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Archivio del Tag ‘Iran’

  • Carotenuto: l’ombra dei gesuiti sulla presidenza Biden

    Scritto il 23/1/21 • nella Categoria: segnalazioni • (0)

    Galeotto fu il gesuita e chi lo invitò a corte: nasce sotto il segno della Compagnia di Gesù il nuovo potere (in realtà antico) che si è appena insediato alla Casa Bianca attorno all’anziano Joe Biden, l’uomo che sostiene di aver vinto le presidenziali 2020 negli Stati Uniti. A sottolineare la matrice gesuitica della “piramide” che avrebbe fabbricato l’affermazione di Biden è Fausto Carotenuto, già collaboratore di Mino Pecorelli (giornalista d’indagine assassinato nel ‘79) e per anni analista strategico dell’intelligence Nato, esperto di Medio Oriente e strategia della tensione. Approdato al pensiero steineriano, Carotenuto ha fondato il network “Coscienze in Rete”, riassumendo poi la sua visione nel saggio “Il mistero della situazione internazionale”: vede in azione due “piramidi” mondiali, in apparenza contrapposte (dato che si esprimono politicamente attraverso la destra e la sinistra) ma che in realtà dominano il pianeta, alternando oppressione e libertà illusorie, con l’unico scopo di tenere l’umanità sottomessa e le coscienze addormentate, ipnotizzate dal nemico di turno creato ad arte per essere trasformato in demonio.
    «Per intenderci: la destra classica promuove apertamente l’egoismo sociale, mentre la nuova sinistra postmoderna (quella “gesuitica”, appunto) è più insidiosa, visto che riesce a mascherare i suoi reali intenti dietro il velo dei buoni sentimenti, dei diritti civili e del politicamente corretto, sfornando “bidoni” perfetti: ieri Obama, e oggi Biden». Stessa regia, assicura Carotenuto: e i sapienti “stregoni” della manipolazione sarebbero sempre loro, i gesuiti. In un interessante video sul web, Carotenuto invita a dare un’occhiata alla squadra del nuovo inquilino della Casa Bianca: «Compaiono uomini della Cia come George Tenet e lo stesso Robert Gates, altro specialista in materia di terrorismo mediorientale: sono stati tutti formati alla gesuitica Georgetown University, dove insegnava un certo Henry Kissinger. Non è un segreto per nessuno: Joe Biden è intimo dei gesuiti e di personaggi usciti da Georgetown».
    Carotenuto sottolinea la vocazione storica dei seguaci di Ignazio de Loyola, nati come educatori dei giovani principi: «Una volta formati non li mollano più: li fanno diventare Ciampi, Monti, Draghi, Rutelli, creando una vera e propria struttura, una rete fatta di carriere in qualche modo “assitite”». Per la prima volta nella storia, un gesuita occupa addirittura il Soglio Pontificio: Trump lo ha attaccato frontalmente, attraverso Mike Pompeo, per la cessione al regime di Pechino del potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina. E Biden? All’opposto: è devoto a Bergoglio, gli obbedisce. «Biden fa tutto quello che Papa Francesco chiede: aperture sull’aborto, sui gay, sulla green economy, sui migranti, sulla povertà, sul clima». Beninteso: «Sono temi anche condivisibili, ma vengono adoperati come cosmesi per ricevere i voti delle classi medie, dei benpensanti, per poi spingere le agende del potere vero: guerre, elettromagnetizzazione del pianeta, Great Reset».
    Attenzione ai gesuiti, insiste Carotenuto: è uscito da Georgetown il nuovo, potente capo di gabinetto della Casa Bianca, cioè Ron Klein. «Cattolico e vicino agli ambienti gesuiti è anche William Burns, appena nominato direttore della Cia, molto impegnato nella destabilizzazione del Medio Oriente quando lavorava per Obama». Viene da Georgetown anche Avril Haines, messa a capo della direzione generale dell’intelligence. Allievo dei gesuiti è lo stesso barone della medicina Anthony Fauci, che neppure Trump era riuscito a sloggiare. «Pubblicamente, Fauci ha dichiarato di aver appreso proprio dai gesuiti i fondamenti del senso della vita. E adesso Biden l’ha posto a capo della delegazione che segnerà il rientro trionfale degli Stati Uniti nell’Oms», l’opaca struttura mondialista da cui Trump si era ritirato, in polemica per la gestione poco trasparente (e troppo “cinese”) dell’emergenza Covid, utilizzata per sospendere diritti e libertà in nome della sicurezza.
    Gesuiti dietro a Biden? Eccome, assicura Carotenuto: viene dalle scuole della Compagnia di Gesù buona parte del team del nuovo presidente, probabilmente abusivo data l’ingente massa di prove che documentano i clamorosi brogli elettorali (che nessuna corte giudiziaria si è finora degnata di esaminare, in dettaglio). «Joe Biden è vicinissimo ai gesuiti, e ha citato Bergoglio già nel suo primo discorso dopo la “vittoria” elettorale». Ma attenzione: chi lo ha “incoronato”, formalmente? A pronunciare la preghiera per la cerimonia di inaugurazione della presidenza Biden, il 20 gennaio, è stato un gesuita molto imporante, padre Leo O’Donovan, per molti anni rettore della Georgetown University. «Quell’uomo ha “allevato” ministri, dirigenti della Cia e presidenti americani, come Bill Clinton». Strano cattolico, secondo Carotenuto: «Alla Georgetown, O’Donovan aveva fatto fare conferenze ai grandi editori americani della pornografia, e aveva anche dato il via a ricerche sull’utilizzo biomedico dei feti: un fatto non comune, per un cristiano».
    Proprio non piacciono, a Carotenuto, i gesuiti vicini al potere: «Sono formatori di forme-pensiero che sanno un po’ di “mago nero”, o forse prendono ordini da qualche “mago nero”». Nel suo saggio sull’apparente “mistero” della geopolitica, quasi sempre votata al disastro, l’analista definisce “maghi neri” alcuni uomini-chiave, che spesso agiscono nell’ombra per condizionare le dinamiche del vivere collettivo attraverso sofisticate manipolazioni, impartendo precisi ordini all’intera catena di comando della “piramide”, di cui i politici rapprestano i semplici terminali. Surreale? Fate voi, sembra dire Carotenuto. «Ma sappiate che, per 11 lunghi anni, da metà Novanta a metà Duemila, padre Leo O’Donovan è stato uno dei direttori della Walt Disney. E in quel periodo, tanti elementi oscuri sono stranamente entrati nei film della Disney». L’ex rettore della Georgetown University è legatissimo ai Biden: ha presieduto la messa per il funerale del figlio del neopresidente, Beau Biden, morto nel 2015 per un tumore al cervello.
    Quand’era vice di Obama, Biden ha partecipato qualche volta anche alla messa nella chiesa dell’università, dove ha anche tenuto una conferenza sulla fede e la vita pubblica. Joe Biden, peraltro, è l’autore dell’introduzione al libro di O’Donovan, “Blessed Are the Refugees: Beatitudes of Immigrant Children” (“Beati i rifugiati: Beatitudini per i bambini migranti”). Fonti di stampa ricordano che, proprio sul tema delle migrazioni, Biden è intervenuto lo scorso novembre a una raccolta fondi del Servizio dei gesuiti per i rifugiati, di cui O’Donovan è direttore, assicurando che avrebbe portato i numeri di accoglienza dagli attuali 15.000 previsti dall’amministrazione Trump a 125.000. Buoni sentimenti da esibire con la mano destra, mentre con la sinistra si dà il via libera alla guerra e magari al terrorismo “false flag”? Ipocrisie del politically correct, per far digerire meglio la cosiddetta agenda mondialista neoliberale? Tipico, in un certo senso, del nuovo globalismo delle anime belle, che tifano per le Ong anche quando a finanziarle è un uomo spregiudicato come George Soros.
    Ovviamente, sottolinea Carotenuto, non ci sono solo i gesuiti, a fare da guida, nel gruppo che si è sostanzialmente ripreso l’America dopo la parentesi Trump: «C’è anche la massoneria, che però è sempre più “massa di manovra”». L’analista steineriano di “Coscienze in Rete” non ha una buona opinione, dei grembiulini, ma non va confuso con le voci del complottismo massonofobico: la massoneria si è corrotta, sostiene, divenendo organica al potere più deteriore. «Un tempo – afferma – le massonerie erano al servizio di potenze “bianche”, quando erano un frutto dei Templari e dei Rosa+Croce. Poi, appunto, sono diventate essenzialmente “massa di manovra” delle peggiori potenze mondiali, anche se alcune di esse si dipingono come progressiste». Non a caso sono anch’esse, insieme ai gesuiti, nella cabina di regia che gestirà «le decisioni che poi verranno fatte firmare a Biden».
    Una regia composita e, per Carotenuto, poco rassicurante: «Ci sono gesuiti e pezzi di massoneria, pezzi di Vaticano, nonché potentati finanziari enormi, anche ebraici e cinesi, equamente suddivisi tra le due “piramidi” del grande potere». Problema evidente: «Cosa potrà fare, Biden, se non obbedire a quelli che l’hanno messo lì?». E attenzione: «Ce l’hanno messo nonostante i tanti sospetti sessuali, i suoi strani atteggiamenti, le accuse sessuali ritirate anni fa da tre donne. Veramente penoso, poi, quel suo strusciarsi addosso alle bambine e alle ragazzine, in evidente imbarazzo nei video che sono circolati sul web». Eppure, i media l’hanno acclamato subito, senza riserve, come nuovo presidente: e l’hanno fatto prima ancora che finisse la conta dei milioni di voti postali arrivati fuori tempo massimo e gestiti (col favore delle tenebre) attraverso la piattaforma digitale Dominion. Ed ecco che oggi Joe Biden siede alla Casa Bianca. A fare cosa? «Se ne starà lì con la sua faccetta ripulita, stirata, limata, botulinata e ritoccata: gli toccherà fare bei discorsi, e soprattutto firmare decisioni prese da altri».
    Per Carotenuto, l’agenda del potere oggi dominante è frutto di una strategia profonda, precisa, organica. «Rispetto al gruppo di Trump, questa “piramide” ha un vantaggio enorme: dispone di molti uomini preparati, in grado di portare avanti queste stretegie». Quali? Presto detto: «Mondializzazione, emergenze, vortici di paura e di odio, sfruttamento propagandistico del surriscaldamento climatico, falsa rivoluzione green. E poi guerre, squilibri, vaccinazioni di massa, condizionamenti culturali, meccanizzazione digitale degli esseri umani». Sottolinea Carotenuto: «Non è che in questo manchino elementi buoni: ma, ripeto, sono essenzialmente cosmetici, per mantenere un certo consenso». Una tattica che l’analista riconosce come eminentemente gesuitica: sottile, raffinata. Trump faceva la faccia feroce? Che ingenuo: meglio sorridere, se si hanno nel cassetto determinati piani, che prevedono coercizioni e sottrazione di libertà. Un marchio di fabbrica: «Non dico che tutti quelli che sono stati a Georgetown lavorino per i gesuiti, ma quelli che fanno carriera vi assicuro di sì. E il loro stile è inconfondibile».
    Con Biden, sintetizza Carotenuto, gli Usa tornano in scena come lo strumento principale di una accurata strategia della tensione internazionale, basata su una grande destabilizzazione geopolitica del pianeta. «Trump l’aveva evitata, frenando su tutto: era il meglio che poteva fare, coi limitati mezzi che aveva». Joe Biden, che si presenta come un anziano bonario (una specie di colomba) è stato invece un falco di prima grandezza. «E’ stato presidente della commissione esteri del Senato per tanti anni, ed era un sostenitore del rifacimento di tutte le mappe del Medio Oriente, a colpi di guerre e scontri interreligiosi». Motivo: «Era quello che volevano i vertici della “piramide”: creare in Medio Oriente un vortice di odio e di violenza». Quasi invisibile, eppure onnipresente: «Joe Biden ha lavorato alle false “primavere arabe”, insieme a uomini che oggi entrano nella sua amministrazione. Prima ancora, era stato un grande sostenitore dell’invasione dell’Iraq: negli Usa era in prima linea, nel vendere al pubblico la favola delle inesistenti “armi di distruzione di massa” di Saddam».
    Un gran bel bilancio: un milione di morti, nella regione, con una destabilizzazione spaventosa che si trascina da 18 anni, in un mare di sangue. «Nel 2011, sempre Biden ha fatto fallire una trattativa che doveva servire a mantenere gli Usa a presidiare alcune zone del nord dell’Iraq. Invece gli Stati Uniti, grazie a Biden, hanno ritirato le truppe. Così i curdi sono rimasti soli e sono stati massacrati, e Daesh ha potuto creare l’Isis». Stragi, terrorismo, lutti infiniti. «Molti di quei morti dovrebbe averli sulla coscienza Joe Biden (se solo ce l’avesse, una coscienza)». Un veterano del peggio: «Un vero servo dei poteri oscuri: è stato uno dei 29 senatori democratici che diedero i voti a Bush per fare la guerra in Iraq». Ecco perché Fausto Carotenuto non è affatto ottimista: «Rivedremo gli Usa in azione in Libia, in Siria, nel Golfo Persico: devono tornare a creare vortici di guerra e di odio, cioè “malattie dell’umanità” per conto dei loro padroni oscuri. Il business delle armi? C’è anche quello, ma è solo un corollario».
    Da navigato analista geopolitico, il fondatore di “Coscienze in Rete” considera un disastro anche la probabile distensione con l’Iran, «che ha seriamente intenzione di fabbricare la sua atomica». Nei primi anni ‘80, Carotenuto era a Teheran: «Conosco bene quel regime, so che la bomba la voleva già allora, per difendersi in caso di attacco. Lentamente, la “piramide” cui fa capo Biden ha lasciato che l’Iran si avvicinasse alla meta: pensate al vortice di tensione che si innescherebbe, con un Iran trasformato in potenza nucleare per stare al pari di Israele. Non a caso, l’orrido regime di Teheran è felice della nomina di Biden. E’ sollevato anche il popolo, perché si toglieranno le sanzioni: ma vi assicuro che a essere felici sono soprattutto gli ayatollah». A peggiorare saranno ovviamente le relazioni con la Russia, «perché Putin fa parte dell’altra “piramide”, quella che ha utilizzato lo stesso Trump». Joe Biden ha grandi credenziali, del resto, come nemico di Mosca: ha promosso la “rivoluzione colorata” in Ucraina, il “golpe di piazza” gestito anche da neonazisti, per poi passare all’incasso attraverso il figlio Hunter, coperto di dollari come dirigente del colosso petrolifero Burisma.
    La parte del leone, naturalmente, potrebbe farla la Cina: «Trump aveva chiuso le porte, ai cinesi, ma adesso le riapriranno», profetizza Carotenuto. «Non è nell’interesse degli Usa, riaprire alla nuova superpotenza mondiale. Ma i “dem”, appunto, non fanno gli interessi degli Stati Uniti: assecondano invece quelli del grande gruppo mondialista che ha già deciso che i mercenari del futuro “impero” non saranno più gli americani, ma i cinesi: sono più lavoratori, sono tanti ed eseguono gli ordini senza fare storie, e in più non sono impigriti dal troppo benessere, dall’alimentazione sbagliata e dai farmaci sbagliati con i quali gli americani sono stati nutriti e curati per decenni». Possibili anche nuove tensioni con la Corea del Nord, focolaio ieri abilmente spento da Trump: «E’ sempre comodo, per creare tensione, avere un “diavolo” minaccioso». Per Carotenuto, poi, migliorerà «un’altra cosa contraria agli interessi Usa», ovvero «le relazioni con l’Unione Europea». Il gruppo che manovra Biden «vuole un’Ue forte, perché rappresenta un anticipo del mondialismo».
    Per gli Usa, dal punto di vista del mero interesse nazionale, «sarebbe meglio avere a che fare con un’Europa spezzettata, più facilmente dominabile». Ovvio: «Se l’Europa si unisce davvero, rischia di diventare più potente degli Usa». Eppure lo faranno: «Miglioreranno i rapporti con Bruxelles, proprio perché non servono gli interessi statunitensi. Si potrebbero definire traditori della patria, ammesso parlare di patria che abbia ancora un senso». In primo piano anche poi il clima: «Scontato il rientro immediato negli accordi di Parigi: è all’insegna del mondialismo e del “gretismo”, cioè la favola dell’origine antropica del “climate change”, largamente provocato dall’azione del sole». Un modo ultra-digitale, sempre più wireless? «Con l’elettrificazione si creano enormi campi magnetici: il che non è esattamente “green”, dati i loro effetti sull’organismo e sull’ambiente». E via così: «Si ridarà forza e finanziamenti all’Onu, all’Oms e a tutte le grandi organizzazioni internazionali, che non sono altro che l’anticipazione del globalismo che verticalizza il potere e marginalizza l’individuo».
    Per Carotenuto, la “piramide gesuitica” di Biden è quella più attiva nella sua missione storica: frenare il risveglio delle coscienze, che starebbe letteralmente sul punto di esplodere, coinvolgendo ormai un essere umano su tre. «Si evita il risveglio anche con i vaccini, con farmaci sbagliati, con lo sfruttamento di un virus che si poteva curare e non si è curato adeguatamente. Tutto quello che indebolisce le nostre forze vitali, fisiche e psichiche, indebolisce il nostro risveglio». Ora, dice Carotenuto, il drago si è ripreso l’America e vuole il Grande Reset. Ne saremo travolti? «No, è solo il ritorno della vecchia politica, che comunque non ci ha travolto. Anzi: l’umanità ha cominciato a crescere proprio per reazione a queste politiche balorde, il cui carattere orribile diventa sempre più evidente». Un auspicio: «Il cielo non consentirà a questo gruppo di fare più di quanto possiamo sopportare, e finirà col produrre un’ulteriore crescita interiore, come infatti è successo finora: le dittature della Seconda Guerra Mondiale hanno prodotto nel dopoguerra l’esplosione della democrazia, la voglia di libertà».

    Galeotto fu il gesuita e chi lo invitò a corte: nasce sotto il segno della Compagnia di Gesù il nuovo potere (in realtà antico) che si è appena insediato alla Casa Bianca attorno all’anziano Joe Biden, l’uomo che sostiene di aver vinto le presidenziali 2020 negli Stati Uniti. A sottolineare la matrice gesuitica della “piramide” che avrebbe fabbricato l’affermazione di Biden è Fausto Carotenuto, già collaboratore di Mino Pecorelli (giornalista d’indagine assassinato nel ‘79) e per anni analista strategico dell’intelligence Nato, esperto di Medio Oriente e strategia della tensione. Approdato al pensiero steineriano, Carotenuto ha fondato il network “Coscienze in Rete”, riassumendo poi la sua visione nel saggio “Il mistero della situazione internazionale”: vede in azione due “piramidi” mondiali, in apparenza contrapposte (dato che si esprimono politicamente attraverso la destra e la sinistra) ma che in realtà dominano il pianeta, alternando oppressione e libertà illusorie, con l’unico scopo di tenere l’umanità sottomessa e le coscienze addormentate, ipnotizzate dal nemico di turno creato ad arte per essere trasformato in demonio.

  • Trump “usato e gettato” per rottamare speranze: le nostre

    Scritto il 10/1/21 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Negli anni prima di Trump, la successone di presidenti orribili (i Bush, Clinton, Obama) aveva stancato il popolo americano. Non ne poteva più del loro interventismo globalista, che sacrificava gli stessi interessi degli Stati Uniti, favorendo la Fed e il militarismo. E allora che cosa si fa, in questi casi? Si prende un personaggio “nuovo”, che possa sembrare antipolitico (come il nostro Berlusconi). Ad agire è sempre lo stesso Deep State, che dice: devo poter tornare ad avere i miei “mercenari”, quei soggetti che hanno governato finora. Sono famiglie, gruppi, massonerie, personaggi dipendenti da certi ordini religiosi: preparati per lunghi anni, bravissimi a fare le politiche mondialiste di schiavizzazione, di alterazione della cultura, di elettromagnetizzazione del mondo. Solo che la gente, a un certo punto, non si fida più. E allora il potere dice: facciamo finta che ne venga fuori uno “nuovo”. Deve avere però una caratteristica: dev’essere ridicolizzabile, strano, pieno di vizi. Dev’essere criticabile: perché, dal giorno in cui andrà al potere, dovrà essere criticato. Si dovrà poter dire: è vero che ha sposato tanti temi buoni, o quantomeno popolari e contrari a tutte le malafette del potere, ma noi intanto cominciamo a “sporcarlo”. Vuoi vedere che, “sporcando” lui, prima o poi riusciamo a sporcare anche quei temi che la gente ha sposato?
    Vuoi vedere che, così facendo – ragiona il potere – un po’ alla volta la gente tornerà ai nostri temi? Ma intanto, dicono, mandiamolo avanti: perché la gente sta uscendo dall’ovile, e nell’ovile la dobbiamo riportare. Allora cosa serve? Un incantatore: ed ecco Trump. Così come Grillo ha avuto il ruolo di incantatore, da noi. I temi dei 5 Stelle, peraltro, erano migliori di quelli di Trump: meravigliosi, libertari. Trasparenza, scoperchiamo i palazzi, no ai vaccini, niente Tav né Tap. Come è andata a finire, lo si è visto. Ma la manovra è riuscita: mandi avanti il comico, rompi i problemi, crei un seguito di persone e poi tradisci la causa. Nel 2016, in America l’operazione parte nello stesso modo. Trump fa mosse populiste: sugli immigrati, sulla speculazione creata attorno al problema climatico. Si rende conto della minaccia cinese e della vera minaccia atomica iraniana, e le combatte. Ma tutto viene sempre ridicolizzato, dai grandi media: quello è uno col ciuffo biondo, è strano, si appoggia alla destra estremista. Come fa, a essere credibile? E poi: chissà come ha fatto i soldi, probabilmente è stato aiutato da Putin, eccetera. Tutti elementi potenzialmente veri: lui infatti è stato scelto proprio perché ricattabile. Così come, a suo tempo, Berlusconi.
    Al che, fin dal primo giorno, si passa a erodere incessantemente il suo consenso. Probabilmente il consenso c’è ancora, e le elezioni sono state truccate: poco o tanto, le elezioni sono sempre truccate. Ma c’è un problema: Trump resiste. Lo fa perché ha capito, o perché non ha ancora capito? Io temo che non abbia capito, perché non è un’aquila. Ma resiste: fa cose che piacciono alla gente, ma non al potere. Se la prende con la Fed, controllata in fondo dai Rothschild e dai loro alleati della finanza internazionale. Se la prende con la Cina, che – per i poteri oscuri – è destinata ad essere il nuovo strumento imperialista mondiale. Se la prende con gli eccessi della propaganda mondialista (Greta Thunberg) sul ruolo umano nel riscaldamento climatico. Trump non vuole l’immigrazione incontrollata, e la gente lo approva: ma anche qui il presidente esagera – nelle forme, nello stile – e così viene attaccato. Però rimane fedele a queste idee: vuole rimettere in piedi l’America, a partire dall’industria nazionale.
    Ma un po’ alla volta gli scandali, il ridicolo, determinano un’erosione che lo indebolisce, producendo un risultato sul quale poi, alle elezioni, non è difficile intervenire. Conteggi strani, schede fantasma: nulla è impossibile, per il Deep State. Tutto poi viene “sistemato” dalla magistratura, che è uno dei principali strumenti di controllo di cui il Deep State dispone. Le magistrature occidentali, in genere, fanno giustizia solo se la giustizia colpisce l’avversario della corrente dominante. E siamo ai giorni nostri: Trump, pensano, bisogna portarlo in una trappola. Una trappola che lo “sporchi” totalmente: così, “sporcando” lui, “sporchermo” anche tutti i temi (persino quelli “buoni”) che sono contro i mondialisti, i democratici, i gesuito-massonici. Come dire: non ce l’abbiamo con Trump, ce l’abbiamo con quei temi dei quali l’opinione pubblica si stava innamorando. Quelli, vogliamo abbattere, se vogliamo riportare la gente ad apprezzare le politiche degli avversari di Trump (perché sono più tranquilli, più buoni, in apparenza più puliti): non faranno neppure caso, al ritorno delle vecchie politiche. Non piaceranno, ma penseranno: Trump era peggio.
    Per fare questo, occorre montare un’ultima pantomima, forte ed efficace. E allora si sfrutta la campagna elettorale: Trump si rivolge sempre più alle frange estremiste (Q-Anon, Proud Boys), cioè la destra eversiva e ridicola, capace di spaventare un po’ anche l’opinione pubblica repubblicana. Si evidenzia un aspetto estremista, quasi nazista, e le facce dure di quel poveraccio di Trump aiutano, a dipingerlo come un Hitler col ciuffo biondo: un pericolo, per la democrazia. Ma quale pericolo, se quand’era alla Casa Bianca il Deep State gli impediva di fare quasi tutto, costringendolo a cambiare continuamente consiglieri e ministri? Nessuno, in fondo, faceva quello che diceva lui: erano tutti più fedeli al Deep State tradizionale, che non al presidente. Quindi: gli si lascia gonfiare le manifestazioni affollate da questi quattro gatti ridicoli, presentati come pericolossimi, e poi – dopo che tutti i giudici hanno fatto fallire i tentativi di Trump di ribaltare legalmente il risultato delle elezioni – arriva il giorno clou, quello della certificazione parlamentare, dopo la quale non si potrà fare più nulla. Trump che fa? Annuncia una grande manifestazione: invita i suoi a scendere in piazza e a marciare verso il Campidoglio, per protestare. E qui scatta il piano.
    I manifestanti vengono fatti avanzare in modo indisturbato, e qualcuno li guida. Succede sempre: in Italia, succedeva quando c’era la strategia della tensione. I servizi segreti (italiani, inglesi, israeliani, americani) infiltravano tutti i movimenti eversivi, per poterli usare: io faccio il morto, metto le bombe, rapisco, così la gente si spaventa e mi diventa più facile governarla, mandare i governi in certe direzioni, prendere delle misure, rendere le persone meno libere. I servizi segreti non fanno altro: durante il caso Moro, il capo delle Brigate Rosse era un ex fascista infiltrato dei servizi, e nella direzione strategica delle Br uno dipendeva dal Mossad, uno dalla Cia, uno dai servizi inglesi, e così via. Non ce lo dicono mai, ma funziona così: e per un servizio segreto, infiltrare movimenti fatti da ragazzi sprovveduti e fanatizzati è facilissimo. Ed è facilissimo scalare i gradini del gruppo, fino a comandare: è molto semplice. Perché non dovrebbero farlo? E infatti lo fanno sempre. Quindi lo capite, ora, chi c’era alla testa di quei gruppi di invasati che il 6 gennaio si stavano avviando verso Capitol Hill? Persone che dipendevano da quegli stessi soggetti che avevano deciso di montare la pantomima.
    Funziona: la polizia lascia fare, la Guardia Nazionale non arriva, e così si sfondano le finestre. Un assalto ridicolo, che ha smesso di essere ridicolo quando qualcuno ha creato i morti, rendendolo drammatico (altrimenti sarebbe rimasto una pagliacciata). La fine della democrazia? L’attacco alle istituzioni? Ma no: sono entrati quattro gatti, hanno detto qualche stupidaggine e poi se ne sono usciti in buon ordine, dopo qualche scontro. La gravità del fenomeno è venuta da chi ha sparato ad altezza uomo, mirando. Immagino Trump, che pensava a un ultimo atto dimostrativo, veemente ma pacifico, per restare almeno leader dell’opposizione. Immagino la faccia di Trump, quando ha visto che la polizia ha lasciato avanzare i manifestanti, consentendo loro addirittura di entrare nel Parlamento. Se è una persona veramente intelligente l’avrà capito: ecco, mi stranno fregando. Da quel momento in poi, i suoi consiglieri non riescono più a raggiungerlo. Lui a quel punto non si fida più di nessuno, e non sa che pesci pigliare. Quindi, passa del tempo. Per questo, riappare in televisione solo dopo che Biden l’ha spinto a intervenire. Alla fine, Trump si decide a chiamare la Guardia Nazionale. Ma è chiaramente la risposta di uno che ha perso.
    Un minuto dopo, si scatenano tutti: capi di Stato, giornalisti, professoroni. La più grave offesa mai fatta, alla democrazia americana. Certo: era esattamente previsto che si dovesse montare una cosa che dovesse sembrare “la più grave offesa alla democrazia americana”. Per renderla credibile andava resa più drammatica: per questo poi fanno, scientemente, quei poveri morti. E naturalmente, è tutta colpa di Trump: anche le destre, a livello mondiale, ormai ne prendono le distanze. E’ troppo grossa: un assalto al Parlamento, organizzato da Trump? No: Trump aveva promosso una marcia di protesta che arrivasse fin davanti al Parlamento, non dentro. Il troppo facile ingresso non pensiamo che l’abbia organizzato lui. Tutti a gridare al colpo di Stato: un golpe fatto in quel modo? Siamo seri. Non si può fare un colpo di Stato con quei quattro disgraziati, guidati dallo “sciamano con le corna”. Per fare un golpe serve più della metà dei servizi segreti, serve la maggior parte delle forze armate, gli stati maggiori. Servono pezzi di Fbi, di Cia, di Nsa. Dalla tua parte devono esserci la finanza e i veri poteri. Eppure, questa balla – il tentato golpe – viene riferita da tutti i media, quelli che ci ammorbano ogni giorno con la loro versione del virus.
    Non è Trump che ha cercato di fare un colpo di Stato, sono i poteri oscuri ad aver messo a segno un colpo: non solo ai danni di Trump, ma di una vasta fetta dell’opinione pubblica, che ormai sta rientrando nell’ovile. E il colpo, principalmente, è stato dato a tutti quei temi (quegli ideali, quegli interessi) che andavano contro il mondalismo, contro i “papati scientifici”, contro l’Oms, contro un’Onu depravata, contro un’Ue guidata da un gruppo osceno, contro una Cina neo-imperialista. Tutto depotenziato: già durante la presidenza Trump, e ora con questa pantomima finale. Ora si torna all’antico, alla tradizione che gli americani cominciavano a odiare: quella dei Bush, dei Clinton, degli Obama. Tutti finti buoni, come i finti buoni europei. Come Joe Biden, “il nonno d’America”. Guardate quei filmati, in cui riceve le famiglie: voi affidereste un bambino a Biden? Glielo fareste avvicinare? Il “nonno d’America” è suadente, ma solo nelle forme: quando aveva a fare con l’Iraq era un assatanato guerrafondaio, uno dei più feroci. Adesso fa la faccia del buono: così hanno sempre fatto, questi democratici americani. Apparenza vellutata, per mascherate azioni orribili.
    Non è che l’altra piramide di potere sia migliore, quella repubblicana e conservatrice: è solo meno brava, a fare il male. E’ più confusionaria: e quindi, in questa fase, meno pericolosa. E’ il classico gioco delle piramidi oscure, del divide et impera, del potere. Un gioco che, con le sue pantomime e le sue sceneggiate puntualmente riprese dai media, tende a ipnotizzarci. E’ un gioco che ci vuole distrarre, quando in realtà ci vogliono togliere la libertà, quando ci vogliono iper-vaccinare e iper-tassare, così come quando vogliono cambiare i programmi scolastici, devastare l’ambiente, elettromagnetizzare il mondo. Ci distrae, il gioco delle piramidi di potere, quando vogliono renderci degli automi sensoriali. Questo vogliono fare, ma noi resistiamo: per questo sono costretti a inventarsene sempre di nuove. L’umanità, infatti, è in risveglio: un po’ alla volta, cresce l’impulso a volere il bene dell’ambiente, delle persone intorno a noi. Non vogliamo limitazioni alla libertà, vogliamo ideali buoni: una pedagogia sana, una medicina buona che non danneggi la salute.
    Loro cercano di distrarci, per sottometterci alle loro politiche anti-umane. Noi che facciamo? Non certo i colpi i Stato in America o a Palazzo Chigi, e nemmeno in Vaticano, o in Germania. Però una cosa la possiamo fare, quella che a loro dà più fastidio: continuare a essere liberi interiormente. Criticarli, guardarli. Denunciare in tutti modi, senza malanimo, quello che fanno: denunciarlo come cosa, semplicemente, da non fare. Indignarsi, restando però sereni, per poter fare la cosa che a questi poteri dà più fastidio: fare il bene, intorno a noi. Per non cadere nelle loro trappole, coltivare ideali, amare il prossimo. Il nostro compito è orizzontale, intorno a noi: aumentiamo la nostra capacità di fare il bene, e vinceremo questa battaglia contro i poteri, il cui unico intento è ipnotizzarci, per poterci catturare. Restiamo liberi di fare il bene: l’importante è non dare alcuna credibilità, alle voci mediatiche del potere, sapendo che stanno cercando di fregarci. Riuniamoci in gruppi, per fare il bene. Da questi gruppi, un giorno, nascerà una nuova società. Una nuova politica, una nuova collettività: migliore, e più sana.
    (Fausto Carotenuto, estratto dal video-intervento “Colpo di Stato fallito o manovra del Deep State riuscita?”, pubblicata su “Coscienze in Rete” il 7 gennaio 2021. Carotenuto è stato, per lunghi anni, analista strategico dell’intelligence Nato).

    Negli anni prima di Trump, la successone di presidenti orribili (i Bush, Clinton, Obama) aveva stancato il popolo americano. Non ne poteva più del loro interventismo globalista, che sacrificava gli stessi interessi degli Stati Uniti, favorendo la Fed e il militarismo. E allora che cosa si fa, in questi casi? Si prende un personaggio “nuovo”, che possa sembrare antipolitico (come il nostro Berlusconi). Ad agire è sempre lo stesso Deep State, che dice: devo poter tornare ad avere i miei “mercenari”, quei soggetti che hanno governato finora. Sono famiglie, gruppi, massonerie, personaggi dipendenti da certi ordini religiosi: preparati per lunghi anni, bravissimi a fare le politiche mondialiste di schiavizzazione, di alterazione della cultura, di elettromagnetizzazione del mondo. Solo che la gente, a un certo punto, non si fida più. E allora il potere dice: facciamo finta che ne venga fuori uno “nuovo”. Deve avere però una caratteristica: dev’essere ridicolizzabile, strano, pieno di vizi. Dev’essere criticabile: perché, dal giorno in cui andrà al potere, dovrà essere criticato. Si dovrà poter dire: è vero che ha sposato tanti temi buoni, o quantomeno popolari e contrari a tutte le malafette del potere, ma noi intanto cominciamo a “sporcarlo”. Vuoi vedere che, “sporcando” lui, prima o poi riusciamo a sporcare anche quei temi che la gente ha sposato?

  • Usa, 150 parlamentari: verità sui brogli, non eleggete Biden

    Scritto il 03/1/21 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Clamorosa svolta nella crisi Usa: 140 deputati e 12 senatori annunciano che il 6 gennaio, anziché convalidare l’elezione di Joe Biden, chiederanno al Parlamento una commissione d’inchiesta, con procedura d’emergenza, per chiarire – entro il 16 gennaio – la portata delle irregolarità elettorali emerse negli Stati contesi. «Nella storia americana non si era mai avuta una situazione come questa», sottolinea Roberto Mazzoni: «Mentre i grandi media dipingono Trump come un mitomane paranoico incapace di perdere e ormai abbandonato da tutti, e magari tentato di fermare con un “golpe” la “vittoria di Biden”, un’enorme fetta del Parlamento – smentendo clamorosamente giornali e televisioni – chiede che finalmente le autorità giudiziarie (inclusi i giudici della Corte Suprema, che sarebbero coinvolti nella commissione parlamentare) si decidano finalmente a pronunciarsi nel merito dei presunti brogli, trovando il coraggio di esaminare le migliaia di prove che i legali di Trump hanno finora esibito inutilmente, in sede giudiziaria, ricevendo dinieghi solo formali e procedurali, senza mai un’analisi delle evidenze, che appaiono schiaccianti e imbarazzanti per Biden».
    Mazzoni, giornalista indipendente che sta svolgendo un grande lavoro, dalla Florida, per seguire il caso elettorale poù controverso della storia americana, rimarca l’enorme portata dell’iniziativa parlamentare, nonché la sua sottigliezza: «Si chiede di non convalidare per il momento i grandi elettori pro-Biden nominati dagli Stati-chiave, in attesa che sia fatta finalmente chiarezza: questo, per proteggere l’integrità delle elezioni, la dignità delle istituzioni e quindi la tenuta democratica del paese, dove secondo i sondaggi oltre la metà della popolazione si è ormai convinta che il risultato delle presidenziali del 3 novembre sia stato compromesso da estesi brogli». Dettaglio: per Gallup, Donald Trump (emarginato anche dai social media) è l’uomo più popolare del paese, posizione a lungo occupata da Barack Obama. I parlamentari mettono l’accento su un altro aspetto: alcuni degli “Swing States” avrebbero cambiato le regole elettorali all’ultimo minuto, violando le rispettive norme costituzionali in materia di elezioni.
    Nel mirino della clamorosa contestazione sono Georgia, Wisconsin, Michigan, Pennsylvania, Arizona e Nevada. «La richiesta: una volta stabilità la verità sulle elezioni, i parlamentari chiedono che siano poi i Parlamenti dei singoli Stati a stabilire chi ha vinto, sul loro territorio: Biden o Trump?». Mazzoni cita, uno per uno, i senatori “ribelli”: a Josh Hawley, il primo ad annunciare l’opposizione alla convalida dei grandi elettori di Biden, si sono aggiunti Ted Cruz e Ron Johnson, James Lankford, Steve Daines, John Kennedy. Con loro Marsha Blackburn, Mike Braun, Cynthia Lummis, Roger Marshall, Bill Hagerty e Tommy Tuberville. «Non escludo che il 6 gennaio se ne aggiungano altri», dice Mazzoni, che intanto rimarca l’annuncio di Trump: per il 6 gennaio sono previste altre novità clamorose. Per esempio: potrebbe pervenire alla Casa Bianca l’atteso report di John Ratcliffe, capo della direzione nazionale dell’intelligence.
    Il rapporto di Ratcliffe potrebbe infatti contenere prove dell’eventuale “ingerenza straniera” nelle elezioni americane, da parte di paesi come la Cina e come l’Iran, «che ha appena fatto sapere che Trump “non sarà rieletto, perché nel frattempo sarà morto”». Al di là dei rumors, sintetizza Mazzoni, la mossa dei 150 parlamentari (numero inaudito, nella lunga storia delle contestazioni elettorali statunitensi) spiazza tutti: Biden e i democratici, lo stesso Parlamento e i media, che avevano già archiviato Trump. Spetterà al vicepresidente Mike Pence, in qualità di presidente del Senato, arbitrare la contesa: secondo indiscrezioni, Pence potrebbe dare il via libera all’iter per la commissione d’inchiesta sospendendo quindi l’accettazione dei grandi elettori di Biden, per poi dimettersi subito dopo per non dare la sensazione di voler “rieleggere se stesso”, insieme a Trump. Il suo posto, in via temporanea, verrebbe occupato dal segretario di Stato, Mike Pompeo, che già a novembre – in modo provocatorio – aveva ostantato la sua fiducia nella rielezione di Donald Trump.

    Clamorosa svolta nella crisi Usa: 140 deputati e 12 senatori annunciano che il 6 gennaio, anziché convalidare l’elezione di Joe Biden, chiederanno al Parlamento una commissione d’inchiesta, con procedura d’emergenza, per chiarire – entro il 16 gennaio – la portata delle irregolarità elettorali emerse negli Stati contesi. «Nella storia americana non si era mai avuta una situazione come questa», sottolinea Roberto Mazzoni: «Mentre i grandi media dipingono Trump come un mitomane paranoico incapace di perdere e ormai abbandonato da tutti, e magari tentato di fermare con un “golpe” la “vittoria di Biden”, un’enorme fetta del Parlamento – smentendo clamorosamente giornali e televisioni – chiede che finalmente le autorità giudiziarie (inclusi i giudici della Corte Suprema, che sarebbero coinvolti nella commissione parlamentare) si decidano finalmente a pronunciarsi nel merito dei presunti brogli, trovando il coraggio di esaminare le migliaia di prove che i legali di Trump hanno finora esibito inutilmente, in sede giudiziaria, ricevendo dinieghi solo formali e procedurali, senza mai un’analisi delle evidenze, che appaiono schiaccianti e imbarazzanti per Biden».

  • La farsa e l’inferno: cosa ci stanno facendo, e perché

    Scritto il 31/12/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    I virus non sono yogurt, non scadono: eppure li stiamo spalmando su più anni, come stracchino. I lockdown sono inutili, dal punto di vista della salute pubblica, perché quando riapri il virus riparte. Siamo circa 60 milioni e, a forza di lockdown e riaperture, al ritmo di 3 milioni di positivi l’anno, serviranno 15-20 anni per ottenere immunità di gregge. E’ un meccanismo che rallenta la diffusione del Covid senza però fermarla. E purtroppo, già adesso, la vera emergenza di cui nessuno ovviamente parla è quella economica. Questo lasso di tempo non possiamo permettercelo: senza economia, non esiste neanche sanità. Va detto che ogni anno, nei mesi invernali, i virus influenzali intasano le terapie intensive. E il lockdown, da questo punto di vista, può servire a contenere questa problematica. Tuttavia otterremmo il medesimo risultato se Conte e il Cts (Comitato Tecnico-Scientifico) territorializzassero la risposta. Purtroppo questi “eletti da nessuno”, si rifiutano assurdamente di farlo, sin dall’estate scorsa. In estate hanno preferito mascherarsi dietro la retorica dei monopattini, con il ministro Speranza che, nel suo libro, millantava di avere sconfitto il Covid-19: in autunno ha scelto di non farlo uscire nelle librerie…
    A volte si sente parlare dei lockdown come di uno stratagemma per arrivare al vaccino, ma credo poco ad una immunità contro questo virus (mutante per sua natura) ottenuta in questo modo. Spero di sbagliarmi: il Sars-Cov2 muta, ma in un campo limitato (almeno in questo abbiamo avuto fortuna) e quindi un minimo di aspettativa è lecito nutrirla. Intanto un altro anno di scuola e di università è compromesso, le liste di attesa si allungano, gli infarti aumentano e le depressioni dilagano. Un obolo di competenze che perderanno i nostri giovani, coloro che adoriamo, quelli che si troveranno di fronte a un futuro drammatico (basti pensare anche alle Intelligenze Artificiali dietro l’angolo a complicare la situazione togliendo posti di lavoro). Ma cosa significa “territorializzare la risposta”? Cosa è questa strada che il nostro premier scansa con tutto se stesso, manco che il suo permanere al potere, e davanti alle amate telecamere, fosse legato alla presenza del Covid-19?
    Significa aprire tutte le attività e consentire alle persone di muoversi normalmente. Chi ha sintomi riceve la visita del medico di base con una telefonata (o di altri medici provenienti da strutture specializzate collegate a numeri verdi): il medico visita e poi, nel caso, fornisce quelle terapie anti-Covid che hanno ottenuto successi senza eguali in tutto il mondo, quelle che in Italia a lungo non sono state permesse (immotivatamente!). Nel Belpaese sono sconosciute ai più, a causa delle resistenze delle corporazioni mediche e della bolla mediatica, votata alla miope strategia dei lockdown: idrossiclorochina con vitamina D e zinco ed ozonoterapia (ambedue terapie possibili a casa), plasma iperimmune e anticorpi monoclonali (quando potremo disporne) per i casi più gravi, da ospedalizzare. Inoltre, per proteggere gli anziani, soggetti vulnerabili, è l’ora di puntare sullo spray israeliano Taffix che annienta il virus nel 95% dei casi non appena mette piede nelle cavità nasali. Si pensi che perfino l’Iran ne ha consigliato l’utilizzo! In questo modo l’immunità di gregge sarebbe garantita, gli anziani tutelati e l’economia ripartirebbe.
    A cosa serve quindi la prospettiva sanitariamente inutile degli infiniti lockdown, se non come primo sostanziale passo verso il “Grande Reset” chiesto dal Wef, il World Economic Forum delle élites? Limitandoci all’Italia, il Grande Reset è rappresentato dal fallimento di gran parte dei 3, 4 milioni di piccole e medie imprese in favore della grossa distribuzione. Le conseguenze planetarie invece sono un indebitamento senza precedenti di alcuni Stati, tra cui il nostro (vedasi anche la vicenda Mes), verso le élites finanziarie e verso i pochi Stati da esse considerati “degni” (debito estero, purtroppo, cioè vero debito: quello che, prima dell’euro, in Italia, era un minimo, fisiologico 12%) e il raffreddamento del pianeta (Greta docet) che tali lobbies chiedono senza se e senza ma… Poco importa se la Terra l’hanno surriscaldata in gran misura proprio loro!
    E quando gli Stati saranno indebitati verso questo capitalismo finanziario selvaggio e speculativo? Niente di più allettante, per i potentati, di una forma subdola di socialismo per comprimere i diritti civili e controllare l’umanità. Tutto ciò è confermato anche da Gotti Tedeschi, non uno qualsiasi, visto che è lo storico numero uno dello Ior, la banca del Vaticano. I cittadini sottomessi allo Stato e lo Stato schiavo delle élites: schiavo perché fatto strategicamente indebitare con esse dai politici da esse pagati. Meccanismo che il finanziere John Perkins dichiarò nel famoso video-denuncia di qualche anno fa, “Confessioni di un sicario dell’economia” (informatevi su quanti politici sono pubblicamente a libro paga di Soros, limitandoci a quelli che si sanno…). Il netto sarà una competizione tra realtà similari (Occidente e Cina) dove a rimetterci saranno i cittadini. Chi è fuggito dalle dittature comuniste (Romania, Nord Corea) vi può confermare che si sta trovando gradualmente, davanti ai propri occhi, proprio quelle stesse tappe che hanno portato ai regimi da cui è fuggito: alla trasformazione, con la scusa del Covid-19, verso una società a libertà limitata.
    Dovete sapere che il World Economic Forum è la riunione delle élites, dell’aristocrazia elitaria globalista, la quale, una volta sì e l’altra pure, chiede “un Nuovo Ordine Mondiale”, adesso con il contributo della dittatura cinese. Queste élite, legate tra gli altri allo scandalo Epstein (pedofilia, Clinton), sono padrone dell’Onu, della Ue, dell’Oms, dell’Unicef, del Fmi, della Wb, del Wto, dei dem e dei neocon Usa (Bush e McCain, tutti pro Biden) e dei partiti, progressisti ma non solo, di mezzo mondo. Si tratta dell’establishment globale! Quando il Wef decide una linea, tutte le nazioni, guarda caso, si accodano; e se ti opponi ti fanno fuori… o tramite brogli (vedasi come hanno fregato Trump) o fisicamente. Costoro non sono eletti, non sono un Parlamento e neanche sono un governo; si autoproclamano una “governance” (cioè degli eletti da nessuno): “governance”, termine che Mattarella ci trasmette ripetutamente nei suoi “pseudo-moniti”.
    Di questa aristocrazia fanno parte tra gli altri Soros, Schwab, Rothschild, Rockfeller, Gates e il Vaticano a trazione Bergoglio che, con questi soggetti, è recentemente entrato pubblicamente in affari (e il “recentemente” è relativo al “pubblicamente”, perché in realtà il Vaticano lo era già, in affari). Il Vaticano del resto, tra un like e un altro alle donnine nude, secolarmente non è dalla parte dei deboli. E’ “merito” di questa gente se ci stiamo svegliando, via via, con milioni di piccole imprese fallite, perché tutto questo serve a incatenare definitivamente l’economia reale (e gli Stati) ai padroni, alle élites finanziarie. E’ su YouTube una dichiarazione di Soros su Nuovo Ordine Mondiale e Cina, mentre lo stesso “Messaggero” collega Epstein e il caso-pedofilia alle élite del Wfe, e alcuni media riportano la recente alleanza del Vaticano con i Rothschild, la Fondazione Rockefeller e le grandi banche per creare il Grande Reset.
    Adesso che le massonerie mondiali (cioè lor signori del World Economic Forum) si sono accorte che accettiamo perfino gli arresti domiciliari (la soppressione dei veri diritti civili per la quale gli Lgbt, notoriamente a guida Clinton, “stranamente” non protestano ma anzi promuovono) di virus ne verranno altri! Lo dico da mesi, ed è per questo che ho sempre invitato a disobbedire (civilmente) alle restrizioni estive e post-estive! A tal proposito: non crederete mica alla storiella che ci raccontano a reti unificate che la pandemia di Sars-Cov-2 è dovuta un cinese che al mercato del pesce, guarda caso davanti al laboratorio di esperimenti di guerra batteriologica (da anni denunciato da Trump), ha mangiato un pipistrello che aveva incontrato un pangolino? E per favore, non parlate di “complottismo”, chi lo fa è un supercoglione!
    Il complottista è in possesso di verità assolute, mentre invece riflettere, porsi domande e avere dubbi equivale a senso critico! In realtà, è proprio chi accusa continuamente gli altri di essere “complottaro” ad essere affine al complottista, perché non riflette e accetta ciò che passano le Tv; gli è stata asportata (metaforicamente) quella parte del cervello che esprime un senso critico! Anche su Jfk e Falcone si veniva tacciati di complottismo, quando si sosteneva che fossero in pericolo di vita (Falcone venne isolato perché deriso dai media proprio in questo modo, prima di essere massacrato). Prendiamo ancora una volta l’Italia: quando milioni di piccole imprese falliranno, chi pagherà le tasse, comprese quelle per erogare il reddito di cittadinanza a queste famiglie? Gli italiani, ovviamente, con perdita di competitività visto che più tasse = prezzi più alti (e salari più bassi) = chiusure, con massimo godimento della Germania, nostro competitor (ma nazione considerata “blasonata” dalle élites), con formazione di altra disoccupazione fino al collasso, fino al “default tecnico” cioè alla ristrutturazione del debito (significa che ci toglieranno almeno il 30-40% dei nostri risparmi).
    Dal punto di vista delle élites, non avrà senso neanche ragionare in termini di “soldi”, visto che per loro non sono un limite; le restrizioni saranno in termini di potere-dominio sui cittadini, di libertà civili negate. Ecco spiegato perché gli Stati stanno avviandosi repentinamente verso una forma di società simil-cinese, dove la massa scivolerà verso una maggiore ignoranza e sottomissione (vedrete come crollerà il livello dei laureati). Prima, però, in Italia innalzeranno l’età pensionistica, l’Iva, il costo della benzina, del gas, della luce; abbasseranno le pensioni future e, collaborazionisti, svenderanno a Germania e Cina assets strategici come i nostri porti; ci spingeranno a non avere più soldi da parte e… case di proprietà (le tasse sui patrimoni le porterà il Mes)! Questa è la vera “Via della Seta” verso cui siamo incamminati, e dove nessun governo stabile mentalmente si indirizzerebbe.
    Va detto che, nonostante lo scenario che ci attende dietro l’angolo e nonostante che non ci sia niente di offensivo nel diffondere qualche base di macroeconomia, esistono eserciti di mascalzoni che credono di essere furbi nel sostenere che vivere di sussidi equivalga ad uguaglianza… No! Equivale a stupidità, a personalità che non si forgiano, vuote e manipolate, ad essere tutti schiavi di un emolumento pubblico, perciò ricattabili da chi lo eroga: lo Stato (a sua volta in ginocchio di fronte alle lobbies). E questo si vede già con il discorso del vaccino Pfizer che, pur non essendo stato sperimentato a dovere, sarà imposto in modo coercitivo ai dipendenti pubblici pena la fine, mediante licenziamento, del salario, quello dovuto a una vita di lavoro e nobili sacrifici (non stando sul divano).
    Capite perché i vari politici che, di fronte a questa situazione di portata criminale, globale e senza precedenti, scrivono post Fb contro questioni secondarie come Renzi, contro “Abberluscono”, contro i Benetton, su De Luca che fa il vaccino, ci stanno prendendo per il sedere? Ci stanno distraendo da qualcosa di epocale e criminale, in attesa di (riprovare a) “canalizzarci”, come ha fatto Beppe Grillo. Quando tutti i puntini saranno uniti e apparirà la vera miseria, quella nera, a quel punto le élites (così brave a rimanere invisibili), cercheranno semplicemente di far ricadere la colpa sui soliti politicanti o magari sui cittadini. Mi spiace, ma io su questa strada non seguo Alessandro Di Battista (non me ne voglia Otto Bitjoka, massimo esponente nel paese sulle tematiche migratorie e amico personale). E anzi lo sfido a pubblicare sulla sua bacheca il mio pezzo, visto che glielo invierò privatamente come faccio da molti mesi. Può prenderne le distanze, ma lo pubblichi: voglio vedere se ha il coraggio di far conoscere tutto questo ai tanti che lo leggono e ai media che lo tampinano (che sanno, ma non dicono).
    Per fare una battuta (è una battuta) credo che Di Battista pubblicherebbe volentieri questo articolo, parlo di Vittorio… Il figlio invece deve diventar capo tra i capi del M5S, non può permettersi di fare cazzate, destabilizzando i suoi equilibri interni e mettendosi contro i veri poteri forti… Sia chiaro, io considero Alessandro il più grande comunicatore politico in Italia, e per questo, un po’, ancora lo ammiro. Solo “un po’” però, perché  Renzih, Berlusconih, Abbenettonh, Salvinih, sono tematiche che scaldano l’hooligan grillino ignorante (“basta, me dieno er reddito”) ma non rispettano chi ha più di un neurone. Non credo nemmeno che il M5S abbia un futuro così radioso, lungo questo ridicolo sentiero. E mi spiace, perché nel mio piccolo avevo provato, recentemente, a cambiare questo declino col MeetUp ortodosso locale. Mi fa male ammetterlo, ma a questo punto, ormai, il 5S può essere solo interpretato come posto di lavoro di chi ci mangia sopra o di chi aspira a dirigerlo dopo aver fatto come Ponzio Pilato di fronte allo scandalo del Mes, come un Di Maio qualsiasi: «Lo abbiamo approvato ma non lo attiviamo, perché fa schifo», la logica inoculabile solo nei minus habens (col 15% non saranno più decisivi)…
    Venite, signore e signori, vieni anche tu con…loro! I grillini sono ormai il “poliziotto buono” delle élites, mentre il “poliziotto cattivo” delle élites sarà chi il Mes lo attiverà. Stucchevole da parte del M5S anche il continuo parlare di “lavoro smart” cioè online (ditelo a docenti e genitori cosa ne pensano…) e fare i fumosi con “l’ambienteh”, quando la gente sta fallendo. Sveglia! Non siamo 60 milioni di massoni con i capitali in banca! Ps: in estate sono stato aggredito da trolls-haters di vario tipo perché indicavo come soluzione l’immunità di gregge, visto che il virus nella stagione calda aveva perso, come prevedibile, carica virale (carica virale bassa, ovvero: le particelle virali sono meno contagiose e meno letali), e ciò era dimostrato anche sperimentalmente. Sostenevo che questa strada potesse rivelarsi utile in inverno, quando il Sars-Cov-2 poteva tornare alla carica! Sarebbe stata una soluzione lungimirante, coraggiosa, sacrosanta dal punto di vista della micro-biologia di popolazione, seppur comprensibilmente inquietante dal punto di vista del singolo cittadino; purtroppo viviamo in un paese dove il presidente del Consiglio, il Cts e il ministro della salute godono di una immunità (alla legge) insensata, con il primo che passa il tempo ad inebriarsi dei propri monologhi tra la “brillantina casalina” sui capelli e il fazzolettino nel taschino. A marzo, follemente, i nostri governanti hanno proibito le autopsie, quando è noto che i virus, al contrario dei batteri, muoiono quando muore il paziente (l’ospite). Le autopsie avrebbero svelato che intubare equivaleva a uccidere, perché il problema non era la polmonite ma i coaguli: si sarebbero salvate decine di migliaia di pazienti.
    Viene da chiederci se politici, governanti, staff pagati anche un milione di euro, sempre attivi con le loro propaggini a fare i trolls-manganellatori sui social, nonostante ci siano di mezzo vite umane, un domani, se cambierà il vento, non verranno individuati, incarcerati e condannati al sequestro di ogni bene fino alla terza generazione (la Rete salva tutti i dati).
    Devo ammettere che, nel deserto mentale italiano, richiesto e ottenuto, di generazione in generazione, dall’establishment elitario (non è colpa dei cittadini), quando ho informato sul perché i tecnici economici alla Monti imponessero leggi economicamente illogiche pro banchieri, ho avuto meno difficoltà rispetto all’attuale, identica, dinamica. Il Cts, i tecnici messi dal governo, rispondono altrettanto alle multinazionali (farmaceutiche, in questo caso) loro padrone, e non alle persone comuni, ma hanno dalla loro parte un livello di terrore (morire di Covid) che i banchieri non avevano.
    Intanto, in questo contesto, il premier dei monologhi, colui che da quando “esiste” non ha mai accettato un contraddittorio, ha trovato il tempo, col favore delle tenebre (le Tv, strategicamente, parlano solo del virus e quindi non informano, impedendo così il controllo democratico dei cittadini su chi governa) di approvare una legge che depenalizza il peculato del suocero (ma tranquilli, gli ha fatto scudo Franceschini) e con un cavillo ha risparmiato, sempre al suocero e sempre per la stessa vicenda, di pagare 6 milioni di multa (ed anche qua Franceschini, in odore di Quirinale, si è preso stranamente la colpa). Allo stesso modo per la “vicenda Iene/scorta per la fidanzata” indovinate chi si è assunto la responsabilità di conoscere il numero ed averla chiamata tale scorta? Il bottegaio! Conte è un uomo santo, vergine di ogni peccato, ci mancherebbe altro.  Lo so, sono tutti concetti scomodi, denunciarli equivale a tagliarsi delle strade, ma per fortuna sono schiavo solo di chi mi impone di dire la verità e di non seguire l’interesse accodandomi quando conviene: schiavo della mia coscienza. Ovviamente invito non solo Dibba ma anche i lettori a diffondere, a condividere questo pezzo; ad invitare, importantissimo stavolta, alla consultazione dei link interni ad esso; secondo me, se il 30% degli italiani mettesse gli occhi sopra questi fatti (e i fatti non sono opinioni) avverrebbe una bella rivoluzione (culturale). E non intendo quella che ci prometteva il comico…
    (Marco Giannini, “Grande Reset delle élite e territorializzazione mancata della risposta al Covid-19: caro Di Battista ti sfido a pubblicarmi!”, 31 dicembre 2020).

    I virus non sono yogurt, non scadono: eppure li stiamo spalmando su più anni, come stracchino. I lockdown sono inutili, dal punto di vista della salute pubblica, perché quando riapri il virus riparte. Siamo circa 60 milioni e, a forza di lockdown e riaperture, al ritmo di 3 milioni di positivi l’anno, serviranno 15-20 anni per ottenere immunità di gregge. E’ un meccanismo che rallenta la diffusione del Covid senza però fermarla. E purtroppo, già adesso, la vera emergenza di cui nessuno ovviamente parla è quella economica. Questo lasso di tempo non possiamo permettercelo: senza economia, non esiste neanche sanità. Va detto che ogni anno, nei mesi invernali, i virus influenzali intasano le terapie intensive. E il lockdown, da questo punto di vista, può servire a contenere questa problematica. Tuttavia otterremmo il medesimo risultato se Conte e il Cts (Comitato Tecnico-Scientifico) territorializzassero la risposta. Purtroppo questi “eletti da nessuno”, si rifiutano assurdamente di farlo, sin dall’estate scorsa. In estate hanno preferito mascherarsi dietro la retorica dei monopattini, con il ministro Speranza che, nel suo libro, millantava di avere sconfitto il Covid-19: in autunno ha scelto di non farlo uscire nelle librerie…

  • Usa, Mazzoni: ipotesi legge marziale, con elezioni da rifare

    Scritto il 18/12/20 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    «Si può arrivare a una legge marziale parziale, dove le elezioni vengono rifatte sotto la supervisione dell’esercito. Oppure: se emergono situazioni di tradimento (intesa con paesi stranieri per modificare il risultato), allora la questione può essere dibattuta nei tribunali militari». Lo afferma Roberto Mazzoni, giornalista indipendente di stanza negli Usa, esplorando il più clamoroso dei possibili esiti delle controverse presidenziali 2020: accadrebbe nel caso in cui Trump attivasse l’ordine esecutivo predisposto il 12 settembre 2018 a protezione della sicurezza nazionale, nel caso emergessero ingerenze straniere nel voto americano. La notizia: interrogato dal Parlamento del Michigan (Stato in cui una perizia forense ha accertato margini di errore fino al 68%, attraverso i sistemi elettorali elettronici), l’amministratore delegato di Dominion ha ammesso, per la prima volta, che i computer elettorali sono stati connessi via Internet. Il che avvalora le accuse dell’ex colonnello Phil Waldron, specializzato in guerra informatica, secondo cui i sistemi elettronici di Dominion sarebbero facilmente violabili anche dall’estero. Per Waldron, nelle presidenziali del 3 novembre si sarebbero registrare interferenze da Cina, Iran e altri paesi.
    A rendere ufficiale l’accusa potrebbe essere l’attesa relazione di John Ratcliffe, direttore dell’intelligence nazionale. In altre parole: «Non è così stretta, la strada per Trump verso la riconferma alla Casa Bianca». Intervistato da “ByoBlu” il 17 dicembre, Mazzoni fornisce un quadro preciso della situazione negli Usa, strettamente monitorata: un’evoluzione rapida, anche se ignorata dai grandi media. «I sondaggi d’opinione confermano che i cittadini americani, in maggioranza, si sono convinti che le elezioni siano state truccate a vantaggio di Biden». Il candidato democratico, inoltre, si sta indebolendo a vista d’occhio a causa dello scandalo montante attorno al figlio, Hunter, accusato di traffico internazionale di valuta con la complicità della Cina. «Sono gli stessi esponenti democratici, ormai, a pretendere – in molti casi – che la famiglia Biden faccia chiarezza, su quelle accuse». Non solo: la Corte Suprema deve ancora pronunciarsi sulle nuove cause depositate dall’avvocato Sindey Powell sui presunti brogli negli Swing States, dove il risultato è stato improvvisamente ribaltato, in una notte, a favore di Biden, dopo che i funzionari avevano stranamente sospeso lo spoglio delle schede, per riprenderlo qualche ora dopo.
    L’Alta Corte ha sul tavolo anche l’analoga denuncia di Rudolph Giuliani, che rilancia le accuse del Texas e di altri 17 Stati: i giudici avevano rigettato in prima battuta l’opposizione del Texas, sostenendo che uno Stato non avesse titolo per contestare altri Stati, ma ora la denuncia (brogli estesi e decisivi, favoriti da regole improvvisate) è stata ripresentata a nome dei cittadini degli Stati pro-Trump, che – oltre ai brogli – accusano gli Swing States di aver cambiato in modo arbitrario e incostituzionale, all’ultimo minuto, gli stessi regolamenti elettorali. Poi c’è l’incognita parlamentare: «Il 6 gennaio verranno aperte le schede dei grandi elettori che il 14 dicembre hanno votato per Biden, ma anche quelle dei grandi elettori che, in parallelo, hanno votato per Trump», riassume Mazzoni. «La parola, a quel punto, passerebbe al Parlamento: è successo anche nel 1960, quando Nixon – apparso vincente a novembre – fu invece battuto da Kennedy a gennaio». Tra le ipotesi, anche la scelta di far eleggere il presidente dai parlamentari, facendoli votare “Stato per Stato”: «In quel caso vincerebbe probabilmente Trump, dato che i repubblicani controllano la maggior parte degli Stati».
    Secondo Mazzoni, la concretezza di questi possibili scenari emergerà giorno per giorno, costringendo anche i media a prendere atto di quello che l’opinione pubblica ha già intuto: e cioè che le presidenziali 2020 sarebbero state pesantemente inquinate da brogli così estesi da ribaltare letteralmente il risultato. Anche con l’intervento di paesi stranieri? Questa è di gran lunga l’opzione più pericolosa, che innescherebbe per legge lo stato d’emergenza. Phil Waldron, ricorda Mazzoni, ha esaminato i sistemi Dominion negli ultimi due anni: i problemi erano emersi già nelle elezioni di medio termine del 2018, al punto che Stati come il Texas si erano rifiutato di adottare Dominion. Per Waldorn, il sistema è facilissimo da penetrare dall’esterno: «Posso dimostrare – ha detto – che nelle presidenziali 2020 ci sono stati accessi da Cina, Iran e altri paesi». Secondo l’ufficiale, l’interferenza straniera c’è dunque stata. «Fino all’altro ieri, Dominion aveva sostenuto che le macchine elettorali non erano collegate a Internet, quindi non potevano essere penetrate dall’esterno», sottolinea Mazzoni. «E invece l’amministratore delegato di Dominion, John Poulos, comparso il 15 dicembre davanti al Parlamento del Michigan che lo ha interrogato in materia, ha ora confermato che le macchine vengono collegate, anche se per brevi periodi, tramite uno smartphone». Quindi, secondo Mazzoni, Poulos ha confermato indirettamente quanto detto da Waldron: se collego una macchina a Internet anche solo per dieci minuti, questa può essere manipolata. In più, «ci sono evidenze che confermano che i voti venivano tabulati dal sistema Dominion, e poi trasferiti a un server all’estero (si dice che fosse a Francoforte), dove il dato elettorale veniva ulteriormente elaborato».
    Waldron ha anche descritto ulteriori funzioni del software, che permettono l’accesso nel server dall’esterno in modo invisibile, o comunque non controllabile dall’amministratore ufficiale, e attraverso il server permettono di accedere anche alle singole macchine locali di raccolta dei voti. «Per un hacker, Dominion è come Babbo Natale: tutte le porte sono aperte, è possibile manipolare a distanza le informazioni», sintetizza il giornalista. «Vedremo se ora le intelligence confermeranno ufficialmente l’analisi di Waldron, comprese le intelligence militari». Il direttore generale delle 16 agenzie dei servizi segreti statunitensi, John Ratcliffe, ha già anticipato di aver “visto” l’interferenza straniera. Le relazioni di intelligence, su questo aspetto, subiranno un probabile ritardo, rispetto alla scadenza inizialmente prevista (18 dicembre). «Ma siamo già sulla rampa di lancio dell’ordine esecutivo, che ha a che fare con la sicurezza nazionale: il discorso non è più solo limitato al fatto che un partito avrebbe barato, facendo votare anche i morti e persone inesistenti, o conteggiando fino a 8 volte le stesse schede». La domanda diventa: un paese straniero, in modo premeditato e dimostrabile, ha davvero interferito con le elezioni? E’ intervenuto sul sistema e ha modificato i risultati? «Già la possibilità di accesso al sistema costituisce un rischio».
    E’ chiaro, aggiunge Mazzoni, che una mossa di questo genere – impugnare l’ordine esecutivo – innescherebbe forti reazioni: «Quindi è necessario fare prima tutti i passi possibili, legali e politici, per risolvere la questione in altro modo». D’altro canto, prosegue Mazzoni nella sua analisi, Trump sembra totalmente determinato a non lasciar correre: «Nel momento in cui i sondaggi dicono che più della metà della popolazione è convinta che questa è stata un’elezione fasulla, nessuno ci assicura che non lo sarà anche la prossima. Anzi, se questa è stata così, la prossima potrebbe essere anche peggiore: si tratta quindi di riaffermare la credibilità del sistema democratico negli Usa, e anche di riaffermare l’efficacia dello stesso sistema giudiziario (finora totalmente assente: i giudici non hanno fatto altro che dire “non è di mia competenza”, “è troppo tardi”, evitando cioè di pronunciarsi nel merito, sugli eventuali brogli)». Per Mazzoni «è necessario ricostruire la fiducia nelle istituzioni, nel tessuto democratico del paese, visto che più della metà della popolazione è convinta di esser stata imbrogliata».
    Quanto a Joe Biden, «nessuno crede che sarà lui a governare, anche se dovesse arrivare alla presidenza: sappiamo che a decidere sarebbe Kamala Harris, così come era Dick Cheney a governare quando presidente era George W. Bush». Le indagini esplose su Hunter Biden (riciclaggio di denaro, con la complicità della Cina) mettono Joe Biden in grave imbarazzo. Le notizie di stampa su Hunter Biden – aggiunge Mazzoni – sono probabilmente un autogol: facevano parte del piano iniziale per screditare Biden e spalancare le porte della Casa Bianca a Kamala Harris, candidata di Obama supportata da Wall Street, ma i “registi” dell’operazione (che hanno incoraggiato i media a “sparare” sul figlio di Biden) sarebbero stati troppo precipitosi: avrebbero cioè “dato per morto” troppo presto Trump, che invece è tutt’altro che fuori gioco.  «Non è affatto scontato che Biden venga certificato vincitore: la strada per Trump non è così stretta come tendono a dipingerla i grandi media». Nel caso invece venisse davvero eletto Biden, comunque, «dopo un po’ Kamala Harris assumerebbe anche ufficialmente il comando, divenendo presidente, con Nancy Pelosi alla vicepresidenza». Mazzoni però si mostra perplesso, su questo esito: le quotazioni di Trump sarebbero in continua crescita.
    «Nel partito repubblicano una porzione sempre maggiore di esponenti si sta schierando con Trump, compresi i politici che all’inizio non erano allineati col presidente: si stanno compattando, nella convinzione di poter arrivare alla vittoria». Nel frattempo, aggiunge sempre Mazzoni, è emerso che il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha speso 500 milioni di dollari per creare un’infrastruttura elettorale parallela a quella degli Stati: «Clamoroso, vuol dire che le elezioni vengono “privatizzate” da Facebook e per giunta usando illegalmente soldi esentasse, visto che Zuckerberg li ha tratti dal budget destinato a donazioni caritative?». In pratica, «Facebook avrebbe costretto i funzionari elettorali a seguire le sue regole, negli Swing States dove già erano state alterate le regole elettorale statali con il pretesto del Covid». Uno spettacolo che, al Pentagono, dev’esser stato valutato come ben poco edificante. «Siamo quindi di fronte a una situazione che vede una buona parte delle forze armate allineate con Trump, benché si voglia evitare il più possibile l’intervento dei militari», conclude Mazzoni. E l’intelligence? «Se Ratcliffe si è già pronunciato sull’interferenza, significa che le cose possono svilupparsi in modo favorevole, per Trump. Il presidente ha detto: ora vediamo chi è con noi e chi è contro, e diamo il tempo a chi è stato contro di noi redimersi, se vuole. Ha ancora qualche per giorno, per farlo: poi si tireranno le somme».

    «Si può arrivare a una legge marziale parziale, dove le elezioni vengono rifatte sotto la supervisione dell’esercito. Oppure: se emergono situazioni di tradimento (intesa con paesi stranieri per modificare il risultato), allora la questione può essere dibattuta nei tribunali militari». Lo afferma Roberto Mazzoni, giornalista indipendente di stanza negli Usa, esplorando il più clamoroso dei possibili esiti delle controverse presidenziali 2020: accadrebbe nel caso in cui Trump attivasse l’ordine esecutivo predisposto il 12 settembre 2018 a protezione della sicurezza nazionale, nel caso emergessero ingerenze straniere nel voto americano. La notizia: interrogato dal Parlamento del Michigan (Stato in cui una perizia forense ha accertato margini di errore fino al 68%, attraverso i sistemi elettorali elettronici), l’amministratore delegato di Dominion ha ammesso, per la prima volta, che i computer elettorali sono stati connessi via Internet. Il che avvalora le accuse dell’ex colonnello Phil Waldron, specializzato in guerra informatica, secondo cui i sistemi elettronici di Dominion sarebbero facilmente violabili anche dall’estero. Per Waldron, nelle presidenziali del 3 novembre si sarebbero registrare interferenze da Cina, Iran e altri paesi.

  • Fake-2020, i bari brindano coi ladri: può davvero finire così?

    Scritto il 18/12/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Grottesco 2020: non poteva finire che con l’elezione “fake” di un presidente “fake”, dopo un anno intero di fake news terroristiche sul coronavirus? Sinistro, l’avvio del temuto anno bisestile: inaugurato con lo strano assassinio del generale iraniano Qasem Soleimani, eroe della guerra contro l’Isis in Siria, ucciso da un drone mentre si trovava in un paese neutrale, l’Iraq, a condurre trattative – pare – per mettere pace tra le fazioni sciite e sunnite. Altrettanto strana la tempestiva rivendicazione dell’omicidio, da parte dell’amministrazione Trump, che proprio in Siria aveva lasciato campo libero ai russi e ai loro alleati (siriani, libanesi e, appunto, iraniani) per sgominare le bande di tagliagole prosperate in modo incontrastato sotto la presidenza Obama. Di che pasta fosse fatto, il 2020, lo si sarebbe capito poco dopo, con il famoso virus di Wuhan che ha risparmiato la Cina e inguaiato il resto del mondo, a cominciare dal bersaglio grosso: l’America di Trump. E ora si vorrebbe davvero far credere che l’opinione pubblica libera e democratica dovrebbe rassegnarsi allo spettacolo di un’America rappresentata da un presidente-burla, eletto solo grazie all’imbroglio più colossale che la storia ricordi?
    E’ vero, ammoniscono i più saggi: i brogli vanno provati in una sede legale. Si deve dimostrare che sono avvenuti davvero, e che sono stati determinati per derubare gli elettori. Non occorre invece dimostrare ciò che è sotto gli occhi di tutti: il web censura chiunque osi mettere in dubbio la versione ufficiale (su tutto: dalle presidenziali Usa alle notizie mediche sul Covid), mentre il maninstream media – televisioni in testa – ormai oscura apertamente il presidente Trump, ancora in carica, trattandolo come un vecchio pazzo ostinato, incapace di ammettere la sconfitta. Dall’imbarazzante fogna elettorale americana, devastata dal voto postale giustificato con la pandemia e poi “aggiustato” con gli algoritmi elettronici di Dominion, emerge una specie di anziano cadavere politico (Joe Biden, su cui grava l’accusa di trent’anni di estesa corruzione) e spunta l’ombra della donna che lo sostituirebbe: Kamala Harris, sostenuta da Obama e dai super-finanziatori di Hillary Cinton, cioè la peggiore élite di Wall Street. Ridono, le maschere del nuovo terrore sanitario, da Fauci a Bill Gates, passando per Soros e per il patron del Forum di Davos, Klaus Schwab, l’uomo che evocava la pandemia come una manna dal cielo, provvidenziale per far accettare all’umanità il famigerato Grande Reset.
    Funzionerà, il piano? Se si guarda l’Italia, c’è da piangere. Il Belpaese è tramortito dalla cura-Conte: vanta la peggior performance europea, in termini di vittime, e il più pesante bilancio economico, per via del disastro causato da lockdown e coprifuoco (misure che non hanno certo evitato la strage, quella almeno di cui parlano le cifre ufficiali). Italia 2020: non pervenuta. “Andrà tutto bene”, era il motto degli italioti. Ancora a gennaio, il Popolo delle Sardine (non ancora Popolo delle Mascherine) aveva individuato il demonio: Matteo Salvini, la causa di ogni male. Subito dopo, Salvini è scomparso (insieme alle Sardine) e tutti i problemi sono esplosi. I famosi pieni poteri, contestati al Cazzaro Verde? Se li è presi Conte, non eletto da nessuno: e gli italiani, zitti. Decreti deliranti: sospesa la libertà, archiviata la democrazia. Dalla prigione-Italia, messa in liquidazione e prossima a essere svenduta a peso (alla Francia, alla Germania, alla Cina) non manca chi esulta per la Fake-Election del Fake-President americano: sono gli stessi illuminati, del resto, che scalpitavano per Fake-Greta, i cui padrini (ora lo si vede) stanno predisponendo il piano super-finanziario “green”, quello vero, per il cui lancio la fanciulla svedese era stata utilizzata. Fine anno: i bari brindano coi ladri, mentre l’umanità resta in carcere. Domanda: può davvero finire così?

    Grottesco 2020: non poteva finire che con l’elezione “fake” di un presidente “fake”, dopo un anno intero di fake news terroristiche sul coronavirus? Sinistro, l’avvio del temuto anno bisestile: inaugurato con lo strano assassinio del generale iraniano Qasem Soleimani, eroe della guerra contro l’Isis in Siria, ucciso da un drone mentre si trovava in un paese neutrale, l’Iraq, a condurre trattative – pare – per mettere pace tra le fazioni sciite e sunnite. Altrettanto strana la tempestiva rivendicazione dell’omicidio, da parte dell’amministrazione Trump, che proprio in Siria aveva lasciato campo libero ai russi e ai loro alleati (siriani, libanesi e, appunto, iraniani) per sgominare le bande di tagliagole prosperate in modo incontrastato sotto la presidenza Obama. Di che pasta fosse fatto, il 2020, lo si sarebbe capito poco dopo, con il famoso virus di Wuhan che ha risparmiato la Cina e inguaiato il resto del mondo, a cominciare dal bersaglio grosso: l’America di Trump. E ora si vorrebbe davvero far credere che l’opinione pubblica libera e democratica debba rassegnarsi allo spettacolo di un’America rappresentata da un presidente-burla, eletto solo grazie all’imbroglio più colossale che la storia ricordi?

  • Conte, Merkel e gli zombie che “Politico” scambia per eroi

    Scritto il 09/12/20 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    «Giuseppe Conte è il leader più credibile al mondo», sintetizza “Tpi” nel presentare la clamorosa classifica che sta rimbalzando ovunque. Se i comici sono un po’ fuori allenamento, in mezzo alle disgrazie del 2020, a tirare su il morale a tutti provvede infatti l’edizione europea dello statunitense “Politico”, realizzata a Bruxelles in jount-venture con il principale editore digitale in Europa, il tedesco Axel Springer. “Politico” vanta un team di 500 redattori, distribuiti in tutto il mondo: la tribuna vip del mainstream media internazionale, quello che non ha mai osato raccontare la nuda verità né previsto nessuna crisi. E cosa dicono, i gran sacerdoti dell’informazione? Tra cose, innanzitutto. La prima riguarda Angela Merkel, incoronata Papessa d’Europa (questo sì, che è uno scoop). La seconda: la merkeliana Ursula von der Leyen sarebbe la leader dei “sognatori”. E qui si comincia a ridere, ma non quanto di fronte al ritratto di “Giuseppi” Conte, numero uno degli “spender” europei, una specie di Masaniello dal tocco felice. Per capire in che mani sia l’informazione, basta leggere le pagelle di quelli che “Politico” presenta come “Gli attori, i sognatori e i rivoluzionari che daranno forma al prossimo anno in Europa”.
    Una galleria di zombie, che “Politico” scambia per esseri politicamente viventi, nonché capaci di decisioni autonome: come se non esistessero nemmeno, i poteri che dominano il mondo, che oggi lo stanno mettendo alla frusta come in tempo di guerra (e che, per inciso, presiedono alla somministrazione editoriale delle notizie destinate al gregge). La simpatica macellaia Angela Merkel, reginetta del rigore e affamatrice di mezza Europa, Grecia in primis, dopo i brillanti esordi come spia della Stasi, feroce polizia politica della Germania Est (”Le vite degli altri”, al cinema), su “Politico” rifulge, abbagliante, in tutto il suo splendore. «Dopo quasi 16 anni come cancelliera, Angela Merkel è destinata a ritirarsi dopo le elezioni tedesche dell’autunno 2021», singhiozzano i redattori di “Politico”, «con un record segnato dalla stabilità piuttosto che dall’ambizione». In confronto ad Angela, Batman e Superman non sono nessuno: «Negli ultimi dieci anni e mezzo, la Merkel è stata la mano ferma attraverso una serie di cataclismi, dalla Grande Recessione e dalla crisi dell’Eurozona al Covid-19». Che tempra: «Ha tenuto insieme l’Europa di fronte alla Brexit e alla belligeranza di Donald Trump», quel noto mascalzone, «diventando, per processo di eliminazione, il “leader del mondo libero”, di fatto, quando Washington si è ritirata».
    Al ritratto “giornalistico” manca solo l’incoronazione imperiale, ma soltanto perché il Sacro Romano Impero non è ancora stato nominalmente istituito. Quanto al culto merkeliano, niente paura: l’altare, come si legge, è bell’e pronto. E alla destra della divinità siede già la regina dei “dreamer”, la quasi altrettanto divina Ursula, che infatti «vuole rendere di nuovo grande l’Europa». E come? Presto detto: la prima voce citata da “Politico” è «il rafforzamento dei diritti Lgbt», la cui fragilità – com’è noto – ha determinato la grande crisi europea, la morte per denutrizione dei bambini greci, le spietate politiche di rigore, i tagli alla sanità e alle pensioni, l’esplosione del precariato e della disoccupazione. Insieme al “diritti Lgbt” è citata l’altra grande sfida che assilla gli europei nel 2020, ovvero «la lotta al razzismo». A seguire: «La garanzia di un salario minimo a tutti i lavoratori europei, la riduzione delle emissioni di gas serra del 55% e la creazione di un’Unione Europea della Sanità che darebbe alla burocrazia dell’Ue maggiore influenza su una prerogativa nazionale ferocemente custodita». C’è da mettersi a piangere dalla commozione, vero? Meglio tenere il fazzoletto a portata di mano, allora, perché “Politico” riesce a superare se stesso nel celebrare il primo ministro italiano, amatissimo dai poteri che contano.
    «Il coronavirus ha devastato l’Italia, ma per Conte, almeno politicamente, è stato un vantaggio»: almeno questo, “Politico” lo ammette. Comunque, «se l’Italia è troppo grande per fallire, Giuseppe Conte è l’uomo che l’Europa spera sarà in grado di continuare a sostenerla». Eccoci al punto: “Giuseppi” sarebbe la pedina su cui puntano i massimi poteri, quelli che muovono i fili delle marionette Angela & Ursula. La tesi di “Politico”: ha fatto benissimo, Conte, a imporre all’Italia il brutale lockdown di marzo e aprile: così facendo ha infatti costretto l’Ue a provare «vergogna», al punto da indurre i cattivoni di Bruxelles a metter mano al portafogli con una pioggia di miliardi (di cui non s’è ancora vista nemmeno l’ombra: l’Italia infatti sta in piedi solo grazie alla generosità di Christine Lagarde, ma la signora della Bce è relegata in posizione assai defilata, tra i benefattori). Del resto, “Politico” bada al sodo: di Conte apprezza «il suo stile cliché italiano fiammeggiante», e cioè il fatto di «presentarsi alle riunioni a bordo di una Maserati, in un abito neo-dandy, cercando di flirtare con Angela Merkel». Certo, “Giuseppi” dovrà guardarsi dall’invidia dei paesi “frugali” (che infatti friggono, di fronte allo spettacolo dell’improvvisa ricchezza degli italiani, trasformati in nababbi). E dovrà anche «gettare qualche osso» ai suoi avversari «di estrema destra», cioè «Salvini e l’ascendente Giorgia Meloni».
    La leader di Fratelli d’Italia figura al terzo posto tra i “disgregatori” europei, contrapposti a valorosi “doers” come Orban, Macron, Erdogan e il “bluffer” Boris Johnson. La piccola Giorgia («sono italiana, sono cristiana») è presentata come «leader appena incoronata dell’estrema destra europea», al punto che ora sembra «pronta a diffondere», in tutto il continente, «la sua capacità di distruggere senza autodistruggersi» (in questo, seconda solo al coronaviurs). Tra i biechi disgregatori figura il russo Pavel Durov, reo di aver creato un social media come Telegram, capace di fare concorrenza a WhatsApp, ovvero di «fare a pezzi le persone», divenendo uno strumento del Male. «Telegram è anche il modo in cui i teorici della cospirazione tedeschi di “QAnon” e i manifestanti anti-maschera organizzano marce a Berlino». Capito, che guaio? Ma niente paura, già si ode l’avanzata dei cavalieri del Bene, cioè le piattaforme immacolate come Facebook e Twitter, le quali «cercano di reprimere la disinformazione e l’incitamento alla violenza». A proposito di disinformazione e omissioni: è grande come una casa, la maggiore “dimenticanza” di quegli sbadati di “Politico”: nel loro pantheon europeo è clamorosamente vuota la poltrona di uno dei personaggi più influenti del pianeta, Mario Draghi. Strano, no?
    Proprio Draghi, già sommo pontefice dell’euro-potere, si macchiò nel 2019 del peggiore dei crimini: rinnegò le sue malefatte e si mise a bocciare le politiche “fallimentari” dei suoi ex sodali, cioè i morti viventi, gli ectoplasmi, i camerieri e i maggiordomi che oggi “Politico” finge di scambiare per statisti decisivi per il futuro europeo. Compreso il più fantasmatico di tutti, il nostro anonimo “Giuseppi”, con il suo stile «cliché italiano fiammeggiante»: senza i poderosi acquisti della Bce, non avrebbe potuto sfoggiare a lungo la Maserati e la pochette, menando ancora il can per l’aia dopo un anno di supercazzole sui “ristori”. E se è stata la Bce ad acquistare camionate di Btp a costo zero, lo si deve anche e soprattutto al grande assente, nel pantheon di “Politico”: quel Draghi che a marzo, sul “Financial Times”, aveva messo in chiaro che vent’anni di politica europea (cioè di Angela Merkel e sudditi) andrebbero gettati al macero, pena la morte civile di un continente tuttora in mano ai prestanome di un’associazione a delinquere che ha organizzato a tavolino l’inesistente “scarsità di denaro”, a scopo predatorio e di dominio. E quindi: come lo si sarebbe potuto invitare, l’imbarazzante Draghi, tra i Magnifici del 2021? E se si fosse messo a dire la verità, come sta facendo da un anno e mezzo a questa parte? Volete mettere, lo sconcerto?
    La voglia di ridere, se mai ci fosse, svanirebbe comunque velocemente nello scoprire che il Tribunale Islamico di “Politico” mette nel mirino anche una scrittrice, nientemeno: si tratta di Joanne Kathleen Rowling, celeberrima creatrice di Harry Potter, relegata tra i reprobi “disgregatori”. Sembra di rivivere, sia pure in modo incruento, l’epoca della “fatwa” scagliata dall’ayatollah Khomeini contro Salman Rushdie, autore dei “Versi satanici” che secondo i teocrati dell’Iran insolentivano il Profeta. Merita dunque la condanna a morte anche la Rowling? Certo, il suo crimine è scioccante: ha osato contestare uno dei massimi dogmi della nuova religione, cioè la sacralità dei diritti civili (Lgbt) utilizzata per oscurare i diritti sociali e quindi annullare il futuro dei giovani, dando loro l’illusione di essere liberi, anche se quella sessuale è l’unica vera libertà che ormai viene loro lasciata. L’accusa mossa all’autrice di Harry Potter è spaventosa: “transbofia”. Roba da plotone d’esecuzione. Quello di “Politico”, per ora si esercita sulla Rowling. Ma solo a un demente potrebbe sfuggire qual è il vero bersaglio: noi, la nostra libertà di opinione. All’avvento del totalitarismo nazista, Bertolt Brecht si affrettò a lasciare la Germania. Con lui Theodor Adorno, Herbert Marcuse, Erich Fromm. Non è mai un bel posto, quello dove si mettono alla berlina i filosofi e gli scrittori. E il Verbo di “Politico”, sotto forma di carta straccia digitale, è un avvertimento maleodorante: essere eretici, d’ora in poi, costerà caro.
    (Giorgio Cattaneo, “Conte, Merkel e gli zombie che ‘Politico’ scambia per nostri amici”, dal blog del Movimento Roosevelt dell’8 dicembre 2020).

    «Giuseppe Conte è il leader più credibile al mondo», sintetizza “Tpi” nel presentare la clamorosa classifica che sta rimbalzando ovunque. Se i comici sono un po’ fuori allenamento, in mezzo alle disgrazie del 2020, a tirare su il morale a tutti provvede infatti l’edizione europea dello statunitense “Politico”, realizzata a Bruxelles in joint-venture con il principale editore digitale in Europa, il tedesco Axel Springer. “Politico” vanta un team di 500 redattori, distribuiti in tutto il mondo: la tribuna vip del mainstream media internazionale, quello che non ha mai osato raccontare la nuda verità né previsto nessuna crisi. E cosa dicono, i gran sacerdoti dell’informazione? Tra cose, innanzitutto. La prima riguarda Angela Merkel, incoronata Papessa d’Europa (questo sì, che è uno scoop). La seconda: la merkeliana Ursula von der Leyen sarebbe la leader dei “sognatori”. E qui si comincia a ridere, ma non quanto di fronte al ritratto di “Giuseppi” Conte, numero uno degli “spender” europei, una specie di Masaniello dal tocco felice. Per capire in che mani sia l’informazione, basta leggere le pagelle di quelli che “Politico” presenta come “Gli attori, i sognatori e i rivoluzionari che daranno forma al prossimo anno in Europa“.

  • Craig Roberts: Covid, una guerra per ridurci a bestiame

    Scritto il 20/11/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    «Negli Stati Uniti il Grande Inganno del Covid-19 è stato utilizzato per giustificare un fraudolento voto postale volto ad impedire la rielezione del presidente Trump. Il prossimo utilizzo del Covid-19 sarà quello di attaccare le libertà civili. Se lo scippo elettorale dei democratici sarà coronato da successo, avremo probabilmente quel lockdown nazionale che tanto piace ai consulenti di Biden sul coronavirus. Ci sono pochi dubbi sul fatto che la vaccinazione obbligatoria sarà presentata come l’unico mezzo per uscire dal lockdown». Così si esprime Paul Craig Roberts, autorevole analista statunitense, già viceministro dell’economia con Reagan. «Il film “V per Vendetta” si era rivelato predittivo. Nel film, che era stato l’ispiratore delle famose maschere di Guy Fawkes, viene progettata una pandemia per facilitare l’instaurazione di una dittatura. Sembra che un maggiore controllo sulle persone, sulle loro possibilità lavorative e sui loro movimenti sia il futuro verso cui ci stiamo indirizzando». Ancora: «Con il pretesto del coronavirus e tramite un’operazione terroristica e propagandistica senza precedenti, i governi stanno conducendo con successo il più grande esperimento umano della storia».
    Le conseguenze, spaventose, diventeranno ancora più tangibili nel corso dei prossimi mesi e anni. «Finora, con un tratto di penna, i governi (non il virus) hanno ridotto gli esseri umani al rango di ovini e bovini: miliardi di persone sono state costrette agli arresti domiciliari o al confino, le attività non essenziali sono state chiuse e milioni di individui hanno perso di colpo le loro possibilità di sostentamento. La capacità di muoversi e di viaggiare liberamente è stata eliminata e l’economia globale è andata in picchiata, provocando indicibili sofferenze nei paesi del primo e, soprattutto, del terzo mondo». Come se non bastasse, sono stati lanciati spyware distopici ed estremamente intrusivi per tracciare e monitorare la popolazione (ma non i funzionari governativi)». Lo stress derivante dal blocco globale, dalla disoccupazione e dalla propaganda ha scatenato una vera e propria pandemia di suicidi e di overdose. In Inghilterra e nel Galles, il tasso dei suicidi ha toccato il massimo degli ultimi vent’anni. Nel frattempo si stima che oltre 75.000 americani potrebbero morire per suicidio e overdose a causa del peggioramento delle loro condizioni di vita. Le leggi speciali ora in vigore «fanno impallidire quelle, liberticide, adottate dopo l’11 Settembre».
    Un esempio? L’Australia: i cittadini «sono stati completamente privati dei loro diritti civili». Nello stato di Victoria è stato imposto uno lockdown di tipo 4: all’aperto si deve sempre indossare la mascherina (e in caso di inadempienza è prevista una multa di circa 1.000 dollari). «I cittadini possono fare attività fisica all’esterno solo per un’ora al giorno, non possono allontanarsi da casa per più di 5 chilometri, devono uscire da soli per fare la spesa o per motivi medici ed è previsto il coprifuoco dalle 8 di sera alle 5 del mattino. Chi lo infrange è sanzionato con 5.000 dollari. Se questa non è una prigione, allora vuol dire che non ne è mai esistita una». In Danimarca è pronto per essere approvato un disegno di legge di 227 pagine molto dettagliato e complesso. Obiettivo dichiarato: proteggere la popolazione da “malattie infettive, malattie generalmente pericolose e malattie socialmente critiche”. Per “malattia socialmente critica” si intende una malattia generalmente pericolosa, la cui diffusione rischia di causare gravi disturbi a importanti funzioni della società. «Traduzione: tutti quelli che contesteranno le spiegazioni ufficiali o andranno contro la versione degli eventi dell’establishment saranno considerati malati e ridotti al silenzio».
    La definizione estremamente ampia di “malattia socialmente critica”, si legge sempre sul blog di Craig Roberts, significa che l’élite può definire qualsiasi comportamento problematico come “una malattia”, di cui occorre immediatamente arrestare la diffusione. «Per anni, una delle massime priorità dell’élite è stata quella di vietare le versioni dei fatti contrarie alla narrativa ufficiale, etichettandole come ‘fake news’ e ‘teorie del complotto.’ Il concetto orwelliano di fake news comprende tutto ciò che minaccia gli interessi del potere centrale, ma non, ad esempio, le bugie sulle guerre di Washington, come le ‘armi di distruzione di massa di Saddam’, la ‘bomba atomica iraniana, ‘l’utilizzo delle armi chimiche da parte di Assad’, eccetera». Di fatto, sfruttando la crisi del coronavirus, in tutto il mondo «sono state rapidamente proposte e promulgate leggi totalitarie con un alto grado di coordinamento e con pochissime varianti».
    In diversi paesi, ora è un crimine diffondere informazioni contrarie alle torie ufficiali: nello Zimbabwe, chi diffonde informazioni scomode rischia fino a 20 anni di carcere. In Thailandia, il governo ha avvertito che «chiunque farà battute sul virus potrebbe rischiare fino a cinque anni di prigione». Negli Stati Uniti, i social media e gli organi di informazione censurano le notizie che mettono in dubbio l’utilità delle mascherine e i dati secondo cui il test per il Covid-19 produrrebbe un alto tasso di falsi positivi. Attraverso i media, «abbiano condizionato le masse ad accettare il totalitarismo come unica soluzione al problema». Le persone «sono sono state terrorizzate, represse, isolate, sottomesse, impoverite e demoralizzate». Il Covid-19 viene utilizzato «per rimodellare e risocializzare le masse, allo scopo di prepararle a cambiamenti massicci, come una dittatura digitale transnazionale». I media occidentali non ammettono discussioni, su questi argomenti.
    La presunta pandemia viene utilizzata anche dal World Economic Forum, per assumere il controllo dell’agricoltura e della produzione alimentare globale. Obiettivo: promuovere gli Ogm e gli alimenti prodotti in laboratorio, e trasfomare le agricolture diversificate in monocolture da esportazione. «Le nazioni ora autosufficienti dal punto di vista alimentare dovranno dipendere dalle importazioni. Il controllo dei generi alementari da parte delle multinazionali aumenterà il potere centrale sulle persone ed eliminerà la biodiversità geografica». Conclude Craig Roberts: «La paura è un mezzo efficace per distruggere la libertà e trasformare la società. L’11 Settembre e il Covid-19 sono entrambi serviti a ridurre la libertà, comprometterne la difesa e ampliare i poteri del governo e delle multinazionali sulle popolazioni. Di conseguenza, sta scomparendo la possibilità di obbligare i governi a rispondere del loro operato e, con essa, la democrazia».

    «Negli Stati Uniti il Grande Inganno del Covid-19 è stato utilizzato per giustificare un fraudolento voto postale volto ad impedire la rielezione del presidente Trump. Il prossimo utilizzo del Covid-19 sarà quello di attaccare le libertà civili. Se lo scippo elettorale dei democratici sarà coronato da successo, avremo probabilmente quel lockdown nazionale che tanto piace ai consulenti di Biden sul coronavirus. Ci sono pochi dubbi sul fatto che la vaccinazione obbligatoria sarà presentata come l’unico mezzo per uscire dal lockdown». Così si esprime Paul Craig Roberts, autorevole analista statunitense, già viceministro dell’economia con Reagan. «Il film “V per Vendetta” si era rivelato predittivo. Nel film, che era stato l’ispiratore delle famose maschere di Guy Fawkes, viene progettata una pandemia per facilitare l’instaurazione di una dittatura. Sembra che un maggiore controllo sulle persone, sulle loro possibilità lavorative e sui loro movimenti sia il futuro verso cui ci stiamo indirizzando». Ancora: «Con il pretesto del coronavirus e tramite un’operazione terroristica e propagandistica senza precedenti, i governi stanno conducendo con successo il più grande esperimento umano della storia».

  • Golpe o guerra civile: il regime che vuole cancellare Trump

    Scritto il 06/11/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Da noi imperversano, tipo bombardamento di Dresda, le fake news. Le rivediamo finalizzate a seminare terrore e assembramenti in ospedali e pronti soccorsi, tramite fake contagiati e fake decessi da fake Covid (fake=falso). Decessi autentici, invece, da intubazioni, ventilazioni, ovviamente in assenza coatta di parenti, e cure salvavita negate agli oncologici, diabetici, infartuati e depressi. E tutti, convinti che i governanti governino per noi, i medici medichino per noi e i media ci diano notizie vere, abboccano e si adeguano. Negli Usa, operando gli stessi mandanti ed eseguendo gli stessi sicari, la differenza la fa un presidente il quale, bene o male che gli vogliate, tutta questa pantomima la contrasta e ridicolizza. Ma il senso profondo di tutto questo pochi lo sanno. Basterebbe l’eresia di un presidente anti-Cupola, degna dei Catari contro il Papa, perché i signori del Nuovo Ordine Mondiale digital-pandemico, ricorrendo a personaggetti come Greta Thunberg, o a personaggioni come Bergoglio, o ad altri chicchirichì del pollaio, lo sostituiscano come “male assoluto” addirittura a Russia, Cina, Iran. E, nella congiuntura, alla maledetta idrossoclorochina ammazza-virus e vaccino.

  • Brutte notizie: inferno in arrivo, nel Paradiso degli Imbecilli

    Scritto il 30/10/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Nel Paradiso degli Imbecilli, è chiamato antieuropeista chi giudica con severità lo squallore rapace di Angela Merkel e degli altri criminali che hanno retrocesso la Grecia nel terzo mondo e alterato i conti della Germania per alterare quelli dell’Europa. Hanno inflitto ai popoli infinite sofferenze sulla base di regole truccate, escogitate da conventicole segrete, di natura esoterica, animate da sete di potere e inconfessabili mire privatistiche. Nel Paradiso degli Imbecilli, i grandi ladri e i sommi imbroglioni di quest’epoca diventano statisti, rinomati influencer, valorosi attivisti al servizio di tutte le cause possibili, tranne una: quella della libertà dell’umanità e del riscatto dell’homo sapiens dalla sottomissione fraudolenta al quale è sottoposto, avendo rinunciato lui per primo, da gran tempo, a rassegnarsi all’idea di dover lottare per la propria dignità. Nel Paradiso degli Imbecilli, il bambino che osa dire che il Re è nudo è chiamato irresponsabile, sciagurato, folle negazionista. Se fosse meraviglioso come lo raccontano, il Paradiso degli Imbecilli, dovrebbe ospitare solo moltitudini gioiose, letteralmente invase dalla felicità. Non è così? Qualcosa non quadra? Non sta “andando tutto bene”?
    A turbare il Paradiso degli Imbecilli, infatti, è arrivato uno stranissimo virus – non certo il primo nella storia, e sicuramente neppure l’ultimo. Questo, però, dispone di un potere da far invidia ai suoi illustri “colleghi” precedenti, tragicamente ben più letali: il potere di paralizzare il mondo, devastando l’economia e abituando gli esseri umani a qualcosa di anche peggiore, cioè una vera e propria mutazione antropologica, in base alla quale un bene fino a ieri dato erroneamente per scontato – la libertà, da cui il diritto alla dignità economica – viene messo in archivio, in attesa di tempi migliori (che non arriveranno, stando almeno ai segni che si addensano nell’aria). Il peggiore di questi segni viene dal Canada, dove un deputato dell’Ontario ha scoperto che il governo di Ottawa sta preparando imprecisati “campi di detenzione” per i cittadini che dovessero opporsi al lockdown universale prossimo venturo, destinato a prolungarsi fin quasi alla fine del 2021. Questo, almeno, secondo il comitato governativo canadese sul cui operato sovrintende il primo ministro obamiano Justin Trudeau.
    Su “Scenari Economici”, Nicoletta Forcheri spiega: un’emergenza sanitaria così abnorme e spropositatamente dilatata, cestinando qualsiasi residuo diritto democratico, è solo l’alibi per il grande “reset” finanziario universale evocato a Davos e negli altri santuari del potere mondiale, tra salotti in cui dominano i soliti cognomi (Soros, Gates, Rockefeller e compagnia complottante). Fantasie? No: atti governativi, portati allo scoperto. Avvisaglie? Infinite: parlano da soli gli arresti eseguiti nello Stato australiano di Victoria (Melbourne), con manette scattate ai polsi di semplici cittadini che, da casa, avevano osano manifestare il loro dissenso con un post su Facebook. Il guaio è che alcune cose a volte accadono davvero, ma nel Paradiso degli Imbecilli si preferisce non saperle. Non è una novità. «Se dall’interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui». Lo scrive Primo Levi in “Se questo è un uomo”, come ricorda adesso – non casualmente – la stessa Forcheri.
    C’è una “magia” che ci tiene prigionieri, da molto tempo? Esatto: sta tutto qui il senso del successo della saga di Harry Potter, creata da Joanne Kathleen Rowling, cresciuta nelle retrovie di Amnesty International e poi “illuminata” sulla situazione mondiale da preziose imbeccate ricevute dall’aristocrazia massonica progressista, quella che sta lottando per riaccendere la luce, nel Paradiso degli Imbecilli dormienti. Ci avevano provato altri autori, per esempio nel cinema: intellettuali come Andy e Larry Wachowski (gli sceneggiatori di “Matrix”), o il regista Peter Weir, che nel 1998 presentò “The Truman Show” e l’anno seguente l’altrettanto indimenticabile “L’attimo fuggente”, con la scena finale – profetica, rivista oggi – degli studenti che si arrampicano sui banchi sfidando l’autorità, in segno di solidarietà verso l’uomo che aveva aperto loro gli occhi, il professor Keating.
    Di cosa si era parlato, ultimamente, nel Paradiso degli Imbecilli? Di niente. L’Italia del pre-lockdown si era scannata in dispute grottesche: Salvini e le Sardine, le sparate di Grillo, gli strafalcioni di Conte e Di Maio, le gaffe di Zingaretti. L’ultimo politico in circolazione in tempo di pace, Matteo Renzi, era caduto anche lui nel pantano della neolingua. A parte gli stucchevoli inglesismi-fregatura (Jobs Act su tutti), era inciampato nel semplicismo di un vocabolo mercantile (rottamazione) e nell’infantilismo ostentato di un termine fuorviante: ripartire. Mentiva, il giovane fiorentino? Sapeva perfettamente che non ci sarebbe stata nessuna “ripartenza”, affidando metà di Poste Italiane (azienda-modello, in attivo) a uno dei tre padroni supremi del pianeta, cioè BlackRock. Mentiva agli italiani, mentre – di nascosto – bussava al salotto segreto dei Bush, per il tramite del diletto Tony Blair, primo fabbricante delle prove false contro Saddam, da cui la criminale invasione dell’Iraq. Tralasciando il minuscolo Renzi: che sonni si dormivano, all’epoca, nel Paradiso degli Imbecilli?
    Gli stessi che si dormono ancora oggi, parrebbe di capire, dando un’occhiata alla dark room televisiva dell’eterno riposo, passata in pochi mesi dal letargo cosmico al terrore quotidiano sapientemente dosato. Non che cambi il risultato: stare a casa, buoni e zitti, in attesa che la provvidenza intervenga. Qualcuno comincia a protestare, giù in strada? Alla buon’ora: ma anche questo era previsto, così come le prossime mosse in arrivo, incluso magari un classico coprifuoco. Intanto, il banco stravince: la neolingua dilaga, le ambulanze ululano, gli oppositori devono subire l’affronto di essere chiamati ormai universalmente con quel nome infame, negazionisti. Siamo a un bivio della storia dell’umanità? C’è chi parla addirittura di speciazione: da una parte le pecore, dall’altra gli individui che non si rassegnano all’ovile. Accade ogni giorno, nel Paradiso degli Imbecilli: dalle finestre, non manca chi raglia contro gli untori, cioè i ragazzi della movida con la birra in mano davanti ai bar. Il mondo crolla, e i ciechi sbraitano contro i dehors. Non vedo, non sento, non parlo. Non capisco niente, ma mi rassegno a rifugiarmi sotto il tavolo, foss’anche per sempre.
    A vociare animosamente, nel Paradiso degli Imbecilli, sono i cosiddetti privilegiati: i cittadini momentaneamente al riparo, perché percettori di pensione o stipendio fisso. Assistono allo sfacelo della libera impresa – almeno, nei casi di cecità non totale – ma non riescono a prevedere che, di fronte a un crollo epocale, nessuno sopravviverà: nemmeno le loro pensioni, nemmeno il loro pubblico impiego. Però la divisione, intanto, è devastante: e il cattivo regista si gode lo spettacolo delle vittime che si azzuffano tra loro. Ottima premessa, questa, per continuare a infliggere il peggio: misure in apparenza incomprensibili, disperatamente inutili ma micidiali, letteralmente devastanti e capaci di mettere fine all’Italia così come la si era conosciuta. Fine di qualsiasi orizzonte di pace, dignità e prosperità. E il povero Conte non è che uno dei tanti esecutori, a livello mondiale, di un’inerzia rovinosa che solo i condomini più ottusi del Paradiso degli Imbecilli riescono ancora a non vedere.
    L’apocalisse in corso rivela l’avvento di una specie di inferno universale, formato gabbia, dove non sarà più consentito essere liberi? Nel caso, è bene ricordare che gli inferni – come le prigioni – si costruiscono mattone su mattone: basta stabilire che la moneta passa in mani private, che lo Stato deve smettere di spendere, che la democrazia è eccessiva, che la disoccupazione deve essere considerevole, che il futuro non deve più essere una garanzia per nessuno. Ci si arriva in molti modi: con l’omicidio mirato di leader scomodi, con il terrorismo, con le crisi finanziarie pilotate, con la compravendita di politici, sindacalisti, economisti e professori, giornali e televisioni. Ci si arriva per gradi, lentamente, isolando le voci fastidiose e relegandole in un limbo da cui non potranno più nuocere. Se poi qualcuno si ribella e si inventa una rete di informazioni riservate da spiattellare ai quattro venti, lo si rinchiude come un animale strano: se ne farà un caso internazionale, ma poi l’oblio seppellirà tutto.
    Julian Assange, Edward Snowden: due tizi che ci hanno provato, ad avvisare per tempo gli abitanti del Paradiso degli Imbecilli. Uno è detenuto nel Regno Unito, l’altro è riparato in Russia. Il termine paradiso, ricorda l’impeccabile Mauro Biglino, viene dal persiano “pairidaèsa”, che significa “giardino recintato e protetto”. E’ la traduzione – attraverso il passaggio intermedio, iranico – dell’espressione biblica Gan Eden, attraverso cui la Genesi descrive una sorta di piantagione affidata a lavoratori speciali, gli Adamiti. A spezzare i recinto, nell’Antico Testamento provvede la prodigiosa scoperta della conoscenza. Oggi è il filo spinato a delimitare il Paradiso degli Imbecilli. Una recinzione mentale, prima ancora che fisica, per moltitudini ormai in preda al panico. «Dal 4 novembre, di Covid non sentirete parlare più», ha appena detto Donald Trump. Alzi la mano chi non capisce – battuta a parte – quale sia la vera posta delle imminenti presidenziali americane, e perché tanto accanimento, anche criminale, venga profuso per evitare a tutti i costi la rielezione dell’uomo che promette di cominciare a demolirlo, il Paradiso degli Imbecilli, prima che il recinto si chiuda davvero attorno a tutti noi, dormienti e non.
    (Giorgio Cattaneo, “Inferno in arrivo, nel Paradiso degli Imbecilli”, dal blog del Movimento Roosevelt del 27 ottobre 2020).

    Nel Paradiso degli Imbecilli, è chiamato antieuropeista chi giudica con severità lo squallore rapace di Angela Merkel e degli altri criminali che hanno retrocesso la Grecia nel terzo mondo e alterato i conti della Germania per alterare quelli dell’Europa. Hanno inflitto ai popoli infinite sofferenze sulla base di regole truccate, escogitate da conventicole segrete, di natura esoterica, animate da sete di potere e inconfessabili mire privatistiche. Nel Paradiso degli Imbecilli, i grandi ladri e i sommi imbroglioni di quest’epoca diventano statisti, rinomati influencer, valorosi attivisti al servizio di tutte le cause possibili, tranne una: quella della libertà dell’umanità e del riscatto dell’homo sapiens dalla sottomissione fraudolenta al quale è sottoposto, avendo rinunciato lui per primo, da gran tempo, a rassegnarsi all’idea di dover lottare per la propria dignità. Nel Paradiso degli Imbecilli, il bambino che osa dire che il Re è nudo è chiamato irresponsabile, sciagurato, folle negazionista. Se fosse meraviglioso come lo raccontano, il Paradiso degli Imbecilli, dovrebbe ospitare solo moltitudini gioiose, letteralmente invase dalla felicità. Non è così? Qualcosa non quadra? Non sta “andando tutto bene”?

  • Sapelli: ai militari il dopo-Trump. Con Biden, Italia più sola

    Scritto il 16/10/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Trump si è “suicidato” con il Covid, compromettendo la sua rielezione: se perdesse e non volesse lasciare la Casa Bianca, l’America finirebbe in mano ai militari, almeno temporanamente. Poi, una volta insediato, Joe Biden spingerebbe l’Italia verso un nuovo patto con Germania e Francia. Lo sostiene sul “Sussidiario” il professor Giulio Sapelli, storico dell’economia, in un’articolata analisi della situazione, italiana e mondiale, alla vigilia delle presidenziali statunitensi. Premessa importante: negli Usa, gli sfidanti sono d’accordo almeno su un punto, e cioè la necessità di imporre uno stop al dilagare dell’egemonia di Pechino. «Sulla questione cinese l’accordo bipartisan tra democratici e repubblicani è fermo, è convinto: le famiglie e i caucus Clinton-Bush, dioscuri della finanza sregolata, che vedevano e vedono nella leva demografica cinese il punto archetipale delle loro fortune, non sono sconfitte, ma in ritirata: una anabasi che si riscontra ogni giorno, crisi dopo crisi finanziaria, scandalo dopo scandalo». Certo, ammette Sapelli, «le faglie ci sono ancora e sono profonde, tra i due storici partiti Usa: dal problema del welfare a quello fiscale, sino a giungere all’orientamento da tenere in merito ai temi climatici e all’economia circolare». Secondo Sapelli, intanto, Donald Trump «ha infranto ogni limite del decoro istituzionale, con le sue ultime mosse pandemiche che hanno aperto la via al torrente dei negazionisti».
    Sul fronte democratico, l’indicazione della nomina a possibile vicepresidente di Kamala Harris «ha colmato quello spazio conservatore di centro che – scrive Sapelli – il prode Sanders (che io voterei in Usa, ora e sempre) ha dovuto rendere contendibile ai democratici con il suo ritiro dal campo». Sempre secondo Sapelli, «la sconfitta di Trump si avvia a compiersi». E tutto, «purtroppo», si misurerà «sulla resistenza che potrà e saprà opporre alla nomina del suo successore». Si tratterebbe di una decisione «nefasta», che «rischierebbe di paralizzare non solo gli Usa, ma il mondo intero, con conseguenze devastanti per i rapporti di forza mondiali, favorendo di fatto una Cina sull’orlo della crisi economica e politica, aumentando le possibilità che le forze aggressive che covano nel suo neo-maoismo possano scatenarsi: senza una base economica possono essere devastanti». Da questa paralisi nordamericana, prosegue Sapelli, Xi Jinping trarrebbe nuova forza: in primis all’interno del Pcc, continuando così la sua opera di accentramento dei poteri, «che non fa che creare tutte le basi per una sua prossima caduta». Attenzione agli Usa: è in gioco «la sorveglianza delle possibili frodi e la prevenzione di possibili colpi di mano di ogni genere». Avverte Sapelli: «Se i democratici affideranno ai militari – come si annuncia – la difesa della continuità della democrazia nordamericana, si aprirà una vera fase inedita nella storia mondiale».
    Per il professore, il Pentagono resta «la “coorte” che meglio ha saputo e sa difendere i valori della Costituzione più bella del mondo: la storia lo dimostra». Ma questa decisione, se si dovesse ricorrere ad essa, «non potrà non avere una conseguenza pesantissima sul prestigio internazionale degli Usa». La superpotenza atlantica in mano ai militari, anche formalmente, in seguito al caos che si teme possa esplodere, in prossimità delle presidenziali? Scenari da incubo, di cui tuttavia si sta parlando con insistenza. In quel caso, conclude Sapelli, «l’Italia sarà sempre più sola, in Europa». Difficile che Biden schieri le portaerei davanti alla Libia, «mentre è certo che riaprirà il dialogo con l’Iran». Ma l’ostacolo è rappresentato dalle potenze saudite del Golfo, dopo l’“Accordo di Abramo” recentemente stipulato a fianco di Israele per cercare di porre fine ai conflitti in Medio Oriente, esautorando i palestinesi dai negoziati. Gli arabi non appoggerebbero la scelta americana di tornare a dialogare con Teheran: «Quell’accordo è dettato dalla volontà di osteggiare l’imperialismo neo–ottomano e il ritorno diplomatico e militare della Russia nel Mediterraneo, quanto il revisionismo assassino iraniano».
    Quanto alla recente visita di Mike Pompeo in Italia, per Sapelli è stata «deludente», anche  perché i legami dell’Italia con la Cina «non nascono solo dal seno dei 5 Stelle». Tutti – accusa Sapelli – cercano di dimenticare che fu il professor Michele Geraci (leghista e docente di un’università cinese) la mente pensante di quel Memorandum con la Cina che ci ha allontanato dagli Usa e dall’Europa (ma non dalla Germania, sottolinea Sapelli, facendo notare che Berlino e Pechino sono capitali politicamente vicinissime). Della Germania, osserva, «abbiamo accompagnato la trasparente scelta anti-atlantica, che durerà sino a quando la Merkel dominerà, con il suo gruppo d’interesse, la vita politica tedesca». Per contro, una parte degli stessi 5 Stelle (causa «l’imprevedibilità delle mucillagini peristaltiche che hanno sostituito le discipline di partito») ha cambiato posizione, «con la fibrillazione di un abile Fraccaro», riallineatosi agli Usa, anche «grazie al lavoro indefesso e mirabile di un ministro come Guerini, che più atlantico non si può trovare». Il titolare della difesa, esponente Pd, ha infatti «stretto un accordo spaziale con gli Usa che è la cosa più importante compiuta da questo governo sia in economia, sia in politica».
    Nel mentre, aggiunge Sapelli, i tedeschi e i cinesi «stringono un patto di ferro per dominare il porto di Trieste e proseguire nella Via della Seta in Europa, grazie alle mosse del cavallo con le pedine del Pireo e di Trieste a cui seguirà, se non li si ferma, quella di Taranto». Solo un rafforzamento della posizione italiana in Europa, stringendo saldi rapporti sia con la Francia che con la Germania – secondo Sapelli – può attutire l’impatto che la paralisi nordamericana avrà nella situazione geopolitica, «aumentando il grado di isolamento e quindi di sottomissione dell’Italia ai capitalismi estrattivi francesi e tedeschi». Sapelli cita il Risorgimento: l’Italia se la cavò grazie all’abilità di Cavour nel trattare con le potenze europee: «Un dominio occulto e incontrastato è sempre peggiore di un dominio di cui si scrivono le regole». Mentre il profilo costituzionale nordamericano «è posto in forse», l’Italia dovrebbe puntare tutto su un’altra Europa, sostiene Sapelli. «Sia il governo che le opposizioni, sia ciò che rimane di un’opinione pubblica di cui via via si perde il ricordo, debbono levare alta la bandiera di una Costituzione Europea». Ovvero: «Solo lo Stato di diritto europeo ci può salvare». Il gioco di specchi, quello degli attuali euro-nazionalismi, «aiuta i poteri occulti della sudditanza e della menzogna». Peggio: diffonde l’angoscia di non potere essere assistiti che da «una cornucopia che spande, come veleno per lo spirito, un denaro che è emblema dell’assistenzialismo e della malattia dell’ozio e dell’ignavia». Ma così «si distrugge lentamente l’Italia, perché si inquina la sua anima: la sua storia e i suoi popoli non lo meritano».

    Trump si è “suicidato” con il Covid, compromettendo la sua rielezione: se perdesse e non volesse lasciare la Casa Bianca, l’America finirebbe in mano ai militari, almeno temporanamente. Poi, una volta insediato, Joe Biden spingerebbe l’Italia verso un nuovo patto con Germania e Francia. Lo sostiene sul “Sussidiario” il professor Giulio Sapelli, storico dell’economia, in un’articolata analisi della situazione, italiana e mondiale, alla vigilia delle presidenziali statunitensi. Premessa importante: negli Usa, gli sfidanti sono d’accordo almeno su un punto, e cioè la necessità di imporre uno stop al dilagare dell’egemonia di Pechino. «Sulla questione cinese l’accordo bipartisan tra democratici e repubblicani è fermo, è convinto: le famiglie e i caucus Clinton-Bush, dioscuri della finanza sregolata, che vedevano e vedono nella leva demografica cinese il punto archetipale delle loro fortune, non sono sconfitte, ma in ritirata: una anabasi che si riscontra ogni giorno, crisi dopo crisi finanziaria, scandalo dopo scandalo». Certo, ammette Sapelli, «le faglie ci sono ancora e sono profonde, tra i due storici partiti Usa: dal problema del welfare a quello fiscale, sino a giungere all’orientamento da tenere in merito ai temi climatici e all’economia circolare». Secondo Sapelli, intanto, Donald Trump «ha infranto ogni limite del decoro istituzionale, con le sue ultime mosse pandemiche che hanno aperto la via al torrente dei negazionisti».

  • Silenzio sul Nobel a Trump, che spaventa i nemici dell’Italia

    Scritto il 13/9/20 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    La notizia taciuta: Trump riceve la seconda candidatura al Nobel, dopo l’accordo tra Kosovo e Serbia. «Silenzio dei media, nel paese dove chi non deve lavorare per vivere difende a spada tratta i migranti», scrive Mitt Dolcino. Per Trump è la seconda “nomination” al Nobel per la Pace, per il suo doppio intervento: prima a favore sia della riappacificazione in Medio Oriente tra sauditi e israeliani, e poi tra le due entità balcaniche, Belgrado e Pristina, storicamente opposte. «Chiaramente la potenza anche militare Usa ha avuto il suo peso, negli eventi di pace, ma certi passi non hanno prezzo». E per per assurdo, aggiunge Dolcino, nel prossimo futuro rischiamo di avere paesi amici sull’orlo della guerra, proprio mentre i nemici storici si riavvicinano. C’è dunque «malafede», nell’ostinazione con cui i media italici hanno fatto passare sotto silenzio la notizia sulla seconda candidatura di Trump al Nobel per la Pace. Dolcino intanto segnala che l’asse con gli Usa (di là da venire) comprenderebbe gli arabi e Israele, «ma non l’Iran, che – come da nome – è ariano; proprio come i tedeschi ex nazisti amavano chiamare la Persia». Quanto alla Turchia, «più che ariana, è alleata di Berlino da oltre 100 anni».
    Gli eventi attuali – secondo il blog – ci dicono che «gli ebrei dei lager e dell’Olocausto», cioè gli israeliani «sempre pronti alla guerra con chi li voleva annientare», anche in futuro «staranno, come è giusto che sia, coi loro liberatori dal giogo hitleriano, ossia innanzitutto con gli Usa». E il “reset” dei rapporti geostrategici del Medio Oriente non finisce qui, avverte Mitt Dolcino: si parla già di normalizzazione degli accordi di pace tra Israele e Marocco. Poi sarà la volta dell’Arabia Saudita, l’ultima, la sede de La Mecca. «Quello che sta accadendo è che i “mizrahim” torneranno a ricoprire il ruolo ricoperto per secoli, in Medio Oriente, fino alla nascita di Israele. Dunque ecco spiegato il nervosismo delle potenze ex coloniali europee, superate in curva: non serve ad esempio avere la Francia o la Gran Bretagna per preservare il petrolio dell’area, basta Gerusalemme». Questo avviene chiaramente con la benedizione di Washington «ma soprattutto con l’avallo russo». Mosca, «vedendoci lungo, non ci pensa nemmeno a concedere la vittoria all’asse sino-tedesco, con Turchia ed Iran a supporto», visto che in quel caso la Russia «verrebbe letteralmente circondata, a sud, est e ovest».
    Ecco dunque materializzarsi il nuovo Risiko mediterraneo, che andrà in porto se Trump verrà confermato, «lasciando poi al prossimo mandato trumpiano la “regolazione” operativa di Cina e Germania». Sempre secondo Mitt Dolcino, pochi considerano che la grande perdente sarà soprattutto la Francia, che a breve potrebbe perdere addirittura l’accesso privilegiato all’Algeria. A quel punto «dovrà rifarsi con l’anello debole, l’Italia, conquistandola certamente a livello economico». Ecco perché Roma «dovrà necessariamente schierarsi con Washington e Tel Aviv, con cui i rapporti sono sempre stati più che cordiali» (come del resto anche con il mondo arabo). Secondo Dolcino, il grande silenzio sul Nobel a Trump, da parte «dei media italici cooptati all’Ue» deriva proprio dal grande rimescolamento in atto nell’area mediorientale. Dolcino accusa l’establishment italiano «ormai al soldo di Parigi e Berlino», potenze impegnate nella conquista del Belpaese, grazie ai collaborazionisti italici, in una sorta di neo-feudalesimo in cui le élite nostrane avrebbero il ruolo dei piccoli feudatari. Il loro obiettivo: far pagare al 99% della popolazione il peso finanziario della crisi, preservando i grandi capitali.
    Attenzione: sono proprio le élite a detenere la proprietà dei grandi media. E sono sempre loro, «che non hanno necessità di lavorare», a sostenere con maggior forza «l’immigrazione dall’Africa», ovvero l’invasione delle nostre coste da parte di individui «senza contezza dei propri diritti civili e sociali, nonchè economici». Un’umanità fragile, insomma, «da usare per sostituire gli italiani eccessivamente esigenti», in un penisola «forse troppo bella per essere lasciata agli indigeni». Logico che poi queste élite (non solo italiche) tifino soprattutto sinistra, ossia il lato politico più vicino a questa Ue, «troppo simile all’Europa sognata dalla Germania nazista». Senza dimenticare – chiosa Dolcino – che «l’incredibile invasione dei neri anche nella Lombardia leghista – ossia pro-Ue e da sempre filo-tedesca – potrebbe essere finalizzata a rimpiazzare a termine i meridionali italiani con manodopera di sostituzione a costo più basso, nelle more di una ipotetica secessione del settentrione (là da venire, per restare nell’euro) all’altezza della Linea Gotica)».

    La notizia taciuta: Trump riceve la seconda candidatura al Nobel, dopo l’accordo tra Kosovo e Serbia. «Silenzio dei media, nel paese dove chi non deve lavorare per vivere difende a spada tratta i migranti», scrive Mitt Dolcino. Per Trump è la seconda “nomination” al Nobel per la Pace, per il suo doppio intervento: prima a favore della riappacificazione in Medio Oriente tra sauditi e israeliani, e poi tra le due entità balcaniche, Belgrado e Pristina, storicamente opposte. «Chiaramente la potenza anche militare Usa ha avuto il suo peso, negli eventi di pace, ma certi passi non hanno prezzo». E per per assurdo, aggiunge Dolcino, nel prossimo futuro rischiamo di avere paesi amici sull’orlo della guerra, proprio mentre i nemici storici si riavvicinano. C’è dunque «malafede», nell’ostinazione con cui i media italici hanno fatto passare sotto silenzio la notizia sulla seconda candidatura di Trump al Nobel per la Pace. Dolcino intanto segnala che l’asse con gli Usa (di là da venire) comprenderebbe gli arabi e Israele, «ma non l’Iran, che – come da nome – è ariano; proprio come i tedeschi ex nazisti amavano chiamare la Persia». Quanto alla Turchia, «più che ariana, è alleata di Berlino da oltre 100 anni».

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UNA VALLE IN FONDO AL VENTO

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