Archivio del Tag ‘leadership’
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Il futuro delle stragi: la mafia si compra l’Italia, legalmente
Sono passati vent’anni dalle stragi di Capaci e di Via D’Amelio. Vent’anni dopo credo che l’urgenza sia capire se quelle bombe scoppiano ancora, cosa hanno prodotto, cosa ci hanno insegnato e cos’è la mafia adesso. In questi venti anni ci hanno fornito i colpevoli perfetti. Come si fa a non odiare i visi di Provenzano, di Riina, di Bagarella? Come si fa a non tirare un sospiro di sollievo a vederli dietro le sbarre e ad autoconvincersi che sono stati loro, e solo loro, a seminare morte e terrore. Come se questi signori fossero stati soltanto dei tumori in un corpo sano, come dei malvagi alieni scesi sulla terra, mostri inumani e geneticamente diversi da noi. Perfetti capri espiatori per farci vivere meglio, anestetizzati. Mettere in piazza quelle facce ed accollare a loro, e solo a loro, la violenza è servito. E’ servito a schermare una verità di fondo: evitare di farci vedere quanto incapaci e criminali sono state le nostre classi dirigenti.
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Ciao Torino: Fiat lascia, ma in Piemonte arriva Volkswagen
A volerla vedere l’America la trovi anche qui. Per cercare innovazione, prodotti d’avanguardia, lavoratori efficienti ed esperti, i dirigenti di Volkswagen non hanno attraversato l’Oceano ma solo le Alpi. Sono venuti a Torino per incontrare 30 aziende piemontesi di componentistica auto e valutare accordi di fornitura. Proprio in quello che fino a ieri fa era il feudo della Fiat ma da cui il Lingotto si sta progressivamente disimpegnando dopo la svolta “Detorit-centrica” impressa da Sergio Marchionne. Ed è probabilmente qualcosa di più di una coincidenza il fatto che il gruppo tedesco muova verso Torino proprio mentre Fiat spedisce in cassa integrazione tutti i dipendenti di Mirafiori per la prima volta nella storia del celebre stabilimento.
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Strane bombe, strani killer: ci serve un medico, e non c’è
Dico subito che non ho speciali informazioni (e quindi non ho speciali ipotesi da fornire per le pistole che hanno gambizzato Genova e la bomba che ha sfregiato Brindisi). Ma l’accostamento immediato che mi si è presentato davanti agli occhi, quando ho saputo, è stato ai quasi duecento che si sono suicidati negli scorsi mesi. E poi a Breivik. Tutto si svolge in un bicchiere d’acqua torbido, tanto torbido che non si può vedere il fondo. Tutto ha l’aria di un sintomo, anzi di una serie di sintomi, di una vita malata, di una società malata. E, quando la società è malata, appaiono foruncoli purulenti, apparentemente incomprensibili, segnali di una violenza che emerge dall’organismo, in forma disordinata e repellente.
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Preve: intellettuali e rinnegati di sinistra, feccia di venduti
Domenica 4 dicembre, gli italiani hanno assistito in diretta televisiva «alla somatizzazione della crisi capitalistica» sotto forma di pianto: quello di Elsa Fornero, membro della giunta tecnocratica di Mario Monti. Lacrime di coccodrillo? Senz’altro, se sgorgano nel momento supremo in cui il “governo tecnico” spiega quanto e come abbatterà la sua scure sul totem sociale delle pensioni. Eppure, il filosofo Costanzo Preve valuta positivamente lo sfogo della neo-ministra: «Monti e Draghi, serpenti british senz’anima, non lo avrebbero fatto mai». Insomma, «forse non tutto è ancora perduto», dice Preve, «se il complesso di colpa si intrufola nel gruppo sociale più osceno della storia umana». Lacrime o meno, il pericolo sono proprio loro: gli intellettuali che, per il pensatore comunitarista, hanno “tradito il popolo” nel modo più subdolo.
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Falliti e disperati: ecco perché ora vogliono dissanguarci
Chi ci bombarda? Sono i “proprietari universali”. Non hanno patria e sono pochi, ma sono potenti. Nelle attuali circostanze il loro quartier generale è a Wall Street, New York, Stati Uniti d’America. I più importanti tra loro sono cittadini americani, ma la cosa è inessenziale. Essenziale è che il loro portavoce principale è il presidente degli Stati Uniti. Quello di turno. Essenziale è che possano usare le armi dell’America. Ci bombardano perché sono falliti, ma essendo i padroni del pianeta (o ritenendosi ancora tali, anche se non lo sono più) non hanno nessuna intenzione né di ritirarsi né di pagare. Vogliono anzi che paghiamo noi.
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Addio Italia, siamo stati invasi: e i nostri politici sono finiti
Siamo stati invasi: dalle forze di una coalizione molto potente. Non è un’invasione fatta coi carri armati, ma con le squadre di ispettori della troika formata da Ue, Fmi e Bce. Van Rompuy è stato chiaro: sono venuti per cambiare la struttura di questo paese e resteranno tutto il tempo necessario, forse per sempre. L’immagine dei “commissari” che bloccano la presentazione in aula del maxi-emendamento, per controllare fino all’ultimo istante che contenga soltanto quello che loro avevano deciso, dà la misura del “dominio pieno” che gli invasori hanno subito preso a esercitare. Non servono nuove elezioni: il “programma politico” c’è, il personale per realizzarlo pure. La democrazia può attendere. Anzi, deve. Per quanto tempo? Non si sa, ma va bene così.
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Sorgi: vedrete, sarà il centrodestra a liquidare Berlusconi
La strada di un governo Tremonti, vagheggiato a più riprese nel corso della legislatura ma mai concretizzatosi seriamente, si è all’improvviso riaperta dopo i risultati a sorpresa delle amministrative, con Berlusconi sconfitto a Milano, la Lega in fibrillazione e i Responsabili in preda al si salvi chi può. Obiettivo di tutti, centrosinistra ma anche centrodestra: mettere fine alla leadership di Berlusconi, irrimediabilmente compromessa dal disastro elettorale milanese e dai fallimenti nel resto d’Italia, giù fino a Napoli. Torna quindi a spuntare l’ipotesi di un governo di fine legislatura, visto che i clamorosi rovesci del 16 maggio mettono una seria ipoteca sull’eventualità che il Cavaliere possa ancora correre, in futuro, per la premiership.
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In ascesa l’astro di Vendola, lo stratega delle primarie
«Sono pronto a scommettere che Pisapia e De Magistris saranno i sindaci di Milano e Napoli». Se pochi si aspettavano che vincesse le primarie, nessuno pensava che potesse battere il sindaco di Berlusconi nella città di Berlusconi. Il successo di Pisapia è anche il capolavoro di chi ha voluto e sostenuto la sua candidatura: Nichi Vendola. Felice per un risultato che, da Milano a Cagliari, vede affermarsi la sua idea di politica: primarie per coinvolgere il popolo nella scelta del candidato e poi battaglia elettorale contro l’avversario. «Battaglia che si combatte meglio, e forse si può anche vincere – scrive Riccardo Barenghi su “La Stampa” – proprio perché prima è stato chiesto ai propri elettori di scegliersi direttamente chi vogliono votare».
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Occidente, brutto film: solo tecnologia, soldi e armi
Negli ultimi dieci giorni, nella tradizionale nostra coazione a fare i guardoni, ci siamo lanciati con voracità su tutte, tutte, tutte le notizie, notiziole, indiscrezioni, supposizioni che hanno costellato «l’evento» del momento: la morte di Osama Bin Laden, avvenuta in una stravagante dimora e in una oscura successione di fatti. Al di là delle tante perplessità politiche e morali espresse in questi giorni, si ha l’impressione che la gran parte dell’opinione pubblica sia rimasta affascinata dall’alto livello delle tecnologie operative, dal materiale militare e dal volume di risorse che per quell’evento sono state essenziali. Traendone implicitamente la conclusione che chi può disporre dei tre fattori indicati (tecnologia, armi e finanza) può contare su un altissimo livello di superiorità e potenza.
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Gotor: il tramonto di Berlusconi sarà lungo e velenoso
«Il tramonto di Berlusconi sarà lungo, difficile e velenoso». Miguel Gotor, giovane storico dell’università di Torino, saluta con interesse il successo del No-B Day promosso dal “popolo viola”, ma avverte: «Sarebbe un errore pensare di sconfiggere il premier attraverso la via giudiziaria o con una spallata». Il leader del Pdl – che da Bonn ha appena annunciato una nuova offensiva contro la Consulta suscitando i distinguo di Fini («non condivido, chiarisca») – secondo Gotor va battuto «per via elettorale»: sta al centrosinistra conquistare il blocco sociale di Berlusconi.
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Fuori-onda, valanga di insulti a Fini: Silvio, buttalo fuori
Traditore, impazzito, ex fascista, amorale, doppiogiochista, viscido, cavallo di troia, giuda. All’indomani del ‘fuori onda’ di Gianfranco Fini e del gelo con Silvio Berlusconi, i militanti del Pdl si scagliano con inaudita violenza contro il co-fondatore del partito, colpevole di aver definito «una bomba atomica» le esternazioni del pentito Gaspare Spatuzza sui presunti legami tra Cosa Nostra e Berlusconi, che «confonde la leadership con la monarchia». Sul forum ufficiale del Pdl, “Spazio Azzurro”, si è scatenata una ridda di attacchi e insulti al presidente della Camera
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Marrazzo e le primarie Pd, non può essere solo sfortuna
Di sicuro non se la immaginavano così, questa fredda domenica delle primarie. E certo non alla fine di un percorso interminabile e già costellato – qua e là – di «incidenti» più che imbarazzanti. Non potevano supporre che il colpo finale fosse quello che trovano stampato proprio oggi sulla prima pagina di ogni quotidiano. Magari titoli del tipo «Ricatti e trans, Marrazzo si dimette»: il primo tra i governatori del Pd – per l’importanza della Regione che amministra – costretto, insomma, a gettare la spugna per una storia di “vizi privati”, ricatti non denunciati, carabinieri arrestati e zone d’ombra ancora tutte da rischiarare.