senza scomodare Dante o lo gnosticismo riesumato dal dualismo medievale eretico, quello che denunciava il Dio Straniero, è sorprendente ascoltare – in una bella salsa pop, capace di snellezza e leggerezza – una sorta di sermone contro la prigionia mentale, specialità del Re del Mondo e di tutti gli stregoni che maneggiano la nuova apocalisse psico-sanitaria come orizzonte di deprivazione, fabbrica d’incubi e terrori innominabili.«Sale il vento, soffia il tempo»: i marinai filano dritti, tra le fauci minacciose di acque nere, sapendo che l’unica vera sciagura dell’umanità è solo la sua paura. Sentirlo dire – meglio, cantare – fa un bell’effetto, proprio alla fine dello stramaledetto duemilaventi. Punti di vista, naturalmente: magari c’era proprio bisogno di tutto questo, dell’immenso sfacelo, per aprire finalmente gli occhi? Non spetta ai musicisti, la risposta. Loro presidiano la zona d’ombra da cui poi rinasce sempre il sole. Attingono al mistero del risorgere, vi si affidano con sfrontata sicurezza: ti prendono per mano, a suon di note. Così li puoi vedere andare, senza sbandamenti, verso la genesi alchemica che poi è il cuore del rigenerarsi, del conoscere, del nascere di nuovo. Sapendo che la forza – la tua, quella del sole – non ti abbandonerà.(Giorgio Cattaneo, 18 dicembre 2020. Il ricavato dell’Ep “Vento” servirà a sostenere la Onlus “Il cerchio delle abilità”. Info: sul sito ufficiale degli Area 51 e sulla loro pagina Facebook).«Cercano anime, cercano vite senza senso: cercano vittime». L’onda nera del 2020 finisce per infrangersi anche contro chi non vuole lasciarsi «trasportare a bassa quota», e avverte: «Tieniti forte, stringi i denti». Loro si tengono forte alle chitarre, alla tastiere e alla batteria, sfornando un piccolo capolavoro prog-rock che si concede tutta la nostalgia possibile per i fasti italiani della Pfm, delle Orme, del Banco del Mutuo Soccorso. “Vento” è il titolo dell’Ep del combat-group torinese chiamato Area 51, che sa ruggire con una freschezza invidiabile, senza paura di affrontare gli arabeschi struggenti dell’epica pura. La chitarra di Silvio Fasano non ha nulla da inviare a quella della leggendaria “Velasquez” di Vecchioni (”Elisir”, 1976), a sua volta ispirata alla mitica “Cortez the killer”, del miglior Neil Young. Trascinante la regia di Giulio Romiti (tastiere), assistito da Paolo Noce al basso, con la batteria di Daniele Veroli che all’occorrenza sa passeggiare con disinvoltura tra i riverberi gioiosamente fragorosi del grunge, zona Sonic Youth e Nirvana. Un’altalena di emozioni in chiaroscuro, mai leziosa, senza pause: una nave pirata, condotta da capitani coraggiosi in vena di avvertimenti: «Cercano anime da consumare senza pietà: e se ti distrai, fanno centro».
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Eshed, Israele e alieni. Biglino: pure i teologi parlano di Ufo
Qualcuno si stupisce, che il generale Haim Eshed, già a capo del programma spaziale israeliano, abbia parlato della collaborazione con gli alieni? A prescindere da come si possano valutare le affermazioni del professor Eshed, Mauro Biglino – autore di 14 saggi sull’analisi della Bibbia partendo dalla sua rilettura letterale – ricorda anche il famoso “brief” in cui la Cia avrebbe relazionato Reagan sui contatti con extraterrestri. Quello che invece sorprende, sottolinea Biglino in un video pubblicato il 12 dicembre, è la posizione di molti teologi, su questo tema. Il reverendo Barry Downing, pastore presbiteriano laureato anche in fisica, non ha dubbi: «Scrive che la religione mosaica è stata fondata dagli Elohim, che non sono “Dio”: sono invididui in carne e ossa, che – dice – viaggiavano su macchine volanti». Scrive Downing: «Mi sembra strano, che gli insegnanti della religione cristiana ignorino la presenza degli Ufo», presenti a suo dire anche nella Bibbia. «I leader religiosi come possono ignorare tutto questo?». Secondo lui, gli Elohim sono ancora qui e ci stanno controllando: e questa convinzione – sottolinea Biglino – è perfettamente in linea con l’ipotesi di intelligenze superiori e dominanti: un’élite nascosta, che starebbe controllando l’umanità.Da Hans Küng in giù, sintetizza Biglino, sono tanti i teologi cattolici che credono nell’esistenza di intelligenze superiori, provenienti da mondi non terrestri. Uno di loro, il professor Armin Kreiner, docente di teologia all’università di Monaco di Baviera, ha condotto un’analisi molto penetrante dei rapporti tra ufologia e Chiesa. «Chi è convinto che un uomo crocifisso sia ritornato in vita dopo tre giorni – scrive Kreiner – non dovrebbe storcere il naso troppo velocemente, a proposito di uomini che credono negli Ufo e negli extraterrestri, o che sono convinti di averli incontrati». Ovviamente non esistono certezze, ammette il teologo: ma se ignorassimo il tema delle intelligenze extraterrestri – sostiene – allora dovremmo anche “archiviare” «l’intero complesso delle questioni teologiche, poiché effettivamente noi non sappiamo se Dio esista». Lo stesso Kreiner riconosce che la la funzione dei «miti religiosi» è quella di «diffondere un’aura di soprannaturale, per conferire un’origine e un’autorità sovrumana». Offrire una prospettiva di salvezza, redenzione e immortalità: «Essenzialmente è questa, la funzione dei miti e delle religioni tradizionali, a cui si ricollegano direttamente anche le religioni degli Ufo».Non sorprende, aggiunge Kreiner, che i messaggi delle religioni degli Ufo siano sfaccettati e contraddittori. «In questo, le religioni tradizionali dell’umanità non sono diverse: anche i loro messaggi si contraddicono reciprocamente». Per il teologo tedesco, «c’è un punto assolutamente decisivo, su cui la fede cristiana e quella negli Ufo sono sulla stessa barca». Ovvero: «Entrambe dipendono dall’affidabilità di testimoni oculari». Afferma Kreiner: valutare come inaffidabili i racconti sugli Ufo e invece affidabili quelli su Gesù «significa adottare due pesi e due misure». Se invece il problema lo si osserva in modo imparziale, aggiunge, si deve ammettere che «l’esistenza di rapimenti da parte di Ufo è un dato meglio testimoniato, rispetto ad ogni altro evento storico a cui la tradizione cristiana (o anche di altre religioni) può richiamarsi». Escludere gli Ufo, quindi, vorrebbe dire «essere ciechi da un occhio». Biglino conferma che la Bibbia è affollata di oggetti volanti. «Si possono intuire tante cose – dice – se si fa finta che che i testi antichi raccontino eventi realmente accaduti».«Se invece si dice gli autori antichi scrivevano in codice (”quando scrivevano una cosa, in realtà ne volevano dire un’altra”), o si arriva a sostenere che i testi antichi sarebbero solo favole, allora – aggiunge Biglino – ci si priva della possibilità di capire: cioè di individuare il filo rosso che collega tutto, nella storia del controllo della conoscenza». A proposito di “Great Reset”, lo stesso Biglino ricorda le recenti denunce di monsignor Carlo Maria Viganò nonché l’espressione “Grande Opera”, con la quale secondo Paolo Rumor (autore de “L’altra Europa”) un’élite occulta – in campo da almeno 12.000 anni – intenderebbe il controllo dell’evoluzione dell’umanità, mediante l’influenza delle società segrete di cui parlò lo stesso Rudolf Steiner. La teoria del controllo “zootecnico” non è certo di oggi, aggiunge Biglino, citando il vescovo Eusebio di Cesarea (Padre della Chiesa) che attraverso il greco Filone di Byblos rivaluta gli scritti del sacerdote fenicio Sanchuniaton, vissuto nel 1.200 avanti Cristo: «Già nell’antichità si sottolinea come le antiche caste sacerdotali tenessero nascoste le conoscenze reali coprendole con l’allegoria, la metafora e la simbologia, e inventando la categoria del mistero, per tenere i popoli all’oscuro delle verità che potrebbero mettere in discussione tutto».Eusebio scrive che Sanchuniaton «riconosce come divinità non il Dio supremo né degli dei celesti», bensì «semplici individui mortali, maschi e femmine, non di costumi talmente incorrotti da dover essere accolti per la loro virtù o imitati per la loro saggezza, ma ricolmi di malvagità di perversioni di ogni genere». Nei suoi testi, Biglino ha sottolineato molti tratti non entusiasmanti della figura biblica di Yahweh: un leader che appare dispotico e violento, pronto allo sterminio. Si parla di bambine da riservare al “dio”, che fa sacrificare i primogeniti e mercifica la vita degli uomini di cui si considerava “proprietario”. Da un lato, riassume Biglino, «i testi antichi non portano alla possibilità di elaborare il concetto di un Dio spirituale». In compenso, tendiamo ancora a rifiutare come un tabù l’eventuale ingerenza aliena di cui ha appena parlato anche il generale israeliano Eshed. Ma cosa ne pensano, i teologi, della “domiciliazione” del Dio spirituale nelle cosiddette Sacre Scritture? Nel 2016, Biglino ha avuto un appassionante confronto con importanti esponenti religiosi. «Non è possibile parlare di una evidenza, rispetto alle nostre conoscenze su Dio: il credere in Dio sarebbe un assioma», ha detto Ariel Di Porto, rabbino capo della Comunità Ebraica di Torino.«Non posso dimostrare la fonte certa della conoscenza; ma se volete, c’è la fiducia che in quelle scritture sia risuonata veramente la voce di Dio», ha aggiunto l’insigne biblista valdese Daniele Garrone: «Non c’è nulla di divino, in quel libro». Alludendo ai cattolici, definiti «i miei cugini fondamentalisti», Garrone ha affermato: «Pensano di rendere un servizio a Dio divinizzando le Scritture», e invece «fanno una idolatria della carta». Netta anche la chiosa di Ermis Segatti, teologo universitario cattolico: «Bisogna togliere la certezza su Dio: perché, se noi avessimo certezza di Dio, Dio non sarebbe (saremmo noi)». Nel suo ultimo video, Biglino chiama in causa anche il professor Luigi Moraldi: un grande esegeta, citato dagli esperti. Nell’edizione dei manoscritti di Qumran (Utet), Moraldi menziona i rumorosi Cherubini che si muovono nella “dimora di Dio” e nei suoi “accampamenti”. Cherubini che poi cessano di emettere rumore e brezza, quando si posano e smettono di “funzionare”. In quelle pagine si parla anche di “carri celesti”. E in una nota, Moraldi dice che al capitolo 24 del Libro Ebraico di Enoch si parla di ben 23 specie di “carri divini”. «Io faccio finta che i testi antichi abbiano un fondo di verità», ribadisce Biglino. «Quello di Enoch non è un libro canonico per i cattolici romani, ma lo è per i cristiani copti: se fossimo copti, quindi, dovremmo credere che nella dimora del capo degli Elohim ci sono 23 tipi diversi di “carri”».“Carri celesti” e accampamenti di Dio? «Qualcuno dirà: ma il Libro di Enoch è un testo apocrifo». Niente paura: analoghe conferme vengono dai testi canonici. Nel capitolo 32 della Genesi, Giacobbe e Labano giurano di rispettare i reciproci confini. E si dice che la tutela del giuramento è garantita da un lato dagli Elohim di Abramo, e dall’altro dagli Elohim di Nahor («altro ramo della famiglia di Abramo, rimasto in Mesopotamia»). A Giacobbe si fanno incontro “gli angeli degli Elohim”, cioè in ebraico i Malachim: i portaordini, i guatrdiani, i controllori. «Giacobbe, al vederli, esclamò: questo è l’accampamento degli Elohim! E chiamò quel luogo Machanaim», che significa “due accampamenti”. Il più impottante commentatore ebreo di tutti i tempi, Rashi – continua Biglino – dice che in quel punto Giacobbe vide i due accampamenti che tutelavano lo stesso confine dalle due parti. «Si può essere più chiari di così?». Dalle esternazioni del genarale Eshed al leggendario “brief” della Cia con Reagan, rieccoci a parlare del ruolo degli alieni nelle nostre vicende: «Se per caso fosse vero, sarebbe totalmente in linea con la Bibbia», ribadisce Biglino. «Se leggiamo quei testi con mente aperta, dobbiamo sempre aspettarci delle entusiasmanti sorprese».Qualcuno si stupisce, che il generale Haim Eshed, già a capo del programma spaziale israeliano, abbia parlato della collaborazione con gli alieni? A prescindere da come si possano valutare le affermazioni del professor Eshed, Mauro Biglino – autore di 14 saggi sull’analisi della Bibbia partendo dalla sua rilettura letterale – ricorda anche il famoso “brief” in cui la Cia avrebbe relazionato Reagan sui contatti con extraterrestri. Quello che invece sorprende, sottolinea Biglino in un video pubblicato il 12 dicembre, è la posizione di molti teologi, su questo tema. Il reverendo Barry Downing, pastore presbiteriano laureato anche in fisica, non ha dubbi: «Scrive che la religione mosaica è stata fondata dagli Elohim, che non sono “Dio”: sono invididui in carne e ossa, che – dice – viaggiavano su macchine volanti». Scrive Downing: «Mi sembra strano, che gli insegnanti della religione cristiana ignorino la presenza degli Ufo», presenti a suo dire anche nella Bibbia. «I leader religiosi come possono ignorare tutto questo?». Secondo lui, gli Elohim sono ancora qui e ci stanno controllando: e questa convinzione – sottolinea Biglino – è perfettamente in linea con l’ipotesi di intelligenze superiori e dominanti: un’élite nascosta, che starebbe controllando l’umanità.
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Brutte notizie: inferno in arrivo, nel Paradiso degli Imbecilli
Nel Paradiso degli Imbecilli, è chiamato antieuropeista chi giudica con severità lo squallore rapace di Angela Merkel e degli altri criminali che hanno retrocesso la Grecia nel terzo mondo e alterato i conti della Germania per alterare quelli dell’Europa. Hanno inflitto ai popoli infinite sofferenze sulla base di regole truccate, escogitate da conventicole segrete, di natura esoterica, animate da sete di potere e inconfessabili mire privatistiche. Nel Paradiso degli Imbecilli, i grandi ladri e i sommi imbroglioni di quest’epoca diventano statisti, rinomati influencer, valorosi attivisti al servizio di tutte le cause possibili, tranne una: quella della libertà dell’umanità e del riscatto dell’homo sapiens dalla sottomissione fraudolenta al quale è sottoposto, avendo rinunciato lui per primo, da gran tempo, a rassegnarsi all’idea di dover lottare per la propria dignità. Nel Paradiso degli Imbecilli, il bambino che osa dire che il Re è nudo è chiamato irresponsabile, sciagurato, folle negazionista. Se fosse meraviglioso come lo raccontano, il Paradiso degli Imbecilli, dovrebbe ospitare solo moltitudini gioiose, letteralmente invase dalla felicità. Non è così? Qualcosa non quadra? Non sta “andando tutto bene”?A turbare il Paradiso degli Imbecilli, infatti, è arrivato uno stranissimo virus – non certo il primo nella storia, e sicuramente neppure l’ultimo. Questo, però, dispone di un potere da far invidia ai suoi illustri “colleghi” precedenti, tragicamente ben più letali: il potere di paralizzare il mondo, devastando l’economia e abituando gli esseri umani a qualcosa di anche peggiore, cioè una vera e propria mutazione antropologica, in base alla quale un bene fino a ieri dato erroneamente per scontato – la libertà, da cui il diritto alla dignità economica – viene messo in archivio, in attesa di tempi migliori (che non arriveranno, stando almeno ai segni che si addensano nell’aria). Il peggiore di questi segni viene dal Canada, dove un deputato dell’Ontario ha scoperto che il governo di Ottawa sta preparando imprecisati “campi di detenzione” per i cittadini che dovessero opporsi al lockdown universale prossimo venturo, destinato a prolungarsi fin quasi alla fine del 2021. Questo, almeno, secondo il comitato governativo canadese sul cui operato sovrintende il primo ministro obamiano Justin Trudeau.Su “Scenari Economici”, Nicoletta Forcheri spiega: un’emergenza sanitaria così abnorme e spropositatamente dilatata, cestinando qualsiasi residuo diritto democratico, è solo l’alibi per il grande “reset” finanziario universale evocato a Davos e negli altri santuari del potere mondiale, tra salotti in cui dominano i soliti cognomi (Soros, Gates, Rockefeller e compagnia complottante). Fantasie? No: atti governativi, portati allo scoperto. Avvisaglie? Infinite: parlano da soli gli arresti eseguiti nello Stato australiano di Victoria (Melbourne), con manette scattate ai polsi di semplici cittadini che, da casa, avevano osano manifestare il loro dissenso con un post su Facebook. Il guaio è che alcune cose a volte accadono davvero, ma nel Paradiso degli Imbecilli si preferisce non saperle. Non è una novità. «Se dall’interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui». Lo scrive Primo Levi in “Se questo è un uomo”, come ricorda adesso – non casualmente – la stessa Forcheri.C’è una “magia” che ci tiene prigionieri, da molto tempo? Esatto: sta tutto qui il senso del successo della saga di Harry Potter, creata da Joanne Kathleen Rowling, cresciuta nelle retrovie di Amnesty International e poi “illuminata” sulla situazione mondiale da preziose imbeccate ricevute dall’aristocrazia massonica progressista, quella che sta lottando per riaccendere la luce, nel Paradiso degli Imbecilli dormienti. Ci avevano provato altri autori, per esempio nel cinema: intellettuali come Andy e Larry Wachowski (gli sceneggiatori di “Matrix”), o il regista Peter Weir, che nel 1998 presentò “The Truman Show” e l’anno seguente l’altrettanto indimenticabile “L’attimo fuggente”, con la scena finale – profetica, rivista oggi – degli studenti che si arrampicano sui banchi sfidando l’autorità, in segno di solidarietà verso l’uomo che aveva aperto loro gli occhi, il professor Keating.Di cosa si era parlato, ultimamente, nel Paradiso degli Imbecilli? Di niente. L’Italia del pre-lockdown si era scannata in dispute grottesche: Salvini e le Sardine, le sparate di Grillo, gli strafalcioni di Conte e Di Maio, le gaffe di Zingaretti. L’ultimo politico in circolazione in tempo di pace, Matteo Renzi, era caduto anche lui nel pantano della neolingua. A parte gli stucchevoli inglesismi-fregatura (Jobs Act su tutti), era inciampato nel semplicismo di un vocabolo mercantile (rottamazione) e nell’infantilismo ostentato di un termine fuorviante: ripartire. Mentiva, il giovane fiorentino? Sapeva perfettamente che non ci sarebbe stata nessuna “ripartenza”, affidando metà di Poste Italiane (azienda-modello, in attivo) a uno dei tre padroni supremi del pianeta, cioè BlackRock. Mentiva agli italiani, mentre – di nascosto – bussava al salotto segreto dei Bush, per il tramite del diletto Tony Blair, primo fabbricante delle prove false contro Saddam, da cui la criminale invasione dell’Iraq. Tralasciando il minuscolo Renzi: che sonni si dormivano, all’epoca, nel Paradiso degli Imbecilli?Gli stessi che si dormono ancora oggi, parrebbe di capire, dando un’occhiata alla dark room televisiva dell’eterno riposo, passata in pochi mesi dal letargo cosmico al terrore quotidiano sapientemente dosato. Non che cambi il risultato: stare a casa, buoni e zitti, in attesa che la provvidenza intervenga. Qualcuno comincia a protestare, giù in strada? Alla buon’ora: ma anche questo era previsto, così come le prossime mosse in arrivo, incluso magari un classico coprifuoco. Intanto, il banco stravince: la neolingua dilaga, le ambulanze ululano, gli oppositori devono subire l’affronto di essere chiamati ormai universalmente con quel nome infame, negazionisti. Siamo a un bivio della storia dell’umanità? C’è chi parla addirittura di speciazione: da una parte le pecore, dall’altra gli individui che non si rassegnano all’ovile. Accade ogni giorno, nel Paradiso degli Imbecilli: dalle finestre, non manca chi raglia contro gli untori, cioè i ragazzi della movida con la birra in mano davanti ai bar. Il mondo crolla, e i ciechi sbraitano contro i dehors. Non vedo, non sento, non parlo. Non capisco niente, ma mi rassegno a rifugiarmi sotto il tavolo, foss’anche per sempre.A vociare animosamente, nel Paradiso degli Imbecilli, sono i cosiddetti privilegiati: i cittadini momentaneamente al riparo, perché percettori di pensione o stipendio fisso. Assistono allo sfacelo della libera impresa – almeno, nei casi di cecità non totale – ma non riescono a prevedere che, di fronte a un crollo epocale, nessuno sopravviverà: nemmeno le loro pensioni, nemmeno il loro pubblico impiego. Però la divisione, intanto, è devastante: e il cattivo regista si gode lo spettacolo delle vittime che si azzuffano tra loro. Ottima premessa, questa, per continuare a infliggere il peggio: misure in apparenza incomprensibili, disperatamente inutili ma micidiali, letteralmente devastanti e capaci di mettere fine all’Italia così come la si era conosciuta. Fine di qualsiasi orizzonte di pace, dignità e prosperità. E il povero Conte non è che uno dei tanti esecutori, a livello mondiale, di un’inerzia rovinosa che solo i condomini più ottusi del Paradiso degli Imbecilli riescono ancora a non vedere.L’apocalisse in corso rivela l’avvento di una specie di inferno universale, formato gabbia, dove non sarà più consentito essere liberi? Nel caso, è bene ricordare che gli inferni – come le prigioni – si costruiscono mattone su mattone: basta stabilire che la moneta passa in mani private, che lo Stato deve smettere di spendere, che la democrazia è eccessiva, che la disoccupazione deve essere considerevole, che il futuro non deve più essere una garanzia per nessuno. Ci si arriva in molti modi: con l’omicidio mirato di leader scomodi, con il terrorismo, con le crisi finanziarie pilotate, con la compravendita di politici, sindacalisti, economisti e professori, giornali e televisioni. Ci si arriva per gradi, lentamente, isolando le voci fastidiose e relegandole in un limbo da cui non potranno più nuocere. Se poi qualcuno si ribella e si inventa una rete di informazioni riservate da spiattellare ai quattro venti, lo si rinchiude come un animale strano: se ne farà un caso internazionale, ma poi l’oblio seppellirà tutto.Julian Assange, Edward Snowden: due tizi che ci hanno provato, ad avvisare per tempo gli abitanti del Paradiso degli Imbecilli. Uno è detenuto nel Regno Unito, l’altro è riparato in Russia. Il termine paradiso, ricorda l’impeccabile Mauro Biglino, viene dal persiano “pairidaèsa”, che significa “giardino recintato e protetto”. E’ la traduzione – attraverso il passaggio intermedio, iranico – dell’espressione biblica Gan Eden, attraverso cui la Genesi descrive una sorta di piantagione affidata a lavoratori speciali, gli Adamiti. A spezzare i recinto, nell’Antico Testamento provvede la prodigiosa scoperta della conoscenza. Oggi è il filo spinato a delimitare il Paradiso degli Imbecilli. Una recinzione mentale, prima ancora che fisica, per moltitudini ormai in preda al panico. «Dal 4 novembre, di Covid non sentirete parlare più», ha appena detto Donald Trump. Alzi la mano chi non capisce – battuta a parte – quale sia la vera posta delle imminenti presidenziali americane, e perché tanto accanimento, anche criminale, venga profuso per evitare a tutti i costi la rielezione dell’uomo che promette di cominciare a demolirlo, il Paradiso degli Imbecilli, prima che il recinto si chiuda davvero attorno a tutti noi, dormienti e non.(Giorgio Cattaneo, “Inferno in arrivo, nel Paradiso degli Imbecilli”, dal blog del Movimento Roosevelt del 27 ottobre 2020).Nel Paradiso degli Imbecilli, è chiamato antieuropeista chi giudica con severità lo squallore rapace di Angela Merkel e degli altri criminali che hanno retrocesso la Grecia nel terzo mondo e alterato i conti della Germania per alterare quelli dell’Europa. Hanno inflitto ai popoli infinite sofferenze sulla base di regole truccate, escogitate da conventicole segrete, di natura esoterica, animate da sete di potere e inconfessabili mire privatistiche. Nel Paradiso degli Imbecilli, i grandi ladri e i sommi imbroglioni di quest’epoca diventano statisti, rinomati influencer, valorosi attivisti al servizio di tutte le cause possibili, tranne una: quella della libertà dell’umanità e del riscatto dell’homo sapiens dalla sottomissione fraudolenta al quale è sottoposto, avendo rinunciato lui per primo, da gran tempo, a rassegnarsi all’idea di dover lottare per la propria dignità. Nel Paradiso degli Imbecilli, il bambino che osa dire che il Re è nudo è chiamato irresponsabile, sciagurato, folle negazionista. Se fosse meraviglioso come lo raccontano, il Paradiso degli Imbecilli, dovrebbe ospitare solo moltitudini gioiose, letteralmente invase dalla felicità. Non è così? Qualcosa non quadra? Non sta “andando tutto bene”?
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Vaccini e falsi profeti: Bob Dylan contro la mafia del Covid
Il diavolo non veste Prada: di questi tempi va in giro con in mano una siringa mortale, truccata da regalo, che puzza di vaccino lontano un miglio. E’ dedicato al Demiurgo degli gnostici – il Dio Straniero dei catari – l’ultimo guanto di sfida (il terzo, in poche settimane) lanciato dallo stupefacente Bob Dylan, 79 anni a fine maggio. Un blues lento e accidentato, scandito da chitarre sulfuree, tra Muddy Waters e Tom Waits, e presentato da un’icona inequivocabile: uno spettro vestito a festa, da banditore ottocentesco. Il riferimento dell’immagine – trasmessa via web nella notte tra il 7 e l’8 maggio, per accompagnare l’ennesimo, esplosivo brano inedito, “False Prophet” – è all’Uomo Ombra, «il personaggio misterioso creato da Walter Gibson, dal 1931 protagonista di “The Shadow”, il primo magazine pulp interamente dedicato a un singolo “character hero” e progenitore di giustizieri, cupi e solitari, come Batman», annota Valeria Rusconi su “Repubblica”. Ma se lo spettro tenebroso di Gibson impugna una pistola, quello di Dylan – che a sua volta ha sottobraccio un pacco regalo – brandisce una siringa, nientemeno. «A chi sta pensando, Bob Dylan? Qual è il dono che porta la morte?».Per intuirlo basta guardarsi attorno, tra i cimiteri del Covid-19 e le ombre che si allungano, giorno per giorno, sull’incerta origine della pandemia e sulle altrettanto opache manovre per specularvi sopra, come racconta la guerra politica fra Trump e l’Oms “cinese”, il guru Anthony Fauci, il presunto “falso profeta” Bill Gates e i suoi seguaci diffusi ovunque. E’ il coronavirus – o meglio, il clan che lo starebbe “sovragestendo” – l’obiettivo del grande cantautore americano, Premio Nobel per la Letteratura, che il 27 marzo ha sparato wordlwide il capolavoro “Murder Must Foul”, struggente ballad che rievoca l’omicidio di John Kennedy. Il brano lascia spazio a un’accusa velata: il sospetto che, dietro al superpotere che sta cercando di impossessarsi del pianeta sottoponendolo alla “dittatura sanitaria”, vi siano gli eredi dell’esclusivo club oligarchico che nel 1963 fece assassinare il presidente della New Frontier, reclutando la mafia di Chicago sotto la supervisione della Cia e dell’Fbi, con il placet di Lyndon Johnson, Richard Nixon e George Bush.E’ il potere nero, golpista, che avrebbe imposto il neoliberismo a mano armata con il colpo di Stato in Cile che rovesciò e uccise Salvador Allende l’11 settembre del 1973. Lo stesso Deep State che poi, trent’anni dopo – in un altro 11 settembre – avrebbe terremotato il pianeta, abbattendo le Torri Gemelle per imporre il terrore “islamista”, da Al-Qaeda fino all’Isis. Esauriti i mostri creati in laboratorio deformando l’Islam, ora saremmo di fronte all’ennesimo esperimento di dominio, sempre fabbricato in vitro, ma in altri laboratori: un mostro fondato sul terrore sanitario. Vaneggiamenti? Tutt’altro, sostiene Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014). La tesi: una cupola mondiale di superlogge – dalla “Three Eyes” di Kissinger alla “Hathor Pentalpha” dei Bush – ha strapazzato il mondo, per piegarlo ai suoi voleri: dal manifesto “The crisi of democracy” del 1975 (Commissione Trilaterale) al neoliberismo-canaglia, quello che oggi – nella gabbia Ue – impedisce all’Italia persino di difendersi, finanziariamente, dalla catastrofe Covid. Ma che c’entra, Bob Dylan?«C’entra eccome», sostiene Magaldi, che un mese fa è stato autorizzato a comunicare ufficialmente la notizia: l’autore di “Blowin in the wind”, «da sempre massone ultra-progressista», fa parte del circuito massonico internazionale che si sta opponendo, con ogni mezzo, al “tentativo di golpe” che ritiene sia in corso: il brutale sequestro di miliardi di persone, terrorizzate da un virus misterioso e sottoposte al coprifuoco da parte di governi che hanno prontamente sospeso libertà e democrazia, obbedendo a oscuri tecno-scienziati. Peggio: l’alleanza massonico-progressista (di cui Dylan è parte) sospetta che sia all’opera lo stesso potere che assassinò Kennedy a Dallas nel ‘63. Ecco perché il menestrello di Duluth è uscito allo scoperto. Conferma Magaldi: «Bob Dylan è sceso in campo ufficialmente: si sente un soldato, deciso a combattere a viso aperto».Senza questa chiave di lettura, agli esegeti della dirompente tripletta scodellata da Dylan in poco più di un mese (”Murder Most Foul”, “I Contain Multitudes” e ora “False Prophet”) non restano che considerazioni preliminari: «Rimaniamo qui, stupiti, ancora incantati, brancolanti nel buio, cercando in un disco i segreti del nostro tempo», scrive sempre Valeria Rusconi nel suo bellissimo articolo su “Repubblica”. Le fa eco Federico Vacalebre sul “Mattino” di Napoli: «L’uomo che contiene moltitudini è tornato, non resta che aspettare il 19 giugno: non sono solo canzonette». Attenti alla data: è la vigilia del solstizio d’estate il giorno prescelto per l’uscita ufficiale del doppio album “Rough and Rowdy Ways”, che ricalca l’omonima opera pubblicata nel lontano 1926 da Jimmie Rodgers, una delle fonti d’ispirazione di Dylan. Quelle “maniere ruvide e turbolente” conterranno quindi la trilogia uscita per ora a rate, in queste settimane con le anticipazioni sui social a cui la stampa ha dato il massimo risalto, interrogandosi sull’improvvisa loquacità del grande artista americano, il cui ultimo album originale, “Tempest”, risale al 2012.Meglio tenere gli occhi aperti, annota anche “Rai News”, visto che il funereo “False Prophet” arriva appena dopo la pubblicazione di “I Contain Multitudes”, dove la voce di Dylan, a partire dalla citazione di “Foglie d’erba” di Walt Whitman, canta delle sue infinite sfaccettature nel suo consueto modo spiazzante («Sono come Anna Frank, come Indiana Jones, e come quei cattivi ragazzi inglesi, i Rolling Stones»). A loro volta, le “moltitudini” anticipate il 17 aprile sono il sequel, intimistico, dell’orazione commossa per Jfk, «dedicata all’America e alla sua musica – dice sempre “Rai News” – a partire dal trauma collettivo dell’assassinio di Kennedy a Dallas». Adesso siamo all’atto terzo, il “falso profeta”, che prelude a un disco la cui tempistica – un attimo prima della “resurrezione” stagionale del sole – fa pensare alle previsioni degli astrologi, secondo cui siamo tuttora immersi in un’altra vigilia, di tipo cosmico: questa immane tribolazione, calcolano, cesserà fra tre anni e mezzo, visto che il 2024 segnerà un passaggio d’epoca paragonabile a quello che tenne a battesimo la Rivoluzione Francese e quella americana, dando corso a 200 anni di vertiginosi progressi sociali, le grandi conquiste da cui è nata la modernità democratica.Niente di casuale, probabilmente, se Dylan – la cui cifra iniziatica è stata definitivamente svelata – ha abituato l’immenso popolo dei suoi fan (36 milioni di dischi venduti) al gusto per i simboli, nel gioco di specchi della tradizione esoterica. Bibbia e stelle, tarocchi, mitologia e archetipi: il materiale perfetto di chi ama parlare per enigmi. Stavolta però le parole si fanno anche esplicite, sia pure sempre attraverso il raffinato doppio fondo della poetica dylaniana: «Ciao straniero, un lungo addio. Hai governato la terra, ma l’ho fatto anch’io». Riecheggia il Dio Straniero, il Demiurgo gnostico responsabile della creazione “dannata” della materia. «Hai perso il tuo mulo», lo sfotte Dylan: fulmineo rimando all’animale-totem dei Vangeli (l’avvento di Cristo a Gerusalemme, in sella un asinello) e più ancora a Genesi 49, il passo biblico in cui i Rosa+Croce individuano la sacralità dell’investitura regale di Giuda, che «lega alla vite il suo asinello». Giuda, il cui discendente Davide («il Re che suona l’arpa») lampeggia tra i versi di “Murder Most Foul”, in cui è Kennedy a indossare i panni del nuovo “re di giustizia” davidico, «secondo a nessuno».Stesso verso, identico, anche in “False Prophet”: «Second to none», si autodefinisce lo spettro vendicatore dell’ultima scorribanda di Dylan, che sfida il Demiurgo: «Hai un cervello avvelenato», gli dice, introducendo una categoria – il veleno – più che mai attuale, nel mondo devastato dal coronavirus e insidiato dalle troppe voci sui vaccini inaffidabili (come quelle rilanciate da Robert Kennedy, figlio di Bob, in prima linea nella battaglia contro l’ipervaccinista Bill Gates). «Ti sposerò a una palla al piede», gli promette Dylan in versione templare, con un’evidente allusione a San Bernardo: incatenare il diavolo è proprio la specialità – nell’iconografia medievale – dell’ispiratore dell’Ordine del Tempio. Quello di San Bernardo è un diavolo terreno: ciascuno deve riconoscerlo come parte di sé, per poterlo tenere a bada. Diverso il demone (gnostico, creatore) contro cui si scaglia l’altro uomo-simbolo della cristianità medievale ora richiamato in servizio da Dylan, il Sant’Agostino della città celeste: «Povero diavolo, alza lo sguardo se vuoi: la città di Dio è lì sulla collina».Versi urlanti, mutuati dalla teologia dualistica ereticale: «So come è successo, l’ho visto cominciare: ho aperto il mio cuore al mondo e il mondo è entrato». Lo zampino del “diavolo” nella creazione, la Terra come regno provvisorio delle tenebre (Ahriman, per la cosmogonia di Zoroastro) compare già – sotto mentite spoglie – nell’incipit del brano: il verso «ciao, Mary Lou», omaggio apparente al country-western, mette insieme due opposti, Maria (la Madonna) e Lucifero. Insieme a «miss Pearl», Mary Lou è una guida per il viaggio dantesco negli inferi, evocato in una strofa dedicata al “principe ribelle”: «Nessuna stella nel cielo brilla più di te», ammette lo spettro, pensando al mitico occhio del grande eversore, la pietra preziosa («miss Pearl»?) contro cui però si schiera in modo categorico: «Sono nemico del conflitto», della divisione (da “diaballo”, dividere: l’etimologia greca del vocabolo “diavolo”). E attenzione: «Sono il nemico del tradimento» (altro riferimento alla fine di Kennedy, tradito dal suo stesso establishment). L’uomo che cerca «il Santo Graal in tutto il mondo», che ha «scalato montagne di spade a piedi nudi» (omaggio alla spiritualità orientale), ora va per le spicce: «Sono qui apposta per portare vendetta sulla testa di qualcuno».E’ il “soldato Dylan”, a parlare: e il diavolo che inquadra nel mirino è quello che sta dilagando, oggi, in tutto il pianeta. Un diavolo terreno, molto politico e non così antico, se contro di lui si abbatterà la vendetta dello spettro che intende fare giustizia, dopo oltre mezzo secolo, dell’infame sorte inflitta a John Kennedy. «Non mi conosci», dice l’Uomo Ombra, «non indovineresti mai: non ho niente ha che fare con quello che il mio aspetto spettrale suggerirebbe». A scanso di equivoci, assicura: «Non sono un falso profeta». E se qualche sprovveduto pensasse ai deliri del satanismo, piaga sociale attribuita persino a una parte insospettabile dello star-system, l’ossuto giustiziere precisa: «No, non sono la sposa di nessuno». Nel brano “I Contain Multitudes”, alludendo ai massoni ribelli che diedero origine alla leggendaria pirateria caraibica, Dylan annunciava: «Porto quattro pistole e due lunghi coltelli». Ora parla attraverso il profeta-fantasma, che falso profeta non è: «Non riesco a ricordare quando sono nato, e ho dimenticato quando sono morto».Sottotraccia, l’esoterista Dylan maneggia numeri: «Play numer 9, play number 6», invitava in “Murder Most Foul”, invocando la simbolizzazione dell’armonia universale. E ora, il suo “False Prophet” – così torvo e scuro – sfodera addirittura il 4, emblema della forza radiante dell’amore che la tradizione iniziatica attribuisce al quadrato. Le strofe sono dieci, ma raggruppate in quattro blocchi separati da tre intervalli: quattro più tre, cioè sette – ovvero otto, come direbbe il simbologo Michele Proclamato, che in tanti libri ha declinato quella che chiama “legge dell’Ottava”, cifra nascosta del segreto della vita. Con una clausola: l’8, mai esplicitato, corrisponde al salto dimensionale, “quantico” che ciascuno può compiere, a patto di scegliere l’amore. Coincidenze, ghirigori intellettuali? Non oggi, probabilmente, se un super-taciturno come Dylan si scomoda in modo così palese, proprio in tempi di coronavirus.«State al riparo, e che Dio sia con voi», scrisse a fine marzo, sul suo sito, presentando l’alluvione poetica di “Murder Most Foul”, monumentale capolavoro in morte di John Kennedy e della speranza assassinata: il più empio dei delitti, capace di raggelare il mondo nella morsa della paura. Ci stanno riprovando? Sì, sembra dire il grande attore travestito da profeta. Ma stavolta, aggiunge, non la spunteranno. «Ciao, straniero», si congeda lo spettro, sicuro della vittoria: «Un lungo addio: hai governato la Terra, ma l’ho fatto anch’io». Come dire: pur in mezzo a questi orrori, a questo nuovo oceano di sofferenze, sappiate che un lunghissimo ciclo doloroso sta per chiudersi. E’ questo, probabilmente, l’ultimo messaggio del profeta di Duluth, il poeta-soldato. Ma ci sarà da ballare parecchio: la battaglia finale è appena cominciata. E a proposito: non aprite la porta a chi si presenta con un pacco regalo, ma nell’altra mano impugna una siringa.(Giorgio Cattaneo, 10 maggio 2020).L’autore della storica rivelazione sull’identità massonica di Bob Dylan, Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, appartiene lui stesso al circuito sovranazionale della massoneria progressista: già “venerabile” della loggia romana Monte Sion del Goi, poi iniziato alla superloggia “Thomas Paine”, è oggi gran maestro del Grande Oriente Democratico, network italiano correlato con la rete massonica progressista sovranazionale.Il diavolo non veste Prada: di questi tempi va in giro con in mano una siringa mortale, truccata da regalo, che puzza di vaccino lontano un miglio. Sembra dedicato al Demiurgo degli gnostici – il Dio Straniero dei catari – l’ultimo guanto di sfida (il terzo, in poche settimane) lanciato dallo stupefacente Bob Dylan, 79 anni a fine maggio. Un blues lento e accidentato, scandito da chitarre sulfuree, tra Muddy Waters e Tom Waits, e presentato da un’icona inequivocabile: uno spettro vestito a festa, da banditore ottocentesco. Il riferimento dell’immagine – trasmessa via web nella notte tra il 7 e l’8 maggio, per accompagnare l’ennesimo, esplosivo brano inedito, “False Prophet” – è all’Uomo Ombra, «il personaggio misterioso creato da Walter Gibson, dal 1931 protagonista di “The Shadow”, il primo magazine pulp interamente dedicato a un singolo “character hero” e progenitore di giustizieri, cupi e solitari, come Batman», annota Valeria Rusconi su “Repubblica“. Ma se lo spettro tenebroso di Gibson impugna una pistola, quello di Dylan – che a sua volta ha sottobraccio un pacco-dono – brandisce una siringa, nientemeno. «A chi sta pensando, Bob Dylan? Qual è il dono che porta la morte?».