Archivio del Tag ‘MrTv’
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Magaldi: avviso di sfratto a Draghi, ecco il vero Salvini
E se adesso Draghi e Mattarella – magari spinti da Salvini – si mettessero a fare l’esatto contrario di quello che hanno fatto finora? Cioè: fine del rigore, finanziario e sanitario? A buttarla lì è Gioele Magaldi, autore di “Massoni” e presidente del Movimento Roosevelt. Esponente del circuito massonico progressista, Magaldi è stato tra i più feroci detrattori del “vecchio” Draghi, quello del Britannia e del “pilota automatico”, che dal vertice della Bce intervenne solo fuori tempo massimo, quando ormai i paesi in difficoltà per gli spread erano stati commissariati (l’Italia, da Monti). Poi, due anni fa, la svolta annunciata da Draghi: la manifestata intenzione di tornare alle origini post-keynesiane, abbandonando i sodali massonici neoliberisti e “neoaristocratici”. Magaldi lo prese in parola: il “nuovo” Draghi va messo alla prova. Bilancio, dopo un anno a Palazzo Chigi: deludente. Nessuna vera iniezione nell’economia e nessun cambio di paradigma nella gestione del Covid. Anzi: le ultime restrizioni (obblighi, Green Pass) paiono letteralmente stomachevoli, inutilmente vessatorie e rovinose per la salute socio-economica del paese.Nonostante ciò, nel fronte massonico-progressista, Magaldi è stato tra i supporter di Draghi nella corsa al Colle. Motivo: grazie al suo prestigio, l’ipotetico “nuovo” Draghi (ancora solo virtuale) sarebbe stato una carta potenzialmente utile, per il rilancio dell’Italia, in Europa e non solo. Missione fallita, per ora: colpa anche di Draghi, troppo presuntuoso e poco empatico con i suoi ipotetici grandi elettori. Ma attenzione, avverte Magaldi: non crediate alla stampa, che dipinge uno scenario politico allo sbando, con partiti ridottisi a implorare Mattarella di accettare il re-incarico. Era esattamente quello che il presidente uscente sperava accadesse. Lo show del trasloco e degli scatoloni al Quirinale? Una recita perfetta, dice Magaldi. Non solo: incaricando Draghi a Palazzo Chigi, già nel 2021 – aggiunge sempre l’autore di “Massoni” – Mattarella sapeva benissimo di complicargli deliberatamente la strada per la presidenza della Repubblica. Se avesse evitato di impelagarsi nei meandri governativi, oggi probabilmente Draghi sarebbe stato eletto in carrozza, acclamato come padre nobile. E c’è di più: per un attimo, Draghi ha rischiato di venire defenestrato anche dal governo.Lo racconta Magaldi su YouTube, a “Border Nights” con Fabio Frabetti e poi a “Mrtv” con Roberto Hechich. E’ accaduto quando Salvini – fingendosi in stato confusionale – dopo aver bruciato svariati candidati perdenti ha fatto di nome di Elisabetta Belloni, incassando l’ok di Conte e della Meloni. Tradotto: i numeri per nuovo governo “gialloverde”, esteso a Fratelli d’Italia, che avrebbe comportato il “licenziamento” di Draghi. E’ stato proprio Super-Mario, a quel punto, a chiedere a Mattarella di restare al suo posto, risparmiandogli quella che sarebbe stata un’umiliazione. Lo stesso Salvini, all’ultimo minuto, avrebbe evitato il crash finale. Ammette Magaldi: una parte dei massoni progressisti hanno “punito” volentieri Draghi per il suo primo anno di governo. Ora dimostri che non scherzava, quando parlava di cambio di paradigma. Mattarella? Fino a ieri è stato funzionale al mainstream neoliberista. Ma se Draghi cambiasse registro, potrebbe affiancarlo: mai dire mai. Il banco di prova? Ci penserà Salvini, ancora: chiede 30 miliardi di ristori, pronta cassa. Altro segno di buona volontà: fine dell’emergenza, delle restrizioni e degli obblighi. Se Draghi risponderà picche, dice Magaldi, si avvierà (come Monti) verso un anonimo declino. Se invece cambiasse passo, potrebbe finalmente scrivere una nuova storia.E se adesso Draghi e Mattarella – magari spinti da Salvini – si mettessero a fare l’esatto contrario di quello che hanno fatto finora? Cioè: fine del rigore, finanziario e sanitario? A buttarla lì è Gioele Magaldi, autore di “Massoni” e presidente del Movimento Roosevelt. Esponente del circuito massonico progressista, Magaldi è stato tra i più feroci detrattori del “vecchio” Draghi, quello del Britannia e del “pilota automatico”, che dal vertice della Bce intervenne solo fuori tempo massimo, quando ormai i paesi in difficoltà per gli spread erano stati commissariati (l’Italia, da Monti). Poi, due anni fa, la svolta annunciata da Draghi: la manifestata intenzione di tornare alle origini post-keynesiane, abbandonando i sodali massonici neoliberisti e “neoaristocratici”. Magaldi lo prese in parola: il “nuovo” Draghi va messo alla prova. Bilancio, dopo un anno a Palazzo Chigi: deludente. Nessuna vera iniezione nell’economia e nessun cambio di paradigma nella gestione del Covid. Anzi: le ultime restrizioni (obblighi, Green Pass) paiono letteralmente stomachevoli, inutilmente vessatorie e rovinose per la salute socio-economica del paese.
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Censura annullata: riecco il video MrTv sulle cure precoci
Una buona notizia: YouTube si è rimangiata la censura e ha pubblicato il video sulle terapie domiciliari per il Covid, che aveva bannato prima ancora che venisse messo online. «Lo avevamo appena caricato sul canale, e ci era subito arrivato l’altolà, con minacce precise: un secondo “incidente” ci sarebbe costato la sospensione del canale per una settimana, e una terza contestazione avrebbe comportato addirittura la chiusura del canale», afferma Roberto Hechich, una delle anime di “MrTv”, la web-tv del Movimento Roosevelt. Pietra dello scandalo, la diretta della manifestazione dell’8 maggio a Roma, promossa da Erich Grimaldi con medici e infermieri per rivendicare il diritto alla cure precoci. In piazza, per “MrTv”, la giornalista “rooseveltiana” Monica Soldano. Vietato anche solo parlare di cure vere e proprie, ben oltre il ridicolo protocollo ancora in vigore, che si limita alla Tachipirina e alla “vigile attesa”? Per inciso: proprio il mancato riconoscimento dell’esistenza delle (ormai tante) terapie efficaci – ricorda Massimo Mazzucco in un recente video-reportage – ha consentito di arrivare all’autorizzazione d’emergenza per i vaccini, che lo stesso governo Draghi considera l’unica soluzione per uscire dalla crisi-Covid.E com’è che la censura è stata sconfitta, nel caso del video oscurato preventivamente? «Più che YouTube – spiega Hechich – abbiamo accusato direttamente il governo e in particolare il ministero della sanità, per aver chiesto ai media – già nel 2020 – di ridurre o addirittura eliminare le notizie sgradite». Hechich ringrazia i cittadini che hanno sottoscritto la petizione che il Movimento Roosevelt ha inoltrato all’Agcom, anche attraverso una raccolta di firme su “Change.org”. «La situazione si è poi sbloccata di fronte alla seconda protesta rivolta a YouTube da un nostro attivista, Marco Ludovico: video finalmente pubblicato, con tante scuse da parte di YouTube». Si domanda lo stesso Ludovico: «Perché vengono prese di mira proprio le idee? Se attraggono tanta attenzione, forse non sono così inutili e così ininfluenti, come troppe volte si tende lasciar credere». E poi: «Se esprimo un’opinione (giusta o sbagliata) questo non dovrebbe essere così pericoloso, specie se sono gli stessi grandi media ad aver cambiato idea su tutto, in merito al Covid, nell’arco di appena un anno». E questo, per Marco Ludovico, «dimostra che una verità assoluta non esiste, neppure sul Covid».Roberto Hechich invoca il ritorno all’educazione civica, fin dalla più tenera età: «Bisogna abituare le persone a pensare con la propria testa, a ricostruire l’origine di una notizia e a capire la differenza tra una fake news (una notizia falsa) e una notizia vera». Per Hechich, se è abbastanza facile riconoscere una bufala, è più complicato riconoscere «le notizie più insidiose, cioè quelle manipolate, in parte vere e in parte no». E attenzione: «Proprio la censura preventiva, su idee e interpretazioni come quelle che noi diffondiamo, non fa altro che disabituare le persone a distinguere tra una notizia manipolata e una semplice, legittima interpretazione». Marco Moiso, altro esponente di primo piano del Movimento Roosevelt, condanna la deriva autoritaria (con censure a tappeto sui social) introdotta con la gestione emergenziale del Covid: «Un fortissima stretta, senza precedenti, alla libertà di espressione». Moiso fa notare che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, cui si ispirano i “rooseveltiani”, fu scritta praticamente in contemporanea con la Costituzione italiana nell’immediato dopoguerra, nel momento storico dell’uscita dalle dittature.«Tutti hanno diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero, e la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure: così recita l’articolo 21 della Carta costituzionale italiana». Ancora più esplicito l’articolo 19 della dichiarazione universale promossa all’Onu da Eleanor Roosevelt: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo». Moiso rivolge un appello politico agli «amici di una sedicente sinistra, che spesso pretende di parlare da un pulpito di presunta superiorità morale o culturale». Ovvero: «La libertà di esprimere le proprie idee è anche libertà di dire cazzate, incluse le fake news». Tradotto: «La libertà va garantita sempre, a prescindere dal contenuto», sottolinea Moiso. «Vuol dire lasciar parlare proprio tutti: persino chi dice cose antitetiche anche al sistema di diritti nel quale vive la società occidentale».Questo, secondo Moiso, è il grande vizio di oggi: «Il dibattito è polarizzato tra persone convinte di esprimere posizioni nel bene dell’interesse collettivo e posizioni ritenute non legittime. Quindi, chi pensa di essere nel giusto si considera legittimato a censurare chi voglia diffondere un’idea difforme, rispetto a quella del mainstream dominante». Lo stesso Moiso cita l’insigne linguista Noam Chomsky, considerato uno dei massimi referenti politico-culturali del vero progressismo mondiale: è facile parlare di libertà di espressione laddove le persone dicono quello in cui crediamo noi, dice Chomsky; ma se siamo onesti con noi stessi, aggiunge, dobbiamo concludere che non siamo molto lontani dall’Urss o dal nazismo, se arriviamo a censurare, come non legittime, le opinioni che non condividiamo. La storia degli ultimi 15 mesi, che ha sprofondato anche l’Italia in una palude di autoritarismo “sanitario”, è figlia di una lunga torsione post-democratica, collaudata sul terreno dell’economia (con la “religione” del neoliberismo), ora approdata al tema della salute, con la nuovissima “religione” del Covid, che penalizza le terapie per lanciare i vaccini (zittendo anche i sanitari, e le voci come quella di “MrTv”).Una buona notizia: YouTube si è rimangiata la censura e ha pubblicato il video sulle terapie domiciliari per il Covid, che aveva bannato prima ancora che venisse messo online. «Lo avevamo appena caricato sul canale, e ci era subito arrivato l’altolà, con minacce precise: un secondo “incidente” ci sarebbe costato la sospensione del canale per una settimana, e una terza contestazione avrebbe comportato addirittura la chiusura del canale», afferma Roberto Hechich, una delle anime di “MrTv”, la web-tv del Movimento Roosevelt. Pietra dello scandalo, la diretta della manifestazione dell’8 maggio a Roma, promossa da Erich Grimaldi con medici e infermieri per rivendicare il diritto alla cure precoci. In piazza, per “MrTv”, la giornalista “rooseveltiana” Monica Soldano. Vietato anche solo parlare di cure vere e proprie, ben oltre il ridicolo protocollo ancora in vigore, che si limita alla Tachipirina e alla “vigile attesa”? Per inciso: proprio il mancato riconoscimento dell’esistenza delle (ormai tante) terapie efficaci – ricorda Massimo Mazzucco in un recente video-reportage – ha consentito di arrivare all’autorizzazione d’emergenza per i vaccini, che lo stesso governo Draghi considera l’unica soluzione per uscire dalla crisi-Covid.
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Cure precoci, oscurato video MrTv: appello al governo
La mano dei censori colpisce ancora: YouTube ha rimosso il video girato il 7 maggio a Roma da Mrtv, la web-tv del Movimento Roosevelt, tra i medici in piazza per chiedere l’accesso alle cure domiciliari precoci contro il Covid. A intervistare i sanitari (tutti con mascherina) la giornalista Monica Soldano, attivista di primo piano del Movimento Roosevelt ed esponente dell’Ordine dei Giornalisti. «La manifestazione era stata regolarmente autorizzata dalla Prefettura: non si negava affatto la pericolosità del virus, ma si criticava la “vigile attesa” e si invocava la necessità di introdurre finalmente terapie tempestive, per curare i malati direttamente a casa, alla comparsa dei primi sintomi». Protesta Roberto Hechich, dirigente del Movimento Roosevelt: «Ricordiamo a YouTube e al ministero della salute che il web è pubblico, demaniale: chi usufruisce della Rete deve sottostare alle leggi dello Stato e alla Costituzione».Invece, YouTube «fa quello che il governo indica, indirettamente, in base ai protocolli stilati». E così, «il cittadino che osa esprimere pacatamente la propria opinione, scientificamente suffragata da esperti, è trattato come pericoloso sovversivo, o peggio». Aggiunge Hechich: «Nemmeno durante gli “anni di piombo” e dei mancati golpe (un periodo che avrebbe dovuto essere molto più pericoloso per la tenuta democratica) si era arrivati a restringere i diritti come oggi, e il coprifuoco ne è un esempio eclatante. E mai ci saremmo aspettati che proprio le istituzioni liberamente elette fossero in prima fila in questo restringimento, infinitamente meno giustificabile di allora». Il Movimento Roosevelt ribadisce che, nel suo video, non ha diffuso “fake news” e non ha istigato alla violenza, né si è sostituito ai medici consigliando cure pericolose. «Non siamo No-Vax, non abbiamo negato l’esistenza del virus: semplicemente, abbiamo pubblicato un video dove i medici richiamavano il diritto di cura domiciliare per il Covid».Il tema è noto; superare l’attuale protocollo (solo palliativo) che ancora propone la “vigile attesa” e un farmaco come la Tachipirina, che è solo un antipiretico e non certo un antinfiammatorio. Il diritto alle cure – ricorda Hechich – è contemplato nell’articolo 32 della Costituzione. «Quelli presenti a Roma erano medici seri, non visionari: sempre più esponenti scientifici autorevoli, a livello mondiale, spiegano infatti che le cure precoci sono spesso decisive, per evitare l’aggravarsi delle condizioni dei pazienti». Peccato che sia stato lo stesso ministro della salute, Roberto Speranza, a chiedere al Consiglio di Stato di bloccare le cure precoci. «Guardiamo esterrefatti ai colpi sferrati alla Costituzione», dice Hechich. «Nel dopoguerra, la popolazione sarebbe scesa nelle piazze in massa, per difenderla».Analoga condanna per il ricorso al Tso, a scuola, contro lo studente marchigiano refrattario all’uso della mascherina in classe. «Basaglia si rivolterebbe nella tomba: era l’Urss di Breznev a mandare al manicomio i dissidenti politici». Insiste Hechich: «Se plaudiamo ai metodi “cinesi” contro la pandemia, con che coraggio poi possiamo criticare l’autocrazia in certi paesi, dal momento che anche noi ci mettiamo su quella stessa strada?». Un appello: «Chiediamo a tutti i cittadini, alle parti sociali, alle associazioni e ai partiti che hanno ancora a cuore i diritti e la democrazia di appoggiarci, nella richiesta – non a YouTube, ma al governo stesso – di ripristinare la visione del nostro filmato e soprattutto la Costituzione, il bene più prezioso che possiede un paese libero, civile e democratico. Fate rimettere quel filmato su YouTube, in nome della libertà di pensiero e della democrazia italiana».La mano dei censori colpisce ancora: YouTube ha rimosso il video girato il 7 maggio a Roma da Mrtv, la web-tv del Movimento Roosevelt, tra i medici in piazza per chiedere l’accesso alle cure domiciliari precoci contro il Covid. A intervistare i sanitari (tutti con mascherina) la giornalista Monica Soldano, attivista di primo piano del Movimento Roosevelt ed esponente dell’Ordine dei Giornalisti. «La manifestazione era stata regolarmente autorizzata dalla Prefettura: non si negava affatto la pericolosità del virus, ma si criticava la “vigile attesa” e si invocava la necessità di introdurre finalmente terapie tempestive, per curare i malati direttamente a casa, alla comparsa dei primi sintomi». Protesta Roberto Hechich, dirigente del Movimento Roosevelt: «Ricordiamo a YouTube e al ministero della salute che il web è pubblico, demaniale: chi usufruisce della Rete deve sottostare alle leggi dello Stato e alla Costituzione».
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Bacco: la “vigile attesa” uccide, e i vaccini sono inutili
Tra gli errori ormai accertati, nella gestione dell’emergenza Covid, c’è il fatto di non aver svolto le autopsie: questo è stato sicuramente la causa di migliaia di morti, cosa che ha “sporcato le mani” di molti medici, che – in maniera del tutto involontaria – in quel momento, purtroppo, stavano uccidendo le persone che pensavano di curare. E ancora continuiamo a essere causa della morte di molte persone, quasi uno sterminio, con la prassi della “vigile attesa” e la somministrazione della sola Tachipirina, in questo caso inutile e addirittura controproducente. Non capisco la permanenza di Speranza come ministro della sanità: nella “più grande tragedia per emergenza sanitaria che l’uomo abbia mai affrontato negli ultimi 200 anni” (così ce la presentano) continuiamo ad avere un ministro che ha fatto diversi errori – le autospie negate, le terapie sbagliate – ma soprattutto un ministro che non capisce nulla, di medicina. Mai come in questo momento, forse, sarebbe stato corretto avere, in quel ruolo, un medico che avesse anche una certa apertura mentale.Io ho studiato tanti anni, in America, proprio occupandomi dei virus Rna. Come tutti i virus influenzali, gli Rna hanno un’incredibile capacità di sviluppare mutazioni con una velocità enorme. Puoi difenderti impedendo che il virus entri nella stanza dove vivi. Ma una volta entrato, si infettano tutti: non c’è possibilità di evitarlo, e la medicina dice che non c’è alternativa all’immunità di gregge. Da ministro della salute, al posto di Speranza io avrei assolutamente isolato i soggetti deboli (malati oncologici, anziani in età molto avanzata), proteggendoli con vere mascherine, non quelle che fanno indossare a noi. E avrei fatto proliferare il virus, permettendogli di circolare tra tutti gli altri soggetti. Dovete infatti sapere che l’unica immunità vera è quella naturale. La proteina che ci stanno inoculando con le vaccinazioni è solo una piccola parte del virus: tant’è vero che, chi si è vaccinato all’inizio, tra poco si potrà re-infettare (perché il virus, nel frattempo, è mutato). Chi invece si è infettato con il virus ha permesso al suo sistema immunitario di conoscere tutti gli aspetti di questo virus.Faccio un esempio: la variante giapponese ha l’80% della sua struttura che è completamente diversa da quella del virus che abbiamo avuto noi. Ma chi si è infettato, in Italia, è immune anche da quella variante, perché comunque il 20% della struttura virale è comune. Chi invece ha fatto il vaccino non ha quel 20%, e quindi – sostanzialmente – è come se il vaccino non l’avesse mai fatto. Sono quindi a favore dell’immunizzazione naturale, anche perché – non dimentichiamolo mai – il Covid è curabilissimo. La malattia va rispettata, come tutte le patologie, ma si cura: ormai abbiamo una terapia perfetta. Come associazione (”L’Eretico”) noi oggi stiamo curando 600 persone, in casa, senza ospedalizzare nessuno. Ma non abbiamo fatto niente di eccezionale: basta utilizzare i farmaci giusti. Quindi, il Covid si cura. Però, mettiamocelo in testa: noi dobbiamo comunque immunizzarci. Se stiamo chiusi in casa per mesi, non risolviamo niente: il virus rimane lì, mica scompare. Anzi, nel frattempo muta: e quindi troveremo un virus ulteriormente diverso.Allora: o ci infettiamo tutti, e quindi ci immunizziamo, oppure saremo dei vaccinati cronici. Dovremo fare richiami continui su tutte le mutazioni: arriveremo a 4-5 vaccini l’anno. Chi mai potrebbe desiderare una situazone simile, a parte ovviamente le aziende farmaceutiche?Ripeto, l’immunizzazione naturale possiamo affrontarla con tranquilità, perché ormai per il Covid abbiamo profilassi e terapie: idrossiclorochina, antibiotici, antinfiammatori ed eparina, e in alcuni casi anche il cortisone. Questi farmaci sono alla base della guarigione dal Covid: e vi assicuro che, se li si usa, non muore nessuno. L’essenziale è che la terapia venga iniziata subito. Il problema più grande, semmai, è il vero e proprio decadimento fisico, che ormai si è diffuso: siamo tutti invecchiati, parzialmente ingrassati e demuscolarizzati. Questo significa che nei prossimi anni avremo tantissime patologie del metabolismo, oltre alle patologie psichiatriche che già ci stanno inondando.I dati ufficiali, come quelli del Bambin Gesù e di tante altre strutture, ci parlano di patologie depressive e sindromi depressivo-maniacali, ormai all’ordine del giorno. Abbiamo una impennata delle vendite di psicofarmaci e calmanti, come lo Xanax. E’ una cosa che pagheremo a caro prezzo. Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei Medici, a “Radio anch’io” ha appena detto una cosa verissima: ha ammesso che, oggi, tra le diagnosi di cancro, 6 su 10 rivelano tumori ormai in fase avanzata, perché sono saltati completamente gli screening di prevenzione. E questo è devastante: anche per il servizio sanitario nazionale, oltre che ovviamente per i malati oncologici. Non facciamo più prevenzione, e da un anno e mezzo non investiamo più nella ricerca sul cancro. Una diagnosi qualsiasi – di melanoma, o di cancro al colon o al pancreas – se fatta con 20 giorni di ritardo può equivalere a una condanna a morte. E questo i medici lo sanno, lo ha ammesso lo stesso presidente nazionale: per colpa del Covid, i meccanismi di sicurezza sanitaria sono saltati.Il coordinatore nazionale degli screening sul tumore al colon, che è uno dei nostri maggiori killer, ha detto che 54 persone su 100, oggi, non fanno più i controlli al colon. E’ un dato devastante: un disastro che pagheremo a carissimo prezzo. Bisognerebbe quantomeno smettere di aggravare la situazione: quasi sempre, nel caso del Covid, il rimedio è stato peggiore del male. Curando e guarendo centinaia di pazienti Covid, ci siamo anche accorti che a volte la patologia ha dei colpi di coda. In 8 casi su 10, intanto, il virus è completamente asintomatico. Quando invece è sintomatico, può accadere che dia la sensazione che si sia superata la fase patologica: alcuni sintomi (perdita dell’olfatto e del gusto, tosse, leggero calo dell’ossigenazione) possono persistere. Una volta entrato nel corpo – come dimostrato dalle autopsie – il virus può creare fenomeni trombotici. Le polmoniti però non sono legate direttamente al virus, ma al fatto che il soggetto infettato “presta il fianco” a dei batteri. Quindi non si può dire che la polmonite sia per forza di origine virale.L’elemento veramente decisivo è invece la tempestività. L’unica cosa da evitare è proprio la “vigile attesa” che le autorità ancora raccomandano ai medici di famiglia, che nel frattempo in questa storia sono praticamente scomparsi (non visitano più, non fanno più diagnosi a distanza). Infatti, i pochi che continuano a fare il loro mestiere – in scienza e coscienza – fanno notizia, occupano le cronache. Dunque, in caso di Covid: tempestività. Altra cosa: evitare la Tachipirina, che prima non era mai stata somministata, in caso di infezioni virali, proprio perché diminuisce il glutatione, che è uno dei più forti antiossidanti che noi abbiamo. I miei pazienti Covid, io li guarisco con l’ibuprofene due volte al giorno, l’azitromicina due volte al giorno e l’eparina alla sera, insistendo con gli antinfiammatori per alcuni giorni, proprio per evitare il possibile protrarsi di certi sintomi fastidiosi.Questa è la terapia. La “vigile attesa”, proprio no: nella storia della medicina, non s’era mai visto che a un paziente venisse detto “aspettiamo che stai proprio male, e poi iniziamo a curati”. La “vigile attesa” è da fuori di testa: perché sappiamo che questo virus, quando si manifesta a livello sintomatico, il più delle volte ha già infettato il corpo da qualche giorno. Tra i nostri pazienti c’è stato anche chi è stato molto male, certo. Ma ripeto: tutti i soggetti curati con il nostro protocollo hanno sempre avuto un restituzione integrale di se stessi. Sono tornati in forze, esattamente com’erano prima. Il nostro protocollo è liberamente accessibile, sul sito de “L’Eretico”: chiunque può valutarlo, consulandosi con il proprio medico.Quanto ai vaccini, ribadisco la mia contrarietà. Ne abbiamo due – Pzifer e Moderna – che agiscono sull’mRna. Cioè: inseriamo nell’organismo l’Rna-messaggero, che penetra nel citoplasma della cellula e viene poi replicato (quindi non inseriamo il virus, ma ce lo “produciamo” dall’interno). Gli altri vaccini invece sono a Dna, e quindi vanno direttamente nel nucleo cellulare (AstraZeneca, Sputnik e Johnson & Johnson). I vettori vaccinali sono leggermente diversi, ma tutti e 5 adottano lo stesso meccanismo: penetrano all’interno della cosa più intima che abbiamo, la cellula, e lì “lavorano”. E’ la prima volta, nella storia dell’uomo, che succede una cosa del genere. Finora, la terapia genica l’avevamo usata solo in alcune forme terminali di cancro, e con il pieno consenso del paziente. In questo caso, invece, agiamo sul nostro genoma. Andrà bene o andrà male? Questo, io non lo so. Ma so per certo che l’ingresso di questo vaccino nel nostro corpo ci cambia: non ci lascia così come eravamo prima.(Pasquale Mario Bacco, dichiarazioni rilasciate a Marco Ludovico del Movimento Roosevelt nella video-chat “Strage di Stato”, trasmessa il 22 aprile 2021 da MRTV, su YouTube. Medico e docente universitario, il professor Bacco è co-autore, con il magistrato Angelo Giorgianni, del libro-inchiesta “Strage di Stato. Le verità nascoste della Covid-19″, edito Lemma Press, con prefazione del giudice antimafia Nicola Gratteri).Tra gli errori ormai accertati, nella gestione dell’emergenza Covid, c’è il fatto di non aver svolto le autopsie: questo è stato sicuramente la causa di migliaia di morti, cosa che ha “sporcato le mani” di molti medici, che – in maniera del tutto involontaria – in quel momento, purtroppo, stavano uccidendo le persone che pensavano di curare. E ancora continuiamo a essere causa della morte di molte persone, quasi uno sterminio, con la prassi della “vigile attesa” e la somministrazione della sola Tachipirina, in questo caso inutile e addirittura controproducente. Non capisco la permanenza di Speranza come ministro della sanità: nella “più grande tragedia per emergenza sanitaria che l’uomo abbia mai affrontato negli ultimi 200 anni” (così ce la presentano) continuiamo ad avere un ministro che ha fatto diversi errori – le autopsie negate, le terapie sbagliate – ma soprattutto un ministro che non capisce nulla, di medicina. Mai come in questo momento, forse, sarebbe stato corretto avere, in quel ruolo, un medico che avesse anche una certa apertura mentale.
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“Io Apro”: coraggio, Italia. Tutti a cena: diretta su Mrtv
«Questo è solo l’inizio: d’ora in poi resteremo accanto, ogni sera, ai ristoratori italiani che avranno il coraggio di riaprire i loro locali, per cena». Dai tavoli di una pizzeria di Milano, è Marco Ludovico a fotografare la serata inaugurale di “Io Apro”, la “disobbedienza gentile” intrapresa da migliaia di locali, messi in croce dalle restrizioni imposte dalla gestione dell’emergenza sanitaria Covid. «Molti passanti hanno notato che il locale era pieno: probabilmente saranno loro i prossimi avventori», aggiunge Ludovico, tra i coordinatori del servizio di Sostegno Legale del Movimento Roosevelt, che garantisce l’assistenza gratuita, da parte degli avvocati, per i cittadini colpiti da sanzioni (inclusi i ristoratori “ribelli”). Una protesta civile e ordinata, ben documentata e filmata il 15 gennaio nella diretta-fiume di Mrtv, condotta da Marco Moiso con collegamenti da tutta Italia e ospiti d’eccezione, come l’economista Ilaria Bifarini, «felice di cenare finalmente tra persone normali» in un ristorante romano, e l’attore Enrico Montesano: «Stasera sono “biancoceleste”, a casa davanti alla Tv per via del derby Roma-Lazio, ma da domani sera sarò a cena con voi».
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“Io Apro”: sacrosanto, non si può vivere come scarafaggi
“Io Apro”, certo. Chi l’avrebbe mai detto, che uscire una sera a cena sarebbe diventato un atto rivoluzionario? La verità è che è in corso un attentato, contro di noi: il settore che si sta colpendo più duramente è quello dell’intrattenimento, della socialità, delle relazioni, dell’espressione dell’essere umano. Ed è colpito anche l’aspetto psico-fisico della nostra salute. Io ho tre figli: ragazzi di 15, 18 e 21 anni. Gli sta calando addosso una forma subdola di depressione: hanno meno entusiasmo per lo studio e per la vita, i loro amici se ne stanno rintanati in casa, l’unica possibilità di vedersi la sera è rappresentata da un caffè all’autogrill. Come esponente del Movimento Roosevelt, aderisco alla “protesta gentile” dei ristoratori di “Io Apro”: a Roma, il 15 gennaio andremo a cena in un ristorante che violerà il divieto di aprire. Ci saranno con noi gli avvocati del Sostegno Legale Rooseveltiano per vigilare sull’operato delle forze dell’ordine, ove intervenissero. La Milizia Rooseveltiana, la nostra formazione di militanti, avrà una sorta di battesimo informale e ovviamente nonviolento.Chiarisco: il miliziano è un amante della vita, la Milizia stessa è un inno alla vita. Ammettiamolo: non possiamo vivere come scarafaggi kafkiani. E’ vero che il “bacarozzo” resiste a tutto, ma che vita fa? Il miliziano è “centrato”, spiritualmente: quindi, quando compie un’azione di protesta, di denuncia, di dissenso, sta difendendo cose molto più importanti di quelle che ci vendono, cioè l’essenza della vita. E attenti: è vero, abbiamo avuto un numero importante di morti, attribuiti al Covid, ma i media non parlano della morte di 400.000 aziende, che da marzo saranno ancora di più, “uccise” dalle restrizioni. Sono tantissime: rappresentano il 10% delle aziende italiane. E dietro ognuna di esse ci sono persone, famiglie, esseri umani. Sono il 10%, capite? Percentualmente, è come se fossero “morte” 6 milioni di persone.Il dramma è che ci hanno messo di fronte a questa scelta: morire di virus o morire di fame. La situazione è drammatica, ve l’assicuro. Aderire alla protesta di “Io Esco” non è fare una rivoluzione: è voler tornare a una vita degna di essere vissuta. E se è diventato “rivoluzionario” andare a cena fuori, farsi un aperitivo o bersi una birra al pub alle 11 di sera, allora siamo veramente messi male. Dunque, protestiamo. Ma non stiamo disobbedendo a delle cose sensate: sono misure insensate. Posso stare in un bar-tabacchi per giocare al superenalotto, mentre se voglio un caffè mi devo accontentare di un bicchiere da asporto. Non c’è logica, in quello che ci stanno proponendo. In compenso però c’è un disegno: ci vogliono soli e tristi. E’ a questo, che il miliziano si ribella. E’ un dovere umano, prima che civico. E’ un dovere di difesa dell’uomo, di quell’essere umano che Silvano Agosti ha proposto come patrimonio universale.Siamo una scintilla divina, dobbiamo tornare a pensarci come qualcosa di divino, non come un “bacarozzo” che deve sopravvivere mettendo da parte la gioia di vivere e la voglia di stare con le altre persone. Noi obbediamo a leggi superiori, quelle del giusnaturalismo: i diritti inviolabili dell’essere umano. E in questo, cito testualmente Bertrand Russell: «Non smettete mai di protestare. Non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste, la verità assoluta. Siate voci fuori dal coro, siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo, perché il dissenso è un’arma. Ma siate anche sempre informati: non chiudetevi alla conoscenza, perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione, e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai».(Claudio Testa, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streaming su YouTube “Disobbedienza civile a Roma”, con Gioele Magaldi e con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Il Movimento Roosevelt aderisce alla protesta di “Io Apro” in due ristoranti, a Roma e a Milano. Magaldi conferma il carattere nonviolento della protesta, ma avverte il governo: «Si sta per superare un limite: se qualcuno attenterà ai fondamenti ultimi della democrazia liberale, non porgeremo più l’altra guancia. La Milizia Rooseveltiana è pacifica e tale vuole restare, fintanto che la dialettica sarà fra persone che hanno solo una differente interpretazione della democrazia. Ma la nonviolenza non è un atteggiamento di acquiescenza e di disponibilità a farsi strappare di dosso la libertà: se poi si arriva alla tirannia, allora la rivoluzione non sarà più nonviolenta».“Io Apro”, certo. Chi l’avrebbe mai detto, che uscire una sera a cena sarebbe diventato un atto rivoluzionario? La verità è che è in corso un attentato, contro di noi: il settore che si sta colpendo più duramente è quello dell’intrattenimento, della socialità, delle relazioni, dell’espressione dell’essere umano. Ed è colpito anche l’aspetto psico-fisico della nostra salute. Io ho tre figli: ragazzi di 15, 18 e 21 anni. Gli sta calando addosso una forma subdola di depressione: hanno meno entusiasmo per lo studio e per la vita, i loro amici se ne stanno rintanati in casa, l’unica possibilità di vedersi la sera è rappresentata da un caffè all’autogrill. Come esponente del Movimento Roosevelt, aderisco alla “protesta gentile” dei ristoratori di “Io Apro”: a Roma, il 15 gennaio andremo a cena in un ristorante che violerà il divieto di aprire. Ci saranno con noi gli avvocati del Sostegno Legale Rooseveltiano per vigilare sull’operato delle forze dell’ordine, ove intervenissero. La Milizia Rooseveltiana, la nostra formazione di militanti, avrà una sorta di battesimo informale e ovviamente nonviolento.
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Magaldi: lockdown criminale, chi lo impone va processato
Quel tanghero di Massimo Giannini, direttore della “Stampa”, ci ha appena detto che bisogna essere disposti a cedere quote di libertà in nome della salute? Nossignore: non si può essere disposti a sacrificare un bene certo, come la libertà, in nome di una salute che è soltanto presunta. All’inizio dell’esplosione pandemica ci avevano spiegato che tre quarti della popolazione mondiale si sarebbe infettata, visto l’alto tasso di contagiosità (e il basso tasso di letalità). Quindi, piuttosto che “cagarsi addosso” e vivere con la “museruola”, vivere di nuovo segregati nella depressione e nella distruzione ormai quasi completa del sistema economico ordinario, è meglio affrontare il rischio di un problema che, peraltro, molti stanno curando brillantemente a casa. Questo perché forse in ospedale ti curano anche peggio, e non scordiamoci che all’inizio della pandemia molti morti sono stati causati dalla negligenza del sistema sanitario, dalle scelte mediche attuate e dal terrorismo indotto, che ha gettato i cittadini, a valanga, a cercare rimedio nel posto sbagliato, mentre probabilmente bastava intanto una più adeguata prevenzione, e poi una serie di opportuni accorgimenti terapeutici.Cito un virologo mainstream come Guido Silvestri, secondo cui un nuovo lockdown sarebbe irreparabile. Silvestri dice: state calmi, ci si cura e si guarisce da casa. Se aumentiamo il sistema dei tamponi, aumenterà anche il numero dei contagiati. Se il numero dei contagiati viene usato dai media come una clava per fare terrorismo psicologico, e poi su questo i politici costruiscono le loro restrizioni, tra ordinanze e Dpcm, è tutto un montare di una colossale manipolazione. Lo ammettano: l’aumento delle rilevazioni dei contagi non comporta affatto un’ecatombe. Piuttosto, così facendo, abbiamo perso altro tempo: in questi mesi bisognava allestire comunque, anche a costo di lasciarli vuoti, dei centri di terapia (intensiva e non), e invece non è stato fatto un cazzo, di tutto questo. E poi arriva quel gran cialtrone del governatore della Campania, che – dopo non aver fatto niente di utile per migliorare la situazione – ora decide di chiudere tutto. Quanto a cialtronaggine, forse De Luca supera persino lo stesso Conte: chiudiamo tutto, dice, e così conservo questo mio piccolo palcoscenico da guitto, senza arte né parte, che governa una Regione che d’altra parte l’ha appena stra-votato. Ai campani viene da dire: ve lo meritate, De Luca, e adesso tenetevelo.Certo l’alternativa a De Luca qual era? Anche a livello nazionale, non è che l’opposizione – se fosse al governo – farebbe meglio: questa è una classe politica da buttare letteralmente nel cesso. Non c’è un’idea, non c’è una visione di paese, non c’è coraggio. All’opposizione si fanno belli del disagio cui va incontro la cialtronaggine di Conte, ormai finalmente penalizzato dai sondaggi sull’umore degli italiani, ma – a parte questo lucrare sull’altrui insipienza – non c’è una sapienza, che viene contrapposta. Se chiedeste a Meloni e Salvini cosa farebbero, al posto di Conte, questi si metterebbero a biascicare: non lo sanno dire, perché non lo hanno in mente. Cosa fare, oggi? Tranquillizzare la popolazione, togliere qualunque sistema di coprifuoco, favorire la ripresa di tutte le attività economiche. E spiegare che la contagiosità è un dato fisiologico ampiamente previsto, i cui numeri derivano dai tamponi. Ma la gran parte dei contagiati stanno bene e non sono in pericolo. Una parte avrà sintomi influenzali, e solo una piccola parte avrà complicazioni più gravi (curabili all’ospedale e soprattutto da casa, in assoluta sicurezza).Il governo ha offerto un atteggiamento paternalistico e dispotico. Bisognava dire, sia agli anziani (fragili) che agli ipocondriaci paurosi: state a casa, voi sì. Siate liberi di mettervi in lockdown, se non volete contagiarvi e quindi immunizzarvi. Conosco tanti anziani che hanno contratto il Covid, si sono curati e oggi stanno meglio di prima. Se invece avete paura, state a casa: trinceratevi in un auto-lockdown responsabile, ma non rompete i coglioni agli altri. Intendiamoci: capisco gli anziani e anche gli ipocondriaci, spaventati da questo terrorismo psicologico sparso a piene mani, da mesi. A loro va tutta la mia solidarietà e simpatia. Ma in questi giorni, per strada, abbiamo anche a che fare con gente che se avesse un’arma la userebbe, per eliminare il pericoloso “untore” che a distanza di 50 metri ha osato abbassarsi la mascherina per respirare, per prendersi giustamente una boccata di ossigeno, sapendo che l’uso prolungato della mascherina può causare danni alla salute.Ci stanno proponendo un nuovo lockdown? Saranno processati. Ormai bisogna pensare che molti protagonisti di questa fase storica andranno processati: per danni alla salute fisica e psichica dei cittadini e per i danni irreparabili arrecati all’economia, quindi alle condizioni di sussistenza, oltre che per grave attentato alla Costituzione. Il “partito cinese”, trasversale e annidato anche nel governo italiano, sta sfruttando la pandemia per devastare l’economia, che già era in sofferenza, in modo da ottenere un maggior controllo sociale: una persona che sia privata della sua autonoma via alla libertà economica sarà più incline a sottomettersi al “padrone” istituzionale che gli dà la mancia, e parliamo di istituzioni oggi occupate da gente che ha in odio la democrazia. Provo dolore, di fronte allo spettacolo degli italiani costretti a rinunciare a lavorare, e quindi a sostentarsi economicamente, con la paura di chi vede esaurirsi anche gli ultimi risparmi. Le nostre città sono diventate spettrali: i cittadini già rimpiangono la vita che non c’è più, e che di questo passo non potrà esserci più, per lunghi anni.Al tempo stesso, però, questa è una grande occasione: è la grande occasione per mostrare chi è davvero coraggioso e chi è vigliacco, chi ha voglia di combattere e chi è soltanto un “leone da tastiera”, chi ha coscienza dei propri diritti e anche coscienza del proprio dovere, di difendere i suoi diritti e quelli degli altri. Durante l’estate appena trascorsa si credeva che sarebbero diminuite le restrizioni, e che il governo avrebbe inondato con una pioggia di miliardi le attività danneggiate. Si sperava che saremmo tornati a un trend di vita normale, ma così non è stato. Anzi: ci stanno proponendo un nuovo lockdown. Ebbene, ora la misura è colma. Il Movimento Roosevelt rivolgerà al governo un ultimatum, con misure per assistere gli italiani. E scenderà in campo la Milizia Rooseveltiana, per fare una rivoluzione, con le sue incursioni radicalmente teatrali. Abbiamo bisogno che, ogni settimana, gruppi “rooseveltiani” (anche esigui) infrangano il lockdown, infrangano il coprifuoco e si facciano portare nei commissariati, diventino dei “fuorilegge” riconosciuti, naturalmente nel senso alto e nobile della disobbedienza civile. E’ quella cosa per la quale, di solito, i rivoluzionari pacifici e nonviolenti vengono riconosciuti, dalle istituzioni e dello stesso popolo, come benemeriti eroi.Quindi, attenzione: chi scaglia bottiglie, sfascia le vetrine dei negozi e lancia molotov contro le forze dell’ordine non ha capito nulla. Spesso, poliziotti e carabinieri sono assolutamente simpatetici con le ragioni dei manifestanti: sono cittadini anche loro, e si rendono ben conto di trovarsi a fare i “cani da guardia” di qualcosa che è profondamente iniquo. Quindi solidarizzate, fraternizzate con le forze dell’ordine. Cercate, con loro e con l’opinione pubblica, una sintonia. E non si tratta nemmeno di demonizzare questi poveracci che sono al governo: sono solo camerieri e maggiordomi. C’è una volontà più proterva, che va oltre il governo italiano, anche se ricade su segmenti amministrativi e governativi. Noi dobbiamo testimoniare, di fronte all’opinione pubblica italiana, che – in modo reiterato e minuzioso – si può e si deve rintuzzare queste misure che sono state prese. Ci sono gli sguardi del mondo, sull’Italia. Facciamo in modo che il mondo diventi consapevole che il danno di questa pandemia non è nel virus, ma è nelle cattive misure politiche prese per fronteggiarlo.(Gioele Magaldi, dichirazioni rilasciate il 31 ottobre 2020 nella diretta web-streaming “Pane al pane”, di MrTv, su YouTube).Quel tanghero di Massimo Giannini, direttore della “Stampa”, ci ha appena detto che bisogna essere disposti a cedere quote di libertà in nome della salute? Nossignore: non si può essere disposti a sacrificare un bene certo, come la libertà, in nome di una salute che è soltanto presunta. All’inizio dell’esplosione pandemica ci avevano spiegato che tre quarti della popolazione mondiale si sarebbe infettata, visto l’alto tasso di contagiosità (e il basso tasso di letalità). Quindi, piuttosto che “cagarsi addosso” e vivere con la “museruola”, vivere di nuovo segregati nella depressione e nella distruzione ormai quasi completa del sistema economico ordinario, è meglio affrontare il rischio di un problema che, peraltro, molti stanno curando brillantemente a casa. Questo perché forse in ospedale ti curano anche peggio, e non scordiamoci che all’inizio della pandemia molti morti sono stati causati dalla negligenza del sistema sanitario, dalle scelte mediche attuate e dal terrorismo indotto, che ha gettato i cittadini, a valanga, a cercare rimedio nel posto sbagliato, mentre probabilmente bastava intanto una più adeguata prevenzione, e poi una serie di opportuni accorgimenti terapeutici.
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Magaldi: e bravi cialtroni, con il loro Sì non saranno rieletti
Il 97% dei parlamentari era per il Sì al taglio dei seggi. C’è chi fa notare che ha votato solo il 53% degli aventi diritto, quindi a votare Sì non è stato il 70% degli italiani, ma meno del 40%. Ma è la democrazia, che è fatta così: questo referendum è legittimo, anche se ha votato soltanto poco più della metà degli italiani. Semmai sono favorevolmente stupito dal 30% dei No, pari a 7,5 milioni gli italiani. Sono i grillini, a cercare di intestarsi la vittoria dei Sì? E dire che il primo M5S premeva per utili forme di democrazia diretta, una traccia purtroppo abbandonata (al pari di molte altre) per poi decadere in queste grottesche sceneggiate demagogiche, come quella sulla vittoria di Pirro di questo referendum, che era senza quorum. Chiarisco: io sono contrario ad ogni forma di quorum. E sono per il finanziamento pubblico dei partiti, perché l’alternativa è il finanziamento privato, che poi rende schiavi i politici di coloro che li finanziano. Ricordo i grandi referendum dei Radicali, divorzio e aborto, che hanno migliorato la vita civile del paese. Sono contrario al quorum perché deploro il vizio di chi invita a disertare le urne, sperando che le proposte referendarie non passino.La democrazia vive di partecipazione: ce l’hanno spiegato quei masnadieri oligarchici della superloggia “Three Eyes” attraverso una loro promanazione come la Trilateral Commission. Nel pamphlet “The Crisis of Democracy” viene detto a chiare lettere che bisogna disinnescare “l’eccesso di democrazia”, scoraggiando la partecipazione politica dei cittadini. Una gestione post-democratica richiede l’apatia dei cittadini: e che c’è di meglio, per favorire l’apatia, che scoraggiare la partecipazione ai referendum, per far mancare il quorum? E’ normale poi che il risultato sia questo, in un paese in cui la Meloni e Salvini si schierano per il Sì, facendo il turpe giochetto di lasciare (come avvenuto nella Lega) che autorevoli dirigenti si dichiarino per il No: un leader non si comporta così. Ma poi qual è il rinnovamento della Lega? Quello che insegue la demagogia dei 5 Stelle? Ma stiamo scherzando? Lo stesso Renzi, del resto, cavalcò a sua volta una certa onda dell’antipolitica, da posizioni ambigue: capeggiava un partito strutturato come il Pd, eppure fu lui a usare il termine “rottamazione”. Ma cosa vogliamo rottamare? Renzi provò a “rottamare” la Costituzione: gli andò male, ma almeno gli schieramenti dei partiti mostravano che era finito in minoranza.Lo dico con compassione e tenerezza, verso i miei concittadini: gran parte degli elettori agiscono come pecore e asini. Un po’ perché manca una formazione civica adeguata sin dalle scuole, e un po’ perché la gente è pigra, svogliata e mediocre nei ragionamenti. Prima parla e poi pensa, prima agisce e poi parla. Ce l’ha detto anche Berlusconi: secondo lui, l’elettore medio ha la coscienza di un dodicenne, cioè di un adolescente incerto e ignorante. O lo istruisci, oppure lo affabuli, lo manipoli. Ma in fondo, che prova ha dato, di sé, questa classe politica? Ho sentito persone che hanno votato No, per una coscienza costituzionale, dire: «Se non dovessi attenermi a una questione di principio voterei Sì, perché questi sono dei cialtroni che andrebbero davvero cacciati, a calci in culo. Altro che dimezzati: andrebbe chiuso il Parlamento». Io capisco poi se arrivano quelli che fanno i golpe, convocano la gente negli stadi e sopprimono le libertà democratiche: perché queste libertà vengono utilizzate molto male. Un cittadino che è stato reso sovrano avrebbe il dovere di documentarsi (su economia, diritto, storia, politologia). Dovrebbe ragionare, sulle cose, anziché fare il troglodita, come avviene allo stadio: ci sono cori, demonizzazioni, violenza verbale. Il tifo da stadio è un modello emotivo: va benissimo in quella dimensione, ma non è esportabile nell’agone politico.Questo è un paese dove alcuni gruppi politici, per anni, hanno demonizzato gli antagonisti: ritenendoli non degli oppositori da battere su determinati programmi, ma degli avversari indegni, da perseguire con la magistratura e da dileggiare e diffamare, tali da evocare il ritorno del fascismo, o (a scelta) del comunismo. Anche Berlusconi – per anni demonizzato come il Cavaliere Nero, il satiro immorale e libertino, il corrotto, il colluso con la mafia – era quello che poi, di fronte a un gruppo di potere come è stata la filiera Pds-Ds-Pd, cioè un gruppo di gente asservita alla destra economica globale, neoliberista, li chiamava “comunisti”, e ancora li chiama così: ma comunisti de che? Dove sta, il comunismo, nella teoria e nella prassi politico-economica del Pds-Ds-Pd? Eppure, Berlusconi giocava su questa affabulazione. La classe politica della Seconda Repubblica ha diseducato gli elettori a ragionare.Accadde già negli Usa contro il New Deal di Roosevelt: fu Edward Bernays, nipote di Freud, a inventare gli uffici stampa, basandosi su criteri di psicologia collettiva per condizionare, sul piano emotivo, l’irrazionalità fanciullesca dei cittadini, con campagne milionarie e messaggi subliminali. Roosevelt si difese con Gallup, il pioniere dei sondaggi, convinto che la si potesse aumentare, la razionalità dei cittadini, offrendo loro una comunicazione leale, e quindi trattandoli da adulti, non da bambini sottoposti alla paura. Oggi, nel mondo, i potenti trattano i cittadini da bambini: li terrorizzano con le bombe, con le sceneggiature dei terrorismo islamico (qualche anno fa i tagliagole dell’Isis ogni settimana in televisione, a reti unificate). Ora li terrorizzano con una pandemia di dubbia origine e di dubbia gestione. E dal terrore nasce, poi, la facile manipolazione. Nel caso del referendum, però, a incidere non è stato il terrore: loro stessi, i politici, hanno per anni che sono corrotti e incapaci. E si sono “tagliati le palle” da soli, visto che al 97% hanno votato per auto-ridursi, salvo poi frignare, a cose fatte. Già, perché i parlamentari italiani sono abituati, a frignare: dopo che hanno fatto le cazzate, frignano.In quanti hanno frignato, dopo aver approvato in modo bypartisan il pareggio di bilancio in Costituzione? Ricordare qualcuno che si sia assunto, a posteriori, la partenità di quell’atto? Sembrava che l’avessero portato i marziani, il pareggio di bilancio: invece era stato il Parlamento, centrosinistra e centrodestra insieme, a consegnare a Monti le spoglie del paese, sotto l’egida di Napolitano. Poi tutti sconfessarono quello che avevano fatto: sono dei cialtroni. Io lotterò affinché, alla fine, ci sia un Parlamento degno di questo nome, che ripristini una maggiore rappresentanza dei senatori e dei deputati, magari con riforme che distinguano i poteri delle due Camere. Però, in empatia paradossale con quelli che hanno votato Sì, che reputo un po’ asini e un po’ pecoroni, lasciatemelo dire: sono contento del fatto che nel prossimo Parlamento ne avremo meno, di questi cialtroni. Si renderanno conto da soli che sono dei deficienti, perché si sono evirati da soli.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streming “Pane al Pane”, di MrTv, su YouTube il 23 settembre 2020).Il 97% dei parlamentari era per il Sì al taglio dei seggi. C’è chi fa notare che ha votato solo il 53% degli aventi diritto, quindi a votare Sì non è stato il 70% degli italiani, ma meno del 40%. Ma è la democrazia, che è fatta così: questo referendum è legittimo, anche se ha votato soltanto poco più della metà degli italiani. Semmai sono favorevolmente stupito dal 30% dei No, pari a 7,5 milioni gli italiani. Sono i grillini, a cercare di intestarsi la vittoria dei Sì? E dire che il primo M5S premeva per utili forme di democrazia diretta, una traccia purtroppo abbandonata (al pari di molte altre) per poi decadere in queste grottesche sceneggiate demagogiche, come quella sulla vittoria di Pirro di questo referendum, che era senza quorum. Chiarisco: io sono contrario ad ogni forma di quorum. E sono per il finanziamento pubblico dei partiti, perché l’alternativa è il finanziamento privato, che poi rende schiavi i politici di coloro che li finanziano. Ricordo i grandi referendum dei Radicali, divorzio e aborto, che hanno migliorato la vita civile del paese. Sono contrario al quorum perché deploro il vizio di chi invita a disertare le urne, sperando che le proposte referendarie non passino.
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Della Siega: il coraggio di ripartire dall’Italia dei Comuni
«La notizia peggiore forse è questa: molte famiglie, qui in paese, quest’anno non avranno i soldi per iscrivere i figli all’università. E questo significa una sola cosa: tagliare il futuro, e dire addio a quel che resta dell’ascensore sociale». Il paese in questione è Varmo, nella piana friulana a meno di venti chilometri dal mare, sulla riva sinistra del Tagliamento, a metà strada tra Udine e Pordenone. Un borgo duramente colpito dal terremoto del 1976 e poi rifiorito, come molti altri, grazie alla proverbiale, silenziosa tenacia dei friulani. E’ di poche parole anche l’uomo che potrebbe diventarne il sindaco: Massimo Della Siega, 56 anni, odontoiatra e medico ospedaliero (in prima linea – durante il lockdown – tra i malati di Covid). Un evento rovinoso, destinato a cambiare la storia. Ma non per sempre: «Pur mantenendo la doverosa prudenza che la situazione impone – dice il medico – oggi abbiamo il dovere di osservare la realtà attuale: clinicamente il virus non è più la minaccia di qualche mese fa. Quindi è ora di rimboccarci le maniche e ricominciare a vivere, senza più stare ad ascoltare chi vorrebbe prolungare all’infinito il clima di emergenza e di paura, che poi è quello che ha prodotto il disastro economico che ora l’Italia intera dovrà affrontare».Massimo Della Siega è stato invitato a candidarsi, come sindaco, da due gruppi civici, “ViviAmo Varmo” e “Varmo comunità”. Nelle elezioni comunali, specie nei paesi con pochi abitanti (appena 2700, in questo caso), gli schemi classici – centrodestra contro centrosinistra – lasciano il tempo che trovano. Specie se poi a dover «fare sintesi» è un personaggio come il dottor Della Siega, per vocazione abituato all’ascolto e al dialogo: prima le idee, purché buone, a prescindere dalla fonte da cui provengono. «Sarà un fatto di carattere», dice, in web-streaming su YouTube: a vincere è il pragmatismo del medico, dell’approccio scientifico. «Poi, certo, nel mio modo di essere influisce anche la mia esperienza del Movimento Roosevelt, che è laico e trasversale, oltre le appartenenze, pur nell’ispirazione liberal-socialista». Lo conferma – in video-chat con Massimo su “MrTv” – il conterraneo Roberto Hechich, altro dirigente “rooseveltiano”, che riassume: «Qui si tratta di rianimare la politica italiana, parlando a tutti i partiti – nessuno escluso – per aiutarli a ritrovare la sovranità di fondo della democrazia sostanziale, confiscata attraverso i pericolosi equivoci di un’Europa mai nata. Lo si è visto anche adesso, con il Covid: aiuti scarsi, tardivi e gravati da pesanti condizionalità».Beninteso: il caso di Varmo resta un’esperienza civica, profondamente comunale, in cui a essere “rooseveltiana” è la storia (personale) del candidato sindaco, ben attento a concentrarsi sul paese con un programma di buon senso. Esempio: «In cassa ci sono un sacco di soldi che dovevano essere spesi per opere pubbliche, ma sono rimasti bloccati: amministrare non è mai facile, tra mille lacci e laccioli, ma forse è giunta l’ora di abbandonare le titubanze, perché la situazione oggi lo richiede». Oppure: «Il territorio è frazionato, e le periferie si sentono trascurate: noi istituiremo una Consulta permanente delle borgate, in modo che tutti possano segnalare puntualmente le loro necessità». La capacità di ascolto resta la prima virtù: del medico, e a maggior ragione del politico. E le prime note che al candidato tocca ascoltare, anche a Varmo, oggi sono dolenti: «Tutti sanno che la vera emergenza è quella economica: la drammatica eredità del Covid. Molte attività non riusciranno a riprendersi, molte famiglie faticheranno a vivere». Sarà proprio questa la prima linea nella quale si impegnerà il Comune: «Abbiamo risorse limitate, ma le useremo per dare ossigeno a chi non ce la fa: è una priorità assoluta».A Massimo Della Siega ha fatto piacere ascoltare il sermone di Mario Draghi al Meeting di Rimini, con la netta distinzione tra “debito buono” e “debito cattivo”. «L’ho sempre pensato anch’io, nel mio piccolo: non bisogna aver paura di fare deficit per sostenere iniziative destinate a creare lavoro, e al tempo stesso occorre evitare gli sprechi, cioè le spese improduttive». La comunità di Varmo è la prima a saperlo: gente abituata a utilizzare in modo oculato gli investimenti. L’industria è di taglio artigianale: chimica, tessile, alimentare, legno, profumi, lavorazione dei metalli. Solida agricoltura: foraggi, cereali e zootecnia. Le campagne – le Grave Fiuliane – producono fantastici vini, grazie ai terreni di origine alluvionale: nei millenni, il Tagliamento ha trascinato a valle i ciottoli dolomitici delle Alpi Carniche, arricchendo il suolo di mineralità marina che poi, nei calici, si traduce in profumi ed eccellenza vinicola. Non è che l’ennesima pagina del riscatto nazionale, di cui proprio il vino è diventato un ambasciatore importante, anche in termini di export.La parola d’ordine, oggi, è proprio questa: risollevarsi. «E’ un impegno, la partecipazione civica, che dovrebbe coinvolgere moltissimi italiani», dice Gioele Magaldi, che del Movimento Roosevelt è il fondatore: «L’esempio di Massimo Della Siega testimonia benissimo la capacità di interpretare il presente: oggi più che mai, è necessario scendere in campo in prima persona». Il Comune, peraltro, rappresenta una dimensione ideale: gli eletti sono direttamente controllabili, in piena trasparenza, dagli elettori che li hanno democraticamente scelti. Non è poco, in un mondo in cui il potere è diventato lontanissimo e post-democratico, quasi invisibile, affidato a vertici pressoché irraggiungibili (nazionali, europei, planetari). Candidarsi a casa propria, innanzitutto, significa accettare una scommessa: dimostrare che è possibilissimo, malgrado tutto, fare qualcosa di buono, e lo si può fare partendo proprio dal paese in cui si vive. “Dal particulare all’universale”, era un motto del grande Rinascimento italiano. Oggi lo si potrebbe tradurre con un altro termine: “glocal”. «Pensare globalmente, e agire localmente», sintetizzava Alex Langer, ideologo dei primissimi Verdi italiani.«L’importante è restare connessi, uniti, ascoltando le ragioni di tutti», dice Massimo Della Siega, pensando a Varmo e al Medio Friuli nel quale il paese è collocato: se i Comuni scontano i tempi di vacche magre accelerati dal Patto di Stabilità e dalla continua diminuzione di risorse statali, è giunto il momento di fare rete. «Nel nostro caso, l’idea è quella di aprire canali di comunicazione coi paesi vicini, per mettere in piedi servizi migliori». In altre parole, l’unione fa la forza. «La crisi economica indotta dall’emergenza Covid avrà conseguenze pesantissime: chi ancora non se ne fosse accorto, lo scoprirà nei prossimi mesi». La prima arma è la consapevolezza: essere lucidi, saper valutare la situazione. Serve a mettere in campo una strategia vincente per uscire dal tunnel. Quasi mezzo secolo fa, a schiantare il Friuli fu il sisma. Oggi, un terremoto di altro genere – ancora peggiore – sta frustando l’Italia, tutta quanta. I friulani non si lasciarono abbattere, allora. E non hanno l’aria di volersi arrendere nemmeno stavolta. E chissà che anche Varmo, nel suo piccolo, non possa fare storia.Il Varmo, piccolo affluente del Tagliamento, dà il titolo all’omonima novella di Ippolito Nievo: gli intrecci dell’umanità minuta (fine Ottocento) vivono di vita propria, grazie alla magia del paesaggio a cui ciascuno sente di appartenere. Sempre a Varmo sono ambientati due romanzi, “La casa a nord-est” e “La stazione di Varmo”, di Sergio Maldini, amico del giovane Pasolini e poi di Dino Buzzati. Il terzo romanzo potrebbe scriverlo, delibera su delibera, lo stesso Massimo Della Siega, rubando un po’ di tempo ai suoi pazienti all’ospedale. L’impegno degli italiani – oggi, in piena Era del Covid – ha un sapore inevitabilmente diverso: il paese intero è finito in terapia intensiva insieme alla sua economia, e la politica non sta certo meglio. Proprio il Comune resta la prima trincea, immediata, in cui è possibile incidere: non contro qualcuno, ma per ottenere qualcosa che faccia bene a tutti. E’ il dono più prezioso, in fondo: la consapevolezza di essere una comunità pienamente democratica, dove nessuno deve restare indietro. Le regole generali sono da riscrivere? Certo, ma occorre tempo. In municipio, invece, l’impresa è a portata di mano: si può cominciare da subito. Basta guardarsi negli occhi, per capire – insieme – da dove ripartire.(Giorgio Cattaneo, 5 settembre 2020).«La notizia peggiore forse è questa: molte famiglie, qui in paese, quest’anno non avranno i soldi per iscrivere i figli all’università. E questo significa una sola cosa: tagliare il futuro, e dire addio a quel che resta dell’ascensore sociale». Il paese in questione è Varmo, nella piana friulana a meno di venti chilometri dal mare, sulla riva sinistra del Tagliamento, a metà strada tra Udine e Pordenone. Un borgo duramente colpito dal terremoto del 1976 e poi rifiorito, come molti altri, grazie alla proverbiale, silenziosa tenacia dei friulani. E’ di poche parole anche l’uomo che potrebbe diventarne il sindaco: Massimo Della Siega, 56 anni, odontoiatra e medico ospedaliero (in prima linea – durante il lockdown – tra i malati di Covid). Un evento rovinoso, destinato a cambiare la storia. Ma non per sempre: «Pur mantenendo la doverosa prudenza che la situazione impone – dice il medico – oggi abbiamo il dovere di osservare la realtà attuale: clinicamente il virus non è più la minaccia di qualche mese fa. Quindi è ora di rimboccarci le maniche e ricominciare a vivere, senza più stare ad ascoltare chi vorrebbe prolungare all’infinito il clima di emergenza e di paura, che poi è quello che ha prodotto il disastro economico che ora l’Italia intera dovrà affrontare».
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Magaldi: la paura (Conte, Monti) o il coraggio, cioè Draghi
La politica italiana sta platealmente corteggiando Mario Draghi, in veste di ipotetico salvatore della patria, dopo il disastro nel quale Giuseppe Conte ha sprofondato il paese. «Ma lo stesso Draghi – come peraltro richiestogli – sta ben attento a non cedere a nessun compromesso al ribasso: sarà spendibile solo per fare grandi cose, in grado di capovolgere la situazione». Ovvero: liberare l’Italia dalla doppia schiavitù della quale è prigioniera: il ricatto della paura costruito da Conte col pretesto della pandemia e la sudditanza rispetto a un’Ue che, «con i quattro baiocchi del Recovery Fund (neppure investiti in modo strategico, ma sprecati in maniera malamente assistenziale) ci costringerà a pagare il conto, salatissimo, dell’ennesimo “debito cattivo”, come spiegato al Meeting di Rimini proprio da quel Draghi che, a marzo, sul “Financial Times”, propose un ben diverso orizzonte: e cioè, fronteggiare la crisi planetaria innescata dal virus emettendo miliardi a fondo perduto, destinati a non trasformarsi affatto in debiti da ripagare». Gioele Magaldi fotografa così i giorni convulsi che stiamo vivendo, in bilico tra catastrofe e rinascita: da una parte il nuovo Draghi, conquistato alla causa progressista dopo i lunghi trascorsi nella peggiore élite reazionaria del neoliberismo, e dall’altra un irriducibile nemico della democrazia sostanziale come Mario Monti, sfacciatamente messo a capo delle politiche dell’Oms per l’Europa.«La nomina di Monti è un’autentica vergogna, che denunceremo in ogni sede – tuona Magaldi, massone progressista – fino a quando il “fratello” Mario non avrà rassegnato le dimissioni: è uno scandalo che si affidi l’indirizzo europeo della sanità proprio al personaggio che operò i tagli che, la scorsa primavera, hanno reso il sistema sanitario italiano più debole e vulnerabile di fronte all’esplosione pandemica». In web-streaming su “MrTv”, la web-tv aperta dal Movimento Roosevelt, Magaldi cita i versi di Fabrizio De Andrè: i “buoni consigli” di Monti sono quelli di chi, per raggiunti limiti di età, «non può più dare il cattivo esempio». Vale anche per Sergio Mattarella, sostiene Magaldi, rinfacciando al capo dello Stato la scelta di negare a Paolo Savona, nel 2018, l’accesso a una leva strategica come il ministero dell’economia, «che da Savona sarebbe stato gestito assai meglio, che non da Giovanni Tria». Fu proprio quella mossa, richiesta dalle potenti oligarchie massoniche reazionarie – dice Magaldi – a sabotare in partenza le ambizioni del governo gialloverde, certamente fragile ma capace di spaventare gli eurocrati come il tedesco Günther Oettinger, portavoce della massoneria “neoaristocratica” (la stessa di Monti), che si premurò subito di avvertire gli italiani che sarebbero stati “i mercati” a insegnare loro come votare.Da allora sembra passato un millennio: i 5 Stelle, che due anni fa erano alle prese con le loro rivoluzionarie promesse elettorali, ora fanno da ruota di scorta a un Pd ridotto in brandelli, che non vede l’ora di liberarsi di Conte ma intanto è impantanato dalla segreteria di Zingaretti, che – dopo aver sprecato 14 milioni di euro in mascherine mai arrivate alla Regione Lazio – ora vorrebbe imporre ai laziali over-65 (e ai sanitari) la vaccinazione antinfluenzale. «Il Movimento Roosevelt – precisa Magaldi, che ne è il presidente – è tra quanti hanno chiesto al Tar di sospendere l’esecutività dell’ordinanza di Zingaretti: l’istanza di sospensione non è stata accolta, ma la battaglia non è finita: a breve, il Tar dovrà pronunciarsi nel merito, valutando cioè l’inopportunità della somministrazione obbligatoria di un vaccino che secondo gli stessi medici non avrebbe efficacia nel quadro del contenimento del Covid». Per molti anziani, addirittura, la vaccinazione antinfluenzale potrebbe essere pericolosa per la loro salute: «Se davvero la si volesse imporre, limitando in caso contrario la loro libertà di movimento – avverte Magaldi – si aprirebbe un contenzioso di altro genere, rispetto al quale Zingaretti è bene che si prepari fin d’ora».Di vaccini inopportuni ha parlato – a Berlino – nientemeno che l’avvocato Robert Kennedy junior, nella giornata di protesta contro il “distanziamento universale” che ha radunato milioni di manifestanti (non solo nella capitale tedesca, ma anche in città come Londra, Zurigo e Madrid). «Robert Francis Kennedy milita nel nostro circuito sovranazionale, quello della massoneria progressista», precisa Magaldi, autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014) che svela il ruolo occulto delle superlogge nella sovragestione politica. Al netto di quella che Magaldi definisce «l’ossessione di Kennedy per i vaccini», e senza però sottovalutare «il ricorso troppo disinvolto a determinati vaccini, da parte di una sanità che tende a somministrarli depenalizzando i produttori e proponendo quindi l’immunizzazione piuttosto che la cura delle malattie», Magaldi sottolinea il valore simbolico dell’intervento di Kennedy a Berlino, che ha citato espressamente lo storico discorso di suo zio, John Kennedy, nel ‘61: se il Muro di Berlino era il simbolo del totalitarismo del dopoguerra (quello dell’Urss), oggi – per il nipote – la protesta dei berlinesi è una grande risposta alla nuova tentazione totalitaria, quello di chi sta cavalcando il Covid in modo forsennato, sfruttando la paura.Per Magaldi, il figlio di Bob Kennedy potrebbe – domani – diventare un player importante, negli Usa, se si volesse ricostruire una prospettiva rooseveltiana e keynesiana, concentrata sul pieno recupero della democrazia e dei diritti sociali che il neoliberismo ha eroso, scolorito e cancellato. Del resto, aggiunge il presidente del Movimento Roosevelt, sono eminenti economisti ad ammettere, oggi, che la globalizzazione neoliberale – fatta di solo mercato – è praticamente fallita. L’aveva annunciato già negli anni ‘90 il grande antropologo svizzero Jean Ziegler nel saggio “La privatizzazione del mondo”, spiegando che lo smantellamento del welfare avrebbe impoverito le popolazioni e messo fuori uso i servizi, a cominciare da quello sanitario, in Italia letteralmente devastato da Mario Monti. Insieme a Elsa Fornero (tuttora interpellata in televisione, come se fosse un esempio di governatrice illuminata), lo stesso Monti ha terremotato anche il sistema pensionistico, rendendo più debole la società e aumentando l’insicurezza: problemi che oggi stanno letteralmente per esplodere di fronte alla crisi-Covid, rispetto a cui Giuseppe Conte non ha soluzioni: «Molte famiglie stanno esaurendo i soldi, e gli imprenditori – che temono di chiudere i battenti, o di dover vendere la loro casa per salvare l’azienda – sanno che gli spiccioli del Recovery Fund arriverebbero solo a rate e a piccolissime dosi: troppo poco, e troppo tardi».Al di là degli imbarazzanti proclami di Conte – sonoramente contestato a Catania, nei giorni scorsi, al grido di “buffone” – è infatti proprio la catastrofe incombente (90.000 imprese a rischio, non meno di 5 milioni di posti di lavoro secondo l’Istat) a spingere i nani della politica italiana verso il possibile salvatore Mario Draghi. Persino “Dagospia” ha segnalato «un codazzo di auto blu, sotto la casa romana dell’ex presidente della Bce». Il crollo del sistema-Italia è paventato dalla stessa banca centrale: una famiglia su tre – avverte Bankitalia – a ottobre potrebbe non sapere più come arrivare a fine mese. Se il governo giallorosso sembra quindi avere le ore contate, non è certo da questo Parlamento che potrebbe venire una soluzione: si pensa a un esecutivo di salvezza nazionale, come quello varato da Monti nel 2011 ma di segno diametralmente opposto. Ormai la recita è finita: di che pasta sia fatta, questa Unione Europea, lo hanno capito tutti. Serve una rivoluzione copernicana, come quella evocata da Draghi sul “Financial Times”: ossigeno illimitato, sotto forma di miliardi, fino a quando l’economia non si sarà ripresa. Succederà? Dipende: la partita è complessa, ammette Magaldi, che indica un altro ostacolo ingombrante, ovvero la Cina. Meglio ancora: il “partito cinese” che opera tra le quinte del governo Conte.«Nei giorni scorsi – dice Magaldi – ho letto su “La Verità” che stanno emergendo gravi responsabilità di Conte, nel ritardo con cui è stata gestita la fase iniziale dell’emergenza, senza contare l’invio – proprio in Cina – di materiali sanitari che, di lì a poco, sarebbero stati preziosi in Italia, dove invece scarseggiavano». Non solo: è di qualche giorno fa la forte irritazione degli Usa nei confronti di “Giuseppi”, che l’8 agosto – con un decreto mantenuto riservato – ha concesso a Telecom un primo via libera per utilizzare la tecnologia Huawei per il 5G, contravvenendo così alle esplicite richieste della Casa Bianca. Per Magaldi, in Italia il clan filo-cinese «include il massone reazionario Romano Prodi, che ambisce al Quirinale». L’ombra della Cina – che omai di fatto controlla l’Oms – si allunga anche sulla scandalosa nomina di Mario Monti, altro esemplare della massoneria oligarchica che ha messo in croce l’Italia utilizzando l’austerirty Ue per i propri inconfessabili scopi di natura privatistica. E’ lo stesso clan, insiste Magaldi, che – a partire dalla fine degli anni ‘70, con Kissinger – ha contribuito a creare la Cina di oggi, un “mostro” bifronte (benessere economico, ma niente democrazia), come modello per un futuro Occidente senza più diritti: come quello che gli strateghi del Covid stanno cercando di imporre, a colpi di restrizioni, ben sapendo che in questo modo si lasciano collassare intere economie, come quella italiana.Magaldi celebra «la grandezza di Mario Draghi», dimostrata dalla capacità di cambiare radicalmente i propri convincimenti, «arrivando così anche a farsi perdonare le tante colpe del passato», cioè gli anni in cui Super-Mario dirigeva dal Tesoro la svendita del Belpaese, e poi – dalla Bce – non muoveva un dito per salvare l’Italia dalla tempesta dello spread. Il ribaltamento dei ruoli è un clamoroso indicatore di quanto sta succedendo, in Italia e nel mondo: da un parte i big come Draghi, convertiti al socialismo liberale e all’economia keynesiana (citata e praticata dallo stesso Donald Trump), e dall’altra gli irriducibili oligarchi che manovrano Conte, in uno scenario in cui galleggiano il silenzioso Mattarella, il mai pentito Prodi e l’impresentabile Monti, legatissimo alla “sorella” Merkel e ora premiato – in spregio all’Italia – dagli oscuri burocrati dell’Oms finanziata da Pechino e da Bill Gates, l’uomo che sogna il microchip obbligatorio per l’umanità. Di fronte al collasso politico planetario imposto dalla gestione della Grande Paura, l’agenda elettorale italiana è risibile: le regionali del 20-21 settembre ripropongo la farsa del finto scontro tra centrodestra e centrosinistra, mentre alla vigilia del referendum che propone di tagliare anche l’ultimo pezzo di democrazia (il Parlamento) si indebolisce di giorno in giorno l’entusiasmo dei “tagliatori”. Se l’orizzonte che conta è quello delle presidenziali Usa del 5 novembre, con il finto progressista Biden opposto a un Trump sostenuto dai massoni progressisti, il paesaggio italiano – in attesa che l’increscioso Conte esca di scena – è dominato da due totem altrettanto contrapposti: da una parte il lugubre Monti, dall’altra l’irriconoscibile Mario Draghi.La politica italiana sta platealmente corteggiando Mario Draghi, in veste di ipotetico salvatore della patria, dopo il disastro nel quale Giuseppe Conte ha sprofondato il paese. «Ma lo stesso Draghi – come peraltro richiestogli – sta ben attento a non cedere a nessun compromesso al ribasso: sarà spendibile solo per fare grandi cose, in grado di capovolgere la situazione». Ovvero, liberare l’Italia dalla doppia schiavitù della quale è prigioniera: il ricatto della paura costruito da Conte col pretesto della pandemia e la sudditanza rispetto a un’Ue che, «con i quattro baiocchi del Recovery Fund (neppure investiti in modo strategico, ma sprecati in maniera malamente assistenziale) ci costringerà a pagare il conto, salatissimo, dell’ennesimo “debito cattivo”». Lo ha spiegato al Meeting di Rimini proprio quel Draghi che, a marzo, sul “Financial Times”, «propose un ben diverso orizzonte: e cioè, fronteggiare la crisi planetaria innescata dal virus emettendo miliardi a fondo perduto, destinati a non trasformarsi affatto in debiti da ripagare. Gioele Magaldi fotografa così i giorni convulsi che stiamo vivendo, in bilico tra catastrofe e rinascita: da una parte il nuovo Draghi, conquistato alla causa progressista dopo i lunghi trascorsi nella peggiore élite reazionaria del neoliberismo, e dall’altra un irriducibile nemico della democrazia sostanziale come Mario Monti, sfacciatamente messo a capo delle politiche dell’Oms per l’Europa.
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Magaldi: Trump salvi l’Italia, se ci tiene ai voti progressisti
Cosa sta succedendo? Giuseppe Conte annaspa, tra i malumori di chi ormai vorrebbe scaricarlo, di fronte a un’Italia che sta prendendo nota di quanto fossero vane le sue promesse. Impietoso l’ultimo report di Bankitalia: il lockdown più severo d’Europa, non compensato da veri aiuti economici per chi è stato rinchiuso in casa, sta colpendo il reddito di metà della popolazione. Un vero massacro sociale, a partire dai lavoratori autonomi: «Un terzo delle famiglie ha riserve per soli 3 mesi, e nel 40% dei casi gli italiani sono in difficoltà con il mutuo», riassume l’Ansa. Di fronte a una catastrofe come la pandemia – chiarì Mario Draghi a fine marzo, sul “Financial Times” – c’è un’unica strada: metter mano al bazooka e spargere miliardi a fondo perduto, come in tempo di guerra. Dove trovarli? Chiedendo all’Ue di fare la sua parte, smettendo quindi di accettare i diktat dei signori di Bruxelles. Oppure, Piano-B, l’ipotesi caldeggiata dal “rooseveltiano” Nino Galloni: emissione a costo zero di moneta parallela, non a debito, spendibile solo in Italia. Un toccasana, per puntellare stipendi e consumi. Giuseppe Conte? Non pervenuto: dopo aver preso in giro gli italiani anche coi prestiti bancari (mai erogati) e la cassa integrazione (tuttora attesa), seguita a cianciare di chimere solo ipotetiche come il Recovery Fund, che scatterebbe soltanto nel 2021 e solo dopo l’accettazione, da parte dell’Italia, di un prestito-capestro come quello del Mes. La soluzione? Più che a Roma, probabilmente risiede a Washington.Ad affermarlo è Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt nonché esponente italiano del network massonico che appoggiò Trump nel 2016 contro Hillary Clinton, progressista solo a parole. «Se vuole essere rieletto alla Casa Bianca con l’aiuto dei massoni democratici, come già avvenne quattro anni fa – avverte Magaldi – il presidente uscente si impegni a cambiare volto all’Europa sostenendo l’Italia, inguaiata dal lockdown imposto da Conte e frenata dall’oligarchia Ue, dominata dai kapò franco-tedeschi che usano Olanda e Austria come “cani da guardia” del rigore». Le affermazioni di Magaldi, rilasciate il 7 luglio nell’ambito della trasmissione in web-streaming “Pane al pane”, su YouTube, risuonano in una giornata particolare, in cui “Libero” dà per imminente la caduta di Conte dopo presunti contatti riservati fra Trump e Mattarella. Altro segnale, quello lanciato dal viceministro alla sanità, Pierpaolo Sileri: «Non ci sarà una seconda ondata di coronavirus, in autunno», ha detto, a “La Verità”: «E comunque, quand’anche fosse pronto un vaccino anti-Covid, non dovrà in nessun caso essere imposto alla popolazione». Parole seccamente dissonanti rispetto a quelle appena pronunciate dal ministro Roberto Speranza, giunto a ventilare la possibilità di sottoporre a Tso gli italiani contagiati dal virus.In altre parole, Sileri ha l’aria di sfilarsi da un bastimento che sembra stia per colare a picco: lo stesso Speranza è stato denunciato, insieme al resto del governo Conte, dai 2.000 medici, avvocati e giudici dell’associazione “L’Eretico”, guidata da ricercatore Pasquale Bacco, dal virologo Giulio Tarro e dal magistrato Angelo Giorgianni. Gravissima l’accusa, inoltrata alla Procura di Roma: il governo avrebbe ostacolato le cure per il Covid, nel frattempo messe a punto, obbligando i sanitari a insistere nel trattare i pazienti con terapie sbagliate, che ne avrebbero provocato la morte, trasformando così in una strage (35.000 vittime) un’epidemia che sarebbe stata facilmente controllabile con un’oculata politica sanitaria. Tanti i medici, come Alberto Zangrillo, che rilanciano le accuse: assurdo reiterare allarmismo e restrizioni, per un virus che ormai non uccide più nessuno, e per il quale i medici italiani hanno trovato, da mesi, tutte le contromisure cliniche. Perché allora Speranza insiste – come la stessa Oms – a parlare di seconda ondata, e addirittura di Tso? «Scoveremo i contagiati stanandoli casa per casa», avvertiva minaccioso il governatore emiliano Stefano Bonaccini, altro campione – come il veneto Zaia – del terrorismo psicologico provocato cavalcando il Covid.«Quella costruita attorno al coronavirus è stata una psicosi alimentata dallo stesso Conte», ricorda Magaldi: «Il governo stava per cadere già a inizio anno, e così ha scommesso sull’emergenza per prolungare la sua vita politica». Solo che adesso, a quanto pare, è arrivato al capolinea. «Probabilmente cadrà fra pochi giorni, entro luglio», scommette lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurora Boreale, tra i primi a leggere – tra le righe della cronaca – il destino di “Giuseppi”, la cui caduta sarebbe accelerata dagli Stati Uniti: «Si può scorgere la mano dell’intelligence di Trump dietro le due grandi bombe a orologeria che stanno squassando l’establishment italiano succube dell’Ue, che finora ha sorretto Conte: l’Obamagate e lo scandalo Palamara». Due terremoti: il primo indebolisce Renzi e Gentiloni, che avrebbero chiesto ai servizi italiani (su ordine di Obama) di fabbricare prove false contro Trump per il Russiagate. Il secondo sisma, che Bizzi paragona alla Tangentopoli degli anni ‘90, è quello che sta travolgendo la magistratura: il verminaio delle correnti, della giustizia a orologeria, degli scambi di favori di cui avrebbe beneficiato soprattutto l’area Pd.«E’ impossibile – dice Bizzi – che dietro alla pubblicazione di tutte queste intercettazioni non vi sia l’opera dei servizi Usa, decisi a colpire e abbattere un sistema corrotto che ha sacrificato l’Italia per favorire interessi stranieri, e in occasione dell’emergenza Covid ha fatto anche di peggio: ha sospeso le libertà costituzionali, obbedendo alle direttive dell’Oms ispirate direttamente dal regime cinese». A Washington guarda anche Magaldi, indossando i panni del massone progressista ben inserito nel circuito sovranazionale delle superlogge. Un mondo parallelo, che lo stesso Magaldi ha svelato nel saggio “Massoni”, edito da Chiarelettere nel 2014: un bestseller italiano divenuto ormai un long-seller, nonostante il tenace silenzio dei grandi media. «In Italia – accusa l’autore – si scade invariabilmente nel ridicolo, quando si parla di massoneria: i giornali strillano periodici titoloni su ipotetiche infiltrazioni mafiose tra logge che non contano niente, mentre continuano a ignorare il carattere supermassonico dei maggiori player politici». Che Monti, Napolitano e lo stesso Draghi siano esponenti di importanti Ur-Lodges «non è certo un mistero, per i giornali: e il fatto che non ne parlino mai dimostra la loro sostanziale insincerità».Nel fingere di non conoscere il ruolo democratico della massoneria, ribadisce Magaldi, l’Italia sconta la sua storia, a partire dallo scontro col Vaticano – che arrivò a sostenere Mussolini pur di colpire i massoni democratici che avevano voluto l’Unità d’Italia e la fine dello Stato Pontificio. «Da noi resiste ancora un tenace atteggiamento massonofobico e ipocrita, dovuto al culturame del retaggio clerico-fascista, cui si è aggiunta l’altrettanto liberticida tradizione comunista». Tra massoneria e politica, invece, «in paesi come la Francia e il Regno Unito intercorrono normalissimi rapporti alla luce del sole». E questo è tanto più vero negli Usa, aggiunge Magaldi: chi regge quel paese sa bene che gli Stati Uniti, con la loro Costituzione, sono una costruzione interamente massonica. Non fa eccezione il “fratello” Trump, che nel 2016 fu preferito alla “sorella” Hillary Clinton. «Se vuole, Donald Trump sa essere molto sollecito nel recepire le nostre indicazioni, pubbliche e riservate», dice oggi Magaldi: «Abbiamo infatti apprezzato il richiamo a Martin Luther King che ha espresso il 4 luglio nel suo discorso ai piedi del Monte Rushmore».«Sono stati proprio personaggi come Martin Luther King a “fare grande l’America”, insieme a Roosevelt e ai Kennedy», precisa Magaldi: «Certo, Trump non ha loro statura, e come massone non è né progressista né reazionario. E’ un Maverick, un “cavallo pazzo”: noi massoni progressisti lo ritenemmo adatto a sparigliare le carte, smontando l’ipocrisia finto-progressista dei democratici, troppo legati all’esuberanza dei grandi poteri finanziari». Missione compiuta? «Prima del disastro-Covid, l’economia americana viaggiava a gonfie vele: sono stati costretti ad ammetterlo anche gli avversari di Trump». La politica della Casa Bianca? Meno tasse, e maxi-deficit. Risultato: crollo della disoccupazione, a beneficio dei lavoratori americani. Ovvio che la regia “cinese” della crisi Covid, esplosa un minuto dopo lo stop imposto da Trump alla Cina con l’instaurazione dei dazi, rischia di complicare la sua rielezione. «Se ci tiene a essere riconfermato a Washington con il nostro appoggio – afferma Magaldi, a nome del circuito massonico progressista – è bene che Trump si impegni a farla “tornare grande” davvero, l’America: recuperi il terreno perduto, a livello geopolitico, dall’insipiente Obama, a cominciare dall’Europa e dall’Italia».«Con l’aiuto americano – sostiene Magaldi – il nostro paese può essere il punto da cui far ripartire un vero progetto europeo, pienamente democratico e social-liberale, che sappia far dimenticare l’austerity imposta dai sovranismi franco-tedeschi». Sono gruppi di potere «pilotati da élite massoniche di segno reazionario, più affini all’oligarchia cinese e alla “democratura” di Putin che non al liberalismo occidentale, difettoso fin che si vuole ma fondato pur sempre sui diritti democratici, inclusi quelle delle minoranze». I neri, per l’appunto: «Proprio il Martin Luther King citato da Trump sarebbe potuto diventare il vicepresidente degli Stati Uniti, se non fosse stato ucciso insieme al candidato alla presidenza, Bob Kennedy». Era il “ticket” su cui puntava la massoneria “rooseveltiana”, che tanti anni dopo – archiviata «la fiction del terrorismo globale recitata dai Bush» e le ambiguità finto-democratiche di Obama e Hillary – ha scommesso su “The Donald”, per mettere fine al dominio di un progressismo solo di facciata, asservito all’élite finanziaria speculativa, braccio operativo dell’oligarchia massonica reazionaria che ha promosso i diritti civili affossando i diritti sociali, fino a imporre la Cina come modello per un Occidente non più democratico.Bene ha fatto, Trump, a evocare Martin Luther King – dice Magaldi – per smarcarsi dalle accuse strumentali di chi gli rinfaccia di non aver fatto nulla per eliminare il razzismo che ancora serpeggia in vasti settori della polizia. «Un problema rispetto al quale Obama, il primo presidente “nero”, in otto anni di presidenza non ha fatto assolutamente nulla: e questo va ricordato, per onestà intellettuale». Attenzione: «La massoneria neoaristocratica è filo-cinese, e quindi avversa a Trump». Se vuole essere rieletto, avverte Magaldi, il presidente uscente dovrà prestare ascolto ai “grembiulini” progressisti, che negli Usa restano molto influenti: «Parliamo di grandi elettori, deputati, governatori, circoli e associazioni, ma anche militari: la presenza di tanti massoni progressisti tra i vertici del Pentagono è dimostrata dal rifiuto di impiegare le forze armate per reprimere le proteste, pure violente e inaccettabili, contro gli abusi della polizia nei confronti degli afroamericani». L’appoggio degli Usa, sottolinea Magaldi, è di fondamentale importanza per aiutare l’Italia a non subire più i diktat dell’oligarchia finto-europeista che – attraverso l’austerity – ha creato una Disunione Europea composta da paesi che ormai si guardano in cagnesco.L’alternativa? «Una sola: far nascere, davvero, l’Unione Europea. Chi oggi chiede “più Europa” – sostiene Magaldi – parla di qualcosa che non esiste». Altrettanto vuote, per il presidente “rooseveltiano”, sono le posizioni velleitarie di chi invoca l’uscita dall’Ue, e magari dall’euro e dalla Nato, «magari senza accorgersi di essere sapientemente manipolato da quella stessa oligarchia massonica sovranazionale che negli Usa scommette su Joe Biden e in Europa sulla Merkel, strizzando l’occhio a Putin e aprendo le porte dell’Europa all’egemonia della Cina». Per gli Usa, la situazione non è confortante: come riporta Angelo Panebianco sul “Corriere della Sera”, l’ultimo sondaggio Demos rivela che solo il 31% di italiani dichiara simpatie per gli Stati Uniti, mentre è cresciuta la fiducia nei confronti della Cina (26%) e della Russia (28%). In più, lo stesso sondaggio dimostra che il favore degli italiani verso l’Ue è sceso al di sotto del 50%. «In occasione dell’emergenza coronavirus – ricorda Magaldi – Donald Trump accolse con prontezza i nostri consigli, affrettandosi a inviare aiuti concreti all’Italia». Oggi, la partita è doppia: da un lato le presidenzali americane di novembre, dall’altro il baratro in cui l’Italia sta sprofondando dopo il severo lockdown imposto dal governo Conte, a cui il Movimento Roosevelt sta per inviare un “ultimatum” con la richiesta di misure urgenti per tamponare il disastro economico.«A Trump – ribadisce Magaldi – come massoni progressisti chiediamo di lanciare segnali precisi già da adesso, in campagna elettorale, per un impegno concreto». Patti chiari, amicizia lunga: «Deve impegnarsi a recuperare lo storico legame privilegiato con l’Italia: è la premessa per fare del nostro paese un protagonista della rinascita democratica di un’Europa più giusta e più forte, fondata su precisi diritti sociali». Obiettivo: «Uscire da questa lunghissima crisi e mantenere le distanze da regimi come quello russo e cinese, dove sarebbe impensabile assistere a proteste contro la polizia come quelle che abbiamo appena visto negli Usa». Anche per questo, Magaldi diffida dei “fronti popolari per l’alternativa” che fioriscono da ogni parte, spesso animati dalle migliori intenzioni: «Intanto, i gruppetti “alternativi” non hanno mai ottenuto niente. E spesso il loro radicalismo, nutrito anche di antiamericanismo, è usato sapientemente proprio dall’oligarchia reazionaria che credono di combattere». Un po’ come per il complottismo: chi detiene il potere non ha nessuna paura chi le spara grosse, perché sa che otterrà invariabilmente la diffidenza della maggioranza. Magaldi ragiona da insider, e ha il pregio di parlare chiaro: si sappia che l’Italia uscirà dal tunnel solo se sarà aiutata dagli Usa, nel caso rivincesse Trump. E a sua volta, il presidente è avvisato: se vuole essere rieletto, ascolti le richieste dei massoni progressisti.Cosa sta succedendo? Giuseppe Conte annaspa, tra i malumori di chi ormai vorrebbe scaricarlo, di fronte a un’Italia che sta prendendo nota di quanto fossero vane le sue promesse. Impietoso l’ultimo report di Bankitalia: il lockdown più severo d’Europa, non compensato da veri aiuti economici per chi è stato rinchiuso in casa, sta colpendo il reddito di metà della popolazione. Un vero massacro sociale, a partire dai lavoratori autonomi: «Un terzo delle famiglie ha riserve per soli 3 mesi, e nel 40% dei casi gli italiani sono in difficoltà con il mutuo», riassume l’Ansa. Di fronte a una catastrofe come la pandemia – chiarì Mario Draghi a fine marzo, sul “Financial Times” – c’è un’unica strada: metter mano al bazooka e spargere miliardi a fondo perduto, come in tempo di guerra. Dove trovarli? Chiedendo all’Ue di fare la sua parte, smettendo quindi di accettare i diktat dei signori di Bruxelles. Oppure, Piano-B, l’ipotesi caldeggiata dal “rooseveltiano” Nino Galloni: emissione a costo zero di moneta parallela, non a debito, spendibile solo in Italia. Un toccasana, per puntellare stipendi e consumi. Giuseppe Conte? Non pervenuto: dopo aver preso in giro gli italiani anche coi prestiti bancari (mai erogati) e la cassa integrazione (tuttora attesa), seguita a cianciare di chimere solo ipotetiche come il Recovery Fund, che scatterebbe soltanto nel 2021 e solo dopo l’accettazione, da parte dell’Italia, di un prestito-capestro come quello del Mes. La soluzione? Più che a Roma, probabilmente risiede a Washington.
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Appello a Mattarella: dimetta Zingaretti, calpesta la Carta
«Se è vero che in questo paese esiste ancora una Costituzione, di cui lei è il garante, per favore, ce ne dia una dimostrazione». Questo l’appello che Claudio Testa, dirigente del Movimento Roosevelt, rivolge al Capo dello Stato. La richiesta: disciogliere il Consiglio regionale del Lazio e quindi far decadere il presidente, Nicola Zingaretti, incidentalmente anche segretario del Pd. Le “imputazioni”? Infinite. Riassumendo: danni per 40 milioni di euro, in poche settimane, senza contare il Tso di massa imposto con l’ordinanza regionale che dispone l’obbligo vaccinale (contro l’influenza) per il personale sanitario del Lazio e gli over-65 che abitano nella regione. Misura subito contestata al Tar dai medici laziali, come inopportuna e potenzialmente pericolosa: l’iper-vaccinazione potrebbe esporre i sanitari al Covid, sguarnendo il Lazio di medici e infermieri. Lo stesso Movimento Roosevelt ha presentato a sua volta un esposto al Tar, in appoggio ai sanitari, denunciando la violazione dell’articolo 32 della Costituzione. “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”, recita la Carta. «E un’ordinanza regionale non è una legge», sottolinea Testa.Non è tutto: l’incauta prenotazione di mascherine, da parte del Lazio, è costata la perdita di 11 milioni euro (fonte, Bankitalia). E altri 27 milioni sarebbero il danno erariale causato dallo stop – altrettanto incostituzionale, secondo Testa – che Zingaretti ha imposto alle sale slot, cui è stato impedito di riaprire a giugno. Quei 27 milioni li cita il “Fatto Quotidiano”, menzionando una denuncia nel frattempo inoltrata alla Corte dei Conti. Sotto accusa l’ordinanza dell’assessore regionale Alessio D’Amato, che il 13 giugno ha disposto – caso unico, in Italia – la riapertura solo a luglio di slot-machine, sale scommesse e sale Bingo, nel resto d’Italia riaperte il 15 giugno. «Zingaretti però non ha bloccato lotto, superenalotto e “gratta & vinci”: perché?». Claudio Testa denuncia l’ipocrisia della politica italiana, e accusa Zingaretti di aver ceduto alle pressioni dei 5 Stelle, che contro il “gioco lecito” animano una sorta di crociata, per tentare di ripulire la loro immagine più che appannata. Ma attenzione: proprio dalla tassa sulle sale scommesse sono arrivati i soldi per finanziare i cavalli di battaglia dei grillini: «L’ultimo aumento del Preu, il “prelievo erariale unico” applicato alle sale slot, è servito ai 5 Stelle per potersi far belli e proporre il reddito di cittadinanza e “Quota100″».Non sono gli unici, i grillini, a mostrare tanta disinvoltura: «Per il Ddl “promozione natalità e sostegno famiglie” presentato al Senato da Fratelli d’Italia – ricorda Testa – a copertura è stato chiesto di incrementare il Preu del 30%». A che gioco giochiamo? «Quel fondo è ritenuto immorale, ma vi si attinge tranquillamente», protesta Claudio Testa, rivolgendosi ai parlamentari: «Siete tutti moralisti, ma senza morale. Quel pozzo, che definite “di acqua fetida”, è lo stesso pozzo da cui poi vi andate ad abbeverare per trovare i fondi a sostegno delle vostre iniziative socialmente utili». Come dire: «Pecunia non olet, d’accordo: ma almeno da voi ci si aspetterebbe un po’ di onore, visto che vi considerate onorevoli». Lo stesso Testa impugna l’ordinanza del Lazio contro le sale gioco, che avrebbe causato danni all’erario per quasi 30 milioni di euro. La Regione si ritiene autorizzata a emanare ordinanze “di carattere contingibile”, cioè per eventi imprevedibili, ma poi – due righe sotto – nel dispositivo ammette che l’indice di contagiosità del coronavirus è “in progressivo decremento”, quindi occorre puntare sulla “ripresa del tessuto economico e sociale”. E allora perché non lasciar riaprire anche le sale gioco?«Per Zingaretti – afferma Testa – gli operatori di questo settore non fanno parte del tessuto socio-economico del Lazio: pagano le tasse, ma sono invisibili». Dopo 100 giorni di fermo totale, e in gran parte dei casi senza aver ricevuto un euro di cassa integrazione, «il presidente della Regione si permette di far posticipare la riapertura, come se la situazione economica non fosse già sufficientemente critica». Perché poi il Lazio? Stava peggio della Lombardia, rispetto al Covid? Macché: il 12 giugno, lo stesso assessore D’Amato annunciava, all’Adn Kronos, «il record di guariti». E dunque dove stava la necessità di misure “di carattere contingibile e urgente”? Per Claudio Testa, la Regione di Zingaretti ha collezionato una quantità impressionante di violazioni costituzionali, oltre al Tso di massa per il vaccino antinfluenzale che viola l’articolo 32. Gli esempi sono tanti. Articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini”. Articolo 35: “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni”. Ancora, articolo 41: “L’iniziativa economica privata è libera”.Soprattutto, aggiunge Testa, è clamorosa la violazione dell’articolo 120: “La Regione non può limitare l’esercizio del diritto al lavoro, in qualunque parte del territorio nazionale”. «Avete letto bene: la Regione “non può”. Zingaretti invece può, nemmeno fosse il Marchese del Grillo?». Il dirigente del Movimento Roosevelt si rivolge ai giuristi, per mettere a punto il seguente appello: «Chiedo ufficialmente al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ai sensi dell’articolo 126 della Costituzione, di predisporre decreto motivato per sciogliere immediatamente il Consiglio regionale del Lazio, e sollevare contestualmente dalla carica il presidente Nicola Zingaretti, per motivi di reiterata violazione di più articoli della Costituzione». In altre parole: se è ancora formalmente in vigore, la tanto decantata Costituzione italiana, non sarebbe il caso di farla finalmente rispettare anche nel Lazio, dove Zingaretti pare ignorarla del tutto per assecondare gli equilibri politici su cui si basa il suo potere, traballante quanto quello di Giuseppe Conte? «Gradiremmo avere una risposta – conclude Testa – dal nostro silente presidente della Repubblica».(Il video-intervento di Testa è stato pubblicato su MrTv, YouTube, il 5 luglio 2020).«Se è vero che in questo paese esiste ancora una Costituzione, di cui lei è il garante, per favore, ce ne dia una dimostrazione». Questo l’appello che Claudio Testa, dirigente del Movimento Roosevelt, rivolge al Capo dello Stato. La richiesta: disciogliere il Consiglio regionale del Lazio e quindi far decadere il presidente, Nicola Zingaretti, incidentalmente anche segretario del Pd. Le “imputazioni”? Infinite. Riassumendo: danni per 40 milioni di euro, in poche settimane, senza contare il Tso di massa imposto con l’ordinanza regionale che dispone l’obbligo vaccinale (contro l’influenza) per il personale sanitario del Lazio e gli over-65 che abitano nella regione. Misura subito contestata al Tar dai medici laziali, come inopportuna e potenzialmente pericolosa: l’iper-vaccinazione potrebbe esporre i sanitari al Covid, sguarnendo il Lazio di medici e infermieri. Lo stesso Movimento Roosevelt ha presentato a sua volta un esposto al Tar, in appoggio ai sanitari, denunciando la violazione dell’articolo 32 della Costituzione. “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”, recita la Carta. «E un’ordinanza regionale non è una legge», sottolinea Testa.