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Archivio del Tag ‘Israele’

  • «Misurata, da Tel Aviv le armi proibite per Gheddafi»

    Scritto il 17/4/11 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    Razzi e bombe a grappolo contro la popolazione di Misurata. Sull’assedio più atroce della guerra in Libia si allunga un’ombra inquietante: le armi di distruzione di massa che le truppe di Gheddafi stanno impiegando contro la terza città libica sarebbero di fabbricazione israeliana. Lo affermano voci insistenti, tutte finora smentite nel modo più netto, dopo le prime notizie lanciate da Al-Jazeera. Ma il sospetto prende corpo: le armi sarebbero state richieste da Saif al-Islam, figlio del dittatore, e consegnate con la mediazione di Mohamed Dahlan, dirigente palestinese sconfitto a Gaza da Hamas. Una inedita alleanza: armi israeliane a Gheddafi tramite l’Anp?

  • Arrigoni era condannato: Israele temeva la sua voce

    Scritto il 17/4/11 • nella Categoria: segnalazioni • (3)

    La salma di Vittorio Arrigoni arriverà in Italia attraverso l’Egitto, evitando il territorio di Israele: una risposta simbolica, postuma, a chi aveva fatto di tutto per far tacere la sua voce. Lo aveva minacciato, arrestato, torturato. Fino a farlo uccidere, per mano di killer “salafiti”? A rilanciare questa tesi è Patrizia Cecconi, presidente dell’associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese: sapevamo – dice commossa da piazza Montecitorio il 15 aprile – che Vittorio a Gaza aveva le ore contate. «Lo dicevano già Golda Meir e Ben Gurion: Israele teme i poeti più che le bombe». Drammatico preavviso, l’omicidio di un altro testimone chiave delle atrocità israeliane, il regista Juliano Mer-Khamis.

  • Restiamo umani: ciao Vittorio, non ci arrenderemo

    Scritto il 16/4/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Ci siamo svegliati piangendo, questa mattina. Hanno ucciso Vittorio Arrigoni. E’ la morte di un eroe del nostro tempo, che sempre di più avrà bisogno di eroi. Vittorio Arrigoni è stato ucciso perché chi uccide non tollera testimoni. Ma anche perché la spirale di follia in cui questo mondo sta scivolando richiederà sempre più sangue, sull’altare dei potenti. Il modo migliore per onorare la sua memoria sarà quello di prepararci a fronteggiare un’ondata di violenza che sarà proporzionale alla gravità della crisi in cui si dibattono i poteri che hanno portato il mondo nella tempesta che è già cominciata.

  • Ucciso Arrigoni: denunciò le atrocità di Israele a Gaza

    Scritto il 15/4/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Era la spina nel fianco di Israele, la voce di Gaza sotto le bombe al fosforo bianco. Lo hanno ritrovato con gli occhi bendati: non doveva vedere più. Il corpo senza vita di Vittorio Arrigoni, 36 anni, coraggioso reporter indipendente, è stato rinvenuto nella notte fra il 14 e il 15 aprile in un appartamento di Gaza City al termine del blitz organizzato da Hamas per tentare di salvarlo. Sarebbe stato soffocato o strangolato, molto prima dell’ultimatum lanciato dai rapitori, appartenenti – secondo le rivendicazioni ufficiali – a un gruppo salafita islamico ultra-radicale, vicino ad Al Qaeda. L’atroce morte di Arrigoni rappresenta in realtà una svolta per i “falchi” di Tel Aviv: Vittorio era rimasto l’unico, sul campo, a testimoniare le atrocità israeliane contro la popolazione palestinese.

  • Siria, il mondo trema: si rischia la guerra con l’Iran

    Scritto il 28/3/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    La Siria sta rapidamente raggiungendo un punto di non ritorno. Di fronte al presidente Assad si apre un bivio molto semplice: di qua le riforme, di là la repressione. Quale sarà la direzione che Damasco prenderà si saprà in non tanto tempo. Ieri le cose lasciavano sperare: sono state annunciate la cancellazione dopo 48 anni dello stato d’emergenza imposto nel 1963 e le dimissioni dell’attuale gabinetto di governo. Ma alla fin fine, come ci hanno insegnato fin qui le altre rivolte arabe, il livello di riforme necessarie a calmare le acque o è molto alto o è inesistente. E la leadership dell’erede del Leone di Damasco, come lo definisce nella sua migliore biografia Patrick Seal, non ha mai dato fin qui particolari segni di forti capacità né strategiche né politiche – nemmeno nel senso di forza repressiva che il padre era capace di scatenare.

  • Il Web da solo non basta: lo usano anche le dittature

    Scritto il 06/3/11 • nella Categoria: segnalazioni • (2)

    Gheddafi ha spento Internet, ha chiuso la finestra attraverso cui il mondo giudicava i suoi crimini. S’illude così di trovare vendetta nel tempo senza tempo del deserto. In una lettera al direttore della rivista americana “Science” del 19 gennaio 1968, un lettore scriveva: «Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia». Spegnendo Internet, Gheddafi deve aver pensato di liquidare una specie di sortilegio che la modernità ha pronunciato contro la sua tirannia tribale. La Libia isolata può ora dedicarsi a girare le lancette dell’orologio al contrario, nell’illusione che tutto possa tornare come prima. Così anche il sangue versato resterà un segreto domestico.

  • Giovani arabi: rivoluzione Al Jazeera, l’Occidente balbetta

    Scritto il 23/2/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Non è quello del comunismo. E, per ora, non lo si può chiamare “fantasma della democrazia”. E’ una rivolta da fine dell’Impero. E’ uno dei sintomi della crisi globale del pianeta, che progressivamente sta sostituendo, e sostituirà completamente in pochi anni, tutte le agiografie adoranti della globalizzazione imperiale. E’ un figlio di molti fattori, che non possono essere ridotti a uno, come gran parte della stampa occidentale sta scribacchiando in questi giorni. Non è la rivoluzione dei “social network” americani, anche se vi hanno contribuito. Non è la rivoluzione democratica all’occidentale, anche se questo aspetto fa capolino, per esempio in Egitto.

  • Gaza, martirio infinito: condannati a morire di cancro

    Scritto il 15/2/11 • nella Categoria: segnalazioni • (3)

    Dopo il terrore e la strage, con le bombe al fosforo bianco lanciate in mezzo alle case fino a sterminare 1.300 persone, come ammesso dal Rapporto Goldstone delle Nazioni Unite, verrà l’ora della morte lenta: quella provocata dai tumori che minacciano la popolazione costretta a bere acqua inquinata dagli agenti tossici, eredità velenosa dell’Operazione Piombo Fuso scatenata dalle forze israeliane a cavallo tra 2008 e 2009. Una vera emergenza sanitaria incombe ora sul milione e 400.000 abitanti che vivono in condizioni quasi disperate nei 360 chilometri quadrati della Striscia di Gaza, stretta fra Israele, Egitto e Mediterraneo. La denuncia parte da Roma: a parlare sono le analisi inquietanti effettuate dal Cnr e dall’università La Sapienza.

  • Via Mubarak, incognita Mediterraneo: l’ora della Turchia

    Scritto il 12/2/11 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    Dopo la Tunisia, l’Egitto: e adesso trema l’Algeria insieme allo Yemen, mentre anche il Marocco scende in piazza a festeggiare la caduta di Mubarak insieme alle folle libanesi, giordane e palestinesi. Si sgretola la geografia post-coloniale di Nord Africa e Medio Oriente, congelata per cinquant’anni: da una parte le autocrazie petrolifere arabe commissariate dagli Usa, dall’altra la supremazia militare di Israele nella regione. Unica forza estranea al composito quadro che ora va disgregandosi, la potenza iraniana dell’Islam sciita: a sua volta destabilizzata dalle recenti pulsioni democratiche represse nel sangue, la Persia di Ahmadinejad tenta di attribuirsi meriti per la svolta egiziana, festeggiandola con Hamas a Gaza ed Hezbollah in Libano, mentre sale il prestigio del possibile stato-guida di domani, la Turchia.

  • Contro Mubarak e gli altri dittatori che abbiamo allevato

    Scritto il 05/2/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Mubarak lascia sparare la sua polizia sulla folla e l’Onu avvia il ritiro dei suoi funzionari. Non è più tempo di esitare fra le incertezze di Obama e l’«avanti con il popolo egiziano» di Slavoj Zizek. Sto con Zizek. Non siamo di fronte a scelte tranquille e felici. Da un pezzo una cosiddetta laicità nel Maghreb e nel Medio Oriente è garantita soltanto da regimi dittatoriali. Da un pezzo lasciare libertà di voto può condurre a un’affermazione non solo islamica, ma islamista. Una democrazia in senso proprio, che non è soltanto fare le elezioni ma stabilire un’effettiva divisione dei poteri – esecutivo, legislativo e giudiziario – cioè una sicurezza di uguali diritti di fronte alla legge, non è garantita da nessuno.

  • Rivoluzione Maghreb, un respiro del mondo

    Scritto il 01/2/11 • nella Categoria: idee • (3)

    Chi si aspettava una rivolta popolare in Tunisia, in Algeria, in Egitto? Nessuno. Non la Francia, persuasa di detenere idealmente il controllo su un paese che era stato sua colonia e ha fatto una gaffe clamorosa proponendo a un Ben Ali, già in fuga, di mandargli a sostegno le sue forze più esperte in tema di repressione. Non gli Stati Uniti, che avevano nel vacillante Hosni Mubarak il più forte alleato in Medioriente, l’Egitto essendo uno dei due paesi ad aver riconosciuto formalmente lo stato di Israele e speciale nel dare un colpo al cerchio e uno alla botte nel conflitto fra Israele e Palestina.

  • Israele vuol salvare Mubarak: appello a Usa ed Europa

    Scritto il 31/1/11 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    Il presidente egiziano assediato dalla protesta, commissariato dai militari e scaricato dalla Casa Bianca scopre di avere un nuovo alleato: Israele. Il governo di Tel Aviv ha fatto pervenire un messaggio confidenziale agli Stati Uniti e ad alcuni paesi europei, chiedendo loro di sostenere Mubarak e il suo governo. Secondo il quotidiano israeliano “Haaretz”, il governo Netanyahu sottolinea che è «interesse dell’Occidente», e di tutto il Medio Oriente, «mantenere la stabilità del regime in Egitto». Secondo Israele, «occorre di conseguenza mettere un freno alle critiche pubbliche contro il presidente Hosni Mubarak», il cui autoritarismo è stato clamorosamente smascherato a furor di popolo.

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