Archivio del Tag ‘Massimo Carlotto’
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Sì alla Torino-Lione: dietro l’accordo, l’uomo del Bilderberg
Il gruppo Bilderberg, cupola finanziaria mondiale che ha piazzato a Bruxelles l’euro-presidente Van Rompuy e a Palazzo Chigi il professor Monti, sembra aver “commissariato” anche la valle di Susa per la realizzazione della linea Tav Torino-Lione: l’olandese Jan Brinkhorst, coordinatore per la politica europea dei trasporti ferroviari e membro del più esclusivo club mondiale dell’oligarchia finanziaria, farà parte del nuovo organismo italo-francese che il 20 dicembre i governi di Roma e Parigi hanno stabilito di costituire per realizzare entro dieci anni, a partire dal 2012, la tratta ferroviaria più controversa del pianeta. Vano l’appello di 150 docenti universitari italiani al presidente Napolitano: la Torino-Lione si farà, anche se finora i promotori non ne hanno mai dimostrato l’utilità. E i lavori di Chiomonte saranno affidati alla Cmc di Ravenna, coop “rossa” considerata storicamente vicina al leader del Pd, Pierluigi Bersani.
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Lou Dalfin coi No-Tav: musica libera per resistere insieme
Libera musica dal “presidio” No-Tav sotto assedio: venerdì 10 giugno sventolerà anche la bandiera occitana tra i castagneti della Maddalena di Chiomonte, le “Termopili” dell’ultima resistenza valsusina contro la Torino-Lione. A rincuorare gli abitanti, che da decenni si oppongono alla grande opera ferroviaria temendo la devastazione del territorio alpino, provvederanno i Lou Dalfin con un concerto militante, liberamente offerto in omaggio alla tenacia dei valsusini. Non è la prima volta che i cantori rock della musica d’Occitania scendono in campo dalla parte della valle di Susa: già nel 2005, durante le proteste di massa dopo il violento sgombero del sito di Venaus, i musicisti cuneesi erano intervenuti sul campo a testimoniare il loro sostegno alla lotta civile dei valsusini.
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De Magistris all’Europa: stop alla follia della Torino-Lione
Cara Europa, fermati: sei ancora in tempo. Lo sai o no che i cantieri della Torino-Lione verrebbero aperti «militarizzando la valle di Susa, contro la volontà della popolazione»? Dopo Beppe Grillo, schierato da anni con i valsusini, il neo-sindaco napoletano Luigi De Magistris è il primo rappresentante istituzionale di peso politico nazionale a intervenire ora direttamente a favore dei No-Tav, spezzando il silenzio assordante dei colleghi e il coro dei favorevoli, che da Berlusconi a Fassino non ammette “distinguo” e vuole che si aprano finalmente i cantieri a Chiomonte che darebbero il via ai primi 700 milioni dell’Unione Europea. Un’opera «inutile e devastante»: Bruxelles deve sapere che finanzierebbe un attacco contro la popolazione locale, in violazione dei principi europei, per una infrastruttura la cui utilità continua a non essere dimostrata.
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Preso Mladic, il macellaio: ultimo atto di un’atroce farsa
“Le ragazze bosniache puzzano”. Slogan razzista: serbo? No: olandese. Campeggia sulle pareti della caserma di Potocari, alle porte di Srebrenica, dove i caschi blu europei l’11 luglio 1995 restarono spettatori della feroce pulizia etnica condotta dal macellaio serbo Ratko Mladić, l’uomo finalmente arrestato dalla polizia di Belgrado quindici anni dopo, il 26 maggio 2011, per permettere alla Serbia di entrare nell’Unione Europea. Stratega dell’assedio di Sarajevo, Mladić sarà incarcerato all’Aja insieme al suo leader, Radovan Karadzić, nelle celle dove morì il loro capo supremo, Slobodan Milosević, portando con sé tutti i segreti della sua “guerra sporca”. L’altro macellaio, Zeliko Raznatović, detto Arkan, era già stato assassinato a Belgrado. E se per molti serbi lo stesso Mladić è stato un eroe, a lungo protetto dalle autorità locali, a evitare di dargli la caccia sono stati soprattutto gli Usa.
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Voto utile? No, grazie: ci salverà solo il Referendum
«Il referendum del 12-13 giugno: quella è la nostra vera, ultima occasione». Adriano Celentano, intervenuto ad “Annozero”, la pensa esattamente come Giulietto Chiesa, convinto che la prova referendaria sia «la prima vera occasione di democrazia, dopo oltre vent’anni di sequestro delle istituzioni da parte della Casta». Nucleare, acqua pubblica, legittimo impedimento: «I cittadini potranno finalmente esercitare in modo diretto la loro sovranità». Celentano si prepara al peggio: se il quesito sul nucleare venisse escluso, «andiamo a votare lo stesso, depositando milioni di schede davanti agli uffici elettorali». Ma se il “Molleggiato” nel derby milanese tifa per Pisapia, che battendo la Moratti potrebbe provocare l’inizio della fine del berlusconismo, Giulietto Chiesa frena: anche i migliori candidati sono destinati all’impotenza, in questo sistema ormai al capolinea.
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Uranio a Quirra: blitz del giudice al poligono radioattivo
Ispezione al poligono militare del Salto di Quirra: in cinque contenitori in un deposito non adeguatamente custodito è stato rinvenuto un quantitativo di uranio. Sarebbe la conferma di tanti sospetti, dietro alle troppe morti bianche causate dalla “sindrome di Quirra”, versione sarda della “sindrome dei Balcani” che ha fatto strage tra i soldati dei contingenti internazionali in Bosnia. Diagnosi: tumori mortali, probabilmente generati dalle “polveri di guerra”, i residui che restano nell’aria, sul suolo e nell’acqua dopo l’esplosione di proiettili di artiglieria contenenti uranio, spesso “impoverito”. A far scattare le indagini, e il sequestro del materiale, una denuncia sanitaria: il 65% dei pastori che vivono attorno all’area è malato di leucemia.
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Missili, miliardi e tumori: il noir della Sardegna radioattiva
I ragazzi di Mama Sabot, gli scrittori e i giornalisti che hanno intrapreso l’inchiesta sul poligono militare di Perdas de Fogu, dalla quale con Massimo Carlotto hanno prodotto l’omonimo romanzo noir mediterraneo, stanno girando la Sardegna e l’Italia per parlare alla gente di questa questione spaventosa che viene regolarmente ignorata dai media locali. Il collettivo sardo sta dando prova di come la letteratura può profondere nella società un grande impegno di rilevanza essenziale. Le loro conferenze sono diventate l’epicentro dei gruppi di azione contro le installazioni militari in tutta Italia. La lettura del romanzo è duplice, gli intenti narrativi nascono da un meticoloso lavoro di inchiesta che parte dalle contorsioni istituzionali, passa per gli interessi della Nato e arriva sino al cuore della Sardegna, che si svela sporco, velenoso e radioattivo.
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La Chernobyl italiana: strage di pastori e agnelli deformi
Una strage silenziosa: 40 civili e 23 militari. Diagnosi: leucemia. Il sospetto è ormai una certezza: si chiama “sindrome di Quirra”, la località sarda che ospita il poligono militare interforze tra le colline di Perdasdefogu e lo specchio di mare di Capo San Lorenzo. Uranio impoverito, tumori, agnelli deformi. Ha il cancro il 65% dei pastori che vivono nei pressi dell’installazione militare. E’ il risultato-choc di un’indagine avviata dai veterinari delle Asl di Cagliari e Lanusei, per monitorare l’impatto ambientale e sulla salute nell’area a ridosso del poligono. E’ una piccola Chernobyl italiana, scrive Pino Cabras su “Megachip”, dando risalto al reportage di Paolo Carta pubblicato il 4 gennaio da “L’Unione Sarda”.
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E’ già sera, tutto è finito: il noir dell’Italia assassinata
Chissà cosa direbbe di Wikileaks il personaggio misterioso nascosto dietro la sigla G.P., l’uomo oscuro che attraversa le vicende di “E’ già sera, tutto è finito”, un romanzo pubblicato nel 2010. Lui, G.P., è sempre loscamente puntuale all’appuntamento con le vicende più importanti del momento. Il personaggio pronuncerebbe anche ora una frase che ripete spesso: «Ci sono Fatti con la maiuscola e fatti con la minuscola. Io mi occupo di quelli con la minuscola». Esiste qualcuno in grado di pronunciare una frase come questa, apparentemente innocua e dimessa, in realtà segnata da una volontà di potenza spietata e nascosta. Qualcuno che a questa frase intende dare senso fino in fondo, mentre passano i decenni, le stragi restano impunite, e i segreti più pesanti non trovano nemmeno una personalità ambigua, che so, un Julian Assange, un Massimo Ciancimino, che li possa sbloccare.
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Bufera sul Kosovo: traffico d’organi, 470 scomparsi
Predatori di organi, espiantati dal corpo di prigionieri serbi. L’accusa coinvolge l’attuale premier kosovaro Hashim Thaci, già leader dell’Uck, ora sospettato di essere un gangster travestito da politico. All’indomani delle prime elezioni legislative del Kosovo indipendente, divenuto area-rifugio per cartelli criminali, una bomba a orolgeria si infrange sulla già contestatissima vittoria del riconfermato Thaci, accusato dal dossier che il deputato svizzero Dick Marty presentarà al Consiglio d’Europa sul presunto traffico di organi a danno di quasi 500 prigionieri di guerra. Nell’estate 1999, terminato il conflitto serbo-kosovaro, l’Uck avrebbe fatto sparire prigionieri in una località segreta nel nord dell’Albania espiantandone gli organi, dopo averli sottoposti a «trattamenti inumani e degradanti».
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Cose Nostre: legalità e buona politica, nel nome di Vassallo
Cose Nostre: denunciare l’illegalità e provare a scrivere un futuro diverso, a misura di territorio, seguendo l’esempio di Angelo Vassallo, il sindaco “virtuoso” di Pollica assassinato dalla camorra. Non è un appello, ma una diretta web: che venerdì 5 novembre accenderà i riflettori sull’Italia che resiste e combatte per un avvenire migliore. Un grande evento mediatico, in diretta a reti unificate, con ospiti di prima grandezza: magistrati antimafia, giornalisti, scrittori, comitati. Un concerto a più voci, organizzato dalla rete delle web-tv italiane col supporto dei maggiori media, tra cui il “Corriere della Sera”, “Il Sole 24 Ore”, “L’Unità” e “Il Fatto Quotidiano”, e la partecipazione di “Current Tv” e “RaiNews”. Tanti studi collegati, video e interviste: tutto via web, in tempo reale, dalla prima serata.
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Val Susa, protesta-fiume: 50.000 No alla Torino-Lione
Cinquantamila “no” alla Torino-Lione: 25 sindaci in fascia tricolore ad aprire sette chilometri di corteo, con davanti una ventina di trattori della Coldiretti e 70 mucche. «Ci vogliono cancellare? Hanno sbagliato tutto». Sandro Plano, presidente della Comunità Montana, incarna la “resistenza” della valle di Susa contro la Tav Torino-Lione. Dalla manifestazione-fiume del 9 ottobre, attacca: «Scandaloso che il governo ci escluda dal tavolo di lavoro a Roma il 14: non vogliono parlare con chi è contrario all’alta velocità, cioè la stragrande maggioranza». Cinque anni dopo il trionfo popolare del 2005, che bloccò il primo progetto, la valle di Susa è di nuovo pronta a fermare il super-treno dei misteri: chi vuole la Torino-Lione continua a non spiegare, cifre alla mano, a cosa servirebbe l’opera pubblica più costosa d’Italia.