Archivio del Tag ‘Gran Bretagna’
-
Il virus massacra solo l’Occidente, e regala l’Italia alla Cina
«Con 45mila morti, più di un milione di contagiati e medici che dicono che gli ospedali sono al collasso, non crediamo che esista davvero un “modello Italia”. Dal quadro internazionale emerge però che la pandemia ha colpito in modo molto più forte l’Occidente nel suo complesso, mentre c’è stato il rafforzamento proprio di chi l’ha provocata, cioè della Cina» Ma non solo: al di là della realtà cinese, c’è un andamento molto diverso per quello che riguarda l’Asia e i paesi dell’Occidente: il virus, in pratica, sta “massacrando” solo noi. Lo afferma Fabrizio Cicchitto su “Libero”, mettendo mano alle cifre. Quelle cinesi, che vanno prese con beneficio d’inventario, parlano di appena 86.346 contagiati e solo 4.634 morti. Anche il Vietnam è un’incognita: vengono denunciati solo 35 morti. Più attendibili (ma molto simili) i dati riguardanti le altre nazioni, «che sono Stati democratici o comunque, come Singapore, sottoposti a un controllo internazionale». Esempio: il Giappone ha avuto solo 19.000 contagiati e 1.874 morti, la Corea del Sud 28.000 contagiati e appena 494 vittime. Dati ancora più confortanti quelli di Taiwan (603 contagiati e 7 morti) e quelli di Singapore (58.124 contagiati e 28 deceduti). Attenzione: «Nessuna di queste nazioni ha effettuato il lockdown».Al tempo stesso, «conoscendo la Cina e non fidandosi dell’Oms», i paesi asiatici hanno comunque adottato misure rigorose di contenimento del coronavirus. «Il confronto con le nazioni dell’Occidente – scrive Cicchitto – dà il senso del disastro che sta avvenendo in quest’area del mondo, che pure è decisiva ai fini delle sorti della libertà e della democrazia». Snocciolare le cifre propone un confronto imbarazzante. Usa: 11 milioni e 300.000 contagiati e 247.000 deceduti. Italia: 1 milione e 180.000 contagiati, con 45.000 vittime. Germania: 803.000 contagi e 12.000 deceduti. Spagna: un milione e 460.000 contagiati, di cui 40.769 morti. Austria: 204.000 contagiati e 1.829 morti. Gran Bretagna: un milione e 370.000 contagiati, di cui 51.000 morti. In Svezia, paese che ha rifiutato di effettuare il lockdown, i contagi sono 177.000 e i decessi 6.164 decessi. La questione di fondo, secondo Cicchitto, è stata posta da uno studioso dei rapporti fra l’Occidente e l’Asia, Parag Khanna: a suo parere, i governi e i popoli dell’Asia si sono dimostrati molto più capaci di affrontare la pandemia, rispetto a quelli dell’Occidente. La prima ragione? «Sta nel fatto che hanno avuto l’esperienza Sars: da allora hanno imparato quanto sia importante avere sistemi sanitari solidi e rispondere con rapidità a questi focolai».In quei paesi, aggiunge Khanna, il livello di preparazione sociale e politica è più alto: intanto «mai dibattuto sull’utilità delle mascherine: tutti le portavano fin dall’inizio». Ma a pesare, in realtà, è «la fiducia dei cittadini nei governi: credono nella loro competenza e nel fatto che vogliono proteggere la vita e il benessere». Al di là delle nostre beghe, scrive Cicchitto, esistono questioni di fondo che – partendo dalla pandemia – possono mutare gli equilibri mondiali. La crisi politica tuttora aperta negli Stati Uniti e lo scontro al Parlamento Europeo con il voto di Polonia e Ungheria, paesi contrari all’allentamento del rigore finanziairo, «aprono interrogativi sul fatto che la pandemia può mettere alle corde l’Occidente sul piano politico, economico e culturale». Per quello che ci riguarda, «il problema lo abbiamo in casa: perché fino a qualche tempo fa il M5S è stato molto legato alla Cina». Per questo, il precedente governo «ha fatto aderire l’Italia, unico paese del G7, alla Nuova Via della Seta, operazione a suo tempo celebrata dal leader Xi Jinping venuto in Italia». Tutto ciò «si è verificato nella disattenzione generale», senza che Pd, Forza Italia e Lega si opponessero. «Nel frattempo, dobbiamo anche pensare a che fine stanno facendo i porti di Trieste e di Taranto, mentre il Copasir si sta occupando delle implicazioni riguardanti Huawei», sulle quali il governo «deve fare realmente i conti».«Con 45mila morti, più di un milione di contagiati e medici che dicono che gli ospedali sono al collasso, non crediamo che esista davvero un “modello Italia”. Dal quadro internazionale emerge però che la pandemia ha colpito in modo molto più forte l’Occidente nel suo complesso, mentre c’è stato il rafforzamento proprio di chi l’ha provocata, cioè della Cina» Ma non solo: al di là della realtà cinese, c’è un andamento molto diverso per quello che riguarda l’Asia e i paesi dell’Occidente: il virus, in pratica, sta “massacrando” solo noi. Lo afferma Fabrizio Cicchitto su “Libero“, mettendo mano alle cifre. Quelle cinesi, che vanno prese con beneficio d’inventario, parlano di appena 86.346 contagiati e solo 4.634 morti. Anche il Vietnam è un’incognita: vengono denunciati solo 35 morti. Più attendibili (ma molto simili) i dati riguardanti le altre nazioni, «che sono Stati democratici o comunque, come Singapore, sottoposti a un controllo internazionale». Esempio: il Giappone ha avuto solo 19.000 contagiati e 1.874 morti, la Corea del Sud 28.000 contagiati e appena 494 vittime. Dati ancora più confortanti quelli di Taiwan (603 contagiati e 7 morti) e quelli di Singapore (58.124 contagiati e 28 deceduti). Attenzione: «Nessuna di queste nazioni ha effettuato il lockdown».
-
Brogli, l’élite trema: crolla il sistema, se la spunta Trump
Il canale YouTube “Investire da zero” ipotizza sviluppi potenzialmente sconvolgenti, per le presidenziali americane del 3 novembre. Al termine della notte elettorale, Trump era in vantaggio in tutti gli Stati-chiave, e quindi poteva contare su un numero sufficiente di grandi elettori per essere riconfermato alla Casa Bianca. Poi, il voto per posta e il prosieguo dei conteggi (che si erano interrotti) ha invece capovolto la situazione, a favore di Biden, proprio in quegli Stati. Tra il 5 e il 6 novembre, Trump ha presentato ricorso in 6 Stati (Pennsylvania, Nevada, Georgia, Michigan, Wisconsin e Arizona) denunciando brogli e irregolarità tali da invalidare i risultati. In realtà, secondo Trump, si sarebbe alterato il voto anche in diversi altri Stati, anche se in modo non determinante. Gli Stati-chiave hanno rigettato la revisione richiesta di Trump, con la sola eccezione della Georgia (dove il distacco tra i due candidati era risultato millimetrico). Sembrava quindi una pessima notizia, per Trump: come se si dovesse rassegnare a vedere Biden alla Casa Bianca. Invece, le cose potrebbero stare in maniera diametralmente opposta. E cioè: è possibile che Trump avesse tutto l’interesse a veder rifiutate le sue richieste di riconteggio nei singoli Stati, perché solo così è possibile accedere alla Corte Suprema.
-
“Non sarà il medioevo di Viganò a sconfiggere le tenebre”
Curioso, che chi demonizza la massoneria tout court e tifa per Donald Trump “non sappia” che lo stesso Trump è massone. Ancora più curioso è che a farlo sia un alto prelato, divenuto arcivescovo nell’era Wojtyla: «Un pontefice eletto grazie anche ai buoni uffici della massoneria più reazionaria, allora incarnata da personaggi come il potentissimo Zbigniew Brzezinski», anche lui di origine polacca (e tanto longevo da “fabbricare”, trent’anni dopo, il mito del cavaliere buono nella persona del suo pupillo Barack Obama, tuttora in azione accanto a Kamala Harris e all’ologramma quasi-presidenziale di Joe Biden). E poi: come dimenticarle, le foto di Brzezinski in Afghanistan in compagnia di un altro dei suoi protetti, Osama Bin Laden, al tempo in cui il cosiddetto fondamentalismo islamico – di marca Cia, in realtà – “serviva” a supportare i mujaheddin (non ancora Talebani) contro l’invasione sovietica del paese asiatico che si incunea tra la Cina e “l’impero” russo? Fa sorridere, in fondo, anche un altro aspetto: il prelato apocalittico finito sui giornali criminalizza Joe Biden, che è formalmente cattolico, mentre il suo beniamino (Trump) è classificato tra gli evangelici, cioè i protestanti, contro cui il Vaticano scatenò le guerre di religione.
-
Magaldi: ma gli Usa restano nel solco tracciato da Trump
Avviso ai naviganti: al netto delle chiacchiere, l’America non uscirà dalla rotta tracciata da Trump. Chi aveva puntato su “The Donald” per fermare il “partito cinese”, diretto da massoni neoaristocratici ostili alla democrazia e pronti a usare il Covid contro di noi, non ha affatto perso. Prima ancora del voto, infatti, Joe Biden – presidente già “eletto” dai media a reti unificate, nonché dall’establishment gobale (tranne la Russia) – ha accettato di condividere la sua eventuale presidenza con un “direttorio”, informale ma determinante, deciso a proseguire sulla linea indicata proprio da Trump, sia rispetto alla Cina che in materia di politica economica. Lo afferma ufficialmente Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), che svela il ruolo fondamentale delle superlogge dietro le quinte dei governi. Magaldi è anche il frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale che negli Usa ha sostenuto Trump, contro le pulsioni oligarchiche dell’establishment “dem”, che ormai è “progressista” solo in apparenza. All’indomani del voto, la situazione è ancora condizionata dall’incognita giudiziaria. «Tutto è possibile, non escludo nessun colpo di scena», premette Magaldi: Donald Trump potrebbe clamorosamente restare alla Casa Bianca, se avessero successo i suoi ricorsi sui presunti brogli a favore di Biden.«Certo – aggiunge Magaldi – si tratta di capire se i brogli sono tali e tanti da giustificare un ribaltamento, perché in alcuni Stati lo scarto a favore di Biden si è rivelato più significativo di quello che sembrava». Innanzitutto, aggiunge il “rooseveltiano” Magaldi, l’analisi del voto «non ci restituisce certo quello che i sondaggi farlocchi avevano proposto, cioè un distacco incolmabile tra Biden e Trump». Al contrario: «Tutto si è giocato sul filo del rasoio: altro che “plebiscito contro Trump”». Riguardo alle contestazioni sulla regolarità del voto, «perfettamente lecite, da parte di Trump», per Magaldi «è semplicemente ridicolo il racconto mediatico di molti», secondo cui “non ci sarebbero le prove”, degli eventuali brogli. Ai grandi media, tutti schierati contro «il “puzzone” della Casa Bianca, il fascio-razzista, il puttaniere Trump», Magaldi rivolge una domanda: «Ma scusate, se ci sono stati brogli adesso lo decidete voi giornalisti, malamente informati o già pregiudizialmente ostili a Trump?». Suvvia: «Lo decideranno evidentemente dei giudici, a fronte di elementi probatori che saranno proposti dai legali di Trump. E il loro coordinatore, Rudolph Giuliani (che non è certo l’ultimo dei cretini) saprà certamente il fatto suo».Aggiunge Magaldi: «Trump ha incrementato moltissimo il suo consenso. E senza i voti postali, francamente, avrebbe vinto. Quindi è naturale lasciargli la possibilità di contestare che, in mezzo a quei voti, vi sia una parte significativa di schede truccate». Se dovesse sbilanciarsi in un pronostico, Magaldi propende però per Biden: immagina che, alla fine, l’anziano uomo-ombra verrà confermato presidente degli Stati Uniti. Ma aggiunge: «Vista la situazione, io consiglio a Trump di giocare fino in fondo la carta della verifica dei possibili brogli». Pur da aperto sostenitore dell’avventura trumpiana, il presidente del Movimento Roosevelt non è pessimista: «Credo che la situazione si configuri in termini non malvagi, da parte di coloro che non erano tifosi né di Trump, né di Biden, che è stato un mediocre rappresentante, moderato, di un Partito Democratico come quello americano, che di progressista ha poco o nulla». Joe Biden «è stato un uomo che ha puntellato politiche neoliberiste, come sottolineato da un attento osservatore del calibro di Federico Rampini, e non hai brillato da nessun punto di vista, in senso progressista». In questa campagna presidenziale «è stato una navicella, mossa da onde più grandi di lui: il “partito cinese”, elementi conservatori dei “democrat” e altri interessi ancora». Con quale risultato?Se sarà presidente, «non darà un’impronta incisiva alla politica americana», scandisce Magaldi: «Quello che accadrà, di decisivo, sarà invece frutto di decisioni collegiali, da parte di chi ha la chiara visione di ciò che va fatto». E cioè: «Contenere la prepotenza del “partito cinese”, continuando sulla strada di Trump». Si tratta di decisioni assunte in modo bipartisan dietro il sipario, prima del voto. «Anche sul piano interno, alcune delle buone misure prese da Trump verranno confermate». Semmai, con Biden, «ci sarebbe una patina, nemmeno sgradevole, di maggiore rilassatezza, per esempio nei rapporti con l’Europa». Ci sarà forse «una maggiore severità (ma non intransigenza) nei rapporti con la Russia», nello scacchiere geopolitico. E ci sarà «una maggiore distensione rispetto ai temi dei diritti civili, che peraltro lo stesso Trump non si è mai sognato di restringere, in alcun modo».Magaldi, poi, smentisce la rappresentazione (molto mediatica) di un Donald Trump in queste ore “assediato”, nella solitudine della Casa Bianca. «L’isolamento di Trump è una baggianata: tra i campioni repubblicani che si sono precipitati dal presidente per chiedergli di fare il bel gesto di riconoscere la vittoria di Biden ci sono due suoi acerrimi nemici», vale a dire Mitt Romney («candidato regolarmente “trombato”, nelle sue aspirazioni presidenziali») e l’imbarazzante George W. Bush, «la cui famiglia è stata sempre uno dei bersagli polemici di Trump: che infatti militava tra i democratici, quando il Partito Repubblicano era egemonizzato dalla famiglia massonica dei Bush». E poi, siamo seri: «Il consenso di Trump va ben oltre il controllo dei vecchi notabili repubblicani. Non è affatto isolato, Trump. E se vuole, potrà svolgere un’azione politica incisiva anche da candidato sconfitto». Semmai, aggiunge Magaldi, Trump può essere criticato per non esser stato abbastanza duro con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha preteso di prevaricare la politica: «Non bastava sbattere la porta in faccia all’Oms “cinese” e negarle i fondi: occorreva fondare un’altra Oms, autorevole. E bisognava prendere a calci nel sedere un personaggio come Anthony Fauci, ma Trump non ha osato farlo».Altra pecca, alcune «zavorre» di cui Trump non ha saputo liberarsi: «Per esempio, il gruppo dei suprematisti bianchi e vari altri estremisti, “arruolati” nel 2016 di concerto con Steve Bannon». Ulteriori danni, secondo Magaldi, li avrebbe provocati il complottismo a fette grosse di Q-Anon, «che vaneggia di improbabili giustizieri a caccia di pedo-satanisti». Inoltre, Trump ha anche ricevuto una probabile «polpetta avvelenata»: cioè la lettera di monsignor Carlo Maria Viganò, con il suo appello apocalittico contro il male, i “figli delle tenebre” nascosti dietro la candidatura Biden. «Il massone Trump ha accolto quella missiva senza battere ciglio, nonostante fosse un condensato di idee reazionarie e massonofobiche, antimoderne, antisecolari, anti-laiche». Sicuri, si domanda Magaldi, che la lettera di Viganò abbia aiutato Trump a fare il pieno di voti cattolici? «C’è da chiedersi che invece, dopo quel documento, molti cattolici americani non abbiano preferito votare Biden». L’autore di “Massoni” contesta anche l’abuso dell’espressione “Deep State”, largamente impiegata da compagni di viaggio (da Viganò a Q-Anon) di cui, secondo Magaldi, Trump avrebbe potuto e dovuto fare a meno.«Il termine “Deep State” è usato appositamente per non utilizzare l’altro: “back-office” del potere, da me impiegato nel libro “Massoni”». Spiega Magaldi: «”Deep State” fa pensare a qualcosa di torbido e illegale, mentre il back-office è l’ordinario retrobottega». Nessun mistero: «Il potere vero è ordinariamente dietro le quinte, ma non è affatto impenetrabile né impossibile da raccontare. “Deep State”, invece, indica una soggettività sfuggente. E poi non esiste un Deep State unico, così come non esiste un back-office unico: c’è infatti un back-office che ha supportato Trump (e lo supporterà ancora) e un back-office che l’ha combattuto». Quanto a Joe Biden, «fa i conti con tutti i tipi di back-office e di Deep State». Però – questa è la notizia – il candidato democratico «è già venuto a patti con il back-office progressista, perché non poteva fare altrimenti». E questo, sottolinea Magaldi, «ci mette al riparo dal pericolo che la Casa Bianca torni a essere prona al “partito cinese”, che ha illustri esponenti statunitensi». In ogni caso, ribadisce il leader “rooseveltiano”, «non c’è da preoccuparsi troppo di ciò che Biden potrà disfare, di quel che di buono ha fatto Trump. Ci si preoccupi, piuttosto, di indirizzare l’eventuale presidenza Biden».A favore del presidente uscente, Gioele Magaldi spende parole nettissime: «Ritengo che abbia ben operato, e che meritasse una riconferma. Per questo dico grazie, a Trump, per quello che ha fatto: la strada da lui segnata è importante e non reversibile». In sintesi: «Ha fatto quello che gli era stato richiesto: è stato un perfetto “guastatore”, sul palcoscenico globale. Ha svolto il suo mandato molto bene. Ha agito sul piano geopolitico mettendo sull’attenti la Cina e destrutturando la globalizzazione taroccata, iniqua, antidemocratica e antisindacale, priva dei connotati minimi accettabili in un orizzonte politicamente corretto (come quello che piace a coloro che hanno demonizzato Trump in questi anni)». “The Donald”, nei fatti, «è stato un grimaldello per destrutturare il potere globale della Cina». Non solo: «Aveva rilanciato molto bene l’economia statunitense, anche attraverso la doverosa riduzione delle tasse e svariati interventi sull’occupazione». Si avviava dunque a una rielezione scontata, facile. «A quel punto – aggiunge Magaldi – qualcuno (leggasi: gruppi di interessi convergenti) ha scatenato “l’ira di Dio”, nel mondo, per conseguire finalità diverse. Tra queste: impedire la rielezione di Trump».Per “ira di Dio”, Magaldi intende «l’operazione epocale nella quale siamo inseriti», innescata «dal confezionamento e dalla diffusione di questo coronavirus», seguito a ruota «dalla gestione politica, mediatica, culturale, antropologica e di psicologia collettiva», imposta con la cosiddetta emergenza pademica. «Una gestione ferocemente manipolatoria, fasulla e mistificatrice, il cui primo obiettivo (impedire la rielezione di Trump) è stato per ora conseguito, sia pure in termini risicati, mentre l’altro obiettivo – quello vero: trovarsi un presidente “amico” – non è stato affatto raggiunto». Racconta Magaldi: «I circuiti massonici progressisti hanno preso le opportune contromisure». L’eventuale presidenza Biden «non sarà prona ai desiderata del “partito cinese” sovranazionale e non farà sconti al sistema-Cina». Accanto all’ammistrazione «ci sarà un comitato discreto, un collegio di “fratelli” e “sorelle”, concordato già da prima, che elaborerà insieme a Biden le linee della geopolitica statunitense dei prossimi anni».Una sconfitta, quindi, per quel “partito cinese” che sperava – eliminando Trump – di spianare la strada a una riappacificazione con la Cina di Xi Jinping, «quindi con quel sistema-Cina già entrato nella globalizzazione in modo iniquo e gravido di conseguenze per tanti occidentali, dove le classi lavoratrici e i ceti medi hanno sofferto moltissimo della concorrenza sleale dei manufatti e dei servizi cinesi». L’idea, insomma, era quella di portare alla Casa Bianca un “amico” di questo “partito cinese” globale, «che non è il Partito Comunista Cinese ma un network composto da americani, inglesi, francesi, tedeschi, giapponesi, indiani e arabi, oltre che cinesi». Ma – in attesa dei ricorsi giudiziari nel frattempo presentati – Magaldi non vuole comunque parlare di Trump al passato. «Ci vorrà tempo – dice – ma potrebbe mettere a frutto i tuoi tantissimi consensi, e magari proporsi per il 2024 portando con sé, come vicepresidente, quel Robert Kennedy Jr. che è “eretico”, rispetto all’establishment democratico, almeno quanto Trump lo è stato nei confronti della dirigenza repubblicana».Trump-Kennedy? Il figlio di Bob Kennedy «rappresenta certamente una famiglia progressista di governo, ed è anche parte di una “famiglia” massonica progressista». Insieme, secondo Magaldi, i due potrebbero sparigliare le carte. «Kennedy Jr. si è messo per mille ragioni in contrasto coi gruppi di potere oggi predominanti, nel Partito Democratico: gruppi massonici di ascendenza neoaristocratica». Al di là di queste giornate ancora occupate dai contenziosi legali, che teoricamente potrebbero anche ribaltare la situazione, Gioele Magaldi allunga lo sguardo: «Donald Trump ha ancora da giocarsi una grande partita, sullo scenario della storia. E spero che lo faccia, cominciando a tessere una trama che potrebbe proprio essere quella di un ticket con Kennedy: un compagno di strada inusitato, che – come Trump – travalica i generi». Per Magaldi, «un ticket così farebbe davvero sognare, e libererebbe da tante zavorre la prospettiva di un Trump che si ripresentasse alle elezioni nel 2024».Avviso ai naviganti: al netto delle chiacchiere, l’America non uscirà dalla rotta tracciata da Trump. Chi aveva puntato su “The Donald” per fermare il “partito cinese”, diretto da massoni neoaristocratici ostili alla democrazia e pronti a usare il Covid contro di noi, non ha affatto perso. Prima ancora del voto, infatti, Joe Biden – presidente già “eletto” dai media a reti unificate, nonché dall’establishment gobale (tranne la Russia) – ha accettato di condividere la sua eventuale presidenza con un “direttorio”, informale ma determinante, deciso a proseguire sulla linea indicata proprio da Trump, sia rispetto alla Cina che in materia di politica economica. Lo afferma ufficialmente Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), che svela il ruolo fondamentale delle superlogge dietro le quinte dei governi. Magaldi è anche il frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale che negli Usa ha sostenuto Trump, contro le pulsioni oligarchiche dell’establishment “dem”, che ormai è “progressista” solo in apparenza. All’indomani del voto, la situazione è ancora condizionata dall’incognita giudiziaria. «Tutto è possibile, non escludo nessun colpo di scena», premette Magaldi: Donald Trump potrebbe clamorosamente restare alla Casa Bianca, se avessero successo i suoi ricorsi sui presunti brogli a favore di Biden.
-
Golpe e brogli, al Great Reset serve l’America senza Trump
Stava tutto procedendo apparentemente senza alcun intralcio. Il conteggio delle schede nel cuore della notte elettorale americana del 3 novembre sembrava procedere senza particolari difficoltà. Ad un tratto, qualcosa di imprevedibile è accaduto. In cinque diversi Stati chiave che da sempre sono decisivi per assegnare la presidenza degli Stati Uniti, gli scrutatori smettono di contare. Tutti quanti, allo stesso identico momento. Non si è mai visto in una elezione americana. In quel momento, Trump aveva guadagnato già 213 grandi elettori contro i 225 di Biden. Trump era in vantaggio in tutti e cinque gli Stati chiave. Se il conteggio fosse andato avanti senza intralci, il presidente in carica avrebbe superato agevolmente la quota necessaria di 270 voti per restare alla Casa Bianca. Invece è arrivato il segnale. Tutti hanno smesso di contare. Occorreva sabotare la probabile vittoria di Trump. E’ stato in quel momento che si è messa in moto quella che probabilmente può essere definita la più grande macchina di frode elettorale mai vista negli Usa. Joe Biden, il candidato democratico campione di gaffe, se l’era lasciato scappare prima delle elezioni americane. Aveva confessato che il suo partito e il Deep State avevano allestito “la più grossa organizzazione di frode elettorale” mai vista nella storia d’America.Non appena il conteggio si è interrotto e sono iniziati ad arrivare nel cuore della notte i famigerati voti postali, non è stato difficile capire che quanto detto da Joe Biden stava iniziando ad avverarsi. In Wisconsin, sono arrivati ad urne chiuse 169mila voti postali e tutti sono andati a Joe Biden. Il 100%. Biden dunque sembra essere il primo candidato della storia che è stato in grado di non lasciare agli avversari nemmeno un voto. In Michigan, altro Stato chiave, sono arrivati a notte fonda altri 200mila voti postali che sono andati tutti anch’essi a Joe Biden. A quanto pare, tutti quelli che votano per posta sono “stranamente” tutti elettori di Biden. Il sospetto di frode elettorale è iniziato a diventare sempre più concreto. Trump si è presentato davanti alla telecamere e ha iniziato a denunciare quanto stava accadendo. Non si era mai visto che il conteggio fosse sospeso contemporaneamente e che fossero conteggiati voti che invece non avrebbero dovuti essere nemmeno presi in considerazione perché giunti a tempo scaduto. La portata della frode elettorale sembra avere dimensioni ancora più grandi di quelle già riscontrate. Sono state mostrate le prove di come abbiano votato per posta persone morte nel 1984 e che oggi, se fossero in vita, avrebbero 120 anni.La macchina della frode elettorale che vuole mettere a tutti i costi Joe Biden nella Casa Bianca è stata in grado di far votare i morti per il suo candidato. Gli stessi esponenti del partito lo avevano annunciato. Nancy Pelosi, già nota per aver avviato il tentativo illegale di impeachment contro Trump rovinosamente naufragato al Senato, aveva detto chiaramente che indipendentemente dal conteggio dei voti, Biden il 20 gennaio avrebbe giurato come prossimo presidente degli Stati Uniti. Il Deep State dunque aveva già preso la sua decisione. Trump, in un modo o nell’altro, doveva lasciare la Casa Bianca. Gli annunci e i piani del sistema erano stati condivisi già nei mesi passati. Il think-tank “Transition Integrity Project”, del quale fanno parte massimi esponenti dell’establishment come John Podesta, già consigliere di Hillary Clinton, aveva elaborato uno scenario che prevedeva l’intervento delle forze armate qualora Trump si fosse rifiutato di lasciare la Casa Bianca in caso di sconfitta. La sconfitta nella loro idea sarebbe stata il risultato di una elezione truccata.Il Deep State ovviamente già sapeva che Trump non avrebbe accettato la frode e si sarebbe opposto e qui, secondo i piani dei falchi di Washington, dovrebbero entrare in gioco gli elementi militari del Pentagono al soldo del Deep State per rimuovere il comandante in capo con la forza. Il tentativo di golpe in atto dunque era stato ampiamente preparato e i media mainstream ne fanno parte pienamente. Sono loro infatti che stanno completamente censurando le notizie e i fatti che riguardano i brogli avvenuti in America, e sono sempre loro che stanno facendo passare il falso messaggio di un Joe Biden che si avvicina alla Casa Bianca senza la minima ombra di irregolarità. I media ormai hanno assunto la funzione di agenti della sovversione impegnati platealmente nel tentativo di rovesciare un capo di Stato. I social si sono uniti nel piano quando in questo stesso momento stanno censurando apertamente i tweet del presidente degli Stati Uniti. E’ una manovra a tenaglia. Tutte le derivazioni del sistema stanno attaccando in branco Donald Trump per costringerlo a firmare la resa e a lasciare la Casa Bianca.Trump comunque non era impreparato a questa eventualità. Sapeva che la palude del Deep State avrebbe cercato di rimuoverlo con la forza. Sapeva che tutte le istituzioni asservite da tempo al mondialismo avrebbero dato vita al più grande tentativo di sovversione mai visto in America e nel mondo. Il presidente ha preso le sue dovute contromisure. Nelle schede elettorali sembra siano stati inseriti degli isotopi non radioattivi per distinguerle dalle schede fasulle che sono in circolazione. Fonti molto vicine all’amministrazione Trump hanno fatto sapere allo stesso tempo che le prove di questo complotto sono semplicemente enormi e che il presidente risolverà la questione nel giro di 1-2 settimane davanti alle corti competenti. Trump non si lascerà rubare l’elezione. Il comandante in capo sapeva già in anticipo che avrebbero tentato questa enorme frode, e ha lasciato che il Deep State andasse avanti. Ora avrà l’occasione di dimostrare al mondo intero quanto è corrotto il sistema e potrà dare un altro colpo mortale agli eversori presenti nei palazzi del potere. Trump, più semplicemente, ha dato abbastanza corda al Deep State perché potesse impiccarsi con le sue mani.Il Nuovo Ordine Mondiale non vuole perdere l’America. Questo è comunque il disperato e, probabilmente ultimo, colpo di coda di un sistema profondamente marcio e infetto. Il mondialismo ha scatenato tutta la sua furia e ha dato il segnale ai suoi agenti infiltrati praticamente in ogni istituzione nazionale per rovesciare l’esito del voto. Il mondialismo sta giocando questa ultima carta per cercare di riprendersi disperatamente il controllo dell’America. Non era previsto, nei loro piani, che la Casa Bianca finisse in un mano ad un uomo che ha interrotto il duopolio dei presidenti repubblicani e democratici scelti tra le stanze del gruppo Bilderberg o tra i boschi della California nel raduno del Bohemian Grove, dal quale sono usciti almeno quattro presidenti come Nixon, Reagan, Clinton e Bush. L’America è stata per decenni saldamente nelle mani del Nuovo Ordine Mondiale. E’ stato questa rete di potere bancario, finanziario, industriale e militare a decidere il percorso di questa nazione. Prima ancora che la Seconda Guerra Mondiale volgesse al termine, la massoneria aveva già stabilito da tempo che l’America avrebbe avuto la missione di condurre il mondo verso il Nuovo Ordine Mondiale.Manly P. Hall, uno dei massoni più influenti al mondo, scrisse nel 1944 un libro intitolato “Il destino segreto dell’America”, nel quale spiegava perfettamente quali erano le intezione delle élite massoniche per l’America. Il destino segreto di questa nazione era quello di farsi guida del disegno mondialista. La superpotenza economica e militare di questo paese è stata utilizzata come arma di disciplina nei confronti delle altre nazioni che non hanno voluto obbedire agli ordini di Washington. Il Deep State è stato il braccio armato operativo che ha avuto il compito di rovesciare i governi e invadere militarmente i paesi che si rifiutavano di servire gli interessi della cabala globalista. L’interventismo americano è stato una diretta conseguenza della volontà mondialista. Occorreva un gigante militare ed economico che fosse in grado di schiacciare tutti coloro che si fossero messi sulla strada del Nuovo Ordine Mondiale. Il potere massonico scelse l’America.Chiunque si sia messo sulla strada del Nuovo Ordine Mondiale ha pagato un caro prezzo. Salvador Allende, il presidente del Cile, fu rovesciato in un colpo di Stato nel 1973 orchestrato dalla Cia e supervisionato da Henry Kissinger, allora segretario di Stato nell’amministrazione Nixon, per via della sua intenzione di nazionalizzare le riserve di rame. Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana e già ministro degli Esteri, fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978 dopo aver ricevuto minacce di morte proprio dallo stesso Kissinger che lo considerava un intralcio verso i piani del potere mondialista per l’Italia stabiliti dal Club di Roma. Il Club di Roma, altro potentissimo organo del globalismo fondato da Rockefeller, decretò infatti già negli anni’70 che l’Italia avrebbe dovuto essere deindustrializzata e denatalizzata per favorire la definitiva ascesa del Nuovo Ordine Mondiale, verso il quale l’esistenza della culla del cristianesimo mondiale e dell’Antica Roma, rappresenta un maggiore ostacolo.La storia degli Stati Uniti non è stata altro pertanto che quella di una nazione caduta nelle mani di una camarilla di politici corrotti asserviti ai desiderata di questo disegno. Gli Usa, in altre parole sono stati, loro malgrado, il sicario del mondialismo. La presidenza Trump ha segnato il divorzio dell’America dal globalismo. Il settimanale britannico “L’Economist”, partecipato dai Rothschild, la famiglia più potente tra quelle mondialiste, e dagli Elkann, lo scrisse chiaramente qualche tempo fa. La presenza di Trump alla Casa Bianca mette a rischio il proseguimento del Nuovo Ordine Mondiale. Donald Trump stesso ne spiegò le ragioni in un consesso dell’Onu, la struttura deputata nell’idea globalista a diventare la base del futuro governo mondiale. Trump in quell’occasione disse che la missione di una nazione era quella di difendere la propria sovranità, non di rinunciarvi per accondiscendere ad un interesse sovranazionale. Soprattutto, il presidente americano disse in quel contesto che occorreva guardarsi dalle insidie della governance globale quanto da quelle di altre forme di coercizione. E’ un discorso che ha delle analogie straordinarie con quella di un’altra orazione tenuta proprio da Salvador Allende nel 1972 sempre davanti alle Nazioni Unite.Il presidente del Cile disse in quell’occasione che un nuovo nemico stava nascendo tra la comunità internazionale. Un nemico che non aveva le sembianze di una potenza nazionale, ma piuttosto quelle di una cabala occulta composta da potere bancario, industriale e militare. E’ questo club privato che minaccia la vita e la prosperità delle nazioni e che vuole schiavizzare l’umanità intera. Questo sistema composto dalle grandi famiglie di banchieri internazionali, su tutti i Rothschild e i Rockefeller, e da tutti i gruppi di pressione da loro finanziati, come l’Aspen Institute o il Consiglio delle Relazioni Estere, è la più grave minaccia che incombe sul mondo e sui popoli di tutti le nazioni. L’ideologia che ispira queste grandi famiglie e questi gruppi è profondamente anticristiana e si richiama apertamente all’esoterismo satanico. Questa epoca storica che si sta vivendo è una nella quale stanno emergendo alla luce del giorno le pratiche del satanismo. La abominevole pratica della pedofilia, un tempo bandita, inizia ad essere sdoganata apertamente. Ovunque pullulano i richiami al satanismo e si vedono delle riviste che tessono gli elogi della Chiesa di Satana, fondata da Anton LaVey, occultista molto vicino al mondo di Hollywood. Ora questo sistema è pronto a tutto pur di arrivare al suo obbiettivo e ha annunciato apertamente qual è il proposito finale.Il mondialismo vuole arrivare al Grande Reset dei debiti privati che non è altro che la maniera definitiva per spogliare l’umanità di tutti i suoi beni e giungere così alla fine della proprietà privata. Coloro che si opporranno saranno deportati nei campi di concentramento sanitari fino a quando non accetteranno le condizioni economiche impostegli e la somministrazione del vaccino obbligatorio. L’ultimo passaggio del Nuovo Ordine Mondiale è quello che porta alla schiavitù totale. Questa ideologia non ammette dissenso. Non c’è libero arbitrio in questo mondo, ma solo automi privati delle loro facoltà intellettive capaci solo di eseguire degli ordini, anche i più brutali e insensati. Per poter arrivare però alla realizzazione di questo disegno autoritario globale, occorre riprendersi la Casa Bianca. Il Grande Reset non potrà manifestarsi se la superpotenza americana lascerà definitivamente il mondialismo e userà tutta la sua forza per impedire che il mondo cada nelle mani del totalitarismo più oppressivo e criminale della storia dell’umanità. E’ per questo che negli Stati Uniti c’è un colpo di Stato in atto. E’ la mossa eversiva della disperazione che questa società occulta sta tentando per forzare disperatamente la mano. L’operazione coronavirus ha aperto quella finestra di opportunità che il sistema stava cercando da tempo.David Rockefeller alle Nazioni Unite nel 1994 disse che era necessario una sorta di evento catalizzatore per costringere le nazioni ad accettare il Nuovo Ordine Mondiale. Quella crisi è arrivata. L’operazione terroristica del Covid si può definire l’11 Settembre del mondo. Il tempo però sta stringendo. Klaus Schwab, uno degli esponenti più influenti di Davos, altro gruppo in prima fila del mondialismo, ha parlato di una “stretta finestra di opportunità” messa a disposizione dalla falsa emergenza sanitaria. Quella finestra potrebbe richiudersi molto in fretta se Trump resta alla Casa Bianca. Le forze occulte dunque si sono scatenate nel tentativo di rovesciare il presidente in carica. Ora in questo momento occorre restare con i nervi saldi. Monsignor Viganò, nella sua ultima lettera, ha esortato chiaramente a non lasciarsi prendere dallo sconforto. Era prevedibile che l’altra parte desse vita a qualcosa del genere. Questa cabala incarna il male assoluto e ordisce qualsiasi inganno pur di arrivare ai propri scopi. La battaglia tra i figli della luce e quelli delle tenebre è giunta dunque al momento decisivo. Adesso occorre resistere più che mai. Lo scontro contro le forze occulte si intensificherà ancora di più nei prossimi giorni. Il Nuovo Ordine Mondiale può ancora essere fermato. La partita non è ancora chiusa.(Cesare Sacchetti, “Colpo di Stato negli Usa: il Nuovo Ordine Mondiale non vuole lasciare andare l’America. Trump pronto alla controffensiva”, dal blog “La Cruna dell’Ago” del 6 novembre 2020).Stava tutto procedendo apparentemente senza alcun intralcio. Il conteggio delle schede nel cuore della notte elettorale americana del 3 novembre sembrava procedere senza particolari difficoltà. Ad un tratto, qualcosa di imprevedibile è accaduto. In cinque diversi Stati chiave che da sempre sono decisivi per assegnare la presidenza degli Stati Uniti, gli scrutatori smettono di contare. Tutti quanti, allo stesso identico momento. Non si è mai visto in una elezione americana. In quel momento, Trump aveva guadagnato già 213 grandi elettori contro i 225 di Biden. Trump era in vantaggio in tutti e cinque gli Stati chiave. Se il conteggio fosse andato avanti senza intralci, il presidente in carica avrebbe superato agevolmente la quota necessaria di 270 voti per restare alla Casa Bianca. Invece è arrivato il segnale. Tutti hanno smesso di contare. Occorreva sabotare la probabile vittoria di Trump. E’ stato in quel momento che si è messa in moto quella che probabilmente può essere definita la più grande macchina di frode elettorale mai vista negli Usa. Joe Biden, il candidato democratico campione di gaffe, se l’era lasciato scappare prima delle elezioni americane. Aveva confessato che il suo partito e il Deep State avevano allestito “la più grossa organizzazione di frode elettorale” mai vista nella storia d’America.
-
Brutte notizie: inferno in arrivo, nel Paradiso degli Imbecilli
Nel Paradiso degli Imbecilli, è chiamato antieuropeista chi giudica con severità lo squallore rapace di Angela Merkel e degli altri criminali che hanno retrocesso la Grecia nel terzo mondo e alterato i conti della Germania per alterare quelli dell’Europa. Hanno inflitto ai popoli infinite sofferenze sulla base di regole truccate, escogitate da conventicole segrete, di natura esoterica, animate da sete di potere e inconfessabili mire privatistiche. Nel Paradiso degli Imbecilli, i grandi ladri e i sommi imbroglioni di quest’epoca diventano statisti, rinomati influencer, valorosi attivisti al servizio di tutte le cause possibili, tranne una: quella della libertà dell’umanità e del riscatto dell’homo sapiens dalla sottomissione fraudolenta al quale è sottoposto, avendo rinunciato lui per primo, da gran tempo, a rassegnarsi all’idea di dover lottare per la propria dignità. Nel Paradiso degli Imbecilli, il bambino che osa dire che il Re è nudo è chiamato irresponsabile, sciagurato, folle negazionista. Se fosse meraviglioso come lo raccontano, il Paradiso degli Imbecilli, dovrebbe ospitare solo moltitudini gioiose, letteralmente invase dalla felicità. Non è così? Qualcosa non quadra? Non sta “andando tutto bene”?A turbare il Paradiso degli Imbecilli, infatti, è arrivato uno stranissimo virus – non certo il primo nella storia, e sicuramente neppure l’ultimo. Questo, però, dispone di un potere da far invidia ai suoi illustri “colleghi” precedenti, tragicamente ben più letali: il potere di paralizzare il mondo, devastando l’economia e abituando gli esseri umani a qualcosa di anche peggiore, cioè una vera e propria mutazione antropologica, in base alla quale un bene fino a ieri dato erroneamente per scontato – la libertà, da cui il diritto alla dignità economica – viene messo in archivio, in attesa di tempi migliori (che non arriveranno, stando almeno ai segni che si addensano nell’aria). Il peggiore di questi segni viene dal Canada, dove un deputato dell’Ontario ha scoperto che il governo di Ottawa sta preparando imprecisati “campi di detenzione” per i cittadini che dovessero opporsi al lockdown universale prossimo venturo, destinato a prolungarsi fin quasi alla fine del 2021. Questo, almeno, secondo il comitato governativo canadese sul cui operato sovrintende il primo ministro obamiano Justin Trudeau.Su “Scenari Economici”, Nicoletta Forcheri spiega: un’emergenza sanitaria così abnorme e spropositatamente dilatata, cestinando qualsiasi residuo diritto democratico, è solo l’alibi per il grande “reset” finanziario universale evocato a Davos e negli altri santuari del potere mondiale, tra salotti in cui dominano i soliti cognomi (Soros, Gates, Rockefeller e compagnia complottante). Fantasie? No: atti governativi, portati allo scoperto. Avvisaglie? Infinite: parlano da soli gli arresti eseguiti nello Stato australiano di Victoria (Melbourne), con manette scattate ai polsi di semplici cittadini che, da casa, avevano osano manifestare il loro dissenso con un post su Facebook. Il guaio è che alcune cose a volte accadono davvero, ma nel Paradiso degli Imbecilli si preferisce non saperle. Non è una novità. «Se dall’interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui». Lo scrive Primo Levi in “Se questo è un uomo”, come ricorda adesso – non casualmente – la stessa Forcheri.C’è una “magia” che ci tiene prigionieri, da molto tempo? Esatto: sta tutto qui il senso del successo della saga di Harry Potter, creata da Joanne Kathleen Rowling, cresciuta nelle retrovie di Amnesty International e poi “illuminata” sulla situazione mondiale da preziose imbeccate ricevute dall’aristocrazia massonica progressista, quella che sta lottando per riaccendere la luce, nel Paradiso degli Imbecilli dormienti. Ci avevano provato altri autori, per esempio nel cinema: intellettuali come Andy e Larry Wachowski (gli sceneggiatori di “Matrix”), o il regista Peter Weir, che nel 1998 presentò “The Truman Show” e l’anno seguente l’altrettanto indimenticabile “L’attimo fuggente”, con la scena finale – profetica, rivista oggi – degli studenti che si arrampicano sui banchi sfidando l’autorità, in segno di solidarietà verso l’uomo che aveva aperto loro gli occhi, il professor Keating.Di cosa si era parlato, ultimamente, nel Paradiso degli Imbecilli? Di niente. L’Italia del pre-lockdown si era scannata in dispute grottesche: Salvini e le Sardine, le sparate di Grillo, gli strafalcioni di Conte e Di Maio, le gaffe di Zingaretti. L’ultimo politico in circolazione in tempo di pace, Matteo Renzi, era caduto anche lui nel pantano della neolingua. A parte gli stucchevoli inglesismi-fregatura (Jobs Act su tutti), era inciampato nel semplicismo di un vocabolo mercantile (rottamazione) e nell’infantilismo ostentato di un termine fuorviante: ripartire. Mentiva, il giovane fiorentino? Sapeva perfettamente che non ci sarebbe stata nessuna “ripartenza”, affidando metà di Poste Italiane (azienda-modello, in attivo) a uno dei tre padroni supremi del pianeta, cioè BlackRock. Mentiva agli italiani, mentre – di nascosto – bussava al salotto segreto dei Bush, per il tramite del diletto Tony Blair, primo fabbricante delle prove false contro Saddam, da cui la criminale invasione dell’Iraq. Tralasciando il minuscolo Renzi: che sonni si dormivano, all’epoca, nel Paradiso degli Imbecilli?Gli stessi che si dormono ancora oggi, parrebbe di capire, dando un’occhiata alla dark room televisiva dell’eterno riposo, passata in pochi mesi dal letargo cosmico al terrore quotidiano sapientemente dosato. Non che cambi il risultato: stare a casa, buoni e zitti, in attesa che la provvidenza intervenga. Qualcuno comincia a protestare, giù in strada? Alla buon’ora: ma anche questo era previsto, così come le prossime mosse in arrivo, incluso magari un classico coprifuoco. Intanto, il banco stravince: la neolingua dilaga, le ambulanze ululano, gli oppositori devono subire l’affronto di essere chiamati ormai universalmente con quel nome infame, negazionisti. Siamo a un bivio della storia dell’umanità? C’è chi parla addirittura di speciazione: da una parte le pecore, dall’altra gli individui che non si rassegnano all’ovile. Accade ogni giorno, nel Paradiso degli Imbecilli: dalle finestre, non manca chi raglia contro gli untori, cioè i ragazzi della movida con la birra in mano davanti ai bar. Il mondo crolla, e i ciechi sbraitano contro i dehors. Non vedo, non sento, non parlo. Non capisco niente, ma mi rassegno a rifugiarmi sotto il tavolo, foss’anche per sempre.A vociare animosamente, nel Paradiso degli Imbecilli, sono i cosiddetti privilegiati: i cittadini momentaneamente al riparo, perché percettori di pensione o stipendio fisso. Assistono allo sfacelo della libera impresa – almeno, nei casi di cecità non totale – ma non riescono a prevedere che, di fronte a un crollo epocale, nessuno sopravviverà: nemmeno le loro pensioni, nemmeno il loro pubblico impiego. Però la divisione, intanto, è devastante: e il cattivo regista si gode lo spettacolo delle vittime che si azzuffano tra loro. Ottima premessa, questa, per continuare a infliggere il peggio: misure in apparenza incomprensibili, disperatamente inutili ma micidiali, letteralmente devastanti e capaci di mettere fine all’Italia così come la si era conosciuta. Fine di qualsiasi orizzonte di pace, dignità e prosperità. E il povero Conte non è che uno dei tanti esecutori, a livello mondiale, di un’inerzia rovinosa che solo i condomini più ottusi del Paradiso degli Imbecilli riescono ancora a non vedere.L’apocalisse in corso rivela l’avvento di una specie di inferno universale, formato gabbia, dove non sarà più consentito essere liberi? Nel caso, è bene ricordare che gli inferni – come le prigioni – si costruiscono mattone su mattone: basta stabilire che la moneta passa in mani private, che lo Stato deve smettere di spendere, che la democrazia è eccessiva, che la disoccupazione deve essere considerevole, che il futuro non deve più essere una garanzia per nessuno. Ci si arriva in molti modi: con l’omicidio mirato di leader scomodi, con il terrorismo, con le crisi finanziarie pilotate, con la compravendita di politici, sindacalisti, economisti e professori, giornali e televisioni. Ci si arriva per gradi, lentamente, isolando le voci fastidiose e relegandole in un limbo da cui non potranno più nuocere. Se poi qualcuno si ribella e si inventa una rete di informazioni riservate da spiattellare ai quattro venti, lo si rinchiude come un animale strano: se ne farà un caso internazionale, ma poi l’oblio seppellirà tutto.Julian Assange, Edward Snowden: due tizi che ci hanno provato, ad avvisare per tempo gli abitanti del Paradiso degli Imbecilli. Uno è detenuto nel Regno Unito, l’altro è riparato in Russia. Il termine paradiso, ricorda l’impeccabile Mauro Biglino, viene dal persiano “pairidaèsa”, che significa “giardino recintato e protetto”. E’ la traduzione – attraverso il passaggio intermedio, iranico – dell’espressione biblica Gan Eden, attraverso cui la Genesi descrive una sorta di piantagione affidata a lavoratori speciali, gli Adamiti. A spezzare i recinto, nell’Antico Testamento provvede la prodigiosa scoperta della conoscenza. Oggi è il filo spinato a delimitare il Paradiso degli Imbecilli. Una recinzione mentale, prima ancora che fisica, per moltitudini ormai in preda al panico. «Dal 4 novembre, di Covid non sentirete parlare più», ha appena detto Donald Trump. Alzi la mano chi non capisce – battuta a parte – quale sia la vera posta delle imminenti presidenziali americane, e perché tanto accanimento, anche criminale, venga profuso per evitare a tutti i costi la rielezione dell’uomo che promette di cominciare a demolirlo, il Paradiso degli Imbecilli, prima che il recinto si chiuda davvero attorno a tutti noi, dormienti e non.(Giorgio Cattaneo, “Inferno in arrivo, nel Paradiso degli Imbecilli”, dal blog del Movimento Roosevelt del 27 ottobre 2020).Nel Paradiso degli Imbecilli, è chiamato antieuropeista chi giudica con severità lo squallore rapace di Angela Merkel e degli altri criminali che hanno retrocesso la Grecia nel terzo mondo e alterato i conti della Germania per alterare quelli dell’Europa. Hanno inflitto ai popoli infinite sofferenze sulla base di regole truccate, escogitate da conventicole segrete, di natura esoterica, animate da sete di potere e inconfessabili mire privatistiche. Nel Paradiso degli Imbecilli, i grandi ladri e i sommi imbroglioni di quest’epoca diventano statisti, rinomati influencer, valorosi attivisti al servizio di tutte le cause possibili, tranne una: quella della libertà dell’umanità e del riscatto dell’homo sapiens dalla sottomissione fraudolenta al quale è sottoposto, avendo rinunciato lui per primo, da gran tempo, a rassegnarsi all’idea di dover lottare per la propria dignità. Nel Paradiso degli Imbecilli, il bambino che osa dire che il Re è nudo è chiamato irresponsabile, sciagurato, folle negazionista. Se fosse meraviglioso come lo raccontano, il Paradiso degli Imbecilli, dovrebbe ospitare solo moltitudini gioiose, letteralmente invase dalla felicità. Non è così? Qualcosa non quadra? Non sta “andando tutto bene”?
-
Lockdown eterno e campi di detenzione: voci dal Canada
«Se dall’interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui» (Primo Levi, “Se questo è un uomo”). Lo chiamano The Great Reset, ne hanno parlato a Davos a giugno, al World Economic Forum. Lo sostengono varie lobby internazionali, la fintech, Bill Gates con il suo Id2020, digitalizzazione degli umani, il suo Gavi, attraverso le vaccinazioni a tutti gli umani, Msn con il brevetto di rilevazione dei dati biometrici, con la criptovaluta a mining umano. Soros con il Bretton Woods II e la moneta digitale mondiale. La Rockefeller Foundation che sta promuovendo la sperimentazione del common pass, un passaporto sanitario che si sta sperimentando anche in Svizzera e in Canada, e presto ovunque. Ma di cosa si tratta esattamente? Cos’è questo reset? E’ il vecchissimo – vecchio come Matusalemme – “tabula rasa” di babilonica memoria: in un sistema di moneta debito, inventato 5.000 anni fa con la creazione della scrittura – onore all’autore David Graeber morto recentemente, che ha scritto “Cinquemila anni di debito” – la moneta debito, regolarmente, dev’essere cancellata – tabula rasa – perché quando il debito diventa insostenibile vanno condonati i debiti di tutti i cittadini, altrimenti rischiano di scappare al controllo dell’organizzazione del lavoro. E così i sumerobabilonesi facevano un giubileo ogni 49 anni.Ma questo inizialmente. Poi, con il passare dei secoli tale pratica fu abbandonata per una più cruenta e spietata: la guerra. Con la guerra si rimettono a zero i debiti incagliati e li si ristrutturano a vantaggio dei creditori guerrafondai che solitamente aizzano le due parti. Con la guerra i grands argentiers si garantiscono il bottino e l’indebitamento per la ricostruzione del paese per le future generazioni, fino a quando ritorna la necessità di reset, provocata dal debito circolante + gli interessi: aumento esponenziale, matematicamente parlando. E ricomincia la giostra. Anche le pestilenze del passato hanno assolto a quel ruolo di far crollare le banche dei Bardi e Peruzzi – dopo il fallimento della banca dei Bonsignori – che avevano indebitato i sovrani di mezzo mondo; fallimenti che avvennero anche con la complicità dei Veneziani, che ritirarono l’oro dai loro depositi presso i banchi fiorentini. Per inciso, la peste del 1349 arrivò dalla Cina attraverso la Via della Seta, controllata da Mongoli e Veneziani. Giusto per fare un parallelismo. E oggi, che il mondo è arrivato al necessario reset del debito, che cosa fanno i grands argentiers, i Veneziani di oggi?Con l’aiuto di una pandemia dai contorni inquietanti e dubbi, proveniente da un laboratorio di Wuhan – inaugurato dalla Francia, finanziato dall’Ue, gemellato con un laboratorio di Francoforte e facente parte di programmi di ricerca dell’Oms – si vuole azzerare il debito ma in un modo quanto mai cruento e spietato: schiavizzando con la fintech l’umanità intera. La scusa sarebbe il vaccino Covid, e il regime economico: il comunismo. Il cavallo di Troia? Il reddito universale per tutti, o almeno per quasi tutti. I dissidenti nel gulag. Anzi tutti tra il lockdown e i campi prima di potersi “liberare” con il chip o i dot quantici nel vaccino. A proposito di gulag, un’ipotesi che sta prendendo forma, si sta concretizzando. Ce lo dice l’interrogazione ufficiale di un deputato canadese dell’Ontario. Che chiede spiegazioni al ministro sul piano di costruzione di una rete di campi di detenzione e isolamento nella sua provincia – ma che riguarda il paese intero e il mondo itero – poi il microfono viene tagliato sul più bello. «A settembre il governo federale ha pubblicato un avviso di manifestazione di interesse destinato agli imprenditori per fornire, costruire e gestire campi di quarantena-isolamento in tutte le province e in tutti i territori del Canada. Ma questi campi di isolamento non sono destinati solo alle persone con il Covid, bensì a tutta una serie di altre categorie di persone».«Sicuramente il governo è al corrente dell’intenzione di costruire questi campi di isolamento in tutto il paese e la mia domanda al ministro è: quanti campi saranno costruiti e quante persone ha l’intenzione questo governo di detenere in questi campi?». Questa la prima domanda di Randy Hillier, a cui risponde il premier dell’Ontario. Risposta: «E’ vero che quando i cittadini lasciano il paese e poi ritornano, le province e il governo federale suggeriscono che si auto-isolino, questa è stata la pratica ed è stata efficiente non solo nell’Ontario ma in tutto il paese. E faremo in modo di raddoppiare gli sforzi perché i cittadini dell’Ontario siano messi in sicurezza. Quindi, se l’onorevole si riferisce al fatto che quando un cittadino esce dalla provincia o dal paese debba rimanere isolato per due settimane, al ritorno, rispondo che è stata una buona pratica e che ha funzionato. Anche questa Camera ha fatto la stessa cosa da quando siamo tornati. Quindi faremo tutto quanto è possibile per fare in modo che queste Camere lavorino e che i cittadini dell’Ontario siano messi in sicurezza».Risposta dell’onorevole Hillier: «Signor speaker, qua c’è il capitolato del bando di gara, e in questo capitolato è impiegato un linguaggio chiaro per esprimere che questi campi possono essere utilizzati per una serie di persone, che non si limitano ai viaggiatori, anzi i viaggiatori internazionali non sono neanche citati. Parla solo di “una vasta categoria di persone”. Vi invio la copia del capitolato. Quindi, il vostro governo sta negoziando ed è consapevole di questi piani per detenere e isolare cittadini e residenti del nostro paese e della nostra provincia. Signor speaker, chiedo al primo ministro dove saranno costruiti questi campi, quante persone saranno detenute e per quali ragioni potranno le persone essere detenute in questi campi di isolamento, e vorrei che il premier garantisse al popolo di Ontario…». E qua il microfono viene bruscamente tagliato. Censura. E poi, sempre dal Canada, c’è questa seconda fuga di notizie, che chiarisce con una luce sinistra l’interrogazione del deputato dell’Ontario. Si tratta di un documento che descrive una riunione avvenuta al gabinetto del primo ministro canadese Trudeau, in cui si prevede un secondo lockdown, e i campi di detenzione per chi rifiuta.L’informazione proviene da un deputato insider, che fa parte del partito liberale canadese e le informazioni provengono da una riunione nel Comitato di pianificazione strategica dal gabinetto del premier. «Lo faccio per i miei bambini e tutti gli altri, dice, per un futuro migliore». Il 30% del Comitato di pianificazione, pur non essendo soddisfatto delle politiche del governo e della direzione presa dal Canada, è stato ignorato dagli altri membri del Comitato. La tabella di marcia impartita dal Comitato di pianificazione del governo del Canada, è la seguente: istituire progressivamente un secondo lockdown su base continua prima nelle metropoli e poi nelle periferie entro novembre 2020; accelerare la costruzione dei campi di isolamento/quarantena entro dicembre 2020; è previsto l’aumento esponenziale dei casi e dei decessi, per fine novembre 2020; un secondo lockdown completo e totale molto più severo del primo, per fine dicembre 2020 e inizio gennaio 2021; la riforma e la trasformazione del sistema di sussidi di disoccupazione per la transizione verso un reddito universale, previsto per il primo trimestre 2021; la programmazione di una mutazione del virus Covid-19 con un altro virus chiamato Covid-21 che porterà a una terza ondata con un tasso di infezione e di decessi molto più elevato, per febbraio 2021.I nuovi casi di ricovero per Covid-19 e Covid-21 supereranno le capacità ospedaliere, per il primo e secondo trimestre del 2021. Restrizioni di lockdown migliorativo, chiamate “terzo lockdown”, saranno attuate con il divieto totale di viaggio anche tra città e paesi, secondo trimestre 2021. L’inserimento nel progetto di reddito universale, per il secondo trimestre 2021. L’interruzione programmata delle catene di rifornimento e degli stock, con grande instabilità economica, prevista per la fine del secondo trimestre 2021. Dispiegamento di militari nelle metropoli e nelle principali strade per instaurare posti di blocco e limitare gli spostamenti, al terzo trimestre 2021. Parallelamente a questo programma si è parlato di una transizione economica senza uguali in cui forzare i cittadini. Per compensare il crollo economico internazionale, il governo federale offrirà un taglio del debito, dei debiti personali, dei prestiti e delle ipoteche, grazie al Fmi, nell’ambito del programma mondiale di reset del debito; in cambio, i cittadini perderanno per sempre la proprietà privata di qualsiasi bene e dovranno partecipare al programma di vaccinazione Covid-19 e Covid-21 grazie al quale potranno viaggiare anche in pieno lockdown con un pass sanitario per il Canada. La stessa cosa vale per tutti i paesi del mondo.I membri del Comitato hanno chiesto chi saranno i proprietari dei beni confiscati, e cosa succederà agli istituti di credito: la risposta è stata solo che il programma di reset del debito del Fmi si incaricherà di tutti i dettagli. Il nulla assoluto. Altri membri si sono chiesti cosa succederà ai cittadini che rifiuteranno di partecipare al World Debt Reset del Fmi e al passaporto sanitario Health Pass, e la risposta è stata che i membri del Comitato devono elaborare un piano per fare di tutto perché non si produca mai il rifiuto, e che ne va nell’interesse di tutti i cittadini partecipare. Chi rifiuta vivrà indefinitamente rinchiuso, e quelli che rifiutano il programma di World Debt Reset saranno considerati come un rischio per la salute pubblica, e saranno rinchiusi per sempre se non accettano il programma di cancellazione del debito. Questo è quanto è stato diffuso da un membro del partito liberale canadese che ha partecipato ad una riunione del Comitato di programmazione tecnica del governo canadese. Questo è il programma per tutti i paesi del mondo intero. Tutti i membri che si sono opposti o che hanno fatto domande, sono stati ignorati. Quando vi dicevo che il punto di cui nessuno vuole parlare è la moneta, ma che è questa che muove il male? E che è questa che va riformata in senso di cassa, distributivo, e non debito verso parti terze. Adesso lo sapete.(Nicoletta Forcheri, “Fughe di notizie dal Canada sul grande reset: campi di detenzione e tabella di marcia”, da “Scenari Economici” del 26 ottobre 2020. Glottologa e traduttrice formatasi tra Olanda, Belgio e Regno Unito, la Forcheri ha lavorato per tribunali, Europol e Interpol, polizia giudiziaria, comitati e multinazionali, studi legali internazonali; a lungo attiva presso l’agenzia di stampa Agence Europe, ha operato anche al Parlamento Europeo e alla Commissione Europea).«Se dall’interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui» (Primo Levi, “Se questo è un uomo”). Lo chiamano The Great Reset, ne hanno parlato a Davos a giugno, al World Economic Forum. Lo sostengono varie lobby internazionali, la fintech, Bill Gates con il suo Id2020, digitalizzazione degli umani, il suo Gavi, attraverso le vaccinazioni a tutti gli umani, Msn con il brevetto di rilevazione dei dati biometrici, con la criptovaluta a mining umano. Soros con il Bretton Woods II e la moneta digitale mondiale. La Rockefeller Foundation che sta promuovendo la sperimentazione del common pass, un passaporto sanitario che si sta sperimentando anche in Svizzera e in Canada, e presto ovunque. Ma di cosa si tratta esattamente? Cos’è questo reset? E’ il vecchissimo – vecchio come Matusalemme – “tabula rasa” di babilonica memoria: in un sistema di moneta debito, inventato 5.000 anni fa con la creazione della scrittura – onore all’autore David Graeber morto recentemente, che ha scritto “Cinquemila anni di debito” – la moneta debito, regolarmente, dev’essere cancellata – tabula rasa – perché quando il debito diventa insostenibile vanno condonati i debiti di tutti i cittadini, altrimenti rischiano di scappare al controllo dell’organizzazione del lavoro. E così i sumerobabilonesi facevano un giubileo ogni 49 anni.
-
Conte governa coi bollettini dei contagi, la politica è morta
Può il bollettino dei contagi sostituire il Parlamento? Se lo domanda Gianluigi Da Rold sul “Sussidiario”, dopo la decisione di Conte di prorogare lo stato d’emergenza a causa del Covid–19 fino al 31 gennaio 2021. «Praticamente, l’Italia resterà in questa condizione per un anno intero, unico paese in Europa». Il 1° ottobre, il numero dei tamponi eseguiti ha battuto ogni record: oltre 115.000. Ma terapie intensive, decessi e ricoveri restano pressoché in linea con il numero dei giorni precedenti. Siamo “schiavi del bollettino”? La verità è che «ognuno dice la sua, e Conte decide prima ancora di consultare il Parlamento». Anche se non si tratta di un lockdown generale, scrive Da Rold, lo stato d’emergenza «mette maggiore ansia in un paese che è angosciato da altre prove che lo attendono, non solo in campo sanitario», e inserisce un nuovo motivo di polemica «proprio mentre ci si dovrebbe unire in uno sforzo comune sia per affrontare la pandemia, sia per affrontare quella che ormai sembra una crisi di sistema». Da anni, ormai, la democrazia parlamentare «sembra più preoccupata di garantire un libero mercato che abbia poche regole, piuttosto che la coesione sociale e i diritti di tutti i cittadini».In questo modo «si sono accentuate le differenze sociali, si sono ridotte le funzione dei Parlamenti e si è creata confusione fra i tre classici poteri». L’eco dello scontro, «ai limiti della decenza», tra Donald Trump e Joe Biden nel primo dibattito televisivo per le presidenziali americane «ha lasciato un po’ tutti stupefatti, ma è sembrato un segnale allarmante per come si presenti oggi la democrazia americana, quella che è stata – insieme alla Gran Bretagna, pur con tutti i suoi limiti – uno dei maggiori riferimenti per i democratici di tutto il mondo». Quanto all’Italia, sembra che il nostro paese sia «veramente sull’orlo di una vera e propria crisi di sistema». Tanto per cominciare, «c’è un governo che è composto principalmente da due forze che, al momento, hanno più motivi di divisione che di coesione». Divisi su tutto, Pd e Movimento 5 Stelle sono separati anche sul fronte costituzionale: contrariando Zingaretti, Grillo ha detto che non crede più nella democrazia rappresentativa. Ruolo della magistratura, Mes e Recovery Fund: non c’è intesa su niente. Senza contare che adesso «diventa inquietante» il ritardo con cui arriverebbero gli aiuti europei.Scontato, in fondo, per un governo-disastro nato al solo scopo di escludere la Lega? Di certo, il trasformismo “acrobatico” di Conte, passato dal governo con Salvini a quello contro Salvini, «ha di fatto indebolito tutta la politica nel suo complesso, non riuscendo tra l’altro a creare un’unità necessaria per superare una crisi di sistema». Non ci sono solo le critiche di Sabino Cassese sulla ridotta funzione del Parlamento, sul taglio lineare dei parlamentari avvenuto cancellando due articoli della Costituzione, con un referendum che ha esaltato solo Luigi Di Maio. Il problema è che, guardando ai risultati delle elezioni regionali, vedendo le proiezioni nazionali e i sondaggi – aggiunge Da Rold – non esiste solo un governo che è in minoranza numerica nel paese, ma paradossalmente maggioranza in Parlamento. Tra partiti e movimenti, «non esiste più un punto di riferimento, un autentico partito di maggioranza relativa intorno a cui sviluppare una linea politica di coalizione». Non solo: «Il proporzionale è destinato ad aumentare ancor più la confusione».Se la Lega perde voti e non raggiunge il 24%, e il Pd è inchiodato al 20%, i 5 Stelle – attualmente, partito di maggioranza relativa in Parlamento – stanno scivolando al quarto posto della classifica, forse prossimi al 10%. Cresce la Meloni, ma Forza Italia è in via di estinzione: «C’è qualcuno che può spiegare quale tipo di maggioranza funzionante, coesa, può uscire da un simile panorama politico?». Ed ecco delinearsi «una crisi di sistema veramente grave», peggiorata da quella che Da Rold definisce «l’invadenza delle magistratura nella politica», e l’atavica elefantiasi di una burocrazia «borbonica». Servirebbe «un governo che almeno assomigli a un esecutivo di unità nazionale», in grado di affrontare «la situazione sanitaria, occupazionale, economica, scolastica». E invece, si scivola verso il baratro.Può il bollettino dei contagi sostituire il Parlamento? Se lo domanda Gianluigi Da Rold sul “Sussidiario“, dopo la decisione di Conte di prorogare lo stato d’emergenza a causa del Covid–19 fino al 31 gennaio 2021. «Praticamente, l’Italia resterà in questa condizione per un anno intero, unico paese in Europa». Il 1° ottobre, il numero dei tamponi eseguiti ha battuto ogni record: oltre 115.000. Ma terapie intensive, decessi e ricoveri restano pressoché in linea con il numero dei giorni precedenti. Siamo “schiavi del bollettino”? La verità è che «ognuno dice la sua, e Conte decide prima ancora di consultare il Parlamento». Anche se non si tratta di un lockdown generale, scrive Da Rold, lo stato d’emergenza «mette maggiore ansia in un paese che è angosciato da altre prove che lo attendono, non solo in campo sanitario», e inserisce un nuovo motivo di polemica «proprio mentre ci si dovrebbe unire in uno sforzo comune sia per affrontare la pandemia, sia per affrontare quella che ormai sembra una crisi di sistema». Da anni, ormai, la democrazia parlamentare «sembra più preoccupata di garantire un libero mercato che abbia poche regole, piuttosto che la coesione sociale e i diritti di tutti i cittadini».
-
La più bella battuta sull’Italia? Saremmo un paese “serio”
Ma davvero l’Italia di oggi è un modello di serietà per il mondo intero, come sostiene il presidente Mattarella nella stizzosa replica al premier britannico, conservatore e amante dell’Italia, Boris Johnson? Mattarella avrebbe potuto vantare l’ingegno italiano, la laboriosità di tanti suoi cittadini, la gloriosa civiltà su cui siamo seduti, la bellezza dei borghi, dei centri storici e della natura, il genio creativo dell’arte e della musica, gli eroi e i navigatori, Dante, le grandi scoperte scientifiche, il made in Italy, la fortuna che gli italiani hanno fatto nel mondo grazie alla loro bravura, la generosità e l’allegria del suo popolo e mille altre cose. Ma ritenere che il tratto distintivo dell’Italia sia, soprattutto oggi, la serietà significa ridicolizzare la difesa dell’Italia, non farsi prendere sul serio, continuare il filone tragicomico che è oggi al potere. Ma si rende conto Mattarella che noi siamo l’unico paese al mondo in cui un governo contro Salvini e i suoi accoliti è guidato dalla stessa persona che guidava un governo fondato su Salvini e i suoi accoliti?Lo sa che, a differenza del premier britannico che ha fatto una lunga scalata tra prove di governo ed elettorali, il nostro premier è nato sotto un cavolo, l’ha portato Amazon o la cicogna, già cellofanato con la pochette nel taschino, per governare il paese? Si rende conto Mattarella che lo stesso governo italiano, la stessa maggioranza nel Parlamento italiano che aveva difeso e sostenuto il ministro dell’interno Salvini quando aveva fermato lo sbarco dei migranti sulle coste siciliane, dopo pochi mesi ha votato per processarlo e incriminarlo per lo stesso sbarco? E nessun garante istituzionale ha avuto nulla da dire su tutte queste storture… Si rende conto Mattarella che l’ayatollah della nostra repubblica, ossia il leader del partito più numeroso in Parlamento, Beppe Grillo, è un comico e non per modo di dire ma sul serio? Reputa questo un segno di serietà per un paese? Ed è serio che un paese abbia come ministri, a cominciare dal ministero degli esteri o dalla presidenza della Camera, persone senz’arte né parte, venditori di bibite, studiosi della canzone melodica napoletana, senza curriculum e senza uno straccio di competenza?È serio che il Parlamento di un paese afflitto da problemi gravissimi e lacerato, spaccato in due e poi in mille da mille odi e rancori, proponga, primo firmatario Piero Fassino, una legge per istituire Bella Ciao come canto nazionale dopo l’inno di Mameli, magari per subentrargli? Si rende conto che una canzone delle mondine, peraltro storicamente intrusa e posticcia nella storia della Resistenza, obbligatoria nelle scuole genererà conflitti ovunque e non solo da parte di chi si rifiuta di farlo perché ha un giudizio diverso sul passato ma anche da chi reputa grottesco e anacronistico obbligare la gente a servire la messa antifà a ottant’anni dalla caduta del regime? Ma soprattutto è un paese serio quello che pone al centro del dibattito in Parlamento una questione del genere? È serio uno Stato che affida a disoccupati che non sono stati in grado di trovarsi un lavoro, il compito di cercare il lavoro agli altri disoccupati e battezzandoli comicamente e pomposamente come “navigator” li assume, li paga anche bene per non fare nulla e non portare alcun risultato?È serio uno Stato che dà un reddito parassitario di cittadinanza, che non introduce affatto al lavoro, a “un milione e mezzo di evasori” e “a falsi poveri”, secondo quanto ha denunciato l’ex presidente dell’Inps Tito Boeri (area Pd), per non dire dell’assegno ai delinquenti? E ha in programma, su esortazione dell’oracolo Grillo, di far diventare reddito universale di cittadinanza, per italiani e migranti, la paga uguale per tutti, senza lavoro, quando l’economia sarà finalmente uccisa? Cassa Integrazione per tutti, per sempre, a prescindere… È un paese serio quello che decide di risolvere tutte le questioni ambientali, sanitarie e di traffico con le rotelle: il monopattino nelle città, le piste ciclabili sul futuro ponte dello Stretto e soprattutto banchi a rotelle per gli alunni per fuggire velocemente dal virus e dalle sue interrogazioni? E cosa dovremmo dire al mondo sulla serietà della nostra magistratura, di certe inchieste a orologeria e ad personam, di certe lobbies mafiose in toga risultate anche dalle intercettazioni telefoniche? Per elencare gli esempi nostrani di serietà dovrei chiedere al direttore Belpietro un numero intero de “La Verità”…A dir la verità, se c’è una cosa che è sempre mancata al nostro paese è proprio la serietà. Fummo la barzelletta del mondo quando a fine guerra, come disse il britannico Winston Churchill, a 45 milioni di italiani fascisti si aggiunsero 45 milioni di antifascisti, “eppure questi novanta milioni d’italiani non risultano dai censimenti”. Ma la serietà ci è mancata per lunghi secoli di asservimento allo straniero, al Papa re, all’invasore. Sarebbe ricco e penoso il campionario. Vorrei infine ricordare che perfino l’Eroe italiano per antonomasia, l’Eroe dei due Mondi, il Mito vivente del Risorgimento, cioè Giuseppe Garibaldi, il giorno in cui andò a Roma in Parlamento il 26 gennaio del 1875, si affacciò al balcone e disse: «Italiani, siate seri!». E per confermare la sua esortazione alla serietà, un secolo e mezzo dopo un ministro si affacciò dal balcone di Palazzo Chigi e annunciò: «Abbiamo abolito la povertà». Il mondo sta ancora ridendo… Pure per il nostro eroe nazionale non eravamo seri. E non aveva visto i grillini al potere… Suvvia, Presidente, è sempre stato serio come un morto e compassato come una mummia, non si dia pure lei alla comicità.(Marcello Veneziani, “La più bella battuta sull’Italia: è un paese serio”, da “La Verità” del 27 settembre 2020).Ma davvero l’Italia di oggi è un modello di serietà per il mondo intero, come sostiene il presidente Mattarella nella stizzosa replica al premier britannico, conservatore e amante dell’Italia, Boris Johnson? Mattarella avrebbe potuto vantare l’ingegno italiano, la laboriosità di tanti suoi cittadini, la gloriosa civiltà su cui siamo seduti, la bellezza dei borghi, dei centri storici e della natura, il genio creativo dell’arte e della musica, gli eroi e i navigatori, Dante, le grandi scoperte scientifiche, il made in Italy, la fortuna che gli italiani hanno fatto nel mondo grazie alla loro bravura, la generosità e l’allegria del suo popolo e mille altre cose. Ma ritenere che il tratto distintivo dell’Italia sia, soprattutto oggi, la serietà significa ridicolizzare la difesa dell’Italia, non farsi prendere sul serio, continuare il filone tragicomico che è oggi al potere. Ma si rende conto Mattarella che noi siamo l’unico paese al mondo in cui un governo contro Salvini e i suoi accoliti è guidato dalla stessa persona che guidava un governo fondato su Salvini e i suoi accoliti?
-
Influenza, no al vaccino obbligatorio: il Tar ferma Zingaretti
Il Tar del Lazio sbatte la porta in faccia a Zingaretti: può scordarsi di imporre il vaccino antinfluenzale agli over-65 e, peggio ancora, a medici e infermieri. Sarebbe stato un vero e proprio trattamento sanitario obbligatorio, per il quale (specie in materia vaccinale) la competenza non è regionale, ma statale. Una sentenza, quella del Tar – emessa il 2 ottobre – che fa eco a quella del tribunale amministrativo della Calabria, che nei giorni scorsi aveva bloccato un’analoga disposizione. Ha del clamoroso, comunque, il “no” incassato dal segretario del Pd, che tiene in piedi il governo Conte insieme ai 5 Stelle: la Regione Lazio, di cui è presidente, aveva appena “strombazzato” l’acquisto, con largo anticipo, delle dosi di vaccino che contava di somministrare obbligatoriamente ad anziani, medici e paramedici. Contrordine: il Tso vaccinale non ci sarà (a meno che a imporlo non sia Conte: a tutti gli italiani, non solo ai laziali). Zingaretti, peraltro – sempre in tema di Covid – era già salito agli onori della cronaca: prima per gli aperitivi a Milano sui Navigli, quando ancora negava la pericolosità dell’epidemia, e poi facendo spendere alla Regione Lazio qualcosa come 14 milioni di euro per una maxi-fornitura di mascherine, in realtà mai arrivate a destinazione.Più che controverso, sul piano medico, il ricorso al vaccino antinfluenzale: non a caso, molte associazioni di medici laziali avevano fatto ricorso al Tar contro l’ordinanza di Zingaretti. La teoria dei vaccinisti era la seguente: se si è immunizzati dall’influenza stagionale tramite il vaccino, è più facile – di fronte a determinati sintomi – diagnosticare il Covid. Sbagliato, protestano i medici, accampando svariate ragioni. La prima: il vaccino antinfluenzale è sviluppato in base a ceppi virali precedenti, ed è scarsamente efficace (lo dicono le statistiche). Quindi: anche se si è stati vaccinati, non si può escludere che – di fronte all’insorgenza dei sintomi – si tratti di normale influenza, anziché di Covid. E inoltre: le autorità sanitarie di paesi come il Regno Unito raccomandano caldamente la quarantena, alle persone che si vaccinano contro l’influenza: questa vaccinazione, infatti, per effetto del fenomeno noto come “interferenza virale”, le esporrebbe a maggiori rischi di contrarre il Covid. Impensabile, quindi, che medici e infermieri del Lazio potessero essere messi in quarantena preventiva, dopo aver ricevuto il vaccino.Questo tipo di problema si rifletterebbe su tutti i medici italiani, nel caso – malaugurato – in cui la lobby farmaceutica o l’Oms “raccomandassero” a Conte di rendere nazionale l’obbligo. «Data la scarsissima percentuale di sanitari disposti a vaccinarsi (e c’è da chiedersi perché), è immaginabile che la categoria medica si opporrebbe in modo energico a livello nazionale, di fronte all’obbligo di assumere il vaccino antinfluenzale», dice un reporter come Massimo Mazzucco, in prima linea nella difesa dei diritti democratici. «Insieme all’insensato obbligo di indossare ovunque la mascherina, comparso in Regioni come la Campania e la Sicilia – afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt – la fuga in avanti della Calabria e del Lazio verso il Tso vaccinale contro l’influenza denota una tendenza preoccupante, che potrebbe essere estesa a tutta l’Italia». Il Movimento Roosevelt è tra i soggetti che hanno fermato, con il ricorso al Tar, l’ordinanza di Zingaretti. Avverte Magaldi: teniamo alta la guardia, perché le forze che controllano il governo intendono manipolare l’emergenza sanitaria per conculcare libertà e diritti.Il Tar del Lazio sbatte la porta in faccia a Zingaretti: può scordarsi di imporre il vaccino antinfluenzale agli over-65 e, peggio ancora, a medici e infermieri. Sarebbe stato un vero e proprio trattamento sanitario obbligatorio, per il quale (specie in materia vaccinale) la competenza non è regionale, ma statale. Una sentenza, quella del Tar – emessa il 2 ottobre – che fa eco a quella del tribunale amministrativo della Calabria, che nei giorni scorsi aveva bloccato un’analoga disposizione. Ha del clamoroso, comunque, il “no” incassato dal segretario del Pd, che tiene in piedi il governo Conte insieme ai 5 Stelle: la Regione Lazio, di cui è presidente, aveva appena “strombazzato” l’acquisto, con largo anticipo, delle dosi di vaccino che contava di somministrare obbligatoriamente ad anziani, medici e paramedici. Contrordine: il Tso vaccinale non ci sarà (a meno che a imporlo non sia Conte: a tutti gli italiani, non solo ai laziali). Zingaretti, peraltro – sempre in tema di Covid – era già salito agli onori della cronaca: prima per gli aperitivi a Milano sui Navigli, quando ancora negava la pericolosità dell’epidemia, e poi facendo spendere alla Regione Lazio qualcosa come 14 milioni di euro per una maxi-fornitura di mascherine, in realtà mai arrivate a destinazione.
-
Se al Popolo delle Mascherine resta il piacere di votare No
Il minimo che ci potesse capitare, dopo aver dato retta a Greta Thunberg, era di finire confinati in casa per mesi, e poi guardati a vista come pericolosi bricconi, irresponsabili diffusori del Virus della Paura. Milioni di sguardi imbambolati davanti all’epifania scandinava della minuscola fiammiferaia, venuta a raccontarci – insieme ai tecno-narratori dell’Onu – che siamo noi, proprio noi, a surriscaldare pericolosamente il globo. Per la cronaca: è lo stesso pianeta che, solo dodicimila anni fa, passò in un battibaleno dall’inferno dei vulcani alla notte artica dei ghiacci, superando il Grande Diluvio, per poi arrivare alle temperature – più alte di quelle di oggi – dell’epoca dell’Impero Romano, quando cioè non esistevano plastiche né carbone né acciaierie. Tutti a sentire i profetici ammonimenti della piccina, mentre la Terra si riempiva di strane antenne, i cieli erano rigati da strane scie, e dai laboratori fuggivano strani virus. Antenne, scie e virus: tre vocaboli complemanente assenti, nel lessico della maestrina svedese, i cui ricchissimi impresari (dalla Bank of England in giù) erano riusciti a distoglierci dal vero problema, l’avvelenamento ottuso e criminale del suolo, dell’aria e delle acque. E’ colpa vostra, cioè nostra: il Vangelo secondo Greta è lo stesso degli arconti che stabiliscono, da sempre, quanto e come crescere, quanto e come soffrire, e quando infine decrescere, impoverirsi, possibilmente sparire.Sono sempre loro a decidere quale canzone cantare, a seconda dei momenti: il guaio, semmai, è che poi la cantiamo tutti, o quasi tutti, lasciando che siano i medesimi sceneggiatori a scegliere per noi lo spartito del giorno. I pessimisti parlano apertamente di zootecnia, sia pure evolutissima e sapientemente truccata da politica, da informazione, da entertainment culturale. E’ ancora possibile cantare fuori dal coro, entro certi limiti; al momento giusto, però, non manca mai un Vasco Rossi che sappia richiamare all’ordine, da par suo, gli eventuali indisciplinati. Di tanto in tanto, al Popolo delle Mascherine è ancora concesso l’antico lusso della celebrazione democratica, elettorale, a condizione – beninteso – che dal voto non dipenda niente di importante. Bazzecole, piccole faide tra nano-leader, guerriglie tra clan. Da Greta Thunberg a Beppe Grillo, il passo è brevissimo: ci si ritrova con Luigi Di Maio ministro degli esteri, e Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. L’unico campionato vinto dal Fratello di Montalbano, per ora, è quello della vaccinazione obbligatoria più inutile del pianeta, il siero contro l’influenza, mentre i suoi fieri oppositori – il barbaro Salvini (l’energumeno al citofono) e la piccola Giorgia («sono italiana, sono cristiana») – si stringono attorno al redivivo Nonno Silvio, che spedisce in aula un fenomeno indimenticabile come Mariastella Gelmini ad aprire ufficialmente la stagione della Vaccinazione Universale Obbligatoria.Al Popolo delle Mascherine è consentito celebrare il rito solenne delle elezioni regionali, tra gossip e sondaggi, già pregustando l’esiziale bilancio che proporrà vincitori e vinti, come se davvero i cambi di casacca e di poltrona portassero in dote un qualche lume capace di rischiarare la lunga notte polare nella quale i sudditi sono stati abbandonati, costretti a subire eventi non spiegati, letteralmente incomprensibili, se non protetti dal segreto. «Questo governo non lavora col favore delle tenebre», ha detto l’umorista Conte, l’ometto che ha proibito la circolazione di ogni possibile notizia giungendo a imporre la supervisione di un Ministero della Verità, abilitato a vigilare e censurare, nemmeno fossimo in Corea del Nord. Un atto d’imperio madornale, scandaloso, contro il quale però non s’è levata alcuna voce, dalle redazioni: non un fiato, né dai telegiornali né dai sindacati; non una sillaba dal mitologico Ordine dei Giornalisti, sempre che esista ancora. Anzi, al contrario: tutti i cantori si sono esercitati nello stesso coro, giungendo a ostracizzare e ridicolizzare anche i Premi Nobel che avessero avuto l’impudenza di esprimere un loro libero pensiero. L’aria che tira è scurissima, nel paese delle Sardine e dei magistrati formato Palamara: forse persino Primo Levi, oggi, rischierebbe di beccarsi del negazionista.Si dirà che è scontato anche questo, presso i sudditi che vivono sui social e si muovono soltanto se hanno in tasca il dispositivo telefonico di tracciamento volontario personale. Tutto ovvio e normalissimo, per chi ha creduto che Barack Obama fosse una specie di Babbo Natale in versione gospel. Normale, per chi ha accolto con un bell’applauso il macellaio Mario Monti, per chi crede ancora che Romano Prodi sia una sorta di filantropo bonario, per chi pensa che la truce Angela Merkel sia meglio dell’aborrita Maggie Thatcher, la Strega del Nord (che almeno ha rovinato solo gli inglesi, lasciando in pace il resto dell’Europa). Normale, per chi ancora crede alla leggenda nera del Debito Pubblico, e pensa che la sbalorditiva solidità italiana – case, risparmi – possa andare benissimo per gli avvoltoi che sognano l’eterna patrimoniale, mentre non valga nulla per il rating dell’Ue (che tratta l’Italia come un pezzente da mettere alla porta, un povero paesucolo insolvente). Tutto normale, per chi riesce addirittura a fare il tifo per i nazi-terroristi prezzolati che portano la guerra nelle strade americane, usurpando senza ritegno persino il nome e le bandiere dell’antifascismo.E in fondo al tunnel, naturalmente, c’è pure un referendum. Anche questo è concesso, ai cittadini in libertà provvisoria: votare per tagliare quel poco di democrazia formale che ancora sopravvive. Massacrare il Parlamento, volontariamente: un harakiri magistrale. Poltrone oggi tristemente inutili, scavalcate da poteri decisivi, eppure ancora temute: per quello che potrebbero diventare, domani, se a occuparle fosse gente d’altra razza. Come – per dire – quel coraggioso Kennedy, capace di scuotere i dormienti con il suo appello berlinese al bene più prezioso, l’orgoglio di sentirsi liberi. I saggi dicono che non serve frugare tra i complotti, per fare l’inventario del disastro: basta e avanza lo spettacolo di un corpo elettorale rassegnato a votare ogni volta con odio, contro qualcuno, anziché per qualcosa. Accadde con Matteo Renzi, nell’improvvida chiamata alle urne che gli costò il posto. Votarono in massa, gli italiani, per zittire il fanfarone (ma nessuna alternativa era in cantiere: dopo di lui lo zombie Gentiloni, e ora addirittura Conte). Cosa farà, stavolta, il Popolo delle Mascherine? Assalterà i seggi, per punire il grottesco ducetto del Distanziamento, l’omino che ha imposto il bavaglio alla nazione? Oppure resterà a casa, davanti alla partita? O peggio: voterà convintamente per suicidare il Parlamento? L’elettore, oggi, sa di essere considerato meno di niente. Gli resta quel miniscolo potere, soltanto per un giorno: dire No. E’ poco, ma è qualcosa. La franchezza di un messaggio: non ci piace, quello che ci avete fatto.(Giorgio Cattaneo, “Al Popolo delle Mascherine resta una possibilità: il piacere di dire No”, dal blog del Movimento Roosevelt del 17 settembre 2020).Il minimo che ci potesse capitare, dopo aver dato retta a Greta Thunberg, era di finire confinati in casa per mesi, e poi guardati a vista come pericolosi bricconi, irresponsabili diffusori del Virus della Paura. Milioni di sguardi imbambolati davanti all’epifania scandinava della minuscola fiammiferaia, venuta a raccontarci – insieme ai tecno-narratori dell’Onu – che siamo noi, proprio noi, a surriscaldare pericolosamente il globo. Per la cronaca: è lo stesso pianeta che, solo dodicimila anni fa, passò in un battibaleno dall’inferno dei vulcani alla notte artica dei ghiacci, superando il Grande Diluvio, per poi arrivare alle temperature – più alte di quelle di oggi – dell’epoca dell’Impero Romano, quando cioè non esistevano plastiche né carbone né acciaierie. Tutti a sentire i profetici ammonimenti della piccina, mentre la Terra si riempiva di strane antenne, i cieli erano rigati da strane scie, e dai laboratori fuggivano strani virus. Antenne, scie e virus: tre vocaboli completamente assenti, nel lessico della maestrina svedese, i cui ricchissimi impresari (dalla Bank of England in giù) erano riusciti a distoglierci dal vero problema, l’avvelenamento ottuso e criminale del suolo, dell’aria e delle acque. E’ colpa vostra, cioè nostra: il Vangelo secondo Greta è lo stesso degli arconti che stabiliscono, da sempre, quanto e come crescere, quanto e come soffrire, e quando infine decrescere, impoverirsi, possibilmente sparire.
-
Tar Calabria, sentenza-bomba: no al vaccino antinfluenzale
Grazie ai medici dell’Ampas, in Calabria l’obbligo del vaccino antinfluenzale per medici e anziani (over-65) viene annullato. E’ il Tar calabrese a bocciare l’ordinanza di Jole Santelli, presidente berlusconiana della Regione. La sentenza del tribunale amministrativo di Catanzaro è stata pubblicata il 15 settembre. Una vittoria molto importante per Ampas (”Medicina di segnale”), che si è vista riconoscere che «è lo Stato ad essere l’unico ad avere il potere di legiferare in materia di trattamenti sanitari obbligatori come l’imposizione vaccinale», e che la legislazione generale dello Stato in materia di vaccinazioni deve essere basata «sugli indirizzi condivisi dalla comunità scientifica nazionale e internazionale». Quest’ultima determinazione, scrive Andrea Ippolito su “Il Gazzettino Vesuviano” in un articolo ripreso dal blog “Libero Pensare” curato da Piero Cammerinesi, mette un punto fermo sulla questione. E riconosce che esiste un dibattito molto ampio, nella comunità scientifica nazionale e internazionale, «in merito all’inopportunità di una vaccinazione antinfluenzale estesa a intere categorie e a tutti gli anziani, oltre alla sua presunta utilità come mezzo di contrasto all’epidemia da Sars-Cov-2».