Archivio del Tag ‘Il Moralista’
-
Soluzione Finale, la sporca guerra dell’élite contro di noi
Questa Europa è un lager. Perfino il “Corriere della Sera” ha pubblicato giorni fa uno studio dove si evidenzia come negli ultimi anni sia esploso anche in Italia il numero dei bambini poveri; dei bambini che, cioè, nel cuore dell’Occidente “opulento” e “libero”, vivono in condizioni paragonabili a quelle che scandiscono la vita delle famigerate favelas brasiliane. Il “Corriere della Sera”, al pari dei boss mafiosi che mandano una corona di fiori per onorare il funerale di quelli che hanno appena finito di scannare, è parte del progetto genocida in atto. Un progetto che espleta i suoi velenosi effetti senza ricorrere a metodi formalmente cruenti. Perché uccidere, quando si può indurre al suicidio? Perché depredare con la forza ciò che può essere estorto con la carta bollata? Devo ammettere che i nazisti tecnocratici che comandano il globo, appena riunitisi in Giappone per pianificare nuovi stermini e rappresaglie contro una umanità che considerano inferiore e bestiale, sono davvero scaltri.Uno dei miti più in voga che dà forza alla narrazione luciferina prevalente che tende a legittimare un modello di governo fondato sulla menzogna, sul sopruso e sull’imbroglio riguarda il tema della guerra. «Chi di voi ha nostalgia delle brutture del Novecento, quando le guerre lasciavano sul campo milioni di morti sacrificati sull’altare di un nazionalismo anacronistico e aggressivo? Se oggi domina la pace, anzi, se da settanta anni gli europei vivono in armonia, il merito è del processo di unificazione avviato all’indomani del secondo conflitto mondiale. Nessuno ha il diritto di buttare a mare un patrimonio così nobile nato con Spinelli sull’isola di Ventotene». Non è forse questo il ritornello che i servi del regime massonico-mondialista ripetono di continuo come pappagalli ammaestrati? Siete poveri, disoccupati, disperati, ammalati e non curati? Non lamentatevi, dal momento che vi abbiamo perlomeno lasciato la libertà di ammazzarvi da soli, rispondono tra le righe i padroni del vapore. Ebbene, sappiate che il ricatto della “pace”è falso come una banconota da tre euro.Intanto quelli che si gloriano di avere condotto l’umanità sulla via della tolleranza e del progresso sono gli stessi che fomentano, finanziano, pianificano e realizzano di continuo stragi in Medio Oriente. Basta studiare en passant il profilo di una Hillary Clinton, appoggiata discretamente pure dal clan Bush nella corsa alle presidenziali americane, per rendersene conto. In secondo luogo non è vero che la guerra è stata bandita nel “mondo libero”, avendo semmai assunto forme asimmetriche, ipocrite e dissimulate. La guerra, è vero, non si combatte più “orizzontalmente” tra eserciti regolari. La guerra moderna, che è in atto ed è altrettanto sanguinaria e spietata, la combattono trasversalmente i pochi potenti – ovunque dislocati nell’orbe terracqueo – contro i tanti poveracci che brulicano senza sosta in cerca di sicurezze che mai troveranno. Detta in termini più chiari ed espliciti: Obama, Merkel, Hollande, Abe, Cameron e compagnia non si combattono tra di loro perché già impegnati nel combattere insieme una guerra sporca contro tutti noi; i rappresentanti politici delle élite economiche e finanziarie dei rispettivi paesi colpiscono come un sol uomo gli esclusi e i deboli in quanto tali, senza cioè farsi condizionare da questioni di razza, sesso o religione, fattori da essi stessi marxianamente considerati poco più che “sovrastruttura”.In questo modo le élite colpiscono nell’ombra e non rischiano quasi nulla. Immaginate come sarebbe oggi il mondo se Hilter e Stalin, anziché sfidarsi mortalmente, avessero trovato all’epoca un accordo tra di loro sulle pelle delle classi subordinate tanto russe quanto tedesche. La “pace” di cui oggi “godiamo” è frutto di uno scellerato patto che “blinda” soltanto i vertici della Piramide. Per cui non bisogna lasciarsi impaurire dalle letture distorte e interessate veicolate da figuri come Giorgio Napolitano, pericolosissimo elemento che ha lavorato e lavora come pochi per disintegrare il benessere materiale e spirituale dell’Italia. Chi governa sulla paura è ontologicamente un farabutto. Chi propone di accettare una scelta dolorosa, non per convinzione ma per evitare guai peggiori, è certamente un delinquente da segnare con matita rossa per poi colpire (politicamente s’intende) con intensità e cinismo nel momento più opportuno. Fretta e isteria sono sempre cattive consigliere.Per Tony Blair, ad esempio, macellaio che falsificò documenti per giustificare una scellerata guerra in Iraq, il momento delle “spiegazioni” è quasi arrivato. Il 6 luglio verrà infatti pubblicato un report all’interno del quale saranno messe in evidenza le tante porcherie commesse dall’ex premier inglese. Solo chi insegua la “giustizia” prima o poi rischia di trovarla. Il “sistema” eretto dai massoni mondialisti e nazisti tecnocratici, che punta finalisticamente alla creazione di un mondo reso omogeneo dalla divinizzazione dei “diritti cosmetici” (a scapito di quelli sostanziali, economici e sociali), da realizzare per mezzo di endemici shock sapientemente cadenzati nel tempo, comincia a scricchiolare. In Austria hanno dovuto ricorrere all’utilizzo di pacchiani brogli elettorali per insediare al potere l’ennesimo personaggio “tegolato” e “ammaestrato”. In Francia il premier Valls ha già dato il via a rastrellamenti in stile Petain. Insomma la resa dei conti è già iniziata e i nemici della verità, della libertà e della democrazia sono spietati e pronti a tutto. I loro effimeri troni, a breve, verranno definitivamente spazzati.(Francesco Maria Toscano, “I nazisti tecnocratici pianificano la Soluzione Finale in danno delle classi subalterne”, dal blog “Il Moralista” del 27 maggio 2016).Questa Europa è un lager. Perfino il “Corriere della Sera” ha pubblicato giorni fa uno studio dove si evidenzia come negli ultimi anni sia esploso anche in Italia il numero dei bambini poveri; dei bambini che, cioè, nel cuore dell’Occidente “opulento” e “libero”, vivono in condizioni paragonabili a quelle che scandiscono la vita delle famigerate favelas brasiliane. Il “Corriere della Sera”, al pari dei boss mafiosi che mandano una corona di fiori per onorare il funerale di quelli che hanno appena finito di scannare, è parte del progetto genocida in atto. Un progetto che espleta i suoi velenosi effetti senza ricorrere a metodi formalmente cruenti. Perché uccidere, quando si può indurre al suicidio? Perché depredare con la forza ciò che può essere estorto con la carta bollata? Devo ammettere che i nazisti tecnocratici che comandano il globo, appena riunitisi in Giappone per pianificare nuovi stermini e rappresaglie contro una umanità che considerano inferiore e bestiale, sono davvero scaltri.
-
Democratizzare l’Ue? Idea morta col tradimento di Tsipras
In Austria il “Partito della libertà” (Fpo) ha ottenuto uno strepitoso risultato elettorale. Il suo candidato per la carica di Presidente Norbert Hofer ha raccolto il 35,1% dei suffragi, staccando di gran lunga gli sciapi candidati proposti dai partiti etero-diretti dal politburo di Bruxelles, popolari e socialisti in testa. Al ballottaggio il candidato del partito che fu di Jorg Haider dovrà vedersela con il verde Alexander Van der Bellen, fermo al 21,3% dei consensi. E’ molto probabile che il prossimo presidente austriaco sia quindi un acceso nemico dei nazisti tecnocratici che ora devastano il Vecchio Continente secondo le linee dettate dal duo Obama-Merkel. L’Austria è l’ennesima nazione nella quale i cittadini esprimono democraticamente e nelle urne sdegno e indignazione per le pietose condizioni nelle quali versa l’Europa, tenuta in ostaggio da una masnada di impuniti e terrificanti personaggi sprovvisti di qualsivoglia legittimazione dal basso. Ogni volta i pifferai al servizio del sistema ricorrono alle stesse logore immagini per demonizzare l’avanzata dei partiti non funzionali al rafforzamento della dittatura in atto, sempre diffamati e attaccati in automatico poiché presuntivamente “xenofobi e populisti”.Da Farage in Inghilterra a Marine Le Pen in Francia, da Iglesias in Spagna a Kaczinski in Polonia, da Tsipras in Grecia alla coppia Salvini/Grillo in Italia, dovunque si voti la musica non cambia: o vincono i servi di Mario Draghi (orwellianamente “moderati” e “responsabili”), o i giornali di regime cominciano a lanciare in tutte le lingue del mondo strali contro “l’avanzare del populismo”. Si tratta di un disco che, oggettivamente, ha stancato alquanto. Come avevamo previsto con un certo anticipo, la piroetta con la quale Tsipras si è infine piegato agli ordini piovuti dall’alto ha ucciso nella culla la possibilità di salvare l’Europa “da sinistra”. Alla prova dei fatti le “sinistre alternative”, incapaci di mettere in discussione la moneta unica, finiscono con il legittimare la prosecuzione della status quo. Cosa è cambiato con “Syriza” al potere? Nulla. Rigore, austerità e privatizzazioni continuano a farla da padroni, mentre le condizioni di vita della povera gente diventano di giorno in giorno più drammatiche.Di fronte ad una evidenza tanto tragica, tutti quelli che non intendono rassegnarsi a vivere per sempre sotto il tallone di un manipolo di burocrati autoreferenziali al servizio del binomio Alta Loggia/Alta Finanza, non possono far altro che guardare a quelle forze che offrono il grimaldello della “difesa dell’identità” per smontare il mostro luciferino e mondialista ora dominante. L’avanzare di partiti di “estrema destra”, così bollati da un mainstream servile e senza fantasia, sono diretta conseguenza di due certezze oramai metabolizzate da una fetta rilevante di opinione pubblica continentale: 1) la Ue attuale è una dittatura feroce di stampo tecnonazista; 2) le forze di sinistra “alternativa” non sono in grado di liberare i popoli dalla schiavitù dell’euro. Cosa faranno “gli occulti manovratori” per contenere questa nuova marea montante? Proveranno a metterci il cappello sopra. Fino a quando sarà possibile gestire i diversi parlamenti nazionali architettando da nord a sud governi di “grande coalizione”, le forze cosiddette “antisistema” continueranno ad essere mediaticamente demonizzate e bastonate; quando i “padroni del vapore” si accorgeranno però di avere finito le cartucce di carta, ovvero quando capiranno che la propaganda, per quanto incessante, produce infine risultati perfino controproducenti, avrà allora inizio il piano B.E cosa prevede il piano B? Prevede la “normalizzazione” di quelle stesse realtà prima violentemente colpite, da dipingere ora come “finalmente incanalate sulla via della maturità politica e della responsabilità, qualità indispensabili per aspirare al governo del Paese”. Che tradotto significa: obbedite pure voi come obbedivano i burattini di prima, divenuti inservibili e perciò scaricati, e così vedrete che tutti ne trarremo gli opportuni vantaggi. Questo tipo di tattica, in Italia, è già partita. Avete notato come i media controllati dai “soliti noti” comincino a veicolare una immagine rassicurante di Luigi Di Maio, già incoronato a reti unificate come sicuro candidato premier del Movimento 5 Stelle? E avete notato come il “Corriere della Sera” di oggi, a pagina 4, definisca “pacato” Norbert Hofer, probabile presidente dell’Austria che verrà? “Pacato” somiglia molto a “moderato”, termiche che nella neolingua usata dai “maghi neri” nascosti nella cabina di comando rappresenta il non plus ultra dell’affidabilità. “Se non puoi batterli, fatteli amici”, recita un vecchio adagio. Questo schema, se applicato con successo, contempla un solo sconfitto: il popolo, da ingannare sempre e comunque senza soluzione di continuità.Se la memoria avesse un valore, i nuovi politici rampanti scanserebbero come veleno le lusinghe di quelli che prima li calunniavano; così come gli stagionati politicanti, mollati poi come vecchie calzette per fare spazio a più verdi maggiordomi, coltiverebbero un sano senso di rivalsa da indirizzare contro gli inamovibili burattinai anziché puntare il dito nei confronti dei nuovi burattini. Semmai dovesse accadere una cosa del genere – semmai cioè si saldassero le ragioni di vecchie e nuove classi dirigenti allo scopo di respingere gli assalti dei soliti perfidi manipolatori – la politica tornerebbe ad esercitare quel primato che le spetta, lasciando per una volta con le pive nel sacco i plutocrati che, gestendo “gli opposti” con metodo e costanza, restano sempre a galla.(Francesco Maria Toscano, “L’idea di democratizzare l’Europa è morta con il tradimento di Tsipras, passa per la riscoperta delle singole identità nazionali la sconfitta dei tecno-nazisti di Bruxelles?”, dal blog “Il Moralista” del 26 aprile 2016).In Austria il “Partito della libertà” (Fpo) ha ottenuto uno strepitoso risultato elettorale. Il suo candidato per la carica di presidente Norbert Hofer ha raccolto il 35,1% dei suffragi, staccando di gran lunga gli sciapi candidati proposti dai partiti etero-diretti dal politburo di Bruxelles, popolari e socialisti in testa. Al ballottaggio il candidato del partito che fu di Jorg Haider dovrà vedersela con il verde Alexander Van der Bellen, fermo al 21,3% dei consensi. E’ molto probabile che il prossimo presidente austriaco sia quindi un acceso nemico dei nazisti tecnocratici che ora devastano il Vecchio Continente secondo le linee dettate dal duo Obama-Merkel. L’Austria è l’ennesima nazione nella quale i cittadini esprimono democraticamente e nelle urne sdegno e indignazione per le pietose condizioni nelle quali versa l’Europa, tenuta in ostaggio da una masnada di impuniti e terrificanti personaggi sprovvisti di qualsivoglia legittimazione dal basso. Ogni volta i pifferai al servizio del sistema ricorrono alle stesse logore immagini per demonizzare l’avanzata dei partiti non funzionali al rafforzamento della dittatura in atto, sempre diffamati e attaccati in automatico poiché presuntivamente “xenofobi e populisti”.
-
Corbyn getta la maschera: resta a Bruxelles, con Cameron
«La scelta di Jeremy Corbyn, leader del partito laburista inglese, di sostenere insieme al premier conservatore David Cameron le ragioni della permanenza del Regno Unito all’interno della Ue getta una definitiva ombra di discredito su tutte le forze di “sinistra alternativa” che prendono quota in ogni angolo del Vecchio Continente». Dopo il bluff di Tsipras, «le cui miserabili piroette sono state giustificate oltre il limite della decenza pure dal leader di “Podemos” Pablo Iglesias», secondo Francesco Maria Toscano «è ora arrivato il turno del vecchio Jeremy di baciare l’anello dei massoni mondialisti, fautori di un processo federativo progressivo e illimitato che dovrebbe infine condurre alla creazione del tanto sospirato “governo globale” in salsa gnostica». Dopo l’iniziale entusiasmo, dovuto alle forti accuse mosse contro le politiche di austerità, Corbyn «ha vaporizzato in un attimo un potenziale di credibilità faticosamente conquistato sul campo. Dal leader della sinistra inglese, la classica retorica riformista: «Solo stando dentro la Ue potremo riuscire a migliorare le cose che non vanno e a garantire gli interessi della classe lavoratrice».Fra tutti gli argomenti possibili, scrive Toscano sul blog “Il Moralista”, il leader del Labour Party ha ripiegato sul peggiore: «Come fa Corbyn a non capire che la libera circolazione di uomini e capitali favorisce i plutocrati e condanna i lavoratori alla fame?». Come ricorda Luciano Gallino, «i lavoratori occidentali hanno visto precipitare il loro tenore di vita nella misura in cui sono stati messi in maniera fraudolenta nella condizione di dover competere con un numero enorme di cittadini provenienti da paesi abituati a sfruttare indegnamente manodopera a basso costo». Se Corbyn fosse meno “distratto”, aggiunge Toscano, «si sarebbe accorto che la Ue è nemica giurata dei deboli e dei lavoratori, trattati come merce da sacrificare sull’altare di una competitività esasperata che avvelena la vita di generazioni intere». I “nazisti tecnocratici” che comandano la Ue chiedono a tutti i paesi membri di attuare le famose “riforme strutturali”, cioè continui attacchi ai diritti del lavoratori faticosamente conquistati nel corso del Novecento.«Quale “Europa” protegge i diritti?», si domanda Toscano: «Quella che ordina a Renzi e Hollande di approvare il Jobs Act, per esempio? O quella che spinge affinché ritorni in auge un modello di contrattazione decentrata buona per costringere il singolo lavoratore a trattare con il singolo imprenditore senza poter contare sul sostegno dell’intera categoria sindacale di riferimento all’occorrenza disarticolata e paralizzata?». Per Toscano, lo stesso Corbyn – che pure nel 1975 aveva votato contro l’ingresso della Gran Bretagna nella Ue – non ha saputo resistere alle pressioni dei “soliti noti”. Oggi, con la sua scelta, Corbyn ha dimostrato una volta di più come «l’unica dicotomia oggi esistente non riguardi il confronto fra “destra” e “sinistra”, ma fra “popolo” ed “élite”». E la grande paura dell’oligarchia si chiama proprio Brexit: secondo recenti sondaggi, gli inglesi sarebbero decisi a farla finita con Bruxelles. Come non capirli: «La Ue è un consesso non riformabile, autoritario e violento. Nessun uomo in buona fede, dopo l’annullamento del referendum greco del 5 luglio del 2015, può ancora negarne la natura ferocemente antidemocratica». Le sinistre di mezzo mondo, invece, “moderate” o “radicali”, continuano – ora anche attraverso Corbyn – a «fare la guardia al “bidone”, consigliando ai poveri e ai disperati di sopportare i colpi mortali incassati oggi nel nome della grande integrazione che vedrà la luce domani. Una versione riveduta e corretta del famoso “sol dell’avvenire” di epoca sovietica che in molti stanno ancora pazientemente aspettando».«La scelta di Jeremy Corbyn, leader del partito laburista inglese, di sostenere insieme al premier conservatore David Cameron le ragioni della permanenza del Regno Unito all’interno della Ue getta una definitiva ombra di discredito su tutte le forze di “sinistra alternativa” che prendono quota in ogni angolo del Vecchio Continente». Dopo il bluff di Tsipras, «le cui miserabili piroette sono state giustificate oltre il limite della decenza pure dal leader di “Podemos” Pablo Iglesias», secondo Francesco Maria Toscano «è ora arrivato il turno del vecchio Jeremy di baciare l’anello dei massoni mondialisti, fautori di un processo federativo progressivo e illimitato che dovrebbe infine condurre alla creazione del tanto sospirato “governo globale” in salsa gnostica». Dopo l’iniziale entusiasmo, dovuto alle forti accuse mosse contro le politiche di austerità, Corbyn «ha vaporizzato in un attimo un potenziale di credibilità faticosamente conquistato sul campo. Dal leader della sinistra inglese, la classica retorica riformista: «Solo stando dentro la Ue potremo riuscire a migliorare le cose che non vanno e a garantire gli interessi della classe lavoratrice».
-
I doni di Draghi, un mago nero (più pericoloso di Schaeuble)
“Timeo Danaos et dona ferentes” (temo i Greci anche quando portano doni). Con queste parole un lungimirante Laocoonte tentava invano di convincere i Troiani a non fare entrare il famoso “cavallo di Troia” all’interno della città (Virgilio, Eneide, libro II, 49). Come andò a finire la faccenda è storia abbastanza nota. Allo stesso modo, e fatte le dovute proporzioni (Draghi è molto più feroce e cinico dei Greci di allora), gli uomini che conservano un po’ di sale in zucca dovrebbero guardare con estremo sospetto alle recenti mosse del banchiere centrale europeo, improvvisamente accortosi del perdurare di una crisi che ha già “distrutto intere generazioni”. Dopo avere egregiamente avallato la fase del “solve”, ovvero dopo avere promosso, pianificato, diretto e realizzato uno sterminio su larga scala mascherato da “crisi economica”, il mago nero Mario Draghi sente che è quasi giunta l’ora del “coagula”, ovvero della cristallizzazione di un nuovo equilibrio che, una volta raggiunti i risultati voluti in premessa, pacifichi un Vecchio Continente attraversato da crescenti tensioni e insofferenze.La bravura del “mago” non consiste tanto nell’evocare “spiriti” di paura, di ribellione, di odio, di risentimento o di riconoscenza; quanto nel dominarli sempre per scongiurare il rischio di emulare le tristi gesta del famoso dott. Frankenstein. Detta in termini più semplici. Il veleno dell’austerità, la soppressione della democrazia sostanziale e l’aumento di paure e povertà in tutta Europa (fase del “solve”) sono fenomeni – nell’ottica dei padroni occulti – funzionali al consolidamento di un Superstato europeo dominato riservatamente da una invisibile élite del denaro, tappa decisiva per la successiva e finale implementazione di un governo mondiale – calibrato su base federale – in grado di trasferire su un piano politico e materiale quel modello sincretista già trionfante su un piano eminentemente religioso e spirituale. Alla crisi, “solve”, si risponde con più Europa, “coagula”. Questo tipo di pietanze, cucinate dentro “laboratori riservati”, vengono poi portate sulla tavola dei profani da maggiordomi d’élite alla Eugenio Scalfari, non a caso lesto nel chiedere la rapida istituzione di un ministro dell’economia per l’intera eurozona (votato solo da Scalfari, magari).La bravura del mago, come dicevamo, consiste nel dosare gli elementi. In questa fase, mentre cioè il riemergere dei nazionalismi mette in discussione dalle fondamenta l’architettura comunitaria, Draghi sa di dover addolcire la retorica dei “sacrifici amari ma indispensabili” per non correre il rischio di spezzare la corda dopo averla tirata troppo. L’ostinazione invece con la quale Schaeuble e quelli come lui insistono nel mostrarsi feroci fino in fondo, nasconde a mio avviso il perseguimento – per ora sotterraneo – di un obiettivo dissimulato e diverso, palesato però ingenuamente dallo stesso Schaeuble che, nel fare finta di rivolgersi retoricamente a Draghi, si è lasciato sfuggire una excusatio non petita che parla direttamente alla sua lurida coscienza: «Il signor Draghi sarà contento di avere favorito l’exploit del partito Alternative fur Deutschland con le sue scellerate politiche monetarie», ha dichiarato di recente il “falco” (in questo caso più simile ad un asino) del governo Merkel.Non ci vuole un indovino per capire come Schaeuble, prigioniero di una sindrome proiettiva che tradisce un intimo sentimento di timore, attribuisca a Draghi “colpe” (o “meriti” a seconda dei punti di vista) che sono tutte sue. Tutti sanno come esista un rapporto di causa ed affetto tra le politiche di austerità – imposte dall’Ecofin capeggiato da Schaeuble – e il rafforzamento ovunque in Europa di partiti dichiaratamente antieuropeisti. Il Qe varato da Draghi non incide affatto su simili dinamiche politiche, limitandosi a riempire le tasche di quei grandi banchieri che l’ex direttore generale del Tesoro italiano – dimostrando invero una certa coerenza – serve da sempre con riconosciuto zelo, scrupolo e obbedienza. A questo punto chiediamoci: vista dalla visuale di tutti quelli che sperano di potersi un giorno liberare dalla dittatura invisibile e luciferina che opprime e violenta i nostri tempi, quale condotta è potenzialmente più pericolosa? Quella di Draghi o quella di Schaeuble? Io vi dico mille volte quella di Draghi, punta di diamante di un progetto lucido che può infine trionfare solo alternando con sapienza schiaffi (molti) e carezze (poche e solo quando non si può farne a meno). Schaeuble, invece – oramai è chiaro – non avendo il coraggio né la forza di combattere apertis verbis il meraviglioso “fogno europeo” (copyright Alberto Bagnai), prova a farlo fallire in via indiretta, esacerbando cioè un odio fra le nazioni per mezzo delle politiche del rigore; odio che dovrebbe infine generare un nuovo “caos” (dettato dal crescere esponenziale dei diversi nazionalismi in tutti i paesi dell’area euro) dal quale fare nascere un definitivo e diverso “ordine”, che, nella mente di Schaeuble e compari non dovrà somigliare affatto a quello immaginato da Draghi e rispettivi danti causa.Al punto in cui siamo, in sintesi, è meglio che le tensioni divampino fino ad esplodere completamente, consentendo agli eventi di prendere una direzione molto diversa rispetto a quella vagheggiata dal principio da “maghi neri” alla Mario Draghi, retrocessi infine al ruolo ridicolo di “apprendisti stregoni” agli occhi del mondo intero. Naturalmente questo tipo di ragionamento non rivaluta per nulla la figura di Wolfang Schaeuble, che era e resta materia d’inferno. Ma come si evince dalla lettura del “libro di Giobbe”, la benevolenza di Dio può trionfare anche per mezzo dell’opera del male. L’importante è mantenere sempre la forza e la lucidità di sapere che il “male” va tenuto costantemente in una posizione “strumentale” e “servente”, per mezzo di quella saldezza d’animo e atarassia della mente che rappresentano i doni più importanti con i quali lo “spirito” assiste e gratifica chi opera nel mondo mosso da un amore autentico, incondizionato, disinteressato e celeste.(Francesco Maria Toscano, “Mario Draghi è molto più pericoloso di Wolfgang Schaeuble”, dal blog “Il Moralista” del 21 aprile 2016).“Timeo Danaos et dona ferentes” (temo i Greci anche quando portano doni). Con queste parole un lungimirante Laocoonte tentava invano di convincere i Troiani a non fare entrare il famoso “cavallo di Troia” all’interno della città (Virgilio, Eneide, libro II, 49). Come andò a finire la faccenda è storia abbastanza nota. Allo stesso modo, e fatte le dovute proporzioni (Draghi è molto più feroce e cinico dei Greci di allora), gli uomini che conservano un po’ di sale in zucca dovrebbero guardare con estremo sospetto alle recenti mosse del banchiere centrale europeo, improvvisamente accortosi del perdurare di una crisi che ha già “distrutto intere generazioni”. Dopo avere egregiamente avallato la fase del “solve”, ovvero dopo avere promosso, pianificato, diretto e realizzato uno sterminio su larga scala mascherato da “crisi economica”, il mago nero Mario Draghi sente che è quasi giunta l’ora del “coagula”, ovvero della cristallizzazione di un nuovo equilibrio che, una volta raggiunti i risultati voluti in premessa, pacifichi un Vecchio Continente attraversato da crescenti tensioni e insofferenze.
-
Brzezinski: Germania, il kapò perfetto per ingabbiare l’Ue
Per capire l’attuale stato dell’Unione Europea, più che le fesserie dette di volta in volta da politicanti ora di finta destra ora di finta sinistra, è indispensabile leggere un libro di Zbigniew Brzezinski, “La Grande Scacchiera”, pubblicato da Longanesi nel lontano 1997. Il libro in questione non è facilmente reperibile e, dopo averlo letto, la cosa non stupisce. Brzezinski, per chi non lo sapesse, è uno dei più influenti player della politica americana da molti anni; appartenente al primo cerchio del potere globale, già ideatore e fondatore di consessi paramassonici potentissimi come la “Trilateral Commission”, Brzezinski fa parte di quella categoria di uomini che i fatti non li analizza: li determina. L’autore ha il dono di parlare chiaro, dipingendo la realtà senza concedere nulla né alla “forma” né al “garbo”. I paesi “amici” dell’America vengono definiti senza tanti giri di parole “Stati vassalli”, da blandire o minacciare a seconda degli interessi contingenti delle élite statunitensi. Brzezinski parte da un dato di fatto: gli Stati Uniti esercitano oggi una indiscutibile leadership sul piano globale, leadership che il definitivo crollo dell’impero sovietico ha reso esclusiva e assoluta. Come mantenere e consolidare un simile primato negli anni a venire?Il libro si snoda intorno a questa priorità, approfondita da Brzezinski con approccio tanto lucido quanto cinico. Il politologo di origine polacca individua nell’Eurasia la zona strategica da presidiare sull’assunto che chi “comanda in Europa comanda nel mondo intero”. Per gli Stati Uniti quindi è decisivo non perdere influenza nel Vecchio Continente, favorendo un progressivo processo di unificazione trainato dall’asse franco-tedesco. Brzezinski sostiene inoltre che, nell’ottica americana, è preferibile avallare la leadership dei tedeschi, considerati più “gestibili” rispetto ai francesi ancora nostalgici di una “grandeur” che ne gonfia l’ego rendendoli più imprevedibili. La Germania, invece, anche per i trascorsi nazisti, senza l’ombrello militare a stelle e strisce non godrebbe di nessuna legittimazione in campo internazionale, onde per cui un eventuale processo di disallineamento da parte delle classi dirigenti teutoniche rispetto agli ordini impartiti da oltre Oceano viene considerato altamente improbabile.Brzezinski, fautore di un progressivo allargamento ad est dell’Europa (cosa poi puntualmente avvenuta), individua per tempo nella Russia il principale antagonista di un simile progetto, dimostrando anche in questo caso di possedere una certa “lungimiranza”. I semi delle odierne tensioni in Ucraina sono già presenti all’interno delle pagine de “La Grande Scacchiera” (pubblicato, lo ricordiamo, quasi venti anni orsono), allorquando Brzezinski preconizza il futuribile ingresso della patria di Poroshenko nella grande famiglia della Ue in un periodo che va dal 2005 al 2010. Nel rapporto con l’Europa l’autore tradisce sentimenti ambivalenti: da un lato ritiene indispensabile scoraggiare il possibile riemergere di nazionalismi intraeuropei non funzionali al controllo americano sul continente; dall’altro però coglie come una Europa politicamente unita avrebbe tutte le carte in regole per ristabilire in termini paritari il rapporto – ora di “puro vassallaggio” – con lo zio Sam. La paralisi odierna è tutta racchiusa nell’analisi di Brzezinski. Ai manovratori serve una “Europa unita ma non troppo”.La lettura del libro in argomento è utile anche per capire le fisime sulle politiche di austerità, considerate da Brzezinski funzionali non tanto al rilancio dell’economia, quanto indispensabili per risvegliare lo spirito di un popolo – quello europeo – ora ripiegato a causa dell’eccesso di benessere. Una tesi che ricorda la “riscoperta della durezza del vivere” teorizzata da un altro bel personaggio come Tommaso Padoa Schioppa. E’ interessante notare infine come Brzezinski, legato a doppio filo ai principali circuiti massonici mondialisti, individui proprio nel “cristianesimo” il collante culturale buono per accelerare il progetto di integrazione comunitaria. A pagina 83 del suo libro l’autore rivendica infatti come “imprescindibile, sul piano politico ed economico, l’azione civilizzatrice dell’Europa cristiana, depositaria di una antica eredità religiosa comune”. Nel libro “Wojtyla segreto” di Galeazzi e Pinotti, d’altronde, si ricostruiscono gli strettissimi rapporti intercorsi fra Giovanni Paolo II e lo stesso Brzezinski, quest’ultimo fortemente sospettato di avere recitato un ruolo nell’elezione del papa polacco, secondo solo a quello esercitato dallo “Spirito”.(Francesco Maria Toscano, “L’Europa di oggi, semplice e ignara pedina nella Grande Scacchiera disegnata da Zbigniew Brzezinski”, dal blog “Il Moralista” del 18 aprile 2016).Per capire l’attuale stato dell’Unione Europea, più che le fesserie dette di volta in volta da politicanti ora di finta destra ora di finta sinistra, è indispensabile leggere un libro di Zbigniew Brzezinski, “La Grande Scacchiera”, pubblicato da Longanesi nel lontano 1997. Il libro in questione non è facilmente reperibile e, dopo averlo letto, la cosa non stupisce. Brzezinski, per chi non lo sapesse, è uno dei più influenti player della politica americana da molti anni; appartenente al primo cerchio del potere globale, già ideatore e fondatore di consessi paramassonici potentissimi come la “Trilateral Commission”, Brzezinski fa parte di quella categoria di uomini che i fatti non li analizza: li determina. L’autore ha il dono di parlare chiaro, dipingendo la realtà senza concedere nulla né alla “forma” né al “garbo”. I paesi “amici” dell’America vengono definiti senza tanti giri di parole “Stati vassalli”, da blandire o minacciare a seconda degli interessi contingenti delle élite statunitensi. Brzezinski parte da un dato di fatto: gli Stati Uniti esercitano oggi una indiscutibile leadership sul piano globale, leadership che il definitivo crollo dell’impero sovietico ha reso esclusiva e assoluta. Come mantenere e consolidare un simile primato negli anni a venire?
-
Alta finanza massonica, lo strano caso del dottor Di Maio
Quanto sono lontani i tempi in cui Beppe Grillo, in maniera sibillina, spiegava come il governo Letta fosse condizionato fin dalla nascita da “manine straniere”. E come sono lontani i tempi in cui il M5S – da bravo scolaretto – si limitava a recitare il ruolo di “sfogatoio” buono per assorbire e paralizzare il dissenso delle tante vittime di un sistema politico tradizionale violento, nazistoide e perverso. Oggi le cose sono cambiate. E come insegna il manuale dell’ipocrita perfetto si può dire la verità e difendere gli interessi dei poveri e dei deboli solo stando volutamente all’opposizione; quando si entra nella stanza dei bottoni, invece, bisogna assorbire concetti come “responsabilità” e “moderazione”, termini orwelliani che indicano la disponibilità a garantire continuità sostanziale con il passato fingendo di cambiare tutto solo in superficie. L’eterno risorgere del Gattopardo, insomma. Il Movimento 5 Stelle adesso mostra senza pudori il suo vero volto, passando all’incasso dopo avere per anni fatto diligentemente il “lavoro sporco”.Il sistema massonico dominante, quello che controlla giornali come l’“Economist” o il “Financial Times”, comincia guardacaso a tessere le lodi dei “grillini”, finalmente pronti all’ingresso nelle stanze del potere previa avvenuta maturazione, constatata direttamente dai soliti infallibili incappucciati muniti di grembiule (ovvero, manifesta disponibilità nel servire gli interessi dell’Alta Massoneria e dell’Alta Finanza). Da un lato i seguaci del guru Casaleggio negano la tessera ai “massoni paesani” iscritti in qualche innocua loggetta di provincia composta magari perlopiù da tromboni retorici e demodé; dall’altro però non si fanno scrupolo nel vezzeggiare, blandire e baciare l’anello dei massoni che non fanno folklore ma contano per davvero, “iniziati” potenti come quelli che hanno recentemente chiamato a rapporto quel damerino di Luigi Di Maio per istruirlo a dovere e, magari, cominciare a “levigarne la pietra grezza” in vista di una ventilata e prossima ascesa nell’empireo del potere, sorretta dall’occhio benevolo del “Grande Architetto” dall’accento inglese (per cogliere l’invadenza anglosassone nella storia recente italiana leggere “Il Golpe Inglese” e “Colonia Italia”).Questa doppia morale suscita effettivamente schifo e ribrezzo, facendo tornare alla mente esempi del passato non proprio edificanti. Tutti sanno, ad esempio, che in apparenza tanto il fascismo di Mussolini quanto il nazismo di Hitler perseguitarono la massoneria. Pochi sanno invece come tanto il fascismo quanto il nazismo ricevettero cospicui aiuti finanziari da importantissime centrali massoniche sovranazionali, vere levatrici di due fenomeni politici passati alla storia come sublimazione stessa dell’infamia e della vergogna imperitura (vedi, tra gli altri, Antony C. Sutton, “Wall Street and the rise of Hitler”). Oggi il copione si ripropone, validando una volta ancora quella nota profezia di Karl Marx secondo la quale “la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”. Duri, puri e intransigenti con i massoni da dopolavoro ferroviario; servizievoli, carini e accorti con i massoni di spessore. Sinceri complimenti.Noi del “Moralista”, a differenza di tanti altri, non possiamo dirci stupiti della parabola assunta dal Movimento 5 Stelle, avendo compreso con discreto anticipo sia il ruolo di Casaleggio che quello di Luigi Di Maio, vero politicante da batteria cresciuto rapidamente con gli estrogeni. La nuova linea del Movimento 5 Stelle prevede quindi la difesa dell’euro e la richiesta di più flessibilità all’Europa, elevando perfino il premier inglese Cameron a modello da imitare. Stiamo parlando dello stesso Cameron che in patria distrugge il welfare dei suoi cittadini e all’estero combina guai ammazzando a piacimento dittatori sgraditi, alla Gheddafi, in compagnia di altri sanguinari personaggi come Hillary Clinton e Nicolas Sarkozy. In conclusione: il Movimento 5 Stelle, a furia di “progredire”, è diventato identico al Pd (manca solo che dicano che “ci vuole rigore ma anche la crescita”). La teoria darwiniana sul miglioramento e sull’evoluzione della specie è quindi oggi definitivamente smentita nei fatti. E anche le teorie “spenceriane”, quelle che innalzano il “progresso” a “signore della Storia”, non si sentono tanto bene.(Francesco Maria Toscano, “A furia di evolversi il M5S è diventato identico al Pd, lo strano caso del dottor Di Maio”, dal blog “Il Moralista” del 24 marzo 2016).Quanto sono lontani i tempi in cui Beppe Grillo, in maniera sibillina, spiegava come il governo Letta fosse condizionato fin dalla nascita da “manine straniere”. E come sono lontani i tempi in cui il M5S – da bravo scolaretto – si limitava a recitare il ruolo di “sfogatoio” buono per assorbire e paralizzare il dissenso delle tante vittime di un sistema politico tradizionale violento, nazistoide e perverso. Oggi le cose sono cambiate. E come insegna il manuale dell’ipocrita perfetto si può dire la verità e difendere gli interessi dei poveri e dei deboli solo stando volutamente all’opposizione; quando si entra nella stanza dei bottoni, invece, bisogna assorbire concetti come “responsabilità” e “moderazione”, termini orwelliani che indicano la disponibilità a garantire continuità sostanziale con il passato fingendo di cambiare tutto solo in superficie. L’eterno risorgere del Gattopardo, insomma. Il Movimento 5 Stelle adesso mostra senza pudori il suo vero volto, passando all’incasso dopo avere per anni fatto diligentemente il “lavoro sporco”.
-
Bush-Clinton, abbraccio infernale tra due dinastie pericolose
Come volevasi dimostrare. Hillary Clinton è oramai il candidato semi-ufficiale per la poltrona di presidente degli Stati Uniti d’America della famiglia Bush. Il 23 febbraio del 2016, sulle pagine de “Il Moralista”, pubblicavo un articolo titolato “Jeb Bush e Hillary Clinton sono espressione degli stessi centri occulti di potere”. Venerdi 11 marzo, in occasione dei funerali di Nancy Reagan, Hillary e George W., in versione amanti clandestini finalmente usciti allo scoperto, si sono fatti fotografare avvinghiati in un caloroso e complice abbraccio. In politica nulla si fa per caso, e la scelta di veicolare questo tipo di immagine non può essere casuale. D’altronde non c’è molto da stupirsi, dal momento che, al punto in cui siamo, la saldatura di un establishment tanto debole quanto intrinsecamente assassino era pressoché scontata. La dicotomia destra/sinistra, come ripetiamo da tempo, è buona solo per ingannare i tonti, masse di ingenui facilmente impressionabili da una sigla di partito o da un simbolo carico di storia. Dietro i simboli di partito però ci sono sempre gli uomini in carne ed ossa, con cordate al seguito e rispettivi interessi privati da soddisfare.I “mondi” dei Clinton e dei Bush sono chiaramente comunicanti. Entrambe le dinastie politiche prima citate portano responsabilità gravissime per quanto concerne la distruzione del Medio Oriente, insanguinato da guerre infami e farlocche, avviate dai Bush e poi proseguite dal segretario di Stato Hillary Clinton, notoriamente ossessionata dall’idea di uccidere Gheddafi e Assad per destabilizzare l’intera regione e favorire l’ascesa dei “finti nemici” dell’Isis. Perfino Obama, non certo un cuor di leone, ha avuto modo di denunciare la furia distruttrice di Hillary Clinton, protagonista insieme a Cameron, Sarkozy, Napolitano e altra bella gente dell’insensata e folle guerra alla Libia del 2011, indegna macelleria ammantata di nobili e ipocriti ideali. Bush e Clinton, poi, a differenza di Trump, sono filo-israeliani e fautori della prosecuzione delle sanzioni alla Russia di Putin, colpevole ai loro occhi di avere smontato il giochino del terrorismo islamico globale, costruito con tanta cura e pazienza dai principali e sanguinari network esoterici in voga negli Stati Uniti d’America e non solo.Al Bagdhadi, sedicente califfo del terrore, è stato appositamente liberato da un campo di prigionia per farne una specie di redivivo Bin Laden, mostro mediatico utilissimo per legittimare e consentire una nuova stagione di “guerre per la libertà” (Orwell, ci sei?) per la gioia di petrolieri alla Dick Cheney e dei signori del famigerato complesso militare e industriale a stelle e strisce. Oltre alle affinità sul tema “terrorismo politico”, le somiglianze tra i Bush e i Clinton non mancano neppure con riferimento al “terrorismo finanziario ed economico”. Fu proprio durante la presidenza di Bill Clinton che venne abolito lo “Steagall Act” di rooseveltiana memoria, linea Maginot che per anni impedì il dilagare dei nazisti tecnocratici di Wall Street ora impuniti e imperanti.Mentre i Bush sono da sempre fautori della teoria dello “sgocciolamento”, tesi bislacca che tutela i soli interessi dei milionari sull’assunto che, ingrossando le tasche dei pochi “Paperoni”, qualche briciola finirà infine per forza anche sulla tavola dei tanti straccioni. Nel merito delle scelte di indirizzo politico effettivamente intraprese, al netto cioè di ricostruzioni suggestive e non dimostrabili, Bush e Clinton somigliano a due gemelli che fino ad oggi hanno “marciato divisi per colpire uniti” (l’utilizzo di simile immagine è da ritenersi per nulla casuale, ndm). A partire da venerdi 11 marzo a quanto pare – oltre a colpire – uniti ci “marciano” (in tutti i sensi) pure.Due considerazioni finali. I Clinton e i Bush traducono in concreto visioni e idee maturate all’interno di consessi gnostici, pan-teistici e di fatto di ispirazione satanica. La politica, per elementi simili che puzzano di zolfo lontano un miglio, è poco più che un paravento. Per dimostrare quanto sia amata fuori dai confini americani Hillary Clinton ha pensato bene di vantarsi del sostegno del premier/cazzaro Matteo Renzi. Giusto come nota di cronaca è bene ricordare che uno dei “consulenti strategici” del premier italiano è Michael Ledeen, uomo dal raffinato ingegno organico al primo cerchio di potere riconducibile alla famiglia Bush (di recente Ledeen ha partecipato ad incontri molto interessanti nel sud d’Italia). Un tassello in più che dimostra quale tipo di “triangolazione” si celi dietro “l’innocente abbraccio” tra l’ex first lady e l’ex inquilino della Casa Bianca al tempo degli attentati alle Torri Gemelle.(Francesco Maria Toscano, “A mali estremi, estremi rimedi: Hillary Clinton e George W. Bush gettano la maschera”, dal blog “Il Moralista” del 15 marzo 2015).Come volevasi dimostrare. Hillary Clinton è oramai il candidato semi-ufficiale per la poltrona di presidente degli Stati Uniti d’America della famiglia Bush. Il 23 febbraio del 2016, sulle pagine de “Il Moralista”, pubblicavo un articolo titolato “Jeb Bush e Hillary Clinton sono espressione degli stessi centri occulti di potere”. Venerdi 11 marzo, in occasione dei funerali di Nancy Reagan, Hillary e George W., in versione amanti clandestini finalmente usciti allo scoperto, si sono fatti fotografare avvinghiati in un caloroso e complice abbraccio. In politica nulla si fa per caso, e la scelta di veicolare questo tipo di immagine non può essere casuale. D’altronde non c’è molto da stupirsi, dal momento che, al punto in cui siamo, la saldatura di un establishment tanto debole quanto intrinsecamente assassino era pressoché scontata. La dicotomia destra/sinistra, come ripetiamo da tempo, è buona solo per ingannare i tonti, masse di ingenui facilmente impressionabili da una sigla di partito o da un simbolo carico di storia. Dietro i simboli di partito però ci sono sempre gli uomini in carne ed ossa, con cordate al seguito e rispettivi interessi privati da soddisfare.
-
L’agenda news e i figli del Capitano Merryl, fedeli a Londra
Abbiamo più volte spiegato come l’attuale dittatura eurocratica produca i suoi malsani effetti al riparo di un sistema mediatico complessivamente addomesticato alla bisogna. Senza inseguire fesserie e complotti non provati, spesso veicolati con l’obiettivo di distogliere l’attenzione dalle porcherie effettivamente verificate e verificabili, è facile notare come il connubio tra grande finanza e grande informazione (con magistratura a traino, pronta cioè ad azzannare i nemici del sistema indicati dalla stampa) influenzi e determini le scelte di indirizzo politico che condizionano poi nei fatti la vita di milioni di persone. Prima domanda: chi seleziona le notizie che il “mainstream” quotidianamente propone? Seconda domanda: chi sceglie il taglio informativo da offrire rispetto ai diversi fatti che giornalmente nel mondo si verificano? Sembrerebbero domande banali e scontate, e invece non lo sono affatto.Rispetto al primo quesito le anime candide sono propense a ritenere che la scelta delle notizie da valorizzare rientri nei poteri di indirizzo esercitati da un qualsiasi direttore responsabile posto a capo di un giornale o di una rete televisiva; sul “taglio” da dare alle notizie, poi, i più pensano altrettanto ingenuamente che dipenda in larga misura dalla specifica sensibilità del singolo giornalista che scrive il pezzo. Entrambe le risposte sono sbagliate. Avete mai notato come i grandi giornali, con sfumature minime, propongano sempre le stesse notizie nonostante la varietà pressoché infinita di fatti ipoteticamente raccontabili? Avete mai notato come l’operato di alcune figure, vedi Mario Draghi, non venga mai criticato neppure per sbaglio da nessuno dei tanti “giornali liberi” che affollano inutilmente le nostre edicole?Di fronte a due premesse certe come quelle appena evidenziate, esistono solo due risposte possibili. Una, irrazionale, così sfacciata da voler far credere ai cittadini che la sostanziale omogeneità di scelte e vedute che accomuna tutta l’informazione sia frutto del caso o del libero convincimento stranamente coincidente dei diversi direttori; la seconda, più verosimile e razionale, spiega come dietro il paravento di un pluralismo informativo che serve solo ad ingannare i tonti, si muovano con perizia alcune note centrali di intelligence che “imboccano” gli editorialisti più prestigiosi, sempre felici di farsi teleguidare dall’esterno nella certezza di ricevere in prospettiva sicuri vantaggi in termini di denaro o di carriera. Fantasie? Calunnie complottiste? Non direi. Se avete la pazienza di leggere l’ottimo libro “Colonia Italia”, scritto da Cereghino e Fasanella per Chiarelettere editore, troverete nomi, cognomi, prassi e documenti che finiranno per insinuare un sacrosanto dubbio perfino nel piddino più incallito.Scoprirete un mondo, fatto di spie e penne compiacenti, che non lascia nulla al caso; un mondo popolato da uomini spregiudicati e senza scrupoli, pronti a scrivere senza pudore che “il bianco è nero” e “il nero è bianco” per difendere i padroni. Fasanella e Cereghino, avendo avuto la bontà di leggere e studiare una serie di documenti di recente desecretati dal governo inglese, si sono imbattuti in una sfilza di nomi, fatti e storie del passato che, rivalutati alla luce di una consapevolezza finalmente matura, assumono ora un significato diverso. Ma le storie di ieri ci parlano dell’Italia e dell’Europa di oggi. Nulla induce a ritenere che le atmosfere e i compromessi raccontati nel libro di Cereghino e Fasanella, precisi nello spiegare ratio e genesi di alcune campagna di stampa così aggressive da deviare dolosamente il corso degli eventi politici (si pensi al “caso Montesi” o alla violenza strumentale e fasulla di alcune inchieste pensate per colpire Enrico Mattei), riguardino soltanto il passato. Perché oggi le cose dovrebbero funzionare diversamente? Magari tra trenta o quaranta anni, spulciando le carte immagazzinate dai diversi servizi di intelligence, capiremo come mai alcuni “illuminati” intellettuali nostrani continuino con sommo sprezzo del ridicolo a proporre analisi già smentite dalla realtà fattuale e dal buon senso.Ieri, in conclusione, ho casualmente ascoltato Mario Monti e Paolo Mieli ospiti negli studi de la7. Paolo Mieli, giorni fa, pubblicò un editoriale sulle pagine del “Corriere della Sera” titolato “Le accuse di troppo all’Europa”. Mieli propone alcune chiavi di lettura palesemente sgangherate che non meriterebbero troppa attenzione. Infatti, alla luce di quanto premesso,più che entrare nel merito delle cose dette e scritte, sarebbe forse più importante capire quali siano i mondi di riferimento di personaggi alla Paolo Mieli, figlio del leggendario “capitano Meryll”– al secolo Renato Mieli – già “press officer” dello “Psychological Warfare Branch” (Divisione per la guerra psicologica, ndm), allestito al tempo della seconda guerra mondiale dal “Comando generale delle forze alleate” per deviare, condizionare e indirizzare le scelte italiane in direzione del raggiungimento degli interessi inglesi. Chi può escludere che anche oggi predominino, mutatis mutandis, le stesse identiche dinamiche? Nessuno onesto intellettualmente, ritengo. E’ arrivato quindi il momento di ricostruire carte alla mano vicende che, pur sembrando antiche, sono quanto mai attuali.(Francesco Maria Toscano, “Ascoltando il figlio Capitano Merryl si capisce come la Divisione per la Guerra Psicologica non abbia mai levato le tende dall’Italia”, dal blog “Il Moralista” del 17 febbraio 2016).Abbiamo più volte spiegato come l’attuale dittatura eurocratica produca i suoi malsani effetti al riparo di un sistema mediatico complessivamente addomesticato alla bisogna. Senza inseguire fesserie e complotti non provati, spesso veicolati con l’obiettivo di distogliere l’attenzione dalle porcherie effettivamente verificate e verificabili, è facile notare come il connubio tra grande finanza e grande informazione (con magistratura a traino, pronta cioè ad azzannare i nemici del sistema indicati dalla stampa) influenzi e determini le scelte di indirizzo politico che condizionano poi nei fatti la vita di milioni di persone. Prima domanda: chi seleziona le notizie che il “mainstream” quotidianamente propone? Seconda domanda: chi sceglie il taglio informativo da offrire rispetto ai diversi fatti che giornalmente nel mondo si verificano? Sembrerebbero domande banali e scontate, e invece non lo sono affatto.
-
Colonia Italia, i media pro-austerity controllati da Londra
Un bel libro di Fasanella e Cereghino, “Colonia Italia” edito da Chiarelettere, offre uno squarcio decisivo per comprendere il rapporto che lega politica e informazione. Dietro il paravento di una libertà di stampa brandita a mo’ di slogan si cela sempre una realtà differente e puzzolente, fatta di corruzione, manipolazione e compromessi che nulla hanno a che vedere conl’informazione. Non si tratta, badate bene, di singole devianze ma di un sistema rodato e collaudato: solo chi è disposto a prostituirsi intellettualmente può sperare di entrare nell’empireo del giornalismo. Partendo dallo spaccato preciso e puntuale preparato da Fasanella, offrirò un affresco del panorama informativo italiano, dominato da dinastie di “venduti con la penna” che mentono di generazione in generazione per indole, sport, interesse, malvagità e pavidità. Ma, badate bene di nuovo, non si tratta di storie del passato raccontate solo ora a bocce ferme. Tutt’altro. I metodi svelati nel libro in argomento sono attualissimi e tutt’ora dominanti.Ma per davvero c’è ancora in giro qualcuno che può credere alla buona fede di chi predica il “successo delle politiche di austerità” volute dalla Merkel? Fino a qualche anno fa, prima dello scempio assoluto che oggi è sotto gli occhi di tutti, qualche allocco intimamente convinto del fatto che Monti e quelli come lui lavorassero al “risanamento dei conti nell’interesse dell’Italia e degli italiani” esisteva per davvero. Ora no. Nessuno è così stupido da non accorgersi che il fuoco brucia dopo avere visto per dieci volte di fila qualcuno ustionarsi maneggiando lo stesso braciere. I giornali italiani sono in malafede. Peggio: sono etero-diretti da centrali di intelligence occulte e deviate che tengono a libro paga la gran parte dei principali editorialisti nostrani, lautamente retribuiti in denaro o altre utilità in misura direttamente proporzionale alla mancanza di scrupoli, amore di verità e deontologia professionale ripetutamente dimostrata. I giornali italiani, da destra a sinistra, scrivono tutti le stesse cose.Ricordate i fiumi di bava che accompagnarono nel 2011 l’ascesa al potere di Monti per volontà del divino Napolitano? Ci vuole molto a capire che il nostro sistema informativo, formalmente plurale, si abbevera in realtà nascostamente presso le stesse identiche e velenose fonti? Una volta sedimentata simile ovvietà sarà allora giusto e possibile riconoscere l’esistenza di due categorie principali che separano i maggiori “intellettuali” italiani. Da un lato esistono quelli che scrivono a pagamento sotto dettatura del sistema massonico dominante; dall’altro ci sono quelli che raccontano le stesse cose gratis, per mero servilismo o innata subalternità nei confronti del potere. Mi viene difficile capire quale delle due categorie faccia più schifo. E’ pur vero che è possibile manipolare solo gli ingenui e gli ignoranti. Un popolo colto e fiero non si farà facilmente impressionare dalle tante menzogne scritte solo perché ripetute all’infinito da un manipolo di giullari al servizio dell’oligarchia finanziaria di comando.Paradossalmente, dopo avere aperto gli occhi ai troppi ciechi ancora in circolazione, le manipolazioni pacchiane cucinate nelle redazioni de “Il Corriere della Sera”, “La Stampa”, e “La Repubblica”– solo per citare i manganelli più grossi usati dai padroni – finiranno per agevolare il nostro compito. Quando tutti sapranno che simili quotidiani difendono costitutivamente interessi malvagi e privati, esperti nell’arte della bugia e del raggiro per meglio realizzare i sottesi obiettivi massonici perseguiti nell’ombra, la credibilità di ciascuno di loro finirà necessariamente sottoterra, rendendo automaticamente più forti e preganti le posizioni di tutti quelli che sostengono il contrario, divenuti adesso degni di attenzione e di rispetto per il solo fatto di non condividere – neppure casualmente e sporadicamente – le linee di indirizzo sposate da note centrali di disinformazione finalmente smascherate e offerte al pubblico ludibrio e all’ignominia eterna.La dittatura eurocratica imposta dai vari Merkel, Schaueble e Draghi – quest’ultimo così ridicolo da denunciare la presenza di complotti globali che ne ostacolerebbero l’operato – non potrebbe reggersi senza il sostegno indispensabile dell’informazione corrotta e prezzolata. Nulla viene lasciato al caso. E’ bello tuttavia constatare come oggettivamente aumenti il livello di consapevolezza di tanti cittadini non più disposti ad accettare acriticamente l’interessato punto di vista offerto dalle élite. Siamo dentro un passaggio storico decisivo. Troppi lestofanti cercano disperatamente di salvare uno schema che non regge più. E’ solo questione di tempo, ma la perfida piramide costruita dagli apprendisti stregoni che ancora (per poco) guidano l’Europa è destinata ad affondare. Ognuno di loro raccoglierà quanto seminato e a nulla varranno i cambi di casacca dell’ultima ora. I ripetuti attentati contro le democrazie dei diversi Stati europei costituiscono una prassi pericolosissima da sanzionare con la massima severità a scopo paradigmatico. Cosicché nessuno, nel prossimo futuro, immagini di poter a cuor leggero rispolverare le gesta di Merkel, Schaueble e Draghi, tristi epigoni del reich autentico, finiti anch’essi nella polvere e nel disonore nonostante le maggiori cautele adottate rispetto ai più truci predecessori.(Francesco Maria Toscano, “L’informazione putrida e corrotta tiene in piedi ancora per poco il tecnonazismo di Draghi e Schaeuble”, dal blog “Il Moralista” sel 6 gennaio 2016. Il libro: Mario Cereghino e Giovanni Fasanella, “Colonia Italia. Giornali, radio e tv: così gli inglesi ci controllano. Le prove nei documenti top secret di Londra”, Chiarelettere, 483 pagine, euro 18,60).Un bel libro di Fasanella e Cereghino, “Colonia Italia” edito da Chiarelettere, offre uno squarcio decisivo per comprendere il rapporto che lega politica e informazione. Dietro il paravento di una libertà di stampa brandita a mo’ di slogan si cela sempre una realtà differente e puzzolente, fatta di corruzione, manipolazione e compromessi che nulla hanno a che vedere conl’informazione. Non si tratta, badate bene, di singole devianze ma di un sistema rodato e collaudato: solo chi è disposto a prostituirsi intellettualmente può sperare di entrare nell’empireo del giornalismo. Partendo dallo spaccato preciso e puntuale preparato da Fasanella, offrirò un affresco del panorama informativo italiano, dominato da dinastie di “venduti con la penna” che mentono di generazione in generazione per indole, sport, interesse, malvagità e pavidità. Ma, badate bene di nuovo, non si tratta di storie del passato raccontate solo ora a bocce ferme. Tutt’altro. I metodi svelati nel libro in argomento sono attualissimi e tutt’ora dominanti.
-
Tsipras, Grillo, Podemos e la rivoluzione dei maiali di Orwell
Nei momenti di crisi, quando le istituzioni sembrano sul punto di esplodere e la rabbia sociale aumenta, le masse istintivamente guardano a nuove soluzioni e nuovi uomini. Per quanto il sistema riesca a produrre sempre finte opposizioni buone per perpetuare la teoria del Gattopardo, il punto di rottura prima o poi arriva per davvero. Tsipras in Grecia, Grillo in Italia e Podemos in Spagna rappresentano le ultime frecce all’arco dei nazisti tecnocratici Mario Draghi e Wolfang Schaeuble, dopodiché, smascherati gli ultimi ascari e lestofanti al servizio dei summenzionati criminali continentali, tutto diventa possibile. In Grecia Tsipras ha già il fiato corto, avendo appena approvato una miserabile riforma pensionistica in stile Elsa Fornero che lo smaschera definitivamente quale nemico del popolo e volgare traditore della Patria; lo stesso dicasi per Grillo, oramai pronto a lasciare il campo in favore di un damerino come Di Maio già opportunamente “sdoganato” dal Financial Times, libello ufficiale dei nuovi nazisti globalizzati. Podemos, infine, è palesemente un altro covo di “macchiette”, popolato da tante piccole Laure Boldrini iberiche pronte a fare opposizione ai Re Magi in quanto uomini e perciò poco attenti al rispetto delle quote rosa.I contenitori guidati dai tanti “pagliacci” che fingono di opporsi al sistema eretto da Draghi e Schaueble – su preciso ordine conferito degli stessi Draghi e Schaeuble – rimarranno sulla scena giusto il tempo di finire sommersi dagli sputi e dalle pernacchie. Poi sarà il diluvio. Non bisogna guardare al caos con fastidio e preoccupazione, al punto in cui siamo soltanto uno shock vero e profondo potrà invertire un insostenibile corso della Storia. Nel caos però, oltre a sinceri uomini politici animati da desiderio di giustizia, sguazzano spesso pure gli elementi peggiori, avventurieri senza scrupoli che nascondono turpi obiettivi di comando e di potere occultati dietro una maschera di filantropia indossata per l’occasione. Riconoscerli non è semplice ma neppure impossibile. A tal proposito consiglio a tutti la lettura di uno splendido romanzo politico del geniale George Orwell, “La Fattoria degli Animali”, capolavoro immortale che offre a tutti un realistico quadro psicologico e sociale delle dinamiche complessive che sottendono la conquista e il mantenimento del potere.Il maiale “Napoleone” è un archetipo diffuso – scaltro, carismatico e senza scrupoli – garante per antonomasia di un sistema di regole che egli stesso presenta, interpreta e violenta di continuo al fine di puntellare una leadership di cartapesta fondata sull’imbroglio, sulla consuetudine, sulla paura e sul ricatto. La forza del maiale “Napoleone” consiste nella sua capacità di allontanare i dubbi che avvolgono il suo operato tramite la creazione artificiale di un provvidenziale “nemico esterno”, di fronte al quale il gruppo nel suo insieme deve naturalmente trovare smalto e acritica compattezza intorno alla figura del grande capo. Altrettanto importante risulta inoltre il ruolo esercitato dal maiale “Piffero”, strimpello mediatico impegnato di continuo nel presentare a parole Napoleone quale massimo esempio di bontà, generosità e magnanimità, mentre nei fatti il maiale protagonista del racconto è chiaramente un concentrato di vanità, violenza e menzogna.Un altro fattore di riconoscimento è costituito dall’endemico e spasmodico ricorso alla tecnica del “ballon d’essai”, ovvero dalla continua diffusione di notizie non vere ma verosimili, veicolate con l’obiettivo di saggiare a fini manipolativi la reazione della pubblica opinione. Bisogna perciò stare molto attenti, altrimenti correremo in prospettiva il serio rischio di combattere un sistema iniquo per sostituirlo con uno perfino peggiore: «Alla fine non lo chiamavano più semplicemente Napoleone. Ci si riferiva a lui definendolo con formula cerimoniale “il nostro capo, il compagno Napoleone”, e i maiali si compiacevano di coniare nuovi titoli come “padre di tutti gli animali, “terrore del genere umano”, “protettore degli olivi”, “amico degli anatroccoli”, e via dicendo…”» (“La Fattoria degli Animali”, pag 76, cap. 7).(Francesco Maria Toscano, “Il maiale Napoleone e la fattoria degli animali”, dal blog “Il Moralista” del 6 gennaio 2016).Nei momenti di crisi, quando le istituzioni sembrano sul punto di esplodere e la rabbia sociale aumenta, le masse istintivamente guardano a nuove soluzioni e nuovi uomini. Per quanto il sistema riesca a produrre sempre finte opposizioni buone per perpetuare la teoria del Gattopardo, il punto di rottura prima o poi arriva per davvero. Tsipras in Grecia, Grillo in Italia e Podemos in Spagna rappresentano le ultime frecce all’arco dei nazisti tecnocratici Mario Draghi e Wolfang Schaeuble, dopodiché, smascherati gli ultimi ascari e lestofanti al servizio dei summenzionati criminali continentali, tutto diventa possibile. In Grecia Tsipras ha già il fiato corto, avendo appena approvato una miserabile riforma pensionistica in stile Elsa Fornero che lo smaschera definitivamente quale nemico del popolo e volgare traditore della Patria; lo stesso dicasi per Grillo, oramai pronto a lasciare il campo in favore di un damerino come Di Maio già opportunamente “sdoganato” dal Financial Times, libello ufficiale dei nuovi nazisti globalizzati. Podemos, infine, è palesemente un altro covo di “macchiette”, popolato da tante piccole Laure Boldrini iberiche pronte a fare opposizione ai Re Magi in quanto uomini e perciò poco attenti al rispetto delle quote rosa.
-
Povero Aylan, quelli che ti piangono sono i tuoi assassini
La foto del povero bimbo siriano morto annegato ha fatto il giro del mondo, sconvolgendo ed emozionando tutti gli uomini degni di questa terra. Chi di voi non ha sentito lacerarsi il cuore nell’osservare quelle immagini che ripugnano la coscienza e gridano vendetta? Nel tempo della comunicazione di massa – era bastarda che traveste la verità di menzogna e viceversa – nulla avviene per caso. Perché la grande stampa ha deciso di concentrare solo ora la pubblica attenzione intorno ad un dramma che dilania e annega povere vite da molto tempo? Perché migliaia di morti innocenti hanno fino ad oggi soltanto ingrossato le fila di una macabra e ragionieristica contabilità? Solo adesso i proprietari dei grandi media hanno scoperto di avere un cuore? E’ vera o recitata l’indignazione globale intorno alla morte dello sventurato bimbo risucchiato dalle onde? E’ falsa, falsa in maniera vomitevole, turpe e vigliacca strumentalizzazione razionalmente organizzata da un manipolo di miserabili, genia assassina che muove – non vista – le sorti del globo intero.Non solo le élite globali – quelle stesse che per puro cinismo cavalcano lutti e tragedie – sono assolutamente indifferenti rispetto al dolore altrui, ma per giunta lo fomentano e nascostamente lo incaraggiano. Le migrazioni di massa non avvengono per caso: sono il risultato voluto di alcune specifiche politiche che mirano alla realizzazione di altrettanto specifici risultati. Gli uomini che si imbarcano su una carretta nella speranza di raggiungere l’Europa salpano spinti quasi sempre dagli stessi mostri: la fame e la guerra. La fame e la guerra sono due “eggregore” dolosamente evocate all’interno di alcuni occulti cenacoli, popolati da uomini che puzzano di zolfo posti ai vertici di una maleodorante catena di comando. La fame è il risultato delle politiche imposte dal Fondo Monetario Internazionale, strumento di pressione e di morte che diffonde scientificamente miseria in tutte le zone povere e meno povere del pianeta. Ora guidato dall’ineffabile Christine Lagarde, il Fondo Monetario Internazionale – nato con ben altri propositi – ha gradualmente assunto le sembianze di un essere deforme, rapace testa di ariete pronta a succhiare l’anima e la vita di tutti i popoli finiti disgraziatamente sotto le sue melliflue cure.L’istituto della Lagarde è di fatto il braccio armato delle élite neoliberali, statunitensi ma non solo, pronte a saccheggiare ovunque ricchezza con la scusa di diffondere il verbo che predica e decanta le virtù del “liberoscambismo”. La guerra, parimenti, è figlia diretta del lavorio degli stessi identici “alchimisti”, sepolcri imbiancati che sganciano bombe nel nome della democrazia così come quegli altri levano il pane agli affamati nel nome dell’opulenza. Orwell è in mezzo a noi. Le élite globali, scatenando fame e miseria con l’inganno per il tramite del ferreo controllo dei mezzi di informazione, ottengono perciò risultati previsti e voluti. L’arrivo di immigrati disperati serve anche a ricattare i proletari che vivono in Occidente, messi in condizione di dover competere sul piano salariale con nuova manodopera che va ad ingrossare “l’esercito di riserva” di marxiana memoria. L’influsso delle teorie di Kalergi, propugnatore della creazione in vitro di una razza “meticcia” – in quanto tale presuntivamente manipolabile dai nuovi signori dello spirito – offre poi una aggiuntiva chiave di interpretazione ad uso e consumo dei palati più intransigenti.Le guerre in Libia e in Siria, così come quelle più antiche riguardanti Iraq e Afghanistan, gonfiano inoltre il portafoglio dei trafficanti d’armi, notoriamente molto influenti presso i più importanti governi d’Occidente. Tragedie così permettono infine ad un esponente del nazismo tecnocratico come Angela Merkel – direttamente responsabile dell’aumento della mortalità infantile in paesi colonizzati e schiavizzati come la Grecia – di indossare le vesti fintamente candide (in realtà intrise di sangue) del buonismo, aprendo le porte ai rifugiati in fuga a beneficio di telecamera: “Avete visto che Angela non può essere poi così nazista se accoglie perfino gli ultimi della Terra?”. Tanto nessuno vi racconterà mai le gesta di coloro i quali fanno finta di abbracciare i disperati subito dopo averli appositamente calati nella scomoda posizione di “disperati”. Quelli che piangono le povere vittime di cotanta barbarie sono gli stessi che li hanno appena uccisi. Ma tanto, annebbiati dal Grande Fratello, nessuno se ne accorgerà mai. Buon viaggio dolce fanciullo. Questo mondo non ti meritava.(Francesco Maria Toscano, “Quelli che hanno finta di piangere sono gli stessi che l’hanno ucciso”, dal blog “Il Moralista” del 6 settembre 2015).La foto del povero bimbo siriano morto annegato ha fatto il giro del mondo, sconvolgendo ed emozionando tutti gli uomini degni di questa terra. Chi di voi non ha sentito lacerarsi il cuore nell’osservare quelle immagini che ripugnano la coscienza e gridano vendetta? Nel tempo della comunicazione di massa – era bastarda che traveste la verità di menzogna e viceversa – nulla avviene per caso. Perché la grande stampa ha deciso di concentrare solo ora la pubblica attenzione intorno ad un dramma che dilania e annega povere vite da molto tempo? Perché migliaia di morti innocenti hanno fino ad oggi soltanto ingrossato le fila di una macabra e ragionieristica contabilità? Solo adesso i proprietari dei grandi media hanno scoperto di avere un cuore? E’ vera o recitata l’indignazione globale intorno alla morte dello sventurato bimbo risucchiato dalle onde? E’ falsa, falsa in maniera vomitevole, turpe e vigliacca strumentalizzazione razionalmente organizzata da un manipolo di miserabili, genia assassina che muove – non vista – le sorti del globo intero.
-
Abbiamo criminalizzato lo Stato-nazione, ed ecco i risultati
Temo che negli ultimi anni sia stato sottovalutato da molti, me per primo, il forte legame sussistente fra il concetto stesso di Stato e quello di Democrazia. Abbiamo depotenziato il ruolo dello Stato per favorire la nascita e il rafforzamento di organismi sovranazionali presuntivamente illuminati; abbiamo destrutturato un equilibrio rispettabile, basato per l’appunto sul rispetto della sovranità dei singoli Stati, nella speranza di favorire così facendo la nascita dei mitologici “Stati Uniti d’Europa”; e abbiamo infine affidato le speranze e la vita di intere generazioni nelle mani di burocrati da strapazzo, emissari e difensori degli interessi di quello che una volta sarebbe stato chiamato “denaro organizzato”. Abbiamo fatto bene? No, abbiamo fatto male. Malissimo. Prima di avventurarci in questioni di contorno, è giusto ribadire un assioma cardine: nel buio del potere pubblico detta legge la forza economica del privato. Solo la politica, legittimata dal voto, ha il potere di intervenire sui reali rapporti di forza che una qualsiasi società esprime, per il tramite di leggi e regolamenti pensati per aggredire le disuguaglianze materiali.La nostra Costituzione, non a caso invisa a colossi bancari come Jp Morgan, relativizza la natura della proprietà, prevedendo esplicitamente la possibilità di esproprio per ragioni di pubblico interesse (art. 42, comma 3). Morto lo Stato, inteso quale forza capace di esercitare un potere esclusivo all’interno di un definito contesto territoriale e geografico, chi potrà mai intervenire per garantire il cristallizzarsi di un sistema conformato secondo i dettami della giustizia sociale? Nessuno. I soloni che paventano il ritorno del “nazionalismo”, padre di ogni guerra e disgrazia, lavorano in realtà per perpetuare all’infinito la supremazia degli oligarchi privati. Lo Stato è vissuto come un ostacolo dai plutocrati, perché potenzialmente in grado di porre un freno alla bramosia isterica di un manipolo di avari apolidi cementati da occulte e perverse appartenenze. In sintesi: senza una cornice pubblica di riferimento, la politica scade a teatrino, stanco e inutile rituale.La massoneria contemporanea (come provato da diverse e coincidenti fonti da approfondire in seguito), non a caso, ha individuato nello Stato il suo principale nemico. La strategia volta a creare nuovi equilibri attraverso la creazione artificiale di continui shock è evidentemente impregnata di esoterismo (“solve et coagula”). Questo tipo di approccio assume caratteristiche diverse per luoghi geograficamente diversi, ma la filosofia unitaria che sottende certe scelte rimane comunque leggibile in filigrana. Quelli che in Europa scelgono la strada del terrorismo economico per uccidere gli Stati, impoverire le masse e consegnare il potere nelle mani dei banchieri centrali, sono gli stessi che in Medio Oriente puntano sul terrorismo sanguinario dell’Isis per ottenere risultati altrettanto destabilizzanti. In questa ottica le cosiddette “primavere arabe” sono simili alle cosiddette “crisi del debito” dei paesi occidentali, fenomeni eterodiretti da menti raffinatissime che sul caos edificano nuovi quanto meschini sistemi di potere (“ordo ab chao”). Questo schema ha prosperato fino ad oggi al sicuro grazie soprattutto ad una provvidenziale coltre di impermeabilità ora fortunatamente declinante. Alcuni flussi informativi, per quanto tacitati, alla lunga produrranno effetti dirompenti, indispensabili per promuovere un radicale e globale cambio di paradigma. Per quel giorno sarà bene che ognuno di noi si faccia trovare dalla parte giusta della Storia.(Francesco Maria Toscano, “Abbiamo criminalizzato il concetto di Stato-nazione, e abbiamo fatto male”, dal blog “Il Moralista” del 14 agosto 2014).Temo che negli ultimi anni sia stato sottovalutato da molti, me per primo, il forte legame sussistente fra il concetto stesso di Stato e quello di Democrazia. Abbiamo depotenziato il ruolo dello Stato per favorire la nascita e il rafforzamento di organismi sovranazionali presuntivamente illuminati; abbiamo destrutturato un equilibrio rispettabile, basato per l’appunto sul rispetto della sovranità dei singoli Stati, nella speranza di favorire così facendo la nascita dei mitologici “Stati Uniti d’Europa”; e abbiamo infine affidato le speranze e la vita di intere generazioni nelle mani di burocrati da strapazzo, emissari e difensori degli interessi di quello che una volta sarebbe stato chiamato “denaro organizzato”. Abbiamo fatto bene? No, abbiamo fatto male. Malissimo. Prima di avventurarci in questioni di contorno, è giusto ribadire un assioma cardine: nel buio del potere pubblico detta legge la forza economica del privato. Solo la politica, legittimata dal voto, ha il potere di intervenire sui reali rapporti di forza che una qualsiasi società esprime, per il tramite di leggi e regolamenti pensati per aggredire le disuguaglianze materiali.